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Italian Pages 238 Year 2017
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Le CURAE cittadine nell’Italia romana Atti del Convegno, Siena 18-19 aprile 2016
URBANA SPECIES Vita di città nell'Italia e nell'Impero romano Collana a cura di Maria Grazia Granino Cecere e Cecilia Ricci
In copertina: Celano, Castello Piccolomini. Rilievo Torlonia dal Fucino: veduta di città e del suo territorio (foto Mauro Vitale).
Ove non diversamente indicato nel testo, le immagini sono state tratte dalle relative edizioni dei testi epigraici.
eISBN 978-88-7140-808-8 © Roma 2017, Edizioni Quasar di Severino Tognon srl via Ajaccio 43 - 00198 Roma, tel. 0685358444 fax 0685833591 e-mail: [email protected] – www.edizioniquasar.it
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Le CURAE cittadine nell’Italia romana a cura di Maria Grazia Granino Cecere
Edizioni Quasar
Comitato scientiico Alison Cooley (Warwick) Gian Luca Gregori (Roma) Maria Letizia Lazzarini (Roma) Patrick Le Roux (Paris) Francisco Pina Polo (Zaragoza)
Il presente volume è stato sottoposto a peer review
Sommario Maria Grazia Granino Cecere Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giuseppe Camodeca Le curae municipali nella regio I Campania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Maria Grazia Granino Cecere Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
35
Gian Luca Gregori Le curae pubbliche municipali nelle comunità del Latium adiectum. . . . . . .
53
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti Curatores municipali nelle regiones II e III . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
69
Marco Buonocore Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
95
Simona Antolini - Silvia Maria Marengo Curae nella regio V Italiae e nel versante adriatico della VI . . . . . . . . . . . . . . .
119
Enrico Zuddas Curae municipali da Ameria e dall’Umbria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
133
Chantal Gabrielli Le curae municipali in Etruria: alcuni casi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
151
Francesca Cenerini Le attestazioni delle curae municipali nella regio VIII . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
167
Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi Le curatele civiche nella IX e nella XI regio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
175
Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
185
Gianfranco Paci Conclusioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
211
Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
217
Indici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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La collana ‘URBANA SPECIES. Vita di città nell'Italia e nell'Impero romano’ intende restituire spessore e visibilità ai protagonisti del mondo cittadino. Stimolo a rilettere sul tema è stato oferto dal dibattito sull'esistenza o meno di una ‘classe media’ nel mondo romano. Questo infatti ha richiamato l’attenzione sulle ‘zone grigie’ della società imperiale che, per la varietà delle condizioni giuridiche, della composizione etnica e per la mobilità dei loro componenti, sfuggono alle deinizioni e non riescono ad avere una rappresentazione storica adeguata. I componenti delle società urbane, sia che appartengano agli strati alti, sia a quelli più modesti, si caratterizzano per il contesto di svolgimento della propria attività e per il possesso di alcune prerogative, quali ad esempio la condizione di liberi e il godimento di un patrimonio, sia esso cospicuo o meno. D’altro canto si diferenziano a seconda dei contesti urbani, della consistenza e dell’omogeneità del tessuto cittadino e del suo corpo di magistrati. Degli attori della vita nelle città non è sempre facile ritrovare le tracce; talvolta si possono intravedere attraverso le forme di emulazione dei comportamenti delle cosiddette ‘élites dirigenti'. L’immagine che tale mondo variegato suscita è quella di un arcipelago di ‘specie’ che, se talvolta possono apparire assimilabili per le funzioni e i ruoli rivestiti, viste da vicino si rivelano estremamente diformi e composte da parti ben distinguibili.
a Silvio Panciera, con gratitudine
Introduzione I tanti, innumerevoli centri dell’Italia romana, che si specchiavano nell’immagine dell’Urbe, videro in questa, in particolare con la nascita del principato e le importanti iniziative assunte da Augusto per garantire un’adeguata risposta alle sempre crescenti esigenze della vita cittadina, un modello da seguire. I magistrati municipali cercarono nell’ambito delle proprie competenze, come previsto dalle norme, di ottemperare alle nuove e diverse richieste; talvolta intervennero i notabili locali con atti di evergetismo in favore dei concittadini, ma non poche volte invece per dare un’adeguata risposta alle diverse esigenze si ricorse a munera civilia, conferiti pur sempre a quanti per aidabilità e prestigio sociale apparivano idonei per risolvere o seguire peculiari aspetti della vita amministrativa municipale. Su questo tema, sul nascere e il moltiplicarsi nel tempo delle curae cittadine aidate dall’ordo locale di norma a esponenti di rilievo dell’élite municipale nelle varie regiones dell’Italia romana, si è incentrato il Convegno, che si è tenuto nell’Università di Siena il 18 e il 19 aprile del 2016, di cui si presentano gli Atti. Si avvertiva l’esigenza, infatti, di prendere in esame l’argomento, perché inora non aveva goduto della necessaria attenzione da parte del mondo degli studi. È vero che sono di tempi recenti due lavori sul tema, l’uno dell’olandese Véronique Bonkofsky, che vi ha dedicato la sua tesi di dottorato nel 2001-2002, inedita ma consultabile in rete, l’altro di Kathrin Jaschke, dell’Università di Bonn, che ha presentato un sintetico contributo in merito nell’ambito del CEDANT a Pavia nel 2004. Entrambe le ricerche si rivelano tuttavia, seppur per motivi diversi – come ha evidenziato Giuseppe Camodeca nel suo intervento – non esaustive e per alcuni aspetti non sempre aidabili. Le fonti disponibili, già di per sé non numerose, non sono state indagate con il necessario rigore. Tali fonti sono essenzialmente epigraiche e si vanno ad aiancare alle poche disponibili di carattere giuridico. Per questo sono stati invitati a partecipare al Convegno quanti da lungo tempo operano nella raccolta e nello studio della documentazione epigraica delle undici regioni augustee, che ben conoscono le realtà municipali delle rispettive aree d’interesse e ne hanno seguito le vicende nel tempo. Infatti solo una diretta e profonda conoscenza del diverso declinare dell’autonomia cittadina può consentire di leggere e comprendere nel modo migliore i documenti disponibili. 11
Maria Grazia Granino Cecere
L’invito è stato accolto con grande disponibilità dai molti colleghi che nel corso degli ultimi anni hanno partecipato al progetto di ricerca PRIN 2010-2011 sulle colonie e i municipi dell’Italia romana, nel rapporto tra storia locale e storia generale, proprio attraverso l’esame della documentazione epigraica, così che il Convegno con i relativi Atti si propone come un corollario del progetto stesso, evidenziando uno degli esiti della ricerca, e non certo di secondo piano. L’apporto dei diversi contributi e la proicua discussione che a questi ha fatto seguito hanno consentito forse per la prima volta di mettere a fuoco i diversi aspetti di un argomento tanto variegato: le fonti giuridiche hanno per così dire fatto da sfondo ai documenti epigraici, a loro volta in evidente relazione con il dato archeologico ogni volta che un centro antico aveva una sua storia degli scavi. L’autonomia cittadina si è rivelata nella notevole diversità di denominazione delle curae e nella presenza e/o assenza di alcune rispetto alle altre nei singoli centri, elemento che non può essere determinato semplicemente dalla casualità dei rinvenimenti. Le fonti esaminate hanno evidenziato con assoluta certezza quanto già in precedenza notato sulla diversa incidenza delle curae nelle diverse regioni: ben documentate in quelle centrali, in particolare nel Latium vetus e adiectum e nella Campania; discretamente in quelle meridionali; del tutto episodiche, talvolta solo presso singole realtà municipali, nell’Italia centro-settentrionale . Non sempre è stato possibile trovare risposte adeguate a tutti gli interrogativi che nel trattare l’argomento venivano a proporsi, ma, attraverso un rigoroso esame dei dati disponibili e grazie a un sereno confronto tra i partecipanti, si spera di essere riusciti a mettere a disposizione uno strumento utile a quanti sono e saranno interessati alla vita amministrativa di tanti centri dell’Italia romana. Maria Grazia Granino Cecere
Introduzione
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Le CURAE municipali nella REGIO I CAMPANIA Giuseppe Camodeca (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Riassunto. L’a. censisce i curatores e le curae municipali nella Campania romana: si tratta di 23 curatores e di 26 curae, amministrate da personaggi locali, talvolta di rango equestre, e databili dall’età augustea ino al IV secolo (ma più della metà sono di II secolo). In particolare si tratta della cura aquarum, cura frumenti, cura viarum, cura operum publicorum, cura muneris gladiatorii, cura pecuniae publicae. Sono esaminate competenze e responsabilità dei curatores. Abstract. he author examines the municipal curae in the Roman Campania, which counts 23 curatores and 26 curae, administered by local notables, sometimes of equestrian rank and dated from Augustus until the fourth century A.D. (but more than half of the second century). In particular these are the cura aquarum, cura frumenti, cura viarum, cura operum publicorum, cura muneris gladiatorii, cura pecuniae publicae. he tasks and the responsibilities of the curatores are examined.
Premessa Il tema delle curae municipali, pur se limitato all’esame delle attestazioni nelle città della Campania romana, è più complesso di quanto si possa a prima vista supporre. Premetto che, quando cominciai a studiare i curatores rei publicae negli ultimi anni ‘70 per il contributo apparso in ANRW1, toccai questo argomento più volte per ainità di materia con i passi giuridici, che riguardavano il c. r. p., con cui erano spesso confusi i curatores municipali, sui quali del resto mancava uno studio aggiornato e adeguato2. Di recente il tema delle curae municipali nelle città dell’Italia romana è stato trattato da due giovani studiose, l’olandese Véronique Bonkofsky, un’allieva di Duthoy a Gent, che vi ha dedicato nel 2001/2 la sua ampia tesi di dottorato, rimasta inedita, anche se leggibile integralmente in rete3, e più di recente nell’ambito del CEDANT pavese del gen. 2004, in uno speciico contributo Kathrin Jaschke, dell’Università di Bonn, allieva di Galsterer4. Purtroppo devo dire che questi due lavori sono a mio parere entrambi insoddisfacenti: il primo, prolisso all’inverosimile, è pieno di tabelle (con
1 G. Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, in ANRW II 13, Berlin - New York 1980, pp. 453-534; sul tema anche con precisazioni e aggiornamenti G. Camodeca, I curatores rei publicae in Italia: note di aggiornamento, in C. Berrendonner - M. Cébeillac-Gervasoni - L. Lamoine (edd.), Le quotidien municipal dans l’Occident romain, Atti Conv. EMIRE Clermont-Ferrand oct. 2007, Clermont-Ferrand 2008, pp. 507-521. 2 Tale non poteva dirsi la farraginosa trattazione di Langhammer 1973, pp. 161-188, spec. 176-188, che tra l’altro considera poco la documentazione epigraica. 3 Bonkoffsky 2001-2002. 4 Jaschke 2006, pp. 183-202.
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Giuseppe Camodeca
statistiche più o meno inutili, se consideriamo il basso numero dei documenti per ogni curatela) e di fraintendimenti, a volte gravi, di passi giuridici, ma anche di semplici iscrizioni. Valga un esempio illuminante, che riguarda un caso dalla Campania, CIL, IX 2345 = EDR131587 da Allifae5: un’iscrizione oggi irreperibile, ma databile certamente al I secolo. Secondo la Bonkofsky6 sarebbe importante l’assenza dell’interpunto tra la funzione magistratuale di IIvir e quella del curator. A suo giudizio la cura viarum non potrebbe essere considerata come un munus personale imposto ad un homo privatus, ma sarebbe un compito eseguito dal personaggio in qualità di magistrato, cioè di IIvir, spiegando che dopo tutto la costruzione di nuove strade rientrava dall’origine nei poteri dei II viri7. Ma questa interpretazione di un IIvir, che nel contempo era anche curator viarum sternendarum, è ben poco verosimile; l’assenza dell’interpunto non dimostra nulla, perché nell’epigrafe il titolo di curator segue nella linea successiva e IIvir è messo in evidenza da solo nella linea 3. L’opera viaria fu fatta da L. Appuleius Niger senza dubbio nella qualità di curator viarum sternendarum8, titolo che sarebbe stato del tutto inutile aggiungere, se fosse rientrata nei comuni compiti di un IIvir; e infatti mai compare il termine curator viarum quando la strada è costruita o lastricata dai IIviri, e ciò persino se fatta a loro spese. Il curator alifano eseguì l’opera del lastricato viario per diecimila piedi sua pecunia, come un atto di evergetismo per mettersi in evidenza spendendo del suo. Fraintendimenti di questo genere non sono rari; l’autrice del resto, almeno a quanto mi risulta, non si è più occupata di temi di storia romana. D’altra parte il più recente contributo della Jaschke, che utilizza, come la stessa autrice aferma, i dati della documentazione epigraica raccolti dalla Bonkofsky, ofre solo una sintesi piuttosto piatta e generica sul tema delle curae municipali; pur se presentata in un Convegno principalmente di diritto romano, si limita ad un’esposizione supericiale, che non approfondisce nessun punto critico di diritto pubblico e neppure dei dati epigraici. Partire, come la Jaschke, nell’esame delle curae dalla ben nota dicotomia munus – honos è a mio parere poco utile. Le curae cittadine non sono certo honores, non essendo cariche magistratuali, e pertanto ricadono fra i munera; ma in che cosa questa constatazione ci può aiutare? Per di più il campo dei munera municipali è profondamente cambiato nel corso del II e III secolo, come mostrano ad evidenza i Digesta e le costituzioni imperiali, che in una mutata realtà sociale ed economica tendono tutti ad approfondire e rinforzare la responsabilità personale e patrimoniale dei curatores municipali nei confronti della loro città9. Insomma, per quanto 5
L. Appuleius / C. f. Ani(ensi) Niger, / IIvir, / curator viarum / sternendarum / pedum decem / millia viam / sua pecunia / fecit. 6 Bonkoffsky 2001-2002, p. 68. 7 Rinviando a Langhammer 1973, p. 183. 8 Così ora Campedelli 2014, p. 208. 9 Sul tema per tutti F. Grelle, I munera civilia e le inanze cittadine, in Il capitolo delle entrate nelle inanze municipali in Occidente e in Oriente, Actes X Rencontre sur l’épigraphie du Le curae municipali nella regio I Campania
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possa sembrare banale, vanno considerati diacronicamente le iscrizioni e i testi giuridici (a loro volta, come è noto, con problemi di stratiicazione testuale); altrimenti si perde lo spessore storico, fondamentale per una corretta comprensione del tema. Quantificazione e diffusione diacronica Inizio con la quantiicazione e la diacronia delle attestazioni di curae municipali in Campania; ad oggi nelle città di questa regione mi risultano 23 personaggi (vd. tabella riassuntiva), che sono stati curatores municipali (distribuiti su 26 curae)10 e disposti fra l’età augustea e il IV secolo (il che rappresenta ca. il 15% del totale in Italia); erano 18 nell’opera della Bonkofsky, che però attribuisce la colonia triumvirale di Allifae con i suoi tre curatores al Latium adiectum e inoltre non considera il IV secolo (con un unico curator noto inora per la Campania)11. Dunque per la regio che qui interessa qualche nuovo curator si può aggiungere (tre, come vedremo) agli elenchi della studiosa di Gent, ma due compresi nelle sue liste vanno invece espunti. Il primo caso riguarda la carica di curator tempuli Geremellensium, nota a Puteoli da CIL, X 1578 = EDR102398 e databile nella prima metà del III secolo, che non si deve ritenere una cura municipale12. Questo curator ha svolto a mio parere senza dubbio una carica interna al collegio religioso dedito al culto di Iuppiter Optimus Maximus Heliopolitanus, un culto assai difuso nel grande porto legreo a causa della numerosa presenza per ragioni di commercio di siro-fenici. Da una nuova dedica puteolana13 si conosce un altro sacerdos et curator di questo
monde romain, Rome 1999, pp. 137-153, in particolare per l’inquadramento della categoria e per l’analisi degli obblighi inanziari. 10 Alcuni infatti hanno ricoperto più curae. Secondo la dottrina tradizionale, ancora accolta con buoni argomenti da Eck 1999, 229-231, escludo dalle curae municipali i curatores kalendarii, del resto assai pochi in Campania (appena 4: a Nola, Caiatia, Cubulteria fra la prima età antonina e Settimio Severo). Appare tuttavia necessario uno studio aggiornato e complessivo sull’argomento, che inora manca; assolutamente insuiciente è il contributo di L. Japella Contardi, Un esempio di burocrazia municipale: i curatores kalendarii, in Epigraphica, 39, 1977, pp. 71-90. Ho escluso anche l’anonimo cur. kal(endarii) Maioris et Clodiani et Minuciani della seconda metà del II sec. (CIL, X 1824 Puteoli), perché non è chiaro se la funzione sia municipale o collegiale. 11 Bonkoffsky 2001-2002, p. 147, riassume in una tabella i dati dei curatores in Italia divisi per regio (anche in percentuale), come le risultano dalla sua ricerca: 18 curatores (non curae) sono della Campania; a questi aggiungiamo i tre di Allifae; dunque 21 dei 137 complessivi da lei schedati per l’Italia; in quest’opera non è considerato, essendo di IV secolo, il curator frumenti di Trebula (CIL, X 4559 = EDR102401). Bonkoffsky 2001-2002, p. 155, esclusi gli incerti, arriva ad un totale di 166 curatores, di cui 137 attestati in Italia e 29 nelle province occidentali. 12 Così invece Bonkoffsky 2001-2002, che la riporta nell’App. di fonti epigraiche p. 21. 13 G. Camodeca, Comunità di peregrini a Puteoli nei primi due secoli dell’impero, in Le vie della storia. Migrazioni di popoli, viaggi di individui, circolazione di idee nel Mediterraneo antico, Atti II Incontro Intern. di Storia Antica (Genova 6-8 ottobre 2004), Roma 2006, pp. 272274, da cui AE 2006, 312 = EDR100487. 15
Giuseppe Camodeca
Cur. muneris glad.
Cur. viarum
Cur. arkae / pec. publ.
2
3
-
1
1 (+ 1 cur. templi et arcae Vitrasianae)
1
1
(1 cur. templi et arcae Vitrasianae)
Città
Cur. aquarum
Cur. operum publ.
Puteoli
2o3
Cales Allifae
1
Nola
1 1
Capua
2
Cumae
1?
Cur. frumenti
1
1
Abella
1
Neapolis
1
Acerrae
1
Trebula Campania
1
1 6
6
5
4
2
Le curae municipali nella regio I Campania
2 (+1)
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collegio, onorato da sacerdotes e zygofori (cioè iugophori), il che consente di stabilire la corretta lettura di iucofori14 anche in CIL, X 1578. Questi iugophori, cioè portatori di giogo, che costituivano la terza categoria di addetti al culto di Iuppiter Heliopolitanus dopo i curatores e i sacerdotes, erano inori ignoti nel culto di questa divinità orientale; il termine è a mio parere da collegare verosimilmente con i due tori che accompagnavano e distinguevano il dio di Heliopolis. Mi pare quindi evidente che il sacerdos Aurelius heodorus, curator tempuli Geremellensium, onorato con una dedica dai suoi correligionari, non sia un curator municipale, ma abbia svolto una funzione interna al collegio degli adepti di questo culto orientale15. Il secondo curator da escludere è il preteso curator operum publicorum puteolano16 del 161, M. Valerius Pudens, II vir curator, noto da CIL, X 1814.17 Si tratta invece semplicemente del IIvir, al quale si deve l’adsignatio del locus datus ex auctoritate dal curator rei publicae e la connessa cura dell’erezione della statua18. Quanto alla difusione diacronica cinque curatores sono datati o databili nel I secolo fra l’età augustea e quella lavia (si consideri che uno di loro il puteolano Cassius Cerealis ha svolto due diverse curae), e riguardano solo tre città (Puteoli, Allifae, Nola) e tre diverse curatele, la cura aquarum, la cura operum publicorum e la cura viarum. Più precisamente sono tre curatores aquarum: due a Puteoli (AE 1998, 366 = EDR103806 del 10 d.C.; AE 1974, 266 = EDR078903 sotto Nerone) e uno ad Allifae di epoca tiberiano-claudia (CIL, IX 2353 = EDR136032; AE 1990, 223b = EDR081760); due curatores operum publicorum: a Puteoli in età neroniana (AE 1974, 266 = EDR078903) e a Nola sotto Vespasiano (CIL, X 1266 = EDR130506); inine un curator viarum sternendarum ad Allifae (CIL, IX 2345 = EDR131587), di cui si è già detto, genericamente databile al I secolo. Al II secolo si possono assegnare tredici diverse curae (più della metà del totale) per dodici personaggi (uno di loro, infatti, il caleno M. Cornelius M. il. M. nep. Publ(ilia) Iustus Acutianus ne ha ricoperte due). Si tratta di un curator viae Falernae a Cales (CIL, X 3910 = EDR005743); un curator aquarum a Capua (CIL, X 3936 = CIL, X 8183, se non è di III secolo); due curatores frumenti ad Abella (CIL, X 1216 = EDR104288) e a Nola (AE 1900, 180 = EDR071759); due curatores oper. publ. a Puteoli (CIL, X 1799 = EDR159987) e a Cales (CIL, X 3910 = EDR005743); un cur(ator) templi et
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E non lucofori come in CIL, X 1578. Del resto è ben noto che esistevano curatores all’interno dei collegi; ad es., in Campania si possono citare in particolare quelli (ormai numerosi) degli Augustales nelle città legree. 16 Così Bonkoffsky 2001-2002, p. 44. 17 Locus datus ex auctoritate Flavi / Longini, cl(arissimi) v(iri), cur(atoris) r(ei) p(ublicae), __ adsignat(us) a / M. Valerio Pudente, II vir(o), curat(ore). / X Kal(endas) April(es) / Ìmp(eratore) — Caesare M. Aurelio Antonino Aug(usto) III / et Imp(eratore) Caesare L. Aurelio Vero Aug(usto) __ II cos. 18 Così interpreta giustamente anche F. Jacques, Les curateurs des cités dans l’Occident romain de Trajan à Gallien, Paris 1983, 36-37; ma si veda già Mommsen, ad CIL l. c. 15
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Giuseppe Camodeca
arcae Vitrasianae Calenor(um) (CIL, X 4873 = EDR123109); tre cur(atores) mun(eris) glad(iatorii) a Puteoli (CIL, X 1785 = EDR108243; Eph. Ep. VIII 370 = EDR160049; cfr. CIL, X 4588 = AE 2004, 426 = EDR102200) e uno a Cales (CIL, X 4643 = EDR152483); inine un curator arkae Puteolanorum (AE 1899, 207 = EDR071719); un curator pecuniae publicae a Cumae (AE 1914, 148 = EDR072672). Al III secolo appartengono invece cinque curatores: della prima metà del secolo due curatores frumenti (Neapolis CIL, X 1491 = EDR159965; e Allifae CIL, IX 2354 = EDR130815, dove il titolo è però praep(ositus) p(ecuniae) frum(entariae); un curat(or) operum publ(icorum) ad Acerrae (CIL, X 3759 = EDR142552); inine due curatores aquarum di III secolo avanzato, uno a Capua (AE 2011, 252), l’altro a Puteoli (CIL, X 1805 = EDR147322). Al IV secolo (per di più tardo) si può datare solo un curator frumenti nella piccola città di Trebula (CIL, X 4559 = EDR102401)19. Si può anzitutto notare che anche in Campania è nel II secolo che si raggiunge il picco più alto (addirittura più della metà del totale), mentre I e III secolo sono all’incirca al 25%. Dunque inora solo in dieci città della Campania risultano attestati curatores municipali; quella che ne conta il maggior numero, e non può meravigliare, è Puteoli con otto (o nove) curatores: due (o tre) aquae Augustae (il terzo potrebbe essere attribuito a Cumae), tre muneris gladiatorii, due operum publicorum, un curator arkae. Seguono Cales (4)20, Allifae (3), Nola (2), Capua (2), Cumae (1 o 2), Abella (1), Neapolis (1), Acerrae (1), Trebula (1).
CURATORES AQUARUM In Campania sono noti inora sei curatores aquarum: da Puteoli, Capua, Allifae per sette iscrizioni; uno di loro infatti l’alifano M. Granius Cordus è attestato in due diverse epigrai (CIL, IX 2353 = EDR136032; AE 1990, 223b = EDR081760), la seconda delle quali è comunque molto utile, perché ci consente di deinire con certezza il titolo della sua carica di curator. A Puteoli si riscontra sempre il titolo di curator aquae Augustae (dal 10 d.C. al III sec. inoltrato), cioè di incaricato della gestione e manutenzione dell’aqua Augusta, il grande acquedotto su scala regionale lungo più di 100 km che dalle fonti del Serino (presso Avellino) arrivava ino a Misenum, terminando nella celebre piscina Mirabile, deinito dall’ultimo studioso, che se ne è occupato in una monograia del 2010, l’australiano Keenan Jones (vd. nt. 21), come “uno dei più costosi e diicili acquedotti mai costruiti da una 19
Purtroppo perduta; su di essa H. Solin, Le iscrizioni antiche di Trebula, Caiatia e Cubulteria, Caserta 1993, pp. 37-40, nr. 9. 20 La carica di cur(ator) templi et arcae Vitrasianae Calenor(um) (CIL, X 4873 = EDR123109) comprende due diverse curae (una su un’opera pubblica e l’altra inanziaria), ma essendo le funzioni strettamente collegate fra loro, va considerata come unica. Le curae municipali nella regio I Campania
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civiltà antica”. Questo acquedotto fu voluto da Augusto e, come ora sappiamo, era certamente completato già nel 10 d.C. (vd. infra); per il suo nome di aqua Augusta fu certo iniziato dopo il 27 a.C. (e comunque prima del 12 a.C., anno in cui la lotta militare era già stata trasferita dal Portus Iulius a Miseno); non si sa però esattamente quando entrò in funzione. Quali erano i compiti del curator aquae Augustae? Può certo meravigliare che di questo lunghissimo acquedotto, che riforniva molte città della Campania, elencate nell’iscrizione del restauro costantiniano del 324 (AE 1939, 151 = 1983, 194 = EDR073395): Nola, Neapolis, Puteoli, Cumae, Atella, Acerrae, Baiae, Misenum, cui vanno ovviamente aggiunte le scomparse Pompeii ed Herculaneum, si trovi attestata solo a Puteoli fra tante città servite la carica di curator aquae Augustae. Si può immaginare che questi curatores aquarum puteolani avevano la gestione e la manutenzione di tutto l’acquedotto? I non pochi studiosi, in specie topograi, speleologi, archeologi, che si sono occupati, anche assai di recente, di questa grandiosa opera, si sono in particolare dedicati a ricostruirne il lungo percorso, che dovette superare numerosi ostacoli posti dalla complessa orograia attraversata, piuttosto che a porsi problemi amministrativi21; tuttavia a quella domanda a me sembra diicile dare una risposta afermativa. È possibile invece supporre che i curatores aquae Augustae, inora noti, avessero la gestione del tratto legreo sotto il superiore controllo di un curator imperiale, il cui ricordo non ci è mai giunto? Certamente sotto Costantino, che fa restaurare l’acquedotto nel 324, si trova la funzione di praepositus aquaeductus Fontis Augustei per un personaggio di rango equestre Pontianus, vir perfectissimus (AE 1939, 151 = 1983, 194 = EDR073395); non solo, ma come dimostrai anni fa22, una costituzione del Codice Teodosiano (15, 2, 8) del 399: forma, cui nomen Augusta est, quae in Campania sumptu publico reparata est si riferisce certo al nostro acquedotto. Ancora una volta come con Costantino l’intervento di restauro è a spese delle inanze imperiali e per di più ogni concessione e derivazione deve avere l’autorizzazione del potere imperiale; d’altra parte appare ovvio che nel IV secolo i curatores aquarum municipali non siano più menzionati. Per il periodo precedente vanno a questo proposito discussi alcuni importanti graiti datati al gen. 65, scoperti nel 1882 a Napoli, scavando sotto la collina di Posillipo il tunnel tranviario per collegare Piedigrotta con Fuorigrotta, che intercettò un tratto dell’acquedotto augusteo (Eph. Ep. VIII 335-337 = EDR132116; EDR132599; EDR132603)23. Nei graiti si parla di un Macrinus, servus dispensator del liberto e procuratore imperia21
Salvo Keenan-Jones 2010, pp. 1-18. G. Camodeca, Ricerche su Puteoli tardoromana (ine III - IV secolo), in Puteoli, 4-5, 1980-1, pp. 84-85. 23 In quest’ultimo graito, che ha il testo più ampio, si legge: Macrinus, Diadumeni Aug(usti) l(iberti) proc(uratoris) Antoniani disp(ensator), hic ambulavit a villa Polli Felicis, quae est Epilimones, usque ad emissarium Paconianum, Nerva et Vestino co(n)s(ulibus). Negli altri due con minime varianti: Macrinus, Diadumeni Aug(usti) l(iberti) proc(uratoris) Antoniani disp(ensator), hic ambulavit, Nerva et Vestino co(n)s(ulibus) pr(idie) idus Ianuarias (palma). 22
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le di Nerone Diadumenus Antonianus, che è andato a controllare lo stato di un lungo tratto dell’acquedotto augusteo; tutto lascia pensare che l’ispezione sia stata fatta allo scopo di veriicare la funzionalità dell’acquedotto in quel settore 24. Purtroppo non si riesce più a localizzare con precisione i graiti25 e quindi il loro straordinario valore topograico, in specie di Eph. Ep. VIII 337 = EDR13260326, è in gran parte perduto. Dunque anche sotto Nerone sembra che l’eicienza dell’acquedotto fosse controllata da un procuratore imperiale. Che poi questo procuratore sia ‘probably’ da identiicare, come crede Keenan-Jones27, con un omonimo Diadumenus a rationibus, un servus più che un liberto28, noto da un frammento epigraico rinvenuto nel 1778 in un ambiente termale di Miseno (CIL, X 3347)29, è un’ipotesi audace e improbabile; il collegamento è dato, oltre che dal nome, dalla circostanza che presso questi vani termali si rinvenne un grande tratto di acquedotto e alcune cisterne (il che ovviamente non può far meraviglia). Vi si trovò tuttavia anche una dedica sacra posta dal praefectus classis Valerius Valens del tempo di Gordiano (CIL, X 3336). Dunque non si può seguire il volo pindarico di Keenan-Jones che ne deduce senz’altro un libertus procurator a rationibus, “responsible for repairs at both Mergellina and Misenum” dopo i terremoti del 62-64. Questo procurator sarebbe contemporaneo del notabile puteolano L. Cassius Cerealis, curator aquae Augustae negli stessi anni30. Per fortuna da qualche tempo disponiamo di un’iscrizione (AE 1998, 366 = EDR103806), in cui un curator aquae Augustae agisce nella sua sfera di competenza (ig. 1), epigrafe che rinvenni anni fa, incisa sul tufo (dunque ancora in situ), in una galleria stradale scavata nella collina dello Scalandrone, che domina il lago Lucrino, ai conini del territorio municipale fra Cumae e Puteoli. Si tratta inoltre della più antica iscrizione dell’aqua Augusta, con data consolare del 30 dic. 10 d.C. Vi si legge con un po’ di diicoltà: Haustus adapert(us) / perm[i]s(su) ac [cu]r(a?) D. Sat[ri] Ra[g]o/niani, curatoris aquae / Augustae, III k(alendas) Ianuarias / Iunio Blaeso Ser(vio) Len[tulo co(n)s(ulibus)]31.
24 Sulla base della datazione al 65 del graito si è pensato (Keenan-Jones, ma a mio parere senza motivo) a danni dovuti ai terremoti del 62-64. 25 Sul punto ora si vd. l’accurata ricerca di G. Ferrari - R. Lamagna, Aqua Augusta della Campania: lo speco di Macrinus, in Puteoli. Studi di storia ed archeologia dei Campi Flegrei, Napoli 2016, pp. 273-296. 26 Menziona ad es. un emissarium Paconianum e la famosa villa epilimones del ricchissimo puteolano Pollius Felix, di cui ci parla anche una silva di Stazio (II, 2, 81-82), che il poeta dedicò alla villa sorrentina dell’amico. 27 Keenan-Jones 2010, p. 12. 28 Che con buona verosimiglianza Mommsen (in CIL) riteneva impiegato nell’uicio delle rationes della lotta. 29 Non capisco come ‘un pezzo di marmo scritto’ (prob. una dedica sacra) sia divenuto a ‘fragmentary monumental inscription’ per Keenan-Jones; su tutta la questione rinvio alla mia scheda EDR144534. 30 Non è afatto chiaro come Keenan-Jones spieghi il rapporto fra le competenze dei due. 31 Dal 2010 un ottimo calco dell’iscrizione è esposto nel Museo Archeologico dei Campi
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Il curator aquae Augustae dunque autorizza e cura l’apertura di una presa d’acqua (haustus adapertus) dal ramo principale dell’acquedotto augusteo allo scopo di rifornire ville private (probabilmente di altolocati personaggi: senatori o cavalieri), poste a valle lungo le sponde del lago Lucrino.
Fig. 1. AE 1998, 366 = EDR103806.
A Capua sono ora noti due curatores aquae (fra II e III sec.) nelle loro funzioni, essendo direttamente conosciuti dalle istulae aquariae da loro poste in città. Quella di più recente scoperta è stata rinvenuta nel 2006 ancora in situ nell’area occidentale prossima all’aniteatro: si tratta di una grossa tubatura con diametro di ben 15 cm che andava a rifornire delle fontane o, considerando le dimensioni, serviva forse anche all’approvvigionamento dello stesso aniteatro; fu posta da un M. Aur(elius) Lucretius Lysias cur(ator) aquae (AE 2011, 252)32 con lettere alte cm 3,5/4; a mio parere è databile nel III secolo avanzato per la tipica onomastica con gentilizio imperiale abbreviato. Anche l’altro curator aquae di Capua è noto da una istula che però nel CIL è erroneamente pubblicata due volte sia sotto Puteoli che sotto Capua, ma è da questa città che proviene con certezza (CIL, X 3936 = CIL, X 8183) (ig. 2): fortunatamente si trova conservata nel Museo Archeologico di Napoli, dove ho potuto esaminarla e correggerne la lettura datane nel CIL. In tal modo risulta trattarsi senza dubbio di un curator aquae: [- - - sub cura Ser]vili Capitonis cur(atoris) aq(uae)33; questo curatore bolla una tubatura ben più piccola della precedente (diametro 7 cm) e con lettere alte solo 2 cm. Si tratta a mio parere con certezza di funzionari locali, membri dell’élite cittadina, anche se di epoche e con formule diverse, la prima molto più Flegrei nel Castello di Baia. 32 Sul punto V. Sampaolo, Il quartiere degli aniteatri. L’espansione di Capua fuori le mura occidentali, in Il Mediterraneo e la Storia. Epigraia e archeologia in Campania: letture storiche, Napoli 2010, 86-88; Bruun 2010, ibid., pp. 163-164. 33 In CIL, X 8183 si leggeva CVRFQ, che è privo di senso e aveva dato adito ad infondate interpretazioni di Bruun 2010, pp. 157-159. 21
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Fig. 2. CIL, X 3936 = X 8183.
tarda della seconda. Il titolo di curator aquae sulle istulae aquariae costituisce un unicum secondo un esperto del tema come Bruun34, che conosceva solo la prima delle due, quella di M. Aur. Lucretius Lysias, ma ora la mia rilettura di CIL, X 3936 = 8183 ne aggiunge un secondo esempio per la stessa città (vd. infra). Al proposito lo stesso Bruun35 sostiene che “un curator aquarum locale fosse destinato a coprire parte dei costi, se non tutte le spese, del progetto idrico che egli stava promuovendo”; l’ipotesi è certo possibile considerando l’epoca tarda di Lysias, ma comunque tutta da dimostrare. L’unica sicura attestazione di un curator aquae, che svolge a sue spese il compito aidatogli, è inora quella di un quasi anonimo curator puteolano di III secolo avanzato (M. A[ur(elius)? - - -]), v(ir) e(gregius), che dopo aver ricoperto tutti gli honores e munera cittadini fu cur(ator) aquae Aug(ustae) per annos (qui è perduto il numero degli anni) omni sumptu proprio administratae (CIL, X 1805 = EDR147322); ma in questo caso si tratta di manutenzione del sistema idrico, non di costruzione ex novo. Inine il cavaliere alifano M. Granius M. f. Ter(etina) Cordus, esponente di una delle più inluenti famiglie della colonia36, fu nell’ambito di un’importante carriera municipale ed equestre di età tiberiano-claudia curator aquae ducendae d(ecreto) d(ecurionum). La sua carica è nota da due diverse iscrizioni (CIL, IX 2353 = EDR136032; AE 1990, 223b = EDR081760), da cui risulta ormai certo che nella titolatura va ricompresa, a diferenza di quanto prima si riteneva, anche la menzione di decreto decurionum. Dunque Granius Cordus fu incaricato per decreto dei decurioni della colonia della costruzione (aqua ducenda) dell’acquedotto cittadino, di cui sono state di recente rilevate e studiate non poche strutture superstiti37; mi pare evidente che un curator di questo tipo restava in carica ino al completamento dell’opera e rispondeva della buona gestione del danaro 34
Bruun 2010, pp. 163-164. Bruun 2010, p. 164. 36 Un suo ramo raggiunse in età augustea anche il rango senatorio; sui Granii alifani G. Camodeca, I ceti dirigenti di rango senatorio, equestre e decurionale della Campania romana I, Napoli 2008, 103-109. 37 Sull’acquedotto (o meglio acquedotti) di Alife vd. G. Cera, Gli acquedotti di Alife e del suo territorio, in La Forma della città e del territorio 2 (Atlante tematico di Topogr. Antica 14), Roma 2005, pp. 185-202; E.A. Stanco, L’acquedotto romano di Alife (CE), nuove acquisizioni nel tratto terminale del percorso, in Oebalus, 7, 2012, pp. 251-293. 35
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aidatogli. Spesso si aferma che questa attività di Granius Cordus sia una manifestazione di un evergetismo molto dispendioso, ma a mio parere si tratta di una mera ipotesi; certo non risulta dalle sue due iscrizioni, sebbene entrambe funerarie, una posta a sé e l’altra alla moglie premortagli. Appare verosimile che nella costruzione abbia impiegato anche del suo danaro, ma a mio parere non bisogna dedurre a priori attività evergetiche in mancanza di indizi positivi in tal senso38.
CURATORES OPERUM PUBLICORUM I curatores operum publicorum39 hanno in Campania cinque attestazioni: due a Puteoli, uno rispettivamente a Nola, ad Acerrae e a Cales. Per quest’ultima si potrebbe forse aggiungere come una sottospecie di cur. op. publ. anche il cavaliere venafrano di metà II secolo Sex. Pulfennius C. f. Ter(etina) Salutaris, che fu cur(ator) templi et arcae Vitrasianae Calenor(um) (CIL, X 4873 = EDR123109), sebbene in questo caso vi sia connessa anche una funzione inanziaria riguardante l’arca Vitrasiana,40 cioè la fondazione istituita a Cales dalla grande famiglia senatoria dei Vitrasii, che doveva evidentemente servire alla manutenzione del tempio e verosimilmente ai relativi sacriicia et pulvinaria. Due curatores operum publicorum in Campania sono a mio parere strettamente legati all’istituzione di una colonia imperiale nella loro città; si tratta di due praefecti fabrum (una carica che in quest’epoca dava accesso al rango equestre): [L.] Cassius L. f. Pal(atina) Cerealis, curator o[perum] publicor(um) et locorum prim[us factus] a Puteoli, colonia neroniana dal 60, e Q. Caesius Q. f. Fal(erna) Fistulanus, curator oper(um) publicor(um) datus a divo Aug(usto) Vespasian(o) a Nola, città che, come ritengo di aver dimostrato, è stata appunto colonia lavia41. 38 In questo punto non concordo con M. Corbier, De Volsinii à Sestinum: cura aquae et évergétisme municipal de l’eau en Italie, in REL, 62, 1984, pp. 236-274. 39 Questa cura municipale è in pratica l’unica, che risulta talvolta assegnata dall’imperatore: curator operum publicorum datus ab imperatore (la stessa formula che si trova, sia pure di rado, usata per i curatores rei publicae e i cur. kalendarii). Del resto la nomina imperiale ben si spiega se, come in alcuni casi è chiaro, questo funzionario era nominato dall’imperatore per costruire opere pubbliche da lui inanziate in città che erano divenute sue colonie (ad es. Puteoli e Nola). Ma si deve anche notare che il cur. op. publ. poteva altrimenti essere incaricato della semplice gestione e manutenzione delle opere pubbliche: ad es., il caso dell’ostiense C. Nasennius Marcellus, cui va attribuita (pace Eck, 1999, p. 236) anche un’iscrizione erroneamente attribuita nel CIL a Puteoli (X 1791 = EDR114970): questo personaggio ben noto era in età tardo antonina curator operum publicorum perpetuus ad Ostia e un simile titolo non può spiegarsi che con una cura e manutenzione generale di opera e loca publica, cura che arrivava persino all’assegnazione del luogo pubblico per elevarvi a spese della città una statua deliberata con decreto dei decurioni (CIL, XIV 172). 40 Si hanno altri casi simili nello stesso periodo di curae per fondazioni istituite con lasciti privati: ad es. curator pecuniae [Enni]anae (AE 1946, 186 = EDR073614 Asculum Picenum, II sec.); curator pecuniae Ocran(ianae) (CIL, XIV 2171 Aricia, II sec.). 41 Su ciò cfr. G. Camodeca, Nola: vicende sociali e istituzionali di una colonia romana da
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Del primo dei due, il puteolano L. Cassius Cerealis e della controversa interpretazione della sua iscrizione ho trattato già anni fa42 e non ho mutato parere; ad ogni modo, per quel che qui ci interessa, è certa la connessione fra la sua carica di curator o[perum] publicor(um) et locorum prim[us factus], e la colonia neroniana di Puteoli del 60, che comportò un vasto programma di opere pubbliche nella grande città legrea, che si possono ancora in parte individuare. Sono ancora convinto che lo stesso aniteatro maggiore (detto lavio), ricordato nell’iscrizione, era parte di questo programma e in questo ediicio va collocato il grandioso spettacolo venatorio oferto per più giorni nel 66 da Nerone al suo ospite Tiridate re d’Armenia, di cui ci parla Cassio Dione (63, 3). Merita qualche parola di commento anche il caso, noto da CIL, X 3910 = EDR005743, un’iscrizione funeraria, nel CIL schedata sotto Capua, perché era reimpiegata nella moderna Capua, ma certamente da riferire al municipium di Cales, come mostrano con ogni evidenza sia la tribù Poblilia sia la carica di IIIIvir qq. i. d. del defunto M. Cornelius M. il. M. nep. Publ(ilia) Iustus Acutianus, che, dopo la carriera municipale (IIIIvir q(uin)q(uennalis) i(ure) d(icundo), quaes(tor) rei p(ublicae), q(uaestor) alim(entorum), fu cur(ator) op(erum) p(ublicorum) e cur(ator) viae Faler(nae); di quest’ultima cura si parlerà in seguito. Molto di recente ho potuto ben datare la carriera del nostro personaggio tramite la inora inspiegata carica di praefec(tus) Ti(beri) Statili Severi43, da intendere a mio avviso chiaramente come praefec(tus) (pro IIII viro) Ti. Statili Severi44; pertanto se ne può desumere che un Ti. (sic) Statilius Severus, evidentemente di rango senatorio (PIR2 S 846), era in tali rapporti con Cales da esservi nominato magistrato supremo della città, sostituito nelle concrete funzioni della carica dal suo praefectus Acutianus. Poiché ora da una nuova iscrizione calena (vd. nt. 43) risulta che T. Statilius Severus, cos. ord. 171, fu IIIIvir quinquennalis a Cales all’incirca nello stesso periodo di tempo del suo quasi omonimo, mi pare più che probabile (direi, certo) ritenere che il senatore Statilius Severus, di cui fu praefectus Cornelius Acutianus, sia da identiicare appunto con il cos. ord. del 171, del quale inora si igno-
Silla alla tetrarchia, in C. Berrendonner - M. Cébeillac-Gervasoni - L. Lamoine (edd.), Gérer les territories, les patrimoines et les crises. Le Quotidien municipal II, Atti Conv. Intern. Clermont-Ferrand 2011, Clermont Ferrand 2012, pp. 311-314. 42 G. Camodeca, L’élite municipale di Puteoli fra la tarda repubblica e Nerone, in M. Cébeillac Gervasoni (ed.), Les élites municipales de l’Italie péninsulaire des Gracques à Néron, Actes table ronde Clermont-Ferrand nov. 1991, Naples-Rome 1996, pp. 99-100, a cui rinvio per quel che segue. 43 G. Camodeca, La carriera di T. Statilius Severus, cos. ord. 171, in una nuova iscrizione calena, in ZPE, 191, 2014, pp. 287-288, sulla sicura attribuzione a Cales e sulla carica di praefectus di Statilius Severus, cos. ord. 171. 44 Lo esclude dalla sua trattazione M.C. Spadoni, I prefetti nell’amministrazione municipale dell’Italia romana, Bari 2004, p. 15; la nostra interpretazione della carica (come praefectus iure dicundo) è anche quella di PIR2 S 846, oltre che di W. Eck, La presenza delle famiglie senatorie nelle città dell’impero romano ino al tardo III secolo, in Tra epigraia prosopograia e archeologia. Scritti scelti, rielaborati ed aggiornati, Roma 1996, p. 179, nr. 34. Le curae municipali nella regio I Campania
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rava del tutto la carriera. La piccola diferenza nel prenome Ti. (non T.) può facilmente spiegarsi con un errore del lapicida o forse della tradizione cinquecentesca, essendo CIL, X 3910 perduta da allora, se si considera che non esistono altri Ti(beri) Statilii senatori; anzi, se ho visto bene, non sono inora noti in generale degli Statilii con prenome Ti(berius).45
CURATORES FRUMENTI La cura dell’annona era un aspetto fondamentale della vita economica e sociale cittadina46 e i curatores che troviamo incaricati di questo compito sono pertanto abbastanza frequenti. In totale in Italia ne sono noti circa una ventina (il 15% del totale) con i titoli più vari: in Campania abbiamo: curator frument(i) (Abella, metà II sec.); curator frumento (Trebula, IV sec.); cur(ator) II frum(enti) compar(andi) (Neapolis, inizi III sec.); praep(ositus) p(ecuniae) frum(entariae) (Allifae, ine II - metà III sec.); [c]uram egit rei frum(entariae) (Nola, seconda metà II sec.). Uno dei compiti più delicati e costosi gravanti sui magistrati cittadini era certo quello di assicurare al consumo pubblico la necessaria quantità di generi di prima necessità e in particolare di grano. Come è noto, non era fenomeno infrequente che insuicienza di territorio coltivato rispetto ai bisogni della popolazione cittadina, variabilità di raccolti, condizioni climatiche sfavorevoli, con conseguenti accaparramenti speculativi generassero vere e proprie carestie locali o crisi di approvvigionamento, ben attestate dalle fonti47 e causa primaria, come è intuibile, di gravi tensioni sociali se non di tumulti popolari. L’approvvigionamento era reso poi particolarmente precario dalle diicoltà che si incontravano a ricorrere all’importazione in questi periodi di scarsa produzione specialmente per città non portuali o non vicine a porti o iumi navigabili; difatti costosissimo e spesso peso insostenibile era il trasporto terrestre, specie per lunghe distanze, di grandi quantità di derrate alimentari. Ma anche per periodi normali si comprende facilmente quanto fosse rilevante per la pace sociale conservare la buona qualità e un buon prezzo per generi di prima necessità, quali il frumento o il pane. Sono ben attestati nelle città italiche i casi di evergetismo consistente appunto nell’ampliare le disponibilità dell’annona cittadina. Era dunque essenziale l’oculata amministrazione delle somme stanziate per l’acquisto del frumento (arca, pecunia, res fru45 In caso contrario si dovrebbe ammettere l’inverosimile circostanza che a Cales sarebbero stati IIIIviri municipali più o meno nella stessa epoca due senatori Statilii, non parenti fra loro, un T. Statilius Severus e un Ti. Statilius Severus (altrimenti completamente ignoto). 46 Lumeggiato già a suo tempo in poche, magistrali pagine da M. Rostovzev, Storia economica e sociale dell’Impero romano, Firenze 1933, pp. 166-170 = he Social and Economic History of the Roman Empire2, Oxford 1957, pp. 145-147. Il lavoro più recente di Mrozek 1996, pp. 95-101, è invece piuttosto piatto. 47 Per un’utile raccolta di queste fonti, sia pure ormai invecchiata e talvolta imprecisa nelle datazioni, R. MacMullen, Enemies of the Roman Order, Cambridge Mass. 1966, 249-255.
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mentaria) e la costituzione di adeguate scorte. A questi compiti, rientranti nella competenza degli edili cittadini, erano appunto spesso preposti appositi curatores (annonae, pecuniae frumentariae, rei frumentariae, frumenti comparandi, emendi o altrimenti indicati con diversi altri titoli), incaricati di un gravoso munus personale, che nelle province era svolto sotto la sorveglianza del governatore di provincia mentre in Italia sono attestati in queste mansioni gli iuridici e nelle singole città, laddove vi fossero, i curatores rei publicae. Questa situazione e le preoccupazioni che ne derivavano sono la migliore chiave per intendere a pieno il signiicato delle rigorose disposizioni sull’amministrazione della frumentaria pecunia contenute in Dig. 50, 8, 2, 2-6 (Ulp. 3 opin.)48. Della frumentaria pecunia si doveva anzitutto assicurare la continua disponibilità; il debito di queste somme era quindi reso molto più gravoso rispetto a qualsiasi altro debito verso la res publica, come si può argomentare da Dig. 16, 2, 17, un passo di Papiniano (1 resp.), da cui si può dedurre che tra il debito di frumentaria pecunia e altri debiti verso il municipio vi era la grande diferenza che chi era condannato per un debito di frumentaria pecunia non poteva per evitare il pagamento invocare la compensazione con propri crediti verso la città, e ciò a diferenza di altri debiti per i quali era ammessa la possibilità della compensatio; inoltre le somme cittadine destinate all’annona non potevano essere in nessun caso stornate per un diverso impiego, anche se utile alla città, come ad es. l’esecuzione di opere pubbliche. In tal caso si doveva ordinarne l’immediata restituzione alla res publica, con i dovuti interessi, e il funzionario municipale non avrebbe potuto invocare una diversa utile spesa di questi fondi. E a mio avviso va certamente riferito al curator frumenti, annonae (o con qualsiasi altro titolo fosse designato) anche un rescritto dei divi fratres riportato in Dig. 50, 8, 12, 2 (Pap. Iust. 2 de constitutionibus), che dice: (Item) rescripserunt pecuniam ad annonam destinatam distractis rebus curatorem exigere debere; cioè il curator municipale doveva esigere queste somme anche arrivando alla vendita di beni (distractis rebus) appartenenti a debitori della pecunia ad annonam destinata. E il curator era responsabile per ogni omissione; addirittura contro sentenze in questo campo non era consentito appello, neppure se esse fossero state pronunciate nell’assenza giustiicata del curator cittadino e ciò proprio per evitare qualsiasi impedimento alla sollecita riscossione del danaro destinato agli acquisti di grano: necessaria enim omnibus rebus publicis frumentaria pecunia moram solutionis accipere non debet. Forse per questi crediti fu addirittura esteso alla città il privilegio spettante al isco imperiale di poter perseguire direttamente i debitori (ex eadem causa) dei propri debitori (Dig. 50.8.2.3 Ulp.). 48
I libri opinionum sono in generale considerati un’antologia postclassica (probabilmente d’età costantiniana) da materiali ulpianei, sebbene negli anni ‘70 il Santalucia ne abbia difeso con amplissima indagine la paternità ulpianea e la datazione tardoseveriana; e ad ogni modo questi passi, anche se formalmente manomessi qua e là, sono nella parte che ci interessa riconosciuti genuini, e sembrano perfettamente rispondenti al compito del c. r. p., svolto durante il II e III secolo, di controllo sull’attività dei magistrati e dei curatores cittadini. Le curae municipali nella regio I Campania
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In Campania conosciamo cinque curatores dell’annona cittadina a partire grosso modo dalla metà del II secolo (CIL, X 1216 = EDR104288 Abella)49, poi nella seconda metà II - inizi III secolo compaiono a Nola, Allifae, Neapolis; inine solo nel IV secolo avanzato a Trebula (questi è anche il più tardo curator municipale inora noto in Campania). Fra questi curatores merita sofermarsi su un paio di casi che pongono problemi di lettura o interpretazione. A Nola le prime linee dell’iscrizione funeraria (AE 1900, 180 = EDR071759), posta dai genitori (di stato certamente libertino) al loro giovane iglio, T. Marius T. f. Fal. Iulianus, morto a soli 28 anni e mezzo, sono danneggiate e hanno avuto diverse letture. Sebbene l’ordine ascendente delle cariche non sia sicuro, pare che egli abbia iniziato la sua carriera proprio con la cura rei frumentariae ([c]uram egit rei frum(entariae)) ottenuta ante legitimam aetatem (cioè prima dell’età issata dalla legge per adire la carica e non ‘prima della maggiore età’, come pure è stato proposto)50. In seguito la sicura lettura delle lettere ENT alla ine della linea 4, inora restate inspiegate o mal spiegate, integrerei con [q(uaestor) alim]ent(orum), non solo perché ben entra in lacuna, ma specialmente perché di regola chi svolgeva la cura frumenti ricopriva anche la quaestura alimentorum51 (ad es., in Campania 4 casi su 5)52. L’altro caso, che ha creato problemi di interpretazione, è quello di C. Herbacius Maecia (tribu) Romanus, che porta un gentilizio senza altri confronti ed è noto dall’iscrizione funeraria, da tempo irreperibile, che lui stesso si era posto da vivo a Neapolis nella prima metà del III secolo (CIL, X 1491); egli si dice curator iterum frumenti comparandi, titolo che ritorna anche in un passo del Digesto 50, 4, 1 (Hermogen. 1 epitomarum), elencato fra i munera personalia (dunque comparandi si riferirà all’acquisto del grano con la frumentaria pecunia e non a spese del curator). Herbacius aveva ricoperto le maggiori magistrature cittadine e inoltre era stato quaestor alimentorum. La sua carriera pone problemi d’interpretazione: fra il demarchisanti (ex demarco, traslitterato dal greco) e il titolo di curatori iterum frumenti comparandi compare la strana sequenza: IIvir(o) alimentorum quaest(ori) cur(atori) sacrae pecun(iae), su cui si sono avute diverse ipotesi di spiegazione per identiicare le cariche che vi sono indicate, a cominciare dal Mommsen che, seguito dal De Ruggiero, vi vide una unica 49 Un suo stretto parente compare fra i decurioni di un decretum abellano datato al 155, CIL, X 1208. 50 Così F. Jacques, Le privilège de liberté. Politique impériale et autonomie municipale dans les cités de l’Occident romain (161-244), Rome 1984, p. 502, cioè i 25 anni. Ma che questa età minima fosse di 30 anni, come aferma Mrozek 1996, p. 100, basandosi sulla circostanza che il nostro Marius è morto a 28 anni e mezzo, mi pare del tutto incerto, perché, come detto, dall’iscrizione in esame non risulta per nulla sicuro, che la cura rei frumentariae sia stata l’ultima sua carica, anzi sembra essere stata la prima. 51 D(is) M(anibus) / [T.] Mari T. il. Fal(erna) Iuliani. Hic / [a]nte legit[imam] aeta[t]ê[m] _ [c]uram egit rei frum(entariae), [q(uaestor) alim?]ent(orum),/ q(uaestor) arkae p(ublicae) observavit peq(uniam), mún _ (us) pro nitore coloniae edidit … 52 Così anche Mrozek 1996, p. 100.
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Giuseppe Camodeca
carica menzionata in modo maldestro al posto di quaestor pecuniae sacrae alimentariae, ino alla Bonkofsky53. Eck54 ha invece inteso senz’altro alimentorum quaestor, il che è verosimile, ma in tal modo resta a sé curator sacrae pecuniae; a cosa si riferirebbe questo titolo, che non ricorre altrove? Ben poco verosimile mi pare riferirlo55 ad un funzionario responsabile per gli spettacoli o secondo altri56 ad una curatela preposta alla gestione della cassa di una associazione religiosa cittadina; in qualche modo dubbioso sulla spiegazione mommseniana anche Mennella, che rileva la possibilità di una lettura non corretta degli eruditi cinquecenteschi e fornisce due diverse spiegazioni: io concordo con la prima interpretazione57, e cioé: IIvir, quaestor sacrae pecuniae alimentorum. A mio parere è proprio quel termine di sacra pecunia che consente l’interpretazione più verosimile, poiché non si può non richiamare il titolo più o meno contemporaneo di quaestor sacrae pecuniae alimentariae di Sex. Minius Silvanus di Allifae databile agli inizi del III secolo (CIL, IX 2354 = EDR130815); il termine sacer in questo periodo e in simile contesto richiama prima di tutto l’imperatore. Ritengo quindi che qui sia menzionata, come pensava Mommsen, un’unica carica, quella di quaestor alimentorum e nel contempo si precisa curator sacrae pecuniae, ma il IIvir, che precede58, sta da sé; è vero che una tale carica non ha altre attestazioni a Neapolis, ma all’epoca la città era ormai divenuta colonia59.
CURATORES VIARUM Nella premessa ho già trattato dell’interpretazione dell’iscrizione alifana (CIL, IX 2345) databile al I secolo e purtroppo irreperibile di L. Appuleius C. f. Ani(ensi) Niger, IIvir, che come curator viarum sternendarum fece a sue spese lastricare una strada della colonia (non identiicabile) per 10.000 piedi, cioè per quasi 3 km (pedum decem / millia viam / sua pecunia / fecit). Resta infatti solo un’ipotesi che sia stata la via Allifana, nota da un curator di rango equestre da Aesernia (AE 1999, 546), nominato dall’imperatore Adriano, iscrizione di cui di recente mi sono occupato per precisare la coppia consolare ivi menzionata60. 53
Bonkoffsky 2001-2002, p. 31, ma al solito piuttosto confusa. Eck 1999, p. 168, nt. 94. 55 Come propone M. Leiwo, Neapolitana, Helsinki 1994, p. 153. 56 M.F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali dell’Italia antica, Roma 1988, p. 86. 57 G. Mennella, Il quaestor alimentorum, in Misc. Gr. Rom., 10, 1986, pp. 402-403. 58 Al proposito non trovo corretto richiamare il IIvir quinquennalis III et curator alimentis distribuendis di un’iscrizione di Curubis (Africa procos., CIL, VIII 980). 59 Colonia Aurelia Aug. Antoniniana Felix Neapolis (Eph. Ep. VIII 871), forse ad opera di M. Aurelio. 60 G. Camodeca, [- Pi]narius (?) Castus, console nel dicembre di un anno di Antonino Pio: una intricata questione nata da un’erronea lettura di AE 1999, 546 Aesernia, in AIONArchStAnt, 21, 2014, in corso di stampa. 54
Le curae municipali nella regio I Campania
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Inine va aggiunto un curator viae Falernae, una via il cui tracciato è ben ricostruibile da Cales in direzione dell’ager Falernus e di Sinuessa (in loc. Pons Campanus si collegava alla via Appia); il suo curator61, noto da CIL, X 3910, un’iscrizione, come già detto, di Cales (non di Capua) e databile alla seconda metà del II secolo, risulta stranamente omesso nella recentissima trattazione della Campedelli sull’amministrazione municipale delle strade romane in Italia62.
CURATORES MUNERIS GLADIATORII Poche parole per i quattro curatores muneris gladiatorii noti per la Campania (tre da Puteoli e uno da Cales)63. Questi curatores secondo l’interpretazione ora dominante, che risale alla Sabbatini Tumolesi, dovevano gestire le somme di denaro pubblico stanziate per organizzare spettacoli gladiatori e che erano loro aidate a tale scopo; non erano, come prima si riteneva, degli editores munerum istituzionalizzati, il che prevedeva anche un loro impegno inanziario. Tre di loro sono noti a Puteoli nel II secolo; due, padre e iglio, appartengono ad un’importante famiglia di notabili locali i M. Gavii, M. Gavius Puteolanus e il iglio M. Gavius Fabius Iustus, quest’ultimo splendidissimus eques Romanus (CIL, X 1785 = EDR108243), databili verso la ine del II secolo. I due curatores, entrambi omnibus honoribus et muneribus perfuncti, erano rispettivamente padre e fratello di Gavia Fabia Ruina, moglie di un procurator imperiale di rango ducenario (un procurator summarum rationum) e di Gavia Marciana, moglie di uno splendidissimus eques Romanus, onorata dopo la sua morte nel 187 con ben tre statue e un funus publicum (CIL, X 1784). La grande inluenza di questo gruppo familiare nella Puteoli del tempo risulta evidente. Di assai minore importanza sociale è il terzo curator muneris puteolano, C. Iulius Apollonius, che svolgeva a Roma l’incarico (probabilmente di viator) fra gli apparitores dei tribuni ed edili e inoltre era un accensus velatus; egli è noto da tre iscrizioni (una delle quali dedicata alla moglie presso l’aniteatro), databili alla metà circa del II secolo; la terza è stata riconosciuta dalla Evangelisti in un frammento epigraico, tradito manoscritto e restato incompreso, di Caiatia (CIL, X 4588 = AE 2004, 426 = EDR102200), città dove evidentemente il nostro aveva interessi. L’ultimo curator muneris gladiatori della Campania è noto da un decretum decurionum di Cales (CIL, X 4643 = EDR152483), in cui viene onorato L. Vitrasius Silvester, che aveva appunto svolto tale funzione in 61
Del personaggio M. Cornelius M. il. Publ(ilia) Iustus Acutianus, della sua datazione e dell’attribuzione a Cales abbiamo già trattato a proposito della cura operum publicorum. 62 Campedelli 2014. 63 Le relative iscrizioni sono state di recente riesaminate da S. Evangelisti, in EAOR VIII, 1, Campania praeter Pompeios, Roma 2011. 29
Giuseppe Camodeca
modo ottimale (cum is, petitione municipum suorum, in suscipienda gladiatori muneris cura, tam sumptuose iniunctum sibi munus explicuerit) e ne ebbe in compenso gli ornamenta decurionalia, il che ci fa comprendere che Silvester era di condizione libertina. Va probabilmente collegato alla importante famiglia senatoria calena dei L. Vitrasii Flaminini (per il prenome L. non del ramo dei Vitrasi Polliones); del resto che un liberto fosse incaricato di una cura muneris publici non è senza confronti. Il decretum si può datare verso la ine del II secolo.
CURATOR ARCAE - PECUNIAE PUBLICAE Inine ricordo rapidamente due curae cittadine di ambito inanziario, entrambe databili al II secolo: la cura arkae Puteolanorum e la cura pecuniae publicae a Cuma. Il beneventano M. Rutilius Macedo fu curator arkae Puteolanorum nel corso del II secolo, secondo la probabile datazione della sua ara funeraria (AE 1899, 207 = EDR071719), postagli a Beneventum, sua città d’origine, dalla moglie. Il titolo di curator arkae è molto raro64 e senza dubbio sinonimo di curator pecuniae publicae (come per il cavaliere cumano Asiaticus degli inizi del II secolo) o anche di curator aerarii. La Bonkofsky65 lo inserisce fra la trentina di curatores municipali (dei 137 da lei raccolti per l’Italia), che sono stati nel contempo anche degli evergeti; ma qui bisogna notare che la manifestazione evergetica ricordata nella sua iscrizione funeraria, una venatio di 4 giorni con iere, orsi ecc. e anche noxei (condannati al supplizio capitale), riguarda appunto la sua città d’origine Beneventum, e non Puteoli, dove Rutilius fu curator arkae. Questo è uno dei non molti esempi di cura municipale svolta fuori della propria città d’origine; tuttavia ben conosciamo, l’ho notato già anni fa, gli stretti rapporti fra il grande porto legreo e Beneventum, proprio a partire dal II secolo, come si desume dalla presenza di beneventani a Puteoli. In questo caso Rutilius Macedo deve aver ottenuto l’incolatus a Puteoli, in modo da poter conseguire la cura arkae della città legrea; invece tutto lascia pensare che le cariche cittadine di aedilis e IIvir, che seguono la menzione della cura arkae, siano state svolte a Beneventum; né in contrario si può invocare il fatto che poi si precisi con il locativo Beneventi il luogo dove fu svolta la già menzionata venatio. Dall’ordine delle cariche elencate nell’iscrizione funeraria (AE 1914, 148 = EDR072672), che il cavaliere [- - -] Asiaticus pone alla iglia premortagli66, sembra che egli abbia rivestito la cura pecuniae publicae Cumis 64 Un unico confronto in CIL, XI 3382 (Tarquinii, II sec.); diverso il caso del nostro cur(ator) templi et arcae Vitrasianae Calenor(um) (CIL, X 4873 = EDR123109). 65 Bonkoffsky 2001-2002, p. 196. 66 - - - - - - / [- - - Asi]aticus / [--- pr]aef(ectus) coh(ortis) I / [Ast?]urum, pr(aetor), quaest(or), cur(ator) / pec(uniae) pub(licae) Cumis / iliae.
Le curae municipali nella regio I Campania
30
prima di iniziare il cursus cittadino con la quaestura e la praetura 67, ed avere inine la carica militare di praefectus cohortis, che lo porta al rango equestre. La gestione della pecunia publica, cioè del denaro della res publica cumana, è una carica inanziaria dal contenuto identico a quello di curator arkae, già prima esaminato; il titolo torna soltanto a Venusia (CIL, IX 441 per un altro cavaliere, Ennius Bassus), e poi altrimenti con ben quattro casi a Sutrium a cominciare dall’età augustea68; inine a mio parere va aggiunto il caso volceiano del praefectus fabrum C. Mettius Ruinus di ine I - metà II sec., cur. p. p. e non r(ei) p(ubl.) (CIL, X 413 = EDR118174).
Abbreviazioni bibliografiche Bruun 2010: Chr. Bruun, Instrumentum domesticum e storia romana. Le istule iscritte della Campania, in Il Mediterraneo e la Storia. Epigraia e archeologia in Campania: letture storiche, Napoli, pp. 145-183. Campedelli 2014: C. Campedelli, L’amministrazione municipale delle strade romane in Italia, Bonn. Eck 1999: W. Eck, L’Italia nell’Impero romano. Stato e amministrazione in epoca imperiale, ed. it. agg., Bari. Keenan-Jones 2010: D. Keenan-Jones, he Aqua Augusta and control of water resources in the Bay of Naples, Austral. Soc. for Class. Studies Conference 31, Perth, pp. 1-18; si tratta di una sintesi della sua tesi inedita he Aqua Augusta. Regional water supply in Roman and late antique Campania (Macquarie Univ., Sydney 2010). Langhammer 1973: W. Langhammer, Die rechtliche und soziale Stellung der Magistratus Municipales und der Decuriones in der Übergangsphase der Städte von sich selbstverwaltenden Gemeinden zu Vollzugsorganen des spätantiken Zwangsstaates (2. – 4. Jahrhundert der römischen Kaiserzeit), Wiesbaden. Mrozek 1996: S. Mrozek, Le problème de l’annone dans les villes italiennes du Haut-Empire romain, in Le ravitaillement en blé de Rome et des centres urbaines des débuts de la République jusqu’au Haut-Empire, Actes du Coll. Intern. Centre J. Bérard, Naples févr. 1991, Naples 1996, pp. 95-101.
67
La tipica magistratura giusdicente di Cuma, conservata dal tempo del municipium istituito dopo la guerra sociale del 90 a.C. ino al tardo impero, vd. G. Camodeca, Il patrimonio epigraico latino e l’élite municipale di Cumae, in Il Mediterraneo e la Storia, Napoli 2010, pp. 66-69. 68 CIL, XI 3256 e 3258 (II sec.), 3261 (II-III sec.); AE 1990, 342 Fabbrica di Roma (Sutrium): cur. p(ecuniae) p(ublicae) iterum a decurionibus per tabellam creatus, età augustea. 31
Giuseppe Camodeca
funeraria?
onoraria
funeraria?
funeraria
decretum decurionum
istula aquaria
M. Granius M. f. M. n. Cordus tr. mil., praef. equit., praef. fabr., IIvir ter quinq., aed., q., cur. aquae ducendae Alliis d. d.
L. Appuleius C. f. Ani. Niger IIvir, cur. viarum sternendarum Sex. Minius Se[x. f.] Ter. Silvanus aed., IIvir II quin[q.], patr. colon. Allif[anor.], quaest. sac. p. alim., quaest. [p. p.], defens. r. p., praep. p. frum. i[tem] curat. civitat. Atinatium item curat. Ligurum Cornelianorum Sex. Pulfennius C. f. Ter. Salutaris M. Luccius Valerius Severus praef. coh. IIII Gall. equitat., trib. mil. coh(ortis) I mill. Vindelic., praef. alae I Pannonior., cur. calendari col. Suess., cur. templi et arcae Vitrasianae Calenor., lamen divi Traiani M. Cornelius M. f. M. n. Publ. Iustus Acutianus IIIIvir qq. i. d., quaest. rei p., q. alim., cur. op. p., cur. viae Faler., augur praefec. T{i}. Statili Severi L. Vitrasius Silvester in suscipienda gladiatori muneris cura; orn(amentis) dec(urionalibus) (honoratus) [Ser]vilius Capito cur. aq.
cur. aquae ducendae Alliis d(ecreto) d(ecurionum)
curator viarum sternendarum
praep(ositus) p(ecuniae) frum(entariae)
cur. templi et arcae Vitrasianae Calenor.
cur. op(erum) p(ublicorum); cur. viae Faler(nae)
gladiatori muneris cura
cur. aq(uae)
Allifae
Allifae
Allifae
Cales
Cales
Cales
Capua
1) dedica sepolcrale alla moglie; 2) funeraria
onoraria
Gn. Stennius Egnatius Gn. Stenni Egnati Rui il. Fal. Primus IIIIvir II qq., omnibus oneribus et honoribus functus, sac. p. deae Isidis et Serapidis, curat. operum publ.
curat. operum publ.
Acerrae
onoraria
N. Pettius N. f. Gal. Rufus IIvir, q. aliment., q. pec. publicae, curator frument(i)
curator frument(i)
Abella
Tipologia iscrizione
Denominazione della cura
Centro antico Nome e cursus del curator
TABELLA – Curae e curatores municipali della regio I - Campania (in grassetto i nomi dei cavalieri e dei praefecti fabrum)
CIL, X 4643 = EDR152483 Cales CIL, X 3936 = CIL, X 8183 Capua II - III sec., metà
CIL, X 3910 = EDR005743 Cales
CIL, X 4873 = EDR123109 Venafrum
CIL, IX 2354 = EDR130815 Allifae
CIL, IX 2345 = EDR131587 Allifae
2) CIL, IX 2353 = EDR136032 Allifae
II sec., seconda metà
II sec., seconda metà
II sec., ca. metà
età severiana
I sec.
età augusteo -tiberiana
1) AE 1990, 223b = EDR081760;
CIL, X 3759 = EDR142552 Acerrae
CIL, X 1216 = EDR104288 Abella
II sec., ca. metà III sec., prima metà
Bibliograia essenziale
Datazione
II sec.
II sec., seconda metà
funeraria
funeraria
monumentale su tufo
funeraria
onoraria o funeraria
funeraria
onoraria dedicata alla uxor (Puteoli); onoraria (Caiatia)
Q. Caesius Q. f. Fal. Fistulanus curator oper. publicor. datus a divo Aug. Vespasian(o), aed., q., IIvir, praef. fabr. [T.] Marius T. f. Fal. Iulianus [a]nte legit[imam] aeta[t]e[m] _ [c]uram egit rei frum., [q. alim?]ent., q . arkae p. D. Sat[rius] Ra[g]onianus curator aquae Augustae [L.] Cassius L. f. Pal. Cerealis [praef.] fabrum, aug., q., curator o[perum] publicor. et locorum prim[us factus], IIvir qquinq.(!), curator aq[uae Aug.] C. Fictorius C. il. Fal. Firmus aedil., q., IIvir, curator oper. publicor., curator [---] M. Rutilius Macedo curator ark. Puteolanor., aedil., IIvir (a Beneventum)
C. Iulius Apollonius decur. Romae trib. item aedil., accens. velatus, cur. mun. glad. tridui
curator oper(um) publicor(um) datus a divo Aug(usto) Vespasian(o)
[c]uram egit rei frum(entariae)
curator aquae Augustae
curator o[perum] publicor(um) et locorum prim[us factus]; curator aq[uae Aug(ustae)]
curator oper(um) publicor(um), curator [- - -]
curator ark(ae) Puteolanor.
cur. mun(eris) glad(iatorii) tridui
Nola
Nola
Puteoli (Cumae?)
Puteoli
Puteoli
Puteoli
Puteoli
II sec.
età neroniana
10 d.C.
II sec., seconda metà
Eph. Ep. VIII 370 = EDR160049 Puteoli; CIL, X 4588 = AE 2004, 426 = EDR102200 Caiatia
AE 1899, 207 = EDR071719 Beneventum
CIL, X 1799 = EDR159987 Puteoli
AE 1974, 266 = EDR078903 Puteoli
AE 1998, 366 = EDR103806 Puteoli (o Cumae?)
AE 1900, 180 = EDR071759 Nola
CIL, X 1266 = EDR130506 Nola
CIL, X 1491 = EDR159965 Neapolis
III sec., prima metà
funeraria
C. Herbacius Maec. Romanus IIvir, alimentorum quaest. cur. sacrae pecun., cur. II frum. compar.
cur. II frum(enti) compar(andi)
Neapolis
età lavia
AE 1914, 148 = EDR072672 Cumae
II sec., prima metà
dedica sepolcrale alla iglia
[- - - Asi]aticus [pr]aef. coh. I [Ast?]urum, pr., quaest., cur. pec. pub. Cumis
cur. pec(uniae) pub(licae) Cumis
Cumae
AE 2011, 252 Capua
III sec., seconda metà
istula aquaria
M. Aur. Lucretius Lysias cur. aquae
cur. aquae
Capua
onoraria? funeraria?
onoraria
M. A[ur.? - - -] v. e., sacerdos d(ei) p(atrii) immunis, omnibus hon. oneribus muneribusque perfunctus et cur. aquae Aug. per annos [---] L. Alius Fannius Primus quaest., curator frumento, du(u)mvir, omnib. honerib. et honoribus functus
cur. aquae Aug(ustae) per annos [---] omni sumptu proprio [administratae]
curator frumento
Puteoli
Trebula
IV sec. (dopo Costantino)
III sec., seconda metà
II sec., ine
onoraria dedicata alla sorella
M. Gavius (M. f.) Fabius Iustus splendidiss. eq. R., augur, IIvir II, q. II, cur. muner. glad. et om[nibus hono]rib. et munerib. perfun[ctus]
cur. muner(is) glad(iatori)
Puteoli
II sec., ine
onoraria dedicata alla iglia
M. Gavius Puteolanus IIvir, aed., cur. muner. gladiatori quadriduo et omnibus honorib. et munerib. perfunc.
cur. muner(is) gladiatori quadriduo
Puteoli
CIL, X 4559 = EDR102401 Trebula
CIL, X 1805 = EDR147322 Puteoli
CIL, X 1785 = EDR108243 Puteoli
CIL, X 1785 = EDR108243 Puteoli
CURAE cittadine nelle comunità del LATIUM VETUS Maria Grazia Granino Cecere (Università degli Studi di Siena)
Riassunto. I centri dell’area geograica tanto prossima all’Urbe rivelano numerose testimonianze relative alla presenza di curae municipali. Ben 32 individui possono annoverarsi tra i curatores impegnati sui più diversi fronti nel corso dei primi tre secoli dell’età imperiale, dalle curae di carattere amministrativo e inanziario a quelle relative all’approvvigionamento annonario e idrico, da quelle relative all’edilizia di carattere civile o religioso, a quelle pertinenti agli spettacoli pubblici. Nell’ambito del contributo una particolare attenzione viene riservata alle testimonianze relative alla cura aquarum e alla cura operum publicorum et aedium sacrarum. Abstract. he centres of the geographical area close to the Urbe reveal many evidences related to the presence of municipal curae. he curatores of very diferent kinds and who are active during the irst three centuries of Imperial Age are thirty-two. hey include: inancial and administrative curae; food and water supply curae; civil and religious construction curae; public show curae. Within this work, a special focus is dedicated to the evidences on cura aquarum, cura operum publicorum et aedium sacrarum, too.
Nell’ambito geograico preso in esame, il Latium vetus, la curae cittadine non potevano non trovare numerose attestazioni: i centri della regione tanto prossima all’Urbe erano infatti interessati da un notevole grado di urbanizzazione, tale da richiedere un operato aggiuntivo o straordinario rispetto a quello svolto dai magistrati, e nelle aree circostanti iorivano in ogni dove le proprietà di senatori e di personaggi di notevole rilievo nella società del tempo, sensibili fautori e promotori di buone condizioni ambientali. Si aggiunga a questo il gran numero di rinvenimenti di documenti epigraici e l’uso di privilegiare il riconoscimento dell’operato verso una comunità proprio attraverso l’aidamento di una cura, mentre altrove vediamo tanti cittadini agire da semplici privati come evergeti. Come si può notare, anche attraverso un rapido excursus proposto nella tabella conclusiva, vediamo ben 32 o 331 individui assumere una 1
L’incertezza è determinata dal permanere del dubbio in merito a CIL, XIV 3673 = Inscr. It. 4, 1, nr. 217, se si sia in presenza o meno di un curator fani Herculis Victoris, dal momento che sono conservate solo le lettere CV[- - -] prima della frattura; ma l’integrazione sembra possa essere accolta sia per il nome del personaggio, poiché si tratta di un T. Sabidius, appartenente a una gens di rilievo nella realtà tiburtina, nella quale si annovera anche un curator del santuario (vd. infra), sia per il cursus equestre e municipale, che annovera augurato e saliato, funzioni sacerdotali che caratterizzano la carriera di altri curatores fani locali. Similmente resta indeinibile se in CIL, XIV 2233 = XV 7808, d’età forse tardo augustea, rinvenuta sul Mons Albanus si abbia un curator aedium sacrarum di Roma (e quindi sia da escludere) o municipale: ciò sia considerando il particolare supporto del testo, ovvero una cassetta di piombo per la distribuzione d’acqua, sia la molto probabile pertinenza al santuario di Iuppiter Latiaris che sul Monte Cavo sorgeva (Kolb 1993, p. 272, nr. 1 ricorda come sia stato letto nel frammento anche un riferimento a un curator aedis sacrae, ovvero
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cura municipale a vario titolo in sette diverse comunità. Sembrano i più numerosi rispetto alle altre regioni, che pur ne annoverano tanti, come ad. esempio la Campania, ma si deve tener conto che almeno 10 tra di essi sono stati solo curatores del santuario di Hercules Victor a Tibur e che ne conosciamo un numero elevato perché molte basi di statue erette in loro onore sono state rinvenute nel corso degli scavi più o meno sistematici che nel tempo hanno interessato il grande luogo di culto tiburtino. Allo stato attuale vediamo la cura aquarum attestata a Ostia e a Tibur, rispettivamente da 2 e da 4 testimonianze, la cura operum publicorum et aedium sacrarum, con le precisazioni di cui tratteremo, ugualmente a Ostia (3), ma anche a Tusculum (2), a Praeneste (2) e dubitativamente nell’ager Albanus (1), cui segue, quasi a corollario, la cura fani, tutta incentrata sul santuario di Hercules Victor, con 12 attestazioni2; inoltre la cura annonae è a Praeneste con 2 esponenti, databili, come da attendersi, tra la ine del II e il III secolo d.C., e la cura muneris publici è documentata nella stessa Palestrina (3) oltre che a Lanuvium (1), con la simile cura lusus iuvenalis a Ostia (1) e a Tusculum (1); ancora l’amministrazione straordinaria di denaro pubblico, la cura pecuniae publicae, rivelano le carriere dei due P. Licinii Gamalae ostiensi, il senior e quello l’età antonina, così come la gestione dei proventi di un lascito testamentario a favore della municipalità, quale l’aricina pecunia Ocraniana gestita da un personaggio dal cursus tutto municipale; a queste si aggiunga la cura viarum di un appartenente all’ordine senatorio3, sulla cui valenza si tratterà in seguito4. Alcuni individui hanno rivestito più di una cura, come C. Nasennius Marcellus senior, che a Ostia è stato curator aquarum e curator operum publicorum perpetuus, Cn. Voesius Aper e P. Acilius Paullus, entrambi curatores annonae e muneris publici a Praeneste, T. Sabidius Maximus e un [-] App[- - -] a loro volta tribuni aquarum5 e curatores fani di Hercules Victor a Tibur. Per quanto riguarda l’ambito cronologico delle numerose attestazioni, poche sono quelle ancora databili negli ultimi decenni del I secolo a.C. e in età giulio-claudia, non più di tre o quattro; qualcuna è inquadrabile tra la ine del I secolo d.C. e l’inizio del successivo; quattro o cinque nella prima metà del III secolo, tra cui la più recente, recante la data dell’anno un curator del santuario). In ogni caso il documento è stato lasciato sotto la denominazione geograica Mons Albanus poiché a tutt’oggi non si è in grado di stabilire a quale centro fosse pertinente tale area santuariale. 2 Ai 10 personaggi che furono solo curatores fani se ne aggiungono altri 2 che hanno avuto altre curatele. 3 CIL, XIV 3607, cfr. Inscr. It. 4, 1, nr. 124. 4 Non può escludersi una valenza municipale anche per l’unica attestazione di cura kalendarii (CIL, XIV 2972), perché gestita da un notabile della stessa città in cui è esercitata, ovvero Praeneste, e perché datata alla metà del III secolo d.C., in tempi non lontani rispetto a quando, ine III- inizi IV sec., tale cura comincia a svilupparsi verso un munus personale (Cfr. W. Eck, L’Italia nell’Impero romano, Bari 1999, pp. 229-231). 5 Per questa denominazione della cura vd. infra nel testo. Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus
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2436; dunque è nel corso del II secolo che si addensano le testimonianze, secondo quanto riscontrabile anche nelle altre regioni7. Dinanzi a tanta pluralità di testimonianze, e tutte degne d’interesse e di rilessioni speciiche, appare opportuno sofermare l’attenzione sulle due prime curae menzionate, ovvero su quella aquarum e su quella operum publicorum et aedium sacrarum, le più ampiamente documentate. La prima, come abbiamo notato, è inora presente nel Latium vetus a Ostia e a Tibur. Ma si rivela di particolare interesse osservare più da vicino i relativi documenti. Quale curator aquarum il primo personaggio che si propone attraverso due testi epigraici8, l’uno integro9– una grande tabula ansata ora ai Musei Vaticani10- l’altro frammentario11, ma pertinenti, come proposto, a uno stesso monumento funerario, è il cavaliere ostiense C. Nasennius Marcellus senior (ig. 1), dalla notevole carriera anche municipale, che l’ha condotto a rivestire il duovirato per ben tre volte, la terza da quinquennale nell’anno 111 d.C., come rivela un frammento dei fasti della colonia 12. Nei fasti, come nell’iscrizione sepolcrale, la sigla PC ricorda anche il patronato cittadino.13 Personaggio d’indubbio prestigio e ricchezza, di origine ostiense, come indica la tribù Voturia14 di C. Nasennius Proculus, precedente nel
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CIL, XIV 2972, cfr. EDR 119783. Alle testimonianze relative ai centri del Latium vetus prese in considerazione dalla Bonkoffsky 2001-2002, sono da aggiungere due curatores fani Herculis Victoris, il senatore C. Porcius Longinus e T. Sabidius Maximus, che è stato anche tribunus aquarum (per il quale vd. infra nel testo), così come C. Terentius Valens, praefectus salientium et rivi supern(i) probabilmente ignorati perché per entrambi non è presente il termine cura nella denominazione della loro funzione. La studiosa sembra inoltre non avvedersi che CIL, XIV 3599 e 3600 si riferiscono a un medesimo personaggio e non riconosce l’ostiense C. Nasennius Marcellus degli ultimi decenni del II secolo d.C. in CIL, VI 861 = X 1791 e in CIL, VI 31741; non prende in considerazione la possibile presenza di un curator aedium sacrarum in CIL, XIV 2233, forse perché considerato urbano. D’altro canto rispetto alla Bonkofsky non si tiene conto, perché troppo indeinibile quanto resta del testo epigraico, del personaggio il cui cursus è in CIL, XIV 3690, cfr. Inscr. It. 4, 1, nr. 205. 8 Per alcuni aspetti della carriera militare del personaggio, databile in età lavia, vd. P. Holder, Two Commanders of ala Phrygum, in ZPE, 140, 2002, pp. 287-291. 9 CIL, XIV 171; cfr. A.E. Gordon - J.S. Gordon, Album of Dated Latin Inscriptions II, Berkeley - Los Angeles 1964, pp. 152-153, nr. 246 e Meiggs 1973, pp. 202 e 560, nr. 9. 10 Galleria Lapidaria sett. 3, nr. 29, inv. 8955; l’iscrizione, facente parte della collezione Capponi e, come gran parte di questa, acquisita per i Musei da Gaetano Marini, fu pubblicata tra le ostiensi da Hermann Dessau “mera coniectura”, ipotesi che ora trova conferma nei due frammenti pertinenti a una copia della stessa, CIL, XIV 4457, di cui da tempo era noto il solo fr.b, edito in CIL, XIV 446. 11 Vd. nt. precedente. 12 L. Vidman, Fasti Ostienses, Praha 1957, frg. J 26-27; cfr. B. Bargagli - C. Grosso, I Fasti Ostienses. Documento della storia di Ostia, Roma 1997, p. 37. 13 La datazione di CIL, XIV 171 ai primi decenni del II secolo è suggerita anche dall’ampiezza dell’attacco dell’ansa alla tabula. 14 M. Cébeillac Gervasoni - F. Zevi, Le tribù di Ostia, in M. Silvestrini (ed.), Le tribù romane. Atti della XVIe Rencontre sur l’épigraphie (Bari 8-10 ottobre 2009), Bari 2010, pp. 161169, in part. 162-166. 7
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Fig. 1. Roma, Musei Vaticani. Galleria Lapidaria. Iscrizione funeraria di C. Nasennius Marcellus senior (CIL, XIV 171).
tempo e appartenente alla stessa famiglia15, e probabilmente non il primo a rivestire il duovirato16, Marcellus tenne perpetuo la cura aquarum insieme a quella, che poi esamineremo, operum publicorum. La grande espansione della colonia ostiense nel corso in particolare della prima metà del II secolo, certo anche in relazione alla costruzione del porto traianeo, deve aver determinato la necessità di ampliare il rifornimento idrico urbano e soprattutto la capillarità della distribuzione senza trascurare il mantenimento dell’esistente. L’acquedotto del resto risaliva alla I metà del I secolo, tra gli anni 30 e 50,17 e anche gli interventi dovuti a Vespasiano nel 76/7718 e a Domiziano, come rivelano19 il castellum aquae di Porta Romana e qualche conduttura, conservata nei successivi lavori di manutenzione della rete idrica, si mostrarono presto insuicienti. Infatti recenti ricerche nel territorio hanno rivelato la realizzazione di un nuovo acquedotto con captazione al Fosso di Malafede, che la tecnica edilizia assegna all’età traianea e che sembra servisse in particolare i nuovi quartieri sorti nella zona occidentale della città20. Un rifacimento dell’acquedotto in età severiana sembra poi potersi afermare, poiché le strutture di un nuovo percorso databili in
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CIL, XIV 5035, cfr. 1395. Sugli esponenti della gens Nasennia, vd. Meiggs 1973, pp. 509-510, il quale distingue il duovir del 166 dal curator del 184 e patronus coloniae nel 189, distinzione seguita anche da Caldelli 2014, p. 111. 17 Bukowiecki 2008, pp. 56-57 e 70; vd. anche Chr. Bruun, Ti. Claudius Aegialus e l’acquedotto di Ostia, in ZPE, 122, 1998, pp. 265-272. 18 A. Marinucci, L’iscrizione dell’acquedotto ostiense, in MEFRA, 118, 2006, pp. 509-510. La costruzione dell’acquedotto sembra possa risalire al tempo di Caligola, cfr. CIL, XIV 5309, 9 (Bruun 2002, p. 174); nel testo relativo all’intervento di Vespasiano, a quanto aferma Marinucci, suo editore, vi sarebbe riferimento solo a una modiica, forse anche sostanziale, o a un restauro di qualche parte dell’acquedotto, ma non ad adduzione di nova aqua; ma vd. quanto detto in merito da M. Cébeillac Gervasoni - M.L. Caldelli - F. Zevi, Epigraia latina. Ostia: cento iscrizioni in contesto, Roma 2010, pp. 147-148, nr. 27. 19 Bukowiecki 2008, pp. 98, 100 e p. 119 con nt. 261. 20 Bukowiecki 2008, p. 58. 16
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tale periodo sono state trovate sia presso lo stesso luogo di captazione sia nel lungo tratto tra il borgo medievale e Porta Romana21. Tutto ciò sembra trovare conferma, seppur indirettamente, nella documentazione epigraica. Se infatti ci sofermeremo in seguito sugli altri Caii Nasennii Marcelli, discendenti del nostro, che assumeranno a loro volta curae nella colonia, è qui il caso di osservare come la “vocazione acquaria” della famiglia trovi riscontro nella prima metà del II secolo e poi in particolare durante la dinastia dei Severi, in una serie di plumbarii Caii Nasennii, il cui nome troviamo stampigliato su almeno 30 istulae, per contare quelle inora edite, e spesso abbinato a nomi imperiali. Nasennius risulta al momento il gentilizio più difuso tra i plumbari ostiensi22. Il primo in ordine di tempo è C. Nasennius halamus, noto da 2 esemplari (di cui uno ancora inedito), datati ancora in età traianea23; segue C. Nasennius Musaeus, noto da almeno 11 esemplari, di cui uno rinvenuto nelle fasi preadrianee delle Terme di Nettuno24; è noto da 2 esemplari d’età adrianea25 C. Nasennius Fortunatus I, da distinguersi da un omonimo successivo nel tempo; su 5 esemplari relativi almeno a due condotti recanti i nomi di Settimio Severo e Caracalla26 si trova C. Nasennius Felix; inine C. Nasennius Fortunatus II, il più documentato in tanti esemplari recanti o la dicitura d(ominorum) n(ostrorum) (duorum), in cui sono da riconoscersi Settimio Severo e Caracalla, o il nome di Severo Alessandro27. Se la cura aquarum per ora non sembra documentata per i discendenti di C. Nasennius Marcellus senior, l’attività produttiva è rimasta in ogni caso saldamente in mano a oicine dei Nasennii che, tra l’altro, come detto, dovevano lavorare per iniziative imperiali, secondo quanto rivelano i nomi, in particolare dei Severi, presenti sulle istulae di Felix e di Fortunatus II e la notevole portata di molte di queste28. Una connessione simile si può osservare, come vedremo, anche a Tibur per la gens Sabidia. Preliminarmente è da dire che Tivoli è la città delle acque. Nel suo territorio passavano i più importanti acquedotti che portavano già in piena età repubblicana l’acqua a Roma. Dal sublacense provenivano la Marcia29 e l’Anio vetus30, che, come attesta Frontino, ai suoi tempi forniva anche i 21
Bukowiecki 2008, p. 59. Geremia Nucci 2006, in part. pp. 456-459. 23 Barbieri 1953, p. 175, nr. 41 = AE 1977, 167 e Geremia Nucci 2006, p. 459, nt. 21; vd. Bruun 2010, p. 322. 24 Elenco in Geremia Nucci 2006, p. 459; cfr. Bruun 2010, p. 316. 25 Barbieri 1953, p. 174, nr. 40, cfr. Geremia Nucci 2006, p. 458 e Bruun 2010, p. 312 con nt. 66. 26 CIL, XIV 5309, 35; Barbieri 1953, p. 159, nr. 10 = AE 1977, 156 = EDR 076696; cfr. Geremia Nucci 2006, p. 458 e Bruun 2002, p. 173 e Id. 2010, p. 310. 27 Elenco in Geremia Nucci 2006, p. 459 e Bruun 2010, p. 312 (cfr. anche Id. 2002, pp. 173-175). 28 Una tale connessione, così come per i Sabidii di Tibur, per cui vd. infra, non è sfuggita a Chr. Bruun, he Water Supply of ancient Rome. A Study of Roman Imperial Administration, Helsinki 1991, pp. 363-365 e in Bruun 2002, pp. 169-192, ma senza valorizzarne le relative conseguenze. 29 Front. Aq. 7.6 (dal 144-140 a.C.). 30 Front., Aq. 6.5 (dal 272-270 a.C.). 22
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tiburtini; a queste si aggiunsero agli inizi del tempo imperiale l’Anio novus e la Claudia31. E poi non va dimenticato che il municipio era attraversato dalle acque dell’Aniene, che qui precipitava a cascata, presso la sede della ninfa Albunea e il bosco sacro di Tiburnus di fronte all’acropoli tiburtina32, in stretto rapporto col santuario di Ercole. Canali antichi scavati sotto la città e mantenuti in eicienza conducevano l’acqua del iume dal tratto a monte a quello a valle33, ma il carattere impetuoso dell’Aniene determinava ad ogni piena costante pericolo per l’abitato, per la contemporanea presenza dell’ansa, della cascata e per la fragilità del sedime roccioso. Quel delicatissimus amnium, come lo deinisce Plinio, aveva causato nel 105, un’alluvione disatrosa34, che aveva sbalzato boschi e montagne lungo il suo percorso, causando la morte di tanti. Una realtà idrogeologica complessa quella tiburtina, dunque, che aveva bisogno di un controllo costante, anche per garantire l’approvvigionamento idrico della città e l’irrigazione delle fertili campagne circostanti. Nel pavimento dell’antica chiesa di S. Pietro fuori le mura era conservato il frammento di una mappa, la cd. pianta di Tivoli35, simile a quella attribuita, non saprei quanto a ragione, all’aqua Alsietina a Roma36, in cui erano rappresentati due canali (rivi), dotati di foramina per consentire il luire dell’acqua ad irrigare due fundi, un fundus Domitianus di un tal M. Salvius e un fundus Sosianus di un tal L. Primus, secondo deiniti turni orari37. Un qualcosa di simile a quanto avveniva ad es. anche in territorio 31
Z. Mari, Il Regno delle Acque. La valle dell’Aniene nell’antichità, in Aqua et fontes. La strada azzurra verso Roma, Trevi nel Lazio, Castello Caetani 13 dicembre 2014-28 giugno 2015, Roma 2015, pp. 35-43. 32 Hor., Carm. 1, 7, 12-13. 33 F.C. Giuliani, La situazione dell’Aniene a Tivoli, in S. Quilici Gigli (ed.), Uomo acqua e paesaggio. Atti dell’Incontro di studio sul tema “Irreggimentazione delle acque e trasformazione del paesaggio antico”, S. Maria Capua Vetere, 22-23 novembre 1996, Atlante Tematico di Topograia Antica, II Suppl., 1997, pp. 143-164, il quale cerca di individuare il ciglio della cascata superiore dell’Aniene per ricostruire l’assetto idrico del luogo in età classica, profondamente mutato dopo tante alluvioni nel corso dei secoli. 34 Plin. Ep. 8.17.3-5: Anio delicatissimus amnium, ideoque adiacentibus villis velut invitatus retentusque, magna ex parte nemora, quibus inumbratur, et fregit et rapuit; subruit montes et decidentium mole pluribus locis clausus, dum amissum iter quaerit, impulit tecta ac se super ruinas eiecit atque extulit…… Multi eius modi casibus debilitati, obruti, obtriti, et aucta luctibus damna. (L’Aniene, il più mondano dei iumi, che sembra essere stato invitato e trattenuto dalle ville poste sulle sue sponde, ha schiantato e asportato gran parte dei boschi da cui era ombreggiato; ha corroso le colline e, serrato in più punti dalle frane, mentre cerca di aprirsi un varco, atterra gli ediici, si riversa sopra le rovine e le trascina seco. ...Molte persone da accidenti di questo genere rimasero ferite, seppellite, inghiottite, unendo alle perdite i lutti. [Trad. L. Rusca]); sul furore che gonia l’Aniene e sul suo rumoreggiante spumeggiare, che sembrano placarsi solo presso la villa tiburtina di Manilius Vopiscus, verseggia Stat. Silvae 1, 3, 20-22. Una recente analisi della lettera pliniana sulle inondazioni dell’Aniene come del Tevere è elaborata da S. Rocchi, Plinius, Brief 8, 17. Eine Überschwemmung des Tiber und des Aniene, in Gymnasium 122, 2015, pp. 389-402. 35 CIL, XIV 3676 = Inscr.It. 4, 1, nr. 239 = AE 2002, 180 e Rodriguez-Almeida 2002, pp. 33-36. 36 CIL, VI 1261 e p. 4365. 37 Mommsen voleva attribuire a un medesimo documento anche la mappa cd. del Priorato Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus
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tuscolano per l’aqua Crabra, secondo la testimonianza di Cicerone38. Il frammento consente di supporre l’esistenza agli inizi del I sec. d.C. di una mappa di distribuzione acquaria della campagna tiburtina, controllata dall’autorità che stabiliva anche i turni di distribuzione. La complessa realtà locale cui si è fatto riferimento e il numero signiicativo di almeno quattro attestazioni di addetti alle aquae nel panorama non vastissimo dell’epigraia tiburtina, recanti anche particolari denominazioni, inducono a supporre che quella delle aquae fosse una cura non solo connessa a particolari momenti, che potremmo deinire critici della vita del municipio; e forse nell’ambito di una struttura non stabile, però spesso messa in opera, non è da escludere anche una particolare organizzazione e divisione di ruoli nel suo ambito. La documentazione rivela un curator aquae Tiburtinae,39 purtroppo anonimo per noi, essendo il nome andato perduto come gran parte della sua carriera. La curatela vede qui speciicata la denominazione dell’aqua perché il personaggio venne onorato lontano da Tibur, precisamente a Circeii, città di cui gli era stato conferito il patronato40. Probabile tribuno della legio VII Claudia, viene considerato da Ségolène Demougin tra i cavalieri che hanno svolto la loro carriera prima del principato di Claudio41. Purtroppo l’irreperibilità del documento non consente alcuna veriica in tal senso. Al secondo secolo invece possono essere datati con buona certezza sia T. Sabidius Maximus42 che un anonimo personaggio43, i quali entrambi nell’ambito di un cursus municipale, sono denominati tribuni aquarum – in verità ciò è sicuro per il primo, probabile, in integrazione, per il secondo. A questi si aggiunga un C. Terentius Valens44, forse non lontano nel tempo (il documento è perduto), che fu praefectus quinquennalis salientium e praefectus rivi superni45, ovvero un preposto alle acque condotte con tubature nel centro urbano, a fornire fontane e bacini, e responsabile di un rivus, di una conduttura idrica che doveva correre più in alto rispetto ad altre. Una speciicità di funzioni, che sembra rivelare, come si diceva, un’organizzazione capillare per il controllo delle acque, pronta ad ogni intervento. Dei tre personaggi T. Sabidius Maximus, secondo quanto rivela la sua carriera non solo municipale, appare come il più importante e il suo riliedi Malta, CIL, VI 1261 e p. 4365, ma Rodriguez Almeida 2002, pp. 35-36 ritiene le due mappe troppo dissimili tra loro. 38 Il quale pagava per l’uso di tale acqua una tassa ai Tuscolani (Cic. de lege agraria 3, 9: ego Tusculanis pro aqua Crabra vectigal pendam, quia mancipio fundum accepi). 39 CIL, X 6427; PME inc. 182. 40 E non come suppone Demougin 1992, p. 331, nr. 404, perché si era occupato dell’approvvigionamento dell’acqua da parte degli abitanti di Circeii. 41 Demougin 1992, p. 331 motiva tale datazione con la mancanza degli appellativi pia idelis che la legione ebbe nell’anno 42. 42 CIL, XIV 3674 = Inscr.It. 4, 1, nr. 197. 43 Inscr.It. 4, 1, nr. 203. 44 CIL, XIV 3682 = Inscr.It. 4, 1, nr. 199. 45 Non vedo perché si debba accogliere lo scioglimento supern(atis) proposto in Inscr.It. 4, 1, ad nr. 41
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vo nella vita cittadina ha trovato nel patronato la più signiicativa espressione; quanto poi il suo operato nei vari ruoli sia stato apprezzato viene suggerito dalla concessione del locus sepulturae decretato dal senato voluntate populi. Non pochi documenti tiburtini rivelano altri esponenti della medesima gens46, che nel corso del II secolo ebbero ruoli signiicativi a Tibur. Ma nella nostra ottica, ciò che maggiormente appare signiicativo, in quanto certamente legato al ruolo di tribunus aquarum di Maximus, è il fatto che nello stesso arco temporale troviamo numerosi Sabidii quali plumbarii sulle istulae del territorio tiburtino47. Si tratta di P. Sabidius Dionysius, noto da 2 esemplari48; T. Sabidius Helico(n)49 in 8 esemplari rinvenuti tra Tivoli, Vicovaro e S. Gregorio; P. Sabidius Hermes50, su di un condotto rinvenuto a Castemadama; T. Sabidius T. f.[- - -], se è da accogliere la trascrizione del Bruzza51 in una istula rinvenuta tra Castemadama e Ciciliano; T. Sabidius Victor52, su due condotti di grande modulo. E ora, volgendo lo sguardo alla cura operum publicorum et aedium sacrarum, da un esame complessivo delle testimonianze vediamo emergere qualche nuovo suggerimento. Per questa cura di nuovo compare il nome di C. Nasennius Marcellus senior nel panorama ostiense, con le due iscrizioni già note (vd. Tabella). Ma vediamo che non è il solo: un altro C. Nasennius Marcellus, non senior però, è il curator operum publicorum perpetuus che concede il locus per l’erezione della statua del cavaliere Q. Petronius Melior, la cui dedicatio avvenne il 3 febbraio del 18453; il nome dello stesso curator si può agevolmente integrare in un’altra dedicatio del 21 giugno del 181, attualmente conservata nel Museo Nazionale di Napoli, che da tempo, grazie all’indicazione del suo nome, è stata rivendicata a Ostia54, dopo essere stata edita
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CIL, XIV 3675 = Inscr.It. 4, 1, nr. 216; XIV 3673 = Inscr.It. 4, 1, nr. 217, forse appartenente all’ordo equestre (vd. tra i curatores fani Herculis Victoris). 47 Ai personaggi considerati se ne possono forse aggiungere altri, dal momento che le istulae frammentarie mancano della parte conservante il cognomen: ad es. CIL, XV 7908 = Inscr. It. 4, 1, nr. 624, un P. Sabidius - - -, che potrebbe identiicarsi con il P. Sabidius Dionysius o Hermes e CIL, XV, 7906, in cui è conservato solo Tito Sabidio - - -?, da identiicarsi forse con Victor, in considerazione del caso in cui compare il nome. 48 CIL, XV 7904 = CIL, XIV 3705 = Inscr.It. 4, 1, nr. 621, cfr. Bruun 2010, p. 307 (vd. anche per il personaggio Bruun 1991, p. 317, nt. 54). 49 CIL, XV 7905 = Inscr.It. 4, 1, nr. 622 (vd. anche M.G. Granino Cecere, Supplementa Italica. Imagines. Latium vetus praeter Ostiam (CIL, XIV, Eph. Epigr. VII e IX), Roma 2005, nr. 99); ed elenco in Bruun 2010, p. 313. 50 CIL, XV 7907 = Inscr.It. 4, 1, nr. 623 e Bruun 2010, p. 313. 51 Vd. AE 1987, 208 = Suppl. It. 4, p. 234, nr. 134. 52 CIL, XV 7892 = Inscr.It. 4, 1, nr. 625: qui il personaggio compare su di una istula di grande calibro insieme a D. Rupilius Menander, ed entrambi sono indicati come scribae rei publicae in caso ablativo. 53 CIL, XIV 172 add. a p. 481. 54 G. Camodeca - H. Solin (edd.), Catalogo delle Iscrizioni Latine del Museo nazionale di Napoli, I, Roma e Latium, Napoli 2000, p. 167, nr. 563; per primo ne aveva riconosciuto la Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus
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tre le puteolane da Mommsen e tra le urbane da Henzen55; ritengo che lo stesso personaggio si possa riconoscere nel Nasennius, curator operum publicorum di un documento frammentario rinvenuto a Roma nell’atrium Vestae56, come già del resto supponeva Lanciani. In questi probabilmente è da riconoscere il duovir quinquennalis dell’anno 166, menzionato in CIL, XIV 4148 e il patronus coloniae attestato per l’anno 18957 secondo una carriera municipale molto simile a quella del suo predecessore, probabilmente il nonno. Forse invece il duovir dell’anno 180, il cui cognomen è integrato in lacuna58, può essere identiicato con il pontifex Volcani et aedium sacrarum ricordato in un documento attribuito al Serapeo di Porto59 databile prima del 194, quando il pontiicato passò nelle mani di M. Antius Crescens Calpurnianus, o, meglio, dopo quest’ultimo, agli inizi del III secolo: appare diicile ammettere che contemporaneamente uno stesso individuo sia stato curator operum publicorum perpetuo e pontifex Volcani et aedium sacrarum, funzione anche questa a vita. La documentazione disponibile è limitata e non particolarmente esplicita, ma è ben chiaro come nella colonia ostiense il pontifex Volcani et aedium sacrarum avesse piena autorità sulla concessione di suolo pertinente alle aedes pubbliche 60. Proprio per la chiara distinzione tra cura operum publicum e quella aedium sacrarum non saprei se proprio alla suprema autorità religiosa ostiense, come sembra indicare la titolatura, spettasse pure la cura degli stessi ediici sacri pubblici. Anche per il cavaliere L. Licinius Herodes, documentato a Ostia nei primi decenni del III secolo, la cura è solo operum publicorum: egli ha sommato nelle sue mani molti incarichi locali di carattere civile e soprattutto religioso61 tra i quali il laminato del divo Severo, che ne rivela la collocazione cronologica. Volgendo poi lo sguardo agli altri centri del Latium vetus in cui sono documentate, si noterà come anche qui la cura operum publicorum sia provenienza ostiense M. Raoss, Note di epigraia latina e greca, in Epigraphica, 30, 1968, pp. 96-102; sul personaggio vd. anche Kolb 1993, pp. 276-277, nr. 5. 55 CIL, X 1791 e CIL, VI 861. 56 CIL, VI 31741. 57 CIL, XIV 460. Caldelli 2014, p. 111 invece identiica il duovir del 180, distinto da quello del 166, con il curator operum publicorum del 181 e 184, con il patronus coloniae del 189 e con il pontifex Volcani di CIL, XIV 47; ma si osservi, come detto in seguito nel testo, la diicoltà di vedere nelle mani di uno stesso individuo la cura operum publicorum perpetuo e la carica di pontifex Volcani et aedium sacrarum. 58 Nel testo frammentario edito da A. Marinucci, Ostia. Iscrizioni municipali inedite, in MGR, 13, 1988, pp. 180-216 a p. 200 e tav. XIV. 59 CIL, XIV 47; cfr. anche G. Sacco, Iscrizioni Greche d’Italia. Porto, Roma 1984, pp. 28-32, nr. 13. 60 F. Zevi, Ancora su T. Statilius Taurianus e il Serapeo di Ostia, in Epigraphica, 66, 2004, pp. 107-108. 61 Ch. Bruun, True Patriots? he Public Activities of the *Augustales of Roman Ostia and the summa honoraria, in Arctos, 48, 2014, pp. 67-91, pp. 80-81; per l’appartenenza di Herodes a un gruppo familiare di liberti, sia per la tribù Palatina d’ascrizione sia perché onorato dall’ordo Augustalium, si esprime Caldelli 2014, pp. 107 e 110 (il documento è databile dopo l’anno 211 d.C. per il laminato rivestito dal personaggio). 43
Maria Grazia Granino Cecere
frequentemente distinta da quella aedium sacrarum. È proprio quest’ultima che vediamo aidata a un importante esponente dell’ordine senatorio, C. Iulius Asper, che ottenne il consolato nel 212, anno in cui, con particolare onore, padre per la seconda volta e iglio rivestirono insieme la suprema magistratura. Nelle numerose basi di supporto62 a tante statue dedicate in tempi diversi da amici, collaboratori e amministrati che dovevano ornare la sua villa presso Grottaferrata e che recano il suo brillante cursus senatorio in ordine discendente, è indicata, sempre all’ultimo posto, la cura aedium sacrarum, come la prima rivestita, l’inizio in ambito municipale di una carriera splendidamente statale63, ma indicata proprio perché connessa al municipio di Tusculum, in cui la vasta proprietà sorgeva. E sempre nel territorio dello stesso municipium possiamo probabilmente trovare conferma in merito alla possibile distinzione tra cura operum publicorum e quella aedium sacrarum in quanto resta di un’iscrizione purtroppo irreperibile relativa alla dedicatio di una statua64. Qui compare, dopo la datazione consolare, l’indicazione appunto di un Cestius Rufus, curat(or) oper(um) p[ubl(icorum)], accanto alla menzione dei due aediles65. A Praeneste, inoltre, C. Voluntilius Varus si deinisce curator aedium sacrarum, e questo in bolli66 impressi forse su sesquipedali (igg. 2 e 3), che, seppur frammentari, consentono di completare nome e funzioni. La menzione di un curator aedium sacrarum sull’opus doliare si presenta come un unicum, per quanto ne sappia. Varus è anche duovir iterum, come si legge nel medesimo bollo e il suo collega, solo duovir, è menzionato in un timbro distinto impresso accanto a quello di Varus (ig. 4). Spesso duoviri e quaestores sono presenti nell’epigraia doliare prenestina, ma questo è l’unico caso in cui si sottolinea la contemporanea cura aedium sacrarum gestita del magistrato, per cui appare legittimo pensare che si tratti di una 62 CIL, XIV 2505 e 2507-2511, in cui la curatela è espressamente indicata; è al padre e non al iglio, secondo la communis opinio, espressa anche in PIR2 I 334, che le iscrizioni onorarie vanno attribuite per K. Dietz, Iulius Asper, Verteidiger der Provinzen unter Septimius Severus, in Chiron, 27, 1997, pp. 487-523. Per la villa e la sua collocazione nel territorio del municipio, forse in località Bagnara, vd. M. Valenti, Ager Tuculanus, Firenze 2003, pp. 313-314 e ig. 328. 63 Tutte le motivazioni addotte per deinire come si tratti di una cura municipale sono ricordate da Kolb 1993, pp. 278-279, nr. 7; ma prima di lei già P. Culmann, A Municipal, not Imperial curator aedium, in Historia, 34, 1985, pp. 503-505, che la studiosa sembra non conoscere, così come Pflaum in PIR2 I 334 e G. Molisani, Una dedica a Giove Dolicheno nell’isola Tiberina, in RAL, 26, 1971, pp. 809-811. 64 CIL, XIV 2590, datata all’anno 186 d.C.; vd. O. Salomies, Some Observations on Consular Dating in Roman Inscriptions of the Empire, in H. Solin - O. Salomies - U.M. Liertz (edd.) Acta Colloquii Epigraphici Latini, Helsingiae 3-6 sept. 1991 habiti (Comm. Hum. Litt.104), Helsinki 1995, p. 283, nt. 49, che indica il documento tra le basi per statue di cui si conserva solo il ianco con la datazione. 65 Per la r. 4 appare infatti preferibile l’integrazione curat(ore) oper(um) p[ubl(icorum)] rispetto a quella proposta da Dessau, curat(ore) operi[s], del tutto inusuale; prima della frattura l’asta diritta può essere intesa non come una I, ma come il tratto verticale di pertinenza ad una P iniziale di p[ubl(icorum)]. Per i due magistrati, i cui nomi sono indicati nelle due righe seguenti, [ae]dil(itate) L. Avilli Metiliani et / [-?] Vibi Rui, vd. rispettivamente CIL, XIV 2501 e 2556 e 2557. 66 CIL, XIV 4091, 9 cfr. XV 2297 e 2298.
Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus
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Figg. 2-4. Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, Magazzini. Bollo doliare del curator aedium sacrarum C. Voluntilius Varus da Praeneste (CIL, XIV 4091,9 cfr. XV 2297 e 2298) (Foto dell’autrice, per gentile concessione della Direzione del Museo). 45
Maria Grazia Granino Cecere
produzione destinata al restauro di ediici di culto pubblici. Le caratteristiche del bollo, forma e paleograia, suggeriscono una datazione al I secolo d.C., forse anche alla prima metà. Del resto la gens Voluntilia è ben attestata nella necropoli medio repubblicana della città67 e la vediamo presente nella prima età imperiale nell’iscrizione sepolcrale di un [-] Voluntilius C.f. Macer68 dalla carriera apparitoria in Roma, al quale fu conferito l’onore del locus sepulturae dal senato locale. Sul inire del secolo successivo, invece, va datata l’importante carriera procuratoria del patronus prenestino T. Flavius Germanus69, che indica quale prima tra le sue cariche civili e religiose municipali la cura sartorum tectorum operum publicorum et aedium sacrarum, sottolineando, nel formulario tecnico usato70, l’opera di restauro di tutti gli ediici pubblici che gli era stata aidata. Quasi a corollario della cura aedium sacrarum, è da intendere la cura fani del grande santuario di Hercules Victor, che dalle alture di Tibur dominava la valle verso Roma. Nel duplice portico che su tre lati circondava il tempio, tra un numero incredibile di statue e di dediche onorarie, vera vetrina espositiva per i tanti frequentatori che nel portico indugiavano71, si allineavano gli omaggi del senato e della comunità tiburtina a quanti nel rivestire tale cura, avevano dato manifestazione della loro muniicentia. Tra gli 11, forse 12 personaggi curatores fani inora noti ben 6 sono senatori72, gli stessi le cui ville costellavano il paesaggio tiburtino, 3 sono gli appartenenti all’ordine equestre73 e forse 3 i magistrati municipali74. Una cura ambita, dunque, che garantiva grande visibilità a chi l’aveva rivestita. Per concludere appare opportuno sofermarsi su una particolare indicazione di cura viarum sternendarum presente nella documentazione del territorio tiburtino. Anche questa sarebbe appannaggio di un senatore,
67
CIL, XIV 3298, 3299 e 3302. CIL, XIV 2940, cfr. A. Borlenghi, Il campus. Organizzazione e funzione di uno spazio pubblico in età romana, Roma 2011, p. 188. 69 CIL, XIV 2590 = ILS 1420. Ricordato anche in CIL, XIV 2955, dedica posta al nipote L. Matennius Severus, iglio di sua iglia e di L. Mantennius Sabinus, che fu praefectus Aegypti sulla ine del regno di Commodo e prima del 195 (PIR2 M 173). 70 Sul formulario usato e la sua valenza vd. A. Trisciuoglio, “Sarta tecta, ultrotributa, opus publicum faciendum locare”. Sugli appalti relativi alle opere pubbliche nell’età repubblicana e augustea, Napoli 1987. 71 M.G. Granino Cecere, La gestione dello spazio da parte dell’ordo decurionum in due santuari del Latium vetus, Fortuna Primigenia a Praeneste e Hercules Victor a Tibur, in MEFRA, 119, 2007, pp. 366-368. 72 P. Manilius Vopiscus Vicinillianus (CIL, XIV 4242), L. Minicius Natalis Quadronius Verus (CIL, XIV 3599 e 3600), P. Mummius Sisenna Rutilianus (CIL, XIV 3601 e 4244), C. Popilius Carus Pedo (CIL, XIV 3610), Q. Pompeius Senecio Sosius Priscus (CIL, XIV 3609), C. Porcius Priscus Longinus (CIL, XIV 3611). 73 C. Aemilius Antoninus (CIL, XIV 3650), C. Iulius Rufus (CIL, XIV 3544), T. Sabidius [- - -] (CIL, XIV 3673). 74 T. Sabidius Maximus (CIL, XIV 3674), App[- - -] (CIL, XIV 3689), M. Tullius Blaesus (CIL, XIV 4258). 68
Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus
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e non a caso Camilla Campedelli, contro l’opinione espressa dalla Jaschke75, la ritiene parte del cursus senatorio di P. Plautius Pulcher, escludendo, di conseguenza, un’attribuzione municipale76. Ma si deve tener conto di due elementi non trascurabili, in qualche modo evidenziati, seppur in modo non chiaro, sia dalla Bonkofsky77 che dalla Jaschke78. Di P. Plautius Pulcher79, che apparteneva alla potente famiglia dei Plautii Silvani, originaria di Trebula Sufenas80, iglio di M. Plautius Silvanus, che aveva esercitato il consolato ordinario nel 2 a.C. con Augusto81, e fratello di Urgulanilla, prima moglie di Claudio82, è noto il cursus honorum dall’iscrizione funeraria che un tempo si leggeva sul grande mausoleo familiare che ancor oggi si erge presso Ponte Lucano, sotto Tivoli, laddove l’antica via Tiburtina valica l’Aniene. I Plautii, pur non essendo tiburtini, avevano scelto questo luogo per il loro sepolcro, poiché garantiva grande visibilità, ma forse anche perché le loro proprietà dovevano estendersi pure nel territorio di Tibur oltre che in quello della coninante Trebula Sufenas. Nel testo epigraico la cura viarum sternendarum non venne conferita dall’ordo o nei comitia, poiché, con un’espressione del tutto inusuale, si dice che Pulcher fu a vicinis lectus ex auctoritate Ti. Claudi Caesaris Aug. Germanici. Di conseguenza non dovrebbe essere considerata una cura municipale; tuttavia non può che trattarsi di un incarico uiciale, dal momento che viene chiesta l’approvazione del principe. Quella di Pulcher può ragionevolmente essere intesa come una scelta locale, dettata dal prestigio di cui la gens godeva in ambito tiburtino, e dall’estensione dei possedimenti che la famiglia aveva nel territorio. Nei vicini appare opportuno individuare i proprietari dei fondi coninanti o in prossimità di quelli dei Plautii, che andavano ad estendersi probabilmente lungo il tratto della via che in quel tempo veniva prolungata oltre Tibur, seguendo il corso dell’Aniene e secondo un ben più antico tracciato, nella Claudia Valeria, attraversando con numerose ramiicazioni i territori municipali di Tibur e di Trebula Sufenas; una tale scelta, dovuta a proprietari forse appartenenti a più di un ordo municipale, e in relazione alla pavimentazione almeno in parte di una via statale, era stata per questo sottoposta all’approvazione dal principe. La formula inusuale potrebbe trovare una giustiicazione in un’iniziativa tutt’altro che frequente e nella mancanza di una terminologia di riferimento83. 75
Jascke 2006, pp. 192-194. Campedelli 2014, p. 105. 77 Bonkoffsky 2001-2002, cap. 1. 4. 2. 78 Jaschke 2006, pp. 192-193. 79 PIR2 472. 80 M.G. Granino Cecere, Trebula Sufenas, in Suppl. It. 4, Roma 1988, pp. 121-122, con precedente bibliograia. 81 PIR2 P 478. 82 PFOS nr. 619. 83 Come, ad esempio, ma per individui non certo appartenenti all’ordine senatorio e per realtà o tempi successivi, per i curatores viarum o viocuri nella regio I a Sora (CIL, X 5714; 76
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Maria Grazia Granino Cecere
In ogni caso il ruolo svolto da P. Plautius Pulcher si aianca a quello dei numerosi senatori, che, accanto ad appartenenti all’ordine equestre, accanto ai notabili locali assumevano curae cittadine nei centri intorno all’Urbe: sono questi i luoghi, infatti, in cui amavano risiedere, in cui potevano godere in modo più esclusivo del loro prestigio sociale, in cui quindi si lasciavano coinvolgere in un impegno a favore della comunità.
Abbreviazioni bibliografiche Barbieri 1953: G. Barbieri, Ostia - istole acquarie inedite o completate, in NSA, pp. 151-189. Bruun 2002: Chr. Bruun, L’amministrazione imperiale di Ostia e Portus, in Chr. Bruun - A. Gallina Zevi (edd.), Ostia e Portus nelle loro relazioni con Roma, Roma, pp. 161-192. Bruun 2010: Chr. Bruun, Cognomina plumbariorum, in Epigraphica, 72, pp. 297-331. Bukowiecki 2008: E. Bukowiecki et alii, Ostie, l’eau dans la ville. Châteaux d’eau et réseau d’adduction, Rome. Caldelli 2014: M.L. Caldelli, Fasti dei sacerdoti del culto di Vulcano ad Ostia, in MEFRA, 126, 2014, pp. 95-115. Campedelli 2014: C. Campedelli, L’amministrazione municipale delle strade romane in Italia, Bonn. Demougin 1992: S. Demougin, Prosopographie des chevaliers romains julio-claudiens, Rome. Fora 1996: M. Fora, Epigraia Aniteatrale dell’Occidente Romano. IV. Regio Italiae I: Latium, Roma. Geremia Nucci 2006: R. Geremia Nucci, I plumbarii ostiensi: una sintesi delle nuove evidenze, in ArchClass, 57, pp. 447-467. Kolb 1993: A. Kolb, Die kaiserliche Bauverwaltung in der Stadt Rom. Geschichte und Aufbau der cura operum publicorum unter dem Prinzipat, Stuttgart. Meiggs 1973: R. Meiggs, Roman Ostia, Oxford, 2a ed. Rodriguez-Almeida 2002: E. Rodriguez-Almeida, Formae Urbis antiquae. Le mappe marmoree di Roma tra la Repubblica e Settimio Severo, Rome.
Campedelli 2014, pp. 156-158, nr. 39), per cui vd. G.L. Gregori in questi Atti), ad Allifae (CIL, IX 2345; Campedelli 2014, p. 208, nr. 86) e Cales (CIL, X 3910), per cui vd. G. Camodeca in questi Atti) e nella regio IV ad Aveia (CIL, IX 3613), ad Auinum (CIL, IX 3384 e 3385) e a Peltuinum (CIL, IX 3434). Curae cittadine nelle comunità del Latium vetus
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Ostia
Ostia
curator oper(um) publ(icorum)
(stesso individuo scheda precedente)
curator oper(um) publ(icorum) [p(er)p(etuus)?]
(stesso individuo scheda precedente)
dedicatio di una statua
onoraria
[Locus adsignatus per?] Nasenn[ium? Marcellum? cur(atorem)] oper(um) publ(icorum) [p(er)p(etuum?), cur(antibus)] Cn. Statilio [- - -], Cn. Cornelio [- - -], L. Calpurni[o- - -], M. Quintilio [- - -], C. Silio Herm[- - -] L. Licinius L. il. Pal(atina) Herodes eq. Rom., decurialis decuriae viatoriae equestris cos., decurio quinquennalis, duumvir sacerdos Geni col., lam. Rom. et Aug. quaestor aer., aedilis, lam. divi Severi, sodalis Arulensis, praet. prim. sacr. Volk. fac.
III sec., primi decenni (post a. 211)
vd. due schede precedenti
21 giugno 181
curator p(er)p(etuus) oper(um) publ(icorum)
Ostia
dedicatio di una statua onoraria
Locus atsign(atus) per C. Nasenn(ium) Marcellum, cur(atorem) p(er)p(etuum) oper(um) publ(icorum)
curator operum publicorum et aquarum perpetuus
Loc(us) adsig(atus) per / [Na]sen(n)ium Marcellum cur(atorem) / [ope]r(um) publ(icorum), cur(antibus) Valerio [Fel]ice et Avillio Pu[de]nte
3 febbraio 184 d.C.
dedicatio statua di Q. Petronius Melior
C. Nasennius C. f. Marcellus senior praef. coh. I Apamenae, trib. coh. I Italicae civium Romanorum voluntariorum, praef. alae Phrygum, praef. fabrum, aedilis, quaestor, duumvir quinquennalis III, praetor et pontifex Laurentium Lavinatium, p(atronus) c(oloniae) Ostiensium
curator oper(um) publ(icorum)
duovir III nel 111 d.C. (fasti Ost. fr. 22 rr. 26-27) due iscr. funerarie relative allo stesso sepolcro
Anonimo [- - -c]ur(ator?) aed(ium) s[acr(arum)?]
cur(ator) aed(ium) sacr(arum)?
CIL, XIV 373
CIL, VI 31741
CIL, VI 861 = X 1791; EDR114970
CIL, XIV 172 add. p. 481; EDR146349
1 - CIL, XIV 171 cfr. p. 481; EDR143610 2 - CIL, XIV 4457; EDR106560
CIL, XIV 2233; XV 7808 età augustea
impressa su cassetta di piombo per distribuzione acqua
Mons Albanus?
CIL, XIV 2114; ILS 6201; Fora nr. 25; EDR109627
II sec., seconda metà
onoraria
D. Lucilius D.f. Pal(atina) Auspicatus aedilis municipi
curator muneris
Lanuvium
Bibliograia essenziale CIL, XIV 2171; EDR145442
funeraria
L. Sempronius L.f. Hor(atia) Proculus aed(ilis), q(uaestor) VI, salius
curator pec(uniae) Ocran(ianae)
Aricia
Datazione II sec.
Tipologia dell’iscrizione
Nome e cursus del curator
Denominazione della cura
Centro antico
TABELLA – Curae e curatores municipali della regio I – Latium vetus (in grassetto i nomi degli appartenenti agli ordini senatorio ed equestre)
curator muneris publici
curator aquae Tiburtinae
Tibur
curator muneris publici (curator kalendarii)
curator annonae,
Praeneste
Preaneste
curator muneris publici
onoraria
onoraria onoraria
D. Velius Trophimus sevir Augustalis Anonimo [- - -] leg(ionis) VII Claud(iae)... Circeienses patrono
onoraria
P. Acilius P.f. Men(enia) Paullus IIIIIIvir Aug., q. col., aed., IIvir, lamen divi Aug., cur. kal.
Cn. Voesius Cn.f. Aper quaestor, aedilis, IIvir, lamen divi Aug., VIvir
Praeneste
curator annonae triennio continuo,
onoraria
T. Flavius T.f. Germanus curator triumphi felicissimi Germanici secundi ……proc. XX her(editatium), proc. patrimoni, proc. ludi magni……proc. ad alimenta [Lucan(iae)], Brutt(iorum), Calabr(iae) et Apuliae, aed., II vir, lam. divi Aug., IIvir qq., patronus coloniae…..
curator sartorum tectorum operum publicorum et aedium sacrarum
Praeneste
bollo doliare
C. Voluntilius Q.f. Varus IIvir iterum
onoraria/ commemorativa
P. Lucilius P.f. P.nep. P.pronep. Gamala dec. adlectus d.d. infans, IIvir…q(uaestor) a(erarii), pontif. ...
curator aed(ium) sacr(arum)
curator pecuniae exigendae et adtribuendae in comitiis factus
Praeneste
Ostia
commemorativa
P. Lucilius P.f. P.nep. P.pronep. Gamala senior aed., d.d. allectus gratis decurio, IIvir censoriae pot. quinquennalis, pontifex...
curator pecuniae exigendae et adtribuendae in comitis factus
Ostia
curator tabularum et librorum primus constitutus,
funeraria
[---- H]ostilian[us] [--- IIv]ir, q(uaestor) aerar[i Osti]ensium, lam. ….
curator lusus iuvenalis
funeraria
Ostia
Cn. Sentius Cn. il. Cn. n. Ter(etina) Felix dec. decr. aedilicius adl., d. d. decurio adl., q(uaestor) a(erarii) Ostiens., IIvir, q(uaestor) iuvenum, ….
curator lusus iuvenalis
Ostia
II sec., seconda metà
CIL, X 6427 (da Circeii)
CIL, XIV 3011; Fora nr. 22; EDR119740
II sec., seconda metà I-II sec.
CIL, XIV 2972; Fora nr. 24; EDR119783
CIL, XIV 3014; Fora nr. 23; EDR119741
11 maggio a. 243
II sec., seconda metà - III sec., inizi
CIL, XIV 2922 cfr. 2955; Fora nr. 3
CIL, XIV 4091, 9
I sec. a.C., ine - I sec. d.C., prima metà
II sec., ultimi decenni
CIL, XIV 376; Fora nr. 28; EDR143921
II sec., post a. 161, forse aa.171-176
CIL, XIV 375 = I2 3031a; AE 2004, 357; EDR150127
CIL, XIV 4616 + 5381 + MEFRA 88, 1976, pp. 612-620 = AE 1977, 153; Fora nr 29; MEFRA 2014, 23-24; EDR076694
età triumvirale
CIL, XIV 409 = ILS 6146; Fora nr. 39; EDR146430
I sec., ine - II sec., inizi
onoraria
onoraria
onoraria
onoraria?
P. Mummius P.f. Gal(eria) Sisenna Rutilianus cursus senatorio patronus municipi, salius
C. Popilius C.f. Quir(ina) Carus Pedo cursus senatorio patronus municipi Q. Pompeius Q.f. Quir(ina) Senecio…Sosius Priscus cursus senatorio patronus municipi, salius C. Porcius C.f. Quir(ina) Priscus Longinus cursus senatorio patronus municipi C. Aemilius C. f. Fab(ia) Antoninus eques Romanus, q(uin)q(uennalis), patron. municipi, omnib. honorib. honeste perfunctus, pontifex
curator fani H(erculis) V(ictoris)
curator maximi exempli
curator fani H(erculis) V(ictoris)
curator f(ani) H(erculis) V(ictoris)
cur(ator) fani Herc(ulis) Vict(oris)
Tibur
Tibur
Tibur
Tibur
Tibur
Tibur
onoraria
onoraria
onoraria
onoraria
L. Minicius L.f. Gal(eria) Natalis Quadronius Verus cursus senatorio, patronus municipi, quinquennalis maximi exempli
curator fani Herc(ulis) V(ictoris)
onoraria
funeraria o onoraria
non precisabile
P. Manilius P.f. Gal(eria) Vopiscus Vicinillianus cursus senatorio
C. Terentius Valens IIIIvir aedilicia pot., patronus munic(ipi)
App- - IIII vir [aed.potestate?], IIIIvir [iure dicundo?] iterum [quinquennalis,] salius, c[---]
funeraria
curator fani Herc(ulis) Vict(oris)
praef(ectus) rivi supern(i?)
praef(ectus) q(uinquennalis) sal(ientium),
c[ur(ator)] fani Her[culis Victoris]
tribunus [aquarum?],
curator fani Herculis V(ictoris)
T. Sabidius T. f. Pal(atina) Maximus scriba q. sex primus bis, praef. fabrum, pontifex, salius, patronus municipi
Tibur
Tibur
Tibur
Tibur
tribunus aquarum quinquennalis?,
II sec., seconda metà
III sec., primo terzo
II sec., seconda metà
II sec., terzo quarto
II sec., post a. 172
II sec., metà
CIL, XIV 4242; Inscr. It. 4, 1, nr. 109; EDR129865 II sec., prima metà
CIL, XIV 3650; Inscr. It. 4, 1, nr. 187; EDR129871
CIL, XIV 3611; Inscr. It. 4, 1, nr. 128; EDR129857
CIL, XIV 3609; Inscr. It. 4, 1, nr. 126; EDR129852
CIL, XIV 3610; Inscr. It. 4, 1, nr. 127; EDR129870
CIL, XIV 3601; Inscr. It. 4. 1, nr. 115; EDR129877 CIL, XIV 4244; Inscr. It. 4. 1, nr. 116; EDR129878
CIL, XIV 3599; Inscr. It. 4, 1, nr. 113; EDR092740 CIL, XIV 3600; Inscr. It. 4, 1, nr. 114
CIL, XIV 3682, Inscr. It. 4, 1, nr. 199
CIL, XIV 3689; Inscr. It. 4, 1, nr. 203
II sec.?
II sec.?
II sec.
CIL, XIV 3674; Inscr. It. 4, 1, nr. 197; ILS 1889; EDR127753
onoraria
funeraria
onorarie
dedica imperiale dedicatio di una statua?
M. Tullius M.f. Cam(ilia) Blaesus pontifex, salius, patronus municipi T. Sabidius [- - -] praef. coh(ortis) [- - -], augur, salius
P. Plautius Pulcher cursus senatorio
C. Iulius Asper cursus senatorio
(Dedica a Tiberio……) L. Priscus ilius Locus datu[s a - Cestio Rufo curat(ore) oper(um) p[ubl(icorum),?] [ae]dil(itate) L. Avilli Metiliani et [-] Vibi Rui
cur(ator) fan(i) H(erculis) V(ictoris)
cu[r(ator) fani H.V.] (si integra per quanto suggerito dal suo cursus)
curator viarum sternendarum a vicinis lectus ex auctoritate Ti. Claudi Caesaris Aug. Germanici
curator aedium sacrarum
curator lusus iuvenalis
curat(or) oper(um) p[ubl(icorum)?]
Tibur
Tibur
Tibur ?
Tusculum
Tusculum
Tusculum
non precisabile
sacra
C. Iulius C. f. Pal(atina) Rufus trib. militum bis, v(iator) q(uaestorius) ab aerario Saturni
fani curator
Tibur
a. 186
aa. 32-33 d.C.
III sec., inizi
età claudia
II sec.?
II sec
II sec., seconda metà
CIL, XIV 2590 (cfr. 2556, dove è menzionato lo stesso Vibius Rufus)
CIL, XIV 2592; Fora nr. 37
CIL, XIV 2505, 25072510 (EDR092723) serie di 5 iscrizioni onorarie per il medesimo senatore
CIL, XIV 3607; Inscr. It. 4, 1, nr. 124
CIL, XIV 3673; Inscr. It. 4, 1, nr. 217
CIL, XIV 4258; Inscr. It. 4, 1, nr. 201; EDR129323
CIL, XIV 3544 e p. 495; Inscr. It. 4, 1, nr. 50; EDR129325
Le CURAE pubbliche municipali nelle comunità del LATIUM ADIECTUM* Gian Luca Gregori (Sapienza Università di Roma)
Riassunto. Nelle comunità del Latium adiectum il fenomeno delle curatele locali si manifesta in forme meno marginali rispetto ad altre regioni, per quanto riguarda il numero dei centri interessati e delle iscrizioni, nonché la tipologia delle curae. Le comunità per ora coinvolte sono Velitrae, Anagnia, Casinum, Fabrateria Vetus, Fundi e Formiae. Le curae qui documentate sono relative a: aedes publicae, annona, aquae, arca decurionum, lusus iuvenum, munus gladiatorium publicum, pecunia annonaria, pecunia legata e viae. Solo raramente a uno stesso curatore furono aidate, contestualmente o in successione, due distinte curatele. Eccezionalmente fu aidata a qualcuno di loro anche la cura kalendari o la ben più prestigiosa cura rei publicae, ma non nello stesso centro di cui erano originari e dove avevano ricoperto una qualche curatela locale. Nel contributo vengono prese in esame le singole curae procedendo per tipologia e presentando di volta in volta le igure dei singoli curatori. Le curatele sono state accorpate in quattro gruppi, a seconda che esse avessero a che fare con rifornimenti annonari, gestione inanziaria, opere pubbliche e spettacoli. In Appendice viene proposto il dossier epigraico che consta di 12 iscrizioni. Abstract. In communities of Latium adiectum the phenomenon of local curae manifests in less marginal forms than in other regions, as regards the number of involved centers and inscriptions, as well as the type of the curae. he communities involved are, for now, Velitrae, Anagnia, Casinum, Fabrateria Vetus, Fundi and Formiae. he curae documented here relate to: aedes publicae, annona, aquae, arca decurionum, lusus iuvenum, munus gladiatorium publicum, pecunia annonaria, pecunia legata and viae. Only rarely in the same a curator was entrusted, simultaneously or in succession, with diferent curatorships. Exceptionally was also given to some of them the cura kalendari or the much more prestigious cura rei publicae, but never in their native place or where they had held some local curatorships. In the contribution singly analyse the curae by type and, from time to time, presenting the igures of some curators. Curae were merged into four groups, relating with food rationing supplies, inancial management, public works and spectacles. In the attachment it is proposed the epigraphic dossier, which consists of twelve inscriptions.
Nel complesso delle comunità del Latium adiectum il fenomeno delle curatele locali si manifesta in forme meno marginali rispetto ad altre regioni, per quanto riguarda numero dei centri interessati (sei su una trentina in totale), numero di iscrizioni (dodici) e tipologia di curae (nove, tralasciando quella del kalendarium). Queste comunità per ora coinvolte sono Velitrae, Anagnia, Casinum, Fabrateria Vetus, Fundi e Formiae. Le curae qui documentate direttamente o più spesso indirettamente, attraverso le attestazioni dei relativi cura* Ringrazio per i consigli di cui sono state generose Nicoletta Cassieri e Elena Tassi. 53
Gian Luca Gregori
tores: aedes publicae, annona, aquae, arca decurionum, lusus iuvenum, munus gladiatorium publicum, pecunia annonaria, pecunia legata e viae. Talora, ma il fenomeno sembra circoscritto alla sola Fabrateria Vetus, a uno stesso curatore furono aidate, contestualmente o in successione, due distinte curatele: in un caso quella del kalendarium e dell’arca decurionum (App. 6), in un altro della pecunia legata e della pecunia annonaria (App. 7). Eccezionalmente fu attribuita a qualcuno di loro anche la ben più prestigiosa cura rei publicae, ma non nello stesso centro di cui erano originari e dove avevano ricoperto una qualche curatela locale: il cavaliere anagnino P. Vegellius Primus, curator pecuniae annonariae, fu inviato come curator nella vicina Treba (App. 1); piu tardi a Casinum uno stesso personaggio fu curator civitatis e curator aedium publicarum (App. 3). In almeno un caso l’esercizio delle curae municipali pare essere stato in rapporto con incarichi apparitori nell’Urbe: L. Varronius Capito, quinquennale e patrono di Formiae, e qui anche curator aquarum, era stato scriba edilizio e accensus velatus (App. 9-10). In questo quadro, che vede le curae locali attribuite in genere a membri delle élites cittadine, spicca il caso, del tutto isolato, dell’Augustale M. Rubrius Proculus, che a Casinum esercitò la cura dell’annona (App. 2). Prenderò ora in esame la documentazione procedendo per tipo di curatela e presentando di volta in volta le igure dei singoli curatori. Raggrupperò le curatele, che hanno ovviamente in comune tra loro il carattere di controllo sulla spesa, in quattro gruppi, a seconda che esse avessero a che fare con rifornimenti annonari (1), gestione inanziaria (2), opere pubbliche (3) o spettacoli (4). 1. Una cura della pecunia deinita annonaria fu aidata ad Anagnia a P. Vegellius Primus, promosso a un certo momento della carriera al rango equestre, iscritto alla tribù Publilia e quindi verosimilmente cittadino del posto, tanto più che qui egli era stato anche duoviro, quaestor alimentorum e quaestor aerarii (App. 1); egli, che porta un gentilizio non altrimenti documentato (a diferenza della forma Vigellius), ebbe più occasioni di dimostrare le sue capacità di corretto amministratore, gestendo, oltre alle inanze cittadine in qualità di questore, anche i fondi collegati con l’istituto imperiale degli alimenta e come curator quelli destinati ad assicurare la regolarità dei rifornimenti annonari (altrove furono attivi con analoghe funzioni curatores pecuniae frumentariae, c. frumenti comparandi, o c. frumento). Le capacità da lui dimostrate nello svolgimento di questi incarichi gli valsero inine la nomina a curator rei publicae della vicina e piccola Treba (Trevi nel Lazio). Una statua gli fu dedicata ad Anagnia dal collegio degli iuvenes, di cui egli fu patrono, per aver ripristinato, accollandosene le spese, ma senza rivestire il ruolo speciico di curator, l’organizzazione del lusus iuvenum, manifestazione pubblica di carattere sportivo ispirata agli spettacoli aniteatrali e che Le curae pubbliche municipali nelle comunità del Latium adiectum
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ad Anagnia nei primi decenni del III sec. d.C. doveva ormai essere caduta in disuso (vd. anche infra, a proposito di Velitrae)1. La deinizione della curatela come cura pecuniae annonariae trova per ora in Italia un solo sicuro confronto ad Ameria, in un’iscrizione che è stata datata al II sec. d.C.2, ma è possibile sia stato nei primi anni del III sec. curator pecuniae legatae et annonariae a Fabrateria Vetus quel C. Mollius Secundinus (App. 7), che fu pure duoviro e patrono di un sodalizio di Ercole, il quale lo onorò con una statua per non meglio speciicati merita. Sappiamo che dal II sec. era permesso alle città ricevere legati, vincolati nella loro destinazione; non meraviglia dunque l’istituzione di un apposito curator deputato all’utilizzo di tali fondi e che a quanto pare a Fabrateria si doveva occupare anche del corretto impiego del denaro destinato ai rifornimenti alimentari; proporrei di sciogliere così le abbreviazioni presenti nella formulazione della curatela, piuttosto che pec(uniae) leg(andae) et ann(onae)3. L’esistenza di uno speciico capitolo delle inanze locali destinato agli acquisti di frumento4, se non sempre di appositi curatores, è presupposto del resto dai numerosi riferimenti epigraici a sovvenzioni efettuate proprio alla pecunia annonaria o all’annona in varie città d’Italia da Nord a Sud, da parte di cittadini benemeriti che intendevano così contribuire a far fronte a situazioni evidentemente di diicoltà a livello locale. Più frequenti, ma verosimilmente collegate alle medesime funzioni, si rivelano in generale le attestazioni epigraiche di una cura annonae, che però nel Lazio meridionale è documentata inora solo a Casinum, mentre è nota nel Latium vetus (Praeneste), ma soprattutto nella vicina regio IV (Alba Fucens e Sulmo)5 e sporadicamente anche nelle regiones VI (Ameria) e VII (Forum Clodi). Si trattava, come per la cura pecuniae annonariae, di un incarico attribuito a personaggi che avevano ricoperto i principali incarichi magistratuali e talora anche altre curatele, con poche eccezioni. Una è rappresentata proprio dall’Augustale M. Rubrius Proculus (App. 2), che oltre alla funzione religiosa risulta essere stato investito a Casinum di 1
Cfr. in generale Ginestet 1991. CIL, XI 4404 cfr. Supp. It., n.s., 18, 2000, p. 232 ed E. Zuddas in questi Atti. 3 H. Solin, Analecta epigraphica 1970-1997, iterum edenda indicibusque instruenda, Roma 1998, pp. 108-109 propone leg(andae) contro lo scioglimento leg(endae) di Brancato 1994, nr. 4. 4 Di un’arca frumentaria si parla nel Dig. 50.4.1.2. 5 Cfr. Segenni 2008. Non è chiara la relazione tra curatores rei publicae e curatores annonae o frumenti; generalmente l’amministrazione della pecunia frumentaria ricadeva tra i compiti dei primi: G. Camodeca, Ricerche sui «curatores rei publicae», in ANRW, II, 13, Berlin-New York 1980, pp. 471-473. Solo in alcuni centri si dovette avvertire la necessità di istituire appositi curatores preposti all’amministrazione della cassa per l’approvvigionamento annonario: cfr. su questi problemi P. Garnsey, Famine and Food Supply in the Graeco-Roman World. Response to Risks and Crisis, Cambridge 1988; S. Mrozek, Le problème de l’annone dans les villes italiennes du Haut-Empire romain, in Le Ravitaillement en blé de Rome et des centres urbains des débuts de la République jusqu’au Haut-Empire. Actes du Colloque international (Naples 1991), Naples-Rome 1994, pp. 95-101. 2
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Gian Luca Gregori
questo solo incarico, l’una e l’altro menzionati sull’ara sepolcrale dedicata dal iglio e dalla moglie in territorio aquinate a cavallo tra I e II sec. Anche altrove è proprio la cura annonae (al pari di poche altre) a essere talora attribuita a seviri Augustali o a Augustali, privi di precedenti esperienze amministrative. Se nel caso di Proculus resta incerta la condizione giuridica sua e della moglie Sergia Quartilla, sappiamo che almeno a Sulmo nel II sec. era stato curator annonae frumentariae il seviro Augustale di dichiarata condizione libertina Q. Petronius Q.l. Ruinus6. A Casinum la gens Rubria annovera un P. Rubrius M.f. Barbatus, che pose una statua per Augusto forse nel 23 a.C.; egli era tuttavia iscritto alla tribù Maecia e quindi non era di provenienza locale (ci saremmo aspettati in tal caso la Teretina). 2. Sempre in ambito strettamente inanziario, una cura arcae decurionum risulta per ora attestata nella sola Fabrateria Vetus (App. 6), in connessione con quella ben più nota del locale kalendarium, se non si tratta di due curatele distinte, nonostante l’assenza della congiunzione. [-] Septimius Hermes, un ingenuus a dispetto del cognome grecanico, era iscritto nella locale tribù Tromentina, anche se il suo gentilizio non è altrimenti attestato in loco. Nonostante la sua possibile discendenza libertina, egli raggiunse nella sua città la massima magistratura e fu pure nominato patrono del municipio, oltre ad adire alla curatela competente da un lato sui crediti da riscuotere a favore della comunità, annotati nel registro del kalendarium e accumulati in un’apposita cassa, e dall’altro sull’arca decurionale, una cassa forse destinata alla corretta gestione delle summae honorariae7. Per quanto riguarda quest’ultima, si tratta non solo dell’unica curatela a ciò deputata che ci sia inora nota (almeno sotto questa denominazione), ma anche dell’unica attestazione epigraica relativa a un’arca deinita decurionale. Visto che il personaggio aveva ricoperto a Fabrateria honores e munera, era certamente di provata esperienza, ma anche di sperimentata generosità. La dedica gli fu posta nei primi anni del III sec. dalla locale associazione degli iuvenes Herculani (forse collegati con quei sodales Herculei parimenti attestati a Fabrateria Vetus, App. 7), ma visti i meriti del personaggio i decurioni concessero il luogo pubblico per l’esposizione. Quella di Settimio Ermete non è l’unica iscrizione menzionante un curator kalendarii a Fabrateria Vetus, funzione che peraltro qui, a diferenza che altrove, non fu aidata a personaggi provenienti da altre comunità8. 6
Eph. Ep., VIII, 1, 140; cfr. M. Buonocore in questi Atti. Berrendonner 2012. 8 Cfr., per gli stessi anni iniziali del III sec., la base onoraria per un Flavius Proculeianus, quinquennalicio, che si era localmente accollato vari munera, distinguendosi per la sua generosità (CIL, X 5654); anche in questo caso la dedica fu promossa non dall’ordo, ma dall’associazione a carattere religioso dei cultores antistites deae Cereris, di cui Proculeiano era patrono, e in luogo pubblico, concesso come nei casi precedenti per decreto dei decurioni. Ciò che distingue la curatela di Proculeiano da quella di Ermete è la qualiica di novum attribuita al kalendarium, priva per quel che ho potuto riscontrare di confronti. I tre curatores di Fabrateria Vetus, secondo una prassi difusa, in occasione della dedica delle rispettive statue 7
Le curae pubbliche municipali nelle comunità del Latium adiectum
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3. Una cura aquarum è inora espressamente attestata nelle città del Lazio meridionale solo a Formiae, dove fu assegnata a L. Varronius Capito, un ingenuus iscritto nella tribù Palatina, che a Roma fu scriba edilizio e accenso velato e a Formia, in età post adrianea, duoviro quinquennale della colonia e patrono9. Egli ricevette qui almeno tre statue: una da parte della moglie Gavia L.f. Eugenia, prima che egli ricoprisse la curatela10, e le altre due quando ormai era o era stato curator, rispettivamente dall’ordo decurionum (App. 10) e dall’ordo regalium (App. 9), un’istituzione nota per ora solo qui11, tutte e tre comunque loco dato decreto decurionum. Solo nel caso della statua dedicata dai regales tuttavia l’interessato, honore contentus, sostenne lui stesso le spese. Nel Lazio meridionale il gentilizio Varronius è attestato inora solo a Velletri12; anche a causa della sua tribù urbana, è diicile dire se si tratti di un incola o di un Formiano che poi cambiò tribù. È possibile che la sua curatela degli acquedotti, a diferenza di altre, fosse stato un incarico del tutto straordinario, non solo perché a Formia non è altrimenti documentata, ma anche perché al di fuori di Roma poche sono le attestazioni epigraiche (sappiamo del resto che non essendo le curae incarichi permanenti esse potevano essere attribuite in caso di necessità e solo per il periodo ritenuto necessario). Tale cura sarà stata forse istituita in occasione di lavori di manutenzione eseguiti presso i due acquedotti cittadini, entrambi risalenti alla ine dell’età repubblicana, quello in località Pontone, che portava l’acqua alle ville del versante occi-
donarono ai dedicanti una somma di denaro compresa tra i 2000 sesterzi di Ermete, curator kalendarii et arcae decurionum, e i 20.000 sesterzi di Secondino, curator pecuniae legatae et annonariae, perché con gli interessi si distribuissero sportulae tra i membri delle associazioni. Un curator kalendarii è documentato anche a Fabrateria Nova, nella persona di A. Atinius Paternus, iscritto alla tribù Palatina (CIL, VI 1838 cfr. pp. 3225, 3818). Questi aveva fatto un percorso diverso dai personaggi in qui visti: egli non risulta infatti registrato nella stessa tribù dei Fabraterni (Tromentina) e non ricoprì localmente alcuna magistratura. Egli proveniva dai ranghi apparitori di Roma, fu onorato dell’equo publico e rivestì le tre milizie equestri, distinguendosi come tribuno militare della legione X Fretense durante la spedizione partica di Traiano, tanto da meritare i dona militaria; il suo ultimo incarico pare essere stato proprio la cura del kalendarium di Fabrateria Nova; egli morì, probabilmente una volta cessato l’incarico, a Roma, dove fu sepolto dalla iglia. Il suo gentilizio nel Lazio meridionale non registra signiicative presenze. In ogni caso, rispetto ai curatores di Fabrateria Vetus, non anteriori al III sec., la curatela di Atinio è di parecchio anteriore e sembra inquadrarsi in età adrianea, se successiva all’espletamento degli incarichi militari equestri. Questo rappresenta dunque, nel complesso dei curatores del Lazio meridionale, uno dei primi casi. Per altri curatores kalendarii estranei alle città dove esercitarono la curatela (ed espressamente nominati dall’imperatore): Eck 1999, pp. 229-231 e Andreau 2012; Jaschke 2006, pp. 198-199 accomuna i curatores kalendarii ai curatores rei publicae, entrambi di nomina imperiale e non appartenenti alla città dove esercitarono la curatela. Solo in un caso un magistrato locale del Lazio fu nominato curator kalendarii in un’altra località vicina: il duoviro minturnense P. Baebius Iustus esercitò infatti tale curatela nella campana Teanum (CIL, X 6013). Per la natura non municipale della cura kalendarii si rinvia a G. Camodeca, p. 15 nt. 10. 9 Bruun 1991, p. 389. 10 NS, 1926, p. 319. 11 Si discute ancora su coloro che ne facessero parte: cfr. Laaksonen 1996, pp. 143-144. 12 CIL, X 6585 cfr. Suppl.It., n.s., 2, 1983, p. 35. 57
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dentale, e quello del rione Mola, che riforniva i quartieri prossimi al mare. All’estremità era il castellum aquae per la distribuzione dell’acqua stessa13. È attribuibile a questo acquedotto la istula plumbea con bollo Col(oniae) Ae(liae) For(mianorum), che oltre a deinirne la natura pubblica conferma che esso fu oggetto di cure in età adrianea o successiva14. Oltre che a Formia, ed escludendo Roma, una locale cura aquarum è nota solo a Ostia15, mentre a Tibur si conosce l’incarico di tribunus aquarum16, ricoperto come a Formia da un ex apparitore (in questo caso uno scriba questorio). Alcuni curatores aquae o aquaeductus (talora anche con il nome dell’acquedotto) locali sono poi attestati in Campania e nella vicina regio IV17. Allo stesso ambito delle opere pubbliche va ricondotto l’incarico di viocurus attestato a Sora, da intendere come curator di una via municipale non meglio speciicata che però a quanto pare doveva avere anche una rilevanza statale. La nomina cadde, forse ancora nel corso del I sec. d.C., su M. Baebius Secundus (App. 5), ex magistrato locale, originario del posto, giunto ino alla quinquennalità, divenuto viocurus per concomitante designazione del senato di Roma e dell’ordo decurionum (se così dobbiamo intendere la formula ex s.c. et d.d.)18. Egli fu onorato post mortem con una statua dai suoi eredi in luogo pubblico. La denominazione di viocurus in luogo di curator viae/viarum trova ben pochi confronti: in ambito municipale solo a Superaequum, per cinque liberti che nella prima età imperiale lastricarono una via di cui non si cita il nome, e a Peltuinum nel corso del II sec., per un ex magistrato che fu anche viocurus della via Claudia; a Roma invece la carica di viocurus è attestata in luogo di IIIIvir viarum curandarum (e non di curator viae/viarum) in un paio di carriere senatorie della prima metà del III sec. d.C.19. Qualche secolo dopo fu curator e instaurator aedium publicarum C. Paccius Felix (App. 3), che a Casinum aveva ricoperto tutti gli honores e i
13
Cassieri 2000, p. 150 (il secondo acquedotto, dopo un primo percorso sotterraneo, correva su arcate in opera incerta con blocchetti di calcare agli angoli); cfr. per quello di Mola Cassieri 2013, pp. 97-99. 14 NS 1926, p. 310; cfr. Bruun 1991, p. 132. 15 CIL, XIV 171 cfr. pp. 481, 613 = ILS 2741: C(aius) Nasennius C(ai) f(ilius) Marcellus senior ricoprì tra gli altri incarichi anche quello di curator operum publicorum et aquarum. Su questo personaggio come su quello alla nota seguente vd. M.G. Granino Cecere in questi Atti. 16 CIL, XIV 3674 = ILS 1889 = Inscr. It., IV, 1, nr. 197: T(itus) Sabidius T(iti) f(ilius) Pal(atina) / Maximus fu curator fani Herculis V(ictoris), tribunus aquarum e q(uin)q(uennalis). 17 Cfr. Segenni 2008; in generale Biundo 2008. 18 Nelle iscrizioni la compresenza della formula ex senatus consulto et decreto decurionum è alquanto rara: è attestata a Ostia nell’iscrizione di una Terentia A.f. Cluvi (uxor) che costruì una crypta e un calcidicum solo suo sua pecunia ex s.c. et d.d. (AE 2005, 301); a Suasa un magistrato locale fu onorato in quanto bis duoviro quinq. ex s.c. et d.d. (CIL, XI 6167). 19 Sul personaggio: M.C. Spadoni, I prefetti nell’amministrazione municipale dell’Italia romana, Bari 1994, pp. 56-57; Jaschke 2006, p. 189; cfr. per gli altri pochi casi: Suppl.It., n.s., 5, 1989, pp. 117-118, nr. 13 (Superaequum); CIL, IX 3384 (Peltuinum) (su cui M. Buonocore in questi Atti); CIL, VI 41206, 41234. Tra gli autori antichi il termine compare solo in Varro, l. l., 5, 7, 32. Le curae pubbliche municipali nelle comunità del Latium adiectum
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munera locali e che della colonia, di cui era probabilmente originario20, fu pure curator civitatis e patrono. Instaurator è termine che si incontra talora nell’epigraia tardoantica (comprese le dediche imperiali) con il signiicato di restauratore e ha ben pochi riscontri nelle fonti letterarie21. In virtù dell’incarico assegnatogli egli aveva infatti restituito all’uso pubblico le locali terme dette di Noviano. La generosità dimostrata nell’espletamento di questo e di altri incarichi, enfaticamente celebrata, gli valse da parte dei concittadini la dedica di una statua nei pressi dell’aniteatro. Questa curatela, ben nota a Roma ma sotto la denominazione di cura aedium sacrarum o di operum publicorum, si conigura come piuttosto eccezionale e non solo nel Lazio meridionale. Come confronto posso citare infatti il solo caso di un curator aedium, in precedenza magistrato della colonia, attivo ad Ariminum alcuni secoli prima22. Compiti analoghi avranno avuto comunque quei curatores operum publicorum documentati in varie città d’Italia. 4. Resta da ultimo il caso, più documentato, della cura degli spettacoli, in particolare del munus publicum, attestata nel Latium adiectum a Casinum, Formiae e Fundi, e quella del lusus iuvenum, presente qui solo a Velitrae. Sulle reali funzioni dei curatores muneris publici ancora non c’è accordo tra gli studiosi23. È certo che utilizzassero fondi pubblici, ma per quali ragioni essi furono introdotti? Forse perché i magistrati cui sarebbe spettata l’editio talora preferivano (forse anche su sollecitazione dei senati locali) utilizzare le loro summae honorariae per opere di pubblica utilità piuttosto che per gli spettacoli? Ed essi integravano o meno i fondi pubblici con fondi propri se i primi non erano suicienti? Questo secondo interrogativo vale del resto anche per altre curae. È vero che, stando al Digesto, le curae erano ricomprese tra i munera personalia e non comportavano per il curator alcuna integrazione della pecunia publica amministrata con il proprio patrimonio, ma la situazione poté variare da città a città o a seconda del periodo24. Se il caso di Casinum resta per la verità incerto a causa del carattere mutilo dell’iscrizione25 (App. 4), possiamo afermare che a Formia in età adrianea questa curatela fu assegnata a un L. Villius Atilianus, personaggio dell’ordine equestre non originario del posto, di cui era però patrono, il quale, dopo aver esercitato due milizie, era passato nei ranghi della burocrazia palatina divenendo procuratore imperiale (App. 8). Iscritto nella
20 Il suo gentilizio è qui attestato in dalla prima età imperiale ed è del resto ben radicato sia nel Lazio meridionale che in Campania in dalla tarda età repubblicana. 21 Cfr. hLL, VII, 1, c. 1975. 22 CIL, XI 417 = ILS 6661. 23 Vd. in questi Atti il contributo di M. Chelotti - S. Evangelisti con i termini del dibattito. 24 Vd. Dig. 50, 4, 18 pr.-17; 50.4.1; 50.4.4; cfr. anche Dig. 50.4.14.3 (sulla distinzione tra munera publica e munera privata). 25 Possiamo comunque dire che, sempre che egli sia stato un curator muneris, si trattava di un ex questore, che ricevette dai Casinates una statua in riconoscimento dei suoi merita.
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tribù Tromentina, egli era forse cittadino di Fabrateria Vetus o Nova, le sole comunità del Latium adiectum (dove peraltro il suo gentilizio annovera pochissime attestazioni), i cui abitanti fossero stati registrati in questa tribù26. Egli si accollò la cura del munus publicum per esplicita richiesta dell’ordo decurionum e del populus, ricevendo dalla cittadinanza come segno di riconoscimento l’omaggio di una biga (tipica forma di riconoscimento per organizzatori di spettacoli)27, di cui egli peraltro rimborsò le spese. Era stato invece magistrato locale L. Runtius Gemellus, che a Fundi (dove peraltro è documentata anche un’editio muneris a carico di un magistrato)28 curam muneris publici splendide administraverit e che per questo fu dai Fundani onorato con una statua, frutto di una colletta e posta in luogo pubblico (App. 11)29. Il personaggio apparteneva a una famiglia che annoverava magistrati cittadini in da età repubblicana, come l’edile M. Runtius L.f. Messianus30, mentre nella stessa epoca fu edile nella vicina Arpinum un L. Runtius C.f. Sisipus31. È da ricondurre inine allo stesso ramo dei Lucii Runtii fundani il liberto L. Runtius L.l. Hilarus, noto dal suo perduto epitaio32. Sul modello della cura muneris, in alcune comunità fu introdotta la cura del lusus iuvenum (che va distinta dall’editio di iuvenalia attestata anch’essa a carico di magistrati locali)33, manifestazione ludica di carattere pubblico, documentata nel Latium adiectum pure ad Anagnia (App. 1) e che vedeva come protagonisti i rampolli delle famiglie di notabili locali, come a Roma il lusus Troiae. Finora speciici curatores lusus iuvenum sono noti solo nel Lazio (oltre che a Velitrae, a Ostia, a Portus, a Tusculum) e nella vicina Umbria (Ameria). A Velitrae in particolare fu curator l’equestre M. Ofasius Firmus Marus Cornelius Cossinus (App. 12), nel cui polionimo è presente il raro prenome Marus, iscritto nella tribù Clustumina e quindi non originario della colonia, ma probabilmente neppure di qualche altra comunità della regio I (piuttosto forse di qualche centro della regio IV o VI). Il suo primo gentilizio Ofasius non ha del resto altre attestazioni in tutta Italia e anche il prenome Marus, d’origine osca, è assai poco documentato34. A Velitrae comunque egli fu duoviro e patrono. Piuttosto che con il cavaliere d’età neroniana amico del principe, di cui fa menzione Pli-
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Cfr. Jaschke 2006, pp. 188-189, che in alternativa pensa a Aesernia. Cfr. J. Zelazowski, Honos bigae. Le statue onorarie romane in forma di biga, in Epigraphica, 59, 1997, pp. 173-203. 28 A Fundi è attestato nel corso del II sec. d.C. anche un editor muneris, nella persona di M. Ulpius Natalis che fu anche quaestor alimentorum (EAOR, IV, nr. 33): Storchi Marino 2002, pp. 59-60. 29 Storchi Marino 2002, p. 60. 30 CIL, I2 1559 cfr. p. 1006 = X 6239. 31 CIL, I2 1537 cfr. p. 1004 = X 5679. 32 CIL, X 6270. 33 CIL, XI 4580 = ILS 6634 = EAOR, II, nr. 33; cfr. Ginestet 1991, pp. 133-134. 34 O. Salomies, Die römischen Vornamen. Studien zur römischen Namengebung, Helsinki 1987, pp. 76-78. 27
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nio il Vecchio35, per confronto con gli altri curatores attivi dopo, il nostro personaggio sarà forse da identiicare con il iglio omonimo, il cui nome, al genitivo e nella forma abbreviata Mari Corneli Cossini f(ili), è impresso su di una istula acquaria di Roma36. La curatela è menzionata tra incarichi militari e duovirato e potrebbe essergli stata attribuita proprio per la sua precedente esperienza, data la natura paramilitare di questi ludi. Degli iuvenalia veliterni è menzione anche in due tessere plumbee, una delle quali acclama un Geminus curator, forse un altro curator lusus iuvenum37. In conclusione nel Lazio meridionale, come del resto altrove, l’introduzione delle curae municipali si qualiica, stando almeno alla nostra documentazione, ma con l’eccezione del viocurus di Sora, come un fenomeno non anteriore al II sec. d.C., con qualche testimonianza di III (Fabrateria Vetus e Anagnia) e una isolata sopravvivenza nel IV (Casinum). A essere coinvolti furono nella maggioranza dei casi esponenti delle élites locali, che già avessero dato prova di capacità e correttezza nell’espletamento delle cariche magistratuali38. Solo raramente si tratta di personaggi estranei alle comunità, o con esperienze di tipo apparitorio (App. 9-10), tenute evidentemente in qualche considerazione (essi rivestirono del resto la carica più alta in quell’ambito, quella di scriba), o membri dell’ordine equestre, in un caso almeno con esperienza inanziaria acquisita grazie all’espletamento delle funzioni procuratorie (App. 1, 8, 12). Isolato per ora nel Lazio meridionale è il caso dell’Augustale di Cassino (App. 2), dallo stato giuridico incerto, al quale fu aidata una curatela delicata quale quella dell’annona, ma le ragioni di tale scelta andranno cercate nel prestigio e nella ricchezza del personaggio, anche se non mancano in generale altri casi di curatores, di probabile o certa origine libertina, che furono pure Augustali (soprattutto nel caso della cura muneris). La nostra documentazione consiste in iscrizioni onorarie o, in casi limitati, funerarie e non lascia trasparire né le ragioni dell’introduzione di questa o quella cura, né in cosa consistessero nel concreto i compiti dei singoli curatori né le modalità con cui era avvenuta la loro nomina, che possiamo presupporre in linea generale di competenza dell’ordo, salvo ratiica del senato di Roma almeno nel caso del viocurus di Sora (App. 5), mentre nei nostri testi non si fa mai riferimento all’imperatore; non siamo nemmeno informati sulla durata dell’incarico e se si trattava di compiti straordinari o ormai stabilizzati nelle singole realtà locali39. Di solito la curatela viene semplicemente registrata nell’elencazione delle funzioni svolte dal personaggio. Solo nel caso di L. Villius Atilianus, 35
Plin., n.h. 29, 93. CIL, XV 7490. 37 Suppl.It., n.s., 2, 1983, pp. 31-32, 54-55, nr. 23 (EDR150325, 150327, 152553, 152554). 38 Jaschke 2006, pp. 200-202. 39 Cfr. A. Palma, Le curae pubbliche. Studi sulle strutture amministrative romane, Napoli 1991, p. 167; Jaschke 2006, pp. 188-197. 36
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a Formia, si dice che egli, rogatus ab ordine pariter et populo perché assumesse la cura del munus gladiatorium publicum, lo fece (App. 8). A lui dunque, che era anche patrono della colonia, la cura non fu conferita nella forma di un munus, ma forse per rispetto gli fu chiesto di assumerla nella speranza che egli accettasse. Non abbiamo casi di iterazione della curatela (noti altrove soprattutto per quella del munus publicum) né trapelano dalle iscrizioni parole di particolare apprezzamento per l’operato dei nostri curatores, tranne che nella dedica per L. Runtius Gemellus, cui i Fundani dedicarono una statua proprio perché curam muneris publici splendide administraverit (App. 11), mentre di C. Paccius Felix curator et instaurator aedium publicarum a Casinum si dice che fu grazie al suo operato, alla sua sollecitudine e ai suoi fondi che dopo un lungo periodo le terme furono rimesse in uso (App. 3). La maggior parte dei nostri curatores ricevette anche la nomina a patrono della stessa comunità o almeno di qualche collegio locale (App. 1, 3, 6, 7, 8, 9-10, 12), anche se non è facile stabilire se ciò sia avvenuto prima o dopo l’esercizio della curatela, il cui ricordo nei cursus honorum pare comunque in genere rispettare l’efettiva successione cronologica delle cariche. Sfuggono purtroppo le motivazioni che portarono a istituire nei nostri centri questa o quella cura (ma forse la cosa avvenne anche là dove dell’onorato si dice genericamente che assolse honores e munera locali, rientrando appunto le curae tra i munera), tranne che nel testo di Cassino appena menzionato, dal quale trapela che la città non aveva fondi per curare il restauro degli ediici pubblici, o per lo meno delle terme di Noviano (ma pure ad Anagnia il restauro delle terme era stato inanziato, e già al tempo di Commodo, da un liberto imperiale e da sua iglia)40. Non è detto comunque che tutti i nostri documenti, la maggior parte dei quali s’inquadra nel II o agli inizi del III sec., testimonino sempre e ovunque una condizione di crisi economica o di diicoltà delle comunità interessate, tanto più che la ricerca archeologica non ha inora evidenziato nei loro territori casi eclatanti di interruzione della vita nelle ville sparse in zone spesso famose per la produzione vinicola (come nel caso di Velitrae, Fundi e Formiae)41. Formia, in particolare, proprio negli anni in cui è attestato il curator muneris e il curator aquarum, veniva dall’imperatore Adriano promossa allo stato di colonia e pare inverosimile che l’imperatore non avesse nell’occasione manifestato la sua evergesia, tanto più che nel territorio formiano, come in quello fundano, è ben attestata la presenza di ville imperiali e di proprietà appartenenti a esponenti del Senato e sono presenti qui, per almeno tutto il II sec., patroni di alto livello, che potevano inter40
CIL, X 5917, 5918 = ILS 1909, 406. A un incremento delle produzioni locali anche in vista dell’annona di Roma mirava forse l’istituto degli alimenta di cui Traiano fu grande promotore e di cui localmente si occupava il quaestor alimentorum, epigraicamente attestato a Fundi e a Formiae: Lo Cascio 2002, p. 16; cfr. Storchi Marino 2002, pp. 34-38, 65-70. Sulle proprietà imperiali nel distretto Fundi – Formiae – Caieta: Maiuro 2012, pp. 272-275. 41
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venire economicamente a sostegno delle locali necessità42. Del resto di lì a poco Antonino Pio, che nel 148 fu onorato a Formia con una statua a spese pubbliche43, promosse lavori di ampliamento al porto di Caieta, collegato a Formia dalla via Flacca e che dipendeva in età romana da Formia stessa44, il che avrà contribuito non poco allo sviluppo della locale economia, il cui degrado emerge nettamente dall’epistolario di Simmaco solo per l’epoca tarda45. Analogo ragionamento potrebbe valere anche per altre comunità non troppo distanti dall’Urbe, in particolare Velitrae e Anagnia, dove parimenti sono documentate proprietà senatorie e imperiali e dove sono presenti ricchi liberti del principe46; la situazione non sarà stata troppo diversa a Casinum, che poté avvalersi della generosità degli Ummidii Quadrati e si sarà riproposta ovviamente anche altrove47, ma non dappertutto. Non si può del resto trascurare il fatto che anche in alcune comunità del Lazio meridionale si registra proprio a partire dal II sec. d.C. l’emergere di personaggi di probabile origine libertina, la cui disponibilità economica poteva servire a rimpinguare le casse municipali48, e che in un numero ben maggiore di località laziali sono documentati, al più tardi dalla ine del II sec. d.C., curatores rei publicae (Aletrium, Antium, Aquinum, Casinum, Circei, Cora, Formiae, Interamna Lirenas, Minturnae, Privernum)49, circostanza che pone tra l’altro anche un problema di carattere generale sui rapporti tra questi ultimi, senatori o cavalieri di nomina imperiale, ed eventuali curatores di rango decurionale e nomina locale, nel caso in cui fossero stati entrambi presenti. Solo a Casinum C. Paccius Felix fu sia curator civitatis sia curator aedium publicarum, ma in un contesto ormai di IV sec. In in dei conti, come accadde con l’istituzione delle curae urbane a partire da Augusto, possiamo chiederci se, almeno in alcuni casi, l’istituzione delle curae municipali non avesse avuto come inalità anche quella di migliorare i servizi alla cittadinanza, aidando in una prima fase a curatores di nomina locale speciici e delicati compiti ino ad allora rientranti tra le competenze dei magistrati e in seguito assolti dai curatores civitatis50. 42
Cfr. Orlandi 2000, pp. 215, 217, 222-223. CIL, X 6077. 44 Cfr. Laaksonen 1996, p. 145. 45 Traina 2000a, p. 53; Traina 2000b, pp. 70, 81; Ciccone 2000, pp. 96, 98-102. 46 In particolare sulle proprietà imperiali qui documentate o ipotizzate cfr. Maiuro 2012, pp. 257-258, 301-302. 47 Jaschke 2006, pp. 200-201; sui senatori originari del Lazio: Salomies 1996; in particolare per gli Ummidii di I-II sec. d.C. ibid., pp. 48-49. 48 Sul fenomeno cfr. Melchor Gil 2012, pp. 505-515; in particolare per le comunità della regio I: E. Incelli, Il peso politico-istituzionale e sociale dei liberti nelle città della regio I – Latium et Campania, tesi di dottorato Sapienza Università di Roma, 2015/2016. 49 Eck 1999, pp. 232-237. 50 In generale vd. Jaschke 2006; cfr. Camodeca 2008. A Interamna Lirenas, ad esempio, nella seconda metà del II sec. i lavori di ripristino dell’acquedotto cittadino furono promossi da un curator rei publicae (CIL, X 4860) e non da un curator aquarum come a Formia (dove i curatores civitatis non sembrano però anteriori agli inizi del III sec.). 43
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I sec.
I/II sec.
funeraria onoraria
onoraria
onoraria
onoraria onoraria
onoraria
onoraria onoraria post mortem dedica sacra alle Fortunae Antiates
M. Rubrius Proculus Augustalis C. Paccius Felix omnibus honoribus et oneribus perfunctus, patronus, curator r.p. Anonimo quaestor p.p. [-] Septimius L.f. Tro. Hermes IIIIvir qq., patronus, omnibus honoribus et muneribus pefunctus, patronus iuvenum C. Mollius C.f. Tro. Secundinus IIvir, patronus sodalium Herculeiorum L. Villius C.f. Tro. Atilianus praef. fabrum, praef. coh., trib. mil., proc. Aug., patronus coloniae L. Varronius Capito scriba aedilic., accensus velatus, IIvir quinq., patronus coloniae L. Runtius L.f. Aem. Gemellus aed. II quinq. M. Baebius M.f. Rom. Secundus aed., praef. i.d., IIvir quinq. M. Ofasius Firmus Marus Cornelius Mari f. Clu. Cossinus praef. fabrum, trib. mil. leg. XIIII Gem. Vict., II vir, patronus coloniae
cur. annonae Casini
cur. et instaurator aedium publicarum
cur. muneris gladiatori
cur. kalendari, arcae decurionum
cur. pecuniae legatae et annonariae
gladiatori muneris publici cura
cur. aquarum
cura muneris publici
viocurus ex s(enatus) c(onsulto) et d(ecreto) d(ecurionum)
cur. lusus iuvenum
Casinum
Casinum
Fabrateria Vetus
Fabrateria Vetus
Formiae
Formiae
Fundi
Sora
Velitrae
Casinum
II sec.
II sec.
II sec.
III sec.
III sec.
II sec.
IV sec.
II sec.
III sec., inizi
onoraria
cur. pecuniae annonariae
Anagnia
P. Vegellius P.f. Pub. Primus eq. R., IIvir, q. alim., q. aer. arcae pub., cur. r.p. Trebanorum
Datazione
Tipologia dell’iscrizione
Curator vel cura
Centro antico Nome e cursus del curator
TABELLA – Curae e curatores della regio I – Latium adiectum
CIL, X 6555 = App. 12
CIL, X 5714 = App. 5
CIL, X 6240 = App. 11
CIL, X 6094 (1); AE 1927, 125 (2) = App. 9-10
CIL, X 6090 = App. 8
AE 1979, 141 = App. 7
CIL, X 5657 = App. 6
AE 1992, 245 = App. 4
CIL, X 5200 = App. 3
CIL, X 5419 = App. 2
CIL, X 5928 = App. 1
Bibliograia essenziale
APPENDICE Dossier epigraico
ANAGNIA 1. CIL, X 5928 = ILS 6264 = EAOR, IV, nr. 42 = EDR032598: P(ublio) Vegellio P(ubli) f(ilio) Pub(lilia) Primo / eq(uiti) R(omano), IIvir(o), q(uaestori) alim(entorum), cur(atori) pec(uniae) / annon(ariae), q(uaestori) aerar(ii) arcae pu/b(licae), cur(atori) r(ei) p(ublicae) Trebanorum, ex/semplis munii[c]entiae sua/e optime merent[i] collegius (!) i/uvenum patrono dignissimo / ob renovatam (!) ab eo lusus iuve/num, quod vetustate temporum / fuerat obliteratum, ob quam hon/oris huius oblationem die nata/lis sui eidem collegio V Kal(endas) Oct(obres) / - - - - - CASINUM 2. CIL, X 5419 = EDR131219 (da Aquinum): M(arco) Rubrio / Proculo / Aug(ustali) Casini, / cur(atori) ann(onae) Casini / M(arcus) Rubrius Procu/leianus patri piis/simo et Sergia / Quartilla / uxor. 3. CIL, X 5200 = G. Camodeca - H. Solin, Catalogo delle iscrizioni latine del Museo Nazionale di Napoli (ILMN), I, Roma e Latium, Napoli 2000, nr. 580: C(ai) Pacci Felicis. / C(aio) Paccio Felici pat(rono), omnib(us) honorib(us) et honeri/bus (!) perfuncto, ilio C(ai) Pacci Felicis patron(i) / coloniae Casin(atium), cuius inmensis (!) bene/iciis patria cognoscitur cumulata, cur(atori) / r(ei) p(ublicae) nost(rae), cuius provisione semper feliciter / guvernati (!), cur(atori) et instauratori aedium / publicarum, cuius opera et sollicitu/dinem inpediisque propriis post / seriem annorum therme (!) Noviani / nobis in usu sunt restitutae; ob his / omnibus laboribus eius quos cir/ca patriam civesque suos exibuit / digno patrono universus / populus coloniae Casinati/um una cum liberis nostris / statuam marmoream erigen/dam digne censuimus. 4. AE 1992, 245 = EAOR, IV, nr. 26 = EDR132496: - - - - - - / [duoviro (?)], q(uaestori) p(ecuniae) p(ublicae), / [cur(atori) mune]r(is) glad(iatorii) / [Casina]tes / [aere col]lato / [ob mer]ita. SORA 5. CIL, X 5714 = ILS 6290 = C. Campedelli, L’amministrazione municipale delle strade romane in Italia, Bonn 2014, nr. 39 = EDR079701: M(arco) Baebio M(arci) f(ilio) / Rom(ilia) Secundo / aed(ili), praef(ecto) i(ure) d(icundo), IIvir(o) / q(uin)[q(uennali)], viocuro ex s(enatus) c(onsulto) et d(ecreto) d(ecurionum) / M(arcus) Baebius M(arci) f(ilius) 65
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Rom(ilia) Sabinus, / M(arcus) Valerius M(arci) f(ilius) Rom(ilia) Septiminus, / M(arcus) Valerius M(arci) f(ilius) Rom(ilia) Secundinus / hered(es) eius ex testament(o) i[psiu]s. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum), cuius dedic(atione) crustum / et mulsum populo divisum / est. FABRATERIA VETUS 6. CIL, X 5657 = ILS 6287 = Antonini 1988, p. 35, nr. 13 = Brancato 1994, pp. 135-144, nr. 21 = EDR129931: [-] Septimio L(uci) f(ilio) Tro(mentina) Herm[eti (?)] / [I]IIIvir(o) q(uin)q(uennali), pat(rono) mun(icipii) Fabra[t(eriae)] / Vet(eris), curat(ori) k(alendarii) arce (!) decur(ionum?), om/nibus honor[i]bus et muneribu[s] / [p]erfuncto, iuvenes Herculan[i] / [d]ignissimo p[at(rono)] ob merita eius / [aere] collato pos[ue]runt, ob cuiu[s] / [d]edicatione(m) si[n]g(ulis) discunben[t(ibus)] / [ded(it)] HS II et d[o]navit eis HS II [m(ilia)] / [n(ummum)] ut e[x] usuris eo[ru]m die natali / [e]ius V Non(as) Mai(as) [o]mnibus annis / [s]portulae divid[ant]ur iuvenibus. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) [d(ecurionum)]. 7. AE 1979, 141 = Antonini 1988, pp. 37-38, nr. 21 = Brancato 1994, pp. 53-58, nr. 4 = EDR077307: C(aio) Mollio C(ai) f(ilio) Trom(entina) Secundino / IIvir(o) m(unicipii) F(abrateriae) V(eteris), curat(ori) pec(uniae) leg(atae?) et ann(onariae), / sodal(es) Herculei pat(rono) dign(issimo) ob me/rita aere coll(ato) merenti posue/runt; ob cuius dedicationem / singil(latim) n(ummos) divisit et donavit his / HS XX m(ilia) n(ummum) ut ex usuris eorum diae (!) / VI Non(as) Mai(as) col(legio) s(upra) s(cripto) sport(ulae) dividant(ur). FORMIAE 8. CIL, X 6090 (cfr. p. 1015) = ILS 6295 = EAOR, IV, nr. 20 = EDR156256: L(ucio) Villio C(ai) f(ilio) Tromen(tina) / Atiliano praef(ecto) fabr(um), / praef(ecto) coh(ortis), trib(uno) milit(um), / proc(uratori) Aug(usti), patron(o) colon(iae), / qui rogatus ab ordine pari/ter et populo gladiatori(i) / muneris publici curam / susciperet fecit et explicito / quod promiserat inpendium / bigae quam populus ex collatione / legativi epuli oferebat remisit / eo anno quo et Optimus Imperator / Hadrianus Augustus etiam / duumviratus honorem suscepit. / L(ucius) Stertinius L(uci) lib(ertus) Parthenopaeus / amico incomparabili. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). 9. CIL, X 6094 = ILS 6283 = EDR154969: L(ucio) Varronio L(uci) f(ilio) / Pal(atina) Capitoni / scribae aedilic(io), / accenso velato, / IIviro quinquen(nali), / curatori aquaLe curae pubbliche municipali nelle comunità del Latium adiectum
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rum, / patrono coloniae / ordo regalium, / quorum honore / contentus sua pecun(ia) / posuit. L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). 10. NS 1926, 318 = AE 1927, 125 = EDR073043: L(ucio) Varronio / L(uci) f(ilio) Pal(atina) / Capitoni / scrib(ae) aedilic(io), / accenso velat(o), / IIviro quinq(uennali), / patrono col(oniae), / curatori aquar(um) / ordo decurion(um) / pec(unia) sua. FUNDI 11. CIL, X 6240 = ILS 6281 = EAOR, IV, nr. 21: L(ucio) Runtio L(uci) f(ilio) Aem(ilia) / Gemello / aedili II quinq(uennali), / quod curam muner(is) / publici splendide / administraverit / Fundani aere conlato. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). VELITRAE 12. CIL, X 6555 = ILS 3697 (cfr. p. 181) = Suppl.It., n.s., 2, 1983, pp. 31-32 = EAOR, IV, nr. 38 = EDR150525: M(arcus) Ofasius / Firmus Marus / Cornelius Mari f(ilius) / Clu(stumina) Cossinus / praefectus fabrum, / tribunus militum / leg(ionis) XIIII Gemin(ae) Victric(is), / curator lusus iuven(um), / IIvir, patronus colon(iae) / Fortunis Antiatibus / d(onum) d(edit).
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CURATORES municipali nelle REGIONES II e III Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti* (Università degli Studi di Bari) - (Università degli Studi di Foggia)
Riassunto. Il contributo analizza le testimonianze epigraiche, numericamente esigue, relative ai curatori municipali delle regiones II e III. Si registra la completa assenza di curatores viarum e di curatele legate alla gestione di ediici sacri. Le curatele relative a opere pubbliche, entrambe di nomina imperiale, sono da collegare con l’interesse mostrato da Adriano verso il settore irpino-apulo settentrionale. Incerto risulta invece il riferimento a curatores nell’iscrizione da Herdonia menzionante dei Lucii Axii Suc[cessi], r(estituendae) u(rbis) cur(atores) (AE 1982, 212). La categoria di curatores municipali più numerosa è certamente quella dei curatores muneris. Si propone una nuova interpretazione di CIL, IX 1175 e si procede alla veriica dell’ipotesi di G. Chamberland secondo il quale i curatores muneris avrebbero organizzato spettacoli con fondi pubblici in quei centri in cui l’organizzazione dei munera gladiatorum non era prevista per statuto. Sembrano però emergere indizi contrari a tale ipotesi e sicuramente l’esistenza di tale categoria di curatori municipali non va motivata su base geograica o sulle dimensioni della città nella quale sono attestati. La motivazione della loro esistenza attende ancora di essere chiarita, ma l’esiguo numero delle testimonianze rende questa ricerca al momento non ancora perseguibile. Abstract. he paper analyzes the few inscriptions concerning municipal curators of regiones II and III. It is evident the absence of curatores viarum or related to the management of sacred buildings. Two inscriptions mentioning curatores operum publicorum are to be connected with the interest shown by Hadrian toward the Irpinian area and the northern sector of the Apulia. Uncertain is instead the reference to curatores in AE 1982, 212 from Herdonia. It’s impossible to determine if the two Lucii Axii Suc[cessi], were r(estituendae) u(rbis) cur(atores). he most largest category of municipal curatores is certainly that of the curatores muneris. A new interpretation is ofered about CIL, IX 1175. It proceed to verify the hypothesis of G. Chamberland, that supposed that the curatores muneris organized shows with public funds in those centers where, by statute, the organization of munera gladiatorum was not provided for. However, evidence emerge against this hypothesis. It is certain that the existence of this category of municipal curators should not be justiied by the geographycal position or by the size of the city. he motivation of their existence is still waiting to be clariied, but the small number of testimonials makes this research not achievable at the moment.
Si può innanzitutto notare che la documentazione epigraica inora nota riguardante le curae municipali nelle regiones II e III è numericamente scarsa. Infatti, escludendo le iscrizioni nelle quali incerta è la natura della curatela e quelle, che pur rinvenute nel territorio geograico di nostra pertinenza, riguardano funzionari che hanno svolto la loro attività in città di altre re* Si precisa che i paragrai dedicati alla curatela di natura edilizia, inanziaria e amministrativa, approvvigionamento alimentare sono di Marcella Chelotti; quelli dedicati alla cura muneris e aquarum e le tabelle sono di Silvia Evangelisti. 69
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
gioni1 e pur includendo i curatores nominati dall’imperatore2, la natura della cui curatela rientra però certamente tra le curae municipali, sono attestati soltanto per la regio II: 1 curator pecuniae publicae, 1 curator pecuniae ad annonam, 4 o 5 curatores muneris, 1 curator operum publicorum, forse 2 curatores restituendae urbis, 1 curator operis thermarum, 2 curatores aquarum; per la regio III: 2 o 3 curatores muneris, 1 curator rei frumentariae, 1 curator pecuniae publicae. Si tratta in tutto di 18 individui per le due regiones. A questi potrebbero essere aggiunti anche 3 curatores kalendarii per i quali la nomina imperiale non viene esplicitata. Sulla base della loro cronologia potrebbe per questi non essere del tutto esclusa la nomina da parte dell’ordo cittadino. Se si raggruppano le varie curatele per tipologia in base al compito aidato (amministrativo-inanziario, edilizio, cura di spettacoli, approvvigionamento idrico e alimentare), indipendentemente dalla denominazione che compare nell’iscrizione, che può anche variare di molto3, si ottiene la seguente ripartizione: TABELLA 1 Regio II
Regio III
1 + 2? amministrative/inanziarie (pecuniae publicae, kalendarii?)
1 + 1? amministrative/inanziarie (pecuniae publicae, kalendarii?)
1 per approvvigionamento (annonae)
1 per approvvigionamento (rei frumentariae)
4 o 5 per spettacoli (muneris o simile)
2 o 3 per spettacoli (muneris o simile)
4 per opere edilizie (operum publicorum, operis thermarum, restituendae urbis)
-
2 per approvvigionamento idrico (sub cura)
-
Non sono testimoniate curae relative alla viabilità4. È stata infatti esclusa CIL, IX 1674 laddove si legge [---? e]t viae / [---? cu]ram / [---]git, anche se heodor Mommsen, negli Indici di CIL, IX5 proponeva d’integrare viarum curam egit. L’iscrizione, perduta, è frammentaria e incerta l’integrazione, inoltre pare leggervi un riferimento a una donna nella parola lacunosa [---]apineia. Assenti sembrano anche attestazioni riguardanti curatele legate alla gestione di ediici sacri, note altrove6. 1
M. Rutilius Macedo, curator ark(ae) Puteolanor(um) (AE 1899, 207 da Beneventum). CIL, IX 1160 (nr. 7), 1419 (nr. 9). Al momento non sono noti altrove curatores municipali le cui curatele siano state svolte nella regio II o III. 3 Utile a questo proposito il lavoro di tesi svolto presso l’università olandese di Gent da V. Bonkoffsky, che per ogni tipologia di curatores elenca le diverse denominazioni diferenziando le attestazioni tra Italia e province. 4 Cfr. CIL, V 6649; IX 2345, 2600, 2655, 3384, 3385, 3434, 3613; X 3910, 5714; XI 5689, 5696, 5698; XIV 3607; e, in questo volume, i contributi di M. Buonocore, G.L. Gregori, M.G. Granino Cecere. 5 CIL, IX, p. 789. 6 Vd., in questo volume, i contributi di S. Antolini, M. Buonocore, G. Camodeca, M.G. Granino Cecere. 2
Curatores municipali nelle regiones II e III
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Delle varie tipologie che saranno esposte ci si sofermerà sugli elementi a nostro giudizio più notevoli o problematici. Nell’appendice, in calce all’articolo, sono presentati i testi completi dei documenti oggetto di analisi (nrr. 1-19). Curatele di natura edilizia Le uniche due testimonianze certe di cura operum riguardano individui la cui nomina è dovuta all’imperatore. Come evidenziato da G. Camodeca nel suo contributo in questi Atti, la designazione imperiale in una cura del genere è in realtà un’eccezione, dovuta al fatto che il denaro utilizzato era di provenienza imperiale. Su più di una trentina di attestazioni di curatele operum7, solo quattro ricordano la nomina imperiale (che equivale a circa un 12%)8. Nelle due iscrizioni del nostro ambito regionale l’imperatore che designa i curatori è Adriano, circostanza che pare signiicativa. Si può infatti ritenere, in questo contesto, come in altri casi simili, che la nomina imperiale sia dovuta al fatto che i fondi utilizzati per le costruzioni provengano dalle casse imperiali9. Se dunque a Venusia e Beneventum i curatores operum sono scelti da Adriano, evidentemente in entrambe le città sarà intervenuto direttamente l’imperatore. Tutti e due i curatores operum appartengono al ceto dirigente locale. C. Ennius Firmus (nr. 9) è magistrato nella stessa Beneventum nel cui territorio esercita la curatela10, mentre C. Neratius Proculus Betitius Pius Maximillianus è membro della illustre famiglia dei Neratii Betitii da Aeclanum (nr. 7), che di lì a poco farà il suo ingresso in Senato e, a diferenza di C. Ennius Firmus, è scelto per una curatela in un centro diverso da quello d’origine. Gli interventi nel settore irpino-apulo settentrionale segnalano l’attenzione di 7
CIL, II 4610; III 285, 4447; VIII 18224; IX 1160, 1419, 2197, 3152-3153, 3923, 4201, 5576; X 1266, 1791, 1799, 1814, 3759, 3910; XI 3089, 3090a, 3091, 3092, 3258; XIV 171, 172, 373, 446 = 4457, 2590, 2922; AE 1925, 105; 1974, 266 = 1980, 236 = 1983, 193; 1984, 360; 2011, 350; I. Di Stefano, Suppl.It., n.s., 1, 1981, pp. 135-136, nr. 12 = AE 1982, 272; J.B. Brusin, Inscriptiones Aquileiae, vol. I, Udine 1991, p. 217, nr. 476 = G. Lettich (a cura di), Itinerari epigraici aquileiesi. Guida alle iscrizioni esposte nel Museo archeologico nazionale di Aquileia (AAAd, 50), Trieste - Aquileia 2003, p. 196, nr. 251. 8 Oltre ai nostri due casi il curator viene nominato da Vespasiano in CIL, X 1266 da Nola e da Antonino Pio in un’epigrafe da Iader (segnalata al nr. 23283 nel Database Ubi erat Lupa). Impossibile, invece, determinare se sia di nomina imperiale la cura operum che compare nella frammentaria AE 2011, 350 (Vettona): il nome dell’imperatore, alla riga successiva rispetto all’indicazione della curatela, compare al genitivo, mentre nelle formule usate per indicare la nomina imperiale si trova solitamente all’ablativo dipendente da ab/a. 9 Vd. già W. Liebenam, Städteverwaltung im römischen Kaiserreiche, Roma 1967, p. 385; F. Jacques, Les curateurs des cités dans l’Occident romain de Trajan à Gallien. Études prosopographiques, Paris 1983, pp. 237-238. Vd. anche Jaschke 2006, p. 191. 10 L’incarico sembra essere stato svolto in ogni caso nel territorio soggetto all’amministrazione di Beneventum; non sembra avere importanza in questa sede se le thermae della cui curatela C. Ennius Firmus fu incaricato fossero proprio quelle di Benevento o altre poste nel territorio; per questa possibilità vd. Torelli 2002, p. 215. 71
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Adriano verso questa area geograica, attenzione che può essere confermata sia dal fatto che Aeclanum è l’unico municipio in Italia che ottenne l’elevazione a colonia in età adrianea, sia dai restauri della via Appia nel percorso Beneventum-Aeclanum-Venusia, sia da interventi nelle terme di Beneventum attestati dalla presenza di un apposito curator. Anche se le dediche all’imperatore rientrano, è noto, nelle consuete manifestazioni di omaggio che le città rivolgono all’imperatore, si può qui ricordare il rinvenimento nel teatro di Benevento di una dedica posta dalla colonia ad Adriano appellato optimus et liberalissimus princeps11. Per quanto riguarda inine le operae publicae di Venusia, sebbene nell’iscrizione non sia speciicata nella titolatura del curator la natura delle operae, si può rammentare che verosimilmente ad età adrianea sono datati lavori relativi a un castellum aquae12, che potrebbero aver richiesto, come a Benevento, la sovrintendenza di un curator operum. Per quanto riguarda i curatores operum di nomina municipale nelle regiones II e III, si pone all’attenzione la lettura e l’interpretazione proposte da Mario Torelli13 relativamente a un’iscrizione di Herdonia (nr. 16) di diicile esegesi nelle rr. 4 e 6, databile tra la ine del II e gli inizi del III sec. d.C., rinvenuta negli strati superiori di riempimento nell’angolo sud del foro e ritenuta pertinente al cosiddetto tempio B14. Nel testo sono nominati Lucius Axius Suc[cessus], padre e iglio, omonimi, insieme con la iglia e la moglie (igg. 1-2). Nelle cariche di entrambi compare la sequenza, intervallata da punti, Q R V CVR. Per quanto riguarda l’interpretazione delle abbreviazioni, nell’ipotesi prevalente la lettera Q era intesa come abbreviazione di q(uaestor). Per le lettere successive, o vengono lasciate senza soluzione le lettere R(---) e V(---)15 e CVR è inteso come curator muneris, laddove muneris sarebbe naturalmente da integrare in lacuna, ovvero viene proposto lo scioglimento r(ei) u(rbanae) vel u(niversae) e cur(ator) o cur(andae)16. Torelli propone una lettura diversa e certamente suggestiva, che crediamo di condividere, sicuramente per quanto riguarda l’interpretazione della lettera Q; con prudenza, invece, accogliamo quella delle altre due lettere abbreviate, R e V, poiché tali abbreviazioni e i loro scioglimenti non trovano, al momento, confronti, come del resto quelli accettati in letteratura. La lettera Q, che ricorre, come si è detto, due volte, viene riferita, correttamente, alla funzione magistratuale di IIIIvir che precede, completandola: padre e iglio erano stati tutti e due IIIIviri q(uinquennales). No, 11
AE 1969/70, 167. Secondo Torelli 2002, pp. 213-214 tale dedica è forse da mettere in relazione con la concessione di un congiarium, seppure la studiosa non esclude la possibilità che ci possa essere stato un contributo dell’imperatore alla costruzione del teatro. 12 M.L. Marchi, Documenti per lo studio della forma urbana, in M.L. Marchi - M.R. Salvatore (edd.), Venosa (Città antiche d’Italia, 5), Roma 1997, pp. 47-48, 62-63. 13 Torelli 2008, pp. 181-183. 14 Van Wonterghem 1995, p. 167. 15 Silvestrini 1995, p. 240. 16 Petraccia 1988, pp. 117-118, nr. 60; Petraccia 1988a, p. 229. Curatores municipali nelle regiones II e III
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Fig. 1. Cat. nr. 16 (AE 1982, 212).
Fig. 2. Cat. nr. 16 (AE 1982, 212), ipotesi ricostruttiva.
dunque, Q come q(uaestor) come dai più ritenuto17. Se infatti la Q andasse sciolta in q(uaestor), anomalo sarebbe l’inserimento, nel cursus, della questura dopo l’edilità e il quattuorvirato, che, in tal caso, non avrebbe la sua speciicità. La questura avrebbe quindi, in questa iscrizione, una posizione inconsueta rispetto, ad esempio, a CIL, IX 690 (nr. 5). Qui la questura (tenuta per due volte) è infatti posta tra l’edilità e il quattuorvirato (tenuto due volte e anche in un anno del censimento), e dunque considerata un honor e non un munus. Purtroppo non abbiamo altra documentazione
17
Vd. J. Smeesters, Les inscriptions 1966-1975, in J. Mertens (ed.), Ordona VI. Rapports et études, Bruxelles - Rome 1979, p. 133; Petraccia 1988, p. 117; Petraccia 1988a, pp. 228-229; Silvestrini 1995, p. 240. 73
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dello svolgimento della carriera magistratuale; in CIL, IX 689 = I2 1708 = ILLRP 61018, cronologicamente risalente, sono indicate l’edilità e la pretura (magistratura ereditata dalla fase preromana) e in AE 1967, 93 si scrive che il personaggio omnibus honoribus et oneribus functus19. Per quanto riguarda le altre due parole abbreviate, la lettura di Mario Torelli si discosta da quelle inora proposte in letteratura, poiché, collegate a cur(ator), vengono sciolte: r(estituendae) u(rbis) cur(ator)20. La funzione di curator restituendae urbis, in questa interpretazione, potrebbe essere assimilabile a quella di curator operum publicorum. Certamente l’ipotesi che si possa trattare di due curatores incaricati del restauro di monumenti pubblici della città, potrebbe ofrire, oltre a quella ovvia della devozione personale, un’ulteriore motivazione dell’atto evergetico da loro efettuato, che comportò la ricostruzione completa a loro spese del tempio di Dafes e forse di un’ara. Il tempio di Dafes, è stato identiicato dagli archeologi belgi con il cosiddetto Tempio B21, tempio tuscanico ad alae, eretto verosimilmente nella seconda metà del II secolo a.C. La divinità femminile è stata identiicata ora con Diana ora con Daphne; per Torelli si tratterebbe invece di una divinità locale, dal nome osco, Dafes appunto, venerata già da età preromana e quindi da ascrivere tra i municipalia sacra. Curatele di natura finanziaria e amministrativa Potrebbe non essere in contrasto con il quadro normativo delineato da Giuseppe Camodeca l’eventualità di una nomina cittadina per il curator kalendarii Barinorum (nr. 18), laddove non si esclude la possibilità che col tempo anche la cura kalendarii, solitamente di nomina imperiale, possa essersi in qualche caso trasformata in cura municipale. Tale curator sembrerebbe infatti porsi nel II sec. avanzato per la forma delle lettere e l’impaginazione poco curata. La cura kalendarii Barinorum che svolse l’anonimo, ma verosimilmente anch’egli C. Licinius Iustus, potrebbe dunque essere intesa come una cura aidata a un cittadino della locale comunità (i Licinii sono altrimenti attestati nell’epigraia locale), della quale fu anche patrono, dal consiglio decurionale e non dall’imperatore (la qual cosa verosimilmente non sarebbe stata taciuta).
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C(aius) Dasimius C(ai) f(ilius), / aed(ilis), praetor, / Busia Sabuli f(ilia), / Dasimi (scil. uxor). L(ucio) Arrenio L(uci) il(io) / Pap(iria) Menandro, / aed(ili), IIIIvir(o) II q(uin)q(uennali), mu/ner(ario) civ(itatis) Herd(oniensium), om/nib(us) hon(oribus) et one/ribus rei publ(icae) fu/ncto, patrono, / coll(egium) fabr(um) tign(ariorum) / ob praecipuam / adfectionem / eius statuam [p]ô/nendam meren/[t]î decrevit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). Vd. EDR074692 con ulteriore bibliograia. 20 Torelli 2008, p. 182. 21 Van Wonterghem 1995, pp. 163-168. 19
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Se per il curator kalendarii Barinorum si può avere un largo margine di probabilità che la nomina sia locale e che il nostro abbia svolto quindi la curatela nella sua città, un ampio margine di dubbio si ha invece per il curator kalendarii dell’iscrizione di Brindisi, P. Gerellanus Iucundus (nr. 1). Dubbio sullo svolgimento della curatela proprio nella città dove i Gerellani sono fortemente radicati22, cioè Brindisi. Non è infatti possibile afermare (ma nemmeno negare) che P. Gerellanus Iucundus, onorato equo publico per nomina imperiale (il nome dell’imperatore s’è perso nella lacuna) sia stato curator kalendarii nella stessa Brindisi e non in un’altra città, perché il testo è lacunoso alla r. 6 dopo kalendar[ii]. In base alla tipologia monumentale e alla forma delle lettere è possibile però una datazione intorno alla metà del II d.C., il che lo farebbe rientrare tra i curatores di nomina imperiale. La regio III ha restituito un solo curator kalendarii, C. Stremponius Bassus (nr. 11), che, pur avendo rivestito la curatela a Potentia, cioè in una città diversa da quella d’origine, Grumentum, non menziona alcuna nomina imperiale, non è un cavaliere, ma è un esponente esperto e di rilievo del ceto dirigente locale, avendo percorso tutto il cursus municipale e avendo ricoperto la questura per ben tre volte. Da notare, inoltre, che ha esercitato a Grumentum anche la cura muneris pequniae Aquillianae per due volte, cura sicuramente di nomina locale. Anche in questo caso, però, la datazione del testo al II secolo farebbe propendere per una nomina imperiale. Due le attestazioni relative alla cura pecuniae publicae, una per ciascuna delle due regiones esaminate (nrr. 3 e 12). Una, databile verosimilmente nel II secolo, è relativa a P. Ennius Bassus (nr. 3) magistrato venusino di grande esperienza in ambito inanziario avendo egli ricoperto la questura per quattro volte. Pur essendo il personaggio iudex ex V decuriis, non si tratta di un equestre, come invece è C. Mettius Ruinus, praefectus fabrum e lamen divi Vesp(asiani) (nr. 12). L’uomo, che a Salernum è stato IIIIvir quinquennalis, fu chiamato a esercitare la funzione di curator pecuniae publicae nella vicina città di Volcei23. Curatele di approvvigionamento (idrico e alimentare) Per le curatele che riguardano l’approvvigionamento della città, le uniche testimonianze inora note di cura aquarum riguardano la regio II24. 22
Vd. Espluga 1995, pp. 47-60; M. Silvestrini, Banchieri, mercanti, “diplomatici”, schiavi tra Puglia, Grecia e Oriente, in R. Cassano - R. Lorusso Romito - M. Milella (edd.), Andar per mare. Puglia e Mediterraneo tra mito e storia, Bari 1998, p. 226. 23 Non si tratta di un curator r(ei) p(ublicae), ma di un curator p(ecuniae) p(ublicae). Si veda infatti la sua esclusione dall’elenco dei curatores rei publicae da parte di G. Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, in ANRW, II, 13,1980, pp. 506-507; cfr. anche H. Solin, Zu lukanischen Inschriften, Helsinki 1981, pp. 32-33. 24 Sulla cura aquarum municipale vd. Corbier 1984, pp. 247-273. Sulla gestione dell’acqua nei municipi vd. R. Biundo, Aqua publica: proprieté et gestion de l’eau dans l’économie des cités de l’Empire, in C. Berrendonner - M. Cébeillac-Gervasoni - L. Lamoine (edd.), Le 75
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Entrambe provengono da bolli su istulae rinvenuti, in duplice copia, a Canusium e ad Aeclanum (nrr. 2 e 19). Abbiamo quindi informazioni solamente su due funzionari. La sinteticità dei bolli non permette molte considerazioni: gli unici dati disponibili sono infatti il nome dei curatores e del plumbarius. In particolare quest’ ultimo è lo stesso individuo, L. Volusius Adiectus, attivo anche a Roma dove il suo nome compare su una istula25 che menziona L. Neratius Priscus, da identiicare con il console dell’87 d.C. o con quello, omonimo, del 97 26. Abbiamo quindi la possibilità di datare tra la ine del I e gli inizi del II secolo l’attività dell’uomo e quella dei curatores, entrambi in carica nelle due città ancora municipi. Aeclanum diventa colonia con Adriano, come già ricordato, mentre Canusium riceve l’onore della elevazione coloniale sotto Antonino Pio. Il curator a Canosa, L. Eggius Marullus, è di rango senatorio e non originario del luogo (probabilmente si tratta del console sufetto del 111 d.C.)27, mentre il curator di Aeclanum svolge la sua funzione nella città di origine ed è un esponente dell’élite locale. Questa del resto è anche la considerazione cui era arrivata Mireille Corbier, ossia che questa funzione, quando riferita a curatori che siano stati anche magistrati, è sempre aidata a personaggi tra i più inluenti ed esperti28. Per quel che riguarda la cura annonae due sono le attestazioni, una per ciascuna regio. Per la regio III è noto, tra la ine del II e il primo trentennio del III secolo, come curator rei frumentariae T. Flavius Silvanus (nr. 13). Si tratta di un notabile e patrono del municipio di Eburum, città nella quale era stato quaestor arkae e per ben due volte duoviro, di cui una come quinquennalis. Egli viene onorato dal collegio dei dendrofori che aveva molto beneicato. Da notare l’ambito della funzione limitata alla res frumentaria29. Per la regio II, un anonimo curator pecuniae ad annonam PER è riconducibile alla città di Canosa (nr. 17). Questa e un’altra iscrizione, dove si legge soltanto splendidissimus ordo, sono incise su un elemento architettonico reimpiegato come architrave nella chiesa di Santa Maria in Colonna dell’XI secolo a Trani, che faceva parte del territorio di Canosa in età romana (igg. 3-6). L’elemento architettonico, per i motivi decorativi (kyma ionico, corona di baccellature semilunate e motivo a corda) che reca nella faccia esterna, quotidien municipal dans l’Occident romain, Paris 2008, pp. 365-377; Ead., La gestion publique de l’eau: inances municipales et centre du pouvoir à l’époque impériale, in E. Hermon, Vers une gestion intégrée de l’eau dans l’Empire romain. Actes du Colloque International Université Laval, octobre 2006, Roma 2008, pp. 163-174. 25 Cfr. F. De Caprariis, Topograia archeologica dell’area del Palazzo del Viminale, in BCAR, 92, 1987-1988 [1990], p. 124, nt. 45; vd. anche C. Bruun, he Water Supply of Ancient Rome. A Study of Roman Imperial Administration, Helsinki 1991, pp. 319, 339. 26 Vd. rispettivamente PIR2 N 59 e 60. 27 Vd. PIR2 E 9; S. Evangelisti, Le famiglie senatorie dei Betitii e degli Eggii di Aeclanum, in M.L. Caldelli - G.L. Gregori (edd.), Epigraia e Ordine senatorio 30 anni dopo. Atti della XIX Rencontre sur l’épigraphie du monde romain, II, Roma 2014, p. 648 con ulteriore bibliograia a nt. 58. 28 Corbier 1984, pp. 261-262, 264. 29 Vd. Jaschke 2006, p. 186. Curatores municipali nelle regiones II e III
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Fig. 3. Cat. nr. 17 (AE 1986, 195), pars.
Fig. 4. Cat. nr. 17 (AE 1986, 195), pars.
Fig. 5. Cat. nr. 17 (AE 1986, 195), pars.
Fig. 6. Cat. nr. 17 (AE 1986, 195), pars. 77
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nella letteratura archeologica relativa30, si ritiene derivi dallo spoglio del materiale architettonico del tempio di Giove Toro o di altro monumento al tempio contemporaneo di Canosa datato ad età antonina31. Diversi sono i problemi di natura archeologica e di analisi epigraica che questo testo presenta. Nella prima edizione32 queste due iscrizioni sono state collegate come facenti parte di un unico testo. Se vanno lette insieme dovremmo forse integrare, alla prima riga, la carica al dativo: curato[ri], perché a questo anonimo funzionario dovrebbe aver posto la dedica lo splendidissimus ordo di r. 2. Nella ricostruzione proposta dal primo editore splendidissimus ordo è dato come centrato rispetto al rigo precedente, ma bisogna considerare che nella riga superiore vi è lacuna sia a sinistra sia a destra e non siamo in grado di stabilirne l’ampiezza. È quindi diicile dire se splendidissimus ordo sia centrato rispetto al testo della riga precedente e se i due testi siano in relazione. Andrebbe veriicato se le due iscrizioni sono incise su un unico blocco o su blocchi separati e poi riuniti nel reimpiego; in quest’ultima ipotesi i due testi dovrebbero essere messi in relazione con due strutture diverse, con due situazioni diverse anche dal punto di vista cronologico. La forma delle lettere potrebbe suggerire una datazione circoscrivibile a età traianea per il primo blocco, alla ine del II- inizi del III d.C. per il secondo. È chiaro, in ogni caso, che il primo, e anche il secondo testo, dovevano essere posti sull’elemento architettonico della struttura cui erano pertinenti e a vista. Per l’iscrizione del curator un’altra incertezza è costituita da tre lettere, che vengono lette PER, e interpretate come una preposizione, che regge una determinazione di tempo: per [triennium], ad esempio. Il curator pecuniae ad annonam avrebbe straordinariamente svolto la sua funzione per tre anni; l’espressione per triennium non trova confronti in questi termini, ma si ha triennio continuo in un’iscrizione da Praeneste33, databile tra la ine del II e gli inizi del III secolo d.C.; è attestata anche l’iterazione della carica34, che presuppone però non tanto una durata temporale più lunga del dovuto, quanto, appunto, l’iterazione della funzione35. Se leggiamo PER come legato alla funzione, l’espressione ad annonam può presupporre un atto del curator pecuniae che riguardava l’annona. Ad esempio: ad annonam per[solvendam], per[vehendam] (da trasportare), per[sequendam], ovvero curator pecuniae ad annonam per[cipiendae] (da riscuotere)36. 30
R. Cassano - C. Carletti, Trani, in R. Cassano (ed.), Principi, Imperatori, Vescovi. Duemila anni di storia a Canosa, Venezia 1992, p. 903. 31 Sul tempio, vd. R. Cassano, Il tempio di Giove Toro, in R. Cassano (ed.), Principi, Imperatori, Vescovi. Duemila anni di storia a Canosa, Venezia 1992, pp. 741-756. 32 V. Morizio, in Le epigrai romane di Canosa, I, Bari 1990, pp. 82-84, nr. 49. 33 CIL, XIV 3014, nella quale Cn. Voesius Aper viene deinito curator annonae triennio continuo. 34 Cfr. CIL, IX 3922; X 1491; XI 4579. 35 Sulla durata e l’iterazione delle curatele municipali, vd. Jaschke 2006, pp. 194-197. 36 Si veda per questi verbi associati ai munera personalia Arcadio Carisio in Dig., 50.4.18: Curatores municipali nelle regiones II e III
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Considerando però il supporto su cui è inciso il testo, potremmo preferire un’altra ipotesi e completare il PER con un verbo che indichi completamento di una struttura ad uso dell’annona, ad esempio gli horrea o una struttura che facesse parte di un complesso commerciale, come il macellum. Si potrebbe allora intendere per[fecit]. Si deve però aggiungere che le prime tre lettere potrebbero essere lette non PER, ma REF, ravvisando un danno materiale nella prima lettera al momento del reimpiego; oltre tutto la lettera P appare con occhiello troppo aperto per la cronologia che si è data all’iscrizione. Se leggiamo REF, il verbo si potrebbe integrare con ref[ecit], intendendo che ci sia stato un intervento dell’anonimo curator pecuniae ad annonam per il restauro di un ediicio, come quelli sopra nominati, sempre collegato alla sua carica. Si precisa però che archeologicamente non sono inora noti a Canosa né horrea né macellum.
CURATORES MUNERIS Prima di afrontare e commentare questa categoria di curatores, vale la pena ribadire che l’espressione curator muneris non equivale a editor muneris e quindi il curator non è un editor che utilizza fondi propri per organizzare un munus e che, come riteneva Georges Ville37, spesso avrebbe arricchito la pecunia publica con contributi personali. Diicile da veriicare è l’ipotesi avanzata da Guy Chamberland38 secondo cui il curator muneris avrebbe organizzato spettacoli con fondi pubblici in quei centri in cui non era prevista (o imposta) per statuto l’organizzazione di spettacoli gladiatori da parte dei magistrati. Il curator poteva naturalmente organizzare spettacoli a sue spese, ma nel caso lo facesse questa organizzazione non rientrerebbe tra le funzioni connesse con la cura che assolveva senza esborso di denaro39, cosa che del resto vale per tutte le curatele non solamente per quella muneris. Queste posizioni riteniamo valide, ma la discussione in proposito resta aperta. Altra premessa necessaria è rilevare che vi sono dei curatores muneris, che si possono deinire “generici” e dei curatores che si occupano di Tironum sive equorum productio et si alia animalia necessario producenda vel res pervehendae sive persequendae sunt, vel pecunia iscalis sive annona vel vestis, personae munus est. 37 Ville 1981, pp. 195-196: «Il est toutefois peu probable que le curateur fasse seul les frais du munus publicum; le formulaire […] démontre qu’il s’agit d’un oice municipal alimenté par le trésor de la cité […] dans la pratique, le curateur devait compléter, dans des proportions certainement élevées, les sommes données par la ville […]». 38 Chamberland 2006, p. 287: «Dans d’autres cités, souvent assez petites, on semble n’avoir pas été en mesure d’imposer aux magistrats la production d’un munus. La curie municipale a plutôt opté pour la création d’un fonds spécial administré par un curator muneris; ou encore a laissé aux notables l’initiative d’instituer par testament une fondation pour subvenir à l’organisation périodique de tels spectacles (également coniés à des curateurs)». 39 P. Sabbatini Tumolesi, Recensione a Georges Ville, La gladiatore en Occident des origines à la mort de Domitien (Bibliothèque des Écoles Françaises d’Athènes et de Rome, 245). Roma, École Franç. de Rome 1981, pp. 519, in RFC, 112, 1984, pp. 104-105; Fora 1996, pp. 71-79 con bibliograia precedente. 79
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
munera caratterizzati da un aggettivo che li identiica. Questi ultimi sono curatores di fondazioni private e per la loro trattazione rimandiamo allo studio di Maurizio Fora40. Venendo alle regiones II e III, le attestazioni di curatores muneris sono le seguenti: TABELLA 2: curatores muneris Nome
Indicazione della curatela
Altre funzioni
Città
Nr. Cat.
L. Paccius L.f. Priscus
cur(ator) mun(eris) Catinian[i]
aid(ilis), IIvir q(uinquennalis)
Venusia
4
Anonimo
curat(or) muneris bis
[patronus?] m[u]nicipi, aed(ilis) iur(e) dic(undo), q(uaestor) bis, IIIIvir i(ure) d(icundo) bis, q(uin)q(uennalis)
Herdonia
5
[-] Aurelius P. [f. Hor?]tentius
cur(ator) [muneris]
quaes[tor], IIvir q(uin)q(uennalis), patr[onus] co[loniae]
Luceria
6
A. Vibbius Ianuarius
cur(ator) muneris diei unus (!)
Claudialis Augustalis
Beneventum
10
Anonimo
cum ex HS C bidui [muneris publici curam susciperit?, impendio] suo alis HS C tertium d[iem ediderit]
[IIvir] q(uin)q(uennalis), lamen D[ivi ---]
Aeclanum
8
M. Pomponius M. Pom[p]oni Libonis trierarchi il. Diogenes
acceptis HS XXV m(ilibus) n(ummum) p[ecu]nia publica alium d[iem] enixe c[u]raverit
IIvir q(uin)q(uennalis)
Paestum
14
M. Egnius M.f. Fortunatianus
cum XXV HS acceptis at comparationem familiae gladiatoriae, maiorem quantitatem auxerit at nobilium gladiatorum conductionem...
IIvir iter(um) q(uin)q(uennalis)
Paestum
15
curator muneris peq(uniae) Aquillianae II
aed(ilis), pr(aetor) IIvir q(uin)q(uennalis), augur, curator r(ei) p(ublicae) kalendari(i) Potentin(orum), q(uaestor) rei pub(licae) III
Grumentum
11
C. Stremponius C.f. Bassus
40
Fora 1996, pp. 74-77, ma si veda anche Ville 1981, pp. 197-200. Curatores municipali nelle regiones II e III
80
Chamberland sulla base del confronto con l’epigrafe onoraria per M. Pomponius Diogenes da Paestum (nr. 14), ha proposto di inserire tra i curatores l’anonimo magistrato di un testo frammentario da Aeclanum (nr. 8). In entrambi i testi si presenta una situazione simile: uno stesso personaggio organizza spettacoli gladiatori in parte con fondi pubblici, in parte a proprie spese. Anche nel terzo volume di Epigraia aniteatrale dell’Occidente romano Marco Buonocore41 avvicina i due testi, ma preferisce annoverare tra i curatores il solo Diogenes42. Un altro testo può essere avvicinato al caso di Diogenes: l’iscrizione onoraria per M. Egnius Fortunatianus sempre da Paestum (nr. 15). Sebbene nel testo per Fortunatianus non si parli in alcun modo di cura, la natura pubblica della somma da lui ricevuta, l’ammontare della stessa, che viene ampliata dall’onorato, sembrano costituire una esatta copia di quanto troviamo nel testo per M. Pomponius Diogenes, unanimemente considerato un curatore. Nella tabella precedente abbiamo quindi scelto di inserire sia il testo da Aeclanum, sia il testo per Fortunatianus. Abbiamo dunque otto possibili testimonianze per curatele di munera: cinque nella regio seconda e tre nella terza. In due casi (nrr. 4 e 11), quello di Venusia e in quello di Grumentum, si tratta di munera di fondazione43. Con l’esclusione di A. Vibbius Ianuarius, Claudialis Augustalis, gli organizzatori sono notabili municipali che hanno rivestito la curatela nella città di cui sono originari e in cui sono stati magistrati. In due casi si tratta anche di patroni. Tutti ricordano di aver ricoperto, tra le altre cariche, quella della quinquennalità, con l’esclusione del già menzionato A. Vibbius Ianuarius. In un solo caso, quello di C. Stremponius Bassus (nr. 11), sono registrati incarichi anche in città vicine, nello speciico il nostro è stato curator kalendari(i) a Potentia. Richiedono un approfondimento i casi di A. Vibbius Ianuarius e dei tre notabili che a Paestum e ad Aeclanum organizzano munera in parte con fondi pubblici e in parte a spese proprie. L’iscrizione beneventana (nr. 10) si discosta dalle altre per il fatto che curator muneris non è un magistrato ma un Claudialis Augustalis, verosimilmente liberto44. Eccezionale deve essere stato l’aido al personaggio di tale controllo sui munera, tanto eccezionale che i igli dedicanti, scelsero di precisare oltre alla funzione anche la durata del munus “curato” dal padre, un solo giorno.
41
Buonocore 1993, p. 80. Buonocore 1993, pp. 32-34, nr. 9. 43 Su cui vd. bibliograia a nt. 40. 44 Non si tratterebbe comunque di un esempio isolato; cfr. il liberto Tullius Achilleus, curator muneris Tulliani a Ticinum (ILS 6742 = G.L. Gregori, Epigraia aniteatrale dell’Occidente romano, II. Regiones Italiae VI-XI¸Roma 1989, pp. 30-31, nr. 11); il sevir Augustalis D. Velius Trophimus, curator muneris publici a Praeneste (CIL, XIV 3014 = Fora 1996, pp. 57-58, nr. 23). 42
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Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
Come accennato, a Paestum le iscrizioni onorarie per M. Pomponius Diogenes (nr. 14)45 e M. Egnius Fortunatianus (nr. 15) sembrano avvicinabili per vari aspetti. Entrambi i personaggi vengono onorati dall’ordo decurionum di Paestum, entrambi sono stati IIviri quinquennales, entrambi ricevono un’identica somma di denaro pubblico per l’organizzazione di munera (25.000 sesterzi). L’espressione utilizzata nei due casi per indicare la sovvenzione pubblica è molto simile: acceptis HS XXV m. n. pecunia publica alium diem enixe curaverit nel primo caso; cum XXV HS acceptis at comparationem familiae gladiatoriae maiorem quantitatem auxerit at nobilium gladiatorum conductionem nel secondo. Nel caso di Diogenes, però, si precisa che per primo organizza spettacoli gladiatori di due giorni in seguito a promesse elettorali, ob honorem q(uin)q(uennalitatis). L'ordo della città, trattandosi di un evento eccezionale, decide di aggiungere un ulteriore giorno di festa e aida al magistrato denaro pubblico, cosa che sappiamo possibile dalla lex Ursonensis46. Per la gestione del denaro pubblico viene utilizzato il verbo curo. Fortunatianus invece non sembra aver promesso nulla o aver avuto a riguardo nessun obbligo; riceve dalla città l’incarico di organizzare uno spettacolo gladiatorio con denaro pubblico e spontaneamente aggiunge denaro personale per conferire all’evento maggior splendore. Non viene deinito curator né si fa uso del verbo curo. A nostro avviso, se Diogenes è un curator, a maggior ragione andrebbe ritenuto tale M. Egnius Fortunatianus. Che si tratti di curatores è però a nostro avviso incerto. La somma ricevuta potrebbe essere nel caso di Diogenes quella che la città può aggiungere e nel caso di Fortunatianus, potrebbe trattarsi in realtà della summa honoraria, che sappiamo essere pubblica e che egli decise poi di ampliare. In tal caso non si tratterebbe di curatori, ma la loro cura rientrerebbe nei compiti normali della funzione magistratuale assunta. Chamberland propone di inserire tra quelli relativi alla cura muneris un testo da Aeclanum (nr. 8), che sembra efettivamente presentare una situazione analoga ai casi pestani ora trattati (nrr. 14-15). Si tratta di CIL, IX 1175. In CIL per le prime righe del testo si propone la seguente integrazione: ------ / q(uin)q(uennali), lamin[i divi --- in honorem quinquennalitatis] / eius quod cum e[t antea plurima beneicia in rem p(ublicam) contule]/rit et quinquenn[alitatis causa et --- fecerit] / et cum ex HS C bidui [munus populo promisisset, impendio] / suo ali(i)s HS C tertium d[iem ediderit et viam ---].
45
La correzione di lettura del prenome si deve a G. Camodeca e al suo gruppo di lavoro, vd. EDR076086. 46 CIL, II2/5, 1022 = J.L. Gómez-Pantoja, Epigraia aniteatrale dell’Occidente romano, VII. Baetica, Tarraconensis, Lusitania, Roma 2009, pp. 35-42, nr. 1. Al capo LXX leggiamo: IIviri […] ei in suo mag(istratu) munus ludosve scaenicos Iovi Iunoni Minervae deis deabusq(ue) quadriduom m(aiore) p(arte) diei quot eius ieri poterit, arbitratu decurionum faciuto inque eis ludis eoque munere unusquisque eorum de sua pecunia ne minus HS II consumito et ex pecunia publica in sing(ulos) IIvir(os) d(um) t(axat) HS II sumere consumere liceto itque eis s(ine) f(raude) s(ua) facere liceto […]. Curatores municipali nelle regiones II e III
82
Nel suo studio sull’epigraia aniteatrale delle regione II-IV M. Buonocore47 si discosta dalle proposte di Mommsen solo per la riga 5 proponendo: [- - - IIviro] / q(uin)q(uennali), lamin[i divi --- ob honorem quinquennalitatis] / eius quod cum e[t antea plurima beneicia in rem p(ublicam) contule]/rit et quinquenn[alitatis causa et --- fecerit] / et cum ex HS C bidui [munus p(ecunia) p(ublica) ediderit, impendio] / suo ali(i)s HS C tertium d[iem ediderit et viam ---]. Chamberland48, nel suo intervento di commento ad alcune iscrizioni apparse nei primi tre volumi della serie Epigraia aniteatrale dell’Occidente romano, propone diversi cambiamenti: [- - - IIviro] / q(uin)q(uennali), lamin[i divi --- ob merita] / eius quod cum +[--- promise]/rit et quinquenn[alitate sua fecerit, --- ampliaverit] / et cum ex HS C bidui [munus -anum curaverit, impendio] / suo alis HS C tertium d[iem ediderit et cum viam ---]. Nelle mie ricognizioni in Irpinia ho avuto la fortuna di ritrovare l’epigrafe, ed è subito risultato evidente che, come non di rado nel CIL, l’apografo prodotto non è fedelissimo e che, in realtà, la pietra nelle varie linee ha caratteri di dimensione diversa (ig. 7).
Fig. 7. Cat. nr. 8 (CIL, IX 1175).
Questa imprecisione comporta che tutte le proposte di integrazione inora avanzate abbiano previsto di dover completare le varie linee con un numero di caratteri analogo, ma è evidente che la prima riga conservata, che contiene parte della carriera dell’anonimo personaggio, ha caratteri di dimensioni maggiori, che degradano via via nelle righe successive. Le uniche righe, che potrebbero ofrire in linea orientativa l’estensione del testo, sono la prima e la quinta. Tra le varie integrazioni proposte, quel47 48
83
Buonocore 1993, pp. 80-81, nr. 52. Chamberland 2006, pp. 287-288. Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
la avanzata da Chamberland meglio si adatta a una ricostruzione graica. Chamberland, come detto, sulla scorta del testo di Paestum per M. Pomponius Diogenes, ritiene che anche l’epigrafe mutila di Aeclanum sarebbe pertinente a un curator. A Diogenes, che organizza due giorni di munus a spese proprie, la città aida il denaro necessario per un ulteriore giorno di spettacoli. Diogenes quindi risulterebbe editor per i primi due giorni e curator per l’ultimo. Poiché ad Aeclanum l’anonimo magistrato organizza uno spettacolo di tre giorni, di cui il terzo sicuramente impendio suo, lo studioso ritiene che anche in questo caso ci troveremmo di fronte a un individuo che è curator ed editor al contempo. Il ragionamento è condivisibile, giacché, se di munus si tratta, c’è sicuramente una distinzione anche ad Aeclanum tra il munus dei primi due giorni e quello del terzo. Ci chiediamo però se, come abbiamo in alternativa ipotizzato per le due iscrizioni di Diogenes e Fortunatianus, la diferenza non risieda nel fatto che la somma spesa dal nostro per i primi due giorni era quella da lui dovuta in quanto summa honoraria o in quanto promessa in occasione della campagna elettorale49. A quanto dovuto o promesso, l’anonimo quinquennalis della città irpina aggiunge altrettanto, raddoppiando la somma. In tal caso non si tratterebbe afatto di un curator, ma di un magistrato che amplia quanto promesso o quanto era tenuto a versare come summa honoraria. Per questo testo si può prospettare, grazie al ritrovamento, questa lettura (ig. 8): [--- IIviro] / q(uin)q(uennali), lamin(i) d[ivi --- ob muniicentiam] / eius, quod, cum l[udos populo Aeclanensium promise]/rit et quinquenn[alitate sua per quatriduum fecerit], /et cum ex HS C bidui [muneris publici curam susciperit, impendio] / suo alis HS C tertium d[iem ediderit et cum viam ducentem Herdonias] / straverit per milia passuum, [impendio suo --- fecerit et] / ad kaput eiusdem viae [divi Hadriani et divi Antonini Pii et optimorum] / imperatorum statuas [inauratas cum titulis collocaverit et cum ex usuris C] / kalendar[i ---], / ------. Si tenga conto che nella prima riga conservata il nome dell’imperatore divinizzato potrebbe non essere Adriano e quindi il suo nome essere diverso da quello proposto e occupare più spazio e che invece di ob muniicientiam si potrebbe integrare ob merita. Dopo ludos (la L è certa) potrebbe esserci stato un aggettivo, ad esempio scaenicos, e anche per le altre righe le proposte integrative possono essere diverse. 49 C. Zaccaria, Testimonianze epigraiche relative all’edilizia pubblica nei centri urbani delle Regiones X e XI in età imperiale, in La città nell’Italia settentrionale in età romana. Morfologie, strutture e funzionamento dei centri urbani delle regiones X e XI. Atti del convegno organizzato dal Dipartimento di scienze dell’Antichità dell’Università di Trieste e dall’École française de Rome (Trieste 13-15 marzo 1987), Trieste - Roma 1990, p. 134; S. Panciera, L’evergetismo civico nelle iscrizioni latine d’età repubblicana, in M. Christol - O. Masson (edd.), Actes du Xe Congrès International d’Épigraphique Grecque et Latine (Nîmes, 4-9 octobre 1992), Paris 1997, p. 258, nt. 35 = S. Panciera, L’evergetismo civico nelle iscrizioni latine d’età repubblicana, Epigrai, epigraia, epigraisti. Scritti vari editi e inediti (1956-2006) con note complementari e indici, Roma 2006, pp. 59-60, nt. 35.
Curatores municipali nelle regiones II e III
84
Fig. 8. Cat. nr. 8 (CIL, IX 1175), ipotesi ricostruttiva.
L’inserimento del notabile eclanese tra i curatores muneris resta, quindi, incerto, giacché sia il riferimento a munera, sia l’eventuale curatela sono in realtà frutto di integrazione. Al pari, come già detto, preferiremmo ritenere incerti anche i due magistrati di Paestum. Per quel che riguarda l’afermazione di Chamberland, che ritiene il curator muneris proprio di quelle città in cui i magistrati non sono tenuti per statuto a organizzare munera, tale ipotesi è interessante, ma è diicile da dimostrare, tanto più che i curatores muneris sono scelti tra gli ex-magistrati cittadini50. Se avesse ragione, nelle città in cui compaiono curatores non dovremmo avere magistrati editori. Si può veriicare questa ipotesi. Curatores sono testimoniati nelle seguenti città: Beneventum, Cales, Casinum, Formiae, Fundi, Grumentum, Hadria, Herdoniae, Lanuvium, Luceria, Paestum?, Pisaurum, Praeneste, Puteoli, Teate Marrucinorum, Ticinum, Trebula Mutuesca, Venusia in Italia; Dea Augusta Vocontiorum, Lylibaeum, Oea, Vaga, nelle province. A Cales, Casinum, Dea Augusta Vocontiorum, Hadria, Lylibaeum, Oea, Teate Marrucinorum, Ticinum, Trebula Mutuesca, Vaga, Venusia non ci sono altre attestazioni di edizione di munera per cui tali curatores non sono utili per il nostro dossier, anche se la scarsità delle testimonianze potrebbe essere utilizzata proprio per afermare che non vi sono altre notizie circa l’edizione di munera, perché questi rientravano nelle abituali mansioni dei magistrati. Restano Beneventum, Formiae, Fundi, Grumentum, Herdoniae, Lanuvium, Luceria, Pisaurum, Praeneste, Paestum. Indizi contrari all’afermazione di Chamberland sembrano fornire diverse iscrizioni51. Ad esempio CIL, IX 1504 dove L. Sontius Pineius Iustianus si deinisce duumvir et munerarius, o CIL, X 228 dove un ignoto magistrato di Grumentum viene deinito munerarius [egregiae] editionis familia[e gladiat]oriae al pari di L. Arrenius Menander che a Herdoniae (AE 1967, 94) 50
Riiuteremmo del tutto invece l’altra afermazione laddove ipotizza che la sperequazione tra numero di aniteatri noti e testimonianze epigraiche relative a munera esistente nel Nord dell’Italia e nella Gallia dipenda dal fatto che, in queste zone, i magistrati avevano l’obbligo per statuto di organizzare tale forma di spettacoli, giacché curatores muneris sono testimoniati anche a Ticinum e a Dea Augusta Vocontiorum. 51 Si vd. del resto quanto scritto in proposito da Fora 1996, pp. 53-57. 85
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
viene onorato in quanto munerarius. Si aggiunga che a Luceria abbiamo due Augustales che lastricano una via pro munere (CIL, IX 808); sembrerebbe per loro esserci quindi stato un impegno organizzativo in tal senso stabilito per legge. Così anche a Paestum nell’iscrizione di M. Pomponius Diogenes, più volte citata, laddove si esplicita la motivazione dell’erezione della statua: quot familiam gladiatoriam ex sua liberalitate ob honorem q(uin)q(uennalitatis) primus ediderit. Inine, a Beneventum tra le benemerenze ricordate in un’iscrizione sepolcrale si legge in qua editio primi lustri muneris quinquennal(itatis) muniicentia principali continetur (CIL, IX 1666). A nostro avviso, quindi, l’esistenza dei curatores muneris, non andrebbe spiegata su base geograica o sulla grandezza o meno del centro in cui i curatores muneris sono attestati52. La motivazione della loro esistenza attende in realtà ancora un chiarimento e l’esiguo numero delle testimonianze rende questa ricerca al momento non ancora perseguibile. Tornando alle considerazioni generali sui curatores muneris, pare evidente che si tratta di incarichi locali, aidati dall’ordo della città per amministrare e sottoporre a controllo dei fondi pubblici o di fondazioni che la città gestiva. Che si tratti sempre di fondi pubblici è dimostrato, del resto, da varie iscrizioni in cui in maniera esplicita si fa riferimento a curatores muneris publici53, perché, come detto, esistevano invece curatori di munera istituiti a seguito di fondazioni private.
Conclusioni Si ripresenta con maggior dettaglio lo schema iniziale, in cui abbiamo tenuto conto di esclusioni e possibili inclusioni, e in cui abbiamo evidenziato testimonianze dubbie o problematiche: TABELLA 3: Tavola riassuntiva regio II Regio II
Tipologia cura
Rango
Datazione
Nr. Cat.
3 amministrative/ inanziarie
curator kal(endarii) Barinorum (?)
padre di cavaliere
seconda metà II sec.
18
cur(ator) kalendar(ii) (?)
cavaliere
metà II sec.
1
curator pec(uniae) pub(licae)
notabile municipale
II sec.
3
1 approvvigionamento (annonae)
curator pecuniae ad annonam
incerto
ine II-III sec.
17
5 spettacoli
cur(ator) muner(is) Catinian[i]
notabile municipali
II sec.
4
curat(or) muneris bis
notabile municipale
seconda metà II sec.
5
52
Puteoli e Beneventum non possono certamente essere considerate città piccole. CIL, VIII 24; IX 3025, 5016; X 6090, 6240, 6243; XII 1529; XIV 3011; AE 1964, 181; vd. Ville 1981, pp. 193-194. 53
Curatores municipali nelle regiones II e III
86
4 edilizie
2 approvvigionamento idrico
cur(ator) mun(eris)
notabile municipale
II-III sec.
6
cur(ator) muneris diei unus (!)
Augustale
ine I-inizi II sec.
10
cum ex HS C bidui [muneris publici curam susciperit?, impendio] suo alis HS C tertium d[iem ediderit] (?)
notabile municipale
metà II sec.
8
r(estituendae?) u(rbis?) cur(ator) (?)
notabili municipali
ine II sec.
16
curator operum publ(icorum) Venusiae dato ab divo Hadriano
notabile municipale
seconda metà II sec.
7
tor operis thermarum datus ab Imp(eratore) Caesare Hadriano Aug(usto)
notabile municipale
età adrianea
9
*curator aquarum
senatore
ine I-prima metà II sec.
2
*curator aquarum
notabile municipale
ine I-prima metà II sec.
19
TABELLA 4: Tabella riassuntiva regio III Regio III
Tipologia cura
Rango
Datazione
Nr. Cat.
2 amministrative/ inanziarie
curator rei p(ublicae) calendari(i) Potentin(orum) (?)
notabile municipale
II sec.
11
curator p(ecuniae) p(ublicae) Volc(eianorum)
cavaliere
seconda metà I sec.
12
1 approvvigionamento
cur(ator) rei frument(ariae)
notabile municipale
ine IIprimo trentennio III sec.
13
3 spettacoli
curator muneris peq(uniae) Aquillianae II
notabile municipale
II sec.
11
quot familiam gladiatoriam ex sua liberalitate, ob honorem q(uin)q(uennalitatis), primus ediderit, [it]em acceptis HS XXV m(ilibus) n(ummum), p[ecu]nia publica alium d[iem] enixe c[u]raverit
notabile municipale
ine I-inizi II sec.
14
cum XXV HS acceptis at comparationem familiae gladiatoriae, maiorem quantitatem auxerit at nobilium gladiatorum conductionem …
notabile municipale
dopo primo trentennio II sec.
15
87
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
Abbiamo 13 curatori attestati nella regio II, di cui cinque incerti (l’anonimo di Aeclanum, i due Lucii Axii da Herdonia, e i due curatores kalendarii per i quali, non essendo speciicata la nomina imperiale, potrebbe esserci un margine di dubbio). Laddove è possibile appurare la natura dell’iscrizione, si tratta: in tre casi di epigrai pertinenti opere pubbliche (istulae di Aeclanum e Canusium; probabile costruzione realizzata dal curator pecuniae ad annonam a Canusium), in tre casi di iscrizioni sepolcrali, in tre casi di iscrizioni onorarie per i curatori. Nella testimonianza da Herdonia (nr. 5), i dedicanti sono i membri del collegium mancipum, in un’altra da Luceria (nr. 6) è il populus Lucerinus che dedica al patronus, mentre ad Aeclanum (nr. 7) la dedica è curata dai liberti del notabile municipale. Il testo da Venusia (nr. 4) relativo a L. Paccius Priscus è frammentario, ma il curator è il dedicante in quanto il suo nome compare al nominativo. Nel beneventano (nr. 9), inine, abbiamo una dedica sacra per Iuppiter Optimus Maximus posta dal curator operum stesso, C. Ennius Firmus. Per la regio III i curatores sono solo 6, di cui 3 incerti (due da Paestum e il curator kalendarii da Grumentum). Le epigrai di Grumentum e Volcei (nrr. 11, 12) sono di natura sepolcrale, mentre onoraria è la base a T. Flavius Silvanus posta dal collegium dei dendrofori a Eburum (nr. 13). TABELLA 5: Tipologia iscrizione e dedicanti Regio II – Curatores
Tipologia iscrizione
Dedicanti
Nr. Cat.
Maianicus Paulus, curator aquarum
opere pubbliche
-
19
L. Eggius Marullus, curator aquarum
opere pubbliche
-
2
Anonimo, curator pecuniae ad annonam
opere pubbliche
il curator stesso
17
P. Ennius Bassus, cur(ator) pec(uniae) pub(licae)
sepolcrale
nipoti
3
Quest’ultima tabella fotografa la situazione relativa alla natura delle iscrizioni e a eventuali dedicanti soltanto delle testimonianze certe. Per inire ultima notazione complessiva sulla datazione delle scarse attestazioni dei curatores nelle due regioni dell’Italia meridionale. Per quanto riguarda la cronologia dei personaggi, essi sono inquadrabili tra gli inizi del II secolo e la prima metà del III, in accordo con quanto tradizionalmente si sa sulla comparsa dell’istituto della curatela. Unica eccezione è C. Mettius Ruinus (nr. 12) il cui laminato divi Vespasiani lo colloca non oltre la ine del I secolo d.C. Con l’esclusione di L. Eggius Marullus, di rango senatorio, e dell’Augustalis A. Vibbius Ianuarius, i curatores sono cavalieri o notabili municipali di grande esperienza e di alto proilo.
Curatores municipali nelle regiones II e III
88
cura aquarum
cura operum publicorum Venusiae
cura operis thermarum
cura muneris diei unus (!)
cura pecuniae ad annonam
cura muneris
cura muneris
cura aquarum
cura pecuniae publicae
cura muneris Catiniani
Aeclanum
Aeclanum/ Venusia
Beneventum
Beneventum
Canusium
Herdonia
Luceria
Venusia
Venusia
Venusia
sacra sepolcrale
C. Ennius Firmus aedilis, IIvir i.d., quaestor A. Vibbius Ianuarius Claudialis Augustalis
sepolcrale sepolcrale
C. Stremponius Bassus aed., pr. IIvir qq., augur, curator rei p. kalendari Potentinor. C. Mettius Ruinus IIIIvir quinq., lamen Divi Vespasiani, praefectus fabr.
cura pecuniae publicae Volceianorum
Volcei
Eburum
cura muneris pequniae Aquillianae
Denominazione della cura
Centro antico
Grumentum
non precisabile
L. Paccius Priscus aid., IIvir q.
onoraria
sepolcrale
P. Ennius Bassus aed. bis, IIvir i.d. bis, IIvir quinq., pont., q. IV
T. Fl. Silvanus patr. mun. Ebur., IIvir II qq., quest. ark.
istula
L. Eggius Marullus cos. 111 d.C.?
cura rei frumentariae
onoraria
[-] Aurelius [Hor?]tentius quaest[or], IIvir qq.
Tipologia dell’iscrizione
onoraria
[--- patronus?] m[u]nicipi, aed. iur. dic., q. bis, IIIIvir i.d. bis, qq.
non precisabile
onoraria
C. Neratius Proculus Betitius Pius Maximillianus quaest., IIvir quinq., p.c., lamen divi Hadriani, curator kal. Nolanorum
[---]
istula
Tipologia dell’iscrizione
Maianicus Paulus
Nome e cursus del curator
Nome e cursus del curator
TABELLA – Curae e curatores municipali della regio III
Denominazione della cura
Centro antico
TABELLA – Curae e curatores municipali della regio II
CIL, X 226 CIL, X 413
I sec., seconda metà
CIL, X 451
II sec., ine - III sec., primo trentennio II sec.
Bibliograia essenziale
CIL, IX 447
CIL, IX 441
Datazione
II sec.
II sec.
CIL, IX 343
CIL, IX 690
II sec., seconda metà
I sec., ine - II sec., prima metà
AE 1986, 195
II sec., ine - III sec.
CIL, IX 804
CIL, IX 1705
I sec., ine - II sec., inizi
II-III sec.
CIL, IX 1419
età adrianea
CIL, IX 1160
AE 1994, 535
I sec., ine - II sec., prima metà II sec., seconda metà
Bibliograia essenziale
Datazione
Appendice54 1. CIL, IX 4955: P(ublio) Ger[ellano] / P(ubli) f(ilio) [Maec(ia)] / Iucu[ndo] / equo publi[co honorato ab] / Imperato[re --- cur(atori)] / kalendar(ii) / praef(ecto) c[oh(ortis) ---] 2. CIL, IX 34356: a. Rei publicae municipum Canusino[rum] / sub cura L(uci) Eggi Marulli. b. [Rei pub]licae municipum Canusinorum / [su]b cura L(uci) Eggi Marulli / [L(ucius) Vo]lusi[us] Adiectu[s fecit]. 3. CIL, IX 44157: P(ublio) Ennio P(ubli) f(ilio) Hor(atia) Basso aed(ili) bis, IIvir(o) / i(ure) d(icundo) bis, IIvir(o) quinq(uennali), pont(iici), q(uaestori) IV, cur(atori) pec(uniae) pub(licae), / iudic(i) [e]x dec(uriis) quinq(ue), / P(ublio) Ennio P(ubli) f(ilio) Hor(atia) Maximo aed(ili), IIv[ir(o) i(ure) d(icundo)], ex dec(uriis) quinq(ue), / [avo et patri, P(ublius) Enni]us P(ubli) f(ilius) Maximus, Ennia P(ubli) f(ilia) Maxima sibi et / Voltiae C(ai) f(iliae) Secundae matri p(onendum) c(uravit). 4. CIL, IX 44758: L(ucius) Paccius L(uci) f(ilius) / Priscus, aid(ilis), IIvir q(uinquennalis), / cur(ator) muner(is) Catinian[i] / Cl(audio) Maximo [---?] / ------? 5. CIL, IX 69059: ------ / [--- patrono?] / m[u]nicipi(i), aed(ili) / iur(e) dic(undo), q(uaestori) bis, / IIIIvir(o) i(ure) d(icundo) bis, / q(uin)q(uennali), curat(ori) mu/neris bis, / colleg(ium) mancip(um); / honor(e) cont(entus) impens(am) remisit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). 6. CIL, IX 80460: [-] Aurelio Õ(ubli) [f(ilio)] / [Hor?]tenùio, quaeø[tori], / IIvi÷o q(uin)q(uennali), cur(atori) [mun(eris)], / [m]úóîëico, pat÷[ono] / èô[lon]îæê, secu[ndum] / [merita], benefîè[iis] / î[nnu]òêraç[ilib(us)] / [pr]ôvocatus, / [uni]verøúø õ(opulus) Luce÷[inus] / [ponenda]ò éêè÷ê[vit]. 7. CIL, IX 116061: C(aio) Neratio C(ai) il(io) / C(ai) n(epoti), C(ai) pron(epoti), C(ai) abn(epoti) Cor(nelia) / Proculo Betitio Pio / Maximilliano, / quaest(ori), IIvir(o) quinq(uennali), p(atrono) c(oloniae), / lamini divi Hadriani, 54
I testi sono ordinati per numero di CIL o AE. Per evitare di appesantire l’elenco si è scelto di riportare, oltre al CIL e ad AE, solo il numero della scheda EDR (www.edr-edr.it) relativa, cui si rimanda per la restante bibliograia. Naturalmente, la bibliograia è completa per tutte quelle iscrizioni che non hanno ancora una scheda in EDR. 55 B. Sciarra, Iscrizioni inedite di Brindisi, in Epigraphica, 25, 1963, p. 87, nr. 103; AE 1964, 139; S. Demougin, Une fausse iscription inédite de Brindisi, in Historia, 20, 1971, pp. 767-768; Espluga 1995, pp. 47-49; AE 1995, 337; A. De Carlo, Il ceto equestre di Campania, Apulia et Calabria, Lucania et Bruttii dalla tarda repubblica al IV secolo, Roma 2015, pp. 210-211. 56 a: EDR139608; b: EDR139640. 57 Chelotti 2003, p. 60 ad nr. con ulteriore bibliograia. 58 Buonocore 1993, p. 34, nr. 10; Chelotti 2003, p. 61-62 ad nr. con ulteriore bibliograia. 59 EDR074697. 60 EDR103808. 61 EDR133753. Curatores municipali nelle regiones II e III
90
/ curatori operum publ(icorum) / Venusiae dato ab divo / Hadriano, curat(ori) kal(endarii) / Nolanorum dato ab Imp(eratore) / Antonino Aug(usto) Pio, / Epaphroditus et / Conventa lib(erti). / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). 8. CIL, IX 117562: ------ / [--- IIviro] / q(uin)q(uennali), lamin(i) d[ivi ---, ob muniicentiam] / eius, quod, cum l[udos populo Aeclanensium promise]/rit et quinquenn[alitate sua per quatriduum fecerit], / et cum ex HS C bidui [muneris publici curam susciperit, impendio] / suo ali(i)s HS C tertium d[iem ediderit et cum viam ducentem Herdonias] / straverit per milia passuum, [impendio suo --- fecerit et] / ad kaput eiusdem viae [divi Hadriani et divi Antonini Pii et optimorum] / imperatorum statuas [---] / kalendar[i ---]. 9. CIL, IX 141963: I(ovi) O(ptimo) M(aximo). / C(aius) Ennius C(ai) f(ilius) Firmus / permissu decurion(um) c(oloniae) B(eneventanorum), / Benevento ٪aedilis٫, / ٪IIvir i(ure) d(icundo)٫, quaestor, / ٪cura٫tor operis thermarum / datus ab / Imp(eratore) Caesare Hadriano Aug(usto). 10. CIL, IX 170564: D(is) M(anibus) s(acrum). / A(ulo) Vibbio Ianuario / Claudiali Augustali, / cur(atori) muneris diei un/us (!), Aulis Vibbi(i)s / Iustinus / Iustianus / Ianuarius / ili(i)s patri bene m(erenti) p(osuerunt). 11. CIL, X 22665: D(is) M(anibus). / C(aio) Stremponio / C(ai) f(ilio) Pom(ptina) Basso, aed(ili), / pr(aetori) IIvir(o) q(uin)q(uennali), auguri, / curatori rei p(ublicae) ka/lendari(i) Potentinor(um), curator(i) muneris peq(uniae) / Aquillianae II, q(uaestori) rei pub(licae) III; / Helvia Psychario uxor, / C(aius) Stremponi(us) Bas++++[---] / et Faustina ili(i) b(ene) m(erenti) / fecerunt. 12. CIL, X 41366: C(aio) Mettio M(arci) f(ilio) / Ruino, IIIIvir(o) / quinq(uennali), / lamini divi Vesp(asiani), / praefecto fabr(um), / curatori p(ecuniae) p(ublicae) Vol(ceianorum), / C(aius) Mettius C(ai) f(ilius) Aper / patri op(timo). 13. CIL, X 45167: L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). / T(ito) Fl(avio) T(iti) f(ilio) Fab(ia) Silvano, patr(ono) mun(icipii) / Ebur(inorum), IIvir(o) II q(uin)q(uennali), qu(a)est(ori) ark(ae), cur(atori) / rei frument(ariae). Huic coll(egium) dend/rophorr(um) (!), ob exsimiam (!) erg[a] / se benivolentiam et spem, per/õetuam statuam dignissimo / patrono posuerunt; cuius sta/[t]uae honore contentus ob/tulit coll(egio) s(upra) s(cripto) HS VIII m(ilia) n(ummum), ut quodannis / natali eius die III iduúm Decembr(ium) / conërequententu[r et o]ç statuae d[e]/dicationem colñ(egii) [patr(onis) 62
EDR134109. EDR134102. 64 EDR102216. 65 ILS 6451; Buonocore 1993, pp. 34-35, nr. 11; AE 1992, 312; M. Munzi, La documentazione epigraica, in P. Bottini (ed.), Il museo archeologico nazionale dell’alta Val d’Agri, Lavello 1997, p. 290, nr. 8; AE 1998, 389. 66 EDR118174. 67 EDR113749. 63
91
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
sing(ulis)] HS XX n(ummos) et / q(uin)q(uennaliciis), IIvir(aliciis), aedilic(iis) s[ing(ulis) HS XX] n(ummos) et cete/÷is condec(urionibus) sing(ulis) HS [n(ummos) XVII?]I s(emis?), s(ingulis) Augu[s]/talib(us) HS XII n(ummos), coll(egiis) dend[r]opho÷(orum) et / fab(rum) sing(ulis) HS millenos n(ummos) êù epulúm, / plebeis sing(ulis) HS [---] ó(ummos) et viscerationem. // Dedîcata V kal(endas) April(es) / [a]nno IIvir(orum) C(ai) Stlacci Va+[---] / [e]t Èn(aei) Brinni Insteiani. 14. AE 1975, 25268: Ò(arco) Pomponio M(arci) Pom/[p]oni(i) Libonis trierarchi / ëil(io) Maec(ia) Diogeni, / IIvir(o) q(uin)q(uennali): huic ordo éecurio/num ob muniicentiam eius, quot / familiam gladiatoriam ex sua / liberalitate ob honorem q(uin)q(uennalitatis) / primus ediderit, [it]em accep/tis HS XXV m(ilibus) n(ummum) p[ecu]nia pu/blica alium d[iem] enixe c[u]/raverit, statuam poneóéam / pecunia publica censuerunt. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). 15. AE 1975, 25569: M(arco) Egnio M(arci) f(ilio) / Mae(cia) Fortunatiano, / IIvir(o) iter(um) q(uin)q(uennali); huic splen/didissimus ordo decuri/onum, postulante populo, ob / praecipuam et insignem mu/niicentiam erga patriam, / statuam ponendam decre/vit, quod, cum XXV HS ac/ceptis at conparationem / familiae gladiatoriae ma/iorem quantitatem au/xerit at nobilium gladi/atorum conductionem, / adiectis etiam ursis mi/rae magnitudinis set et / noxeo omni quoque / cultu atparatuque aucto, / diem sublimiter exornavit. 16. AE 1982, 21270: [Pro sal]u[te Imp(eratoris) Caes(aris)] / [M(arci)] Aureli A[ntonini Aug(usti)] / [L(ucius)] Axius L(uci) f(ilius) Pap(iria) S[uccessus?, aed(ilis)], / IIIIvir q(uinquennalis?), r(estituendae?) u(rbis?) cur(ator), [pater, L(ucius)] / Axius L(uci) f(ilius) Pap(iria) Suc[cessus] / aed(ilis), IIIIvir q(uinquennalis), r(estituendae?) u(rbis?) cur(ator), [il(ius)], / item Axia L(uci) f(ilia) Lucilla [il(ia) et Ap]/pea Iusti f(ilia) Iusta, ma[ter et con(iux)], / quot templum Dafes V[ictricis? ve]/tustate dilapsum atq[ue aram?] / sua pec(unia) a solo restit[uerunt]. 17. AE 1986, 19571: [------?] / [---] èurator pecuniae ad annonam per(?)[---] / splendidissimus ordo / [------?] 18. AE 1988, 36172: C(aius) Licinius / Iustus, patro/ni et curato/÷is kal(endarii) Bari/óor(um) ilius, / exornatus / equo publico, / vixit ann(os) XVII, / m(enses) V. 19. AE 1994, 53573: a. : R(ei) p(ublicae) m(unicipum) A]eclanensium sub cura Maian[ici Pauli] / L(ucius) Volusius Adiectus fê[cit]. 68 69 70 71 72 73
EDR076108. EDR076089. EDR078525. EDR080087. EDR080885. a: EDR134220; b: EDR134212. Curatores municipali nelle regiones II e III
92
b. : [R(ei) p(ublicae) m(unicipum) A]eclanensium sub cura Maianici Pauli / [L(ucius) V]olusius Adiectus fecit. // [R(ei) p(ublicae) m(unicipum) Aeclanensium su]b cura Maianici Pauli / [L(ucius) Volusius A]diectus fecit.
Abbreviazioni bibliografiche Buonocore 1993: M. Buonocore, Epigraia aniteatrale dell’Occidente romano, III. Regiones Italiae II-V, Sicilia, Sardinia et Corsica, Roma. Chamberland 2006: G. Chamberland, Remarques sur quatre inscriptions «amphithéâtrales» italiennes, in ZPE, 156, pp. 286-288. Chelotti 2003: M. Chelotti, Venusia, in Suppl. It, n.s., 20, Roma. Corbier 1984: M. Corbier, De Volsinii à Sestinum: cura aquae et évergétisme municipal de l’eau en Italie, in REL, 62, pp. 236-274. Espluga 1995: X. Espluga, Note di prosopograia brindisina: le gentes Mercellia e Gerellana, in Epigraphica, 57, pp. 45-60. Fora 1996: M. Fora, I Munera gladiatoria in Italia. Considerazioni sulla loro documentazione epigraica, Napoli. Silvestrini 1995: M. Silvestrini, Dalla civitas daunia al municipio romano: un proilo storico, in J. Mertens (ed.), Herdonia. Scoperta di una città, Foggia, pp. 235-244. Petraccia 1988: M.F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali dell’Italia antica, Roma. Petraccia 1988a: M.F. Petraccia Lucernoni, A proposito di una dedica imperatoria da Herdonia, in St. Ant. Lecce, 5, pp. 225-231. Torelli 2002: M. Torelli, Benevento romana, Roma. Torelli 2008: M. Torelli, Dafes. Una sconosciuta dea daunia, in Ostraka, 17, pp. 181-185. Van Wonterghem 1995: J. Mertens - F. Van Wonterghem, Dall’età repubblicana all’età augustea: lo sviluppo urbanistico, i monumenti, in J. Mertens (ed.), Herdonia. Scoperta di una città, Bari, pp. 153-184. Ville 1981: G. Ville, La gladiature en Occident des origines à la mort de Domitien, Rome.
93
Marcella Chelotti - Silvia Evangelisti
Le CURAE municipali nella REGIO IV: a confronto con la documentazione epigrafica Marco Buonocore (Biblioteca Apostolica Vaticana)
Riassunto. Le 21 iscrizioni relative alle curae municipali della regio IV Augustea, quasi tutte databili al II sec. d.C. consentono di conseguire risultati di un certo interesse, confermando da un lato quanto anche di recente è stato precisato, dall’altro indicando ulteriori piste di approfondimento generale e particolare. Le curae maggiormente attestate sono la cura annonae frumentariae, la cura viarum, la cura pecuniae, la cura aquaeductus e la cura muneris. I personaggi, talvolta legati a collegia e spesso lamines/laminales Augusti/Augustales, hanno quasi sempre ricoperto le principali tappe del cursus municipale (talvolta ino alla quinquennalità), anche se non è facile stabilire se le curae furono espletate dopo, durante o addirittura contemporaneamente al servizio ordinario municipale. Le iscrizioni confermano inoltre come talvolta le curae si potessero quasi ‘ereditare’ da parte delle famiglie maggiormente in vista in ambito cittadino. Abstract. he 21 inscriptions relating to the municipal curae of the regio IV Augustea, almost all dating to the II century A.D. allow to achieve results of some interest, conirming on the one hand what has been pointed out recently, and on the other pointing to more tracks of general depth and detail. he more attested curae are the cura annonae frumentariae, cura viarum, cura pecuniae, cura aquaeductus and cura muneris. he characters, sometimes linked to collegia and often lamines / laminales Augusti / Augustales, have almost always played the main stages of the municipal cursus (sometimes up to quinquenniality), although it is not easy to determine whether the curae were completed after, or even during the same time the municipal ordinary service. he inscriptions also conirm how sometimes you could almost ‘inherit’ the curae on the most visible part in urban areas households.
Laddove i fontes letterari sono quanto mai laconici o addirittura del tutto assenti, solo le testimoniaze epigraiche, come si sa, sono in grado di far progredire le nostre conoscenze sulla ‘storia’ delle città antiche in età romana. Questa situazione si veriica anche a proposito delle curae municipali in Italia, argomento del presente Convegno; in particolare, per quel che riguarda la regio IV augustea (Samnium et Sabina), con esclusione del centro di Allifae analizzato da Giuseppe Camodeca, lo studio delle fonti epigraiche, pur nella limitatezza delle occorrenze censite, consente di conseguire risultati di un certo interesse, confermando da un lato quanto anche di recente è stato precisato1, dall’altro indicando ulteriori piste di approfondimento generale e particolare. Dal presente contributo non sono state registrate le testimonianze relative ai curatores kalendarii, in quanto, come già avanzato dalla Jaschke2 e 1
Mi riferisco al contributo di Jaschke 2006. Da consultare con le dovute cautele Bonkoffsky 2001-2002, quantunque utile per il ricco dossier oferto. 2 Jaschke 2006, p. 194. 95
Marco Buonocore
ora confermato da Camodeca3, la crisi inanziaria e amministrativa che interessò nel II sec. d.C. numerose città avrebbe spinto il potere centrale a interessarsi direttamente dell’amministrazione municipale mediante, appunto, il loro insidiamento in loco (come avviene per i curatores rei publicae)4, mentre, sempre a livello locale, per determinate necessità si dovettero attribuire competenze speciiche agli stessi magistrati municipali. Ho escluso alcuni tituli la cui esatta interpretazione pone ancora interrogativi5. Inoltre, in merito alla presenza di curatores in ambito pagano/vicano, non sempre è agevole stabilire se costoro debbano essere riconosciuti come magistrati di città, nel cui territorio di competenza amministrativa gravitavano tali insediamenti: dal momento che, per quanto attiene al settore geograico da me preso in esame, non disponiamo, a mio avviso, di ancoraggi certi per una loro identiicazione nel senso proposto, dal presente censimento ho preferito escludere tali testimonianze6. 3
Vd. il suo contributo in questi Atti. La cura kalendarii, oltre all’esempio infra segnalato in quanto presente nel cursus municipale che registra anche curae (vd. nr. 3) è attestata nella regio IV a Corinium (curatori kalendar(i) rei public(ae): CIL, IX 3160 = ILS 6530; Prosperi Valenti 2005, pp. 55-56, nr. 30; Spadoni 2004, pp. 74-75 n. 79; Deniaux - Quantin - Vrekaj 2014, p. 225, nr. 7; ine II sec. d.C. inizio successivo), ad Aveia (curatori kal(endari) Aveia(tium): CIL, IX 5016; Buonocore 1992, pp. 39-40, nr. 15; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 33, nr. I.111; inizio III sec. d.C.) e ad Antinum (cur(atori) kal(endari) pub(lici): CIL, IX 3836; C. Letta, in Epigraia dei Marsi 1975, pp. 309310, nr. 180; Deniaux - Quantin - Vrekaj 2014, p. 225, nr. 8; II sec. d.C. - cur(atori) kalend(arii): CIL, IX 3838; C. Letta, in Epigraia dei Marsi 1975, pp. 310-311, nr. 181; Deniaux - Quantin - Vrekaj 2014, p. 225, nr. 9; seconda metà sec. d.C. Su questi rappresentanti dei Quinti Novii che ad Antinum in tutto il II sec. d.C. ebbero afermata visibilità vd. C. Letta, in Epigraia dei Marsi 1975, pp. 310, 315). Fuori della regione ricordo il curator kal(endari) Aveia(tium) [II sec. d.C.] dell’iscrizione di Atri CIL, IX 5016 = Buonocore 1992, pp. 39-40, nr. 15. 5 Non ravviso elementi certi (come supposto da Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.97) in CIL, IX 3613a per riconoscervi la presenza di un curator: il lacunoso documento, a testimonianza della iunctura iniziale [- - - pu]blica p[ecunia - - -] invita, sempre con le dovute cautele, a supporre per quel cur[- - -] della riga successiva il verbo curare piuttosto che il sostantivo curator. Il lettore non troverà inoltre CIL, IX 4208 (vd. anche AE 1992, 360; Buonocore 1992, p. 37, nr. 13; J. Zelazowski, Honos bigae. Le statue onorarie romane su biga, Warsaw 2001, pp. 64-70, nr. 60), in quanto non è assolutamente certo riconoscervi la funzione di curator. Escluso anche il seguente documento da Amiternum: - - - - - - ? / [- - - a]ed(ilis) posui[t (vel [- - - a]ed(iles) posuê/[runt - - -]) / - - - scrib(undo) adf(uerunt)] Q(uintus) Fuius Q(uinti) f(ilius) Vol(tinia) / [- - -] T(iti) f(ilius) Clu(stumina), L(ucius) Volusius L(uci) f(ilius) Qui(rina) Fad[- - - . / Quod - - - v(erba) f(ecit) vel f(ecerunt) de - - - cense]ndo vel [dedica]ndo vel [pone]ndo in praefectura / [nostra - - - / - - - e]t aediiciorum Amiter[ni / - - -]ibus [- - -]que mensibus / [- - -] quei / - - - - - - ? [CIL, IX 4201; Sisani 2011, pp. 199-200 (cfr. anche pp. 184, 192, 214) con discussione sulle varie integrazioni proposte]. Mommsen (vd. anche a p. 776) nella lacuna sinistra della r. 6 pensava che fosse indicata la carica di curator. Età augustea. 6 Per comodità qui di seguito le indico con alcune righe di commento: 1) Furfo: C(aius) Faesasius T(iti) (scil. ilius), / P(ublius) Appaedius P(ubli) f(ilius) / Aquila, cur(atores) fan(i), / porticum alam / d(e) pag(i) s(ententia) f(acienda) c(uraverunt) id(em)q(ue) p(robaverunt) [CIL, IX 3523 = ILS 5545; Tarpin 2002, pp. 394-395, nr. IV.16.22]. Età augustea. – 2) res publica Aequiculanorum/Aequiculum: T(itus) Apponius L(uci) f(ilius) Palero, C(aius) Onedinus C(ai) f(ilius) Tosta; // curatores (AE 1984, 275). I personaggi hanno curato la costruzione di un fons. Età augustea. – 3) Amiternum: - - - - - - / [- - -]nicepor[- - -] / [- - -] fani ∙ cvs[- - -] / - - - - - - (CIL, IX 4522). Mommsen non senza perplessità voleva ravvisarvi la presenza di un curator fani (“denique nominatur fani curator libertinus, ni fallit lectio”); ma l’incertezza della lezione 4
Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica
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Le curae quali si recuperano dalle 21 iscrizioni censite, di cui solo tre onorarie (nrr. 3, 16, 21), assegnabili al II sec. d.C. (fanno eccezione i testi di Fagifulae [nr. 2], di Amiternum [nr. 19] e di Aveia [nr. 12] databili rispettivamente all’età giulio-claudia, alla prima metà del I sec. d.C., alla ine del I sec. d.C.), sono quelle più attestate nelle città dell’Italia romana, come la cura annonae frumentariae (nrr. 3-5, 7, 11, 13-15, 17-20), la cura viarum (nrr. 8-10, 12)7, la cura pecuniae (nr. 14), la cura aquaeductus (nr. 13) e la cura muneris (nrr. 6, 21), alcune delle quali menzionate con pluralità di titoli secondo quella ormai certiicata autonomia cittadina nella formulazione della dicitura delle cariche, e rivestite dal personaggio in casi di necessità e temporaneamente. Il curator operum publicorum che troviamo ad Alba Fucens (nrr. 14, 17) va interpretato come responsabile dinanzi alla comunità della gestione e manutenzione di determinate opere d’interesse appunto pubblico, con il compito anche di sorvegliare i lavori e vigilare sull’eventuale aumento dei costi che sarebbe stato egli stesso a dover sostenere. Tali curae duravano inché l’incarico assegnato o lo stato di emergenza sopraggiunto non fossero terminati, e quindi, a diferenza delle magistrature municipali ordinarie, esse potevano durare anche più o meno di un anno. In un solo caso (Alba Fucens nr. 13) si riscontra l’iterazione della cura (quella annonaria) a motivo quasi certamente del fatto che il curator aveva svolto il compito con piena soddisfazione da parte della comunità e aveva dimostrato di possedere quei mezzi economici suicienti per potersi impegnare una seconda volta nella oculata amministrazione e nel vigile controllo della cassa frumentaria. Spicca la presenza ad Alba Fucens del curator apud Iovem Statorem (nrr. 14-16): al pari del curator fani, egli aveva un compito non legato al culto del santuario quanto alla sua gestione a livello amministrativo. Come si sa la richiesta di assumere questi compiti, munera talvolta assai onerosi proiettati al miglioramento della situazione della città, veniva indirizzata da parte dei magistrati locali a personaggi benestanti e stimati, membri dell’élite, pertanto ben conosciuti, i quali spesso avevano dato prova di un corretto operato durante l’espletamento delle stesse cariche municipali ricoperte. D’altronde nel messaggio veicolato dalla base onoraria o dal semplice titulus sepolcrale, il personaggio voleva trasmettere alla comunità tutto il suo trascorso “politico”, secondo quelle leges di autorappresentazione così eicaci nel mondo romano. I personaggi, talvolta legati a collegia (patronus: nrr. 3, 18; quinquennalis: nr. 14; magister: nr. 20) e spesso lamines/laminales Augusti/Augustales (nrr. 8-12), hanno quasi sempre ricoperto le principali tappe del cursus municipale (talvolta tràdita invita anche a pensare di recuperavi Nicep(h)oriani. Datazione incerta. Ovviamente si sono prese in considerazione solo quelle testimonianze in cui è certa la cura di un tratto di via di competenza municipale non concessa dall’imperatore [come, ad esempio, il caso isernino CIL, IX 2655; aggiornamenti in AE 1999, 546; 2001, 896; Buonocore 2003, pp. 67-76 n. 35 (add. p. 215-216)]. Su questa iscrizione vd. ora G. Camodeca, in Ann. Ist. Orient. Napoli, c.d.s.). 7
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ino alla quinquennalità), ma non è facile stabilire se le curae menzionate (addirittura quattro, come anticipato, per L. Marculeius Saturninus di Alba Fucens: nr. 14) furono espletate dopo, durante o addirittura contemporaneamente al servizio ordinario municipale (assai poche sono le informazioni sulla durata della carica), forse per il tempo necessario, e quale fu la loro autonomia gestionale rispetto ai magistrati municipali. Abbiamo un eques Romanus (Teate Marrucinorum: nr. 6), un veteranus Divi Hadriani ed eques cohortis VII praetoriae (Alba Fucens: nr. 13) e un altro veteranus Augusti della medesima coorte pretoria (Alba Fucens: nr. 14), un tribunus militum a populo che poi rivestì la praefectura fabrum e la prefettura di un’ala di cavalleria (Amiternum: nr. 19), un comandante inine della coorte ausiliaria I Hispanorum (Trebula Mutuesca: nr. 21): sempre sono state, comunque, brevi carriere militari. Interessanti i casi dei Quinti Statii di Auinum (nrr. 8-9) e dei Lucii Marculeii di Alba Fucens (nr. 14): nel primo, nonno/padre e nipote/iglio ebbero entrambi il controllo e la gestione della via Claudia Nova per il tratto di competenza municipale, nel secondo, padre e iglio furono vigili controllori e oculati amministratori della cassa frumentaria, cura assai onerosa in un momento delicato per la città stessa, a conferma di come talvolta si potessero quasi ‘ereditare’ da parte delle famiglie maggiormente in vista in ambito cittadino determinati munera. In un solo caso (Sulmo: nr. 7) abbiamo la presenza di un personaggio di condizione libertina, privo come sembra di precedenti esperienze amministrative: evidentemente il prestigio economico e le competenze contabili a lui riconosciute da parte della comunità erano sembrate tali da permettergli di sostenere le spese che sarebbero derivate dall’espletamento della funzione di curator annonae frumentariae rei publicae Sulmonensium. Segue il corpus di queste testimonianze con brevi note di commento e le tabelle riassuntive per un comodo riscontro. Telesia 1) CIL, IX 2234 = ILS 6510; Petraccia Lucernoni 1988, p. 148, nr. 212; Bonkoffsky 2001-2002, II, pp. 15-16, nr. I.52; Tarpin 2002, p. 334, nr. IV. 1. 1. C(aius) Minucius C(ai) f(ilius) Fal(erna) hermus pr(aetor) ŨŨ vir bis, aquae curator, q(uaestor) ŨŨ, quinq(uennalis) sibi et C(aio) Minucio Q(uinti) f(ilio) Fal(erna) patri, Pont[i]ae P(ubli) f(iliae) matrì, 5 Decimiae Maxsimae uxori, Minuciae Vìcanae lìb(ertae). 5 Maxsimae pro Maximae, Maxsimiae Bonkoffsky. - Non possiamo escludere, come avanzato da Mireille Corbier8, che C. Minucius hermus sia stato il padre o piuttosto il cognatus ex latere di Minucius hermus mor-
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Corbier 1984, pp. 255, 258-259, 261; ead. 1989, pp. 181-182. Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica
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to nel 32 d.C., d’ordine equestre, legato da vincoli di amicizia con Seiano9. I Minucii hermi sono noti anche a Sora10. Età giulio-claudia. Fagifvlae 2) CIL, IX 2595; G. De Benedittis, Molise. Repertorio delle iscrizioni latine. Fagifulae, Campobasso 1997, p. 44, nr. 6 (AE 1997, 431); Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 31, nr. I.108; Ricci 2016, pp. 169-178. [- Abul]lîus L(uci) f(ilius) [Vol(tinia)] Dexter ŨŨ [v]ir quinq(uennalis), [c]ura[to]r temõ[li] [- - - ] Æugu[s]ti faci[und(um) cur(avit)]; 5 [signum vel aram ? ] æen[e(-) et/cum - - -] éê øú[a pecunia posuit vel fecit ?]. Si segue la recente lettura proposta da Cecilia Ricci, la quale ha potuto identiicare il frammento inferiore come pertinente alla lastra. La stessa non esclude per la r. 4 supplementi quali [Divi]11, [Romae et] od anche il nome dell’Augusto12. Dal momento che la datazione, come dimostra la paleograia, non consente di andare oltre la prima metà del I sec. d.C. (forse età tiberiana), il personaggio ricordato non può essere identiicato, come supposto da Mommsen, con quel L. Abullius Dexter C. Utius C. f. Celer d’età antonina operante ad Aesernia13.
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Tac., ann. 6, 7, 2.4; cfr. PIR2 M 630. Cfr. H. Solin, Un aspetto dell’onomastica plebea e municipale: la ripresa di nomi illustri da parte di comuni cittadini, in M. G. Angeli Bertinelli - A. Donati (edd.), Varia epigraphica. Atti del Colloquio Internazionale di Epigraia (Bertinoro, 8-10 giugno 2000), Bologna - Faenza 2001, p. 419. 11 A un curator templi Divi Augusti pensava già Mommsen, aggiungendo tuttavia: “si quidem is huc pertinet”. 12 A puro titolo di confronto vd. quel L. Coelius L. f. Ouf(entina) Baro della Transpadana che fu anche curator salt(us) Firronani item templi Minervae (CIL, V 5503 = AE 2012, 603). 13 CIL, IX 2653-2654; 2655 = AE 1999, 546 = 2001, 896 = Buonocore 1992, pp. 67-76, nr. 35 (add. pp. 215-216); AE 1999, 547 = Buonocore 1992, pp. 126-127, nr. 90. 10
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Elaborazione graica di Cecilia Ricci e Silvia Evangelisti.
Bovianvm Vndecimanorvm 3) G. De Benedittis, Molise. Repertorio delle iscrizioni latine. Bovianum, Campobasso 1995, pp. 33-35, nr. 7 (parte superiore) (AE 1996, 476), pp. 75-76, nr. 62 (parte inferiore) (AE 1996, 497); ricomposizione delle due parti in M. Buonocore, Nuovi testi dall’Abruzzo e dal Molise (regiones II e IV), in Epigraphica, 69, 1997, pp. 234-238 (AE 1997, 442) (= id. 2002, I, pp. 320-323); Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.98; Deniaux - Quantin Vrekaj 2014, p. 228, nr. 28. C(aio) Nummio C(ai) f(ilio) Vol(tinia) Chresto aed(ili), ŨŨ vir(o) quinq(uennali), cur(atori) frum(enti), q(uaestori) añ(imentorum), 5 q(uaestori) rei p(ublicae), cur(atori) kañ(endari), munera÷[io], iuveneø, [ob amo]= rem p[atro]óî [sui], suæ peq(unia) p(osuerunt). 10 L(ocus) d(atus) d(ecurionum) d(ecreto). 9 peq(unia) pro pec(unia). - Si ricorda C. Nummius C. f. Chrestus14, che, oltre a ricoprire le principali tappe del cursus cittadino (aedilis, duovir quinquennalis, curator frumenti, quaestor alimentorum, quaestor rei publicae e curator kalendarii) fu anche munerarius, cioè editor muneris gladiatorii. La base gli fu posta dagli iuvenes, del cui collegio fu patronus. Si propone come datazione la ine del sec. II d.C., sia per la paleograia sia per la deinizione di iuvenes in luogo di collegium Iuvenum.
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Localmente (CIL, IX 2562 = ILS 3169) si conosce una Nummia C. f. Dorcas, la quale nel I sec. d.C. inoltrato costruisce qualcosa, forse un’aedicula, alla Venus Caelestis. Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica 100
Terventvm 4) CIL, IX 2603; Petraccia Lucernoni 1988, p. 156, nr. 227; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 31, nr. I.106; Fratianni 2010, pp. 121-122, nr. 4b. D(is) M(anibus) s(acrum). Suitiae Sex(ti) f(iliae) Secundin(ae) C(aius) Munatius C(ai) f(ilius) Volt(inia) Marcellus aed(ilis), II vir 5 i(ure) d(icundo), quaest(or) ÎÎ, frumenti curator fecit sibi et uxori optimae et hones= tissimae cum qua per annos XI continua 10 incomparabili con[cordia] vixit. Pur fortemente danneggiata nella supericie iscritta già al tempo di Mommsen (“basis magna lectu diicillima”) la lettura sembra certa a eccezione della r. 5, dove Mommsen isolava qvaest r e proponeva quaest(or) [p(ecuniae)] קp¬(ublicae); quaest[o]r Petraccia Lucernoni, Bonkoffsky; quaest(or) r(ei) p(ublicae) Fratianni. – Lo stesso personaggio è ricordato nella locale iscrizione CIL, IX 258715 della seconda metà del II sec. d.C. Fine II sec. d.C.
Foto Gerardo Fratianni. 15 [Iunoni] / Reginae / Cattia C(ai) l(iberta) Sabella / pro sañutê C(ai) Munati / Marcelli ili sui v(otum) s(olvit) / libens merito. L(ocus) d(atus) d(ecreto) / decurionum.
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Aesernia 5) CIL, IX 2663; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 27, nr. I.88; Buonocore 2003, p. 91, nr. 48. D(is) M(anibus) s(acrum). M(arco) Munatio M(arci) f(ilio) Tro(mentina) Crispo aedili, annonae curatori, 5 Munatius Priscus pater ilio dulcissimo et pientis= simo b(ene) m(erenti) f(ecit). Datazione orientativa metà II sec. d.C. A puro titolo di confronto ricordo che nella non lontana Venafrum fu onorato dagli Aquinates, forse proprio nella metà del II sec. d.C., un M. Munatius M. f. Ter(etina) Crispus loro patrono16. Non escluderei che possa essere il padre del magistrato isernino. Teate Marrvcinorm 6) CIL, IX 3025; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 31, nr. I.105; Buonocore 1992, pp. 40-41, nr. 16. C(aio) Publicio Donato equiti Romano, aedili, ŨŨŨŨ viro quinq(uennali), et curator(i) muneris 5 publici. Da un disegno acquerellato della seconda metà del XIX di Rafaele Del Ponte17 si possono ricavare i caratteri strutturali di questo documento epigraico, rinvenuto alla periferia di Chieti intorno alla metà del 1800: l’iscrizione sembra essera stata incisa in una tabella pseudoansata lievemente danneggiata, esternamente alla quale sono raigurati l’urceus (sinistra) e la patera (destra); incerto se il titulus così composto era pertinente alla frons di un sarcofago oppure di un’ara, immaginando i lati disposti in prospettiva. C. Publicius Donatus, dell’ordine equestre, oltre ad aver ricoperto le consuete tappe del cursus municipale proprie di Teate Marrucinorum, fu delegato dall’ordo decurionum a controllare, sempre nel centro marrucino, l’organizzazione di un munus publicum. Assenti, ino ad ora, altri Caii Publicii nel teatino. Forse II sec. d.C. essenzialmente per la presenza della titolatura di curator muneris.
16 CIL, X 4886; S. Capini, Molise. Repertorio delle iscrizioni latine. Venafrum, Campobasso 1999, p. 74, nr. 52. 17 Riproduzioni di antiche iscrizioni di Chieti e del territorio marrucino, Mss. LXXX. 6, Tav. X, presso la Biblioteca Provinciale “A. De Meis” di Chieti.
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Svlmo 7) Eph. Ep., VIII 140; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 31, nr. I.104. D(is) M(anibus). Petroniae Q(uinti) lib(ertae) Irene, Q(uintus) Petronius 5 Q(uinti) l(i)b(ertus) Ruinus sevir Aug(ustalis), curator annone frumentariae rei p(ublicae) Sulmonensium, 10 coniugi sanctis= sime cum qua vixit annis XXII sine ulla querella et sibi. 7 annone pro annonae; 10-11 sanctissime pro sanctissimae. - Altri Petronii non sono attestati localmente. Il personaggio, di condizione libertina, privo come sembra di precedenti esperienze amministrative, si può paragonare a quel M. Rubrius Proculus di II sec. d.C. originario di Aquinum, che a Casinum fu Augustalis e curator annonae18. Tipologia delle lettere e abbreviazione D(is) M(anibus) orientano la datazione alla metà del II sec. d.C.
Foto Ezio Mattiocco. 18
CIL, X 5419 = AE 1996, 331.
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Avfinvm 8) CIL, IX 3384 (cfr. CIL, XI, p. 60*, nr. 569*, 5) = ILS 6529; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 166-167, nr. 243-244; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.101; Spadoni 2004, pp. 81-82, nr. 90; Prosperi Valenti 2005, p. 60, nr. 43. D(is) M(anibus) s(acrum). Q(uinto) Statio Q(uinti) f(ilio) Quir(ina) Syro aed(ili), quaest(ori) alim(entorum), 5 quaest(ori) mun(icipi) Pelt(uinatium), praef(ecto) iur(e) dic(undo) mu(nicipi) Pelt(uinatium), vioc(uro) viae Cl= aud(iae), lam(ini) Divi 10 Aug(usti); P(ublius) Statius Q(uinti) f(ilius) Quir(ina) Severus patri pientissimo p(osuit). La dedica, funeraria, è posta dal iglio al padre Q. Statius Syrus. Costui, pur sepolto ad Auinum, di dove probabilmente era nativo, ricoprì le maggiori tappe del cursus nel vicino municipio di Peltuinum, registrate sulla pietra in ordine ascendente: fu edile, amministratore degli alimenta e della cassa municipale, prefetto iure dicundo, addetto al controllo e gestione della via Claudia Nova per il tratto di competenza municipale19. Fu anche lamen Divi Augusti. Come si sa, l’oicio di viocurus spesso è registrato nella carriere senatorie, ma come già a suo tempo Dessau aveva intuito20, il titolo può talvolta sostituire quello di curator viae21. Incerto stabilire quale legame di parentela il personaggio ebbe con il Q. Statius Verecundus dell’iscrizione che segue (forse ne era il nonno). Metà II sec. d.C. 9) CIL, IX 3385; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.100; Spadoni 2004, p. 82, nr. 91; Prosperi Valenti 2005, p. 61, nr. 44. D(is) M(anibus) s(acrum). Q(uinto) Statio P(ubli) f(ilio) Qui(rina) Verecu[ndo] aedili, praefecto qu[inq(uennali)], cur(atori) viae Claudiae, 5 lamini Divi Aug(usti), 19 Sulla strada, oltre al classico R. Gardner, he Via Claudia Nova, in JRS, 3, 1913, pp. 205232, ora vd. M. Spanu, Auinum, in Atlante tematico di topograia antica, 13, 2004, pp. 387-392. 20 Ad ILS 8842: “˪˱ӊ˲˷˽˹˷˺: significatur quattuor viarum curandarum, qui tamen Latine numquam dicitur viocurus”. 21 Da ultimo vd. M. Christol - Th. Drew-Bear, De la notabilité locale à l’ordre sénatorial. Les Flavonii d’Antiochia de Pisidie, in S. Demougin - J. Scheid (edd.), Colons et colonies dans le monde romain. Actes de la XVe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Paris, 4-6 octobre 2008), Rome 2012, pp. 204-207.
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ae[dili] iteru[m] quinq(uennali), Q(uintus) Statiú[s - - -] -----7 ex. Statio [- - -] CIL, Stati[o - - -] Bonkoffsky. - Il personaggio, forse iglio di P. Statius Severus che pone al padre l’iscrizione precedente, dopo l’edilità sostituì il magistrato preposto alle operazioni di censimento. Fu quindi due volte quinquennale (la seconda con l’incarico del censimento), lamen Divi Augusti e preposto al controllo e alla gestione della via Claudia Nova per il tratto di competenza municipale. Il quasi identico cursus dei due personaggi della gens Statia, originaria di Auinum (ma non si conoscono altre attestazione nell’ononomastica locale), conferma come talvolta si potevano quasi ‘ereditare’ da parte della famiglie maggiormente in vista in ambito cittadino la cariche magistratuali (vd. anche infra a proposito dei Lucii Marculeii albensi) nonché quelle religiose. Se corretta l’identiicazione proposta, l’iscrizione sepolcrale si può datare nella seconda metà del II sec. d.C.
Peltvinvm 10) CIL, IX 3434; Petraccia Lucernoni 1988, p. 169, nr. 247; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.103; Spadoni 2004, p. 80, nr. 88; Prosperi Valenti 2005, p. 62, nr. 47. C(aio) Nerio C(ai) f(ilio) Quir(ina) Se= vero aed(ili), q(uaestori) r(ei) p(ublicae), q(uaestori) al(imentorum), l(amini) vel l(aminali) Aug(ustali), vie קC(laudiae) N(ovae)¬ cur(atori), pr(aefecto) i(ure) d(icundo), C(aius) Nerius Iustus fratri 5 dulcissimo et Illyrica Phi= lûmene coniûnx infelicissi= ma / p(osuerunt). 105 Marco Buonocore
3 viecnn la lapide, sequenza che Mommsen interpretò come indicato, vie pro viae, vie Cl(audiae) Petraccia Lucernoni, Bonkoffsky, e vi(a)e Clau(diae) Prosperi Valenti; 5 Illyricia Prosperi Valenti. - L’iscrizione, funeraria, posta dal fratello e dalla moglie, schiava “manumissa a vectigali Illyrici” (così Mommsen), ci trasmette la carriera, disposta in ordine cronologico, di C. Nerius Severus, che fu edile, amministratore della cassa pubblica e degli alimenta, lamine imperiale, funzionario responsabile del tratto della via Claudia Nova di competenza territoriale peltuinate e inine sostituto o delegato del magistrato giusdicente. Non è da escludere che il fratello dedicante sia da identiicare con l’omonimo personaggio ricordato in un’iscrizione rinvenuta sempre a Peltuinum e recentemente pubblicata, che, oltre ad aver ricoperto tutte le cariche cittadine (omnibus honoribus municipalibus functus) fu anche patronus civitatis22. Fine II sec. d.C. 11) CIL, IX 3437 = ILS 5063; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 167-168, nr. 245; Buonocore 1992, pp. 59-60, nr. 35; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.102; Spadoni 2004, pp. 80-81, nr. 89; Prosperi Valenti 2005, pp. 62-63, nr. 48. C(aio) Pausculano C(ai) f(ilio) Quir(ina) Maximo aedili 5 quinq(uennali), praef(ecto) iuris dic(undi), quaestori alim(entorum), laminali Aug(ustali); hic, ob honorem quin(quennalitatis), spectaculum glad(iatorium) triduo 10 dedit et noxeos quattor; item annonae curat(ori); vix(it) an(nos) XXXIIII, dies IIII; C(aius) Pausculanus Rufus ilio karissimo 15 p(osuit). Hic monumentum emtori non cedet, sic ut liciat itum, aditum, ambitum mihi posteris= que meis. In agro p(edes) LXX, in fronte p(edes) XII. 10 noxeos quattor pro noxios quattuor; 11 curator(i) CIL; 14 karissimo pro carissimo; 16 hic pro hoc, emtori pro emptori; 17 liciat pro liceat. - È la dedica di C. Pausculanus Rufus al iglio C. Pausculanus C. f. Quir(ina) Maximus, eminente magistrato peltuinate, nonché laminalis Augusta-
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lis23 e preposto alla cura degli approvvigionamenti alimentari della città. Quest’ultimo, in occasione della sua quinquennalità, aveva oferto uno spettacolo gladiatorio di tre giorni, durante i quali furono presentati anche quattro noxii: l’importanza del munus veniva accresciuta, così almeno pare, dalla presenza dei condannati a morte mediante i summa supplicia, per la cui presentazione nell’arena non sembrerebbe essere stata necessaria delega imperiale24. A chiusura della dedica è sottolineata la garanzia per il diritto di accesso al sepolcro25 (queste ultime quattro righe sono state aggiunte in un secondo momento, forse da mano diversa), probabilmente di natura gentilizia per altro molto ampio26. Metà II sec. d.C., soprattutto in base alla carica di quaestor alimentorum, che presuppone l’istituzione degli alimenta traianei; con questa datazione ben si accordano l’onomastica, il formulario e la paleograia. Aveia 12) CIL, IX 3613; Petraccia Lucernoni 1988, p. 170, nr. 250; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.96; Spadoni, 2004, p. 73, nr. 77; Prosperi Valenti 2005, p. 66, nr. 50. -----Qui(rina) Sec[- - -]
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Su cui da ultimo vd. O. Salomies, Aedilicius, consularis, duumviralis and Similar Titles in Latin Inscriptions, in Arctos, 44, 2010, p. 223. 24 Sui noxii e il loro ristretto numero oferto negli spettacoli vd. P. Sabbatini Tumolesi, Gladiatorum paria. Annunci di spettacoli gladiatorii a Pompei, Roma 1980, pp. 143-145 e M. Buonocore, Adriano e Farasmane: considerazioni su Script. Hist. Aug. v. Hadr. 17, 12, in Ottava Miscellanea Greca e Romana, Roma 1982, pp. 312-316. 25 In particolare per le rr. 16-19 vd. A. Helttula, On itum ambitum datum: a formula of ius sepulchri, in Arctos, 8, 1974, pp. 9-17; in generale Libitina e dintorni. - Libitina e i luci sepolcrali. Le leges libitinariae campane. Iura sepulcrorum: vecchie e nuove iscrizioni. Atti dell’XI Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie, Roma 10-12 maggio 2002, Roma 2004, pp. 427-652. 26 In generale vd. G. L. Gregori, Deinizione e misurazione dello spazio funerario nell’epigraia repubblicana e protoimperiale di Roma. Un’indagine campione, in G. Cresci Marrone - M. Tirelli (edd.), Terminavit sepulcrum. I recinti funerari nelle necropoli di Altino. Atti del Convegno (Venezia, 3-4 dicembre 2003), Roma 2005, pp. 88-92; M. De Vecchi, Le iscrizioni con pedatura del territorio di Opitergium, in G. Cresci Marrone - A. Pistellato (edd.), Studi in ricordo di Fulviomario Broilo. Atti del Convegno (Venezia, 14-15 ottobre 2005), Padova 2007, pp. 277-292. 107 Marco Buonocore
[- - - pr]aef(ecto) iurקe¬ dic(undo), qu[a]est(ori), [lami]n(ali) Aug(ustali), curatori viae Cl[audiae], [- - -] T(iti) f(ilia) Bassa u[xor fecit vel posuit]. 1 Sec[undo] o Sec[undioni] o anche Sec[uro]; 3 in. [- - -]n avg secondo la lezione di Massonio, da me interpretata come proposto; non so spiegarmi perché Mommsen abbia voluto leggere [lam(ini)] Aug(ustali); lam(ini) Aug(ustali) Petraccia Lucernoni; [lam(inali)] Aug(ustali) Prosperi Valenti; [lam]ini Aug(ustali) Spadoni; 4 t(estamentum) f(ecit) Bassa u(xor) Petraccia Lucernoni, T(iti) f(ecit) Bassa u(xor) Bonkoffsky, [- - -] T(iti) f(ilia) Bassa v(iva) dubitativamente Spadoni. - L’iscrizione, forse sepolcrale, è posta dalla moglie al marito, della cui onomastica rimangono solo il nome della tribù e la parte iniziale del cognomen: fu prefetto/delegato del magistrato giusdicente, laminalis dell’imperatore, e rivestì, inine, la curatela, come funzionario municipale, del tratto della via Claudia Nova di competenza aveiate. La posizione anomala nel cursus (indicato in ordine ascendente) della questura, fa supporre che essa debba essere intesa più come un munus che come una carica propriamente detta. Forse ine I sec. d.C. Alba Fvcens 13) CIL, IX 3922; Ricci 1994, p. 39, nr. 8a; Catalli 1998, pp. 43-44, nr. 28; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 27, nr. I.89; Traverso 2006, p. 99, nr. 8; Letta 2012, pp. 43-44, nr. 38. D(is) M(anibus) s(acrum). M(arco) Marcio M(arci) f(ilio) Fab(ia) Iusto vet(erano) Divi Had(riani), equiti c(o)ho(rtis) VII pr(aetoriae), 5 IIII vir(o) aed(ili), IIII vir(o) i(ure) d(icundo) curatori anno(nae) II, curatori aquaeductus; vix(it) a(nnos) LXV; M(arcus) Marcius Eutyches 10 et Marcia Restituta patrono optimo suis amantissimo b(ene) m(erenti) et sibi suisque pos= teris eorum; 15 huic monumento terra cedit; in front(e) p(edes) XXXV in ag(ro) p(edes) LX. 4 ex. pr(imipilo) Catalli (“cavaliere della VII coorte di stanza in Lusitania, e centurione primipilo”); 5 IIII vir(o), aed(ili) Bonkoffsky. – Il veterano del pretorio, appartenente ad una gens ben conosciuta in ambito Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica 108
locale27, ricoprì ad Alba Fucens, una volta congedato, le principali tappe del cursus cittadino e fu anche per due volte responsabile per i fondi destinati all’acquisto del grano e per una volta sovrintendente dell’acquedotto28. Età antonina.
14) CIL, IX 3923 = ILS 6536; Waltzing 1895-1900, III, pp. 410-411, nr. 1570; Petraccia Lucernoni 1988, p. 173, nr. 255; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 27, nr. I.90; Ricci 1994, p. 39, nr. 8b; Traverso 2006, pp. 99-100, nr. 9. D(is) M(anibus) s(acrum). L(ucio) Marculeio Saturnino veterano Augusti cho(rtis) VII pr(aetoriae), IIII viro i(ure) d(icundo), quaestori rei p= 27
I dedicanti, marito e moglie, liberti del defunto, ritornano anche in CIL, IX 4009. Vd. sempre Corbier 1984, pp. 255, 260, 263; Ead. 1989, p. 182. Sull’acquedotto di Alba Fucens: H. Devijver - F. Van Wonterghem, Documenti epigraici riguardanti l’acquedotto e il teatro di Alba Fucens, in ZPE, 58, 1985, pp. 163-181; da ultimo D. Rose, Nuovi elementi per lo studio dell’acquedotto di Alba Fucens, in Il Fucino e le aree limitrofe nell’antichità. Archeologia e rinascita culturale dopo il sisma del 2015. Atti del IV Convegno di Archeologia. Castello Orsini, 20-23 maggio 2015, Avezzano (AQ) 2016, pp. 267-272.
28
109 Marco Buonocore
5 ublice, curatori pecunia= e alument[a]r(iae), curatori an= none plebis, curatori oper= um publicor(um), curatori apu= t Iovem statorem, q(uin)q(uennali) cole= 10 gi fabr(um) tignuariorum; L(ucius) M= arculeius Faustuø ìunior IIII vir iure dic(undo), curator{i} ann= one patri optimo et sibi fecit. 3 cho(rtis) pro coho(rtis); 4-5 publice pro publicae; 6 alumentariae pro alimentariae; 6-7 annone pro annonae; 8-9 aput pro apud; 9-10 colegi pro collegi; 12-13 curatori annone pro curator annonae. – Particolarmente ricco e articolato è il cursus del veterano del pretorio L. Marculeius Saturninus: ricoprì il quattuorvirato e la questura ed ebbe anche l’appannaggio di ben quattro curatele; la sua provata esperienza lo portò inoltre a essere eletto quinquennale del collegio dei fabri. Non si è escluso che il personaggio si debba identiicare con quel Saturninus ricordato dai gromatici29, che avrebbe presieduto alla determinatio dell’ager Albensis e alla redazione del catasto30. Suo iglio, il dedicante, conseguì il quattuorvirato giusdicente e come il padre fu responsabile dell’annona. Seconda metà II sec. d.C.
Foto Cesare Castellani.
15) CIL, IX 3949; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 28, nr. I.92. Diis Man(ibus) sacr(um). L(ucius) Titius L(uci) il(ius) Fab(ia) Nae[vius] IIII vir iure dic(undo), quaest(or) r(ei) p(ublicae), curator 5 apud Iovem Statorem,
29 30
Lib. Col. II, p. 253, 5 L. G. Firpo, in Fonti latine e greche 1998, pp. 404-405. Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica 110
cur(ator) annonae [- - - - - -] [- - - - - -] [- - -] curator 10 aput Iovem Statorem -----10 aput pro apud. - Sebbene incerta la lettura, la proposta di Mommsen che si è basato su quanto trasmesso da Febonio sembra condivisibile. Ho integrato il cognomen di L. Titius (gentilizio ben attestato localmente) sulla base dell’onomastica locale; non necessariamente dopo annonae (r. 6) dobbiamo pensare a plebis confrontando l’iscrizione precedente. Sembrano essere stati due i personaggi ricordati: del primo sono indicate le consuete tappe del cursus locale che si conclusero quasi certamente con le due curae cittadine, del secondo è rimasta solo la menzione della cura apud Iovem Statorem “cuius fani praeterea memoria nulla superest” (così Mommsen). Si data nel II sec. d.C. 16) CIL, IX 3950 (cfr. p. 682) = CIL, VI 859 (cfr. p. 3007); Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 28, nr. I.93. in latere dextro: L(ucio) Venuleio Aproniano II L(ucio) Sergio Paullo II co(n)s(ulibus) V kal(endas) Octobr(es). in fronte: Titiediae [- - -] Faustinae [- - -] Amaredia Pr[- - -], C(aius) Ama[redius - - -]; 5 [C(aio) A]maredio C(ai) f(ilio) Fab(ia) [- - -]o IIII vir(o) i(ure) d(icundo), quaest(ori) [pec(uniae) a]lim(entariae), q(uaestori) r(ei) p(ublicae), curat(ori) [apud I]ovem Stator(em), IIII vir(o) i(ure) d(icundo) 10 [Ma]rsi[s] Anxatibus; [l(ocus)] d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). Quarum dedicationem [epulum dedit ex] HS IIII n(ummum). In fronte: 1-4 om. Bonkoffsky. - Nell’ara onoraria, dedicata il 27 settembre del 168 d.C.31, si ricorda un C. Amaredius che nel centro equo aveva ricoperto le principali tappe del cursus che lo videro anche preposto alla cura del santuario di Iuppiter Stator; inoltre era stato magistrato nel vicino municipio di Angitia/Lucus Angitiae32. 31
Per la coppia consolare vd. PIR2 S 530 (L. Sergius Paullus) e PIR2 V 374 (L. Venuleius Apronianus Octavius [Priscus]). 32 Discussione, fonti e bibliograia sul nome raccolti e commentati da G. Firpo, in Fonti latine e greche 1998, pp. 263-268. 111 Marco Buonocore
17) M. Buonocore, Nuovi documenti epigraici abruzzesi, in Stud. Rom., 30, 1982, 367 (AE 1984, 360) (= Id. 2002, I, pp. 351-352); Catalli 1998, p. 87, nr. 76; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 27, nr. I.90; Letta 2012, p. 45, nr. 41. D(is) M(anibus) s(acrum). [-] Titio Felicia= [n]ô ŨŨŨŨ vir(o) aed(ili), quî [vi]x(it) ann(os) XXIX m(enses) [-] 5 [di]ês XXII, [cur]atori annô= [nae et] operum [publi]cum (!), [uxo]÷ ëêè[it] ------? 4 IIII vir(o), aed(ili), 6-8 [cur]a tori anno/[nae], operum / [publi]cum Bonkoffsky, 8 [publi]cum pro [publi] corum33. - [-] Titius Felicianus, ricoprì la prima tappa del cursus locale e ricevette i due incarichi di sovrintendente all’annona e alle opere pubbliche registrati, tuttavia, dopo l’indicazione dell’età, forse per una originaria dimenticanza dello scalpellino. Seconda metà II sec. d.C. Carsioli 18) CIL, IX 4071 = ILS 6541; Waltzing 1895-1900, III, p. 412, nr. 1578; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.99. D(is) M(anibus) s(acrum). Q(uinto) Vario Lucano seviro Aug(ustali) Mart(ino), pat(rono) coll(egi) fa= brum tign(uariorum), ann(onae) frum(entariae) 5 populiq(ue); vix(it) ann(is) LXXVIIII mens(ibus) VIII dieb(us) XV horis X; fe= cit sibi et Lolliae Matidiae coiugi suae ex commune pau(pertate). 8 coiugi pro coniugi, commune pro communi. - Q. Varius Lucanus fu patrono del collegio dei fabri tignuarii e responsabile dell’approvvigionamento annonario, qui indicato con la non consueta dicitura annona frumentaria et populi. È stato anche sevir dell’ordo degli Augustales Martini (nome derivante dal teonimo Mars), collegio ben radicato in questo cen33
Cfr. CIL, X 1695 = ILS 1224. Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica 112
tro equo, di cui sembrano far parte solo ingenui, da assimilare a quello dei Concordiales, Herculanaei, Mercuriales, categorie note in numerose città dell’Italia romana in stretto collegamento con il culto della divinità relativa e quello imperiale34. Seconda metà II sec. d.C.
Amiternvm 19) CIL, IX 4519 = ILS 6545; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 178-179, nr. 264; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 28, nr. I.94; Spadoni 2004, pp. 69-70, nr. 71; Traverso 2006, p. 102, nr. 12. Q(uinto) Gavio T(iti) f(ilio) Cla(udia) Pedoni tr(ibuno) mil(itum) a populo, praef(ecto) fabr(um), praef(ecto) eq(uitum), 5 octovir[o], c(uratori) f(rumenti) p(ublici), q(uaestori), p(raefecto) pro o[cto]viro, ex testamento T(itus) Reutius T(iti) f(ilius) Qui(rina) Barba et Q(uintus) Pompeius Cn(aei) f(ilius) Ser(gia) ex pecunia legata rogati fecer(unt). 5 la sequenza c f p q crea ancora alcune incertezze sul loro esatto scioglimento (“sigla quid signiicent nescio” Mommsen); c(uratori) f(rumenti) p(ublici), q(uaestori) proposta da Claude Nicolet sembra ipotesi condivisibile35; c(uratori) f(anorum) p(ublicorum), q(uaestori) o c(uratori) f(anorum) p(ro) q(uaestore) ipotizza Cesare Letta36. – La nomi-
34
Vd. M. Buonocore, Un nuovo Augustalis Martinus di Carsioli, in G. Paci (ed.), ˎ˙˒ˌ˚ˊ˞ˊ˒. Miscellanea epigrafica in onore di Lidio Gasperini, Tivoli (RM) 2000, pp. 151153 (= Id. 2002, II, pp. 739-743). 35 Vd. C. Nicolet, Tribunus militum a populo, in MEFRA, 79, 1967, p. 37, nr. 7. 36 C. Letta, in E. Campanile - C. Letta, Studi sulle magistrature indigene e municipali in 113 Marco Buonocore
na a tribunus militum a populo spalancò a Q. Gavius T. f. Pedo le porte dell’ordine equestre, nel quale entrò rivestendo la praefectura fabrum e la prefettura di un’ala di cavalleria; non proseguì con il ricoprire qualche procuratela, ma rientrò nella sua città natale, ove, per il prestigio ottenuto, fu chiamato a rivestire le maggiori cariche cittadine: octovir, responsabile dell’approvvigionamento annonario, questore e sostituto/delegato del magistrato giusdicente ed eponimo37 (entrambe le carriere sono indicate in ordine ascendente). 20) CIL, IX 4520 = ILS 6546; Waltzing 1895-1890, III, p. 412, nr. 1581; Jaczynowska 1978, p. 84, nr. 118; Ginestet 1991, p. 236, nr. 115; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 29, nr. I.95. D(is) M(anibus) s(acrum). C(aio) Cuspio C(ai) f(ilio) Poppae[a]no iuvenum magistr(o), 5 VIII viro, [cura]t[ori] an[nonae ? - - -] ------Incerta rimane la corretta integrazione delle righe 5-6; la proposta qui indicata è quella della Jaczynowska e di Ginestet; si potrebbe anche proporre quella avanzata da Simonetta Segenni di VIII viro [quaes]t(ori); û(ixit) / an[nis - - -]38 con cui recentemente concorda anche Simone Sisani39. Datazione compresa tra la seconda metà del II sec. d.C. e l’inizio del successivo. Trebvla Mvtvesca 21) M. Torelli, Trebula Mutuesca. Iscrizioni corrette ed inedite, in RAL s. 8°, 18, 1963, pp. 257-259 n. 9 (AE 1964, 19); Jaczynowska 1978, p. 86, nr. 131; Petraccia Lucernoni 1988, p. 182, nr. 272; Ginestet 1991, p. 239 n. 128; Buonocore 1992, pp. 38-39, nr. 14; Bonkoffsky 2001-2002, II, p. 32, nr. I.109; Traverso 2006, p. 123, nr. 49. L(ucio) Coelio L(uci) f(ilio) Pal(atina) Ve[ro] ĪŨŨŨüviro mag(istro) iuv[ent(utis)], ĪŨŨŨüviro ŨŨ fano[rum], ĪŨŨŨüviro ŨŨŨ aera[ri], area italica, Pisa 1979, p. 46, nt. 67. Per altra discussione e bibliograia vd. Traverso cit. 37 Sulla funzione di praefectus pro octoviro vd. ad esempio, G. Paci, Nuove iscrizioni romane da S. Vittore di Cingoli, in Picus, 6, 1986, p. 126. 38 In Suppl. It., 9, Roma 1992, p. 58. Vd. anche S. Segenni, La praefectura amiternina e l’ottovirato, in M. L. Caldelli - G. L. Gregori - S. Orlandi (edd.), Epigraia 2006. Atti della XIVe Rencontre sur l’épigraphie in onore di Silvio Panciera con altri contributi di colleghi, allievi e collaboratori, II, Roma 2008, p. 719, nt. 51. 39 Sisani 2011, p. 203 e nt. 189. Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica 114
5 praef(ecto) coh(ortis) I Hispanor(um), ĪŨŨŨüviro ŨŨŨŨ aer(ari) q(uin)q(uennali), curatori muneris Reginiani, decuriones et Augus= 10 tales, aere conlato. L(ocus) d(atus) d(ecurionum) d(ecreto). 10 conlato pro collato. - È la dedica posta dai decurioni e dagli Augustali di Trebula Mutuesca a L. Coelius L. f. Verus (nota la tribù tipica dei igli di liberti), per quattro volte ottoviro locale ma con funzioni diverse (rr. 2, 3, 4, 6): la prima volta è stato magister iuventutis (la funzione di magister iuventutis è in questo caso una parte integrante del sistema ottovirale del centro sabino); la seconda volta in cui ha rivestito l’ottovirato gli fu aidata la cura fanorum (dei santuari, cioè, di Feronia e di Marte); il terzo ottovirato ebbe come oggetto di competenza l’amministrazione della cassa municipale; nel quarto ottovirato, al rientro dalla breve carriera militare limitata al comando della coorte ausiliaria I Hispanorum, esercitò le funzioni di amministratore della cassa municipale e di quinquennalis. L’illustre personaggio trebulano (la gens Coelia è ben conosciuta localmente), si era inoltre reso benemerito per aver organizzato un munus istituito con fondazione testamentaria verosimilmente di un tal Reginius, ignoto personaggio locale. Seconda metà II sec. d.C.
Abbreviazioni bibliografiche Buonocore 1992: M. Buonocore, EAOR III. Regiones Italiae II-V, Sicilia, Sardinia et Corsica, Roma. Buonocore 2002: M. Buonocore, L’Abruzzo e il Molise in età romana tra storia ed epigraia, I-II, L’Aquila. Buonocore 2003: M. Buonocore, Molise. Repertorio delle iscrizioni latine. Aesernia, Campobasso. Catalli 1998: F. Catalli, Il Museo Lapidario Comunale, Avezzano (AQ). Corbier 1984: M. Corbier, De Volsinii à Sestinum: cura aquae et évergétisme municipal de l’eau en Italie, in REL, 62, pp. 236-274. Corbier 1989: M. Corbier, La cura aquae dans l’évergétisme municipal, in Sestinum. Comunità antiche dell’Appennino tra Etruria e Adriatico. Atti del Convegno tenuto a Sestino (Arezzo), 18-19 settembre 1983, Rimini, pp. 175-188. Deniaux - Quantin - Vrekaj 2014: É. Deniaux - Fr. Quantin - B. Vrekaj, Un témoignage exceptionnel sur la colonie de Byllis à l’époque impériale, in S. Demougin - M. Navarro Caballero (edd.), Se déplacer dans 115 Marco Buonocore
l’Empire romain. Approches épigraphiques. XVIIIe rencontre franco-italienne d’épigraphie du monde romain (Bordeaux, 7-8 octobre 2011), Paris, pp. 215-230. Epigrafia dei Marsi 1975: C. Letta - S. D’Amato, Epigraia della regione dei Marsi, Milano. Fonti latine e greche 1998: M. Buonocore - G. Firpo, Fonti latine e greche per la storia dell’Abruzzo antico, II, L’Aquila. Fratianni 2010: G. Fratianni, Terventum. Carta Archeologica della media valle del Trigno, Galatina (LE). Ginestet 1991: P. Ginestet, Les organisations de la jeunesse dans l’Occident Romain, Bruxelles. Jaczynowska 1978: M. Jaczynowska, Les associations de la jeunesse romaine sous le Haut-Empire, Wrocław - Warszawa - Kraków - Gdańsk. Letta 2012: C. Letta, Museo del Fucino in Avezzano. Il lapidario, in F. de Sanctis - R. Del Monaco - A. Saragosa - D. Villa (edd.), L’aia dei musei, Avezzano (AQ), pp. 16-46. Petraccia Lucernoni 1988: M. F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali dell’Italia antica, Roma. Prosperi Valenti 2005: G. Prosperi Valenti, I sacerdozi municipali della regio IV (Sabina et Samnium), in BDASP, 93/94, pp. 5-76. Ricci 1994: C. Ricci, Soldati delle milizie urbane fuori di Roma. La documentazione epigraica, Roma. Ricci 2016: C. Ricci, Il L. Abullius Dexter di Fagifulae e il suo omonimo di Aesernia. Un nuovo frammento epigraico e alcune considerazioni, in Epigraphica, 78, pp. 169-178. Sisani 2011: S. Sisani, Dalla praefectura al municipium: lo sviluppo delle strutture amministrative romane in area medio-italica tra il I sec. a.C. e l’età imperiale, in RAL, s. 9°, 21, pp. 173-226. Spadoni 2004: M. C. Spadoni, I prefetti nell’amministrazione municipale dell’Italia romana, Bari. Tarpin 2002: M. Tarpin, Vici et pagi dans l’Occident romain, Rome. Traverso 2006: M. Traverso, Esercito romano e società italica in età imperiale. I. I documenti epigraici, Roma. Waltzing 1895-1900: J. P. Waltzing, Étude historique sur les corporations professionnelles chez les romains depuis les origines jusqu’à la chute de l’Empire d’Occident, I-IV, Louvain.
Le curae municipali nella regio IV: a confronto con la documentazione epigraica 116
funeraria
funeraria
funeraria
funeraria
funeraria
funeraria
onoraria
funeraria
funeraria
funeraria
funeraria
M. Munatius M. f. Tro(mentina) Crispus aedilis M. Marcius M. f. Fab(ia) Iustus veteranus Divi Hadriani, eques cohortis VII praetoriae, IIII vir aedilis, IIII vir iure dicundo L. Marculeius Faustus ìunior IIII vir iure dicundo [-] Titius Felicianus IIII vir aedilis L. Marculeius Saturninus veteranus Augusti cohortis VII praetoriae, IIII vir iure dicundo, quaestor rei publice, quinquennalis colegi fabrum tignuariorum L. Titius L. il. Fab(ia) Nae[vius] IIII vir iure dicundo, quaestor rei publicae [C. A]maredius C. f. Fab(ia) [- - -]us IIII vir iure dicundo, quaestor pecuniae alimentariae, quaestor rei publicae, IIII vir iure dicundo Marsis Anxatibus Q. Gavius T. f. Cla(udia) Pedo tribunus militum a populo, praefectus fabrum, praefectus equitum, octovir quaestor, praefectus pro octoviro C. Cuspius C. f. Poppae[a]nus iuvenum magister, VIII vir Q. Statius Q. f. Quir(ina) Syrus aedilis, quaestor alimentorum, quaestor municipi Peltuinatium, praefectus iure dicundo municipi Peltuinatium, lamen Divi Augusti Q. Statius P. f. Qui(rina) Verecundus aedilis, praefectus quinquennalis, lamen Divi Augusti, aedilis iterum quinquennalis
annonae curator
curator annonae II, curator aquaeductus
curator annone
curator annonae et operum publicum (!)
curator pecuniae alumentariae (!), curator annone plebis, curator operum publicorum, curator aput Iovem Statorem
curator apud Iovem Statorem, curator annonae
curator apud Iovem Statorem
curator frumenti publici
[cura]t[or] an[nonae ?]
viocurus viae Claudiae
curator viae Claudiae
Alba Fucens
Alba Fucens
Alba Fucens
Alba Fucens
Alba Fucens
Alba Fucens
Amiternum
Amiternum
Auinum
Auinum
Aesernia
Tipologia dell’iscrizione
Denominazione della cura
Centro antico
Nome e cursus del curator
TABELLA – Curae e curatores municipali nella regio IV
II sec., seconda metà
CIL, IX 3385; testo nr. 9
CIL, IX 3384 (cfr. XI p. 60* nr. 569*, 5); testo nr. 8
CIL, IX 4520; testo nr. 20
II sec., seconda metà / III sec., inizi II sec., metà
CIL, IX 4519; testo nr. 19
CIL, IX 3950 (cfr. p. 682) = VI 859 (cfr. p. 3007); testo nr. 16
CIL, IX 3949; testo nr. 15
CIL, IX 3923; testo nr. 14
AE 1984, 360; testo nr. 17
CIL, IX 3923; testo nr. 14
CIL, IX 3922; testo nr. 13
CIL, IX 2663; testo nr. 5
Bibliograia essenziale
I sec., prima metà
27 settembre 168 d.C.
II sec.
II sec., seconda metà
II sec., seconda metà,
II sec., seconda metà
II sec., metà
II sec., metà
Datazione
funeraria
funeraria
[-] Abul]lîus L. f. [Vol(tinia)] Dexter II vir quinquennalis C. Pausculanus C. f. Quir(ina) Maximus aedilis quinquennalis, praefectus iuris dicundi, quaestor alimentorum, laminalis Augustalis
curator temp[li - - -] Augu[s]ti
annonae curator
Fagifulae
Peltuinum
curator annone frumentariae rei publicae Sulmonensium
curator muneris publici
aquae curator
frumenti curator
curator muneris Reginiani
Teate Marrucinorum
Telesia
Terventum
Trebula Mutuesca
vie Claudiae Novae¬ curator
Sulmo
Peltuinum
funeraria
funeraria
funeraria
funeraria
onoraria
Q. Petronius Q. lib. Ruinus sevir Augustalis C. Publicius Donatus eques Romanus aedilis, IIII vir quinquennalis C. Minucius C. f. Fal(erna) hermus praetor II vir bis, quaestor II, quinquennalis C. Munatius C. f. Volt(inia) Marcellus aedilis, II iure dicundo, quaestor II L. Coelius L. f. Pal(atina) Ve[rus] VIII vir magister iuventutis, VIII vir II fanorum, VIII vir III aerari, praefectus cohortis I Hispanorum, VIII vir IIII aerari quinquennalis
funeraria
funeraria
Q. Varius Lucanus sevir Augustalis Martinus, patronus collegi fabrum tignuariorum
annonae frumentariae populique
Carsioli
C. Nerius C. f. Quir(ina) Severus aedilis, quaestor rei publicae, quaestor alimentorum lamen vel laminalis Augustalis, praefectus iure dicundo
onoraria
C. Nummius C. f. Vol(tinia) Chrestus aedilis, duovir quinquennalis, quaestor alimentorum, quaestor rei publicae, curator ka1endari, munerarius
curator frumenti
Bovianum Undecimanorum
funeraria
[- - -] Qui(rina) Sec[- - -] praefectus iur e¬ dicundo, quaestor, laminalis Augustalis
curator viae Claudiae
Aveia
AE 1997, 431; testo nr. 2
non oltre la prima metà del I sec. d.C.
II sec., prima metà
II sec., seconda metà
età giulioclaudia
II sec.
II sec., metà
II sec., ine
AE 1964, 19; testo nr. 21
CIL, IX 2603; testo nr. 4
CIL, IX 2234; testo nr. 1
CIL, IX 3025; testo nr. 6
Eph. Ep. VIII, 140; testo nr. 7
CIL, IX 3434; testo nr. 10
CIL, IX 3437; testo nr. 11
CIL, IX 4071; testo nr. 18
II sec., seconda metà
II sec., metà
AE 1996, 476 + 497; 1997, 442; testo nr. 3
CIL, IX 3613; testo nr. 12
II sec., ine
I sec., ine (?)
CURAE nella REGIO V ITALIAE e nel versante adriatico della VI Simona Antolini - Silvia Maria Marengo (Università degli studi di Roma Tor Vergata) - (Università degli Studi di Macerata)
Riassunto. Il lavoro raccoglie e prende in esame le curae municipali nelle regioni V e VI (adriatica) dell’Italia romana. La ricerca ha portato all’esclusione di iscrizioni tradizionalmente accolte nella bibliograia scientiica (CIL, IX 5195 da Asculum e CIL, XI 5689 da Tuicum) e a ritenere incerte tutte le attestazioni della funzione municipale ancora nel I sec. d.C. (CIL, IX 5757 da Ricina; CIL, IX 5308 da Cupra Maritima; CIL, XI 6016 da Sestinum), ad eccezione dell’isolata cura muneris legationis documentata a Falerio (CIL, IX 5420). Veri e propri curatores municipali sono documentati, seppure in numero molto ridotto (2 nel Piceno e 2 nell’Umbria adriatica), nel II sec. d.C. e sono relativi alla gestione dei munera (CIL, IX 5016 da Hadria), dei patrimoni privati lasciati alla città (CIL, XI 6369 da Pisaurum e AE 1946, 186 da Asculum), delle viae e dei pontes (dossier epigraico di C. Caesius Silvester da Tuicum). Abstract. he work collects and examines municipal curae in the regions V and VI (Adriatic) of Roman Italy. We excluded inscriptions traditionally accepted in the scientiic literature (CIL, IX 5195 from Asculum and CIL, XI 5689 from Tuicum) and we deened uncertain the evidence of the municipal function in the irst century A.D. (CIL, IX 5757 from Ricina; CIL, IX 5308 from Cupra Maritima; CIL, XI 6016 from Sestinum), with the exception of the isolated cura muneris legationis from Falerio (CIL, IX 5420). Real municipal curatores (2 in Piceno and 2 in Adriatic Umbria) are documented in the second century A.D. with reference to munera (CIL, IX 5016 from Hadria), to private heritage left the city (CIL, XI 6369 from Pisaurum and AE 1946 186 from Asculum), to the viae and pontes (epigraphic dossier on C. Caesius Silvester from Tuicum).
1. Premessa Questo contributo nasce da una ricerca condotta in collaborazione sia nella raccolta dei documenti utili sia nella discussione dei problemi generali che ne derivano e sarà presentato tenendo conto della tipologia della cura (vd. Tabella)1. Una questione preliminare riguarda l’iscrizione ascolana CIL, IX 5195 e ora CIL, I2 1912 e add. p. 1052 (EDR155427), nella quale il Mommsen riconobbe un curator agrorum, entrato in letteratura come curator agrorum publicorum2. È la più antica delle iscrizioni che potrebbero rientrare in questa ricerca e per caratteri di scrittura e tipologia archeologica del supporto può inquadrarsi negli ultimi decenni del I sec. a.C. Appartiene ad un monumen1
Sono di S.M. Marengo i paragrai 1-4, di S. Antolini il paragrafo 5. Cfr. CIL, IX 5191, I2 1911 e add. p. 1052, ILLRP 549 (EDR155431); S. Demougin, Attilio Degrassi et les inscriptions républicaines: à propos d’ILLRP 549, in Epigraia. Actes du Colloque en mémoire d’Attilio Degrassi, Rome 1991, pp. 225-239; G. Paci, Note di epigraia ascolana: iscrizioni di nuova e vecchia acquisizione, in Picus, 20, 2000, pp. 16-23; S.M. Marengo, T. Satanus Sabinus duovir et duovir CAP, in Picus, 23, 2003, pp. 219-222.
2
119 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
to funerario a tamburo ampiamente mutilo: del corredo epigraico sopravvive solo un lastrone con resti della carriera di un duovir che raggiunse la praefectura fabrum. Lo scioglimento del Mommsen come curator agrorum (CIL, IX indices p. 789 e p. 494) ha dato vita ad una funzione che non trova altra attestazione in questa forma sebbene abbia a confronto la cura praediorum publicorum attestata in Dig. 50.4.1.2 tra i munera personalia civilia. Una soluzione alternativa3 può essere suggerita dalla lex coloniae Genetivae Ursonensis (97) che fa esplicito riferimento ai curatores agris dandis adsignandis iudicandis ex lege Iulia; sono funzionari i cui compiti vengono speciicati dal testo della lex Mamilia Roscia del 59 a.C. (Grom. Vet. II 221, 1 e Dig. 47, 21, 3) in questi termini: limites decumanique ut iant terminique statuantur curato. In considerazione della cronologia del documento che coincide con l’età della deduzione coloniaria sembra possibile riconoscere nel nostro anonimo curator un curator agris dandis adsignandis iudicandis responsabile delle operazioni agrarie che accompagnarono la fondazione della colonia. La cura di cui si tratta non rientrerebbe quindi tra i munera municipalia connessi alla gestione e alla tutela del patrimonio fondiario pubblico della colonia in una fase successiva alla sua costituzione, ma tra le attività che accompagnarono la divisione delle terre tra i nuovi coloni e questo farebbe del nostro anonimo praefectus fabrum uno stretto collaboratore del deductor coloniae. Escluso dunque il curator ascolano, un primo sguardo alla documentazione delle due regioni in esame ha rivelato una modesta presenza di curatores propriamente detti. Questa povertà di attestazioni e il titolo ‘aperto’ del Convegno ci ha convinte ad ampliare il campo di ricerca alle iscrizioni che menzionassero curae in qualsiasi forma: sono stati perciò considerati anche i curantes e i curam agentes e le espressioni sub cura alicuius4. Del resto, scorrendo la documentazione di altre regioni, non è raro incontrare dei curatores pleonasticamente detti curantes o curam agentes quasi che si tratti di espressioni equivalenti5, mentre ad esempio nelle i3
S.M. Marengo, CIL, IX 5195 e la divisio agrorum della colonia di Asculum Picenum, in Picus, 31, 2011, pp. 91-101. 4 Nella selezione dei documenti, sono state escluse: - tutte le iscrizioni nelle quali la cura è a carico di un magistrato, presupponendo che in questi casi il verbo curare da solo o con gerundivo si riferisca alle attività di competenza della carica e che tali azioni siano quindi connesse con la carica rivestita; - le iscrizioni private dove qualcuno si assume la cura di erigere, ediicare, costruire qualcosa senza autorizzazione o incarico da parte dell’amministrazione pubblica: in questi casi abbiamo ritenuto che l’uso del verbo curare solo o con gerundivo sia mutuato dal formulario delle iscrizioni pubbliche e comunque indichi una responsabilità assunta a titolo personale nell’ambito di accordi tra privati; - i curatores rei publicae; - i curatores kalendarii per i quali abbiamo tenuto conto degli argomenti di W. Eck e delle considerazioni di G. Camodeca; - i curatores dati ab imp. tranne il caso discusso al paragrafo 5. 5 Si vedano ad esempio i cippi del Tevere CIL, VI 1241ab (EDR127852 e EDR127853), 40867 (EDR073831), 40868 (EDR073830) tutti del 161 d.C. Curae nella regio V Italiae e nel versante adriatico della VI 120
stulae aquariae si concorda nel ritenere che siano curatores municipali gli individui menzionati sub cura. Questo ha consentito di recuperare alla discussione un’iscrizione da Cupra Maritima nella quale il curator non è il protagonista, onorato o commemorato, ma compare in secondo piano nell’esercizio delle sue mansioni, un ambiguo documento da Sestinum e un curam agens che esercitò il munus legationis in età domizianea.
2. CURA FANI La più antica testimonianza di un possibile curator propriamente detto proviene da Ricina (regio V; CIL, IX 5757; EDR092803; Bonkoffsky 2001-2002, I 112) (ig. 1). Si tratta di poche lettere che hanno tuttavia caratteristiche tali da poter essere riferite all’età augustea o primo imperiale per il modulo quadrato. Il Fig. 1. CIL, IX 5757, da Ricina. Mommsen che vide la pietra in condizioni migliori lesse interamente il termine FANI attualmente incompleto6 e propose un cur(ator) fani nonostante la mancanza di interpunzione dopo la R che, a rigore, potrebbe indirizzare anche verso un gentilizio come Furfanius o simili. Il supporto è un lastrone di pietra alto 58 cm, largo 70, spesso 15, che potrebbe essere strutturale di un ediicio; le lettere alte 20 cm documentano un’iscrizione monumentale il che dà fondamento all’ipotesi di un testo pertinente ad un’opera pubblica. Il titolo invita a guardare alla cura di uno speciico luogo sacro7. Se la lettura del Mommsen può essere confermata, il nostro si collocherebbe tra i più antichi curatori municipali di luoghi di culto come il curator aedium di Ariminum (CIL, XI 417) che fu lamen divi Claudi o il curator aedis Iovis faciundae di Placentia che operò nella prima età imperiale (CIL, XI 6940 e EDR079109).
3. CURA AQUAE Due documenti relativi alla cura aquae si prestano a discussione per ragioni di formulario. 6
Ma ancora visibile in una foto dei primi anni del secolo scorso (1909?) edita in G. Tucci, Illustri città romane del Piceno poco conosciute. Elvia Ricina, Macerata 2007, p. 146. 7 Chiama a confronto, ad esempio, i curatores tiburtini del fanum Herculis Victoris (CIL, XIV 3599 e EDR092740; 3601 e EDR129877; 3609 e EDR 129852; 3611 e EDR129857; 3650 e EDR129871; 3674 e EDR127753; 4242 e EDR129865; 4244 e EDR129878; 4258 e EDR129323), il curator templi divi Augusti di Terventum (CIL, IX 2595 e EDR131940), il curator aedis Iovis faciundae di Placentia (CIL, XI 6940 e EDR079109). 121 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
Il primo, datato al 7 a.C. dalla coppia consolare Ti(berio) Claudio Nerone iterum Cn(aeo) Pisone co(n)s(ulibus), proviene da Cupra Maritima (regio V; CIL, IX 5308; EDR116399)8 e commemora l’adduzione dell’acqua e la costruzione della cisterna in opus signinum da parte di un Q(uintus) Haîus A[---] che fu a[e]d(ilis) [i]ùeru(m) e q(uaestor); interviene come [--- cu]rante un Sal(vius) B[.6.]ervus la cui onomastica resta incompleta. Il testo descrive la realizzazione di opere pubbliche da parte di un magistrato cittadino, ma la lacuna nasconde la fonte del inanziamento e la motivazione dell’iniziativa: evergetismo o pecunia publica per disposizione del senato locale? Il fatto che sia menzionato un responsabile dei lavori potrebbe giocare a favore della seconda ipotesi. Si aggiunge che nessun documento di evergetismo nella quinta regione nomina dei curatores dell’opera accanto al benefattore. Non trattandosi di un curator propriamente detto, si può discutere se le funzioni esercitate possano essere omologate a quelle di un curator aquae. È possibile che la cura in questione fosse limitata ad un singolo occasionale intervento e non comportasse quindi una funzione municipale ordinaria e permanente. Va considerato tuttavia che l’istituzione augustea dei curatores aquarum si colloca nell’11 a.C. stando a Frontino (de aqu. 99) e che la città può aver adottato precocemente le novità urbane come avviene in Campania e a Volsinii9. Il secondo documento è l’epigrafe dei Voluseni di Sestinum (regio VI; CIL, XI 6016, ILS 5758, EDR110874) resa celebre negli anni ‘80 da Mireille Corbier10. I tre Voluseni, Curio, Clemens e Macedo, esponenti di una cospicua famiglia sestinate di prima età imperiale11, non rivestono cariche pubbliche, stando al dettato dell’ epigrafe, e non sono evergeti, ma curano l’adduzione dell’acqua ex decurionum decreto. Sono per questo dei curatores? L’interpretazione che si dà alla formula ex d. d. diventa in questo caso determinante: se hanno provveduto all’acquedotto pubblico per disposizione dei decurioni possono essere dei curatores; se hanno rispettato le disposizioni dei decurioni nel capitolato dei lavori per un’opera che riguarda l’aqua pu8
Si fa riferimento alla nuova lettura di Simona Antolini in S. Antolini - P. Fortini, Novità epigraiche da Cupra Maritima, in Picus, 31, 2011, pp. 209-215. 9 La cura aquae di D. Sat[.]ius Ragonianus attestata da un’iscrizione rupestre a Bacoli (Napoli) è datata al 30 dicembre 10 d.C. dalla coppia consolare (G. Camodeca, Una ignorata galleria stradale di età augustea fra Lucrinum e Baiae e la più antica iscrizione di un curator aquae Augustae (10 d.C.), in AION (archeol), 4, 1997, pp. 191-199; AE 1998, 366; EDR103806); per i curatores aquae di Volsinii vd. M. Corbier, La famille de Séjan à Volsinii: la dédicace des Seii, curatores aquae, in MEFRA 95, 2, 1983, pp. 719-756, che data il loro intervento tra l’11 a.C. e i primi decenni del secolo successivo (AE 1983, 395; EDR079807) e il contributo di C. Gabrielli in questi Atti. 10 C(aius), L(ucius), T(itus) Voluseni(i), L(uci) f(ilii) / Curio, Clemens, / Macedo, aquam adducendam / ex d(ecreto) d(ecurionum) c(uraverunt). M. Corbier, La cura aquae dans l’evergetisme municipal, in Sestinum. Comunità antiche dell’Appennino tra Etruria e Adriatico. Atti del Convegno (Sestino 18-19 sett. 1983), Rimini 1989, pp. 175-188, e Ead., De Volsinii à Sestinum. Cura aquae et évergétisme municipal de l’eau en Italie, in REL, 62, 1984, pp. 236-274. 11 F. Cenerini, Notabili e famiglie curiali sestinati, in Sestinum. Comunità antiche dell’Appennino tra Etruria e Adriatico. Atti del Convegno (Sestino 18-19 sett. 1983), Rimini 1989, p. 193. Curae nella regio V Italiae e nel versante adriatico della VI 122
blica possono essere dei curatores; se hanno avuto il permesso dei decurioni per opere di adduzione dell’acqua in una proprietà privata allora non sono curatores. Credo peraltro che le nostre incertezze derivino in gran parte dalla tipologia dell’iscrizione: questo modesto cippo, modesto anche nelle dimensioni (cm 80 x 46), non è certamente l’iscrizione principale dell’acquedotto, ma sembra piuttosto uno dei cippi terminali dell’opera nei quali – sul confronto dei termini sepolcrali – le informazioni per il lettore sono ridotte all’essenziale e per questo così problematiche e ambigue per noi. Per conclusioni deinitive manca il contesto e soprattutto la nozione della condizione giuridica dell’acqua. Peraltro anche in questo caso non si può escludere che la cura sia aidata ai tre Voluseni come prestazione occasionale e la cura aquae non rientri a questa epoca tra gli ordinamenti del municipio.
4. CURA MUNERIS LEGATIONIS Non curator, ma curam agens è il T. Bovius Verus che il 22 luglio dell’82 d.C. fu ad Albano come delegato della colonia di Falerio Picenus per ricevere la decisione arbitrale di Domiziano sulla questione dei subseciva contesi tra le due comunità limitrofe di Firmum e Falerio (regio V; CIL, IX 5420 e p. 678, FIRA I 75, EDR104921). Il suo nome igura nell’ultima parte del documento dopo la formula di saluto e la data. Valete. D(atum) XI K(alendas) Aug(ustas) in Albano, agente curam T(ito) Bovio Vero, legatis P(ublio) Bovio Sabino, P(ublio) Petronio Achille. D(ecreto) d(ecurionum) p(ublice). Mentre la formula inale si riferisce al decreto decurionale dei Faleriensi che vollero l’esposizione pubblica del documento, la cura di T. Bovio Vero è connessa con la delegazione alla quale parteciparono come legati propriamente detti P. Bovio Sabino e P. Petronio Achille. Il numero dei legati di Falerio corrisponde a quanto prescritto da Vespasiano che limitò i componenti delle legazioni a tre membri12. Non sembrano sussistere dubbi sulla natura di munus municipale della cura assunta da T. Bovio Vero13 sebbene la natura stessa del munus indichi non una cura ordinaria, permanente, ma un incarico straordinario. Si tratta di un munus legationis del quale conosciamo la disciplina sia per l’età tardorepubblicana (lex Ursonensis 92) sia per l’ età lavia (lex Irnitana F e G)14. Il nostro T. Bovius Verus, che precede nell’ordine gerarchico dei nomi, doveva essere il responsabile (letteramente il curam agens) al quale spettavano la gestione dell’intera ambasceria e il compito di ricevere e trasmettere le disposizioni imperiali15. Non conosco altri casi in cui il munus legationis sia deinito come una cura. 12
Dig. 50,7,5,4,6. Grelle 1999, p. 139; Jaschke 2006, p. 185. Sui legati municipali vd. ora J.F. Rodríguez Liera, Legationes municipales en el oeste del imperio y estatutes locales de Hispania, in MEFRA, 122,1, 2010, pp. 25-36. 14 La materia è trattata in Dig. 50, 7 (De legationibus). 15 Forse equivalente dell’ archipresbeutes di IGR 1124 (da Rodi; 55 d.C.). 13
123 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
5. I CURATORES del II sec. d.C. Passando ai curatores municipali ascrivibili al II sec. d.C., nel Piceno meridionale incontriamo innanzitutto un curator muneris, che iterò la carica16: C. Capiva Vitalis, titolare di un sarcofago rinvenuto ad Hadria, oggi irreperibile17, che sulla base della tipologia monumentale, del formulario e delle caratteristiche linguistiche viene datato entro la ine del II secolo se non agli inizi di quello successivo. Dopo aver percorso la carriera municipale nella colonia (duovir e decurio, per tre volte aedilis e praefectus quinquennalis) e nella contermine Castrum Novum (praefectus) ed aver rivestito la cura kalendarii ad Aveia Vestinorum, dove forse aveva delle proprietà18, il nostro Capiva per due volte ebbe l’organizzazione e il controllo della corretta gestione dei fondi destinati all’allestimento dei munera publica: l’iterazione della curatela e la nomina a curator kalendarii in un altro municipio sono evidentemente segno delle sue capacità economiche e della stima dovuta alla comprovata esperienza inanziaria nei contesti di riferimento. Senza voler entrare nel merito della discussione sulla natura municipale o statale della cura kalendarii, che sulla base delle linee generali emerse dal Convegno si è ritenuto di escludere dal discorso, si vuole tuttavia sottolineare l’esclusivo ambito municipale in cui si svolse la sua carriera. All’amministrazione e alla gestione inanziaria di patrimoni privati lasciati in godimento alla città si rivolge la cura di due personaggi attestati all’inizio del II sec. d.C. nel territorio, all’apice di una brillante carriera municipale. Il primo è C. Mutteius C.f. Pal. Quintus Severus, che in età antonina fu curator calendarii pecuniae Valentinianae (sestertiorum) (sescentorum milium) a Pisaurum19, dove rivestì anche la questura, la magistratura giusdicente e il patronato dei seviri Augustali e dei tre principali collegia professionali. Il suo incarico si precisa con l’iscrizione onoraria di C. Titius C.f. Cam. Valentinus, che ha istituito per testamento una fondazione a beneicio della cittadinanza pari a 1000000 di sesterzi, destinando gli inte-
16 Sulla igura dei curatores munerum, interpretata come fase intermedia fra l’evergetismo spontaneo dei munerarii dei primi due secoli dell’impero e il controllo dei munera in età tardoantica da parte dei curatores rei publicae, si veda P. Sabbatini Tumolesi, rec. a G. Ville, La gladiature en Occident des origines à la mort de Domitien, Rome 1981, in RFIC, 112, 1984, pp. 104-105; Ead., A proposito di CIL, VI, 31917 da Praeneste (?), in BCAR, 89, 1984, p. 31. 17 CIL, IX 5016 (EDR112129; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 111), ripreso in M. Buonocore, Epigraia aniteatrale dell’Occidente Romano. III. Regiones Italiae II-V, Sicilia, Sardinia et Corsica, Roma 1992, pp. 39-40, nr. 15. 18 M. Buonocore, L’Abruzzo e il Molise in età romana tra storia ed epigraia, L’Aquila 2002, p. 863 pensa a proprietà pubbliche della colonia situate fuori dal suo territorio di stretta competenza amministrativa. 19 Cfr. CIL, XI 6369 (EDR078574; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 119), ripresa da Cresci Marrone - Mennella 1984, pp. 291-294, nr. 80. Per la lettura Valentiniana, seguita da Gregori 1989, p. 29, nr. 10, vd. Magioncalda 1999, p. 212, nt. 195.
Curae nella regio V Italiae e nel versante adriatico della VI 124
ressi ricavati da una parte del lascito (400000 sesterzi) all’organizzazione di un epulum annuale il giorno del compleanno del iglio, quelli restanti (600000 sesterzi) all’editio quinquennale di uno spettacolo gladiatorio20. Si direbbe pertanto che la cura calendarii pecuniae Valentinianae fosse ripartita in due incarichi, dati in gestione separatamente, e che quella indicata da Mutteio, per l’ammontare di 600000 sesterzi, riguardasse solo l’allestimento degli spettacoli gladiatori e fosse l’equivalente di una cura muneris. Resta incerto se egli fosse responsabile anche della gestione dell’altro capitolo del lascito, cumulando nelle sue mani entrambi gli incarichi, oppure se bisogna presumere l’esistenza di un altro curator addetto all’amministrazione della prima branca21: tutto dipende dall’interpretazione che si dà dell’indicazione di una divisio epularum fra i motivi contingenti dell’onore della statua allo stesso C. Mutteius Quintus Severus22. Il secondo è il curator pecuniae Ennianae T. Rufrenus Sp.f. Serenus, che nei primi decenni del II sec. d.C. svolse ad Asculum Picenum una carriera esclusivamente municipale23 (ig. 2): dopo il sevirato, che pare denunciare una bassa estrazione sociale, come anche il falso patronimico, che adombra la nascita illegittima, ascese brillantemente alle magistrature cittadine dell’edilità e del duovirato, per poi rivestire, extra cursum, un incarico richiedente competenze inanziarie e la iducia della collettività nelle sue qualità amministrative. È verosimile che anche la pecunia Enniana, come quella Valentiniana, fosse un lascito di entità conFig. 2. Frammento di AE 1946, 186 da Asculum Picenum. siderevole, necessitando di una
20
Cfr. CIL, XI 6377 (EDR016058), su cui Cresci Marrone - Mennella 1984, pp. 303-306, nr. 88. Mennella 1981, p. 239, sottolinea come la gestione della prima parte del lascito potesse rientrare fra i compiti della tesoreria ordinaria e che Mutteius pertanto ne potesse essere incaricato in quanto quaestor, aedilis o quaestor alimentorum; Magioncalda 1999, pp. 213-214 invece esclude sia la possibilità di una gestione degli epula da parte del quaestor alimentorum sia l’ipotesi del cumulo degli incarichi. 22 Seguendo Mommsen, la cui coniectura è proposta in CIL, XI 6369, Mennella 1981, p. 239, nt. 5 non esclude che la locuzione divisione epularum faccia riferimento proprio all’epulum annuale ricordato in CIL, XI 6377, mentre Magioncalda 1999, p. 214, nt. 206 ritiene che la dedica sarebbe stata eretta al personaggio per ringraziarlo di una sua liberalità, esercitata come patrono dei collegi. Diversamente ancora Gregori 1989, p. 29, che interpreta l’espressione come indicazione del inanziamento della dedica da parte di decurioni e plebs. 23 AE 1946, 186 (EDR073614; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 110), ripresa da Marengo 2016, pp. 143-155. 21
125 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
igura appositamente dedicata alla sua gestione, da parte di un membro facoltoso della gens Ennia, che nel territorio aveva delle proprietà terriere ed era legata a un’attività di produzione laterizia attestata con continuità fra la ine del I sec. a.C. e gli inizi del II sec. d.C., come documenta una serie di tegole bollate impiegate anche nella costruzione di ediici pubblici24. Un discorso a sé inine merita il curator viarum et pontium Umbriae et Piceni C. Caesius Silvester, nominato da Antonino Pio dopo una brillante carriera militare25, al quale vanno presumibilmente riferite anche altre due iscrizioni frammentarie conservanti frustuli della stessa carica26. Cesio Silvestre era originario di Tuicum, nella tribù predominante della quale (la Oufentina) si trova regolarmente iscritto, e vi rivestì il IIIIvirato quinquennale (CIL, XI 8052 = EDR109782) e il patronato cittadino. Nel municipio esercitò l’evergetismo, inanziando un’aedes di Venere (CIL, XI 5687 = EDR109581), forse un altro tempio (CIL, XI 5700 = EDR109634) e il ponderarium (CIL, XI 5695 = EDR109680): per le sue benemerenze ottenne verosimilmente di essere onorato con statue erette su suolo pubblico da sua moglie (CIL, XI 5699 = EDR109582) e dai suoi liberti (CIL, XI 5697 = EDR109579)27. Già Plaum si era interrogato sulla tipologia della curatela e la ritenne non appartenente al cursus uiciale, ma a quello municipale28; diversamente Eck ne sostenne l’ambito statale29, probabilmente sulla base dell’opinione, non da tutti condivisa, che Cesio Silvestre appartenesse al rango equestre30. Depone a favore dell’ipotesi proposta da Plaum la posizione
24
La produzione laterizia degli Ennii / Enii, in gran parte inedita, è raccolta da Marengo 2016, pp. 155-166. 25 Cfr. CIL, XI 5697 (EDR109579; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 121) e 5696 (EDR157971; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 120) (da Tuicum), nelle quali si legge rispettivamente che fu allectus e datus ab imperatore. 26 Si tratta di CIL, XI 5698 (EDR109685; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 122), perduta, con la stessa carica e il quattuorvirato quinquennale, e di CIL, XI 8060 (EDR109942), in cui si rileva la stessa mano di CIL, XI 8053 (EDR109784). 27 A completamento del dossier epigraico sul personaggio si aggiungano: CIL, XI 5674 (EDR015732), 5687 (EDR109581), 8051 (EDR109783), 8053 (EDR109784), 8054 (EDR109785); molto incerte le attribuzioni allo stesso di CIL, XI 5701 (EDR109687), 5729 (EDR110186), 8055 (EDR109786) (cfr. M. Tramunto, Silloge epigraica tuicana, in M.F. Petraccia Lucernoni (ed.), Tuicum in età romana, Fabriano 2013, pp. 173, nr. 17, 203, nr. 46, 211-21, nr. 58). 28 Pflaum 1960-1961, pp. 20-23, nr. 6, seguito da H. Devijver, in PME S 50, che tuttavia lascia un margine di dubbio (fortasse). 29 Eck 1999, p. 90. 30 Così ad esempio Mayer 2013, pp. 30 e 33, mentre Y. Le Bohec, Remarques historiques sur des inscriptions militaires d’Ombrie, in M. Medri (ed.), Sentinum 295 a.C. Sassoferrato 2006. 2300 anni dopo la battaglia. Una città romana tra storia e archeologia. Atti del Convegno internazionale (Sassoferrato, 21-23 Settembre 2006), Roma 2008, pp. 36-37 lo elenca fra i centurioni. Sul problema dell’accesso dei primipilares al rango equestre si veda per un quadro di sintesi H. Devijver, he Equestrian Oicers of the Roman Imperial Army, Amsterdam 1989, pp. 247-248 a proposito di L. Gavius Fronto, ˸˹˭˱˴˷˸˭˱˳ˤ˹˱˷˺˳˭˫˫՞˓˽˹˯˵˩˱˲ԓ˺˲˩Ӈ ˻˼˹˩˼˷˸˭ˬˤ˹˿˯˺ ˳˭˫ ˱˭՞ ѥ˸˷˳˳˱˵˩˹˧˩˺ (primipilaris legionis III Cyrenaicae et praefectus castrorum legionis XV Apollinaris), escluso dalla PME, con bibliograia di confronto. Curae nella regio V Italiae e nel versante adriatico della VI 126
della carica nella carriera di Cesio Silvestre, interamente riportata nell’iscrizione CIL, XI 5696 (EDR157971): il cursus infatti viene organizzato per settori, scegliendo di accorpare prima le cariche militari, poi quelle rivestite in ambito municipale, nell’elenco delle quali (in particolare fra il pontiicato e il patronato) viene inserita la cura viarum et pontium Umbriae et Piceni31. Il contesto in cui è maturata l’attribuzione della carica a Cesio Silvestre è noto da un’altra iscrizione di Tuicum (CIL, XI 5694 = EDR109679): si tratta dell’estratto di un decreto del senato locale, datato 26 novembre 141 d.C., con il quale il centurione Sex. Aetrius Ferox viene onorato dalla comunità con l’erezione di una statua, su proposta dello stesso C. Caesius Silvester, perché petitioni nostrae ab optimo maximoque principe Antonino Aug(usto) Pio vectigal viae silici stratae ita institisse ut mature impetraretur et impendis urbicis resp(ublica) beneicio eius relevaretur (“secondo la nostra istanza aveva chiesto all’imperatore Antonino Pio un vectigal sulla strada pavimentata con tale insistenza da ottenerlo prontamente e da sollevare, con il beneicio di quello, la città dalle spese civiche”)32. Evidentemente la richiesta dell’imposizione di un vectigal (da intendere come un pedaggio sull’uso della strada o come una tassa appositamente istituita, che doveva alleggerire la spesa cittadina), implica da una parte l’obbligo per il municipio (si parla di impendia urbica) alle spese di manutenzione di strade pavimentate, non necessariamente viae publicae33, nonché la possibilità di richiedere all’imperatore l’istituzione di imposte per provvedere ad essa34, dall’altra spiega la necessità della nomina di curatores per la gestione delle contribuzioni. A tal proposito appare signiicativo che C. Caesius Silvester, che fece votare la mozione (quod C. Caesius Silvester primi pilaris verba fecit), venisse incaricato l’anno successivo o giù di lì della cura viarum et pontium Umbriae et Piceni dallo stesso imperatore.
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Le cariche municipali sono verosimilmente elencate in ordine discendente. Secondo Mayer 2013, p. 31 la sua carriera municipale avrebbe seguito il seguente ordine cronologico: IIIIvirato quinquennale, patronato, pontiicato, ma se il quattuorvirato potrebbe essere integrato in CIL, XI 5696 (EDR157971), mutila, resta problematico il motivo della sua assenza in CIL, XI 5697 (EDR109579) e fa pensare al Dobson 1978, p. 249 che la magistratura giusdicente vada collocata in un momento successivo, quindi dopo il patronato municipale. 32 Di lui possediamo anche la base di statua con cui viene onorato con decreto decurionale CIL, XI 5693 (EDR109678). 33 Per un quadro di sintesi sulla questione relativa alla manutenzione delle strade in età imperiale si veda Lo Cascio 1980, pp. 239-241. In particolare che il mantenimento di singole tratte delle viae publicae secondo le leggi municipali costituiva uno dei munera cui erano obbligati gli abitanti delle città romane (cfr. Eck 1999, p. 77) è confermato epigraicamente da due iscrizioni trovate sulla via Claudia Valeria (AE 1947, 41-42 = EDR111139, EDR073643), in cui si aida alle comunità dei Frentani Histonienses e dei Teatini Marrucini la munitio della via consolare. Sull’amministrazione municipale delle strade romane si veda ora il lavoro di Campedelli 2014, con trattazione del documento in questione alle pp. 239-242, nr. 116. 34 Cfr. Campedelli 2014, p. 79 e pp. 67-69 più in generale sull’intervento imperiale nell’amministrazione municipale delle strade. 127 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
Le circostanze che hanno portato all’assunzione della carica, illuminate dal decreto, consentono inoltre di ritenere che la cassa gestita dal curator viarum et pontium fosse quella municipale, dove conluiva la riscossione del pedaggio35, ma questo non è un argomento suiciente per ritenere la curatela di tipo municipale36. In secondo luogo risulta evidente che l’intervento dell’imperatore nel conferimento dell’incarico non indica che si tratta di un delegato imperiale, ma di un funzionario municipale la cui nomina passava attraverso l’approvazione dell’imperatore: si ritiene generalmente che Antonino Pio avesse inanziato gli interventi sulla strada37, in analogia a quanto viene documentato per i curatores operum publicorum38, ma resta il dubbio che nel caso in questione l’imperatore, consultato circa i problemi di viabilità regionale, avesse semplicemente concesso l’autorizzazione all’imposizione di un vectigal e sostenuto la nomina del curator viarum et pontium39. Il fatto poi che nella titolatura sia speciicato un ambito territoriale più ampio del limite municipale potrebbe essere motivato dal fatto che questi incarichi erano forse “intermunicipali”, riguardando vie che interessavano diverse realtà cittadine, e che di volta in volta essi ricadevano sotto il controllo di un municipio o di un altro, come sembrano suggerire due iscrizioni della regio IV, nelle quali viene indicato che dello stesso tracciato stradale (la via Claudia Valeria) una volta viene incaricata la comunità di Teate Marrucinorum, nel cui ager ricadeva l’area interessata, un’altra quella di Histonium, ben più distante (circa 50 miglia a sud)40. Oppure potrebbe indicare semplicemente che, a dispetto di una titolatura ridondante, il suo ambito di intervento fosse ristretto al tratto di competenza del
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Così Lo Cascio 1980, p. 240, con riferimento alla nostra iscrizione alla nota 13; Campedelli 2014, pp. 78-79. Per i vectigalia come principale forma di entrate per le casse dei municipi si rimanda a D. Nonnis - C. Ricci, Vectigalia municipali ed epigraia: un caso dall’Hirpinia, in Il capitolo delle entrate nelle inanze municipali in Occidente ed in Oriente. Actes de la Xe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Rome, 27-29 mai 1996), Rome 1999, p. 55 (a p. 58 la raccolta delle attestazioni di vectigalia nel senso di diritto di pedaggio per inanziare la manutenzione stradale). 36 Secondo Lo Cascio 1980, p. 241, infatti, il compito dei curatores viarum, funzionari imperiali, nel caso in cui il inanziamento spettasse alla comunità era semplicemente ispettivo, di controllo su tutta una serie di operazioni che avvenivano al livello delle singole municipalità. 37 Così già Pflaum 1960-1961, p. 22; Dobson 1978, p. 249; Jaschke 2006, p. 192. 38 Cfr. W. Langhammer, Die rechtliche und soziale Stellung der Magistratus Municipales und der Decuriones, Wiesbaden 1973, pp. 178-180, nonché G. Camodeca nel contributo in questi Atti e G. Paci nelle conclusioni. 39 Un caso analogo di un curator viarum municipale di nomina imperiale in CIL, IX 2655, AE 1999, 546, EDR128140 (datazione al 142 d.C.). Cfr. Jaschke 2006, p. 187 sull’autorizzazione imperiale di una cura, introdotta “auf Grund des mos maiorum, der lex municipalis oder einer kaiserlichen Konstitution, eines imperium oder auf Befehl eines Magistraten bzw. des ordo decurionum”. 40 Si tratta dei cippi sopra ricordati AE 1947, 41-42 (EDR111139, EDR073643). Ciò poteva dipendere anche dalla disponibilità economica delle singole città chiamate a contribuire, in un periodo in cui le comunità erano sempre più desolate e si spopolavano. Curae nella regio V italiae e nel versante adriatico della VI 128
municipio, come avviene nel caso dei curatores dell’aqua Augusta attestati esclusivamente a Puteoli, che secondo un’intuizione di Giuseppe Camodeca dovevano avere la competenza non su tutto l’acquedotto, a base regionale, ma esclusivamente sul tratto legreo, eventualmente sotto il superiore controllo di un curator imperiale non pervenuto41. Sulla base della curatela di C. Caesius Silvester viene generalmente integrata anche la titolatura del cavaliere L. Sibidienus Sabinus. Anch’egli originario di Tuicum (ascritto alla Oufentina), dove fu patrono42, è autore di un atto di evergetismo sacro nel municipio di origine (CIL, XI 5689 = EDR109512) ed è onorato in seguito a disposizione testamentaria, verosimilmente con una statua, nel municipio contermine di Attidium, dove ugualmente rivestì il patronato (CIL, XI 5673 = EDR015731)43. I due personaggi vengono trattati congiuntamente nella letteratura scientiica, con problemi di cronologia che non possiamo afrontare in questa sede44, ma la cura viarum et pontium è integrata nel cursus di Sibidieno proprio sulla base dell’iscrizione di Cesio Silvestre45: si ritiene pertanto che la carriera di Sibidieno non debba entrare nella discussione relativa al rango dei curatores viarum et pontium. Arrivati alle conclusioni, il dato più evidente che emerge da questa indagine è certamente la rara presenza di curatores nelle due regioni; ci si domanda perciò se si possa applicare al caso piceno e umbro adriatico
41
Si tratta di CIL, X 1805 (EDR147322); AE 1980, 234 (nuova lettura in EDR078903); 1998, 366 (EDR103806): su di essi riferisco le osservazioni presentate da G. Camodeca nel corso del Convegno (vd. anche G. Paci nelle conclusioni). 42 Cfr. CIL, XI 5689 (EDR109512; cfr. Bonkoffsky 2001-2002, I 123). A lui va riferita anche l’iscrizione frammentaria CIL, XI 5706 (EDR109640), mentre il personaggio viene menzionato come dedicante in CIL, XI 5703 (EDR109510), 5707 (EDR109583) e 8056 (EDR109934), in CIL, XI 8058 (EDR109637) come marito di Autia Vera. Altri Sibidieni sono attestati in CIL, XI 5703 (EDR109510), 5704 (EDR109935), 5705 (EDR109936) e 8056 (EDR109934) (C. Sibidienus C.f. Ouf. Maximus), 5707 (EDR109583) (il iglio L. Sibidienus Scaeva), 5708 (EDR109941), 8059 (EDR109938). 43 La cura viarum viene menzionata soltanto nell’iscrizione tuicana CIL, XI 5689 (EDR109512), che, rilettendo forse l’ordine cronologico in cui le cariche sono state rivestite, la inserisce fra il tribunato militare angusticlavio e la procuratela in Africa, mentre risulta omessa deliberatamente in quella attidiate, cronologicamente posteriore trattandosi di un onore postumo. L’assenza della menzione della carica nell’iscrizione attidiate secondo Plaum proverebbe che la competenza della cura, a dispetto della ridondanza della titolatura, era limitata al territorio di Tuicum; ma più semplicemente potrebbe essere dovuta alla selezione del messaggio epigraico da parte del committente, che per una qualche ragione a noi ignota volle indicare solo le cariche del cursus equestre. 44 In breve: nei primi decenni del I sec. d.C. sulla base del cursus secondo Pflaum 1960-1961, pp. 22-23; PME S 50; S. Demougin, Propographie des chevaliers romains Julio-Claudiens (43 av. J.-C. - 70 ap. J.-C.), Rome 1992, pp. 535-536, nr. 634; PIR2 S 695; orientata al II sec. d.C. alla luce dei dati biograici e della paleograia secondo S.M. Marengo, in Suppl.It. 12, 1993, pp. 19-20 ad nr. Sulla questione ritornerà la stessa Marengo in un contributo di prossima pubblicazione. 45 Per questo motivo si ritiene di non prendere in considerazione l’ipotesi di attribuire a L. Sibidienus Sabinus le iscrizioni tuicane frammentarie con la menzione della sola carica richiamate a nt. 26. 129 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
quanto afermava Francesco Grelle: “nelle aree di più antica tradizione urbana... molti dei compiti che la giurisprudenza del tardo principato classiicherà tra le funzioni obbligatorie, ... continuano d’altra parte ad essere assunti e svolti come manifestazioni di evergetismo, e a trovare perciò fondamento nel lealismo, nell’emulazione, nella ilantropia dei notabili locali, piuttosto che nella necessità giuridica”46. Di fatto nelle due regioni l’evergetismo è un fenomeno di grande rilievo e ampia durata, il che potrebbe aver ridotto la necessità di nominare curatores per rispondere alle esigenze organizzative della vita cittadina. Si può aggiungere inoltre che le dimensioni medio piccole delle città dovevano sempliicare la gestione amministrativa ordinaria con un ricorso più sporadico ai munera, che non era regolamentato ma lasciato alla libera iniziativa delle autonomie municipali secondo consuetudini amministrative locali.
Abbreviazioni bibliografiche Campedelli 2014: C. Campedelli, L’amministrazione municipale delle strade romane in Italia, Bonn. Cresci Marrone - Mennella 1984: G. Cresci Marrone - G. Mennella, Pisaurum I. Le iscrizioni della colonia, Pisa. Dobson 1978: B. Dobson, Die Primipilares. Entwicklung und Bedeutung, Laufbahnen und Persönlichkeiten eines römischen Oiziersranges, Köln. Eck 1999: W. Eck, L’Italia nell’impero romano. Stato e amministrazione in epoca imperiale, Bari. Gregori 1989: G.L. Gregori, Epigraia aniteatrale dell’Occidente romano. II. Regiones Italiae VI-XI, Roma. Grelle 1999: F. Grelle, I munera civilia e le inanze cittadine, in Il capitolo delle entrate nelle inanze municipali in Occidente ed in Oriente. Actes de la Xe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Rome, 27-29 mai 1996), Rome, pp. 137-153. Lo Cascio 1980: E. Lo Cascio, Curatores viarum, praefecti e procuratores alimentorum: a proposito dei distretti alimentari, in Studi di antichità, Galatina (LE), pp. 237-245. Magioncalda 1999: A. Magioncalda, Donazioni private a ini perpetui destinate alle città. Esempi dalla documentazione latina in età imperiale, in Il capitolo delle entrate nelle inanze municipali in Occidente ed in Oriente. Actes de la Xe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Rome, 27-29 mai 1996), Rome, pp. 175-216.
46
Grelle 1999, p. 140. Curae nella regio V Italiae e nel versante adriatico della VI 130
Marengo 2016: S.M. Marengo, T. Rufrenus Sp.f. Serenus e i bolli degli Ennii ad Asculum Picenum, in Picus, 36, pp. 143-169. Mayer 2013: M. Mayer, Municipes et incolae Tuicani utriusque sexus. Algunas consideraciones sobre la sociedad de una ciudad de la regio VI: Tuicum, in M.F. Petraccia Lucernoni (ed.), Tuicum in età romana, Fabriano, pp. 21-46. Mennella 1981: G. Mennella, La pecunia Valentini di Pesaro e l’origine dei curatores kalendarii, in Epigraphica, 43, pp. 237-241. Pflaum 1960-1961: H.-G. Pflaum, Les carrières procuratoriennes équestres sous le Haute-Empire romain, Paris.
131 Simona Antolini - Silvia Maria Marengo
[cu]rator pecuniae [Enni]anae
curat. muner. public. bis
[c]ur. fani
Asculum Picenum
Hadria
Ricina
p.p., patr. munic.
[IIIIvir] quinq., patronus
curator viarum et pontium Umbriae et Piceni allectus ab optimo Imp. T. Aeli[o] Antonino Aug. Pio
[curator viarum et p]ontium [Umbria]e et Piceni
CIL, XI 5697; EDR109579
CIL, XI 5698?; EDR109685 onoraria?
CIL, XI 5696; EDR157971
CIL, XI 6369; EDR078574
Bibliograia essenziale
CIL, IX 5757; EDR092803
onoraria
età antonina onoraria
C. Caesius Silvester benef. pr. pr.; evoc. Aug.; (centurio) leg. II Aug., leg. IIII F. [F.], leg. III Gall., leg. VI Ferr., leg. XXX U. V., p.p., praef. castror. leg. IIII F. [F.], [po]ntifex, patronus municipi
curator [viar. et pont.] Umbr. et Piceni datus [ab Imp. An]= tonino Aug. Pio
onoraria
C. Mutteius C.f. Pal. Quintus Severus q., IIvir, q. alimentor., patronus VIvir. August. et colleg. fabr., centonar., navicular.
curator calendar. pecuniae Valentini ((sestertiorum)) DC
Pisaurum
Tuicum
età antonina
Tipologia del monumento
Nome e cursus del curator
Datazione
età augustea
CIL, IX 5016; EDR112129
II sec., seconda metà - III sec., prima metà
Denominazione della cura
non precisabile
AE 1946, 186; EDR073614
Bibliograia essenziale
II sec.
Datazione
Centro antico
Anonimo
funeraria
C. Capiva Vitalis dec. col. Had., (a)ed. III, pr(a)ef. Cast. Nov., IIvir, curator kal. Aveia., pr(a)ef. tert. q.q.
Tipologia dell’iscrizione funeraria
Nome e cursus del curator T. Rufrenus Sp.f. Serenus VIvir, aed., IIvir
TABELLA – Curae e curatores municipali nella regio VI
Denominazione della cura
Centro antico
TABELLA – Curae e curatores municipali nella regio V
CURAE municipali da AMERIA e dall’Umbria* Enrico Zuddas (Università degli Studi di Perugia)
Riassunto. La quasi totalità delle testimonianze sulle curatele nella zona corrispondente all’Umbria moderna proviene dal municipio di Ameria. Qui i curatores lusus iuvenum, vista la centralità della manifestazione e il suo legame con il culto di Victoria et Felicitas Caesaris, potrebbero essere di nomina cittadina piuttosto che costituire una carica interna al collegio. La presenza notevole di curatores kalendarii può invece forse essere messa in relazione con la concentrazione nell’area di villae rustiche e con la crisi della proprietà fondiaria in dal II sec. d.C.; alcuni di questi curatores sembrano originari della città stessa. Inine, sia ad Ameria che a Carsulae è attestata la cura annonae, con una varietà di titoli (alcuni inediti, come curator annonae populo praebitae), che non necessariamente indicano competenze più limitate. Abstract. Almost all of the testimonies of municipal curae in (modern) Umbria are found in Ameria. Here the curatores lusus iuvenum could have been appointed by the town council rather than the collegium, given the centrality of the event and its link with the cult of Victoria et Felicitas Caesaris. he presence of curatores kalendarii may perhaps be related to the concentration of villae in the area and to the crisis of land ownership from the second century A.D.; some of these oicers seem to come from the city itself. Finally, both in Ameria and Carsulae the cura annonae is attested, with a variety of names (some of which are unique, as curator annonae populo praebitae) that do not necessarily imply more limited functions.
L’apporto dell’Umbria allo studio delle curae municipali è limitato a causa della scarsità di attestazioni, per alcune delle quali, oggi perdute, non è facile proporre cronologie circoscritte. Saranno qui passati in rassegna i singoli testi, senza troppo cedere a opinioni precostituite. Per la zona presa in esame (l’Umbria moderna, ovvero soltanto la parte interna della regio VI) si nota subito uno squilibrio, evidenziato in dal titolo del contributo: ad eccezione di un caso o due, tutte le testimonianze di curatores municipali si concentrano nella sola Ameria. Sarà pertanto nostro compito anche tentare di comprendere le ragioni di tale peculiarità, dal momento che la casualità dei rinvenimenti non sembra poter essere addotta come unica giustiicazione.
CURATORES KALENDARII L’inclusione in questa lista dei curatores kalendarii (il numero più consistente) è giustiicata dal fatto che, su quattro, tre hanno rivestito anche curae di nomina cittadina. Del resto sulla categoria il dibattito è tuttora * Il presente contributo nasce in collaborazione con la prof.ssa Maria Carla Spadoni, che qui ringrazio per il continuo sostegno dato alle mie ricerche presso il Laboratorio di Epigraia Latina di Perugia. 133 Enrico Zuddas
vivace, perché le testimonianze non consentono di raggiungere una posizione univoca: per un gruppo ristretto è espressamente citato il mandato imperiale1, mentre per la maggior parte non è esplicitato da chi dipendesse l’elezione2. Si è dunque pensato che l’incarico da parte dell’imperatore rappresentasse l’eccezione, da sottolineare appositamente3: ma si può obiettare che anche per i curatores rei publicae, designati dal principe, raramente questa sottolineatura compare nelle iscrizioni4. La dottrina più recente si uniforma all’opinione di Eck, secondo il quale non si può afermare che coesistessero due tipi diferenti di nomina, anche perché “dalle iscrizioni non ci sono indizi di nessun tipo per una scelta fatta dalla città” (osserviamo però che questo vale anche per la maggior parte delle curatele di competenza dell’ordo decurionum)5; solo alla ine del III secolo d.C., in concomitanza con i grandi mutamenti amministrativi, l’incarico si sarebbe trasformato in un onere cittadino6. 1) CIL, XI 4386 = EDR025011 (Fig. 1) L(ucio) Calpur[nio - - -, curatori] kalend[arii Amerinorum?, curato]= ri lusus iu[venum - - -], municip[es - - -]. La paleograia riporta al II sec. d.C. La trascrizione è quella adottata da Asdrubali Pentiti e da Gregori7: la lacunosità del testo non consente una ricostruzione più ampia. Tenendo conto che la parte conservata è già lunga 72 cm, possiamo considerare che la r. 1 fosse occupata essenzialmente dall’onomastica, la r. 2 dalle sole curatele (eventualmente anche una terza, soprattutto se Amerinorum era abbreviato), e la terza da altri elementi del cursus e dalle motivazioni della dedica.
1
Si conoscono tre casi per il II sec. d.C. (CIL, IX 1619 = EDR137714; CIL, IX 1160 = EDR133753; CIL, X 416 = EDR116589) e due per l’età severiana (CIL, X 4584 = EDR103867; CIL, XI 6014 = EDR110852). Sulla amerina CIL, XI 4382 vd. infra. 2 Da un rescritto di Marco Aurelio e Lucio Vero citato da Papir. Iust. Dig. 50, 8, 12, 4 si apprende che poteva essere il governatore della provincia a nominare il curator kalendarii. 3 B. Kübler, in Diz. Ep. II.1 (1900), p. 27 (s.v. calendarium); G. Mancini, in Diz. Ep. II.2 (1910), pp. 1335, 1338 (s.v. curator); Langhammer 1973, pp. 175-176. 4 Cfr. ad es. CIL, XI 5635 = EDR015679 da Camerinum, in cui il quattuorviro e patrono C. Veianius Rufus è curator rei publicae Plestinorum, datus a maximis impp(eratoribus) Antonino Aug(usto) [[[et Commodo Aug(usto)]]]; la lista di Eck 1999, p. 203, nt. 28, si può integrare con AE 1985, 302. 5 Eccezioni: CIL, X 5714 = EDR079701 (viocurus ex senatus consulto et decurionum decreto); AE 1990, 342 = EDR081857 (curator pecuniae publicae iterum a decurionibus per tabellam creatus). Casistica in Jaschke 2006, pp. 188-191. 6 Eck 1999, pp. 229-230, richiama la deinizione di munus personale in Charis. Dig. 50, 4, 18, 1, cui si deve aggiungere Cod. heod. 12, 11, 1, 3 (data tradizionalmente accolta: 30 gennaio 314 d.C.). 7 G. Asdrubali Pentiti, in Suppl. It., 18, 2000, pp. 261-262, nr. 8; Gregori 1989, p. 52, nr. 32. Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 134
Fig. 1. CIL, XI 4386. Amelia, Piazza Vera (foto Archivio Laboratorio di Epigraia Latina Università di Perugia).
2) CIL, XI 4404 = EDR025135 (Fig. 2) -----[- - - cu]r(atori) pec(uniae) ann(onariae), [- - - cur(atori) k]al(endarii) r(ei) p(ublicae) Amer(inorum), [- - - p]atron(o) VIvir(um) [Aug(ustalium?) - - - prae]f(ecto) c(ollegii) centonar(iorum), 5 [- - - col(legii)] scabill(ariorum), col(legii) [- - - fabr]um tignar(iorum) [- - -] ob merita. [Cuius dedica]tione bis epu= [lum - - -] ((sestertios)) XL n(ummos) dedit 10 [et ((sestertios)) - - - ut] die natalis sui [- - - epulanti]b(us) in perpetuum [dividerentur ar]kae eorum [intulit - - -]. Anche in questo caso la paleograia e il formulario permettono di datare al pieno II sec. d.C. Qui è presente la dicitura completa cur(ator) kal(endarii) r(ei) p(ublicae) Amer(inorum). 3) CIL, XI 4378 = EDR025111 D(is) M(anibus). C(aio) Aelio C(ai) [f(ilio) - - -]= ano, aedili, cur{r}[ato]= ri שk[תa]l(endarii) [A]mשeתr[inor]um, 5 [- - - iu]vשeתnum [- - -], 135 Enrico Zuddas
[vixit annis - - -], mensibus X, [- - -] C(ai) ilia Sta[- - -] [- - -]s ilio p[ientissimo?] [- - -]RV[- - -]. L’iscrizione, perduta, è assai problematica per l’incerta lettura (il Mommsen la riteneva falsa): se la trascrizione è corretta, abbiamo di fronte un edile che ricoprì sia la cura kalendarii che quella del lusus iuvenum. In base a formulario e onomastica anch’essa dovrebbe collocarsi entro il II secolo d.C. Dal confronto fra questi testi emerge la stretta relazione tra le istituzioni cittadine, che Fig. 2. CIL, XI 4404. Amelia, proprietà pricollaborano e appaiono legate vata (foto Archivio Laboratorio di Epigrada una itta rete di contatti: due ia Latina Università di Perugia). curatores kalendarii (nrr. 1, 3) sono infatti anche curatores del lusus iuvenum, su cui vd. infra. Un altro (nr. 2) invece ha legami con i principali collegi professionali (centonarii, scabillarii, fabri tignarii), di cui è verosimilmente magistrato (praefectus), oltre ad essere patrono dei seviri Augustales (come in CIL, XI 6369 = EDR078574 da Pisaurum); anche qui la cura kalendarii appare associata ad un’altra, quella della pecunia annonaria. Circa il rapporto fra queste curatele plurime8, non è dato di stabilire se costituissero un gruppo compatto di ascendenza municipale o se invece le nomine locali avessero inluenzato la scelta imperiale o fossero da essa scaturite9. A proposito del cumulo delle curatele si osserva che non è mai documentato l’abbinamento della cura kalendarii e della cura rei publicae nella stessa città e nella stessa persona10; è presumibile che le due funzioni, probabilmente 8
Per altri esempi di associazione della cura kalendarii con altre curatele cfr. anche CIL, XIV 2972 = EDR119783 (c. annonae e muneris publici); AE 1997, 442 = EDR033129 (c. frumenti); CIL, IX 5016 = EDR112129 (c. muneris publici bis); CIL, X 226 (c. muneris pecuniae Aquillianae II); CIL, IX 1160 = EDR133753 (c. operum publicorum, anch’essa di nomina imperiale); CIL, X 4873 = EDR123109 (c. templi et arcae Vitrasianae). 9 Sulla questione cfr. V. Bonkoffsky 2001-2002, cap. 4.1.2. 10 Si conoscono due curatores Amerinorum: il senatore M. Marius Titius Ruinus da Beneventum (CIL, IX 1584 = EDR137225, secondo quarto del III sec. d.C.) e un anonimo funzionario da Privernum (CIL, X 6440); un ulteriore curator era forse menzionato in AE 2008, 493 = EDR154210. Per funzionari che rivestono entrambe le cariche ma non nella stessa città cfr. CIL, IX 1619 = EDR137714 (curator rei publicae Aecanorum e poi kalendarii a Canusium), CIL, X 5654 = EDR129437 (curator kaledarii di Fabrateria Vetus inviato a Formiae; su quest’ ultimo vd. il contributo di G.L. Gregori in questi Atti) e CIL, XI 1847 = EDR154973: curat(ori) Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 136
create insieme, in età traianea11, si interfacciassero, in quanto inalizzate entrambe al controllo della corretta gestione del patrimonio cittadino12. I curatores analizzati appartengono a gentes alquanto conosciute, ma non si individuano collegamenti diretti con il potere centrale; mancano del tutto indizi di un rango equestre. Uno è senz’altro un ex magistrato (nr. 3: aedilis), tutti sono certamente persone con grandi disponibilità inanziarie (nr. 2: doppio epulum con annessa elargizione). Si aferma comunemente che i curatores kalendarii non erano originari della città dove esercitavano il loro uicio ma provenivano da città circonvicine13; nel caso di Ameria il quadro non è unitario. Paradossalmente quello che appare più strettamente legato alla città è l’unico curator kalendarii Amerinorum nominato da un imperatore: si tratta di T. Atilius T.f. T.n. Clu. Adiatro (CIL, XI 4382 = EDR025115)14. La gens Atilia è alquanto difusa15, ma qui la menzione della tribù Clustumina suggerisce l’appartenenza a un ramo locale;
kalend(arii) pleb(is) Arret(inorum), cur(atori) rei public(ae) Vetulonensium. È probabilmente da considerararsi un unico incarico quello del curator rei publicae kalendari Potentinorum di CIL, X 226 = M. Buonocore, in EAOR, 3, 1992, p. 35, nr. 11. 11 G. Mennella, La pecunia Valentini di Pesaro e l’origine dei curatores kalendarii, in Epigraphica, 43, 1981, pp. 237-241; cfr. la già citata (ntt. 1, 10 e 12) CIL, IX 1619 (honorato ad curam kalendari rei publicae Canusinorum a divo Traiano Parthico et ab imperatore Hadriano Augusto). Un probabile curator di età traianea è in AE 1999, 571b, su cui G.L. Gregori, Nomina transcripticia e praedia subsignata: debiti, ipoteche e inanze locali a Trebula Sufenatium, in Il capitolo delle entrate nelle inanze municipali in Occidente e in Oriente, Actes de la Xe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Rome, 27-29 mai 1996), (CEFR 256), Roma 1999, pp. 25-39, spec. 29. 12 Cfr. da ultimo G. Camodeca, I curatores rei publicae in Italia: note di aggiornamento, in C. Berrendonner - M. Cébeillac-Gervasoni - L. Lamoine (edd.), Le Quotidien municipal dans l’Occident romain, Atti Convegno EMIRE (Clermont-Ferrand, 19-21 octobre 2007), Clermont-Ferrand 2008, pp. 507-521, con bibl. prec. Sulle mansioni del curator kalendarii vd. B. Sirks, he management of public loans of towns (the cura kalendarii) and of their inances in general, in Atti Acc. Rom. Cost., 12, Napoli 1998, pp. 377-386. Ritengono che il curator kalendarii fosse sottoposto alla supervisione dell’altro Japella Contardi 1977, pp. 84-85; G. Mancini, in Diz. Ep. II.2 (1910), p. 1363; Langhammer 1973, pp. 169-170, 175-176; contra Eck 1999, pp. 230-231, e nt. 155, che si appella a CIL, IX 1619 (citata supra, ntt. 1, 10-11). 13 Japella Contardi 1977, pp. 80 (con eccezioni alla nt. 39), 89 (con l’espressione “ceto intermunicipale”). 14 Nella edizione del Bormann (derivante da Fra’ Bartolomeo) il nome risulta eraso: dato ab optimo ac nobilissimo imp(eratore) / [[- - -]] Aug(usto) [[- - -]]. Da essa diverge la trascrizione del Brancatelli: dato ab / optimo ac nob... / et fel... Aug(usto), dove i puntini possono indicare tanto un’erasione quanto una lacuna. Nella titolatura è comunque anomalo l’epiteto nobilissimus riferito a un Augusto, ma una soluzione è forse possibile se si ripristina il nome di Commodo, l’unico imperatore che presenti tale titolo, riecheggiante la celebrazione della nobilitas Augusti nella monetazione uiciale (186-187 d.C.): C.F. Noreña, Imperial Ideals in the Roman West: Representation, Circulation, Power, Cambridge 2011, pp. 232, 254-255; C. Badel, La noblesse de l’Empire romain: les masques et la vertu, Champ Vallon 2005, pp. 210215; O. Hekster, Emperors and Ancestors. Roman Rulers and the Constraints of Tradition, Oxford 2015, pp. 62-63, nt. 59, con bibl. prec. L’epiteto, unito a princeps, compare in AE 1987, 470 = EDR080562 (Turris Libisonis), CIL, V 4867 = EDR091029 (Brixia), CIL, VIII 10307 e AE 1976, 359 (dalla Numidia). 15 Per es. è nota ad Asisium: CIL, XI 5453 = EDR025403, CIL, XI 8022 = EDR028659: Q. Atilius Verecundus, padre e iglio, II sec. d.C. 137 Enrico Zuddas
non è di aiuto il cognome Adiatro che è un hapax16. Ad Ameria conosciamo due liberti della famiglia (CIL, XI 7839 = EDR025304, II sec. d.C. per paleograia, formulario e tipologia del monumento), e soprattutto il produttore C. Atilius Fortunatus, noto da una serie di bolli laterizi17 provenienti dalla cisterna dell’area forense di piazza Matteotti, databili in base alla tipologia tra la ine del I e gli inizi del II sec. d.C. Inoltre potrebbe essere di origine amerina il Papirius P.f. Clu. Atilianus, eques Romanus, curator rei publicae e patronus municipi di Assisi (CIL, XI 5404 = EDR025354): l’onomastica rilette l’adozione di un Atilius nella gens Papiria, e Amelia è l’unico centro vicino in cui siano presenti sia questa tribù sia entrambe le famiglie18. Anche la gens Calpurnia (nr. 1) è attestata in città, da CIL, XI 4452 = EDR025182 (Calpurni uxor); in particolare nel primo decennio del II sec. d.C. si conosce la produzione laterizia e ceramica di C. Calpurnius Spatalus e di Calpurnia Secunda, proprietari delle iglinae Tempesinae19. Ai Calpurnii apparteneva anche la terza moglie di Plinio il Giovane, Calpurnia, il cui nonno, L. Calpurnius L.f. Ouf. Fabatus, cavaliere e possessore di terreni a Como e in Campania, aveva proprietà anche presso il Lago Vadimone (prosciugato in età moderna), tra Ameria e Horta (epist. 8, 20, 3)20. L’eventuale legame tra questi Calpurnii e il ramo amerino rimane una pura ipotesi, così come quella che il curator fosse un imprenditore romano con interessi economici in loco. Per quanto riguarda invece gli Aelii (nr. 3), essi sono ben attestati in regione (Interamna Nahars, Carsulae, Urvinum Hortense, Hispellum, Asisium, Iguvium) ma non ad Ameria. Esiste dunque una possibile spiegazione per la frequenza, nella stessa epoca, di questo incarico nel municipio di Ameria? Le ricerche archeologiche hanno evidenziato (Fig. 3) una concentrazione di villae (più di quaranta), a partire dalla metà del I sec. a.C., nell’area compresa fra Carsulae e Otricoli (N-S) e Terni-Amelia (E-O)21. Si tratta per lo più di piccole e medie 16
Imparentato con nomi di origine celtica: hes.L.L. I, 663, 65. D. Monacchi - E. Pellegrini, Amelia. La cisterna romana di piazza G. Matteotti, in Journ. Anc. Top., 5, 1995, pp. 87-110, spec. 102-103 e ig. 20 p. 100. Cfr. Matteini Chiari 1996, pp. 170-171 (che propone di ripensare anche la localizzazione della coeva produzione, nota a Roma, Ostia e Frascati, di Sex. Atilius Fortunatus) e pp. 188-189, nrr. 456-458; allo stesso produttore andrà ricondotta anche CIL, XV 867 (collezione Guardabassi di Perugia). 18 E. Zuddas, in Suppl. It., 23, 2007, pp. 285-286. 19 CIL, XV 609-611; LSO 519-522; per il rapporto fra Calpurnius Spatalus e Calpurnia Secunda cfr. J.P. Bodel, Roman Brick Stamps in the Kelsey Museum, Ann Arbor 1983, p. 40, nr. 60; G. Filippi - E.A. Stanco, Epigraia e toponomastica della produzione laterizia nella Valle del Tevere: l’Umbria e la Sabina tra Tuder e Crustumerium; l’Etruria tra Volsinii e Lucus Feroniae, in C. Bruun (ed.), Interpretare i bolli laterizi di Roma e della Valle del Tevere: produzione, storia economica e topograia, Atti del Convegno (Roma, 31 marzo-1 aprile 2000), Roma 2005, pp. 121-199, spec. 133-135. Altra bibliograia in www.bollidoliari.org. 20 PIR2 C 263; per la carriera del personaggio cfr. CIL, V 5267 da Comum. Tac. ann. 16, 8, 3 informa che nel 65 egli fu implicato in un processo politico, da cui uscì indenne, per poi morire nel 112. 21 D. Manconi - M.A. Tomei - M. Verzar, La situazione in Umbria dal III a.C. alla tarda 17
Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 138
Fig. 3. Ville e insediamenti rustici in Umbria (da Ville 1983, citato alla n. 21). 139 Enrico Zuddas
proprietà, appartenenti a famiglie locali e non, che a volte vi risiedevano. La ricorrenza dei prediali mostra che poteva trattarsi di più possedimenti, non contigui, di uno stesso dominus: tredici fundi aveva ad Amelia Roscio padre (per un valore totale di sei milioni di sesterzi), dieci dei quali coniscati da Silla (Cic. pro Rosc. 20-21); conosciamo del resto in età traianea un L. Roscius Roscianus, produttore nelle iglinae Narnienses di laterizi destinati all’Urbe, e un C. Roscius Quietus, verosimilmente di ine I sec. d.C.22. Molte di queste proprietà sfruttavano infatti la presenza di cave di argilla per la produzione di laterizi e materiali che facilmente potevano raggiungere Roma attraverso il Tevere. Queste villae conoscono una fase di abbandono fra II e III secolo (vd. ad es. lo smantellamento della cella vinaria a Pennavecchia già nella seconda metà del I sec. d.C.), ma alcune tornano attive nel IV secolo, con l’afermarsi del grande latifondo, in precendenza ostacolato dalle assegnazioni ai veterani23 e dall’esistenza di terre in mano all’aristocrazia di Roma (da cui la probabile mancanza di esponenti locali nell’ordine senatorio)24. La concentrazione dei curatores kalendarii può forse essere messa in rapporto con una fase di crisi del municipio, incapace di ottenere dai proprietari impoveriti i pagamenti degli interessi sui prestiti o la restituzione dei prestiti stessi.
CURATORES LUSUS IUVENUM 4) CIL, XI 4371 = EDR025104 Sex(to) Ticiaseno Sex(ti) f(ilio) Sex(ti) nep(oti) Sex(ti) pron(epoti) Clu(stumina) Alliano, pontiici, lamini Vic= toriae et Felic(itatis) Caesar(is) 5 perpetuo, praef(ecto) coh(ortis) III Astur(um) eq(uitatae) c(ivium) R(omanorum), trib(uno) leg(ionis) antichità, in A. Giardina - A. Schiavone (edd.), Società romana e produzione schiavistica, I. L’Italia: insediamenti e forme economiche, Bari 1981, pp. 371-406, spec. 377-379, 386-388; M.A. Tomei - A. Martin - D. Monacchi, Ville e insediamenti rustici di età romana in Umbria, Perugia 1983, pp. 195-271; D. Monacchi, La cultura materiale delle ville romane del territorio amerino in età tardo antica, in G. Binazzi (ed.), L’Umbria meridionale fra tardo-antico e altomedioevo, Atti del Convegno di studio (Acquasparta, 6-7 maggio 1989), Assisi 1991, pp. 181-195; G. Filippi, Topograia delle fornaci laterizie romane dell’ager Amerinus, in Ameria 2006, pp. 151-164. 22 Cfr. Matteini Chiari 1996, pp. 169 e 188, nr. 455; CIL, XI 4422 = EDR025152 ricorda il vilicus di una Roscia. Sulla gens vd. anche G. Asdrubali Pentiti, in Suppl. It., 18, 2000, pp. 212-213. 23 Lib. Col. I, p. 224, 11 L = p. 174, 27 Campbell: ager Amerinus lege imperatoris Augusti est assignatus veteranis; cfr. anche CIL, XI 4377 = EDR025110. 24 Così M. Gaggiotti - L. Sensi, Ascesa al senato e rapporti con i territori d’origine. Italia: regio VI (Umbria), in Epigraia e ordine senatorio, Atti del Colloquio Internazionale AIEGL (Roma, 14-20 maggio 1981), II, Tituli 5, Roma 1982, pp. 245-274, spec. 257. Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 140
II Italic(ae), IIIIvir(o) q(uin)q(uennali), IIIIvir(o) i(ure) d(icundo) II, sacerd(oti) V(ictoriae) F(elicitatis) C(aesaris), cur(atori) lusus iuvenum, VIviri Augustal(es) 10 patrono ob amorem eius erga singulos universosq(ue). Si tratta di un cavaliere, con all’attivo due militiae (prefettura di coorte e tribunato di legione; la menzione della legio II Italica fa datare l’epigrafe dopo il 165 d.C., e forse prima del III sec., quando la legione ebbe gli epiteti di pia e idelis); la tribù potrebbe farne un cittadino di Ameria, ma la gens Ticiasena non è altrimenti nota, a quanto sembra, in tutto il mondo romano (forse un errore nella tradizione manoscritta?)25. Egli ha ricoperto tutte le magistrature ordinarie, con un doppio quattuorvirato iure dicundo e la quinquennalità. 5) CIL, XI 4395 = EDR025127 (Fig. 4) T(ito) Petronio T(iti) f(ilio) T(iti) n(epoti) Clu(stumina) Proculo, IIIIvir(o) aed(ilicia) p(otestate), IIIIvir(o) i(ure) d(icundo), curatori lu= 5 sus iuvenum V(ictoriae) F(elicitatis) C(aesaris), iuvenes Aug(ustiani) ob m(erita) e(ius), qui ob statuae dedicati= onem dedit iuve= 10 nibus s(ingulis) ((sestertios)) XXX n(ummos), adiecto pane et vino epulantibus. L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). In base alla menzione delle distribuzioni di pane e vino26 e alla paleograia l’epigrafe è databile alla seconda metà del II sec. d.C. In questo contesto il curator doveva rivestire compiti organizzativi, ma se egli sostenesse personalmente le spese del lusus non è dato di sapere: del resto potevano forse contribuirvi anche i patroni27. Che si tratti di un impegno riguardante l’aspetto inanziario potrebbe essere confermato anche da CIL, XI 4390 = EDR025122, dove igura un curator arcae iuvenum Amerinorum (relativa a un C. Cornelius che sembra di rango equestre).
25
Gregori 1989, p. 51, nr. 31. S. Mrozek, Quelques remarques sur les inscriptions relatives aux distributions privées de l’argent et de la nourriture dans les municipes italiens aux I, II et IIIe siècle d.n.è., in Epigraphica, 30, 1968, pp. 156-171, spec. 69-170, nt. 43; Id. 1987, pp. 24, 43-44, con bibl. prec. 27 Jaczynowska 1975/76, pp. 376-380; Ead. 1978, pp. 44-47, 110-111 (lista dei curatores); cfr. anche Gregori 1989, p. 51, nr. 30. 26
141 Enrico Zuddas
Fig. 4. CIL, XI 4395. Amelia, via del Duomo (foto Archivio Laboratorio di Epigraia Latina Università di Perugia).
In entrambi i casi resta incerto se la nomina avvenisse all’interno del collegio oppure spettasse all’ordo decurionum. Secondo Ginestet il curator rappresentava la città al collegio senza appartenervi formalmente, designato in ragione delle sue disponibilità patrimoniali (quindi non di età giovanile); sarebbe stata la città stessa ad organizzare i giochi per onorare e intrattenere i suoi iuvenes28. È comunque un dato di fatto che siamo di fronte a una mansione di primo piano, non limitata alla sola sfera collegiale, ma coinvolgente l’intera comunità cittadina, soprattutto perché ailiata alle forme uiciali del culto imperiale29, come conferma la stessa espressione di iuvenes Augustiani o Augustani alla r. 6 (tale lettura è forse da preferirsi ad Augustales sulla base di Tac. ann. 14, 15, 5: creazione di equites Romani cognomento Augustianorum incaricati 28
Ginestet 1991, pp. 133-134 e 156-157, che paragona al curator l’editor Iuvenalium di Carsulae, inanziatore di insignes venationes (CIL, XI 4580 = EDR136752). Per lo status quaestionis vd. M. Fora, in EAOR, 4, 1996, p. 65, nr. 29; cfr. anche il contributo di S. Evangelisti in questi Atti. 29 Sulla composizione sociale del collegio e il forte collegamento con la vita urbana e l’augustalità cfr. ancora Jaczynowska 1978, pp. 30-39, 58-59; diversa è l’immagine oferta da M. Kleijwegt, Iuvenes and Roman Imperial Society, in AClass, 37, 1994, pp. 79-102. Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 142
di applaudire Nerone)30. Le festività legate a Victoria e Felicitas (di cui Ticiasenus fu prima sacerdos e poi lamen perpetuus)31 sono ricordate anche nel Feriale amerino (CIL, XI 4346 = EDR025004)32: esse dovevano includere sia ludi scaenici33, come suggerisce una lastra ricomposta di recente (AE 2000, 507 = EDR025022), sia manifestazioni di carattere agonistico nel campus, che ad Amelia è possibile localizzare di fronte all’attuale porta Romana, luogo da cui provengono la nota statua di Germanico e il capitello con trofei e prore di nave che è stato messo in relazione con la battaglia di Azio34.
CURATORES ANNONAE 6) CIL, XI 4389 = EDR025121 L(ucio) Casurio L(uci) f(ilio) Clu(stumina) Speculatori, aed(ili), IIIIvir(o) i(ure) d(icundo), q(uaestori) arc(ae) publ(icae) et pec(uniae) alimentar(iae), defensori r(ei) p(ublicae), cur(atori) ann(onae) populo praebitae, Cosconius Secundinus et Sainia Iustina et Cosconi(i) Gratus, Secundinus et Iustinus ili(i) et Secundinus, Gratus, Iustus et Heuresis nepoti (!) genero optimo d(e)d(icaverunt). La gens Casuria è attestata in Umbria solo da CIL, XI 5279 = EDR123152, da Spello, relativa a un aedilis di età repubblicana. Si può proporre una datazione al II sec. d.C.
30
La denominazione iuvenes Augustales/Augustiani ritorna anche in CIL, X 3909 = EDR005742 (da Capua) e AE 1996, 506 = EDR100843 (da Iuvanum); Jaczynowska 1975/76, pp. 368-369; per le tesserae vd. Ginestet 1991, pp. 271-272, nrr. 839 e 847. 31 Altri sacerdoti del medesimo culto sono in CIL, XI 4367 = EDR025007 e CIL, XI 4373 = EDR025106. 32 Sul culto di Victoria et Felicitas Caesaris vd. L. Sensi, Il culto della Vittoria ad Amelia, in Ameria 2006, pp. 53-61, il quale ipotizza che l’istituzione in città possa essere stata agevolata dall’insediamento di veterani in età augustea (vd. nt. 23); a Roma Cesare aveva istituito dei ludi per Venus Genetrix nel 46; al suo ritorno da Apollonia nel 44 Ottaviano organizza dei ludi Victoriae Caesaris per celebrare il genetliaco di Cesare a ine luglio (Suet. Aug. 10, 1). 33 Il fatto trova conferma nei ludi iuvenum in theatro di AE 1989, 420, dalla Betica. 34 L. Sensi, in M. Matteini Chiari - S. Stopponi (edd.), Museo Comunale di Amelia. Raccolta archeologica. Iscrizioni, sculture, elementi architettonici e d’arredo, Perugia 1996, pp. 137-140; A.E. Feruglio, ibid., pp. 143-144, nr. 158; sulla presenza di un campus ad Ameria suggerita appunto dalle iscrizioni menzionanti curatores del lusus iuvenum vd. A. Borlenghi, Il campus. Organizzazione e funzione di uno spazio pubblico in età romana, Roma 2011, pp. 265-267. 143 Enrico Zuddas
7) CIL, XI 4579 = EDR141797 (Fig. 5) T(ito) Calvisio T(iti) il(io) [Cl]u(stumina) Vero, augur(i), quinq(uennali), IIIIvir(o), aediñ(i), c(uratori) pec(uniae) frum(entariae) IIII, 5 ö(uaestori) õ(ublici) aer(arii) p(ecuniae) p(ublicae), patrono òun(icipi) êù VIvir(um) August(alium), procur(atori) iuvenum; côllegius (!) iuven(um), ob plurima beneicia et 10 muniicentiam eius erga se collata. L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).
Fig. 5. CIL, XI 4579. Cesi, Auditorium S. Angelo (foto E. Roscini). Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 144
Questa epigrafe carsulana testimonia la presenza della curatela in Umbria al di fuori del contesto amerino. Il personaggio è in stretto rapporto con l’omonimo T. Calvisius T. f. Clu. Verus, autore di una bella dedica a Nemesi proveniente dall’aniteatro (AE 2012, 463 = EDR138893)35: potrebbe trattarsi del iglio, oppure della stessa persona, giacché egli fu anche procurator iuvenum (forse presidente, alla pari del magister)36: ed è forte il nesso fra gli iuvenes e il culto di Nemesi, confermato dall’esistenza di un collegium Iuvenum Nemesiorum a Vintium nelle Alpes Maritimae (CIL, XII 22)37. Di entrambe le epigrai si può proporre una datazione alla seconda metà del II sec. d.C. per paleograia, formulario e onomastica38; sebbene comunemente si afermi che la denominazione di collegium iuvenum si sostituisca nel III sec. a quella di iuvenes39, ciò non sembra valere per lo meno a Carsulae, dove la dicitura iuvenes igura ancora nel 270 d.C. (CIL, XI 4589 = EDR131851)40. Per quanto riguarda l’ambito della cura annonae, colpisce la varietà di espressioni utilizzate: mentre curator pecuniae annonariae (nr. 2) si riscontra anche altrove (CIL, X 453 da Eburum: cum sterilitas annonae [---] pecuniae annonariae adiuvit; CIL, X 5928 = EDR032598 da Anagnia41; cfr. anche CIL, X 1217 = EDR104403 da Abella; è probabilmente un falso CIL, XI 194* da Pisae), le altre due formulazioni non sono altrimenti attestate. L’espressione curator pecuniae frumentariae (ma si conosce un praepositus pecuniae frumentariae in CIL, IX 2354 = EDR130815 da Allifae) pare riferirsi al reperimento e alla gestione dei fondi per l’acquisto del grano; con curator annonae populo praebitae si vuole invece sottolineare l’aspetto della distribuzione alla popolazione42, così come altrove si mettono in 35
E. Roscini, Varia epigraphica da Carsulae (Umbria), in RPAA, 85, 2012-2013, pp. 435-440. Così M. Jaczynowska, Les organisations des iuvenes et l’aristocratie municipale au temps de l’Empire romain, in Recherches sur les structures sociales dans l’antiquité classique (Caen, 25-26 Avril 1969), Paris 1970, pp. 265-274, spec. 268-269; Ead. 1975/76, pp. 374-375; Ead. 1978, pp. 43-44, 110. Contra Ginestet 1991, pp. 134-135 (“curateur honoraire”). 37 C. Vismara, in EAOR, 5, 2000, pp. 50-51, nr. 30; H.W. Pleket, Collegium Iuvenum Nemesiorum. A Note on Ancient Youth Organisations, in Mnemosyne, 22, 1969, pp. 281-298. 38 Per il tipo di onomastica (presenza della tribù e assenza del signum) e di formulario l’iscrizione appare di poco anteriore alle dediche analoghe a L. Egnatius Victorinus (CIL, XI 4580 = EDR136752) e C. Tifanus Agricola (AE 2000, 531-533 = EDR131844, EDR131820, EDR131846). 39 Tale distinzione cronologica è in Jaczynowska 1975/76, p. 381; Ead. 1978, p. 21. La prima attestazione certa sarebbe costituita da CIL, XI 4086, da Ocriculum, del 202 d.C. Più prudente Ginestet 1991, pp. 80-81. 40 Qui infatti collegiatis non va letto insieme a iuvenibus, come conferma AE 2000, 533 = EDR131846. 41 Nella suddetta epigrafe è inoltre riscontrabile un analogo collegamento tra queste funzioni e le attività del collegio degli iuvenes: infatti il duoviro P. Vegellius Primus, curator pecuniae annonariae e quaestor aerarii arcae publicae, viene onorato dagli iuvenes ob renovatam (!) ab eo lusus iuvenum quod vetustate temporum fuerat obliteratum. 42 Cfr. CIL, V 7881 ob... urgentis annonae sinceram praebitionem. Forse populus equivale qui a plebs, con l’esclusione di decurioni e Augustali: Mrozek 1987, pp. 84, 97-98; Id. 1994, pp. 98-99. CIL, XI 3009 sembra suggerire una distinzione fra i decurioni, cui si ofrono pane e vino e dieci denarii, e il populus, che riceve cinquemila sesterzi per l’annona. 36
145 Enrico Zuddas
risalto altri compiti, come quello di acquistare il frumento (vd. CIL, VIII 5351: frumenti comparandi in annonam urbis). La varietà di titoli43 può indicare un frazionamento delle incombenze (subcurae)44 ma è anche possibile che si tratti semplicemente di varianti espressive dei più comuni curator frumenti e curator annonae. In entrambe le iscrizioni la cura è associata alla quaestura (aerarii o arcae publicae), il che attesta la capacità riconosciuta all’onorato di gestire oculatamente la pecunia publica. L’assunzione della cura annonae per ben quattro volte da parte di T. Calvisius Verus (massima reiterazione conosciuta in tutto il mondo romano)45 non solo costituisce una riprova delle disponibilità della famiglia, ma soprattutto denota una certa diicoltà nell’ammistrazione inanziaria del municipio, tanto da dover ricorrere a un uicio pressoché continuativo46. Il curator veniva dunque ad aiancare (non a sostituire, come mostra la permanenza della magistratura)47 gli aediles, cui tradizionalmente spettava il compito dell’approvvigionamento48: così ad esempio nella vicina Urvinum Hortense una base del 157 d.C. onora T. Elufrius Melior come forma di riconoscenza verso il padre Aelianus, quod anno IIIIvir(atus) sui annonam subicientem civitati pecunia sua praestiterit (CIL, XI 5178 = EDR129013)49. Il fatto che venga esplicitamente ricordato l’intervento po43 Per una rassegna completa vd. E. De Ruggiero, in Diz. Ep. I (1895), p. 485 (s.v. annona); cfr. Mrozek 1994, p. 97. 44 Langhammer 1973, pp. 177-178. Cfr. anche Hermog. Dig. 50, 4, 1, 2 (annonae ac similium cura... frumenti comparandi... arcae frumentariae... annonae divisio et quaecumque aliae curae istis sunt similes). Contra Jaschke 2006, p. 186, che parla di “sottocategorie”: il curator pecuniae frumentariae non sarebbe dunque responsabile per l’annona in generale, ma solo per i fondi destinati all’acquisto del grano. Vd. anche il contributo di G. Camodeca in questi Atti. 45 Cfr. CIL, XIV 3014 = EDR119741 da Praeneste: curator annonae triennio continuo. Intervalli e iterazioni in Jaschke 2006, pp. 195-197, nt. 68. Sulle interpretazioni dell’espressione curator pecuniae ad annonam per[---] in AE 1986, 195 = EDR080087 cfr. il contributo di M. Chelotti in questi Atti. 46 Sulla questione cfr. F. Dal Cason Patriarca, Per una storia demograica di Casinum. La cura annonae e il declino della classe dirigente, in RAL, s. 9, v. 7, 1996, pp. 741-798, la quale crede che l’incarico avesse carattere di stabilità e sia da ricollegare alla crisi economica delle élites e dunque anche alla diminuzione della summa honoraria. Invece secondo Jaschke 2006, pp. 187 e 194-195, una cura era assegnata in caso di necessità, per risolvere un problema speciico, e poteva pertanto durare più o meno di un anno, anche se in un ambito come l’annona il bisogno costante poteva comportare assegnazioni annuali; della stessa opionione W. Eck, Cittadini e amministrazione statale nell’Umbria in età imperiale, in G. Bonamente F. Coarelli (edd.), Assisi e gli Umbri nell’antichità, Atti del Convegno Internaz. (Assisi, 18-21 dicembre 1991), Assisi 1996, pp. 283-300, spec. 296-297. 47 Il quattuorvirato aedilicia potestate è attestato ad Ameria da CIL, XI 4366 = EDR035100 e CIL, XI 4367 = EDR025007 (seconda metà I sec. d.C); CIL, XI 4378, 4389 e 4395 (II sec. d.C., tutte oggetto del presente intervento); CIL, XI 4405 = EDR025136, CIL, XI 4406 = EDR025137 e AE 1996, 611 = EDR025017 (I-II sec. d.C.). Sulla coesistenza di aedilis e curator cfr. CIL, IX 2603 = EDR131752 e CIL, IX 3437 = EDR075819. 48 Langhammer 1973, pp. 150-151, 176-177. Questa era spesso integrata dalla muniicentia privata: Mrozek 1987, pp. 43-44, e nt. 40. 49 Cfr. la dedica analoga dei Camertes a Satrius Barbarus (CIL, XI 5634 = EDR015678), ob annonam quam eis [in I]IIIvir(atu) suo exhibuit.
Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 146
trebbe segnalarne la straordinarietà: quasi sicuramente il magistrato risolse la crisi annonaria con il proprio patrimonio personale (meno probabile che fosse un quattuorvir iure dicundo che agì al di fuori della propria sfera di competenza). Un possibile CURATOR OPERUM PUBLICORUM 8) AE 2011, 350 = EDR127836 -----[- - -]pi+[- - -] [- - - pra]ef(ecto) fabr[um - - -] [- - -] haruspic[i - - -] [- - - q]uinque[nnali - - -] 5 [- - - curat]ori ope[rum public(orum?) - - -] [- - - Aug]usti Ca[esaris - - -] -----Accettando le integrazioni delle rr. 5-6 saremmo di fronte a un personaggio che rivestì la cura operum publicorum a Vettona agli inizi del I sec. d.C. (datazione su base paleograica)50. Non pare ipotizzabile un accostamento con la stringa [Aug]usti Ca[esaris] in quanto attestante la nomina imperiale e rientrante così in uno dei casi eccezionali considerati da G. Camodeca: ci aspetteremmo infatti la formula usuale datus ab imperatore, e inoltre la frammentarietà dell’iscrizione impedisce un inquadramento più puntuale.
Esclusioni Resta inine da considerare la categoria dei curatores viarum, che, come è noto, venivano scelti tra i senatori o gli equites (per le vie minori), ma potevano anche essere nominati dall’ordo decurionum se l’incarico riguardava la manutenzione delle vie vicinali. Nella zona presa in esame questa curatela è attestata a Spoletium (CIL, XI 7872 = EDR080115)51. Nell’onorato, particolarmente benemerito (restauratore forse del teatro e autore di un consistente lascito), è stato riconosciuto da Sensi (attraverso il nome della iglia che ricorre alla r. 14) un membro della gens Succonia, ben documentata in città, con esponenti di rango equestre (AE
50
Così L. Sensi, Iscrizioni dal territorio di Vettona (Bettona), in Epigraphica, 73, 2011, pp. 362-364. 51 L. Sensi, Correzioni ed aggiunte a CIL XI, 7872, in AFLPer, 21, 1983/84, pp. 289-303, il quale data la lastra intorno alla seconda metà del I sec. d.C., individuando nel P. Calvisius Sabinus della r. 11 il console sufetto del 44 d.C.; in realtà la paleograia sembra orientare per un’epoca successiva. 147 Enrico Zuddas
1983, 347; CIL, XI 5054 = EDR129061; CIL, XI 786852; CIL, XI 7873). Egli fu anche censitor (responsabile degli accertamenti del censo provinciale) Atiacinensium53, funzione riservata a senatori e cavalieri54: perciò è più verosimile che anche la curatela ricada tra gli incarichi del cursus equestre, e si debba pertanto escludere. Per quanto riguarda il titolo di curator viarum et pontium Umbriae et Piceni si rimanda al contributo di Simona Antolini in questi Atti. È ovviamente da escludere la carica di curator aedium sacrarum locorumque publicorum attestata a Hispellum (CIL, XI 5271 = EDR150364), ma pertinente alla città di Roma (Suet. Aug. 37); il personaggio che la rivestì, Cn. Pinarius Cornelius Clemens, è il noto legato di Vespasiano in Germania (PIR2 C 1341; cfr. CIL, XII 113; CIL, XIII 9082; CIL, XVI 20; EDR157758).
Abbreviazioni bibliografiche Ameria 2006: M.C. De Angelis (ed.), Uomini, terre e materiali: aspetti dell’antica Ameria tra paleontologia e tardoantico, Atti del Convegno (Amelia, 26 novembre 2005), Amelia. Eck 1999: W. Eck, L’Italia nell’impero romano. Stato e amministrazione in epoca imperiale, Bari. Ginestet 1991: P. Ginestet, Les organisations de la jeunesse dans l’Occident Romain, (Collection Latomus 213), Bruxelles. Gregori 1989: G.L. Gregori, Epigraia aniteatrale dell’Occidente Romano. II. Regiones Italiae VI-XI, Roma. Jaczynowska 1975/76: M. Jaczynowska, Le caratteristiche delle associazioni della gioventù romana (collegia iuvenum), in AIV, 134, pp. 359-381. Jaczynowska 1978: M. Jaczynowska, Les associations de la jeunesse romaine sous le Haut-Empire, Wroclaw-Warszawa-Krakóv-Gdansk. Japella Contardi 1977: L. Japella Contardi, Un esempio di ‘burocrazia’ municipale: i curatores kalendarii, in Epigraphica, 39, pp. 71-90. Langhammer 1973: W. Langhammer, Der rechtliche und soziale Stellung der Magistratus municipales und der Decuriones in der Übergangsphase der Städte von sich selbstverwaltenden Gemeinden zu Vollzugsorganen 52
Cfr. PIR2 S 944 e H.-G. Pflaum, Carrières, pp. 717-718, nr. 269 (età di Commodo come terminus a quo). 53 Nella forma tràdita l’etnonimo è ignoto, ma si può correggere in Atacinensium, riconducendolo al iume Atax nella Gallia Narbonense. In Plin. nat. 6, 36 ricorre Atiacos (come nome di un popolo scitico), che però, malgrado Diehl hes. II, 1039, 9, non è accolto dagli editori. 54 D. Kalopothakes, in Diz. Ep. II.1 (1900), p. 177 (s.v. census); B. Le Teuff, Census: les recensements dans l’empire romain d’Auguste à Diocletien, tesi di dottorato, Bordeaux 2012, pp. 301-303, 403-428. Curae municipali da Ameria e dall’Umbria 148
des spätantiken Zwangsstaates (2.-4. Jahrhundert der römischen Kaiserzeit), Wiesbaden. Matteini Chiari 1996: M. Matteini Chiari et Al., Mortai, dolii e laterizi, in M. Matteini Chiari - S. Stopponi, Museo Comunale di Amelia. Raccolta archeologica. Cultura materiale, Perugia, pp. 168-191. Mrozek 1987: S. Mrozek, Les distributions d’argent et de nourriture dans les villes italiennes du Haut-Empire romain, (Collection Latomus 198), Bruxelles. Mrozek 1994: S. Mrozek, Le problème de l’annone dans les villes italiennes du Haut Empire romain, in Le ravitaillement en blé de Rome et des centres urbains des débuts de la république jusqu’au Haut Empire, Actes du colloque international (Naples, 14-16 Février 1991), (CEFR 196), NaplesRome, pp. 95-101.
149 Enrico Zuddas
sepolcrale
onoraria
onoraria
sepolcrale
onoraria
non determinabile
Anonimo patronus VIvirum [Augustalium], praef. collegiorum C. Aelius C.f. [---]anus aedilis Sex. Ticiasenus Sex.f. Sex. nep., Sex. pronep., Clu(stumina) Allianus praef. coh., trib. leg. ..., IIIIvir i. d., IIIIvir qq., pontifex, sacerdos, lamen Victoriae et Felicitatis Caesaris, patronus VIvirum Augustalium T. Petronius T.f. T.n. Clu(stumina) Proculus IIIIvir aed. p., IIIIvir i. d. L. Casurius L.f. Clu(stumina) Speculator aedilis, IIIIvir i. d., quaestor arcae publicae et pecuniae alimentariae, defensor r. p. T. Calvisius T.f. Clu(stumina) Verus aedilis, IIIIvir, quinquennalis, quaestor publici aerarii pecuniae publicae, augur, patronus municipi et VIvirum Augustalium, procurator iuvenum Anonimo praef. fabr. ... quinquennalis, haruspex
cur. pecuniae annonariae, cur. kalendarii rei publicae Amerinorum
[cur. lusus] iuvenum?, cur. kalendarii Amerinorum
cur. lusus iuvenum
cur. lusus iuvenum
cur. annonae populo praebitae
cur. pecuniae frumentariae
[cur.?] ope[rum publicorum?]
Ameria
Ameria
Ameria
Ameria
Ameria
Carsulae
Vettona
onoraria
onoraria
L. Calpurnius [---]
cur. kalendarii, curator lusus invenum
Ameria
Tipologia dell’iscrizione
Nome e cursus del curator
Denominazione della cura
Centro antico
TABELLA – Curae e curatores della regio VI (Umbria interna)
I sec., inizi
II sec., seconda metà
AE 2011, 350; EDR127836
CIL, XI 4579; EDR141797
CIL, XI 4389; EDR025121
CIL, XI 4395; EDR025127
II sec., seconda metà II sec.
CIL, XI 4371; EDR025104
CIL, XI 4378; EDR025111
CIL, XI 4404; EDR025135
CIL, XI 4386; EDR025011
Bibliograia essenziale
II sec., seconda metà (dopo il 165)
II sec.
II sec.
II sec.
Datazione
Le CURAE municipali in ETRURIA: alcuni casi di studio* Chantal Gabrielli (Università degli Studi di Firenze)
Riassunto. Il contributo prende in considerazione la documentazione relativa alle curae municipali in Etruria. Il totale dei casi individuati, abbastanza variegato per tipologia di curatele cittadine, è numericamente non molto consistente (15), ma comunque tra i più elevati rispetto alle testimonianze delle altre regiones; in Etruria centro-meridionale se ne registra la maggiore distribuzione territoriale. Fra i casi di studio è stata rivolta particolare attenzione a un’iscrizione di Luni (CIL, XI 1340), recentemente ritrovata, e al peculiare cumulo di curatele nella realtà amministrativa di Volsinii. Abstract. he paper analyzes the documentation concerning the municipal curae in Etruria. he total number of cases discovered is numerically not very consistent (15) but still among the highest compared to the testimonies of other regiones. he municipal curae are better attested in central-southern Etruria. Among the case studies we have been paid particular attention to an inscription of Luni (CIL, XI 1340), recently rediscovered, and to the peculiar administrative reality of Volsinii and its large number attested of curae.
La documentazione relativa alle curae municipali in Etruria permette di considerare uno spettro di tipologie di curatele cittadine abbastanza variegato1. Il totale dei casi individuati è numericamente non molto consistente (15) ma comunque tra i più elevati rispetto alle testimonianze delle altre regiones2. Le curatele attestate sono le seguenti: c. aedium sacrarum et operum publicorum3, c. annonae4, c. aquae/aqua-
* Il mio più sentito ringraziamento va a Maria Grazia Granino per l’invito al Convegno e per i suoi consigli; ringrazio per discussioni e suggerimenti su punti speciici del testo Giovanni A. Cecconi, Federico Frasson, Eleonora Salomone, Carlo Slavich ed Enrico Zuddas; resta ovvio che la responsabilità di quanto scritto è mia. 1 Mancano studi speciici sulla regio VII, mentre, come è noto, analisi importanti sui curatores rei publicae hanno caratterizzato la ricerca del settore a partire dagli anni ’80 del secolo scorso. Per una messa a punto sui termini della questione si veda il contributo di G. Camodeca in questi Atti. Per la storiograia anteriore mi limito a citare: R. Duthoy, Curatores rei publicae en Occident durant le Principat, in AncSoc, 10, 1979, pp. 171-238; G.P. Burton, he Curator Rei Publicae: towards a Reappraisal, in Chiron, 9, 1979, pp. 465-487; G. Camodeca, Curatores rei publicae I, in ZPE, 35, 1979, pp. 225-236; Camodeca 1980; F. Jacques, Les curateurs de cités dans l’Occident romain de Trajan à Gallien, Paris 1983; F. Jacques, Le privilège de liberté. Politique imperiale et autonomie municipale dans les cités de l’Occident romain (161-244), Roma 1984; W. Eck, L’Italia nell’Impero romano. Stato e amministrazione in epoca imperiale, Bari 1999, pp. 195-252. Ritengo opportuno aggiungere anche per la connessione al tema la tesi di dottorato sui curatores municipali di Bonkoffsky 2001-2002, Bijlage I, Regio VII. Etruria, nr. I.124-136. 2 La regio VII insieme alla regio I vanta la maggior concentrazione di curatores di livello municipale come risulta anche dall’analisi di Jaschke 2006, p. 199 e nt. 88. 3 CIL, XI 1340 = EDR 108374, da Luna. 4 CIL, XI 7591 = EDR 141402, da Castrum Novum; CIL, XI 7556 = ILS 6584 = EDR 154270, da Forum Clodii.
151 Chantal Gabrielli
rum5, c. arkae6, c. pecuniae publicae7, c. pecuniae publicae et operum publicorum8, c. templi deae Nortiae9 (Tab. I). Prima di passare ai casi di studio è opportuno fare alcune osservazioni preliminari. Nonostante le diicoltà che si incontrano nell’identiicazione delle speciiche competenze è possibile individuare, tra i munera dei curatores qui presentati, i seguenti campi d’azione di massima: opere pubbliche, edilizia sacra, infrastrutture idriche, approvvigionamento annonario e inanze locali. A proposito dell’ambito inanziario in senso più stretto si pone il delicato problema della possibile coincidenza tra i quaestores municipali10 e i curatores pecuniae publicae attestati a Sutrium11 e il curator arkae presente a Tarquinia12, e dunque, da altra angolazione, della sostanziale polivalenza e interscambiabilità di ruoli fra queste magistrature con funzioni di natura economico-contabile, assimilabili per certi aspetti anche alle competenze della cura kalendarii13. Un discorso a 5
AE 1983, 395 = EDR 079087; CIL, XI 2717 a-b = EDR 127841 e CIL, XI 7297 = EDR 138685, tutte da Volsinii; EDR 145963, da Visentium. 6 CIL, XI 3382 = ILS 4593 = EDR 131387, da Tarquinii. 7 AE 1990, 342 = EDR 081857, da Sutrium?; CIL, XI 3256 = ILS 6591 = EDR 132702 e CIL, XI 3261 = ILS 6592 = EDR 132709, da Sutrium. 8 CIL, XI 3258 = EDR 132703, da Sutrium. 9 EDR 071982 = AE 1904, 38 = CIL, XI 7287, da Volsinii. 10 Il curator pecuniae publicae di Sutrium (CIL, XI 3256, 3258, 3261), dove vi sono quaestores addetti all’erario ovvero alla cassa municipale e mancano attestazioni epigraiche di curatores kalendarii, non può certo, per Mancini 1910, pp. 1338-1339, aver sostituito stabilmente il quaestor nell’amministrazione dell’erario, e non è improbabile che abbia avuto la stessa funzione del curator kalendarii. Ed è pure possibile che, mancando per qualsiasi ragione il questore, questi sia stato temporaneamente sostituito dal curator, vd. per Tarquinia nt. 12. Eventualmente qui rientra il problema dell’identiicazione dei curatores pecuniae publicae e dei curatores kalendarii con i quaestores, vd. la documentazione raccolta per l’Etruria in Petraccia Lucernoni 1988, pp. 218-238, spec. pp. 230-231, nr. 351-353 (Sutrium), pp. 237-238, nr. 365. 11 Una recente rilettura di un’iscrizione di Capena (CIL, XI 3868), peraltro indicata già come un caso dubbio in Mancini 1910, pp. 1338-1339, porta ad escludere l’epigrafe dall’elenco qui segnalato a nt. 7, dal momento che il suddetto testo non contiene alcuna indicazione di curatores, ma bensì di exactores. I termini della questione sono spiegati in EDR 077790 e EDR 143672. 12 Vd. nt. 6. Accolgo l’interpretazione di Torelli 1975, pp. 127-128, p. 123, nr. 14, p. 188, nr. 13, che considera discendente il cursus di L. Sevius L.f. Clemens, aruspice e membro del collegio dei 60 aruspici (ex ordine haruspicum LX), e vede nella cura arkae, una magistratura municipale, un munus della quaestura (l’arca in questione era il tesoro municipale e non quello del collegio). Dal momento che a Tarquinia non sono altrimenti attestati i quaestores addetti all’erario, è possibile che il curator arkae possa averne assunto le veci (Mancini 1910, p. 1339 e per documentazione sui quaestores vd. Torelli 1975, p. 128, nt. 1). Contra M.-L. Haack, Prosopographie des haruspices romains, Pisa-Roma 2006, pp. 108-110, nr. 86, che vede nel curator arkae una funzione legata al collegio. Non condivisibile però l’ipotesi di Torelli che il bis presente nel testo epigraico indichi l’iterazione della curatela e non piuttosto del quattuorvirato, a mio avviso più sostenibile considerando che l’edilità che segue sarebbe stata anch’essa ricoperta per due anni (item). Il personaggio, notabile municipale, apparterrebbe ad una delle nuove famiglie con gentilizio latino che dopo il 90 a.C. si spartiscono le cariche pubbliche del municipio di Tarquinii. 13 Vd. commento alle attestazioni epigraiche di curatores pecuniae publicae e curatores arkae dell’Etruria in L. Japella Contardi, Un esempio di ‘burocrazia’ municipale: i curatores Le curae municipali in Etruria: alcuni casi di studio 152
sé richiede il curator pagi Lucreti(ani?)14. Un notabile di Saturnia, Sextus Maecius Marcellus, dopo avervi ricoperto il duovirato quinquennale e la funzione di quaestor kalendarii rei publicae et alimentorum, viene onorato per i beneici concessi dagli abitanti del pagus ubicato nei pressi della città e certamente da essa dipendente sul piano amministrativo. L’esercizio della curatela è però, appunto, da attribuire all’ambito extraurbano15. Da segnalare, inine, la totale assenza in Etruria di curatores muneris16. I dati raccolti mostrano come la distribuzione territoriale delle curatele municipali all’interno della regio VII privilegi decisamente l’Etruria centro-meridionale rispetto a quella settentrionale. Non abbiamo suicienti elementi per fornire spiegazioni concrete di tale situazione. Se per quest’area in età alto imperiale disponiamo di una documentazione epigraica complessivamente più ricca, un’argomentazione legata a questo fatto non aiuta. Una città come Luni, che ha un dossier di centinaia di epigrai, presenta un solo caso, e anche di non facile interpretazione. Vengo ora a trattare di questa iscrizione lunense che insieme al peculiare cumulo di curatele nella realtà amministrativa volsiniese costituisce oggetto di studio della parte principale del mio contributo. 1. L’iscrizione lunense CIL, XI 134017, ritenuta perduta, è stata recentemente ritrovata e vincolata da Emanuela Paribeni in proprietà privata a Fosdinovo (Massa) (igg. 1-2)18. Grazie al controllo autoptico del testo, possibile in virtù delle recenti pubblicazioni dell’immagine dell’epigrafe kalendarii, in Epigraphica, 39, 1977, p. 75, nt. 20. La competenza del curator kalendarii è equiparata a quella di curator pecuniae publicae rationum librorum in J. Oehler, s.v. kalendarium, in PW RE X, 2, 1919, coll. 1566-1568. Che la gestione delle inanze pubbliche cittadine fosse una costante preoccupazione anche a livello provinciale vd. il passo di Plinio (epist., 10.54) almeno per la realtà di Ponto-Bitinia; rimando per un commento al testo al mio contributo Ch. Gabrielli, ‘Pecuniae publicae ... ne otiosae iaceant’ (Plin. epist. 10.54). Strategie inanziarie nell’amministrazione municipale, in Capogrossi Colognesi - Gabba 2006, pp. 383-395. 14 CIL, XI 7265 = ILS 6596 = EDR 071743, da Saturnia. 15 Cfr. Mancini 1910, p. 1341. Per un caso parallelo a Benevento (CIL, IX 1503), dove è attestato un curator pagi Vetani/Veiani noto per i suoi atti di evergesia, vd. il commento di M. Torelli, Benevento Romana, Roma 2002, pp. 368-369. Anomalo assembramento di cariche segnalato in Petraccia Lucernoni 1988, pp. 223-224, nr. 339. Per l’identiicazione topograica della località vd. G. Samonati, s.v. Lucretianus (pagus), DizEp, IV, fasc. 62, 1975, p. 1962. 16 Così come risulta dalla documentazione epigraica raccolta in G.L. Gregori, Epigraia Aniteatrale dell’Occidente romano. II. Regiones Italiae VI-XI, Roma 1989, Tav. 3 p. 100. 17 CIL, XI 1340 = EDR 108374: [--- Scri]bonio Proculo / [--- cur(atori) aedium sacr]arum et operum / [publicor(um)]. 18 In realtà l’epigrafe è ricomparsa fortunosamente nell’attuale villa Melara, lungo la statale Aurelia a breve distanza da Sarzana, in due frammenti segnalati in due momenti distinti. Il frammento più ampio venne riportato alla luce nel 1996 a seguito di lavori di manutenzione della villa e vincolato dalla Soprintendenza archeologica l’anno successivo; mentre il frammento più piccolo, anch’esso recuperato nel corso di lavori edili, venne mostrato dagli attuali proprietari, in occasione di un sopralluogo della Soprintendenza efettuato nel marzo del 2014, per constatare lo stato di conservazione dell’epigrafe. Per ulteriori dettagli sul ritrovamento vd. E. Paribeni, Fosdinovo (MS). CIL XI 1340 ritrovata, in Notiziario Sopr.BeniArch. Toscana, 10, 2014, pp. 142-143, igg. 9-10. 153 Chantal Gabrielli
Figg. 1-2. CIL, XI 1340 da Luna (età neroniana); immagine dell’epigrafe ricomposta con il nuovo frammento in Paribeni - Segenni 2014, p. 320 ig. 4.
materialmente ricomposta19, ho ritenuto opportuno inserire questa testimonianza fra la documentazione pertinente le curatele cittadine dell’Etruria. Dubbi sulla competenza della curatela, ovvero se si trattasse di una curatela aedium sacrarum et operum publicorum locale o piuttosto urbana20, erano già stati sollevati dal Mancini nel suo studio sulle curae e i curatores pubblicato nel Dizionario Epigraico di antichità romane del 191021. L’epigrafe, infatti, dapprima enumerata fra le attestazioni relative ai curatores addetti alla vigilanza su templi e altri ediici pubblici di Roma, viene poi citata come esempio di curatele locali. Analogo dubbio ha avuto più recentemente anche Speidel22 in virtù dell’assenza dell’iscrizione nei lavori di Gordon23 e Kolb24; lo studioso alla ine ha escluso che fosse 19
Paribeni - Segenni 2014, p. 319, nt. 49, p. 320 ig. 4. Sulla carica istituita da Augusto vd. il recente contributo di A. Dauget-Gagey, Auguste et la cura operum publicorum, in S. Demougin - X. Loriot - P. Cosme - S. Lefebvre (edd.), H-G. Plaum. Un historien du XXe siècle, Droz 2006, pp. 435-456. 21 Mancini 1910, p. 1327, p. 1340. 22 M.A. Speidel, Scribonius Proculus: curator aedium sacrarum et operum publicorum in Rom oder in Luna?, in ZPE, 103, 1994, pp. 209-214. 23 A.E. Gordon, Quintus Veranius Consul A.D. 49, A Study Based upon His Recently Identiied Sepulchral Inscription, Univ. of California, Publications in Class. Arch., Vol. II Nr. 5, Berkeley-Los Angeles 1952, pp. 231-352. 24 A. Kolb, Die kaiserliche Bauverwaltung in der Stadt Rom. Geschichte und Aufbau der cura operum publicorum unter dem Prinzipat, Stuttgart 1993.
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una carica locale lunense per concludere che doveva trattarsi piuttosto di una curatela esercitata a Roma a metà del I secolo d.C. Speidel viene poi a giustiicare la presenza della dedica nella colonia con la possibilità che Scribonius Proculus, identiicato con il P. Sulpicius Scribonius Proculus25, console sufetto nel 56 d.C. e governatore (legatus Augusti pro praetore) nella Germania Superior tra 63 e 67 d.C., grazie al suo incarico di curator fosse riuscito a stipulare dei contratti per ordini di marmo lunense ad imprese private, che gli avrebbero posto l’epigrafe per riconoscenza. Alla colonia il personaggio era probabilmente legato da interessi economici di varia natura e, almeno a partire dall’età augustea, è attestata la presenza di Scribonii coinvolti nello sfruttamento sistematico delle cave apuane26. Comunque pare più plausibile l’ipotesi che Scribonio Proculo, dopo il suo consolato27 e prima dell’incarico in Germania, quindi a metà del I secolo d.C., fosse stato chiamato a ricoprire a Luni una curatela locale. Un aspetto che fa rilettere è il grande rilievo testuale e paleograico dato alla curatela in questione, unica carica menzionata nell’epigrafe. Inoltre l’autopsia dei due frammenti28 pervenuti della grande lastra marmorea, con lettere di circa 10 cm e uno specchio epigraico inquadrato da una cornice modanata spezzata lungo il margine sinistro, rende evidente che l’iscrizione non presentava l’indicazione di altre magistrature oltre la curatela29. Il magistrato fu quasi certamente onorato per qualche iniziativa edilizia assunta a livello locale sotto la sua responsabilità. Meno rilevante è che Scribonio fosse stato scelto in quanto originario di Luni, origine sulla quale ci sono ragionevoli perplessità30, o piuttosto in virtù dei già ricordati legami con la città e le sue attività estrattive che gli avrebbero permesso di onorare il munus senza diicoltà. A questo proposito si potrebbe aggiungere che a lui è attribuito anche l’esercizio di un patronato personale nei riguardi
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Sulle fonti e la carriera vd. PIR2 S 270. Insieme al fratello P. Sulpicius Scribonius Rufus venne costretto al suicidio nel 67 d.C. da Nerone. Suggestiva ma non condivisibile l’ipotesi di Hirt (A.M. Hirt, Imperial Mines and Quarries in the Roman World. Organizational Aspects 27 BC – AD 235, Oxford 2010, p. 316), secondo cui il suicidio, a seguito dell’incendio neroniano, aveva avuto come inalità da parte dell’imperatore la conisca delle cave di marmo di proprietà dei due fratelli. Vd. Paribeni - Segenni 2014, pp. 318-321. Contra l’attribuzione di CIL, XI 1340 a P. Sulpicius Scribonius Proculus vd. Torelli 1982, p. 287. 26 CIL, XI 6948: dedica del liberto di L. Scribonius Libo (forse il console del 16 d.C. o suo padre) che ofrì un’ara a Silvano; Paribeni - Segenni 2014, p. 319 sostengono la parentela fra il ramo degli Scribonii Libones, cui rimanda la suddetta iscrizione, e gli Scribonii Proculi. 27 Per le ipotesi d’identiicazione del personaggio e relative datazioni dell’incarico di curatore vd. l’analisi di Frasson 2013, pp. 70-73. 28 Il frammento maggiore corrisponde all’estremità destra della lastra rettangolare in marmo bianco a grana ine con venature grigie (alt. 69 cm; largh. 96 cm; sp. 8,5 cm; alt. lettere 9,4 cm (Riga I); alt lett. 5,5 cm (Riga 2)). Il frammento più piccolo conserva la cornice superiore e alcune lettere (alt. 35 cm; largh. 13 cm; sp. 7 cm; sp. cornice 8,5 cm). 29 Sulla carenza di ulteriori particolari della carriera del senatore vd. M.G. Angeli Bertinelli, Ordo populusque Lunensium. Le strutture politiche e amministrative dell’antica Luni, in Quad. Centro Studi Lunensi, 8, 1983, p. 44. 30 Per bibliograia sulla questione rimando a Frasson 2013, p. 72. 155 Chantal Gabrielli
di un cavaliere lunense di età neroniana, L. Titinius Glaucus Lucretianus, conosciuto per la brillante carriera e per il possesso di fabbriche di laterizi distribuiti anche fuori del territorio lunense. Entrambi avrebbero, dunque, avuto comuni interessi economici nei programmi edilizi urbani di Luni31. 2. Interessante è il caso di Volsinii, un unicum fra le città dell’Etruria per la sua concentrazione di curae cittadine, molto alta rispetto alla situazione generale della regio VII, come si evince dalla seguente tabella32. Le CURAE municipali di VOLSINII Tipologia dell’iscrizione
Datazione
Bibliograia essenziale
sacra
I a.C., ine - I d.C., prima metà
AE 1983, 395; EDR 079087
curator aquae
L. Seius A. f. curator aquae
sacra
I a.C., ine - I d.C., prima metà
AE 1983, 395; EDR 079087
curator (aquae?)
A. Seppius Moderat(us) cur(ator) (aquae?)
istula aquaria
?
CIL, XI 2717 a; EDR 127841 ILVols 739
curator (aquae?)
A. Volcaci(us) Studio(sus?) cur(ator) (aquae?)
istula aquaria
?
CIL, XI 2717 b; EDR 127841 ILVols 739
curator aquarum
T. Flavius Tuscus cur(ator) aquar(um)
funeraria
I sec., seconda metà - II sec., metà
CIL, XI 7297; EDR 138685
curator templi deae Nortiae
Anonimo praetor [Etruriae] XV populor(um), curator templi deae Nortiae, patronus coloniae I[talicensium?]
onoraria?
III sec.
CIL, XI 7287; AE 1904, 38 EDR 071982
Denominazione della cura
Nome e cursus del curator
curator aquae
A. Seius A. f. curator aquae
31 Secondo la plausibile ipotesi di G. Ciampoltrini, Patronato senatorio e milizie equestri: il caso di L. Titinius Glaucus Lucretianus, in Athenaeum, 67, 1989, pp. 295-296. 32 Ringrazio a tal proposito la Prof.ssa Granino, per avermi permesso di consultare la documentazione epigraica volsiniese raccolta nella tesi di dottorato di P. Mauget, La population et la société de la cité de Volsinii (Bolsena) (IIIe s. av. J.-C. – Ve s. ap. J.-C.), dissertazione di dottorato sotto la direzione di F. Tassaux, Université Bordeaux Montaigne 2015. Qui è citata con l’abbreviazione ILVols. Per completezza annovero un’ulteriore testimonianza di curator; purtroppo lo stato frammentario del supporto epigraico lascia il magistrato nell’anonimato e non permette di poter speciicare se la curatela ricoperta rientrasse fra quelle cittadine: CIL, XI 7328 = EDR 131338 = ILVols 451: ------ / curat[or---] / MAL[---] / coll(egi?) f[abrum] / +IKCINDDI[---] / +++[---] / ------.
Le curae municipali in Etruria: alcuni casi di studio 156
Sulla base della datazione delle singole epigrai possiamo ricavare che a Volsinii si mantenne dall’età augustea ino al tardo impero una continuità amministrativa, inerente la gestione di aspetti cultuali, inanziari e istituzionali della vita cittadina33. La vitalità della città, almeno sul piano religioso, è attestata dal ben noto rescritto di Spello34, che ne documenta ancora il ruolo di centro metropolitano della provincia di Tuscia et Umbria; mentre la divinità poliade Nortia raccoglieva proseliti ancora nel 366 d.C., come indica un epitaio metrico dall’Urbe, dove l’orgoglio municipale di discendere da una famiglia di antiche origini volsiniesi si esprime attraverso una speciale devozione alla dea da parte del senatore Ruius Festus Avienus35. Si tratta di un caso molto noto e studiato. Per la manutenzione del santuario dedicato alla divinità etrusca, simbolo della città, e il cui culto locale era profondamente radicato, è attestata un’apposita curatela cittadina, assimilabile a quella di curator fani36. Un personaggio anonimo è curator templi deae Nortiae37; nel cursus honorum38 la curatela è preceduta dalla pretura [Etruriae] XV populorum, seguita da un patronato coloniae I[talicensium?]. Liou, pur considerando il personaggio un “dignitaire romain” di III secolo d.C., non riuscì ad attribuirgli un’identità precisa39, ma ne riconosceva l’attaccamento alla città natale e alle vecchie tradizioni religiose non più solamente etrusche, ma propriamente volsiniesi. Forse si tratta di un membro dell’odine senatorio appartenente alla gens dei Ruii Festi40. Fra le attestazioni di devozione 33
Munzi 2001a; Munzi 2001b; Tassaux 1987. CIL, XI 5625 = ILS 705. 35 CIL, VI 537 = ILS 2944 = ILVols 677: R(uius) Festus v(ir) c(larissimus) de se ad deam Nortiam ….. Nortia, te veneror, Lari cretus Vulsiniensi. Per altra attestazione sulla gens dei Ruii Festi a Volsinii cfr. CIL, XI 2997 = ILVols 700. 36 Per documentazione cfr. Mancini 1910, p. 1340, attestata in modo particolare a Tibur (p. es. CIL, XIV 4258 – curator fani Herculis Victoris). 37 Da Visentium un cippo ottagonale di pietra vulcanica grigia, rinvenuto in località Piana del Giardino, a 800 metri a nord-est di Monte Bisenzo (Gasperini 1959, pp. 38-40, nr. 5 igg. 6-7, cfr. EDR 074294), riporta incisa un’iscrizione sacra alla dea Minerva Nortina: Minervae Nortinae sacr(um) L(ucius) Aebutius L(uci) f(ilius) Sab(atina) Saturnanus. Il signiicato di questo appellativo, attestato già epigraicamente (CIL, XI 2690 e CIL, VI 7923), è da considerarsi, in questa precisa funzione di attributo di divinità, un hapax (L. Gasperini, Minerva Nortina, in GIF, 10, 1957, pp. 193-197). Incerto se in questo caso si tratti di una formula tipica del sincretismo religioso, espresso mediante l’accostamento asindetico dei nomi della divinità (Minerva-Nortia), ovvero una semplice variatio del classico schema Minerva-Nortia, con l’aggettivo in -inus derivante dall’onomastica divina (ipotesi che considero ampiamente ammissibile) o una formula con altro valore non determinabile. Sull’identiicazione fra Minerva e Nortia cfr. il ben noto passo Liv. 7.3.7. È attestato anche un cognomen Nortinus in CIL, XI 2690 (Volsinii) e Nortina in CIL, VI 7923. 38 CIL, XI 7287 = AE 1904, 38 = EDR 071982. Il culto della dea è attestato anche in altre due epigrai sacre: CIL, XI 2685-2686. La prima (CIL, XI 2685 = ILVols 8), dedica di C. Larcius Agathopus alla dea, è conservata nel Lapidario del Museo Territoriale del Lago di Bolsena (Munzi 2001b, nr. 1 p. 149, con foto); sulla seconda CIL, XI 2686 = ILS 4036 vd. nt. 41. 39 Liou 1969, pp. 46-50; ILVols 87. 40 E. Zuddas, La praetura Etruriae tardoantica, in G.A. Cecconi - E. Salomone - A. Raggi (edd.), Epigraia e società dell’Etruria romana, Atti del Convegno Firenze 23-24 ottobre 2015, Firenze 2016, nt. 36, in corso di stampa. 34
157 Chantal Gabrielli
alla divinità possiamo annoverare una dedica di un Primitivus servus actor41, probabilmente da identiicarsi con l’omonimo personaggio, deinito però rei publicae servus actor42 in un’altra epigrafe e forse addetto alla gestione di proprietà fondiarie del santuario43 piuttosto che della città. Da un censimento efettuato sulle attestazioni della cura aquae44, oggetto di studio negli anni ’80 da parte di Mireille Corbier45, anche alla luce di nuove testimonianze Fig. 3. Iscrizione da Visentium (II d.C.?), imepigraiche, in tutto il terrimagine tratta da Gasperini 1959, pp. 43-46, torio dell’Etruria questa manr. 7, ig. 10 = EDR 145963. gistratura locale cittadina è presente solo a Volsinii e a Visentium ma, a mio avviso, con un impatto locale diverso46. Nel caso di Visentium abbiamo una sola attestazione rela41
CIL, XI 2686 = ILVols 11: Dis deabusq(ue) / Primitivus / Deae Nort(iae) / ser(vus) act(or) / ex voto. Si tratta molto probabilmente di uno schiavo pubblico. Altro esempio di servus publicus a Volsinii si ha in CIL, XI 2715 = ILVols 250. 42 CIL, XI 2714 = ILVols 240: Ruiae / Primitivae / contubernali / sanctissimae / Primitivus / r(ei) p(ublicae) ser(vus) act(or) / b(ene) m(erenti) fec(it). Liou 1969, p. 50, nt. 3 reputa probabile un legame di Primitivus con la famiglia di Ruius Festus Avienus, notoriamente legato al culto della dea Nortia, vd. nt. 35. 43 Il tempio della dea è molto probabilmente da identiicare con il tempio del Belvedere in Munzi 2001a, p. 16. Forse originariamente a Nortia-Minerva era dedicato anche il tempio al Pozzarello (Munzi 2001a, p. 32), ma l’iscrizione proviene da un’altra area, Poggio Moscini, ubicata verso il centro della città romana (Liou 1969, p. 50, nt. 1). 44 Sull’istituzione e la funzione del curator aquarum vd. A.D. Bianco, Aqua ducta, aqua distributa. La gestione delle risorse idriche in età romana, Torino 2007, pp. 100-109; mentre speciicatamente sulla cura municipale pp. 207-212. Sull’evoluzione della cura aquarum a Roma vd. A. Palma, Le ‘curae’ pubbliche. Studi sulle strutture amministrative romane, Napoli 1980 (rist. 1991), pp. 196-220. 45 Il rinvenimento nel 1977 a Volsinii di un’epigrafe che attestava la cura aquae nella città è stato oggetto di vari studi: Corbier 1983; Corbier 1984; Corbier 1989. Sulla documentazione di Visentium vd. Gasperini 1959, pp. 43-46, nr. 7, ig. 10 = EDR 145963: ------ / [---]ali / [--- duu]mvir / [--- mun]icipi Vise/[nti]óorum cur(ator) / [a]ö(uae) veteris vixit / annis XXXV De/milia Sabina co/niugi rarissimo (Fig. 3). 46 Un caso a parte è quello di Lucus Feroniae (AE 1978, 303 = EDR 077139), dove i duoviri L. Suedius Bassus e C. Masurius Capito per decreto decurionum si sono occupati di restaurare e ampliare un impianto (aqua Augusta), novis capitibus et rivis. Papi pone il dubbio sulla realizzazione a spese pubbliche e non con contributi imperiali del suddetto acquedotto (E. Papi, L’Etruria dei Romani. Opere pubbliche e donazioni private in età imperiale, Roma 2000, p. 73 e nt. 244 (per altra documentazione a riguardo)). A Sestinum (Arezzo) è invece attestata Le curae municipali in Etruria: alcuni casi di studio 158
tiva alla cura aquae (nt. 45 e ig. 3); nel documento epigraico, ritrovato in un campo nella zona del ‘Fontanaccio’, a 3 Km da Monte Bisenzo, e adiacente a Monte Rosano, nel comune di Capodimonte (Viterbo), compare la speciicazione veteris, chiaro rimando a un intervento di manutenzione o riparazione di un preciso tratto di acquedotto pubblico, identiicato da Gasperini o con il condotto del ‘Castagno’, ad ovest del Monte Bisenzo o con il condotto del ‘Giardino’ a nord ovest della città presso il lago di Bolsena. Ignoriamo purtroppo il nome del dedicatario, ma in quanto duumvir del municipium di Visentium dobbiamo presupporre che appartenesse all’aristocrazia locale. A Volsinii invece, sulla base dell’evidenza epigraica la cura aquae appare una magistratura incardinata nell’amministrazione cittadina. I due curatores aquae, A. Seius e L. Seius (ig. 4), privi del cognomen, appartengono a una delle più importanti famiglie volsiniesi, di ascendenza etrusca, entrata nell’ordine senatorio nel corso del II secolo d.C.47 Alla gens Seia appartengono Seio Strabone, prefetto del pretorio e poi d’Egitto tra la tarda età augustea e la prima età tiberiana, e L. Elio Seiano, potente prefetto del pretorio di Tiberio. Il blocco, riutilizzato nella basilica lavia di Volsinii, reca incisa una dedica a due divinità Fons e Tellus48. Tale associazione di culti non trova altri confronti nell’ambito dell’epigra-
Fig. 4. Iscrizione da Volsinii (ine I a.C. - prima metà I d.C.), disegno ricostruttivo tratto da Corbier 1983, p. 722 ig. 3 = EDR079087 attività di adduzione dell’acqua, aquam adducendam c(uraverunt), come manifestazione di evergesia municipale da parte di un’importante famiglia locale, i Voluseni. CIL, XI 6016 = ILS 5758: C(aius) L(ucius) T(itus) Voluseni L(ucii) f(ilii) / Curio Clemens / Macedo aquam / adducendam / ex d(ecreto) d(ecurionum) c(uraverunt). In merito vd. i già citati articoli di Corbier 1984; Corbier 1989. 47 Sulla gens senatoria dei Seii da Volsinii vd. Torelli 1969, pp. 308-309 e Torelli 1982, p. 291. 48 Fons è dea delle sorgenti e delle acque termali, mentre Tellus è la terra frugifera e madre. Sulla proposta di identiicazione delle due divinità vd. Bloch 1987; ILVols 12. Un’invocazione a Tellus, in quanto protettrice dei campi, è attestata in un contesto rurale: ILVols 24; per ulteriore documentazione vd. Corbier 1984, p. 243. 159 Chantal Gabrielli
ia latina ed è legata a una particolarità geologica del territorio volsiniese. Si tratta di una fenditura presente nel terreno, nella collina La Civita a pochi Km da Bolsena, sulla cui sommità era ubicato un santuario arcaico e alle cui pendici si trovano due sorgenti, ‘Sorgente del Bucine’ e ‘Turona’, che andavano ad alimentare l’acquedotto della città49. Non conosciamo il monumento sul quale l’epigrafe era posta, un ninfeo o una fontana, forse il punto ‘terminale’ dell’acquedotto in città. I due curatores aquae si occuparono, dunque, della costruzione e soprattutto della consacrazione di un monumento dedicato alle divinità per decisione del senato locale e grazie a una colletta pubblica (aere conlato)50. L’altra testimonianza sulla cura aquae consiste, invece, nell’epitaio inciso su un grande altare marmoreo in onore del curator aquarum T(itus) Flavius Tuscus51. La carriera politica del personaggio, non altrimenti noto, deve essersi limitata alla sola curatela municipale. Inine una istula aquaria documenta i nomi di altri due curatores52, che avevano in carico la produzione e gestione delle condutture dell’acqua: A. Seppius Moderat(us) cur(ator) e A. Volcaci(us) Studio(sus) cur(ator)53. Entrambi i gentilizi (Seppius e Volcacius) sono di origine etrusca, e probabilmente si tratta di esponenti dell’aristocrazia locale. Riconducono a Volsinii altri documenti di epoca tardo antica che non ho inserito nel mio dossier. Uno di questi in particolare merita qualche nota di commento. In un epitaio cristiano54, datato fra IV/V secolo
49
Nel santuario osco di Méitis a Rossano di Vaglio l’iscrizione RV-52 commemora la consacrazione del tempio alla Terra e alle acque di Méitis, e rappresenta un esempio di dedica analogo a quello di Volsinii, cfr. Bloch 1987, pp. 568-569. 50 Come meglio dettagliato in Corbier 1983, pp. 733-735. 51 CIL, XI 7297 = EDR 138685 = ILVols 187. 52 CIL, XI 2717 a-b = EDR 127841 = ILVols 739, Porta Fiorentina, Bolsena. La istula reca impressi i nomi dei due curatori in maniera opposta su ciascun lato della conduttura. Seppius è di origine etrusca, mentre Moderatus è un tipico cognomen di origine servile: Tassaux 1987, p. 552; ma su entrambi i curatores Tassaux non fornisce ulteriori informazioni. Volcacius è gentilizio di origine etrusca (Tassaux 1987, p. 555). Vi è incertezza sul luogo di ritrovamento della istula: o presso il tempio di Pozzarello, quindi in posizione collinare ed esterna alla città, oppure all’interno di Volsinii presso Porta Fiorentina (Mauget in ILVols 739). 53 Lo studio economico di Tassaux sulle istulae aquariae ha poi individuato alcuni plumbarii, come C. Caetennius Saturninus e C. Cetennius Euanthus della gens locale dei Caetenni a forte vocazione artigianale, e C. Vibennius hreptus, tutti senza dubbio afrancati e dediti a questa attività. Su C. Caetennius Saturninus vd. CIL, XI 2718 (add., p. 1295) = CIL, XI 7313a = EDR 127448 = ILVols 736, Castel Viscardo presso Orvieto; Tassaux 1987, p. 546 pp. 548-549), al medesimo personaggio si attribuiscono anche CIL, XI 7313b-c, Poggio Moscini, Bolsena. Queste ultime due istulae dovevano alimentare domus urbane, invece l’altra ritrovata a Castel Viscardo, a nord del territorio della città vicino ad un acquedotto in prossimità della via Cassia, doveva servire una delle villae costruite lungo il iume Paglia. A tale acquedotto è forse da relazionarsi il tratto di acquedotto scoperto in località Bardano, nel territorio di Orvieto, il cui ritrovamento è segnalato in M. Bizzarri, Rassegna degli scavi e delle scoperte, in SE, 27, 1959, p. 223. Su C. Cetennius Euanthus vd. CIL, XI 7312 = ILVols 737; mentre su C. Vibennius hreptus vd. CIL, XI 2717c = ILVols 738. 54 CIL, XI 7298 = EDR 100887 = ILVols 207. Si tratta di una tabula marmorea (351/430 d.C.), reimpiegata come lastra di copertura del pavimento della cripta del complesso cimiteriale paleocristiano di S. Cristina. Le curae municipali in Etruria: alcuni casi di studio 160
d.C., è commemorato Maecius Paternus in qualità, fra l’altro, di [r]estaurator thermarum husciani, il che mostra come a Volsinii non fosse completamente cessata in età tarda l’abitudine evergetica, anche se, per quanto ci consta, questo intervento di manutenzione di un impianto termale potrebbe costituire nella città l’ultimo atto noto di muniicenza privata (se i fondi erano quelli di Paternus). Il nome Tuscianus potrebbe derivare da un Tuscus, costruttore dell’ediicio termale, da taluni identiicato con un C. Caecina Tuscus, il prefetto d’Egitto neroniano55, di cui però non abbiamo riscontro in merito all’origine volsiniese, anche se la gens pare aver avuto oltre al ben noto ramo volterrano anche uno volsiniese56. In alternativa l’atto evergetico potrebbe essere stato compiuto dal già citato curator aquarum T. Flavius Tuscus. Inoltre Maecius Paternus, membro del consiglio cittadino, era stato rector del collegio dei trasportatori (commeantium) e aveva ottenuto la curatela civitatis57, carica di vertice municipale in età tardoimperiale58, e il patronato59. Nell’epigrafe non è però esplicitata la
55
Vd. PIR2 C 109; S. Demougin, Prosopographie des chevaliers romains julioclaudiens, Rome 1992, pp. 563-564 nr. 671. Al personaggio viene attribuita una famosa iscrizione di Bolsena (CIL, XI 7285 = ILS 8996 = ILVols 83) con l’oferta di un balneum a Volsinii da parte di un anonimo prefetto d’Egitto. 56 Torelli 1969, pp. 306-307; Torelli 1982, p. 291; Munzi 2001a, p. 34. 57 Nell’espressione curator et patronus [hu]iusce civitatis iudicio omnium conprob[ato] la curatela esercitata è registrata con una titolatura meno usuale e più tarda, in cui la formula tecnica rei publicae tende ad essere sostituita dal genitivo civitatis. Cfr. Camodeca 1980, pp. 484-486, pp. 516-517; analoghe osservazioni sulla sporadicità della titolatura le troviamo in Carletti 1985, pp. 2-3, nr. 2 e pp. 20-21, nr. 18. Per casi simili di età tarda in Etruria vd. Volsinii: CIL, XI 2834 = EDR 100830 = ILVols 210 (curator rei publicae stius civitatis - 376 d.C.); cfr inoltre da Tarquinii: AE 2008, 524 = EDR 131111. L’epigrafe, pubblicata da M. Torelli, in M. Pandolfini Angeletti (edd.), Archeologia in Etruria meridionale. Atti delle giornate di studio in ricordo di Mario Moretti (Civita Castellana 14-15 novembre 2003), Studia archaeologica 147, Roma 2006, pp. 249-286, è attualmente allo studio di Giovanni Alberto Cecconi e Ignazio Tantillo. 58 Agli inizi del IV secolo d.C., anche in Italia, come del resto in altre parti dell’impero, la funzione di curator rei publicae, pur sempre conferita da una epistula imperiale, come testimonia ancora in età costantiniana la costituzione di Ch 12.1.20 (331 d.C.), si è andata trasformando in una magistratura locale e il curator assunse un ruolo di ‘funzionariato municipale’, essendo anche scelto tra i membri della locale classe dirigente. La stessa costituzione attesta, infatti, come fosse richiesto quale requisito principale ai decurioni che aspirassero legittimamente alla funzione di c.r.p., ormai collocata al vertice della carriera municipale (così come a certe procurationes locali di meno evidente identiicazione) l’aver rivestito tutti gli altri munera cittadini. Ch 12.1.20 (331 d.C.): Imp. Constantinus A. ad Evagrium ppo. – Nullus decurionum ad procurationes vel curas civitatum accedat, nisi omnibus omnino muneribus satisfecerit patriae vel aetate vel meritis. Qui vero per sufragium ad hoc pervenerit administrare desiderans, non modo ab expetito oicio repellatur, sed epistula quoque vel codicilli ab eo protinus auferantur et ad comitatum destinetur. – Dat. prid. Id. Aug. Basso et Ablavio conss. Per un commento alla costituzione vd. Camodeca 1980, pp. 480-483 e nt. 120 p. 481, sul caso di Volsinii vd. p. 516. A titolo esempliicativo sui c.r.p. di età tarda in realtà provinciali vd. F. Camia, I curatores rei publicae nella provincia d’Acaia, in MEFRA, 119/2, 2007, pp. 409-419, spec. p. 409, p. 412 e nt. 41. Sulla funzione del curator rei publicae in età ostrogota vd. commento di G.A. Cecconi a Cassiod., var., 7.12 in A. Giardina - G.A. Cecconi - I. Tantillo (edd.), Cassiodoro, Varie, Vol. III, Libri VI-VII, Roma 2015, pp. 220-222. 59 Parallelamente per la documentazione epigraica di epoca tarda a testimonianza dell’importanza che ancora, nel IV secolo d.C., va ricoprendo Volsinii abbiamo un interessante ri161 Chantal Gabrielli www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
qualità dell’intervento di restauro, ovvero se si sia trattato di un’opera condotta dal curator nell’ambito delle sue funzioni60 e con inanze pubbliche oppure al contrario di un’evergesia privata. Inoltre la localizzazione delle terme rimane un problema aperto. Durante le varie campagne di scavo condotte nell’area archeologica della città non è stato possibile individuare il complesso termale, ed è da escludere l’identiicazione delle terme di Tusciano con le terme di Poggio Moscini61.
Abbreviazioni bibliografiche Bloch 1987: R. Bloch, Fons et Tellus et la Civita, in MEFRA, 99, pp. 563571. Camodeca 1980: G. Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, in ANRW, II 13, pp. 453-534. Capogrossi Colognesi - Gabba 2006: L. Capogrossi Colognesi - E. Gabba (edd.), Gli statuti municipali, Pavia. Carletti 1985: Inscriptiones Christianae Italiae. Regio VII. Volsinii, Bari. Corbier 1983: M. Corbier, La famille de Sèjan à Volsinii: la dédicace des Seii, curatores aquae, in MEFRA, 95, pp. 719-756. Corbier 1984: M. Corbier, De Volsinii a Sestinum: Cura aquae et évergétisme municipale de l’eau en Italie, in REA, 62, pp. 236-274. Corbier 1989: M. Corbier, La cura aquae dans l’evergetisme municipal in Sestinum. Comunità antiche dell’Appenino tra Etruria e Adriatico, Atti del Convegno, Sestino 18-19 settembre 1983, Rimini, pp. 175-188. Frasson 2013: F. Frasson, Le epigrai di Luni Romana I. Revisione delle iscrizioni del Corpus Inscriptionum Latinarum, Alessandria. Gasperini 1959: L. Gasperini, Nuove iscrizioni etrusche e latine di ‘Visentium’, in Epigraphica, 21, pp. 31-50. scontro giuridico: i principales della città (urbis Vulsiniensium), che fossero nello stesso tempo anche patroni, furono oggetto di una costituzione imperiale del 364 d.C. che li esentava da pene corporali: Ch 12.1.61: Idem AA. Ad Terentium corr(ectorem) Tusc(iae). Urbis Vulsiniensium principales, qui tamen patronorum adepti fuerint dignitatem, hanc praerogativam laborum atque oiciorum ferant, ne interdum ad libidinem prave consulentium iudicum gravibus adiciantur iuniuriis. Dat. V Kal. Novemb. Divo Ioviano et Varroniano conss. 60 A Maecius Paternus molto probabilmente si deve relazionare un’altra epigrafe frammentaria dove compare un Paternus curator (CIL, XI 7299 = EDR 144971 = ILVols 71). Purtroppo la lacuna del testo non permette di speciicare la natura della curatela assunta e l’onomastica del personaggio. 61 Vd. F.T. Buchicchio, Note di topograia antica sulla Volsinii romana, in MDAI(R), 77, 1970, pp. 19-45. Carletti 1985, pp. 20-21, nr. 18, accoglie l’ipotesi di G.F. Gamurrini, Regio VII (Etruria). Bolsena- Epigrai etrusche e latine ed avanzi di costruzioni di età etrusca riconosciuti in prossimità dell’abitato, in NSc, 1896, pp. 324-325: molto probabilmente le terme di Tusciano erano localizzabili fuori dalla porta di Bolsena sulla via Cassia in direzione di Acquapendente. Le curae municipali in Etruria: alcuni casi di studio 162
ILVols: P. Mauget, La population et la société de la cité de Volsinii (Bolsena) (IIIe s. av. J.-C. – Ve s. ap. J.-C.), dissertazione di dottorato sotto la direzione di F. Tassaux, Tome I-II, Université Bordeaux Montaigne 2015. Liou 1969: B. Liou, Praetores Etruriae XV populorum. Étude d’épigraphie, Bruxelles. Mancini 1910: G. Mancini, s.v. curator, in DizEpig, II, 2, pp. 1324-1386. Munzi 2001a: M. Munzi, Il periodo romano, in P. Tamburini (ed.), Un museo e il suo territorio. Il Museo territoriale del Lago di Bolsena, 2. Dal periodo romano all’era moderna, Bolsena, pp. 5-45. Munzi 2001b: M. Munzi, Appendice I. Le epigrai latine del Lapidarium, in P. Tamburini (ed.), Un museo e il suo territorio. Il Museo territoriale del Lago di Bolsena, 2. Dal periodo romano all’era moderna, Bolsena, pp. 149-168. Paribeni - Segenni 2014: E. Paribeni - S. Segenni, Le cave di Carrara e la proprietà imperiale, in SCO, 60, pp. 307-328. Petraccia Lucernoni 1988: M.F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali dell’Italia antica, Roma. Tassaux 1987: F. Tassaux, Pour une histoire économique et sociale de Bolsena et de son territoire, in MEFRA, 99.2, pp. 535-561. Torelli 1969: M. Torelli, Senatori etruschi della tarda repubblica e dell’impero, in DdA, 3, pp. 285-363. Torelli 1975: M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, Firenze. Torelli 1982: M. Torelli, Ascesa al senato e rapporti con i territori d’origine. Italia: Regio VII (Etruria) in Epigraia e Ordine Senatorio, Roma, Tituli 5, pp. 275-299.
163 Chantal Gabrielli
onoraria
onoraria
onoraria
funeraria
onoraria
funeraria
onoraria
funeraria
funeraria
sacra
Anonimo quinquennalis?, [curator] annonae? L. Cascellius L. f. Probus adlectus in ordinem quinquennalium, quaestor alim(entorum), cur(ator) annonae P. Sulpicius Scribonius Proculus cur(ator) aedium sacrarum et operum publicor(um) Anonimo aed(ilis) curulis et honore usus, duumvir iure dicundo, duum(vir) quinquennalis, pontif(ex), cur(ator) pecuniae publicae iterum a decurionibus per tabellam creatus M(anius) Anteius M. f. Restitutus pr(aetor?) iuventutis, aedilis, augur, cur(ator) p(ecuniae) p(ublicae) T. Valerius T. f. Victor decurio Sutri, duovir iure dicundo iterum, quinquennalis, curator pecuniae publicae, pontifex C. Lepidius C. f. Victor duovir iure dicundo, cur(ator) pec(uniae) publ(icae) et operum publicorum L. Sevius L. f. Clemens haruspex ex ordine LX haruspicum, curator arkae, quattuorvir iure dicundo bis, aedilis item Anonimo duovir, cur(ator) [a]q(uae) veteris A. Seius A. f. curator aquae
curator annonae
curator aedium sacrarum et operum publicorum
curator pecuniae publicae (iterum)
curator pecuniae publicae
curator pecuniae publicae
curator pecuniae publicae et operum publicorum
curator arkae
curator aquae veteris
curator aquae
Forum Clodii
Luna
Sutrium?
Sutrium
Sutrium
Sutrium
Tarquinii
Visentium
Volsinii
curator? annonae
Castrum Novum
Tipologia dell’iscrizione
Denominazione della cura
Centro antico Nome e cursus del curator
TABELLA I – Curae e curatores municipali della regio VII
Gasperini 1959, pp. 43-46, nr. 7; EDR145963 AE 1983, 395; EDR079087
I a.C., ine - I d.C., prima metà
CIL, XI 3382; EDR131387
CIL, XI 3258; EDR132703
CIL, XI 3261; EDR132709
II sec.?
I sec., seconda metà
II-III sec.?
II sec. - III sec., prima metà
CIL, XI 3256; EDR132702
AE 1990, 342; EDR081857
I a.C., ultimi decenni - I d.C., primi decenni II sec.
CIL, XI 1340; EDR108374
CIL, XI 7556; EDR154270
CIL, XI 7591; EDR141402
Bibliograia essenziale
età neroniana
21 maggio 174 d.C.
II sec.
Datazione
curator aquae
curator (aquae?)
curator (aquae?)
curator aquarum
curator templi deae Nortiae
Volsinii
Volsinii
Volsinii
Volsinii
Volsinii
sacra
istula aquaria istula aquaria
funeraria
onoraria?
L. Seius A. f. curator aquae A. Seppius Moderat(us) cur(ator) (aquae?) A. Volcaci(us) Studio(sus?) cur(ator) (aquae?) T. Flavius Tuscus cur(ator) aquar(um) Anonimo praetor [Etruriae] XV populor(um) curator templi deae Nortiae, patronus coloniae I[talicensium?]
CIL, XI 7287; AE 1904, 38 EDR071982
CIL, XI 7297; EDR138685
I sec., seconda metà - II sec., metà III d.C.
CIL, XI 2717b; EDR127841
CIL, XI 2717a; EDR127841
AE 1983, 395; EDR079087
?
?
I a.C., ine - I d.C., prima metà
Le attestazioni delle CURAE municipali nella REGIO VIII Francesca Cenerini (Università degli Studi di Bologna)
Riassunto. La documentazione epigraica della regio VIII (Aemilia) attesta la presenza soltanto di due o tre curatores municipali stricto sensu. In questo contributo vengono esaminati e contestualizzati storicamente i cursus di tali curatores. Abstract. he epigraphic documentation of the VIII regio (Aemilia) testiies to the presence of just two or three municipal curatores stricto sensu. In this article I shall examine the cursus proper to the curatores at issue and situate them into a historical context.
La documentazione epigraica della regio VIII non abbonda certamente di menzioni di curatores di ambito municipale; anzi, alla luce delle considerazioni di Giuseppe Camodeca che, correttamente, espunge da questo ambito i curatores rei publicae e i curatores kalendarii1, direi che questa regio può vantare il numero più basso delle attestazioni di curatores cittadini in età romana2. La prima menzione di curatela riferibile con certezza all’ambito municipale si trova in CIL, XI 6940. Il testo è inciso su di una parte di tamburo curvilineo (1,50x0,75), in pietra calcarea biancastra, spezzata in più frammenti e ricomposta. La pietra era stata segnalata per la prima volta nel 1899, murata nel ianco di una sepoltura3 nella chiesa di S. Maria in Cortina4 a Piacenza, e attualmente è conservata inissa nel muro di cinta del cortile attiguo alla stessa chiesa5. La sagoma ricurva della pietra induce a ritenere che facesse parte di un monumento sepolcrale a tamburo, tipologia monumentale che nella regio VIII è attestata tra gli ultimi decenni dell’età repubblicana e la prima età imperiale, arco cronologico cui si può ascrivere anche questo monumento. L’iscrizione corre su sei righe (la quinta e la sesta riga sono relative soltanto all’ultima parte del testo), secondo un impaginato verticale che idealmente vorrebbe allineare le informazioni proprie di ciascun personaggio epigrafato nello spazio sottostante alla relativa onomastica; tale impaginato, in realtà, causa la disomogeneità e la diversa lunghezza delle medesime informazioni, già dalla seconda linea di scrittura disattende questa ideale impaginazione. Va ulteriormente notato che il lapicida deve
1
Vd. il suo contributo in questi Atti. Lo spoglio è stato efettuato consultando le principali banche dati epigraiche on line. 3 Cfr. M.L. Pagliani, Piacenza. Forma e urbanistica, Città antiche in Italia, Roma 1991, pp. 38-38, n. 85. 4 La primitiva fase di realizzazione di questa chiesa risalirebbe al IV sec. d.C. 5 EDR-079109 (C. Gabrielli, 2013). 2
167 Francesca Cenerini
avere avuto delle diicoltà a impaginare su una supericie curva la minuta, evidentemente trascritta su una pagina piana. Il monumento funerario ricorda quattro personaggi, la cui onomastica è allineata, una di seguito all’altra, lungo la prima e la seconda linea di scrittura (eccetto il personaggio femminile, per il quale è suiciente la prima): L. Caecilius L. f. / Flaccus; Petronia C. f.; L. Caecilus L. f. / Flaccus; Q. Caecilius / L. f.; nella seconda linea di scrittura sono menzionati i legami di parentela dei personaggi ricordati con il dedicante che, in quanto ieri iussit, è citato per ultimo: si tratta del pater, della mater e del fra(ter). Si noti la anomala abbreviazione della parola, probabilmente per ragioni di spazio. A ll. 3-4 sono riportati, a mo’ di didascalia, i cursus dei tre personaggi maschili, ma l’impaginato del primo occupa lo spazio sottostante l’onomastica femminile, evidentemente vuoto, dopo la menzione della maternità. Come già detto, il cursus dell’ultimo personaggio, nonché dedicante, occupa anche, per la parte incolonnata sotto la sua onomastica, le ll. 5-6. Riporto l’iscrizione, secondo l’ordine dei personaggi menzionati nel testo: L. Caecilius L. f. / Flaccus pater, / q(uaestor), tr(ibunus), aug(ur), curator / aedis Iovis faciun(dae); Petronia C. f. / mater; L. Caecilius L. f. / Flaccus fra(ter), / IIIIvir i(ure) d(icundo), / aug(ur); Q. Caecilius / L. f. decurio / a populo / aug(ur), tr(ibunus) milit(um), / praef (ectus) fa[b]r(um) / III ieri [iu]ssit. L’interpretazione di questa iscrizione apparentemente semplice è, in realtà, molto problematica, sotto parecchi punti di vista. Secondo quanto si legge sulla pietra, Quinto Cecilio Flacco padre ha rivestito una questura municipale6, mentre è controversa l’interpretazione corretta della seconda carica riportata nella sequenza del suo cursus, vale a dire il tribunato, in quanto la regolare e completa dicitura tribunus militum è assente. Ségolène Demougin7 ha proposto, in via dubitativa, ma a mio parere con ragione, che, dato che Cecilio Flacco aveva vissuto durante le guerre civili dell’età triumvirale, si possa trattare in questo caso del comando di una milizia locale, arruolata per difendere la città. Il cursus di Cecilio Flacco padre si sarebbe svolto pertanto solo su base locale e soltanto uno dei due igli ascese efettivamente all’ordo equestre, acquisendo la carica di tribuno militare. La carriera municipale di Cecilio Flacco padre trova, quindi, il proprio punto di arrivo nella curatela della costruzione del tempio di Iuppiter. Tale curatela può essere circoscritta a un momento particolare della storia di Piacenza, vale a dire l’età augustea, quando era necessario avviare, in ciascun municipio, uscito più o meno indenne dal trauma del6
Cfr. M.F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali, Roma 1988, p. 246, nr. 384. S. Demougin, Prosopographie des chevaliers romains julio-claudiens (43 av. J.-C. – 70 ap. J.-C.), Rome 1992, pp. 139-140. 7
Le attestazioni delle curae municipali nella regio VIII 168
le guerre civili8, un programma di grandi lavori edilizi, sulla falsa riga di quelli di cui parla Augusto nelle Res Gestae per la capitale. A tale proposito Mireille Cébeillac-Gervasoni giustamente si interroga sulla mancanza di studi approfonditi sulle conseguenze concrete sulla popolazione della penisola italica della politica del terrore attuata dai triumviri9. Tali lavori edilizi sono ben documentati a Piacenza dagli scavi archeologici sullo scorcio del I sec. a.C. La ri(?)ediicazione di un’aedes intitolata a Iuppiter, culto capitolino in cui si riconoscevano tutti i cives Romani, non poteva che venire incontro alle esigenze di paciicazione avvertite in tutte le municipalità dell’Italia romana10. Va notato che il iglio, autore della dedica del sepolcro familiare, ha ricoperto la praefectura fabrum per tre volte. Secondo i più recenti studi11, il campo d’azione di tale prefettura riguardava sicuramente l’edilizia pubblica, civile o militare, in particolare quella che si occupava della riorganizzazione urbanistica dei municipi italici all’indomani delle guerre civili del I sec. a.C. In tal caso, si potrebbe pensare che i praefecti fabrum di età triumvirale o della prima età augustea, come in questo nostro esempio, si occupassero anche della sorveglianza dei cantieri urbanistici sorti in seguito alla politica dei grandi lavori edilizi voluta da Augusto12. È quindi interessante notare che il decurione di età augustea Quinto Cecilio, nominato per tre volte praefectus fabrum, è iglio di un curator aedis Iovis13, vale a dire di un notabile cui era già stato aidato dalla municipalità un incarico di carattere urbanistico. Tale fatto potrebbe alludere a un suo ruolo attivo nella riprogettazione urbanistica della nuova colonia augustea di Piacenza, ben documentata dagli scavi archeologici14; la municipalità di Piacenza, pertanto, si potrebbe essere trovata nella necessità di dovere disporre di una direzione dei lavori di lunga durata15.
8
«he bloody years»: cfr. K. Galinsky, Augustus. Introduction to the life of an Emperor, Cambridge 2012, pp. 31-32. 9 M. Cébeillac-Gervasoni, Les crises politiques urbaines et leur gestion locale à la ine de la République entre 89 et 31 av. J.-C, in C. Berrendoner - M. Cébeillac-Gervasoni - L. Lamoine (edd.), Gérer les territoires, les patrimoines et les crises. Le quotidien municipal II, Clermont-Ferrand 2012, pp. 433-448, partic. p. 435. 10 Cfr. A. Marcone, Augusto, Roma, p. 172 e ivi la sterminata bibliograia pregressa. 11 Cfr. M. Cerva, La praefectura fabrum. Un’introduzione, in M. Cébeillac-Gervasoni (ed.), Les élites municipales de l’Italie péninsulaire de la mort de César à la mort de Domitien, Rome 2000, pp. 177-196. 12 M. Verzár-Bass, Il praefectus fabrum e il problema dell’edilizia pubblica, in M. CébeillacGervasoni (ed.), Les élites municipales de l’Italie péninsulaire de la mort de César à la mort de Domitien, Rome, pp. 197-224, partic. p. 199. 13 Verzár-Bass, ibid., p. 214, ricorda che Plinio il Giovane portò a termine il templum Aeternitati Romae et Augusti cum porticibus et ornamentis iniziato dal padre, praefectus fabrum. 14 Cfr. nt. 3. 15 Per una più esaustiva analisi dei problemi suscitati da questa iscrizione (in particolare dalla discussa menzione di un decurio a populo a ll. 2-3 ex.) mi sia consentito il rimando a un mio contributo in stampa dal titolo: F. Cenerini, Il monumento funerario dei Caecilii piacentini: una proposta di interpretazione, in corso di stampa. 169 Francesca Cenerini
A Rimini (antica Ariminum) è attestato un curator aedium16. La pietra è segnalata concordemente dai codici nei pressi della porta Sant’Andrea, come molte altre basi onorarie riminesi sorreggenti una statua, che, evidentemente, dalla originaria collocazione nel foro cittadino, distante circa trecentocinquanta metri, furono trasportate e riutilizzate in uno dei tanti momenti di emergenza difensiva che Rimini conobbe tra la ine dell’età antica e il Rinascimento. Sarà soltanto alla metà del 1500, infatti, che i marmi rinvenuti nel consolidamento della cinta muraria verranno raccolti sotto le logge del Palazzo municipale, primo nucleo del futuro Museo cittadino17. La attuale porta di Sant’Andrea, o Montanara, in quanto dislocata sul cardo maximus (il decumano è costituito dalla via Emilia ancora oggi monumentalizzata dal famoso arco di Augusto e dal ponte di Tiberio) risale con ogni probabilità all’età sillana e metteva in collegamento Rimini con l’entroterra appenninico, attraverso la via Arretina e la valle del iume Marecchia. La porta è stata ricostruita in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale18. Viene onorato C. Memmius C.f. Marianus, della tribù Aniense, e quindi cittadino riminese, lamen del divo Claudio, IIvir, IIIvir, curator aedium, questor alimentorum ad arkam, da parte dei vicani del vico Velabrensis (Rimini era infatti divisa in quartieri19), che dedicano appunto al patrono ob merita eius. Il patrono ricambia con una donazione di 8 sesterzi ai singoli vicani e la base viene posta l(oco) d(ato) d(ecreto) d(ecurionum). Memmio Mariano percorre, all’interno della comunità di Rimini, un cursus prestigioso: lamine del divo Claudio, IIviro, IIIviro: è quest’ultima una magistratura municipale ancora di diicile comprensione, attestata in poche città romane, tra cui, nella regio VIII, Bononia, Forum Corneli (Imola) e Ariminum. A Rimini è documentato20 M. Arrecinus M.f. Clemens (la tribù è mancante causa una scheggiatura della pietra), tribunus militum, praefectus fabrum, IIvir, IIIvir aug.; nell’agro bononiense, precisamente a Gherghenzano, tra San Giorgio di Piano e San Pietro in Casale, in una zona dove sono ampiamente documentati insediamenti di età augustea21, è attestato22 C. Trebius C.f. Lem(onia) Maximus, preafectus fabrum, quaestor, IIIvir aug., IIvir, pontifex. I dati forniti dagli scavi archeo16
CIL, XI 417. A. Donati, Rimini antica. Il lapidario romano, 1981, p. 28. 18 Cfr. E. Penni Iacco, Porta Montanara di Rimini. Vicissitudini e restauri, in L. Quilici S. Quilici Gigli (edd.), Città e monumenti dell’Italia antica, Atlante tematico di Topograia antica, 7, 1998, Roma 1999, pp. 51-64. 19 Cfr. F. Coarelli, Vici di Ariminum, in Caesarodunum, 29, 2, 1995, pp. 175-180. 20 AE 1976, 200; Donati 1981, p. 86, nr. 22. 21 Romanità della Pianura. L’ipotesi archeologica a S. Pietro come coscienza storica per una nuova gestione del territorio, Giornate di Studio 7-8 aprile 1990, Bologna 1991; S. Cremonini (ed.), Maccaretolo: un pagus romano della pianura, Bologna 2003; A. Coralini, L’ager Bononiensis: i sistemi insediativi e produttivi (I sec. a.C. – VI sec. d.C.), in G. Sassatelli - A. Donati (ed.), Storia di Bologna, 1, Bologna nell’antichità, Bologna 2005, pp. 559-578. 22 G. Susini, Il lapidario greco e romano di Bologna, Bologna 1960, pp. 124-128; G. Susini, Bononia / Bologna. Scritti di Giancarlo Susini, Bologna 2001, pp. 238-239. 17
Le attestazioni delle curae municipali nella regio VIII 170
logici attestano in questa zona, a partire dalla ine del I sec. a.C., un insediamento rurale capillare, di piccolo e medio calibro, con una o al massimo due fattorie per centuria, corrispondente a proprietà di 100/200 iugeri per nucleo abitativo. Inoltre, a partire dall’età augustea, sono state individuate mansiones direttamente collegate al sistema viario, e agglomerati abitativi identiicabili come vici all’interno di una più ampia organizzazione rurale strutturata in pagi23. Inine a Imola è attestato24 C. Antistius P.f. Po[l(lia)] Pansa, aidilis, quaestor, IIvir, IIIvir Augustal(is) ex d(ecreto) d(ecurionum) inter primos creatus, IIvir quinquennalis, praefectus fabrum. Ségolène Demougin25 propone di intendere in tutti e tre i casi IIIvir Augustalis (come è chiaramente indicato per esteso nel monumento imolese) e non augur. Tenuto conto che si tratta di almeno due colonie augustee (Ariminum e Bononia), potrebbe essere una carica istituita proprio in età augustea e che verrà poi aiancata dal più generalizzato sevirato augustale. Resta da capire se anche il IIIvirato nude dictus del nostro Memmio Mariano, per altro di età successiva ai tre casi citati, possa essere interpretato in questo senso. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un magistrato municipale che univa competenze inanziarie e amministrative che applicava anche al campo cultuale, attraverso la curatela aedium e l’esercizio di due sacerdozi connessi al culto imperiale, il tresvirato augustale (?) e il laminato del divo Claudio. Il quaestor alimentorum amministrava, come è ben noto dopo gli studi di Giovanni Mennella26, gli interessi dei prestiti ipotecari sui praedia e li devolveva ai pueri e alle puellae alimentarii; era nominato dall’ordo decurionum, come responsabile dell’apposita cassa istituita dal isco in ciascun comune alimentario. Un curator di Cesena è ricordato in CIL, XI 556. Si tratta di un’iscrizione nota solo da tradizione, un tempo visibile nella abbazia di Santa Maria in Monte a Cesena, relativa al rifacimento di un balneum: Balneum Aurelianum ex liberalitate / Imp(eratoris) Caes(aris) M(arci) Aureli Pii Feli(cis) Aug(usti) / servata indulgentia pecuniae eius / quam deus Aurelianus concesserat / facta usurarum exactione / curante Statio Iuliano v(iro) e(gregio) curatore / res [p(ublica)] refecit. Questa iscrizione attesta due successivi interventi imperiali: il primo di Aureliano e il secondo di Probo (o Caro) (il cui nome, a parere del Mommsen era stato in parte eraso)27. Con ogni probabilità Aureliano aveva concesso del denaro alla res publica cesenate per l’erezione di un balneum che da lui prende il nome. È possibile che, stante la lunghezza delle linee, a l. 5 ci sia una lacuna relativa all’indicazione della somma non compresa e non trascritta dal copista. Da dove proveniva 23
Cfr. la bibliografía citata a nota 21. J. Ortalli, Un nuovo monumento funerario da Imola, in RdA, 2, 1978, pp. 55-70. 25 S. Demougin, Triumviri Augustales, in MEFRA, 110, 1, 1988, pp. 117-125. 26 G. Mennella, Il quaestor alimentorum, in Decima Miscellanea Greca e Romana, Roma 1986. 27 Cfr. G. Poma, Osservazioni su CIL, XI, 556: le liberalitates imperiali nei confronti di Cesena, in Atti e Memorie della Deutazione di Storia patria per le province di Romagna, n.s., 29-30, 1978-1979, pp. 29-34. 24
171 Francesca Cenerini
questo denaro? Dalla rendita di proprietà imperiali nel territorio cesenate? Dalle tasse dovute dai Cesenati e stornate? Direttamente dal isco imperiale? La pietra non lo dice. Su tale somma Aureliano aveva pertanto operato un’indulgentia, vale a dire aveva consentito che fosse costruito un ediicio pubblico con fondi imperiali, evidentemente non destinati in prima istanza a tale utilizzo. È ben noto, infatti, che il termine indulgentia generalmente nelle fonti indica la remissione di debiti o di tasse arretrate. Per quanto riguarda il lessico epigraico, invece, l’indulgentia di un imperatore può essere collegata a una concessione di carattere eccezionale, riguardante per lo più opere pubbliche. La scrittura sulla pietra indurrebbe a ritenere, inoltre, che si fosse venuta a costituire una rendita sui residui di tale somma, che era stata messa a frutto e amministrata da un curator, interessi che Probo (o Caro) concesse ai Cesenati ex liberalitate e che servirono a coprire anche le spese di rifacimento del balneum aidate al curator stesso. Si potrebbe quindi pensare che Aureliano si preoccupò di stabilire norme per l’ediicazione e la fruizione di balnea pubblici, stabilendo anche precisi meccanismi per il loro inanziamento e il loro funzionamento, aidandone l’amministrazione ai curatores. A questo punto ci si può chiedere che tipo di curator sia il vir egregius Statius Iulianus. La pietra non lo dice espressamente, anche se la sua curatela pare essere contraddistinta in due aspetti speciici, almeno stando a quello che si legge a linea 6: curante Statio Iuliano v(iro) e(gregio) curatore, forse relativi alla attività speciica e alla funzione generale; nella successiva linea 7 l’iscrizione si chiude con l’indicazione resp(ublica) refecit. Si potrebbe pensare a un curator reipublicae28; se, invece, si trattasse di curator operum publicorum, nello speciico di un curator operis thermarum, sappiamo che era in grado di amministrare somme di denaro che erano state stanziate e messe a sua disposizione con un inanziamento imperiale oppure municipale per costruire o restaurare un’opera pubblica29. L’iscrizione si data tra il 276 e il 283 d.C., mentre l’intervento di Aureliano si può datare post 284, cioè da quando l’imperatore mise in atto una serie di interventi di carattere urbanistico. Scavi archeologici condotti dalla Sovrintendenza dell’Emilia Romagna negli anni ‘90 del secolo scorso avrebbero messo in luce, in pieno centro storico, delle strutture identiicabili come un impianto termale che la stratigraia assegna al III secolo inoltrato, forse da identiicare proprio con il balneum Aurelianum, in quanto si tratta di strutture insediative private che vengono trasformate in un grande impianto termale con evidente carattere pubblico30.
28
Così lo intende G. Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, in ANRW II, 13, 1980, pp. 453-534, partic. p. 518; Id., I curatores rei publicae in Italia: note di aggiornamento, in C. Berrendoner, M. Cébeillac-Gervasoni, L. Lamoine (edd.), Le Quotidien municipal dans l’Occident romain, Clermont-Ferrand 2008, pp. 507-520. 29 Cfr. le considerazioni di G. Camodeca citato a nota 1. 30 Cfr. M.G. Maioli, Cesena, in M. Marini Calvani (ed.), Aemilia. La cultura romana in Emilia Romagna dal III sec. a.C. all’età costantiniana, Venezia 200, pp. 495-499, partic. pp 494. Le attestazioni delle curae municipali nella regio VIII 172
Denominazione della cura
curator aedium
curator (operum publicorum?)
curator aedis Iovis
Centro antico
Ariminum
Caesena
Placentia
Tipologia dell’iscrizione onoraria di opera pubblica funeraria
Nome e cursus del curator C. Memmius C.f. Ani. Marianus lamen divi Claud(i), IIvir, IIIvir, q(uaestor) alim(entorum) ad arkam Statius Iulianus vir egregius L. Caecilius L.f. Flaccus q(uaestor), tr(ibunus), aug(ur)
TABELLA – Curae e curatores municipali della regio VIII
CIL, XI 556 CIL, XI 6940
inizi età imperiale
CIL, XI 417
Bibliograia essenziale
276-283 d.C.
II d.C.
Datazione
Le curatele civiche nella IX e nella XI REGIO* Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi (Università degli Studi di Genova)
Riassunto. La scarsa frequenza delle curae municipali nell’Italia nord-occidentale (regio IX, Liguria; regio XI, Transpadana) può dipendere non solo dalla ridotta consistenza della documentazione epigraica disponibile per questa territorialità, ma anche dal più vivace dinamismo sviluppato da un’elite civica più propensa a farsi carico delle evergesie rispetto all’area centro meridionale (dove il ricorso alle curae risulta maggiormente difuso), nonché dalla diversiicata recezione di determinate istituzioni locali negli statuti municipali: aspetto, questo, che assieme all’episodica occorrenza delle curae sembra presentarsi analogo anche nell’Italia nord-orientale (regio X, Venetia et Histria). Abstract. he low frequency of municipal curae in northwestern Italy (regio IX, Liguria, regio XI, Transpadana) depends not only by the limited presence and availability of epigraphic documentation for this territoriality, but also from the greater dynamism developed by a ruling class more inclined to take charge of beneicial actions “evergesie” compared to the central and southern area (where the use of curae is more widespread), as well as the diversiied inclusion of certain local institutions into municipal statutes: the latter aspect along with the occasional necessity of curae seems to occur likewise in the northeastern Italy (regio X, Venetia et Histria).
Depurato dalle cariche istituzionali che, allo stato odierno della dottrina, condividono solo l’aspetto nominale con le curatele civiche o rientrano parzialmente nella sfera delle loro competenze1, il quadro do*
DIRAAS – Scuola di Scienze Umanistiche - Università degli Studi di Genova. Giovanni Mennella ([email protected]) ha redatto il testo, e Viviana Pettirossi ([email protected]) le tabelle. A Giuseppe Camodeca siamo debitori di diversi, illuminanti ragguagli inerenti la liceità di assimilare alle curatele civiche taluni proili amministrativi.
1
Cfr. E. Kornemann, Curatores, in RE, IV, 2, 1901, coll. 1800-1805; E. De Ruggiero, Curator, in Diz. Epigr., II, 2, 1910, pp. 1337-1341; W. Langhammer, Die rechtliche und soziale Stellung der Magistratus municipales und der Decuriones (2–4 Jahrhundert der römischen Kaiserzeit), Wiesbaden 1973, pp. 161-188; L. Neesen, Die Entwicklung der Leistungen und Ämter (munera et honores) im römischen Kaiserreich des zweiten bis vierten Jahrhunderts, in Historia, 30, 1981, pp. 211-212. A parte l’esclusione dei curatores rei publicae, di acclarata nomina imperiale (vd. Jacques 1984, pp. 219-282; Camodeca 1980, pp. 474-489), non si sono messi in conto i curatores kalendarii, notabili municipali con aspirazioni equestri e responsabili dei libri mastri, che si tendono ora ad attribuire alla medesima designazione (vd. in generale le diverse opinioni di L. Japella Contardi, Un esempio di burocrazia municipale: i curatores kalendarii, in Epigraphica, 39, 1977, pp. 71-89; G. Mennella, La pecunia Valentini di Pesaro e l’origine dei curatores kalendarii, in Epigraphica, 43, 1981, pp. 237-241; W. Eck, L’Italia nell’Impero romano. Stato e amministrazione in epoca imperiale, tr. it., Bari 1999, pp. 229-231); il quaestor alimentorum, funzionario invero nominato dall’ordo comunale, ma localmente inserito nell’organizzazione alimentaria traianea per devolvere agli aventi diritto somme di denaro di pertinenza del isco (G. Mennella, Il quaestor alimentorum, in Decima Miscellanea Greca e Romana, 36, Roma 1986, pp. 371-419). Più complesso discorso 175 Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi
cumentario che riguarda le regioni nona e undecima registra otto presenze complessive2, in relazione a sei tipologie di curae entro un periodo che intercorre all'incirca fra l'avanzata età repubblicana e l'inizio del III secolo d.C., come meglio illustrerà la rassegna che segue, in ordine alfabetico per centri romani di aferenza. Nella nona regione (Liguria), ad Aquae Statiellae (Acqui Terme), un Lucius Valerius fu curator dell’impianto termale della città verso la ine dell'epoca repubblicana, e venne commemorato assieme ai duoviri responsabili dell’iniziativa (forse i due edili) nella contestuale iscrizione mosaicata: 1. L(ucius) Ulattius P(ubli) f(ilius) L(ucius) Valeriu[s - - -] / d(ecreto) d(ecurionum) cameras pavimenta tecù[um fec(erunt)]. / L(ucius) Valerius M(arci) f(ilius) cu[ra]tor pro[bavit] (ig. 1)3.
Fig. 1. Curator (thermarum) ad Aquae Statiellae (AE 1900, 117).
Non viene detto quale cura gli fosse attribuita, ma è ragionevole supporre che, per igurare in un’epigrafe solidale con l’ediicio, fosse un curator balinei o un curator thermarum o di simile nomenclatura. La presenza di un funzionario speciico ben si giustiica in un centro come Aquae Statiellae, rinomato già in epoca romana per le sue acque terapeutiche, dove la gestione degli impianti avrà comportato periodici interventi sulle strutture concerne la questura municipale dove essa non appare inserita nella regolare sequenza del cursus honorum municipale, ma risulta aidata come munus personale e può indurre ad assimilarla a una curatela: questo caso nella IX regio si riscontra ad Alba Pompeia (CIL, V 7605; 7606; forse 7608; Suppl. It. 17, pp. 77-78, nr. 7 = Mennella - Barbieri 1997, p. 580, nr. 19 = AE 1997, 537), Albingaunum (CIL, V 7785), e Forum Fulvi Valentia (CIL, V 7450); nella XI regio a Novaria (CIL, V 6520; forse 6519). 2 Non abbiamo inserito fra le attestazioni speciiche, perché continuiamo a considerarla dubbia, l’individuo di CIL, V 7603 = EDR010705 del 20/9/2007 (L. Lastrico), da Alba Pompeia, aidatario di una curatela precisata nella parte perduta del documento, che potrebbe riferirsi anche a una cura rei publicae, per cui cfr. le varie posizioni di S. Demougin, Les juges des cinq décuries originaires de l’Italie, in AncSoc, 6, 1975, p. 163, nr. 27 e Jacques 1983, p. 308, nr. XXVI; Jacques 1984, p. 119, nr. XXVI (sicuro curator rei publicae); Camodeca 1980, pp. 519-520; R. Duthoy, Curatores rei publicae en Occident durant le Principat, in AncSoc, 10, 1979, p. 192 (non registrato nelle rispettive liste); Mennella - Barbieri 1997, p. 576, nr. 13 e Suppl. It., n.s., 17, 1999, p. 66 (entrambe le possibilità). 3 V. Scati, Pavimento romano con iscrizione scoperto ad Acqui, in Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino, 7, 1898, pp. 138-139 (AE 1900, 117); Suppl. It., n.s., 25, 2010, pp. 115-116, nr. 9; EDR071752 del 18/04/2005 (V. Pistarino). Da aggiungere a Petraccia Lucernoni 1988, p. 251, e a Bonkoffsky 2001-2002. Le curatele civiche nella IX e nella XI regio 176
assieme all’opportunità di farvi fronte mediante un apposito delegato, che nel caso presente provvide al collaudo (probavit) della costruzione o del suo restauro, decisi dal consiglio comunale e demandati ai magistrati in carica. Nella stessa località, e più o meno nello stesso periodo, al medesimo uicio potrebbe aver provveduto il curatore, non identiicabile, che compare in questa dedica frammentaria e di natura imprecisata: 2. [- - -]petio C[- - -] / [- - -] IIII vir(o) i(ure) [d(icundo) - - -] / q(uaestori) a(erarii), cu[rat(ori) - - -] / - - - - - -. 4 Se ad Aquae Statiellae la questura rientrava fra gli honores (cosa tuttavia non veriicabile allo stato attuale della documentazione), la curatela gli sarebbe stata assegnata all’inizio della carriera civica, espressa in un cursus ascendente. Le condizioni estremamente frammentarie del testo consigliano comunque prudenza, per quanto, come s’è detto, l’ipotesi “termale” non appaia di per sé inverosimile. Nell’undecima regione (Transpadana), nell’ager di Mediolanium (Milano), la dedica funeraria di un L. Coelius Baro informa che nel I secolo d.C. (ma più verosimilmente nella sua prima metà) egli fu curator di un saltus Firronanius, che dalla denominazione si direbbe un’estesa proprietà fondiaria rurale, peraltro non localizzabile neppure a livello di sopravvivenza toponomastica: 3. D(is) M(anibus) / L(uci) Coeli L(uci) f(ili) Ouf(entina) / Baronis VI vir(i), pontiici(s), IIII vir(i) a(edilicia) p(otestate), / curatori(s) salt(us) Firronani / item templi Minervae, / et Albuciae Virillionis f[il(iae)] / uxori eius, Coeli Iuven[- - -] / et Severus parentib(us) optim[is]5. L’individuo divenne in seguito curatore di un tempio consacrato a Minerva e anch’esso di ubicazione incognita; tuttavia, data la provenienza rurale del monumento (siamo precisamente a Brebbia), l’oggetto delle due curatele potrebbe localizzarsi in questo stesso contesto areale, e quindi all’interno di una compagine vicana: se così, nella cura saltus Firronani sarebbe sottintesa un’emergenza amministrativa venutasi a creare in seguito a un incameramento forse testamentario del fondo nei beni immobili di Mediolanium, che avrebbe reso necessario nominare un apposito delegato6; parimenti, la cura del templum Minervae potrebbe aver riguardato un ediicio situato a sua volta nel vicus se non all’interno del saltus Firronanus, tenuto conto della difusa venerazione tributata alla dea nell’ambiente rurale, compresa l’area di Brebbia7. Dal posto che occupano 4
Suppl. It., n.s., 25, 2010, pp. 114-115, nr. 8; EDR010311 del 18/04/2005 (V. Pistarino). Da aggiungere a Petraccia Lucernoni 1988, p. 251 e a Bonkoffsky 2001-2002. 5 CIL, V 5503; Volontè 1900, pp. 105-106; Armocida - Tamborini 1990, p. 27; Bonkoffsky 2001-2002, nr. I.146; EDR124539 del 25/10/2013 (S. Zoia). Il dedicatario del monumento, che risulta oggi irreperibile, appose pure il pregevole ex voto a Iuppiter CIL, V 5499. 6 Così già Calderini 1953, p. 261 e nt. 13 (cfr. p. 253); Passerini 1953, p. 176 e nt. 4. 7 SI 840. Cfr. Passerini 1953, pp. 164-165. 177 Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi
nel cursus, parrebbe che L. Coelius Baro avesse svolto entrambe le curae dopo l’edilità, e quindi in possesso di un’esperienza congrua e del tutto compatibile col loro esercizio. In relazione con il centro di Mediolanium, proponiamo di recuperare nel novero dei curatori civici gli individui che igurano quali curatores aerari nelle tre epigrai seguenti: 4. P(ublio) Ursio / Sex(ti) f(ilio) / Pollioni / patri, / Vettiae Lepidae / matri, / P(ublio) Ursio P(ubli) f(ilio) Paullo / VI vir(o) iun(iori), fratr(i), / cur(atori) aer(ari), / P(ublio) Ursio Elaino l(iberto) / piissimo / Ursiæ P(ubli) [f(ilia) Pr]iøcæ / - - - - - - (ig. 2)8. 5. L(ucius) Geminius / L(uci) f(ilius) Ouf(entina) Messius / VI vir, / curator aerari / Mediol(aniensis), Herculi / v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito)9. 6. Ingenuae Erotarin(i) / libert(ae) et uxori optim(ae) / Q(uintus) Ingenus Maximinus / scriba public(us) pontif(ex) et / curator aerari (ig. 3)10. In [4] è da riconoscersi una verosimile ara a destinazione funeraria databile tra la seconda metà del I e il II secolo d.C., e nel corso del Iva preferibilmente ascritto [5], un ex voto apposto a Laus Pompeia (Lodi Vecchio) da un L. Geminius Messius, che precisò la comunità in cui stava svolgendo la curatela, onde evitare fraintendimenti in chi leggeva un monumento consacrato in luogo diverso dalla propria residenza. Questa fu invece taciuta per P. Ursius Paullus, condedicatario di [4], che però espresse la qualiica dopo l’indicazione parentale per non farla confondere con una carica del collegio dei seviri che l’aveva cooptato. Sempre tra la seconda metà del I e il II secolo d.C. si direbbe [6], pur essa di destinazione funeraria, dove di nuovo non si esplicita se aferisse alla cassa municipale la curatela del suo dedicante, Q. Ingenus Maximinus, benché il conciso cursus lo dia per scontato. L’opinione corrente concorda in linea di massima nel ritenere che “curator aerari” sia qui sinonimo di “quaestor aerari” per il periodo in cui la città fu retta a municipio (cioè ino alla ine del I o agli inizi del II secolo d.C.), normalizzandosi poi nella seconda e più usuale dizione quando a Mediolanium fu attribuito lo stato di colonia dopo tale data11. Tuttavia a
8
CIL, V 5906; Calderini 1946, nr. 24; Petraccia Lucernoni 1986, pp. 276, nr. 445, 329; Sartori 1994, p. 35, nr. P5; Bonkoffsky 2001-2002, nr. I.145; EDR124226 del 16/01/2013 (S. Zoia). 9 CIL, V 6348; ILS 6737; Petraccia Lucernoni 1986, pp. 276, nr. 444, 329; Suppl. It., n.s., 27, 2013, p. 285; Bonkoffsky 2001-2002, nr. I.144; EDR107661 del 31/01/2016 (P. Tomasi). 10 CIL, V 5866; Calderini 1946, nr. 16; Sartori 1994, p. 36, nr. P6; Bonkoffsky 2001-2002, nr. I.143; EDR124185 del 16/01/2013 (S. Zoia). Da aggiungere a Petraccia Lucernoni 1986, pp. 276-277. Calderini 1953, p. 258 lo ritiene curator aerari(orum), senza argomentare lo scioglimento. 11 Calderini 1953, pp. 252-260, con menzione delle epigrai a p. 258; Petraccia Lucernoni 1986, pp. 276 e 338. Jacques 1983, p. 283 era dell’avviso che a Mediolanium la questura non fosse attestata, ma erroneamente (cfr. CIL, V 5768; ILS 3435a cfr. Petraccia Lucernoni 1986, p. 277, nr. 447; CIL, V 5847 cfr. Petraccia Lucernoni 1986, p. 276, nr. 446). Le curatele civiche nella IX e nella XI regio 178
nostro avviso non è preclusa l’alternativa che prima di questa promozione di rango non esistesse a statuto un autonomo uicio questorio, e in particolari circostanze si provvedesse a gestire le inanze comunali nominando dei curatores sotto la responsabilità dei magistrati giusdicenti; oppure, se a capo della tesoreria ci fosse stato un quaestor in dall’inizio, potrebbe darsi che il curator aerari costituisse un “rinforzo” occasionale attribuito a individui di promettente competenza ma ancora al di fuori del cursus magistratuale, come fanno pensare i curatores aerari [4] e [5], entrambi “pescati” dalle associazioni sevirali, e lo scriba pubblico [6], un probabile segretario già versato nei conti12. Con la medesima denominazione,
Fig. 2. Curator aerari a Mediolanium (CIL, V 5906).
Fig. 3. Curator aerari a Mediolanium (CIL, V 5866).
dunque, e però su di un piano funzionale più basso, si riproporrebbe a Mediolanium il caso che nella decima regione si riscontra a Patavium (Padova), dove risulta che, nell’assenza della questura, le funzioni contabili venissero espletate da curatores aerari, scelti però fra notabili di consolidata esperienza o comunque in qualche modo già in carriera, a diferenza del capoluogo insubre13. 12
Un “addetto all’uicio di ragioneria” secondo Calderini 1953, p. 258. Per notizie più dettagliate in merito, si rimanda alla disamina di A. Buonopane e di C. Zaccaria in questo stesso volume. 13
179 Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi
A Ticinum (Pavia), un curator muneris è tramandato da una dedica su di un monumento onorario posto a titolo privato per un Tullius Achillaeus: 7. Tullio Marc(i) / lib(erto) Achilleo, / decurioni / ornamentario, / cultori d(omus) d(ivinae), / q(uin)q(uennali) p[e]r(petuo ?) / c(ollegiorum) f(abrum) c(entonariorumque ?), it(em ?) / curatore (!) muner(is) / Tulliani. / Aelius [A]sclepiades, / amic[o] kariss(imo) (ig. 4)14. Lo spettacolo gladiatorio era intitolato a colui che lo aveva istituito tramite una fondazione omonima, forse per volontà testamentaria, e del suo allestimento (se non anche delle inerenti funzioni amministrative) fu incaricato un Tullius Achilleus, liberto della gens del fondatore, tra la ine del II e il III secolo d.C. Nonostante l’origine servile egli era divenuto un personaggio di spicco, come mostrano l’appartenenza al collegio addetto al culto imperiale, la nomina a presidente vitalizio delle corporazioni dei fabbri e dei centonarii, Fig. 4. Curator muneris a Laus Pompeia (SI nonché gli onori e le prero870 + 1298 = ILS 6742). gative spettanti ai decurioni. Nella decisione dell’ordo di aidare a un iduciario di famiglia la cura muneris (altrimenti inibita per chi aveva un’estrazione sociale come la sua), è da vedere un atto di deferente e riguardosa riconoscenza nei confronti del generoso evergeta. Nella Valle dell’Ossola, l’iscrizione rupestre incisa su di un costone di roccia presso Vogogna (VB), sul inire del tratto italiano della strada del Sempione, nominava fra l’altro due curatores viarum o viocuri, uno solo dei quali è a mala pena identiicabile in un M. Valerius [- - -] sulla pietra profondamente danneggiata:
14
SI 870, cfr. 1298; ILS 6742; Gregori 1989, p. 30, nr. 11, tav. IX, 1; Suppl. It., n.s., 9, 1992, pp. 252-253; Bonkoffsky 2001-2002, nr. I.147; Reali 2002, p. 238; EDR070699 del 04/06/2016 (R. Scuderi). Cfr. M. Fora, I munera gladiatoria in Italia. Considerazioni sulla loro documentazione epigraica, Roma 1996, p. 164, nr. 206. Le curatele civiche nella IX e nella XI regio 180
8. {Q} Via facta ex HS XXIIDC, / C(aio) Domitio Dextro II, [- - -]CC[- - -] Fusco co(n)s(ulibus), / M(arco) Valerio [- - - et - - -] / curatorib[us - - -]vio / Venusti, con[- - -] / marmor[- - -] (ig. 5)15.
Fig. 5. Curatores viarum lungo la strada del Sempione (CIL, V 6649 = ILS 5884).
Alla vecchia congettura (cara alla tradizione storiograica non solo locale) che collegava l’epigrafe alla risistemazione della strada predisposta da Settimio Severo in previsione della sua campagna contro Clodio Albino nel 196 d.C., e tanto suggestiva quanto poco verosimile (se consideriamo la tempistica occorrente per quel complesso riattamento e la rapida ofensiva di Settimio Severo), di recente è subentrata la più realistica ipotesi del rifacimento di un tratto della viabilità locale o di un taglio nella roccia per eliminare un ostacolo naturale frapposto dall’attiguo iume Toce; in questo caso ci troveremmo di fronte a curatores viarum nominati dall’ordo decurionum di Novaria (Novara), o della più vicina Osceola (Domodossola). Modesto sul piano quantitativo, l’apporto documentario della Cisalpina nord-occidentale alla conoscenza dell’istituto delle curatele civiche lo è altrettanto sul piano qualitativo. L’identità dei loro titolari, infatti, resta imperfetta o ignota per [2] e per [8], mentre per [1], [4], [5], [6] e [7] la curatela, unica carica civica menzionata, non lascia speranze di esprimersi in merito al livello del suo conferimento nella successione delle eventuali carriere; e se poi si preferisse tornare a vedere nei curatores aerari mediolaniensi nient’altro che dei quaestores sotto mutato nome, allora le testimonianze a tutt’oggi note si ridimensionerebbero a non più di cinque attestazioni utili. Questa pochezza è stata messa in rapporto 15 CIL, V 6649; ILS 5884; Cassani 1962, p. 240; Mennella 1992, pp. 22-26, ig. 5 (AE 1992, 854); Bonkoffsky 2001-2002, nr. I.148; Bargnesi 2005, pp. 273-276 (AE 2005, 662); EDR115253 del 26/01/2016 (I. Repetto).
181 Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi
con la maggiore disponibilità e il dinamismo dimostrati da un’élite locale che più volentieri e più spontaneamente nell’Italia del nord si sarebbe fatta carico delle evergesie, mentre per vari fattori ciò non sarebbe accaduto nelle regioni centro-meridionali, spingendo a realizzarle tramite un esteso conferimento di curatele16. Accanto a tale spiegazione, in linea di massima condivisibile, non è nemmeno da sottovalutare il pesante limite frapposto dalla ridotta consistenza del materiale epigraico che nella nona e nell’undecima regione si presta a essere interrogato in chiave “istituzionale”, tolto forse quello disponibile per Augusta Taurinorum e soprattutto per Mediolanium. D’altra parte, la constatazione che pure nella Cisalpina orientale, epigraicamente meglio documentata, l’analogo censimento svolto da Alfredo Buonopane e Claudio Zaccaria abbia condotto a un esito parimenti deludente, aggiunge un elemento valutativo in più su questa signiicativa “non presenza”, essendosi osservato come le cure civiche nel settore da loro indagato rilettano situazioni e consuetudini locali recepite in statuti diversiicati da luogo a luogo, e di conseguenza non solo non sembrino prestarsi a confronti di ampio respiro, ma esigano di essere analizzate caso per caso, e con molta cautela. La stretta contiguità fra le due macroaree suggerisce perciò di estendere lo stesso quadro e il medesimo indirizzo metodologico alla territorialità della Cisalpina nord-occidentale e, al momento, di non avventurarci oltre la formulazione di qualche ipotesi di lavoro e la redazione di un’aggiornata tabella.
Abbreviazioni bibliografiche Armocida – Tamborini 1990: G. Armocida - M. Tamborini, Brebbia. Momenti di storia, Varese. Bargnesi 2005:R. Bargnesi, Sull’iscrizione viaria di Vogogna, in Athenaeum, 93, pp. 273-276. Calderini 1946: A. Calderini, Silloge delle iscrizioni latine della raccolta milanese, Milano. Calderini 1953: A. Calderini, Milano romana ino al trionfo del Cristianesimo, in Storia di Milano, I, Milano, pp. 215-413. Camodeca 1980: G. Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, in ANRW, II 13, pp. 454-534. Cassani 1962: L. Cassani, Repertorio di antichità preromane e romane rinvenute nella provincia di Novara, Novara.
16
Jaschke 2006, pp. 183-202, e specie p. 199. Le curatele civiche nella IX e nella XI regio 182
Gregori 1989: G.L. Gregori, Epigraia aniteatrale dell’Occidente Romano II. Regiones Italiae VI-XI (Vetera. Ricerche di storia epigraia e antichità, 4), Roma. Jacques 1983: F. Jacques, Les curateurs des cités dans l’Occident romain de Trajan à Gallien. Étude prosopographique, Paris. Jacques 1984: F. Jacques, Le privilège de liberté. Politique impériale et autonomie municipale dans les cités de l’Occident romain (161-244), Rome. Mennella 1992: G. Mennella, Le iscrizioni rupestri della Valle delle Meraviglie e della Valle dell’Ossola, in L. Gasperini (a cura di), Rupes loquentes. Atti del Convegno Internazionale sulle iscrizioni rupestri di età romana in Italia, (Roma - Bomarzo, 13-15 ottobre 1989), Roma. Mennella - Barbieri 1997: G. Mennella - S. Barbieri, La documentazione epigraica della città e del territorio, in F. Filippi (ed.), Alba Pompeia. Archeologia della città dalla fondazione alla tarda antichità, Alba (CN), pp. 569-607. Passerini 1953: A. Passerini, Il territorio insubre nell’età romana, in Storia di Milano, I, Milano, pp. 111-214. Petraccia Lucernoni 1988: M. F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali dell’Italia antica (Studi pubblicati dall’Istituto Italiano per la Storia Antica, XLI), Roma. Reali 2002: M. Reali, Supplementum amicorum, in Epigraphica, 64, pp. 232-240. Sartori 1994: A. Sartori, Guida alla sezione epigraica delle raccolte archeologiche di Milano, Milano. Volonté 1900: P. Volonté, Varese antica e le sue epigrai pagane e cristiane, Varese.
183 Giovanni Mennella - Viviana Pettirossi
curator
curator thermarum o balinei
Aquae Statiellae
Aquae Statiellae
di opera pubblica (mosaico)
sacra
funeraria funeraria
L. Geminius L. f. Ouf. Messius VIvir Q. Ingenus Maximinus scriba publicus, pontifex P. Ursius P. f. Paullus VIvir
curator aerari Mediolaniensium
curator aerari
curator aerari
curator saltus Firronani curator templi Minervae
curatores viarum
curator muneris
Laus Pompeia
Mediolanium
Mediolanium
Mediolanium (ager)
Novaria
Ticinum
onoraria
M. Valerius [- - - et - - -]
Tullius Marc. lib. Achilleus decurio ornamentarius, cultor domus divinae, quinquennalis perpetuus collegi fabrum centonariorumque (?)
II sec., ine III sec.
a. 196
di opera pubblica (incisa sulla roccia)
I sec., seconda metà - II sec.
SI, 870; SI, 1298; ILS 6742; Suppl. It., n.s., 9, 1992, pp. 252-253; EDR070699
CIL, V 6649; ILS 5884; AE 1992, 854; AE 2005, 662; EDR115253
CIL, V 5503; EDR124539
CIL, V 5906; EDR124226
I sec., seconda metà - II sec.
I sec.
CIL, V 5866; EDR124185
I sec.
Bibliograia CIL, V 6348; ILS 6737; Suppl. It., n.s., 27, 2013, p. 285; EDR107661
funeraria
L. Coelius L. f. Ouf. Baro VIvir, pontifex, IIIIvir aedilicia potestate
Tipologia dell’iscrizione
Nome e cursus del curator
Denominazione della cura
L. Valerius M. f.
Datazione
I sec. a.C., seconda metà
onoraria?
AE 1900, 117; Suppl. It., n.s., 25, 2010, pp. 115-116, nr. 9; EDR071752
Suppl. It., n.s., 25, 2010, pp. 114-115, nr. 8; EDR010311
I sec. a.C, seconda metà - I sec. d.C., prima metà
[- - -]petius C. [f.] IIIIvir iure dicundo, quaestor aerari
Bibliograia essenziale
Datazione
Tipologia dell’iscrizione
Nome e cursus del curator
Centro antico
TABELLA - Curae e curatores municipali della XI regio
Denominazione della cura
Centro antico
TABELLA - Curae e curatores municipali della IX regio
CURAE municipali nella REGIO X. Presenze e assenze* Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria (Università degli Studi di Verona) - (Università degli Studi di Trieste)
Riassunto. Nel contributo vengono esaminate le scarse e per lo più controverse testimonianze riferibili a curae municipali nella regio X, espungendo quelle evidentemente non pertinenti e discutendo i casi problematici. Viene rilevata la peculiarità dell’area veneto-istriana, che, rispetto alle regioni dell’Italia centromeridionale, si caratterizza per la scarsità di curatores certi e per la diversità delle soluzioni adottate dai municipi e dalle colonie per la gestione della cosa pubblica e in particolare delle casse cittadine. Abstract. his paper examines the scarce and mostly controversial documentation regarding municipal curae in regio X. Attestations that are not relevant to this topic are expunged, and some problematic cases are examined. he Venetian-Istrian area represents a very interesting case study. In fact, unlike in the rest of Italy, curatores are scarcely documented. Yet municipalities adopted a wide range of diferent solutions to manage public afairs, especially for what concerns city inances.
1. - La documentazione epigraica relativa alle curae municipali è estremamente scarsa e problematica1: come è stato rilevato, in genere nelle iscrizioni igurano pochissimi dei munera ricordati nei Digesta2, in quanto “non si compiono volontariamente e sono privi di apprezzamento” e pertanto non vengono comunemente riportati nelle dediche onorarie3. In particolare risulta evidente che le occorrenze di curatores nella regio X sono ancora più scarse, soprattutto se comparate con quelle di altre regioni dell’Italia romana (in particolar modo Italia centrale e Campania)4. Per tale diferenza sono state avanzate diverse spiegazioni5, tra cui l’ipotesi che il livello elevato di urbanizzazione e la presenza di proprietà dei ceti superiori che avrebbe favorito il ricorso a curatores come forma di “evergetismo istituzionalizzato” nelle comunità dell’Italia centrale6, mentre la persistenza del fenomeno evergetico “spontaneo” nelle città dell’Italia * I §§ 1, 3.1-3.5 e 4 vanno attribuiti a Claudio Zaccaria; i §§ 2 e 3.6 ad Alfredo Buonopane. 1 Per un censimento delle iscrizioni vd. Bonkoffski 2001-2002, §§ 1.1.1. (c. annonae, frumenti), 1.2.1 (c. operum publicorum), 1.3.1 (c. aquae, aquarum), 1.4.1 (c. viarum, viae), 1.5.1 (c. aedium sacrarum), 1.5.2 (c. templi, fani), 1.6.1 (c. pecuniae publicae, aerarii), 1.7.1 (c. muneris, ludorum). 2 Per la varietà delle curae municipali in vd. Kornemann 1901, coll. 1802-1803; De Ruggiero 1910, pp. 1337-1340; Langhammer 1973, pp. 317-318; Neesen 1981, pp. 211-212. 3 Vd. Jaschke 2006, p. 185. 4 Sulla distribuzione geograica dei curatores vd. Bonkoffski 2001-2002, § 2.2.1; Jaschke 2006, pp. 197-200 e nt. 88. 5 Vd. Jaschke 2006, p. 199. 6 Bonkoffski 2001-2002, § 2.2.1; la medesima ipotesi è formulata per la distribuzione dei curatores rei publicae in Duthoy 1979, p. 225.
185 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
settentrionale potrebbe essere una spiegazione della scarsa presenza di curatores nei primi secoli dell’età imperiale7. Va inoltre notato che i curatores attestati nella regio X presentano parecchie titolature problematiche, raramente o mai attestate altrove e che, salvo forse nel caso di opere edilizie, i monumenti in cui vi è menzione di curatores non sembrano praticamente mai connessi direttamente con la funzione esercitata dai personaggi che hanno promosso la realizzazione del titulus o che vi sono onorati: si tratta, infatti, di dediche onorarie in cui compare il cursus dell’onorato, di monumenti funerari con l’elencazione delle cariche ricoperte dal defunto, o di commemorazione di opere evergetiche da parte di individui che hanno anche esercitato curatele. 2. Prima di tutto è necessario riesaminare criticamente alcuni testi, dove compare sì il termine curator, ma dove il riferimento a una cura municipale o è dubbia o è priva di fondamento. 2.1. - Padova. Un pretoriano curator In un’iscrizione rinvenuta a Padova8 si legge:
Purtroppo la mancanza di ulteriori speciicazioni dopo curator e la lacuna nella parte inale del testo non consentono di conoscere il tipo di curatela esercitata dall’ex pretoriano. Claire Boussier9 ha proposto che si possa trattare di uno dei non pochi curatores aerarii attestati, come si avrà modo di vedere nelle pagine seguenti, nel centro veneto, ipotesi alla quale si oppone il fatto che non compare il termine aerarii, fondamentale per una corretta comprensione del testo. La studiosa francese ha anche prospettato la possibilità che si possa trattare del curator di un collegio, ma allora dovremmo pensare che dopo la congiunzione et, nella parte perduta, 7
Vd. B. Goffin, Evergetismus in Oberitalien, Bonn 2002. CIL, V 2837 = Ricci 1994, p. 24 = Bassignano 2016, p. 152, ad nr. 2837. 9 C. Boussier, Les vétérans de la garnison de Rome en Italie du Nord: regiones X et XI, in CCG, 15, 2004, pp. 255-280, p. 268; l’A. attribuisce erroneamente la paternità di queste ipotesi a Ricci 1994, p. 24, ove compare invece solo la menzione dell’iscrizione nell’ambito di una serie di testi che ricordano le cariche municipali dei veterani delle milizie urbane. 8
Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 186
vi fosse qualche altro termine come patronus e il nome del collegio10. Non escluderei, invece, che curator indichi un incarico di tipo amministrativo rivestito dal soldato all’interno della sua unità11. In ogni caso, in mancanza di dati più sicuri, l’iscrizione va espunta. 2.2. - Il [curat]or di Oderzo (Fig. 1) È parimenti da non considerare l’iscrizione incisa sulla base di una statua rinvenuta a Opitergium12, ove si legge [---]onio [--- Res]tituto, [IVvir(o) i]ur(e) d(icundo), [prae]f(ecto) fabrum [---] d(ecurionum) d(ecreto) [curat]ori ob [merita eius].
Fig. 1. Treviso, Musei Civici. La base di statua di un anonimo curator (da Luciani 2012, p. 22).
Come si evince dal testo, infatti, l’anonimo personaggio qui ricordato13 è, con tutta probabilità, un curator rei publicae14. 2.3. - Il frammento di lastra bronzea da Verona (Fig. 2)
Fig. 2. Verona, Museo Archeologico al Teatro Romano. Frammento di lastra di bronzo con l’iscrizione SI, nr. 632 (inv. nr. 29569; su gentile concessione dei Musei Civici di Verona).
10 Bonkoffsky 2001-2002, p. 58 lo pone fra i curatores municipali incerti; non si può neppure escludere che vi fosse il nome di un’altra persona; su questo testo rimane fondamentale il commento di Bassignano 2016, p. 152, ad nr. 2837. 11 De Ruggiero 1910, pp. 1329-1331, con ampia esempliicazione, in particolare la p. 1329, dove sostiene che “in generale appartengono alla classe dei cosiddetti principales”. 12 CIL, V 8782 = B. Forlati Tamaro, Iscrizioni lapidarie latine del Museo Civico di Oderzo, Treviso 1976, pp. 94-985, nr. 6 = Alföldy 1984, p. 114, nr. 144 = Boscolo 2009, pp. 135-138 = Luciani 2012, p. 22, nr. 13 (ivi ampia bibliograia precedente). 13 Sui problemi suscitati dall’integrazione [Rag]onio, proposta dubitativamente da Alföldy 1984, p. 114, nr. 144, si veda Boscolo 2009, pp. 137-138. 14 Così Eck 1999, p. 246; G. Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, in ANRW, II, 13, 1980, p. 520; F. Jacques, Les curateurs des cités dans l’occident romain de Trajan à Gallien, Paris 1983, p. 310, nr. XXVIII; Id. 1984, 119, nr. XXVIII; non lo tiene in considerazione Duthoy 1979, mentre Bonkoffsky 2001-2002, p. 58 lo pone fra i curatores municipali incerti.
187 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
Un curator municipale era inora considerato un anonimo personaggio che compare su un frammento di lastra di bronzo, che originariamente doveva rivestire una base di statua rinvenuto a Verona. Ettore Pais, che non efettuò l’autopsia, la pubblica così15,
e Behrendt Pick, negli Indices dei Supplementa Italica16, la inserisce nelle sezioni dedicate ai Geographica e alla Res municipalis, con la lettura *curator p......, una lettura che potrebbe dar adito a errate interpretazioni, come, per citare solo qualche esempio, curator pagi, curator pecuniae alimentariae, curator pecuniae annonariae, curator pecuniae frumentariae, curator pecuniae publicae17. Una mia recente autopsia18, tuttavia, ha appurato che l’ultima lettera della seconda riga è una R e non una P, per cui l’anonimo personaggio qui ricordato doveva con tutta probabilità essere un curator rei publicae19, e di conseguenza anche questo testo va espunto. 2.4. - Verona. Curator o curatores instrumenti Veronae(n)s(ium). Un’iscrizione dispersa, ma documentata a Verona in dal Quattrocento, e così edita da heodor Mommsen20
15
SI, nr. 632. SI, pp. 284, 285. 17 De Ruggiero 1910, pp. 1324-1341; cfr. Buchi 1987, p. 106 e Bonkoffsky 2001-2002, p. 58, che lo inserisce, con un’errata lettura della prima riga, fra i curatores municipali incerti di Verona. 18 Ringrazio quanti, in particolare Marco Buonocore, nel corso del convegno, hanno condiviso la mia nuova proposta di lettura. 19 Mi permetto di rimandare a A. Buonopane, Un anonimo curator rei publicae da Verona (Italia, Regio X), in SEBarc, 14, 2016, pp. 35-41, dove propongo la lettura: ------ / [e]q(uo) p(ublico), IIII v[ir(o) i(ure) d(icundo), IIII vir(o) a(edilicia) p(otestate)], / [c]urat(ori) r[(ei) p(ublicae) ---] / [ite?]m Re[---] / ---] et [---] / ------. 20 CIL, V 3387. 16
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ricorda i curatores o il curator21 instrumenti Veronae(n)s(ium), ovvero gli addetti (o l’addetto) alla conservazione e alla manutenzione degli utensili di proprietà della città22. L’espressione ex numero colleg(ii) fabr(um) sottolinea che tale incarico era aidato ad alcuni membri, scelti o eletti nell’ambito del collegio dei fabri, ed esclude che si possa trattare di una curatela municipale23. 2.5. - Vigo Lomaso (Brixia). I curatores populi (Fig. 3) Nella chiesa di san Lorenzo, a Vigo Lomaso, oggi in provincia di Trento, ma in età romana appartenente all’ager di Brixia24, si conserva questa iscrizione25: Cl(audius) Tertius Palariacus êt Cornˆelius Tertius Triga= lianus, cur(atores) populi, p(ecunia) p(ublica) [r]estituerunt. Due individui, dunque, con tutta probabilità due indigeni romanizzati, come attesta il secondo cognome, coniato su un nome etnico o geograico26, hanno provveduto in veste di cur(atores) populi, al restau-
Fig. 3. Vigo Lomaso (Trento). Chiesa di san Lorenzo. L’iscrizione con la menzione di due curatores populi (da Paci 2000, p. 449, Fig. 1).
21 Il testo è tràdito e vi sono alcune varianti di lettura, presentate da fontes degni di fede, puntualmente registrati da Mommsen nell’ampio apparato critico. 22 Diversamente Sartori 1960, p. 227 e Buchi 1987, p. 123 ritengono che l’instrumentum qui menzionato appartenesse al collegio e non alla città. 23 Cfr. De Ruggiero1910, p. 1343. 24 Tutta la questione è approfondita da Paci 2000, pp. 443-448. 25 CIL, V 5008 = SI, 694 = Inscr. It, X,5, 1103 = Breuer 1996, pp. 75, 184, nnrr. B121-122; si veda inoltre Gregori 1999, pp. 147-148, 285. 26 Paci 2000, p. 448.
189 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
ro di un ediicio o di qualche altra struttura, a noi ignota, ma che risultava evidentemente dalla collocazione della lapide27, servendosi del denaro della comunità. Secondo Gianfranco Paci, che a questo testo ha dedicato un’analisi approfondita e del tutto condivisibile, i curatores populi qui ricordati, anche in base a un’iscrizione proveniente dal non lontano territorio dei Trumpilini28, sono “una carica magistratuale, che però non appartiene all’apparato istituzionale romano....adempiono in pratica a funzioni che altrove troviamo svolte da magistri pagi o vici”29. L’impiego del termine curatores populi, inoltre, potrebbe celare una realtà magistratuale indigena, e rappresenterebbe la traduzione più aderente, nella lingua latina, all’antica designazione in lingua locale. Per tali motivi anche questa iscrizione va esclusa. 3. - Alcuni casi riconducibili a curae municipali, anche se problematici e controversi, meritano di essere discussi. 3.1. - Pola: curator theatri (Fig. 4, 1-2)
Fig. 4, 1-2. Pola: frammenti con menzione di curator theatri (da Inscr. It., X, 1, nrr. 101-102)
Il primo caso riguarda due frammenti iscritti rinvenuti a Pola e attualmente conservati nei depositi del Museo Archeologico dell’Istria. Nonostante in letteratura entrambi o almeno uno dei due siano attribuiti al teatro extraurbano di Pola (il c.d. Grande Teatro situato sul Monte Zaro), è stato deinitivamente chiarito che tutti e due provengono invece certamente dall’area del teatro urbano (il c.d. Piccolo Teatro) messo in luce nel 1926 sul colle capitolino della colonia30; in base alle misure e ai caratteri
27
Gregori 1999, p. 148 pensa a un ediicio sacro. CIL, V 4911 = Inscr. It, X, 5, 1134: Gen(io) pop(uli) pag(i) Iul(ii) / benemer(enti) /Q. Pub(licius) Abascant(us); si veda anche Gregori 1999, pp. 285, 287. 29 Paci 2000, pp. 448-449; cfr. inoltre quanto scrivono Mommsen in CIL, V, p. 524, Breuer 1996, pp. 75, 184 e Gregori 1999, p. 148, nt. 249. 30 Così correttamente Fuchs 1987, p. 108, BI1 e p. 109 BI2; Matijašič, 1994, p. 136, ntt. 24 e 25; Fischer 1996, p. 109, nt. 657; F. Sear, Roman heatres an Architectural Study, Oxford 2006, pp. 178-179, igg. 93 e 94. Attribuivano erroneamente le due iscrizioni al Teatro del Monte Zaro R. Weisshäupl, Funde in Südistrien, in JÖAI, 3, 1900, Beiblatt, col. 193 e Sticotti 1908, p. 257, da cui H. Jouffroy, La construction publique en Italie et dans l’Afrique romaine, Strasburgo 1986, p. 100; Zaccaria 1990, p. 152, nrr. 113 e 114. 28
Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 190
paleograici è però escluso che i due frammenti appartenessero allo stesso supporto31. Il primo, un piccolo frammento di epistilio lapideo (29,50 x 28 x 15)32, fu rinvenuto in situ durante gli scavi del teatro: vi si leggono solo quattro lettere che hanno suggerito l’integrazione, apparentemente quasi obbligata, [--- curato]r the[atri ---]; in base al contesto di rinvenimento e ai caratteri paleograici viene datato nei primi decenni del principato di Augusto33. Il secondo è un frammento centrale di un blocco lapideo (37 x 55 x 17)34, da alcuni ritenuto anch’esso appartenente a un epistilio, ma forse pertinente a una lastra con dedica edilizia35, su cui si possono leggere i resti parziali di tre linee di scrittura, nelle prime due delle quali sembra essere ripetuta due volte la medesima carica di curator theatri, peraltro in entrambe le linee fortemente lacunosa. Per la terza riga, di cui si conservano tracce di quattro lettere, la lettura [curato]r amp[hitheatri] proposta da Kubitschek36 – probabilmente inluenzata dalla presenza a Pola del grande aniteatro e dall’esistenza in un’iscrizione della Proconsolare della titolatura curator operis amphitheatri, riferita peraltro alla cura del Colosseo37, – non trova corrispondenza nelle lettere che si riconoscono sulla pietra, dove, come già segnalato da Sticotti, sembra chiara la sequenza DAMP, apparentemente senza punti distinguenti, e non RAMP. Pertanto è stata proposta exempli gratia da Sticotti, e riproposta quasi sempre acriticamente con qualche variante nella letteratura successiva38, l’integrazione molto ipotetica [--- porticum reicien]éæò, õ[ortas exornandas ---], suggerita dal luogo del ritrovamento, che si trova a valle dell’angolo nordoccidentale della scena del piccolo teatro, in prossimità della sottostante Porta Gemina e della non lontana Porta Ercole39. Anche questa soluzione non sembra però reggere alla veriica sulla pietra: non è infatti possibile interpretare come O la lettera che segue la P, di cui rimane traccia sulla linea di frattura della parte superiore di un’asta verticale, visibile nella foto e rilevata anche nel disegno (possibili PE, PH, PI, PL, PR: pertanto l’integrazione rimane
31 B. Forlati Tamaro, comm. a Inscr. It., X, 1, nr. 202; Fuchs 1987, p. 109. Lo ritiene forse possibile Fischer 1996, p. 109, nt. 657. 32 Inscr. It., X, 1, nr. 102 con disegno; EDR135501. 33 Matijašič 1994, p. 136. 34 Sticotti 1908, pp. 157-158 con disegno; Inscr. It., X, 1, nr. 101 con disegno; EDR135497. Ne propongo una rilettura aderente a quanto si vede sulla pietra: ------ / [--- curat]or theæ[tri---] / [--- cur]ator th[eatri ---] / [---]ÉÆÒÕ+[---]. 35 Fuchs 1987, BI2: Kalksteinfrgt. 36 Nota a A. Gnirs, Grabungen und antike Denkmale in Pola, in JÖAI, 15, 1912, Beiblatt, col. 255; segnalata dubitativamente anche in Zaccaria 1990, p. 152, nr. 113. 37 CIL, VIII 822 = 12345= 23693; ILS 1347; ILTun 741 (Municipium Aurelium C(---), Africa Proconsularis). 38 Sticotti 1908, p. 258: «io proporrei di leggere ... / ... curat]or thea[tri / ... cu]rator thea[tri / ... porticum reicien]dam, õ[ortas / exornandas ... o qualche cosa di simile»; [--- porticum extruen]éæò, õ[ortas exornandas ---] in B. Forlati Tamaro, Inscr. It., X, 1, nr. 101; R. Matijašič 1994, p. 136, nt. 24; porticu]m ... p[ortas in Fischer 1996, p. 109, nt. 657; EDR135497. 39 Matijašič 1994, p. 132.
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problematica40). In verità neppure le integrazioni curator theatri, peraltro mai messe in discussione, sono da considerare sicure. In tutti e tre i casi, infatti, sarebbe teoricamente possibile integrare anche procurator theatri, sul modello della titolatura procurator operis theatri Pompeiani che è testimoniato per Roma per un funzionario di rango equestre41, che operava alle dipendenze del curator aedium sacrarum et operum locorumque publicorum42. In due casi si potrebbe considerare anche l’integrazione [curato]r the[rmarum] (fr. 1) e rispettivamente [cur]ator the[rmarum] (fr. 2), che però è soluzione improbabile tenendo conto dei contesti di rivenimento dei due frammenti, che fanno preferire una funzione legata all’ediicio di spettacolo. Va comunque sottolineato che un curator theatri non è attestato altrove tra le cure cittadine e che quindi, se restituita correttamente, la titolatura dovrebbe essere aggiunta a quelle di altri speciici munera municipali relativi alla cura di ediici pubblici ricordati, anche se non frequentemente, nella documentazione epigraica43: curator thermarum44, curator operis thermarum45, curator balinei46, curator templi o templorum e curatores fanorum47 e simili48. Inoltre, accogliere le integrazioni tradizionali implicherebbe riconoscere nella colonia di Pola un collegio di curatores addetti alla manutenzione del teatro49, o forse dei teatri, se si volesse spiegare la ripetizione della carica nel secondo frammento come riferita alla cura dei due teatri distinti polesi, che in questo caso sarebbero stati distinti per mezzo di un aggettivo qualiicativo. La perdita della parte inale delle iscrizioni non consente neppure di sapere se i dedicanti operassero nell’ambito della loro funzione di curatores – e pertanto sovrintendessero a un opera
40
Tra le formule attestate nei repertori sono proponibili, a puro titolo di esempio, [--- a]d ampñ[iandum, -a], [--- a]d ampí[itheatrum], [ad exornan]dam pñ[ateam] o simili. 41 Due testimonianze: CIL, VIII 1439 = 15255; ILS 1430 (hubursicum Bure, Africa Proconsularis); CIL, XIV 154 = ILS 1431; M. Cébeillac-Gervasoni - M.L. Caldelli - F. Zevi, Epigraia latina. Ostia: cento iscrizioni in contesto, Roma 2010 pp. 234-235. 42 Su questi funzionari vd. W. Eck, Procurator, nicht curator operum publicorum. Zu einem ritterlichen Funktionsträger in AE 1917-18, 111, in Lexicon topographicum urbis Romae. Supplementum VI. Res bene gestae. Ricerche di storia urbana su Roma antica in onore di Eva Margareta Steinby, Roma, pp. 47-53; cfr. anche Dig. 43,8,2,17 (Ulpianus 68 ad ed.): is, qui operibus publicis procurat. 43 I frammenti polesi non sono registrati in Bonkoffsky 2001-2002. 44 CIL, III 4447 = ILS 3300 (Carnuntum): curatores thermarum. 45 CIL, IX 1419 = ILS 6489 (Aequum Tuticum, regio II); vd. M. Horster, Bauinschriften römischer Kaiser: Untersuchungen zu Inschriftenpraxis und Bautätigkeit in Städten des westlichen Imperium Romanum in der Zeit des Prinzipats, Wiesbaden 2001, p. 206, nt. 56; Fagan 2002, p. 322, nr. 270: C. Ennius Firmus, magistrato beneventano, curator operis thermarum datus ab imp. Caesare Hadriano Aug. 46 CIL, II 4610 (Baetulo, Hispania Tarraconensis): vd. Fagan 2002, p. 321, nr. 267. 47 CIL, V 3924 = ILS 6704 (Arusnates): fanorum curatores; CIL, V 5503, curator saltus Firronani item templi Minervae. 48 Jacques 1984, p. 283. 49 Fuchs 1987, p. 109. Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 192
edilizia di commissione pubblica, municipale o imperiale – oppure si trattasse di un atto di evergetismo privato50, che comunque dovrebbe essere stato attuato da personaggi che avevano anche esercitato le curatele. Si è anche pensato di riconoscere nei due frammenti le carriere di due o più personaggi di rango senatorio che avrebbero esercitato curatele relative a ediici urbani: cadrebbe così la possibile testimonianza di curatores theatri cittadini; se però è corretto, come sembra, riconoscere nella terza riga il resto di una formula relativa alla dedica di un ediicio, questa ipotesi andrebbe scartata in quanto i curatores operum urbani non avevano competenze al di fuori di Roma51. 3.2. - Tergeste: curator aedium sacrarum et operum publicorum (Fig. 5)
Fig. 5. Tergeste: frammento con menzione di un curator aedium sacrarum et operum publicorum (da Inscr. It., X, 4, nr. 43)
Sul colle di San Giusto a Trieste sono stati ricuperati in tempi diversi cinque frammenti in calcare (due dei quali risultano attualmente dispersi) appartenuti a un grande architrave e databili alla ine del I o nei primi decenni del II secolo52. Essi sono comunemente riferiti a una fase edilizia, 50
Pensa a un atto di evergetismo E. Frézouls, Évergétisme et construction publique en Italie du Nord (Xe et XIe Régions augustéennes), in La città nell’Italia settentrionale in età romana. Morfologia, strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI, Atti del convegno di Trieste (13-15 marzo 1987), Roma 1990, p. 192, ma vd. Dig. 50, 10, 3: Opus novum privato etiam sine principis auctoritate facere licet, praeterquam si ad aemulationem alterius civitatis pertineat vel materiam seditionis praebeat vel circum theatrum vel amphitheatrum sit. Publico vero sumptu opus novum sine principis auctoritate ieri non licere constitutionibus declaratur. Inscribi autem nomen operi publico alterius quam principis aut eius, cuius pecunia id opus factum sit, non licet. 51 Kolb 1993, p. 275. 52 CIL, V 537 (fr. b); Inscr. It., X, 4, nr. 43 (frr. a-e); A.E. Gordon, Quintus Veranius consul A.D. 49. A study based on his recently identiied sepulchral inscription, Berkley 1952, p. 301, nr. 64; G. Alföldy, Senatoren aus Norditalien. Regiones IX, X und XI, in Epigraia e ordine senatorio (Tituli, 5), Roma 1982, p. 331, nr. 1 [ripreso in Alföldy 1999, p. 285, nr. 1]; Zaccaria 1988, p. 75; Id. 1990, p. 154, nr. 144; Id., in Suppl.It., 10, 1992, p. 218; Kolb 1993, p. 275, nr. 4; EDR007019 con foto. Ne dò una rilettura aderente alla probabile divisione delle linee di 193 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
che però non è possibile deinire con maggiore precisione, di un grande ediicio, comunemente interpretato, non senza qualche riserva, come la basilica civile della colonia romana di Tergeste53. Il frammento di dimensioni maggiori (b), frutto di ritrovamento casuale e noto in dai primi decenni del XIX secolo, è conluito nel Corpus mommseniano e pertanto, a diferenza degli altri, è stato considerato precocemente in letteratura54. Conserva su due linee i resti di poche lettere che hanno suggerito diverse integrazioni, a seconda di quale carica si volesse riconoscere. Pensando ad un’unica funzione le soluzioni prospettate sono state: [--- curator a]edium sa[crar(um) et] / [o]perum [publicorum ---] (Mommsen) oppure [--- curator a]edium sa[crar(um) et] / [o]perum [locorumque publicorum ---] (Alföldy, Kolb). Sticotti, nel commento all’iscrizione nel volume delle Inscriptiones Italiae riporta l’opinione di Degrassi che si potessero riconoscere due personaggi con due cariche distinte55: [--curator a]edium sa[crar(um)] e [curator o]perum [publicorum ---]. L’obiezione a quest’ultima ipotesi è che non sono altrimenti testimoniate edilizie municipali aidate contemporaneamente a due funzionari56. Come abbiamo visto, il problema si pone anche per i curatores theatri di Pola e va riconsiderato e approfondito. La questione che si è posta, partendo esclusivamente dai frammenti editi nel Corpus mommseniano, è se si tratti di un frammento di un cursus senatorio in cui era inserita la carica di curator esercitata a Roma, oppure se ci troviamo di fronte a un curator cittadino al quale era stata aidata la supervisione della realizzazione di un’opera pubblica attuata per iniziativa dell’ordo locale o dell’autorità imperiale57. scrittura: [--- curator] aedium s[acrarum et] / [o]perum [publicorum ---] / [--- fa]cien[dum curavit] / [--- r]esti[tuit ---]. Foto e testo anche nel sito on line del Lapidario Tergestino: http:// www.museostoriaeartetrieste.it/lapidariotergestino/lapidario-tergestino/sala-b/#13. 53 A. Degrassi, Il nuovo fascicolo delle iscrizioni di Tergeste romana, in La Porta Orientale, 21, 1951, p. 269 [= Scritti vari di antichità, II, Roma 1962, p. 949]; B. Forlati Tamaro, La basilica romana di Trieste sul colle di S. Giusto, in RIL, 103, 1969, p. 848; Zaccaria 1988, p. 75; Alföldy 1999, p. 285, nr. 1. Tra gli ediici non identiicabili con certezza in Zaccaria 1990, p. 154, nr. 144. Sulla controversa interpretazione dell’ediicio vd. M. Verzår-Bass, Recenti ricerche sui fori della Regio X con particolare attenzione alla parte orientale, in S. Maggi (ed.), I complessi forensi della Cisalpina romana: nuovi dati. Atti del Convegno di Studi (Pavia 12-13 marzo 2009), Firenze 2011, pp. 192 e 203-205, con la bibliograia precedente. 54 Manca in Bonkoffsky 2001-2002, § 1.2.1 (curatores operum publicorum) e § 1.5.1 (curatores aedium sacrarum). 55 Ritiene improbabile questa ipotesi Kolb 1993, p. 275 e nt. 9. 56 Kolb, p. 275. 57 Kolb 1993, p. 275 lascia aperta la possibilità che si tratti una curatela locale o di una funzione edilizia urbana, che però sembra ritenere meno probabile, anche se nel presentare il testo, peraltro incompleto, propone dubitativamente l’integrazione [curator(i)?], suggerendo che si tratti di una dedica a un personaggio che aveva esercitato curatele urbane, il che è in evidente contraddizione con la clausola inale che presuppone un soggetto al nominativo (come osserva la stessa Kolb a p. 275, nt. 8). Bonkoffski 2001-2002, § 1.2.2 e Jaschke 2006, p. 191, considerano tutti i curatores operum publicorum attestati fuori Roma come funzionari Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 194
Qualche indicazione per orientarsi sulla carica del personaggio sembra potersi ricavare dai frammenti scoperti in seguito e pubblicati da Sticotti nel volume delle Inscriptiones Italiae. Tre di essi non sono signiicativi: il più piccolo, che conserva solo parte di una lettera (a) si attacca all’inizio di quello già noto in precedenza (b); uno restituisce la sequenza DIV (d), nella quale sarebbe suggestivo vedere parte di una titolatura imperiale (a meno che non sia parte del genitivo AEDIVM, il che porterebbe però a supporre che non appartenga allo stesso architrave e che quindi ci si trovi di fronte a due dediche gemelle con la menzione della medesima carica); una lettera T isolata (e). Abbiamo lasciato per ultimo quello da cui forse si può trarre qualche indicazione sulla natura della carica (c). Le lettere conservate su due righe hanno infatti suggerito le seguenti restituzioni, entrambe abbastanza plausibili: [--- fa]cien[dum ---] / [--- r]esti[tuit ---] oppure fa]cien[dum ---] / [--- Terg]esti[n---]. Comunque si voglia integrare, sembra di poter concludere che il personaggio avrebbe curato l’esecuzione e/o il restauro di un ediicio (probabilmente la basilica) o di parti di esso o, se si accoglie la seconda integrazione, che avrebbe fatto costruire un ediicio o una parte di esso a vantaggio della colonia di Tergeste. Se queste fossero le letture più probabili, verrebbe a cadere l’ipotesi di riconoscere nell’anonimo personaggio un curator operum urbano, dato che questi curatores avevano competenza esclusivamente sulle attività edilizia dell’Urbe58. Di conseguenza l’anonimo non andrebbe inserito nei fasti dei curatores urbani di rango senatorio, ma verrebbe ad allungare la lista dei curatores aedium sacrarum e operum publicorum municipali, creati sul modello di Roma59, di cui abbiamo testimonianza in altri centri romani60 e la cui speciica funzione è ricordata nelle fonti giuridiche tra i munera publica61. municipali, anche quando gli ediici sono costruiti o restaurati per iniziativa imperiale e la nomina viene dall’imperatore. 58 Kolb 1993, p. 275. Non è, infatti, considerato in A. Daguet-Gagey, Les opera publica à Rome (180-305 ap. J. Ch.), Paris 1997, spec. pp. 111-112. Sulla diicoltà di distinguere tra curatores urbani e curatores municipali si vedano i casi discussi in Ph. Culham, A municipal, not imperial, curator aedium, in Historia, 34, 1985, pp. 503-505; M.A. Speidel, Scribonius proculus: curator aedium sacrarum et operum publicorum in Rom oder in Luna?, in ZPE, 103, 1994, pp. 209-214; inoltre Jaschke 2006, p. 202. 59 Vd. Kornemann 1901, coll. 1802-1803; De Ruggiero 1910, pp. 1341-1342; Kolb 1993, p. 58. 60 Ad es. ad Ariminum (CIL, XI 417: c. aedium); a Falerii (CIL, XI 3091: c. operum et rei publicae); a Sutrium (CIL, XI 3258: c. pecuniae publicae et operum publicorum); a Praeneste (CIL, XIV 4091,9: c. aedium sacrarum); a Ostia (CIL, XIV 373: c. operum publicorum, quaestor aerarii; CIL, XIV 171: c. operum publicorum et aquarum perpetuo; CIL, XIV 172: c. perpetuum operum publicorum); a Nola (CIL, X 1266: c. oper(orum) publicorum dato a divo Aug. Vespasiano); a Puteoli (CIL, X 1799: c. operum publicorum, curatori [---]); ad Acerrae (CIL, X 3759: c. operum publicorum); a Capua (CIL, X 3910: c. operum publicorum); ad Alba Fucens (CIL, IX 3923: c. operum publicorum); a Venusia (CIL, IX 1160: c. operum publicorum Venusiae dato ab divo Hadriani, c. kalendari Nolanorum dato ab Imperatore Antonino Aug. Pio). Vd. Jacques 1984, pp. 220, 313-314. 61 Dig. 43.6.1.3 (Ulpianus 68, ad ed.): Sed et cura aedium locorumque sacrorum mandata est 195 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
3.3. - Aquileia: curator operum et kalendarii (Fig. 6)
Fig. 6. Aquileia: lastra con menzione di un curator operum et kalendarii (da Inscr. Aquil., nr. 476)
Ad Aquileia sette frammenti contigui di una fronte di sarcofago a cassapanca con tabella rettangolare senza anse sorretta da eroti62 – rinvenuti in diversi momenti e pubblicati solo sommariamente prima di essere editi nel volume delle Inscriptiones Aquileiae di G. Brusin, uscito postumo nel 1991 – restituiscono un’ampia porzione della tabella iscritta, che reca la dedica posta alla moglie insieme con il iglio da parte di un personaggio che risulta aver ricoperto tutti gli honores municipales, essere stato inserito in una delle decurie dei giudici per i processi privati e penali a Roma, essere stato scelto come patrono della colonia di Aquileia, ed essere stato curator operum et kalendarii63. Come ha già avuto modo di osservare Silvio Panciera, che se ne è occupato nel 1987 in un contributo sui patroni di Aquileia64, il documento non sembra essere stato considerato né nei lavori sugli iudices65 né in quelli sulla his, qui aedes sacras curant; Dig. 50.4.4 pr. (Ulpianus 3 opin.): Cura exstruendi vel reiciendi operis in civitate munus publicum est; Dig. 50.4.18.10 (Arcadius l.S. de mun. civil.) Hi quoque, qui custodes aedium vel archeotae vel logographi vel tabularii vel xenoparochi (ut in quibusdam civitatibus) vel limenarchae vel curatores ad extruenda vel reicienda aediicia publica sive palatia sive navalia vel mansiones destinantur, si tamen pecuniam publicam in operis fabricam erogent, et qui faciendis vel reiciendis navibus, ubi usus exigit, praeponuntur, muneribus personalibus adstringuntur. 62 F. Rebecchi, I sarcofagi romani dell’arco adriatico, in Antich.Altodr., 13, 1978, p. 244: tipo III, 1. 63 G. Brusin, Aquileia. – Scoperte occasionali di monumenti per lo più sepolcrali, in NSA, 1930, p. 437, n. 12; Id., Il problema cronologico della colonia militare di Aquileia, in AN, 7-8, 1, 1936-1937, col. 30, ig. 9; G. Brusin, in Inscr. Aquil., I, Udine 1991, nr. 476 (che però pensa al patrono di un collegio); G. Lettich, Itinerari epigraici aquileiesi (Antich.Altoadr., 50), Trieste 2003, p. 196, nr. 251; lupa 140009 con foto; EDR117576: ------ / [---]a[e] Ûeri[---] / [c]oni[u]gi obsequent[issimae] / Ñ(ucius) Ammius Pollio, patron(us) co[lon(iae) Aq(uileiae)] / allectuø [i]n decur(ias) iud(icum) V Ro[mae iudicant(ium)], / honorib(us) municipalib(us) fun[ctus omnibus], / curator operum et kalendari[---], / cum ilio Ñ(ucio) [Am]mio Pollione ë[ecit]. 64 S. Panciera, I patroni di Aquileia fra la città e Roma, in Antich. Altoadr.,30, 1987, pp. 90-91 (rist. in S. Panciera, Epigrai, epigraia, epigraisti. Scritti vari editi e inediti (1956-2005) con note complementari e indici, Roma 2006, pp. 857-858). 65 S. Demougin., Les juges des cinq décuries originaires de l’Italie, in AncSoc, 6, 1975, pp. 143-202. Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 196
cura kalendarii66; non compare nemmeno nella monograia sui curatores municipali in Italia di Valerie Bonkofsky. È utile pertanto presentarlo anche in questa sede, sottolineando che si tratta inora dell’unica attestazione della cura kalendarii nella regio X e che, come si veriica anche altrove, tale incarico è aidato – normalmente per nomina imperiale, come avviene in alcuni casi anche per la cura operum67 – a un notabile municipale di rilievo che tramite l’inserimento nell’albo dei giudici urbani ha avuto rapporti con gli ambienti romani e forse si è afacciato alla carriera equestre68. Va inoltre notato il cumulo di due cure, fatto non nuovo, anche se non molto frequente, nella documentazione a noi pervenuta69: rimane però il dubbio se i due incarichi siano da considerare contemporanei o successivi e non è assolutamente sicuro se siano stati ricoperti ad Aquileia e/o in altre città70. Inoltre, in assenza di un’indicazione esplicita, non è in teoria possibile decidere se il personaggio vada considerato uno dei curatores ab imperatore dati71 (come era la prassi per tutti i curatores kalendarii in Italia, anche se non sempre la nomina imperiale è indicata nelle iscrizioni) o se, piuttosto, considerando anche lo status del personaggio72 e la datazione del sarcofago, che si colloca almeno alla ine del II o più probabilmente già nel III secolo d.C. 73, la tenuta del registro dei crediti e la cura dell’edilizia pubblica della colonia siano da considerare ormai munera personalia assegnati direttamente dall’ordo74. In questo caso non solo la cura operum ma anche la cura kalendarii di Ammius Pollio andrebbe inserita tra le curae municipali75. 66
L’elenco in B. Kübler, Curator kalendarii, in ZSS, 13, 1892, pp. 170-173, già integrato in Eck 1999, p. 229, nt. 150, è ora aggiornato in E. Deniaux - F. Quantin - B. Vrekaj, Un témoignage exceptionnel sur la colonie de Byllis à l’époque impériale, in S. Demougin, M. Navarro Caballero (edd.), Se déplacer dans l’Empire romain. Approches épigraphiques, Bordeaux 2014, pp. 224-229, che al nr. 27 registra anche l’iscrizione aquileiese. Sui curatores kalendarii si vedano in generale L. Japella Contardi, Un esempio di burocrazia municipale: i curatores calendarii, in Epigraphica, 39, 1977, pp. 71-89; G. Mennella, La pecunia Valentini di Pesaro e l’origine dei curatores kalendarii, in Epigraphica, 43, 1981, pp. 237-241; Eck 1999, pp. 229-231. 67 Vd. gli esempi da Nola e Venusia riportati a nt. 60. 68 Sul rapporto tra l’iscrizione nelle liste dei giudici e la nomina a curator vd. Jacques 1984, pp. 142-143. 69 Un elenco con le diverse combinazioni in Bonkoffski 2001-2002, § 4.1.3: un confronto con il caso aquileiese a Sutrium (CIL, XI 3258: c. pecuniae publicae et operum publicorum). Sull’esercizio contemporaneo di più curatele vd. Langhammer 1973, p. 241; Jaschke 2006, p. 197. 70 Vd. l’esempio da Venusia citato a nt. 60. 71 Così, ad es., Bandelli - Chiabà 2008, p. 25, nt. 31, che datano il sarcofago all’età traianea e considerano il personaggio un “contabile di probabile nomina imperiale”. 72 Sui curatores scelti tra i notabili municipali vd. Jacques 1984, pp. 153-154. 73 Sulla probabile evoluzione di questa cura nel III secolo vd. Eck 1999, p. 230. 74 Vedi Dig. 50.4.18.1 (Arcadius, de mun. civil.): Personalia sunt, quae animi provisione et corporalis laboris intentione sine aliquo gerentis detrimento perpetrantur, veluti tutela vel cura, kalendarii quoque curatio; in proposito vd. Grelle 1999, pp. 150-153; M. Felici, Rilessioni sui munera civilia di Arcadio Carisio, in L. Capogrossi Colognesi - E. Gabba (edd.), Gli statuti municipali, Pavia 2006, pp. 157-178. In generale sui munera publica vd. H. Horstkotte, Systematische Aspekte der munera publica in der römischen Kaiserzeit, in ZPE, 111, 1996, pp. 233-255. 75 Sull’evoluzione di queste funzioni vd. Zaccaria 2003, pp. 307-308. 197 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
3.4. - Amministrazione e cura dell’aerarium cittadino Come è stato più volte rilevato, è diicile individuare un sistema coerente per quanto riguarda l’amministrazione dell’aerarium cittadino nelle colonie e nei municipii della regio X76. A quanto è dato di ricavare dalla scarsa documentazione a disposizione, la questura come honos inserito nel cursus dei magistrati cittadini sembra attestata soprattutto nelle colonie originarie, sia in quelle latine (inora nella regio X è documentata esclusivamente ad Aquileia), sia in quelle più tarde di cittadini romani, come Concordia (non è però presente nella documentazione di Pola)77 sia in quelle derivate da precedenti municipi, sia che abbiano adottato la costituzione duovirale, come Ateste, Brixia, Cremona (qui con la denominazione di quaestor pecuniae publicae78), sia che abbiano mantenuto quella quattuorvirale, come Verona79. A proposito di questi casi è opportuno richiamare l’attenzione su due punti problematici. Diversamente da quanto abbiamo ritenuto inora80, a seguito di una revisione della datazione delle iscrizioni relative alla questura sembrerebbe ora di poter afermare che ad Aquileia tutte le attestazioni di questa magistratura nel cursus si possono datare anteriormente al 90 a.C. e quindi sono da riferire esclusivamente al periodo della colonia latina, mentre la questura non risulta più presente già a partire dalla costituzione del municipium civium Romanorum nell’89 a.C. e continua a non essere documentata in età imperiale, senza che peraltro ci siano pervenute inora attestazioni epigraiche relative a chi fosse aidata ad Aquileia la cura dell’aerarium cittadino. Va notato, inoltre, che per Cremona l’unica attestazione dell’amministrazione della cassa cittadina appare in un’epigrafe funeraria rivenuta a Pola (e purtroppo perduta e pertanto diicilmente databile), che restituisce il cursus di un personaggio che dichiara di essere stato decurio Cremonensium e quaestor pecuniae publicae e di avere poi ricoperto nella colonia istriana l’edilità e il duovirato iure dicundo, riassumento la sua carriera nelle due città con l’inusuale espressione oiciis omnibus functus81, che sembrerebbe indicare sinteticamente gli honores ricoperti a Pola e oicia, diversi dagli honores, esercitati a Cremona82. Un possibile indizio - unito
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Vd. Zaccaria 1991, pp. 67-68; Bandelli - Chiabà 2008, pp. 24-25. È presente anche nelle coloniae c. R. della regio XI: Eporedia, Augusta Taurinorum, Augusta Praetoria. 78 La medesima dicitura ricorre anche nella colonia Iulia Emona: CIL, III 10738; vd. M. Šašel Kos, Lapidarij narodnega Muzeja Slovenije / he Roman inscriptions in the National Museum of Slovenia, Ljubljana, 1997, pp. 261-264, nr. 79. 79 Zaccaria 1991, p. 67. 80 Vd. Zaccaria 1991, pp. 67-68; Zaccaria 2003, pp. 302, 304 e 307. 81 CIL, V 53 = Inscr.It., X, 1, 80; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 266-267, nr. 421; solo un cenno in D. Vera, Cremona nell’età imperiale: da Augusto alla tarda antichità, in Storia di Cremona, I. L’età antica, Cremona 2003, pp. 325 e 327. 82 Per tale distinzione vd. ad es. CIL, XIV 352 = ILS 6149 (Ostia): honoribus ac muneribus 77
Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 198
alla titolatura – che la questura a Cremona sia stata esercitata non come honos bensì come munus. In questo caso anche Cremona si aggiungerebbe alle colonie della regio X derivanti da precedenti municipi dove, a partire almeno dal II sec. d.C., anche in molti di quelli in cui per il periodo precedente vi è l’attestazione di quaestores nel cursus magistratuale, la gestione della cassa pubblica non risulta più inserita come magistratura nel cursus honorum, bensì viene aidata come cura o come munus, come si può inferire dalle denominazioni adottate per questa funzione nei differenti centri: quaestor aerarii ad Ateste, Verona, e in due casi a Brixia83, curator aerarii a Patavium. Un’eccezione sembra rappresentata dalla presenza della questura in un municipium retto da duoviri (Bellunum)84. Riesaminiamo nel dettaglio alcuni casi. Ad Ateste troviamo un quaestor aerarii bis inserito nella sequenza delle cariche cittadine dopo l’edilità e il duovirato e un quaestor II che segue la formula decurio adlectus85. A Verona ricorre normalmente la formula quaestor aerarii86: in un caso la funzione risulta iterata (quaestor aerarii iterum)87 e in un caso, su cui va richiamata particolare attenzione, troviamo l’espressione IIIIvir i. d. Veronae et quaestor aerarii88, da cui è possibile sia inferire che siano elencati un honos e un munus esercitati in due momenti diferenti sia (come sembra suggerito dall’uso intenzionale della congiunzione al posto dell’usuale sequenza delle cariche per asindeto) che la cura della cassa cittadina era attribuzione aggiuntiva alle funzioni del magistrato giurisdicente in carica89. A quest’ultima conclusione era già pervenuto Mommsen90 a proposito delle titolature IIII vir i.d. adlectus aerario e praefectus i.d. adlectus aerario che ricorrono in iscrizioni di Opitergium, Feltria, e Vicetia91, dove non sono normalmente attestati i quaestores. Lo studioso ritenne, infatti,
omnibus functus; CIL, XIII 5353 (Germania superior): oiciis et honoribus omnibus domesticis functo. Per la distinzione tra honos, munus e oicium vd. Langhammer 1973, pp. 240-242; Neesen 1981; Grelle 1999, pp. 138-147; Jascke 2006, pp. 184-186. Vd. in generale Jacques 1984, pp. 501-503. 83 Così anche nella regio XI a Mediolanium, Bergomum, Novaria e forse Ticinum. 84 CIL, V 2047; Petraccia Lucernoni 1988, p. 258, nr. 403. Nella regio XI si segnala la presenza eccezionale della questura come honos nel municipium di Bergomum: vedi già Zaccaria 1991, p. 67. 85 CIL, V 2785, 2524; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 260-261, nrr. 407-408. 86 CIL, V 3938; SI, nr. 624; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 264-266, nrr. 416 e 420. 87 G. Fogolari, Verona. Ritrovamenti archeologici nell’ultimo decennio, in NSA, 1965, Suppl., p. 45; vd. Petraccia Lucernoni 1988, p. 265, nr. 417. 88 CIL, V 3413; Petraccia Lucernoni 1988, p. 265, nr. 418. 89 Discussione in L. Cracco Ruggini, Storia totale di una piccola città: Vicenza romana, in Storia di Vicenza, I, Il territorio. La preistoria. L’età romana, Vicenza 1987, pp. 225-226. 90 Vd. W. Kubitschek, in RE I,1 (1893), col. 371, s.v. adlectus aerario. 91 CIL, V 2069, 2070, 1978, 3137: Petraccia Lucernoni 1988, p. 257, nr. 402; p. 259, nrr. 404405; p. 263-264, nr. 414; Boscolo - Bassignano 2007, p. 390 e ntt. 42-44; G. Bandelli - M. Chiabà, Le amministrazioni locali nella Transpadana orientale dalla provincia repubblicana della Gallia Cisalpina alla provincia tardoantica della Venetia et Histria, in MEFRA, 117, 2005, p. 453, nt. 57; Bandelli - Chiabà 2008, p. 25, nt. 33. 199 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
che adlectus aerario avrebbe avuto valore attributivo e non indicherebbe una magistratura o un incarico a sè stante, come comunemente si ritiene, seguendo acriticamente l’opinione di De Ruggiero92. L’ipotesi che la cura dell’aerarium municipale fosse aidata talvolta ai magistrati municipali, in alcuni casi esplicitamente a quelli iure dicundo e in altri forse anche a quelli aedilicia potestate trova ulteriori conferme in un programma elettorale di Pompei (IIvir(um) / hic aerarium conservabit)93 e nelle titolature di magistrati municipali di Nemausus e di Lugudunum, dove ricorrono rispettivamente le formule quattuorvir ab aerario e IIviro ab aerario item IIviro a iure dicundo94. Particolare anche la situazione di Brixia, dove è normalmente attestata la questura come magistratura inserita nel cursus municipale, ma in due casi appare anche la dicitura quaestor aerarii95, forse per distinguerlo dal quaestor alimentorum. Ben nota e ripetutamente studiata è la particolare situazione di Patavium, dove, in assenza di quaestores, ricorre la titolatura di curator aerarii in documenti che si datano a partire dall’età augustea e non sembrano andare oltre l’età traianea96. Tra questi vi è l’unico curator aerarii di rango senatorio, T. Mustius Hostilius Fabricius Medulla Augurinus, un personaggio ben radicato nel territorio patavino, che probabilmente si assunse volontariamente il munus per rendere un servizio al municipium97, mentre i rimanenti curatores aerarii appartengono tutti all’aristocrazia municipale di Patavium, dove hanno ricoperto magistrature cittadine ordinarie o straordinarie (quattuorvirato e prefettura iure dicundo), e si sono afacciati alla carriera equestre, passando in alcuni casi attraverso l’esercizio preliminare della praefectura fabrum municipale, per poi arrivare talora al tribunato militare, ottenuto in un caso per sufragio popolare98. Va notato, inoltre,
92
E. De Ruggiero, in Diz. epigr. I, 1895, pp. 310-311, s.v. adlectus aerario. CIL, IV 3702 = ILS 6405. 94 CIL, XII 3212 e 3213; CIL, XIII 1684 95 CIL, V 4444, 4459 = Inscr.It., X, 5, 968, 996; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 271-272, nrr. 435 e 430; Gregori 1990, p. 151, A, 226, 006, Publicii; p. 123, A, 176, 009, Minicii; Bandelli Chiabà 2008, p. 25, nt. 32. 96 CIL, V 2504 (vd. M. S. Bassignano, Suppl. It., n.s. 28, Roma 2016, ad nr.; erroneamente attribuita ad Ateste in Bonkoffsky 2001-2002, App. I.138), 2822 (vd. Suppl. It., 28, cit., ad nr.), 2861-2862 (vd. Alföldy 1984, pp. 121-122, nr. 169-170; Suppl. It., 28, cit., ad nrr.); AE 1953, 33 (vd. C. Campedelli, L’amministrazione municipale delle strade romane in Italia, Bonn 2014, nr. 161; Suppl. It., 28, cit., nr. 31); AE 1997, 718 (Suppl. It., 28, cit., nr. 33). Vd. anche M.S. Bassignano, Il municipio patavino, in Padova antica. Da comunità paleoveneta a città romano-cristiana, Trieste 1981, pp. 199-200; Petraccia Lucernoni 1988, pp. 261-263, nrr. 409-413; Bonkoffsky 2001-2002, App. I.139-142; Boscolo - Bassignano 2007, p. 390 e nt. 41; Bandelli - Chiabà 2008, p. 25, nt. 34. Tale formulazione ricorre anche nella regio XI a Mediolanium. 97 PIR2 M 556. Vd. Jaschke 2006, p. 200, nt. 94. 98 Non sembra che si possa trattare di commissari straordinari di nomina imperiale come sostenuto da L. Braccesi, L’antichità, in G. Gullini (ed.), Storia di Padova dall’antichità all’età contemporanea, Sommacampagna (VR) 2009, p. 61. 93
Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 200
che nessuna delle iscrizioni si connette all’attività istituzionale dei curatores: si tratta infatti per il senatore di una dedica onoraria deliberata dai decurioni e per gli altri personaggi di oferte evergetiche o di monumenti funerari. Va, inoltre, anche osservato che il titolo di curator aerarii non risulta in nessun caso inserito nella sequenza delle cariche municipali e che nessuno dei titolari risulta aver ricoperto una magistratura inferiore al quattuorvirato iure dicundo99. In deinitiva riguardo all’attribuzione della responsabilità sulla cassa municipale le scarse testimonianze della regio X sembrano confermare quanto si ricava dalle fonti giuridiche, e cioè che la gestione dell’aerarium cittadino è considerato solo raramente un honos e viene per lo più esercitata come munus personale100. Vi erano sottoposti facoltosi cittadini che si sobbarcavano il peso della gestione sia indipendentemente dall’esercizio di una magistratura, sia, in alcuni casi che si è cercato di evidenziare, come carico aggiuntivo ai munera connessi con la magistratura stessa101. La mancanza di leggi municipali di colonie e municipi dell’Italia romana non consente di veriicare queste ipotesi. Si può comunque richiamare la testimonianza signiicativa oferta dalla lex Irnitana, da cui si evince che nel municipium della Betica la presenza di quaestores era solo eventuale e dipendeva da particolari circostanze o dalle disposizioni del potere centrale, mentre la responsabilità dell’amministrazione inanziaria, anche quando vi fossero in funzione quaestores, ricadeva sempre sui magistrati giurisdicenti102. 3.5. - Ateste: curator aquarum Un curator aquarum è attestato in una dedica onoraria atestina di cui rimangono solo alcuni frammenti103, riferita a un personaggio che doveva essere stato legatus Caesaris, probabilmente di Claudio, e che, in base a quanto rimane del gentilizio, viene comunemente identiicato con A. Didius Gallus, console del 39 d.C., o comunque con un suo pa99
A Padova del resto è attestato un unico IIIIvir aed. pot. e lege Iulia municipali (CIL, V 2864; vd. Suppl. It., 28, cit., ad nr.). 100 Dig. 50.4.18.2 (Arcadius l. S. de mun. civil.): Et quaestura in aliqua civitate inter honores non habetur, sed personale munus est; Dig. 50.4.18.9 (Arcadius l.S. de mun. civil.): Sed et curatores, qui ad colligendos civitatium publicos reditus eligi solent, personali munere subiugantur. Vd. Jacques 1984, p. 131; Bandelli - Chiabà 2008, p. 25, nt. 31. 101 Dig. 50.4.14pr. (Callistratus 1 de cogn.): Honor municipalis est administratio rei publicae cum dignitatis gradu, sive cum sumptu sive sine erogatione contingens; Dig. 50.4.14.1 (Callistratus 1 de cogn.): Munus aut publicum aut privatum est. publicum munus dicitur, quod in administranda re publica cum sumptu sine titulo dignitatis subimus. 102 Lex Irn., 20: Eisque pecuniam communem municipum eius municipii exigendi erogandi custodiendi administrandi dispensandi arbitratu IIvirorum ius potestasque esto; vd. F. Lamberti, «Tabulae Irnitanae». Municipalità e «ius Romanorum», Napoli 1993, pp. 67-68. 103 M.S. Bassignano, Un curator aquarum in un’epigrafe atestina, in AAPat, 94, 1981-82, pp. 267-276; Ead., in Suppl.It., n.s. 15, Roma 1997, nr. 15 (AE 1997, 592): A(ulo) D]idio [Gallo] / [---] / [legato Ti(beri)] [Claudi] Caesaris / [Aug(usti) Germanici] cur(atori) aquar(um). Non è considerata in Bonkoffsky 2001-2002, § 1.3.1 (curator aquarum). 201 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
rente104. Considerato dapprima un magistrato locale105, più di recente è prevalsa l’opinione che egli sia efettivamente identico al console del 39 e che nella dedica onoraria sia da riconoscere parte del suo cursus tra cui igurava la carica di curator aquarum urbano106. Anche accettando la più che probabile identiicazione con il senatore, non è però da escludere che nella dedica sia menzionata una cura aquarum esercitata ad Ateste107: come si è visto nel caso del senatore T. Mustius Hostilius Fabricius Medulla Augurinus, che fu curator aerarii a Patavium, non è infrequente il caso di membri dell’ordine senatorio che si assunsero volontariamente munera municipali a vantaggio delle comunità cittadine di cui erano originari o patroni o con le quali erano collegati da legami di parentela108. Sostanzialmente potrebbe trattarsi di un intervento di tipo evergetico compiuto indirettamente ricoprendo formalmente e volontariamente un incarico municipale109. 3.6. - Pagus Arusnatium. Curatores fanorum (Fig. 7). Negli anni Trenta dell’Ottocento Giovan Battista Orti Manara individuò sul Monte Castelon, presso Marano di Valpolicella (Verona), un tempio dedicato a Minerva110. Fra le numerose iscrizioni rinvenute in quell’occa104 Per il consolato cfr. TPSulp. 68 (EDR075458); fu curator aquarum a Roma dal 38 al 49 d.C. (Chr. Bruun, he Water Supply of ancient Rome, Helsinki 1991, pp. 158-160), legatus di Claudio in Britannia nel 43 d.C. (A. Birley, he Fasti of Roman Britain, Oxford 1981, pp. 44-49); per la carriera CIL, III 7247 = 12278; ILS 970; M. Šašel Kos, Inscriptiones Latinae in Graecia repertae. Additamenta ad CIL III, Faenza 1979, p. 31, nr. 42; EDH-HD011889 (Cowey): A(ulus) Didius G[allus, leg]atus [Tib(eri)] / Claudi Caes[aris] Aug(usti) Ger[mani]/ci, tr[i]umphal[ibus o]rname[ntis], / [XVvir] s(acris) f(aciundis), proco(n)[s(ul) Asia]e et Sicilia[e], / [leg(atus) A]siae, pr[aefectu]s equitat(us), / [--- quaestor Impe]ratoris. Cfr. PIR2 D 70: vd. anche C. Ricci, Gladiatori e attori nella Roma giulio-claudia: studi sul senatoconsulto di Larino, Led on line 2006, p. 39. 105 E. Buchi, Assetto agrario, risorse e attività economiche, in Il Veneto nell’età romana I vol., Verona 1987, p. 125; E. Baggio Bernardoni, Este, ibid. II vol., p. 229. 106 Un cenno in Zaccaria 1991, p. 69; vd. E. Baggio Bernardoni, Este romana. Impianto urbano, santuari, necropoli, in Este antica: dalla preistoria all’età romana, Este 1992, p. 316; E. Buchi, Venetorum angulus. Este da comunità paleoveneta a colonia romana, Verona 1993, p. 90, nt. 326; P. Zanovello, Le fonti epigraiche, in G. Bodon - I. Riera - P. Zanovello (edd.), Utilitas necessaria. Sistemi idraulici nell’Italia romana, Milano 1994, p. 127. 107 Un signiicativo parallelo è oferto dal senatore di Aeclanum L. Eggius Marullus, il console del 111 d.C. o suo iglio, che fu curator aquarum a Canusium (CIL, IX 343; V. Morizio, Instrumentum, in Le epigrai romane di Canosa, II, Bari 1990, pp. 124-127, nr. 161a): vd. G. Camodeca, Ascesa al senato e rapporti con i territori d’origine: Italia. Regio I (Campania, esclusa la zona di Capua e Cales), II (Apulia et Calabria), III (Lucania et Bruttii), in Epigraia e ordine senatorio, II, Roma 1982, p. 132-134. 108 Sulla presenza di senatori tra i curatores municipali vd. Bonkoffsky 2001-2002, § 3.1.1. 109 Per casi simili vd. M. Corbier, De Volsinii à Sestinum: cura aquae et évergétisme municipal de l’eau en Italie, in REL, 12, 1984, pp. 236-274. 110 G.B. Orti Manara, Reliquie di un antico tempio romano dedicato a Minerva e più monumenti scoperti nell’Agro veronese (Valpolicella) dal cav. Gio. Orti conte di Manara, in Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica, 1836, pp. 138-144; il santuario è stato poi “riscoperto” nel primo decennio di questo secolo: E. Murgia, Culti e romanizzazione. resistenze, continuità, trasformazioni, Trieste 2013, pp. 155-165 e Archeologia 2015.
Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 202
Fig. 7. La lastra da Marano di Valpolicella (Verona) con la menzione di quattro curatores fanorum nel disegno di Giuseppe Razzetti (Verona, Biblioteca Civica, ms. 868, c. 10r).
sione111, su una lastra112, vista da Mommsen, ma oggi irreperibile113 e fortunatamente conservataci da un accurato disegno di Giuseppe Razzetti114, compariva la seguente iscrizione: P. Fannius M. f., C. Masurius C. f. Sabinus, P. Cutius P. f. Bibulus, L. Aemilius C. f. Malo, fanorum curatores, ex pecunia fanatica faciundum curarunt idemque probarunt. Nel testo, dunque, si menzionano i lavori di costruzione, o più probabilmente, di ampliamento o di restauro dell’ediicio sacro, realizzati con fondi prelevati dalla pecunia fanatica, il denaro della cassa del tempio115, ove conluivano i proventi ricavati dalla vendita o dall’aitto dei beni del tempio, le oferte votive e le somme versate a vario titolo dai fedeli, 111
Buonopane 2003, pp. 81-102; Id., Suppl.It., 26, Arusnatium pagus, pp. 219-229, ad nnrr. 3906-3924. 112 CIL, V 3924 = Breuer 1996, pp. 109, 281-282, nr. V.71, 313, nnrr. V.174-176 = Buonopane 2003, pp. 96-97 = AE 2004, 613 = Suppl.It, 26, Arusnatium pagus, pp. 228-229, ad nr. 3924 (ivi ampia bibliograia precedente). 113 Buonopane 2003, pp. 81, 96. 114 G. Razzetti, Monumenti e iscrizioni esistenti in Verona e nella sua provincia disegnati a matita da Giuseppe Razzetti per cura di Gio. Gir. Orti Manara, Biblioteca Civica di Verona, ms. 868, c. 10r. 115 Che quindi già doveva esistere, fatto questo, a mio parere, che suggerirebbe l’ipotesi di un ampliamento o di un restauro di un ediicio sacro preesistente, che gli scavi più recenti hanno individuato (B. Bruno, Il tempio di età tardo-repubblicana. I dati dello scavo, in Archeologia 2015, pp. 125-140., pp. 125-140), piuttosto che quella di una costruzione ex novo. 203 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
nonché le quote depositate dai sacerdoti quando assumevano la carica116. I lavori furono curati e collaudati da quattro fanorum curatores, ovvero sovrintendenti degli ediici sacri, con funzioni anche amministrative117. E, a mio parere, questi curatores, proprio per l’uso del plurale fanorum, invece delle formule più usuali, come curator fani, curator templi118, erano probabilmente investiti di una curatela municipale, con la responsabilità di presiedere alla cura di tutti gli ediici sacri di Verona e del suo territorio119 e non limitata solamente al pagus120. Questa ipotesi potrebbe essere raforzata da due considerazioni. La prima si basa sul fatto che l’iscrizione incisa sulla grande base di una statua di Minerva Augusta, eretta come ex voto da un Papirius hreptus e da una Papiria Prepusa121, si chiude con la formula l(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum), che, come hanno dimostrato Maria Grazia Granino Cecere e Giovanni Mennella, rappresenta “un marcatore attendibile per identiicare o almeno per indiziarvi un complesso santuariale soggetto all’amministrazione civica”122. Di conseguenza i curatores incaricati della tutela e dell’amministrazione di questo santuario erano nominati dalla città e non dal pagus, e la loro, dunque, doveva essere una curatela municipale123. La seconda considerazione, meno cogente, ma indicativa anch’essa, è che uno dei quattro curatores, P. Fannius M. f., aveva già maturato una signiicativa esperienza nell’amministrazione pubblica municipale, dato che con molta probabilità si tratta del medesimo individuo ricordato in un’iscrizione funeraria rinvenuta nel Veronese124, che, grazie alla carriera militare, era entrato nell’ordine equestre ed era stato in seguito IIIIvir i(ure) d(icundo) di Verona125. 116
E. De Ruggiero, Fanatica (pecunia), in DE, III, 1922, p. 33; Bodei Giglioni 1977, pp. 7475 (= rist. 1978, pp. 44-45); Bassignano 2001, p. 338. La pecunia fanatica è ricordata anche in un’altra iscrizione del pagus Arusnatium: CIL, V 3925 = Suppl.It., 26, Arusnatium pagus, p. 229, ad nr. 3925. 117 De Ruggiero 1910, pp. 1340-1341; Sartori 1960, pp. 242-243; Bodei Giglioni 1977, pp. 45-46, 74 (= rist. 1978, pp. 15-16, 44); Bassignano 2001, p. 338; Bonkoffsky 2001-2002, pp. 88-91; Jaschke 2006, pp. 199, 200. Ancora valide sono le osservazioni di B. Borghesi, Al dottore Emilio Braun, in B. Borghesi, Ouvres, VII, 2, Lettres, Paris 1872, pp. 170-171. 118 CIL, IX 3523; XIV 3544, 3599-3601, 3609, 3611, 3650, 3673, 3674, 3689, 4242, 4244, 4258; AE 1904, 38; cfr. De Ruggiero 1910, p. 1341. 119 Buonopane 2003, p. 97. 120 Come suppone erroneamente Breuer 1996, pp. 281-282, 313, che li ritiene, piuttosto, magistrati del pagus e che vede in questa iscrizione un ulteriore documento dell’autonomia di cui esso godeva rispetto al centro urbano. 121 CIL, V 3906 = Alföldy 1984, pp. 140-141, nr. 251 = Buonopane 2003, pp. 81-84 = AE 2004, 613 = Granino Cecere - Mennella 2008, pp. 293, 295, 300 = Suppl.It., 26, Arusnatium pagus, pp. 219-220, ad nr. 3906: Minervae Aug(ustae) / Papiri / hreptus et Prepusa / v(otum) s(olverunt). L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). 122 Granino Cecere -Mennella 2008, p. 300. 123 Si veda, con cautela, quanto scrive Bonkoffsky 2001-2002, pp. 88-91. 124 CIL, V 3366. 125 H. Devijver, Prosopographia militiarum equestrium quae fuerunt ab Augusto ad Gallienum, I, Louvain 1976, pp. 357-358, nr. 24; B. Dobson, Die Primipilares. Entwicklung und Bedeutung, Laufbahnen und Persönlichkeiten eines römischen Oiziersranges, Bonn 1978, Curae municipali nella regio X. Presenze e assenze 204
4. Come si vede abbiamo poche certezze. Questo convegno ha oferto comunque l’occasione di richiamare l’attenzione sulla complessa e variegata realtà dell’organizzazione delle curae pubbliche nella regio X, che sembra peraltro trovare riscontro nella giurisprudenza romana. Ne è testimonianza un passo di Hermogenianus ripreso nel Corpus Iuris giustinianeo da cui si evince che le soluzioni escogitate sono diverse nelle singole città e dipendono caso per caso sostanzialmente dalle tradizioni locali che hanno portato alla redazione degli statuti cittadini e alla deinizione degli assetti magistratuali126. Si tratta dunque di realtà mutevoli nei diversi centri amministrativi e nei diversi periodi, che sfuggono ad ogni tentativo di sistemizzazione generale e richiedono approfondimenti a carattere regionale e locale127.
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pp. 10, 122, 179, nr. 29; H. Devijver, Prosopographia militiarum equestrium quae fuerunt ab Augusto ad Gallienum, IV, Supplementum I, Louvain 1987, p. 1555, nr. 24; Demougin 1992, pp. 304-305, nr. 362; H. Devijver, Prosopographia militiarum equestrium quae fuerunt ab Augusto ad Gallienum, V, Supplementum II, Louvain 1993, p. 2100, nr. 24; Breuer 1996, pp. 281-282, nr. V71. Ségolène Demougin, invece, sia pure con un margine di dubbio, lo ritiene piuttosto un parente del fanorum curator: S. Demougin, L’ordre équestre sous les JulioClaudienns, Rome 1988, pp. 642, 832; Demougin 1992, pp. 304-305, nr. 362. 126 Dig. 50.4.1.2 (Hermogenianus 1 epit.): Personalia civilia sunt munera defensio civitatis, id est ut syndicus iat: legatio ad census accipiendum vel patrimonium: scribatus: kamylasia: annonae ac similium cura: praediorumque publicorum: frumenti comparandi: aquae ductus: equorum circensium spectacula: publicae viae munitiones: arcae frumentariae: calefactiones thermarum: annonae divisio et quaecumque aliae curae istis sunt similes. ex his enim, quae rettulimus, cetera etiam per leges cuiusque civitatis ex consuetudine longa intellegi potuerunt. 127 Vd. Langhammer 1973, p, 239 e 243; Grelle 1999, p. 146; Jaschke 2006, p. 183 e 187. 205 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
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207 Alfredo Buonopane - Claudio Zaccaria
Denominazione della cura
curator operum et kalendari
fanorum curatores
curator aquarum
curator aerarii
curator aerarii
curator aerarii
curator aerarii
curator aerarii
Centro antico
Aquileia
Arusnatium pagus
Ateste
Patavium
Patavium
Patavium
Patavium
Patavium
Tipologia dell’iscrizione
funeraria
di opera pubblica
onoraria
di opera pubblica
onoraria?
funeraria
funeraria
onoraria
Nome e cursus del curator L. Ammius Pollio patronus coloniae Aquileiae, allectuø in decurias iudicum V Romae iudicantium, honoribus municipalibus functus omnibus
P. Fannius M. f. C. Masurius C. f. Sabinus P. Cutius P. f. Bibulus L. Aemilius C. f. Malo
A. Didius Gallus legatus Ti. Claudi Caesaris Aug. consul 39 d.C. [-] Allenius C. f. Strabo praefectus iure dicundo tribunus militum populi sufragio
Q. Gellius praefectus fabrum statuas t[res? ---] et in tuitionem
T. Ennius P. f. Fab. Secundus trib(unus) milit(um) praef(ectus) i(ure) d(icundo) T. Iestinius T. f. Augurinus IIII vir iure dicundo praefectus fæbrum T. Mustius C. f. Fab. Hostilius Fabricius Medulla Augurinus allectus inter tribunicios ab Imp. Nerva Caesare Augusto, praetor, pontifex
TABELLA – Curae e curatores municipali della regio X
età traianea
I sec., prima metà
I sec., prima metà
I sec., prima metà
AE 1953, 33 Suppl. It. 28, nr. 31 EDR073904 (lupa 14651, foto) I a.C., ultimo quarto - I d.C., primo quarto
CIL, V 2822 Suppl. It. 28, ad nr. 2822 (lupa 14645, foto)
AE 1997, 718 Suppl. It. 28, nr. 33 (lupa 14639, foto)
CIL, V 2504 Suppl. It. 28, ad nr. 2504
CIL, V 2861-2862 Alföldy 1984, nrr. 169 e 170 Suppl. It. 28, ad nrr. 2861-2862 EDR093778 (lupa 14641, foto)
Suppl. It. 15, nr. 15 AE 1997, 592
CIL, V 3924 Breuer 1996, nr. V.71, 313, nnrr. V.174-176; AE 2004, 613; Suppl. It., 26, Arusnatium pagus, ad nr. 3924 EDR112961
Inscr. Aquil. 476 EDR117576 (lupa 14009, foto)
Bibliograia essenziale
aa. 30-40 d.C.
aa. 20-30 d.C.
II sec., ultimo quarto
Datazione
??
?
curator theatri (2)
curator aedium sacrarum et operum publicorum
Pola
Tergeste
?
curator theatri
Pola
di opera pubblica
di opera pubblica
? Inscr. It., X, 1, 101 EDR135497, foto CIL, V 537 Inscr. It., X, 4, 43 EDR007019, foto
I sec., ultimo quarto - II sec., primo quarto
Inscr. It., X, 1, 102 EDR135501, foto
I sec., seconda metà
20 a.C. -14 d.C.
Conclusioni Gianfranco Paci (Università degli Studi di Macerata)
La bibliograia di riferimento sulle curae municipali sottolinea insistentemente i problemi di interpretazione e più in generale di inquadramento delle stesse, che lo studioso moderno si trova ad afrontare (Bonkoffski 2002; Jaschke 2006; Grelle1, con bibl. prec.). Sono le questioni che Giuseppe Camodeca ha ripreso e sottoposto alla nostra attenzione, anche con un occhio critico ai lavori più recenti, nella lucida e puntuale introduzione di apertura ai lavori di questo convegno, in cui ripercorrendo le questioni di fondo su questa materia non ha mancato, tra l’altro, di richiamare vari passi della letteratura giuridica contenenti importanti informazioni al riguardo. E proprio il rafronto tra fonti giuridiche e fonti epigraiche ci pone davanti ad un fatto abbastanza inatteso, almeno nella sua entità, quanto di non facile spiegazione: cioè che le prime forniscono un numero di curae (o munera) assai più vasto ed articolato (elenco in Langhammer2 e Neesen3) rispetto a quelle in cui ci imbattiamo nelle iscrizioni municipali dell’Italia antica, le quali sono per l’appunto poche e sempre le stesse, anche se talvolta indicate con diferente titolatura. Ragioni e criteri che stanno a monte dei diversi comportamenti delle due fonti non sono chiari, né facilmente discernibili: ma è evidente che si tratta di una questione che investe frontalmente tanto lo storico, quanto, nello speciico, lo studioso dei testi epigraici. Si comprendono invece meglio le ragioni che stanno a monte delle diverse titolature con cui alcune curae vengono menzionate nei testi epigraici: esse vanno ricondotte all’autonomia delle città antiche, ai tempi diversi della loro attivazione da un municipio all’altro, nonché all’assenza di una normativa di riferimento, quale avrebbe dovuto trovarsi negli statuti municipali. Circa quest’ultimo aspetto, è stato adeguatamente sottolineato come negli statuti municipali d’età repubblicana, che pure sono così meticolosi nell’afrontare i vari risvolti della prassi amministrativa, manchi una trattazione sull’argomento, mentre il generico accenno ai munera publica contenuto nella lex Coloniae Genetivae Iuliae, il cui testo base dovrebbe rimontare all’età di Cesare, si rivela alquanto ambiguo cir1 F. Grelle, I munera civilia e le inanze cittadine, in Il capitolo delle entrate nelle inanze municipali in Occidente ed in Oriente. Actes de la Xe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Rome, 27-29 mai 1996), Rome 1999, pp. 137-153. 2
W. Langhammer, Die rechtliche und soziale Stellung der Magistratus Municipales und der Decuriones in der Übergangsphase der Städte von sich selbstverwaltenden Gemeinden zu Vollzugsorganen des spätantiken Zwangsstaates (2.–4. Jahrhundert der römischen Kaiserzeit), Wiesbaden 1973, pp. 246-250. 3 L. Neesen, Die Entwicklung der Leistungen und Ämter (munera et honores) im römischen Kaiserreich des zweiten bis vierten Jahrhunderts, in Historia, 30, 1981, pp. 211-216. 211 Gianfranco Paci
ca il suo preciso signiicato. D’altra parte gli statuti di età lavia, come la lex Irnitana, i quali riguardano però, ormai, la municipalizzazione provinciale, conoscono e regolano soltanto il munus legationis (che per la verità è già presente anche nella lex col. Gen. Iul., cap. XCII, dove potrebbe però trattarsi d’un inserimento seriore) e la munitio. Ciò naturalmente non signiica l’inesistenza dei munera civilia all’interno delle comunità cittadine almeno a partire dalla tarda età repubblicana, di cui peraltro troviamo una preziosa notizia, seppur generica, già in Cicerone (de re publ., 2,57); ma che essi non hanno evidentemente fatto in tempo - forse perché si trattava di materia ancora molto luida - a trovar posto nella regolamentazione relativa ai municipi e colonie di quel tempo. L’apparizione dei munera in testi epigraici sembra avvenire sostanzialmente a partire dall’età imperiale, quando troviamo ben documentate la cura viarum e la cura aquarum, le quali rientrando in quella che vien detta l’utilitas necessaria: conoscono un’apparizione assai precoce rispetto alle altre (in Campania già dall’età neroniana: EDR078903, da Puteoli), lasciando facilmente intravedere come la loro stessa denominazione ricalchi - nell’uso del termine curator - le grandi curatele urbane d’appannaggio senatorio. Esse crescono poi progressivamente di numero nel tempo. Si tratta di un incremento che viene rapportato in primo luogo a un’organizzazione della amministrazione della città che si fa col tempo più complessa: si tratterebbe, quindi, sia di un miglioramento dei servizi, sia anche dell’esigenza di un maggior controllo dei meccanismi di funzionamento della stessa civitas. Ma, anche se non sempre le curae sono spia di crisi, come ha sottolineato giustamente Gregori, a me sembra che si debbano nondimeno mettere debitamente in conto anche i fenomeni di crisi, economica in primo luogo, che - seppure in modo ed entità diversa da una parte all’altra della Penisola - cominciano a manifestarsi già dalla prima età imperiale per farsi via via più consistenti, ino a provocare i noti ed importanti provvedimenti assunti da Traiano agli inizi del suo regno, senza con ciò risolvere i problemi, come mostra il decorso della situazione nel corso dello stesso secolo. Tuttavia l’incremento dei munera, stando alla documentazione epigraica, non segue immediatamente, nel tempo, ai due più precoci già menzionati, dal momento che non se ne trova attestazione che sul inire del I sec. d.C. e poi, sempre in crescita, in quello successivo. Ad avviso di F. Grelle, anche se il fatto non è sufragato dalla documentazione, si deve tuttavia supporre l’esistenza di un ventaglio di munera già in essere nella vita municipale delle città italiche a partire dall’età lavia: con diversità di situazione, beninteso, da area ad area. D’altra parte non ci si nasconde, a guardare la situazione di alcune citta dell’Italia centro-meridionale, caratterizzate da una documentazione epigraica ricca e non discontinua, l’esistenza di una qualche correlazione tra il venir meno dell’evergetismo - che si può ritenere concluso in tanta parte di essa già intorno alla metà del I sec. d.C. - e la comparsa dei munera. Ma se un tale rapporto c’è, come in qualche modo si deve ritenere, Conclusioni 212
l’introduzione delle curae municipali di cui abbiamo riscontro attraverso i testi epigraici richiede qualche precisazione: nel senso che, da una parte, quelle relative alla manutenzione delle strade e all’approvvigionamento idrico cittadino, che sono - come s’è visto - le più precoci, potrebbero e parrebbero conigurarsi come interventi assai simili e quasi sullo stesso piano, rispetto a quelli ilantropici dei notabili locali che si collocano nella medesima temperie; mentre, d’altra parte, gli altri munera, da intendere ormai come forme di prestazione obbligatoria di beni e servizi, presentano tuttavia, stando almeno alla loro attestazione nei documenti, tempi di comparsa sfalsati all’incirca di mezzo secolo, e quindi assai in ritardo, rispetto a quelli di cessazione dell’evergetismo. Le annotazioni appena esposte aiutano a comprendere meglio l’importanza del convegno organizzato presso l’Università di Siena proprio sul tema delle curae municipali dell’Italia antica, per iniziativa - davvero lodevole e meritoria - della Prof.ssa Maria Grazia Granino. Questo incontro di studio presenta due aspetti degni d’interesse, in ordine all’argomento trattato, che mi piace qui sottolineare. Il primo è il fatto di coinvolgere studiosi specialisti della ricerca in campo epigraico, i quali sono stati ‘reclutati’ in modo da coprire pressoché per intero il territorio dell’Italia antica. L’altro aspetto è dato dal fatto che l’iniziativa di questo convegno si inserisce e fa capo ad un progetto di ricerca PRIN 2010-2011, a cui la stessa Università di Siena ha partecipato con una propria Unità di ricerca, inalizzato alla informatizzazione della documentazione epigraica dell’Italia romana: un’operazione complessa, questa, attuata anche mediante un ricontrollo autoptico del materiale documentario. Questo signiica che la tematica delle curae municipali note per via epigraica ha potuto così essere ripresa in esame ex novo partendo dai documenti stessi, che sono stati rivisti negli originali quando possibile e che comunque sono stati ripresi sistematicamente in esame da studiosi specialisti, anche in ordine all’argomento in questione. I due giorni dei lavori hanno dunque consentito di passare in rassegna l’intera documentazione in qui nota sulle curae municipali dell’Italia antica, intendendo con esse quei munera aventi come ambito d’azione o di ricaduta le comunità cittadine antiche e di cui a farsi carico furono gli esponenti della nobilitas municipale: escludendo quindi altri tipi d’incombenze - come le curae rei publicae - aidate a personaggi di rango senatorio o equestre. Per quanto riguarda invece i curatores kalendari, che secondo autorevoli studiosi sarebbero da escludere dai curatores municipali veri e propri, v’è stata da parte dei relatori una certa libertà di azione, con una prevalente tendenza - mi sembra - a prenderli in considerazione. Data la trattazione in forma esaustiva e in ordine geograico, per quanto riguarda l’utilizzo dei documenti concernenti le curae, lo studioso troverà facilmente nel volume degli Atti quanto potrà di volta in volta interessarlo. Così, per le stesse ragioni, io mi limiterò a far riferimento, nel modo più semplice possibile, ai testi e alla loro provenienza, nel riandare a qualcuna delle questioni più signiicative che la materia suscita, o portando l’attenzione su qualche 213 Gianfranco Paci
testo più problematico, nell’intento di riprendere così le ila di un dibattito che ha attraversato, si può dire, dall’inizio alla ine i lavori del convegno. Inizio da un paio casi in cui non appare così facile stabilire con sicurezza se la cura sia appannaggio di personaggi di ceto municipale oppure di rango più elevato. Cadono nel discorso, al riguardo, due testi, uno da Luna (CIL, XI 1340; Frasson 20134, pp. 70-73) e uno da Tergeste (CIL, V 537; Inscr.It. X, 4, n. 43), entrambi molto frammentari, il primo anche ino a poco tempo fa irreperibile, in cui è menzione di una cura aedium sacrarum et operum publicorum: la titolatura di per sé è quella di un incarico senatorio, ma il dubbio è posto in essere dalla varietà ed elasticità delle denominazioni delle curae municipali, che suggeriscono dall’astenersi da una esclusione a priori. D’altra parte nei due testi non compaiono altre cariche, che potrebbero essere utili a dirimere la questione, mentre quanto ai personaggi in predicato, nel primo caso, di Luna, si discute se quello menzionato possa essere legato da parentela con una nota gens senatoria, mentre nell’altro testo il nome ne è del tutto perduto. Un caso del tutto diverso, ma non meno problematico, è quello proposto dall’epigrafe di Herdonia AE 1982, 212, che restituisce la carriera municipale di due personaggi locali, probabilmente padre e iglio, nel cui ambito si ripete (alle ll. 4 e 6) la sequenza Q.R.V.CVR. - da riferire ad uno o due uici ricoperti dagli stessi e che costituisce un unicum - la quale resiste, a quasi 40 anni dalla scoperta del testo, ad ogni sforzo interpretativo. La soluzione in casi come questo può venire dal rafronto con altri testi, ad oggi mancanti, in cui la medesima sequenza ricorra in forma meno coincisa; ma è anche possibile che si abbia qui una formulazione atipica e del tutto originale, prodotta dalla locale oicina epigraica: nel qual caso non resterebbe che sperare nel rinvenimento nella medesima città di un testo epigraico più esplicito. Un problema più complesso, ma anche di ricaduta più ampia in termini di testi e situazioni, è oferto da alcune curae facenti capo a personaggi di estrazione municipale, le quali presentano una titolatura che ne dichiara l’estensione ad un ambito ben più vasto di quello municipale: si tratta in particolare di alcune curae viarum (curator viarum et pontium Umbriae et Piceni: CIL, XI 5696, 5697, da Tuicum; curator viae Claudiae: CIL, IX 3384 da Peltuinum e 3613, da Aveia; cfr. anche il viocurus ex s.c. et d.d. da Sora [CIL, X 5714], con competenza su un tratto di strada probabilmente di rilevanza statale) e inoltre della cura aquae Aug., relativa ad un acquedotto che interessa molte città della Campania, ma le cui attestazioni vengono dalla sola città di Puteoli (CIL, X 1805 = EDR147322; EDR078903; EDR103806). Nel caso, in particolare, dei curatores viarum si deve pensare a funzionari che all’interno di un più ampio distretto, deinito dalla titolatura, operano nel più ristretto ambito del municipio di appartenenza. In entrambi i casi si pone comunque, a mio vedere, un problema di rapporto 4
F. Frasson, Le epigrai di Luni romana, I. Revisione delle iscrizioni del Corpus Inscriptionum Latinarum, Alessandria 2013. Conclusioni 214
tra titolatura ampia e competenze speciiche che la natura dei documenti a disposizione non consente di chiarire adeguatamente. In qualche caso, poi, si dice che l’incarico è datus ab imp., laddove i curatores di cui parliamo sono di norma di nomina locale: cosi avviene per il curator di Tuicum ricordato qui sopra, che è datus ab Imp. Antonino Aug. Pio, al quale si può aggiungere per es. il caso del notabile locale forse già approdato al rango equestre L. Abullius Dexter, curator viae Cubulter(inae) datus a divo Hadriano e curator viae Allifanae dato ab Imp. Antonino Pio (AE 1999, 546). Ritroviamo questa condizione, di nomina imperiale, anche nel caso di curatores operum publicorum (cfr. il curator operum thermarum datus ab Imp. Hadriano Aug., CIL, IX 1419, da Beneventum) e che sarebbe da spiegare, come del resto già in dottrina, col fatto che si tratta di opere realizzate con fondi messi a disposizione dall’imperatore, il quale vuole così esercitare un controllo sul loro impiego. Un qualche coinvolgimento imperiale si dovrà perciò supporre, parallelamente, anche per questi curatores viarum dati ab imp.: con l’accortezza, però, che il coinvolgimento imperiale che ne è a monte può essere qui di natura diversa dal sostegno inanziario, come mostra il citato caso di Tuicum, in cui l’intervento di Antonino Pio è consistito nel consenso all’attivazione di un vectigal sulla strada in questione, sollevando così la comunità cittadina dalle spese di manutenzione. Un breve cenno meritano alcune curatele singolari, come quelle del curator agrorum di Asculum (CIL, IX 5195), o dei due curatores populi di Vigo Lomaso, che operano congiuntamente (CIL, V 5008), o quelle, ancora, che svolgono la funzione nell’ambito del sacro (il curator apud Iovem Statorem da Alba Fucens, CIL, IX 3923; il curator della dedica a Iuppiter Libertas da Bagnocavallo, CIL, XI 657; il cur. fani da Ricina, CIL, IX 5757; forse il curator sacrae pecuniae di Neapolis CIL, X 1491) e per le quali ultime non è facile stabilire quando si tratti di incombenze di carattere municipale o di funzioni assunte nell’ambito di collegia o realtà analoghe. Ma per restare nell’ambito di problemi aperti, non posso non accennare qui a quello della questura municipale, che in alcuni casi è vera e propria carica del cursus municipale, ma in qualche caso - come ci ricorda Arcadio Carisio (Dig. 50.4.18.2) - è da considerare un munus: et questura in aliqua civitate inter honores non habetur, sed personale munus est. Ma quando inizia il fenomeno? Certo, nei documenti epigraici in cui la questura compare è diicile, per non dire impossibile, distinguerne la natura, salvo il caso in cui ne siano speciicate le funzioni o competenze. Della questura in ordine alla sua funzione di munus non si è trattato nel corso del Convegno, speciicamente incentrato sulle curatele; ma è chiaro che un approccio storico al problema del progressivo incremento di prestazioni obbligatorie di beni e servizi, che si veriica nel corso dell’età imperiale, non può prescindere dalla valutazione anche di questa forma di coinvolgimento. Detto questo e lasciando da parte questi ed altri casi speciici, su cui fatalmente inisce per incentrarsi l’attenzione, restano poi le tante curatele municipali 215 Gianfranco Paci
che sono familiari per chi ha che fare con i documenti epigraici dell’Italia antica: sono, a volte con diverse titolature, le curae annonae o frumenti, aquarum, operum publicorum, aedium sacrarum, aerari, soprattutto le tante curae munerum, ecc., che costituiscono il materiale oggetto di esame in modo predominante del convegno. L’approccio all’intero materiale documentario, perseguito e realizzato ora da questo incontro di studi, consente di cogliere una volta di più il diverso gettito di testimonianze da una zona all’altra dell’Italia antica: Lazio e Campania sono le regioni da cui proviene una quantità di attestazioni senza confronto superiore a tutte le altre; un buon gettito di documenti viene quindi, senza entrare qui nel dettaglio (in Umbria ad es. se ne hanno - a parte una isolata testimonianza da Carsulae - dalla sola città di Ameria), dalle restanti regioni centro-meridionali della Penisola; al contrario, una evidente penuria si registra per le regioni dell’Italia settentrionale, a fronte di città, come per es. Brixia o Aquileia, che restituiscono una quantità di documenti grande e distribuita nei vari secoli dell’impero. Una situazione, questa, che ha portato più volte a ricordare durante i lavori l’interrogativo che si poneva la Jaschke: “perché si trovano tanti curatores nell’Italia centrale e non nelle ricche città dell’Italia settentrionale?” La studiosa spiegava la cosa con il maggior benessere delle città del nord; ma l’introduzione dei curatores non è solo spia di crisi economica, come s’è visto, bensì risponde anche, per es., alle esigenze di una amministrazione delle città che diventa col tempo più complessa, alla necessità di migliorare i servizi, ecc. Naturalmente gli epigraisti sono portati a dare in questi casi delle risposte più ampie e articolate, chiamando in causa anche la casualità dei rinvenimenti; ma si tratta, evidentemente, di risposte di prammatica e in fondo generiche. Si capisce invece quanto sia rischioso fare discorsi generali o esprimere giudizi sommari, considerato anche che probabilmente le città del nord presentano situazioni diferenti da zona a zona, che richiederebbero pertanto un’analisi da condurre caso per caso o area per area e le cui risposte potrebbero essere diverse e molteplici da una città all’altra. Ma nel momento in cui ci si addentra in quest’ordine di problemi è chiaro che il lavoro dell’epigraista passa ad essere più compiutamente lavoro da storico, come del resto l’argomento stesso impone.
Conclusioni 216
Abbreviazioni
AE: Année Épigraphique Bonkoffsky 2001-2002: V. Bonkoffsky, Municipale curatores in Italie en de westelijke provincies tijdens het Principat (diss.), I-II, Gent 20012002, (http://lib.ugent.be/en/catalog/rug01:000788952) CIL: Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863EAOR: Epigraia Aniteatrale dell’Occidente Romano EDH: Epigraphische Datenbank Heidelberg EDR: Epigraphic Database Roma (www.edr-edr) Eph. Ep.: Ephemeris Epigraphica, I-IX, Berolini 1872-1903 Inscr. It.: Inscriptiones Italiae ILLRP: A. Degrassi, Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae, Firenze I 1957 (2a ed. 1965); II 1963 (2a ed. 1972) ILS: H. Dessau, Inscriptiones Latinae Selectae, I-III, Berolini 1892-1916 Jaschke 2006: K. Jaschke, Munera publica. Funzioni e caratteri dei curatores nelle città romane sulla base delle fonti epigraiche, in L. Capogrossi Colognesi - E. Gabba (edd.), Gli statuti municipali, CEDANT gen. 2004, Pavia 2006, pp. 183-202 LSO: E.M. Steinby, Lateres Signati Ostienses (Acta Instituti Romani Finlandiae 7), Roma 1977-1978 lupa: F. und O. Harl, www.ubi-erat-lupa.org (Bilddatenbank zu antiken Steindenkmälern) PIR2: Prosopographia Imperii Romani, ed. altera, Berolini PME: H. Devijver, Prosopographia militarium equestrium quae fuerunt ab Augusto ad Gallienum, Leuven 1976 SI: E. Pais, Corporis inscriptionum Latinarum: Supplementa Italica / Fasciculus I. Additamenta ad vol. V, Galliae Cisalpinae, Romae 1884 Suppl. It.: Supplementa Italica, n.s. 1, 1980 -
217 Abbreviazioni
Indici
Fonti letterarie e giuridiche Cassiod. var. 7, 12 Cic, leg. agr. 3, 9 Cic. de re publ. 2, 57 Cic. pro Rosc. 20-21 Cod. heod. 12, 1, 20 Cod. heod. 12, 1, 61 Cod. heod. 12, 11, 1, 3 Cod heod. 15, 2, 8
161 nt. 58 41 nt. 38 212 140 161 nt. 58 162 nt. 59 134, nt. 6 19
Dig. 16, 2, 17 Dig. 40, 4, 4 Dig. 43, 6, 1, 3 Dig. 43, 8, 2, 17 Dig. 47, 21, 3 Dig. 50, 4, 1
26 196 nt. 61 195-196 nt. 61 192 nt. 42 120 27, 55 nt. 4, 59 nt. 24, 120, 146 nt. 44, 205 nt. 126 Dig. 50, 4, 4 59 nt. 24 Dig. 50, 4, 14, 1 201 nt. 101 Dig. 50, 4, 14, 3 59 nt. 24 Dig. 50, 4, 18 59 nt. 24, 78 nt. 36, 134 nt. 6, 196 nt. 61, 197 nt. 74, 215 Dig. 50, 4. 18, 2 201 nt. 100 Dig. 50, 4, 18, 9 201 nt. 100 Dig. 50, 7 123 nt. 14 Dig. 50, 7, 5, 4, 6 123 nt. 12 Dig. 50, 8, 2, 2-6 26 Dig. 50, 8, 12, 2 26 Dig. 50, 8, 12, 4 134 nt. 2 Dig. 50, 10, 3 193 nt. 50 Dio 63, 3
24
FIRA, I 75
123
Front. Aq. 6, 5 Front. Aq. 7, 6 Front. Aq. 99
39 nt. 30 39 nt. 29 122
Horat. Carm. I, 7, 12-13
40 nt. 32
Grom. Vet. II 221, 1 Lex Col. Gen. Iul. cap. XCII Lex Irn. 20 Lex Irn. F e G Lex Urs. 92
120 212 201 nt. 102 123 123
Lib. Col. I, p. 224, 11 L. Lib. Col. II p. 253, 5 L.
140 nt. 23 110 nt. 29
Liv. 7, 3, 7
157 nt. 37
Plin. n.h. 29, 93 Plin. Ep. 8, 17, 3-5 Plin. Ep. 10, 54 Stat. Silv. I, 3, 20-22 Stat. Silv. II, 2, 81-82
61 nt. 35 40 nt. 34 153 nt. 13 40 nt. 34 20 nt. 26
Tac. Ann. 6, 7, 2-4 Tac. Ann. 14, 15, 5 Tac. Ann. 16, 8, 3
99 nt. 9 142 138 nt. 20
Varro l.L. 5, 7, 32
58 nt. 19
Fonti epigraiche AE
1899, 207 1900, 117 1900, 180 1904, 38
18, 30, 33, 70 nt. 1 176-177 e ig. 1, 184 17, 27, 33 152 nt. 9, 157 nt. 38, 204 nt. 118 1914, 148 18, 30-31, 33 1925, 105 71 nt. 7 1927, 125 64, 67 1939, 151 = 1983, 194 19 1946, 186 23 nt. 40, 119, 125-126 con ig. 2, 132 1947, 41-42 127 nt. 33, 128 nt. 40
221 Indici
1953, 33 200 nt. 96, 208 1964, 19 114-115, 118 1967, 93 74 1967, 94 85-86 1969/70, 167 72 nt. 11 1974, 266 = 1980, 236 = 1983, 193 17, 33, 71 nt. 7 1975, 252 92 1975, 255 92 1976, 359 137 nt. 14 1977, 153 50 1977, 156 39 nt. 26
1977, 167 1978, 303 1979, 141 1980, 234 1982, 212 1982, 272 1983, 347 1983, 395
39 nt. 23 158 nt. 46 64, 66 129 nt. 41 69, 73 igg. 1-2, 92, 214 71 nt. 7 147-148 122 nt. 9, 152 nt. 5, 159 ig. 4, 164-165 1984, 275 96 nt. 6 1984, 360 71 nt. 7, 112 con ig., 117 1985, 302 134 nt. 4 1986, 195 77 igg. 3-6, 89, 92 146 nt. 45 1987, 208 42 nt. 51 1987, 470 137 nt. 14 1988, 361 92 1989, 420 143 nt. 32 1990, 223b 17, 18, 22 1990, 342 31 nt. 68, 134 nt. 5, 164 1992, 245 64, 65 1992, 360 96 nt. 5 1992, 854 181 nt. 15, 184 1994, 535 89, 92-93 1996, 331 103 nt. 18 1996, 476 + 497 100, 118 1996, 506 143 nt. 30 1996, 611 146 nt. 47 1997, 431 118 1997, 442 100, 118, 136 nt. 8 1997, 537 176 nt. 1 1997, 592 201 nt. 103, 208 1997, 718 200 nt. 96, 208 1998, 366 17, 20, 21 ig. 1, 33, 122 nt. 9, 129 nt. 41 1999, 546 28, 97 nt. 7, 99 nt. 13, 128 nt. 39, 215 1999, 547 99 nt. 13 1999, 571b 137 nt. 11 2000, 507 143 2000, 531-533 145 nt. 38 2000, 533 145 nt. 40 2001, 896 97 nt. 7, 99 nt. 13 2002, 180 40, 35 2004, 357 50 2004, 426 18, 29, 33 2004, 613 203 nt. 112, 204 nt. 121, 208 2005, 301 58 nt. 18 2005, 662 181 nt. 15, 184 2006, 312 15 nt. 13 2008, 493 136 nt. 10 2008, 524 161 nt. 57 2009, 294 106 nt. 22 2011, 252 18, 21, 33 2011, 350 71 nt. 7 e 8, 147, 150 2012, 463 145 2012, 603 99 nt. 12 CIL I2
1537 = X 5679 1559 = X 6239
60 nt. 31 60 nt. 30
1708 = IX 689 1911 add. p. 1052 1912 add. p. 1052 3031a II
74 119 nt. 2 119-120 50
4610
71 nt. 7, 192 nt. 46
II2/5 1022
82 nt. 46
III
285 71 nt. 7 4447 71 nt. 7, 192 nt. 44 7247 = 12278 202 nt. 104 10738 198 nt. 78
IV
3702
V
53 537 (fr.b) 1978 2047 2069 2070 2504 2524 2785 2822 2837 2861-2862 2864 3137 3366 3387 3413 3906 3924 3925 3938 4444 4459 4867 4911 5008 5267 5499 5503 5768 5847 5866 5906 6348 6519 6520 6649 7450 7603 7605 7606 7608
200 nt. 93 198 nt. 81 193-195, 209, 214 199 nt. 91 199 nt. 84 199 nt. 91 199 nt. 91 200 nt. 96, 208 199 nt. 85 199 nt. 85 200 nt. 96, 208 186-187 200 nt. 96, 208 201 nt. 99 199 nt. 91 204 nt. 124 188-189 199 nt. 88 204 nt. 121 192 nt. 47, 203-204 e ig. 7, 208 204 nt. 116 199 nt. 86 200 nt. 95 200 nt. 95 137 nt. 14 190 nt. 28 189-190 e ig. 3, 215 138 nt. 20 177 nt. 5 99 nt. 12, 177-178, 184, 192 nt. 47 178 nt. 11 178 nt. 11 178 e nt. 10, 179 ig. 3, 184 178 e nt. 8, 179 ig. 2, 184 178 e nt. 9, 184 176 nt. 1 176 nt. 1 70 nt. 4, 181 nt. 15 e ig. 5, 184 176 nt. 1 176 nt. 2 176 nt. 1 176 nt. 1 176 nt. 1
Indici 222
7785 7881 8782 VI
537 859 861 = X 1791 1241ab 1261 1838 7923 31741 40867 40868 41206 41234
157 nt. 35 111, 117 37 nt. 7, 43 nt. 55, 49 120 nt. 5 40 nt. 36, 41 nt. 37 57 nt. 8 157 nt. 37 37 nt. 7, 43 nt. 56, 49 120 nt. 5 120 nt. 5 58 nt. 19 58 nt. 19
VIII 822 = 12345 = 23693 980 1439 = 15255 5351 18224 IX
223 Indici
3160 96 nt. 4 3384 cfr. XI p. 60*, nr. 569*, 5 48 nt. 83, 58 nt. 19, 70 nt. 4, 104, 117, 214 3385 48 nt. 83, 70 nt. 4, 104 e ig. a p. 105, 117 3434 48 nt. 83, 70 nt. 4, 105-106, 118 3437 106-107 con ig., 118, 146 nt. 47 3523 96 nt. 6, 204 nt. 118 3613 48 nt. 83, 70 nt. 4, 96 nt. 5, 107-108, 214 3836 96 nt. 4 3838 96 nt. 4 3922 78 nt. 34, 108 con ig. a p. 109, 117 3923 71 nt. 7, 109-110 con ig., 117, 195 nt. 60, 215 3949 110-111, 117 3950 cfr. p. 682 111, 117 4009 109 nt. 27 4071 112-113 con ig., 118 4201 71 nt. 7, 96 nt. 5 4208 96 nt. 5 4519 113-114, 117 4520 114, 117 4522 96 nt. 6 5016 96 nt. 4, 119, 124 nt. 17, 132, 136 nt. 8 5191 119 nt. 2 5195 119-120, 215 5308 119, 122 5420 e p. 678 119, 123 5576 71 nt. 7 5757 119, 121 con ig. 1, 132, 215
176 nt. 1 145 nt. 42 187 e ig. 1
191 nt. 37 28 nt. 58 192 nt. 41 146 71 nt. 7
49 90 343 89, 90, 202 nt. 107 441 31, 89, 90 447 89, 90 689 = I2 1708 74 690 73, 89, 90 804 89, 90 808 86 1160 70 nt. 2, 71 nt. 7, 89, 90-91, 134 nt. 1, 136 nt. 8, 195 nt. 60 1175 69, 82-86 e igg. 7-8, 91 1419 70 nt. 2, 71 nt. 7, 89, 91, 192 nt. 45, 215 1503 153 nt. 15 1504 85 1584 136 nt. 10 1619 134 nt. 1, 136 nt. 10, 137 nt. 11 1666 86 1705 89, 91 2197 71 nt. 7 2234 98, ig. a p. 99, 118 2345 14, 17, 28, 32, 48 nt. 83, 70 nt. 4 2353 17, 18, 22, 32 2354 18, 28, 32, 145 2587 101 2595 99 e ig. a p. 100, 121 nt. 7 2600 70 nt. 4 2603 101 con ig., 118, 146 nt. 47 2653-2654 99 nt. 13 2655 70 nt. 4, 97 nt. 7, 128 nt. 39 2663 102, 117 3025 102, 118 3152-3153 71 nt. 7
X
226 89, 91, 136 nt. 8, 137 nt. 10 228 85 413 31, 89, 91, 134 nt. 1 451 89, 91-92 453 145 1208 27 nt. 49 1216 17, 27, 32 1217 145 1266 17, 33, 71 ntt. 7 e 8, 195 nt. 60 1491 18, 33, 78 nt. 34, 215 1578 15, 17 con nt. 14 1695 112 nt. 33 1784 29 1785 18, 29, 34 1791 23 nt. 39, 43 nt. 55, 49, 71 nt. 7 1799 17, 33, 71 nt. 7, 195 nt. 60 1805 18, 22, 34, 129 nt. 41, 214 1814 17, 71 nt. 7 1824 15 nt. 10 3336 20 3347 20
3759 3909 3910
18, 32, 71 nt. 7, 195 nt. 60 143 nt. 30 17, 24, 25, 29, 32, 48 nt. 83, 70 nt. 4, 71 nt. 7, 195 nt. 60 3936 = 8183 17, 21 con nt. 33, 22 e ig. 2, 32 4559 15 nt. 11, 18, 34 4584 134 nt. 1 4588 18, 29, 33 4643 18, 29-30, 32 4860 63 nt. 50 4873 18 e nt. 20, 23, 30 nt. 64, 32, 136 nt. 8 4886 102 nt. 16 5200 64, 65 5419 64, 65, 103 nt. 18 5654 56 nt. 8, 136 nt. 10 5657 64, 66 5679 = I2 1537 60 nt. 31 5714 47 nt. 83, 64, 65-66, 70 nt. 4, 134 nt. 5, 214 5928 64, 65, 145 6013 57 nt. 8 6077 63 nt. 43 6090 64, 66 6094 64, 66-67 6239 = I2 1559 60 nt. 30 6240 64, 67 6270 60 nt. 32 6427 41 nt. 39, 50 6440 136 nt. 10 6555 64, 67 6585 57 nt. 12 XI
194* 417
145 59 nt. 22, 121, 170 nt. 16, 173, 195 nt. 60 556 171-172, 173 657 215 1340 151 nt. 3, 153-156 e ig. 2, 164, 214 1847 136 nt. 10 2685 157 nt. 38 2686 157 nt. 38, 158 nt. 41 2690 157 nt. 37 2714 158 nt. 42 2715 158 nt. 41 2717 a-b 152 nt. 5, 160 nt. 52, 165 2717c 160 nt. 53 2718 e p. 1295 160 nt. 53 2834 161 nt. 57 2997 157 nt. 35 3009 145 nt. 42 3089 71 nt. 7 3090a 71 nt. 7 3091 71 nt. 7, 195 nt. 60 3092 71 nt. 7 3256 31 nt. 68, 152 ntt. 7 e 10, 164
3258
3261 3382 3868 4086 4346 4366 4367 4371 4373 4377 4378 4382 4386 4389 4390 4395 4404 4405 4406 4422 4452 4579 4580 4589 5054 5178 5271 5279 5404 5453 5625 5634 5635 5673 5674 5687 5689 5693 5694 5695 5696 5697 5698 5699 5700 5701 5703 5704 5705 5706 5707
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Indici 224
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XIV 47 154 171
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225 Indici
XV
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Indici 226
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159987 160049 Eph. Ep. VIII 140 335-337 370 871 Inscr. It. IV, 1 50 109 113 114 115 116 124 126 127 128 187 197 199 201 203 205 216 217 239 621 622 623 624 625
17, 33 18, 33 56 nt. 6, 103 con ig., 118 19, 20 18, 33 28 nt. 59 52 51 51 51 51 51 36 nt. 3, 52 51 51 51 51 41 nt. 42, 51, 58 nt. 16 41 nt. 44, 51 52 41 nt. 43, 51 37 nt. 7 42 nt. 46 35 nt. 1, 42 nt. 46, 52 40 nt. 35 42 nt. 48 42 nt. 49 42 nt. 50 42 nt. 47 42 nt. 52
X, 1 80 198 nt. 81 101 190-193 e ig. 4, 1, 209 102 190-193 e ig. 4, 2, 209 X, 4 43 (frgg. a-e) 193-195 e ig. 5, 209, 214 X, 5 968 200 nt. 95 996 200 nt. 95
1103 1134
189-190 e ig. 3 190 nt. 28
J.B. Brusin, Inscriptiones Aquileiae, Udine 1991, nr. 476 71 nt. 7, 196-197 e ig. 6, 208 L. Gasperini, in Epigraphica, 21, 1959, pp. 43-46 nr. 7 158 con ig. 3, 164 A Marinucci, in MGR, 13, 1988, p. 200 43 nt. 58 A. Marinucci, in MEFRA, 118, 2006, pp. 509-510 38 nt. 18 G. Sacco, Iscrizioni Greche d’Italia. Porto, Roma 1984, pp. 28-32 nr. 13 43 nt. 59 SI nr. 624 SI nr. 632 SI nr. 694 SI nr. 870 SI nr. 1298
199 nt. 86 187-188 e ig. 2 189-190 e ig. 3 180 e nt. 14, 184 180 e nt. 14, 184
Suppl. It. 2, 1983, pp. 31-32, 54-55 nr. 23 61 nt. 37 Suppl. It. 5, 1989, pp. 117-118 nr. 13 58 nt. 19 Suppl. It. 9, 1992, pp. 252-253 180 nt. 14, 184 Suppl. It. 15, 1997, nr. 15 201 nt. 103, 208 Suppl. It. 25, 2010, pp. 114-115 nr. 8 177 con nt. 4, 184 Suppl. It. 25, 2010, pp. 115-116 nr. 9 176 con nt. 3, 184 Suppl. It. 27, 2013, p. 285 178 nt. 9, 184 Suppl. It. 28, 2016, nr. 31 200 nt. 96, 208 Suppl. It. 28, 2016, nr. 33 200 nt. 96, 208
Nomi, luoghi, cose notevoli Abella 16, 17, 18, 25, 27, 32 [-] Abullius L.f. Vol(tinia) Dexter 99, 118 Abullius (L.) Dexter C. Utius C.f. Celer 99, 215 Acerrae 16, 18, 19, 23, 32, 195 nt. 60 Acilius (P.) P.f. Men(enia) Paullus 36, 50 Aeclanum 72, 76, 80, 82-85, 88, 89 aediles 146 Aelia gens in Umbria 138 Aelius (C.) C.f. [- - -]anus 135-136, 150 Aemilia regio 167-173 Aemilius (C.) C.f. Fab(ia) Antoninus 46 nt. 73, 51
Aemilius (L.) C.f. Malo 203-204, 208 Aesernia 28, 99, 102, 117 Aetrius (Sex.) Ferox 127 Alba Fucens 55, 97, 98, 108-112, 117, 195 nt. 60, 215 Alba Pompeia 176 nt. 1 Albanus ager 36 Albingaunum 176 nt. 1 Alius (L.) Fannius Primus 34 Allenius [-] C.f. Strabo 208 Allifae 14, 15 con nt. 11, 16, 17, 18, 22 nt. 37, 25, 27, 28, 32, 48 nt. 83, 95 Allifana via 28, 215 Indici 228
Alsietina aqua 40 Amaredius (C.) C.f. Fab(ia) [- - -] 111, 117 Ameria 55, 60, 133-143, 150 Amiternum 97, 113-114, 117 Ammius (L.) Pollio 208 Anagnia 53, 54, 55, 60, 61, 62, 63, 64, 65 Angitia/Lucus Angitiae 111 Anio novus (aqua) 40 Anio vetus (aqua) 39-40 Anteius (Manius) M.f. Restitutus 164 Antinum 96 nt. 4 Antistius (C.) P.f. Pol(lia) Pansa 171 Antius (M.) Crescens Calpurnianus, pontifex Volcani 43 App[- - -] a Tibur 36, 46 nt. 74, 51 Appuleius (L.) C.f. Ani(ensis) Niger 14 e nt. 1, 28, 32 Aquae Statiellae 176-177, 184 Aquileia 196-197, 198, 208 Aricia 23 nt. 40, 49 Ariminum 59, 170-171, 173, 195 nt. 60 Arrecinus (M.) M.f. Clemens 170 Arrenius (L.) Menander 85 Arusnatium pagus 202-204, 208 Asculum Picenum 23 nt. 40, 125, 132, 215 Asiaticus, eques Romanus 30-31, 33 Atella 19 Ateste 199, 201-202, 208 Atilius (T.) T.f. Clu(stumina) Adiatro 137 Atilius (C.) Fortunatus 138 Atilius (Sex.) Fortunatus 138 nt. 17 Atinius (A.) Paternus 57 nt. 8 Attidium 129 Auinum 48 nt. 83, 104-105, 117 Augusta aqua 18, 19 A[ur(elius)?] (M.) vir egregius, curator aquae Augustae 22, 34 [-] Aurelius P.[f. Hor?]tentius 80, 89, 90 Aurelius (M.) Lucretius Lysias 21, 22, 33 Aveia 48 nt. 83, 96 nt. 4, 97, 107-108, 118, 124, 214 Axii (Lucii) Suc[cessi] a Herdonia 69, 72 Baebius (M.) M.f. Rom(ilia) Secundus 58, 64 Baiae 19 Beneventum 30, 71, 72, 80, 86, 89, 215 Bononia 170, 171 Bovianum Undecimanorum 100, 118 Bovius (T.) Verus 123 Brixia 189-190, 199-200 Cabra aqua 41 Caecilius (L.) L.f. Flaccus 168-169, 173 Caesena 171-172, 173 Caesius (Q.) Q.f. Fal(erna) Fistulanus , curator operum publicorum datus a divo Augusto Vespasiano a Nola 23, 33 Caesius (C.) C.f. Ouf(entina) Silvester 126-128, 132 Caetennii plumbarii a Volsinii 160 nt. 53 Caiatia 15 nt. 10, 29 Caieta 62-63 Cales 16, 17, 18, 23, 24, 29, 32, 48 nt. 83 229 Indici
Calpurnia gens ad Ameria 138 Calpurnius (L.) [- - -] ad Ameria 134, 150 Calpurnius (L.) L.f. Ouf(entina) Fabatus 138 Calvisius (T.) T.f. Clu(stumina) Verus 144-145, 146, 150 Campania, regio I 13-52, 122 e nt. 9 Canusium 76-79, 88, 89, 202 nt. 107 Capiva (C.) Vitalis 124, 132 Capua 16, 17, 18, 21, 24, 32-33, 195 nt. 60 Carsioli 112-113, 118 Carsulae 144-145, 150 Cascellius (L.) L.f. Probus 164 Casinum 53, 54, 55, 58, 59, 61, 64, 65 Cassius (L.) L.f. Pal(atina) Cerealis, cur. operum publicorum et locorum primus factus a Puteoli 17, 20, 23, 24, 33 Castrum Novum 124, 151 nt. 41, 64 Casurius (L.) L.f. Clu(stumina) Speculator 143, 150 Cestius Rufus cur. operum publicorum a Tusculum 44, 52 Circeii 41 nt. 40 Claudia aqua 40 Claudia Nova via 98, 104-106, 108 Claudia Valeria via 47 Coelius (L.) L.f. Ouf(entina) Baro 99 nt. 12, 177-178, 184 Coelius (L.) L.f. Pal(atina) Verus 114-115, 118 collegium iuvenum /iuvenes 54, 100, 145 Corinium 96 nt. 4 Cornelius (M.) M. il. M. nep. Publ(ilia) Iustus Acutianus 17, 24, 32 Cremona 198 Cuma 16, 18, 19, 20, 31 nt. 67, 33 Cupra Maritima 121, 122 cura/curator aedium sacrarum 35 nt. 1, 37 nt. 7, 44-46, 49, 50, 52 cura/curator aedium ad Ariminum 121, 170-171, 173 cura/curator aedium sacrarum et operum publicorum (vd. cura/curator operum publicorum) 151, 153-156, 164, 193-195, 209, 214, 215 cura/curator et instaurator aedium publicarum 54, 58-59, 64 cura/curator aedis Iovis faciundae 121 e nt. 7, 168-169 cura/curator aerarii cura/curator agrorum
30, 178-179, 186, 198-201, 208-209 215
cura/curator annonae 26, 36, 50, 55, 64, 70, 76-79, 117, 144-147, 150, 151 cura/curator annonae frumentariae 56, 95, 97 cura/curator annonae frumentariae populique 118
cura/curator annon(a)e plebis 110, 117 cura/curator annonae populo praebitae 143 cura/curator aquae 118, 121-123, 156 cura/curator aquarum 13, 17, 18, 21, 36, 37-42, 49, 54, 57-58, 62, 64, 70, 75-76, 87, 89, 151-152, 158-160, 156, 201-201, 208, 212 cura/curator aquae Augustae 18, 19, 20, 21, 129, 214 cura/curator aquae Tiburtinae 41, 50 cura/curator aquaeductus 95, 97, 117 cura/curator arkae 18, 30-31, 152 e nt. 12 cura/curator arcae decurionum 54, 56, 64, 66 cura/curator arkae Puteolanorum 18, 30 cura/curator fani a Ricina 121, 132, 215 cura/curatores fanorum 202-204, 208 cura/curator fani Herculis Victoris 35 nt. 1, 36 e nt. 2, 46, 51-52, 121 nt. 7 cura/curator apud Iovem Statorem 97, 111, 117, 215 cura/curator templi deae Nortiae 152, 156, 157 cura/curator temp[li Divi?] Augusti 99 e nt. 11, 118, 121 nt. 7 cura/curator templi Minervae 99 nt. 12, 177-178, 184 cura/curator templi et arcae Vitrasianae Calenorum 16, 18 con nt. 20, 23 cura/curator tempuli Geremellensium 15, 17 cura/curator frumenti
13, 15 nt. 11, 17, 18, 25-28, 118 cura/curator frumenti publici 117 cura/curator f(rumenti?) p(ublici?) 113 cura/curator frumenti comparandi, emendi 25, 26, 27, 54 cura/curator frumento 25, 54 cura/curator rei frumentariae 25, 26, 27, 70, 76, 87, 89 cura/curator kalendarii 15 nt. 10, 23 nt. 39, 53, 54, 56, 57 nt. 8, 70, 74-75, 86, 95-96, 120 nt. 4, 124, 133-140, 152, 175 nt. 1, 213 cura/curator kalendarii Barinorum 74-75, 86 cura/curator calendarii Potentinorum 87 cura/curator kalendari rei publicae Amerinorum 134, 135, 150 cura/curator calendarii pecuniae Valentinianae 124, 132 cura/curator kalendarii Maioris et Minuciani 15 nt. 10 cura/curator lusus iuvenalis/iuvenum 36, 50, 52, 59-61, 64, 134-136, 140-143
cura/curator lusus iuvenum Victoriae Felicitatis Caesaris 150 cura/curator muneris gladiatorii/publici 13, 18, 29-30, 36, 49, 50, 59-60, 62, 64, 69, 70, 79-87, 89, 95, 97, 118, 124, 132, 153 cura/curator muneris pequniae Aquillianae 75, 87, 89 cura/curator muneris Catiniani 80, 86, 89, 90 cura/curator muneris Reginiani 118 cura/curator muneris Tulliani 180, 184 cura/curator muneris legationis
119, 123
cura/curator operum publicorum 13, 17, 18, 23-25, 36, 42-43, 44, 49, 52, 70, 71-74, 87, 89, 97, 110, 117 (operum publicum!), 147, 150 cura/curator operum publicorum et locorum 23, 24 cura/curator operum et kalendarii 196-197, 208 cura/curator pecuniae alimentariae 117 cura/curator pecuniae annonariae 54, 55, 64, 135-136, 145, 150 cura/curator pecuniae ad annonam 70, 76-79, 86, 88, 89 cura/curator pecuniae exigendae et adtribuendae 50 cura/curator pecuniae frumentariae 26, 54, 144-145, 150 cura/curator pecuniae leg(atae?) et annonariae 54, 55, 64, 66 cura/curator pecuniae publicae 13, 18, 30-31, 36, 70, 75, 86, 89, 95, 97, 152 cura/curator pecuniae publicae rationum librorum 153 cura/curator pecuniae publicae Volceianorum 87, 89 cura/curator pecuniae Ennianae 23 nt. 40, 125-126, 132 cura/curator pecuniae Ocran(ianae) 23 nt. 40, 36, 49 cura/curator sacrae pecuniae 215 cura/curator salt(us) Firronani
99 nt. 12, 177-178, 184
cura/curator theatri 190-193, 209 cura/curator operis thermarum 70, 87, 89 cura/curator thermarum/balinei 176-177, 184, 192 cura/curator restituendae urbis 70, 74, 87 cura/curator sartorum tectorum operum publicorum et aedium sacrarum 46, 50 Indici 230
cura/curator viarum 13, 14, 17, 28-29, 36, 70, 95, 97, 128 nt. 36, 129 nt. 43, 147-148, 180-181, 184, 212, 214 cura/curator viarum sternendarum 14, 28, 46-47, 52 cura/curator viarum et pontium Umbriae et Piceni 126-129, 132, 214 cura/curator viae Claudiae Novae 104-106, 108, 117-118, 214 cura/curator viae Falernae 17 curator civitatis 63 e nt. 50 curator/curatores rei publicae 13 e nt. 1, 17, 23 nt. 39, 53, 54, 55 nt. 5, 63, 120 nt. 4, 134, 161 e ntt. 57 e 58, 187-188, 213 curatores populi 189-190, 215 curatores instrumenti Veronaensium 188-189 Cuspius (C.) C.f. Poppaeanus 114, 117 Cutius (P.) P.f. Bibulus 203-204, 208 Diadumenus a rationibus 20 Diadumenus Antonianus Aug. l. procurator 20 Didius (A.) Gallus, consul a. 39 d.C. 201-202, 208 Eburum 76, 88, 89 Eggius (L.) Marullus, forse il cos. suf. del 111 d.C. 76, 88, 89, 202 nt. 107 Egnius (M.) M.f. Maec(ia) Fortunatianus 80-82, 84, 92 Elufrius (T.) Melior e suo padre Aelianus 146 Ennius (P.) Bassus, eques Romanus 31, 75, 88, 89, 90 Ennius (C.) C.f. Firmus 71, 88, 89, 91 Ennius (T.) P.f. Fab(ia) Secundus 208 Etruria 151-165 Fabrateria Nova 57 nt. 8 Fabrateria Vetus 53, 55, 56, 61, 64, 66 Fagifulae 97, 99-100, 118 Falerii 195 nt. 60 Falerio Picenus 123 Falerna via 29 Falernus ager 29 Fannius (P.) M.f. 203-204 Fictorius (C.) C. il. Fal(erna) Firmus 33 Firmum 123 Flavius (T.) Germanus 46, 50 Flavius Proculeianus 56 nt. 8 Flavius (T.) T.f. Fab(ia) Silvanus 76, 88, 89, 91-92 Flavius (T.) Tuscus 156, 160, 165 Fons 159-160 Formiae 53, 54, 57, 59, 62, 64, 66-67 Forum Clodi 55 e nt. 28, 64, 151 nt. 4, 164 Forum Corneli 170 Forum Fulvi Valentia 176 nt. 1 Fundi 64, 67 Gavia Fabia Ruina, moglie di un procurator ducenario 29 231 Indici
Gavia Marciana, moglie di un eques Romanus 29 Gavius (M.) Fabius Iustus, eques Romanus 29, 34 Gavius (Q.) T.f. Cla(udia) Pedo 113-114, 117 Gavius (M.) Puteolanus 29, 32, 34 Gellius (Q.) 208 Geminus curator (lusus iuvenum?) 61 Geminius (L.) L.f. Ouf(entina) Messius 178-179, 184 Gerellanus (P.) P.f. Maec(ia) Iucundus 75, 90 Granius (M.) M.f. Ter(etina) Cordus 18, 22, 23 Grumentum 75, 80, 85, 88, 89 Hadria 124, 132 Herbacius (C.) Maecia Romanus 27, 33 Herculaneum 19 Herdonia 69, 80, 85, 88, 89, 90, 214 Histonium 128 honos 14 [H]ostilianus 50 Iestinius (T.) T.f. Augurinus 208 incolatus 30 Ingenuus (Q.) Maximinus 178-179, 184 Interamna Lirenas 63 nt. 50 iucofori: vd. iugophori iugophori 17 Iulius (C.) Apollonius, apparitor e accensus velatus 29, 33 Iulius (C.) Asper, consul a. 212 44, 52 Iulius (C.) C.f. Pal(atina) Rufus 46 nt. 73, 52 iuvenes: vd. collegium iuvenum iuvenes Herculani a Fabrateria vetus 56 Lanuvium 36, 49 Latium adiectum 15, 53-68 Latium vetus 35-52 Laus Pompeia 184 Lepidius (C.) C.f. Victor 164 Licinius (L.) L.f. Pal(atina) Herodes 43, 49 Licinius (C.) Iustus 74 Liguria regio 175-177 Luceria 80, 86, 88, 89, 90 Lucilius (D.) D.f. Pal(atina) Auspicatus 49 Lucilii (PP.) Gamalae a Ostia 36 Lucilius (P.) Gamala (senior) 50 Lucilius (P.) P.f. P.n. P. pron. Gamala 50 Lucus Feroniae 158 nt. 46 Luna 151 nt. 3, 153-156, 164, 214 Macrinus, Diadumeni Aug. l. proc(uratoris) dispensator 19 e nt. 23 Maecius Paternus, restaurator thermarum husciani a Volsinii 161-162 Maianicus Paulus, curator aquarum 88, 89 Manilius (P.) Vopiscus Vicinillianus 46 nt. 72, 51 Marcia aqua 39 Marcius (M.) M.f. Fab(ia) Iustus 108-109, 117 Marculeii Lucii ad Alba Fucens 98 Marculeius (L.) Faustus iunior 98, 117 Marculeius (L.) Saturninus 98, 109-110, 117
Marius (T.) T.f. Fal(erna) Iulianus 27, 33 Marius (M.) Titius Ruinus, curator Amerinorum 136 nt. 10 Masurius (C.) C.f. Sabinus 203-204 Mediolanium 177-179, 184, 200, nt. 96 Memmius (C.) C.f. Ani(ensis) Marianus 170, 173 Mettius (C.) M.f. Ruinus, curator a Volcei 31, 75, 88, 89, 91 Minicius (L.) L.f. Gal(eria) Natalis Quadronius Verus 46 nt. 72, 51 Minius (Sex.) Sex.f. Ter(etina) Silvanus 28, 32 Minucius (C.) C.f. Fal(erna) hermus 98-99, 118 Misenum 18, 19 Mollius (C.) C.f. Tro(mentina) Secundinus 55, 64 Mons Albanus 35 nt. 1, 49 Mummius (P.) P.f. Gal(eria) Sisenna Rutilianus 46 nt. 72, 51 Munatius (M.) M.f. Ter(etina) Crispus 102 Munatius (M.) M.f. Tro(mentina) Crispus 102, 117 Munatius (C.) C.f. Volt(inia) Marcellus 101, 118 munus /munera 14, 26, 201, 211-212, 215 munus legationis 212 Mustius (T.) Hostilius Fabricius Medulla Augurinus 200, 209 Mutteius (C.) C.f. Pal(atina) Quintus Severus 124-125, 132 Narnienses iglinae 140 Nasennia gens a Ostia 38 nt. 16, 39 Nasennii plumbarii a Ostia 39 Nasennius (C.) Marcellus, cur. operum publicorum in tre documenti ostiensi, forse IIvir nel 166 e patronus coloniae nel 189 37 nt. 7, 42-43 Nasennius (C.) Marcellus, IIvir nel 180? e pontifex Volcani et aedium sacrarum 43 Nasennius (C.) C.f. Marcellus senior 23 nt. 39, 36, 37-39, 42, 49 Nasennius (C.) Vot(uria) Proculus 37-38 Neapolis 16, 18, 19, 25, 27, 28, 33, 215 Neratius (C.) Proculus Betitius Pius Maximillianus 71, 89, 90-91 Nerius (C.) C.f. Quir(ina) Severus 105-106, 118 Nola 15 nt. 10, 16, 17, 18, 23, 25, 27, 33, 195 nt. 60 Nortia, dea a Volsinii 157-158 Novaria 176 nt. 1, 180-181, 184 Nummius (C.) C.f. Vol(tinia) Chrestus 100, 118 Ofasius (M.) Firmus Marus Cornelius Cossinus, IIvir e patronus a Velitrae 60, 64 Opitergium 187 Osceola 181 Ostia 36, 37, 49, 58 ntt. 15 e 18, 60, 195 nt. 60 Paccius (C.) Felix 58-59, 63, 64
Paccius (L.) L.f. Priscus 80, 88, 89, 90 Paconianum emissarium 20 nt. 26 Paestum 80, 86, 88 Papirius P.f. Clu(stumina) Atilianus 138 Patavium 179, 186-187, 199, 200, 208-209 Pausculanus (C.) C.f. Quir(ina) Maximus 106-107, 118 pecunia fanatica 203-204 Peltuinum 58 e nt. 19, 104, 105-107, 118, 214 [- - -]petius C[- - -], curator ad Aquae Statiellae 177, 184 Petronius (Q.) Melior, dedicatio della sua statua 42 Petronius (T.) T.f. T.n. Clu(stumina) Proculus 141, 150 Petronius (Q.) Q.l. Ruinus 56, 103, 118 Pettius (N.) N.f. Gal(eria) Rufus 32 Pisaurum 124, 132 Placentia 121 nt. 7, 167-169, 173 Plautii Silvani 47 Plautius (P.) Pulcher 47, 52 Pola 190-193, 209 Pollius Felix puteolano 20 nt. 26 Pompeii 19 Pompeius (Q.) Q.f. Quir(ina) Senecio Sosius Priscus 46 nt. 72, 51 Pomponius (M.) M. Pomponi Libonis trierarchi il. Diogenes 80-82, 84, 86, 92 Pons Campanus (via Appia) 29 Pontianus, vir perfectissimus 19 pontifex Volcani et aedium sacrarum a Ostia 43 Popilius (C.) C.f. Quir(ina) Carus Pedo 46 nt. 72, 51 Porcius (C.) C.f. Quir(ina) Priscus Longinus 37 nt. 7, 46 nt. 72, 51 Portus 60 Portus Iulius 19, 55 Potentia 75 Praeneste 36, 44, 195 nt. 60 praefectus quinquennalis salientium, praefectus rivi supern(i) 41 praepositus aquaeductus Fontis Augustei 19 praepositus pecuniae frumentariae 18, 25 Publicius (C.) Donatus, eques Romanus 102, 118 Pulfennius (Sex.) C.f. Ter(etina) Salutaris 23, 32 Puteoli 15 con nt. 10, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 29, 30, 33-34, 195 nt. 60, 212, 214 quaestor/ quaestura 146, 152, 175-176 nt. 1, 181, 198, 215 quaestor/quaestura alimentorum 27, 54, 62 nt. 41, 107 quaestor sacrae pecuniae alimentorum /alimentariae 28 Ricina 121, 132, 215 Roscius (C.) Quietus 140 Roscius (L.) Roscianus 140 Rubria gens a Casinum 56
Indici 232
Rubrius (M.) Proculus 54, 55, 64, 103 Ruius Festus Avienus 157 Rufrenus (T.) Sp.f. Serenus 125-126, 132 Runtia gens a Fundi e Arpinum 60 Runtius (L.) L.f. Aem(ilia) Gemellus 60, 64 Rutilius (M.) Macedo 30, 33, 70 nt. 1 Sabidia gens a Tibur 39, 41-42 Sabidii plumbarii a Tibur 42 Sabidius (T.) [- - -] 46 nt. 73, 52 Sabidius (T.) Maximus 36, 37 nt. 7, 41-42, 46 nt. 74, 51 Salernum 75 Satrius (D.) Ragonianus 20-21, 33, 122 nt. 9 Seius (A.) A.f. 155, 159, 164 Seius (L.) A.f 156, 159, 165 Sempronius (L.) L.f. Hor(atia) Proculus 49 Sentius (Cn.) Cn. il. Cn. n. Ter(etina) Felix 50 Seppius (A.) Moderatus 156, 160, 165 [-] Septimius L.f. Tro(mentina) Hermes 56, 66, 64 Servilius Capito, curator aquae 21, 32 Sestinum 121, 122, 158-159 nt. 46 Sevius (L.) L.f. Clemens 152 nt. 12, 164 Sibidienus (L.) L.f. Ouf(entina) Sabinus 129 e nt. 45 Sontius (L.) Pineius Iustianus 85 Sora 47 nt. 83, 58, 65, 214 Spoletium 147-148 Statii Quintii ad Auinum 98, 105 Statius Iulianus 171-172, 173 Statius (Q.) Q.f. Quir(ina) Syrus 104, 117 Statius (Q.) P.f. Quir(ina) Verecundus 104-105, 117 Statilius (T.) Severus, consul ord. 171 e IIIIvir qq. a Cales 24 e nt. 43 Stennius (Gn.) Egnatius Fal(erna) Primus 32 Stremponius (C.) C.f. Pom(ptina) Bassus 75, 80, 81, 89, 91 Suasa 58 nt. 18 Sulmo 55, 98, 103, 118 Sulpicius (P.) Scribonius Proculus cos. 56 d.C. 155, 164 summa honoraria 56 Superaequum 58 e nt. 19 Sutrium 31, 164, 195 nt. 60 Tarquinii 164 Teanum 57 nt. 8 Teate Marrucinorum 102, 118, 128 Telesia 98-99, 118 Tellus 159-160 Tempesinae iglinae 138 Terentius (C.) Valens praefectus salientium et rivi supern(i) 37 nt. 7, 41, 51 Tergeste 193-195, 209, 214 Terventum 101, 118, 121 nt. 7 Tibur 36, 37, 47, 51-52 Tiburtina aqua 41 Ticiasenus (Sex.) Sex.f. Sex. nep. Sex. pron. Clu(stumina) Allianus 140-141, 150
233 Indici
Ticinum 180, 184 Titinius (T.) Glaucus Lucretianus 156 [-] Titius Felicianus 112, 117 Titius (L.) L.f. Fab(ia) Naevius 110-111, 117 Titius (C.) C.f. Cam(ilia) Valentinus 124-125 Transpadana regio 177-182 Treba 54 Trebius (C.) C.f. Lem(onia) Maximus 170 Trebula 15 nt. 11, 16, 18, 25, 27, 34 Trebula Mutuesca 114-115, 118 Trebula Sufenas 47 tribunus aquarum 36, 37 nt. 7, 41, 42, 51 Tuicum 126, 129, 132, 214 Tullius Marc(i) lib(erto) Achilleus 180, 184 Tullius (M.) M.f. Cam(ilia) Blaesus 46 nt. 74, 52 Tuscia et Umbria provincia 157 Tusculum 36, 44, 52, 60 Ummidii Quadrati a Casinum 63 Ursius (P.) Sex.f. Paullus 178-179, 184 Urvinum Hortense 146 Valerius (M.) [- - -] 180-181, 184 Valerius (L.) M.f. 176-177 e ig. 1, 184 Valerius (M.) Pudens 17 Valerius Valens, praefectus classis 20 Valerius (T.) T.f. Victor 164 Varius (Q.) Lucanus 112-113, 118 Varronius (L.) Capito, patronus di Formiae 54, 57, 64 vectigal, quale pedaggio sull’uso della strada 127, 128 nt. 35 Vegellius (P.) P.f. Pub(lilia) Primus 54, 64 Velitrae 53, 55, 59, 60, 63, 64, 67 Velius (D.) Trophimus 50 Venafrum 102 Venusia 71, 72, 80, 88, 89, 195 nt. 60 Verona 187-189, 199 Vettona 147, 150 Vibbius (A.) Ianuarius 80-81, 88, 89, 91 Vibennius (C.) hreptus, plumbarius 160 nt. 53 Villius (L.) C.f. Tro(mentina) Atilianus 59-60, 61-62, 64 viocurus 58, 61, 64, 104, 214 viocurus viae Claudiae 117 Visentium 157 nt. 37, 158-159, 164 Vitrasii (Lucii) Flaminini di Cales 30 Vitrasius (L.) Silvester 29-30, 32 Voesius (Cn.) Cn.f. Aper 36, 50 Volcacius (A.) Studiosus 156, 160, 165 Volcei 75, 88, 89 Volsinii 122 e nt. 9, 151, 156-162, 164-165 Voluntilia gens a Praeneste 46 Voluntilius (C.) Varus, IIvir e cur. aedium sacrarum a Praeneste 44, 50 Volusenia gens a Sestinum 122-123 e nt. 10, 158-159 nt. 46 Volusius (L.) Adiectus, plumbarius 76 zygofori vd. iugophori 17
Autori
Antolini Simona
Granino Cecere Maria Grazia
Università degli studi di Roma Tor Vergata [email protected]
Università degli Studi di Siena [email protected]
Gregori Gian Luca Buonocore Marco Biblioteca Apostolica Vaticana [email protected]
Università degli Studi di Roma Sapienza [email protected]
Buonopane Alfredo
Marengo Silvia Maria
Università degli Studi di Verona [email protected]
Università degli Studi di Macerata [email protected]
Camodeca Giuseppe
Mennella Giovanni
Università degli Studi di Napoli L’Orientale [email protected]
Università degli Studi di Genova [email protected]
Paci Gianfranco Cenerini Francesca Università degli Studi di Bologna [email protected]
Università degli Studi di Macerata [email protected]
Pettirossi Viviana Chelotti Marcella Università degli Studi di Bari [email protected]
Università degli studi di Genova [email protected]
Spadoni Maria Carla Evangelisti Silvia Università degli Studi di Foggia [email protected].
Università degli Studi di Perugia [email protected]
Zaccaria Claudio Gabrielli Chantal Università degli Studi di Firenze [email protected]
Università degli Studi di Trieste [email protected]
Zuddas Enrico Università degli Studi di Perugia [email protected]
Finito di stampare nel mese di giugno 2017 presso la Global Print - Gorgonzola - MI