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Italian Pages 36 Year 2013
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Le case di Andrej Tarkovskij Fotografie e disegni
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LE CASE DI ADREJ TARKOVSKIJ FOTOGRAFIE E DISEGNI Galleria dell’architettura italiana “Casa della finestra”, Altana di Piazza Tasso Firenze 29 novembre - 19 dicembre 2012 Enti organizzatori: Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura Dipartimento di Architettura – Disegno, Storia, Progetto Sezione “I luoghi dell’architettura” Scuola di Dottorato in “Architettura e Urbanistica” Dottorato di ricerca in Architettura / Progettazione Architettonica e Urbana Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij
L’intero corpus del materiale esposto in mostra e parzialmente riportato nel catalogo è custodito presso l’Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij Via S. Niccolò 91, 50125 Firenze Tel. e Fax 39 055 2345943 e-mail [email protected] La mostra è stata realizzata con il sostegno di:
Con il patrocinio di: Comune di Firenze Direttore del Dipartimento: Ulisse Tramonti Direttore amministrativo: Gioi Gonnella Segreteria organizzativa: Grazia Poli Progetto della “Galleria dell’architettura italiana”: Fabio Capanni e Paolo Zermani Progetto della mostra: Fabio Capanni, Andrej A. Tarkovskij, Paolo Zermani Catalogo: Paolo Zermani Cura della mostra e progetto esecutivo di allestimento: Gabriele Bartocci con Simone Barbi, Giulio Basili, Gianluca Buoncore, Lisa Carotti, Chiara De Felice, Luca Della Rosa, Giuseppe Dell’Orco, Emanuele Ghisi, Salvatore Zocco Collaborazione alla realizzazione della mostra: Irene Baghi, Carolina Barzacchini, Silvia Bassi, Francesco Bracci, Sara Bucelli, Teresa Giglio, Valentina Guarino, Marco Nicoletti, Guglielmo Rapini, Sara Riccetti, Serena Romiti Il volume è realizzato da Edizioni Diabasis - Diaroads srl Vicolo del Vescovado, 12 - 43121 Parma ISBN 978-88-8103-789-6 © 2012 2 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Indice
5 Paolo Zermani, Casa Madre
7 Andrej A.Tarkovskij, Nostalghia della casa
9 Giovanni Chiaramonte, La casa di Andrej
11 Fabio Reinhart, Un progetto per la casa in Toscana
13 Fotografie e disegni
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“Nostalghia” (1983). La Madonna del Parto di Piero della Francesca. 4 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Paolo Zermani Casa Madre È Andreij Tarkovskij stesso a ricordare che nel film “Lo Specchio” (1974) si racconta la storia di una casa di campagna, dove il narratore ha trascorso la propria infanzia, dove è nato e dove sono vissuti suo padre e sua madre. “Sulla base di vecchie fotografie” scrive “ricostruimmo, ‘resuscitammo’ quella casa, che era stata distrutta dal tempo, sulle fondamenta che si erano conservate, nello stesso luogo dove essa sorgeva quarant’anni prima. Successivamente portammo laggiù mia madre che aveva trascorso la giovinezza in quel luogo, in quella casa: la sua reazione quando la vide superò tutte le mie più audaci aspettative. Per lei fu come un ritorno nel proprio passato. Allora mi resi conto che eravamo sulla buona strada…” “Ricordo che tra la casa e la strada che conduceva al villaggio c’era un campo di grano saraceno.(….) Quando però ci recammo in quella località alla ricerca dei luoghi per le riprese non trovammo traccia del grano saraceno: ormai da parecchi anni in quei campi i kolchoziani seminavano erba medica e avena. Quando li pregammo di seminarlo di nuovo per noi in quel campo fecero di tutto per convincerci che il grano saraceno lì non sarebbe mai cresciuto perché il terreno non era assolutamente adatto. Quando poi, nonostante tutto, prendemmo in affitto il campo e vi seminammo il grano saraceno, i kolchoziani non nascosero la loro meraviglia vedendo come cresceva rigogliosamente…”. Tarkovskij, nel 1970, acquista una casa a Myasnoe, in Russia e ne progetta personalmente l’ampliamento e la rimessa, sul modello della casa materna. Per girare “Nostalghia”, nel 1983, Tarkovskij sceglie l’Italia. Qui la casa russa appare ancora, quale incessante ricordo. Episodio fondamentale del film è rappresentato dalla visita del protagonista Gorcakov alla Madonna del Parto di Piero della Francesca, una Madonna gravida, nata in mezzo ai campi, concepita da Piero per un convento a Monterchi, sul confine tra Toscana e Umbria, quale omaggio alla madre, originaria del luogo. Gorcakov non si avvicina alla Madonna del Parto: non vuole coglierne la sola bellezza. Lo fa Eugenia, la sua giovane interprete, ma è incapace di capire. A lei, e a noi, Tarkovskij mostra la Madonna solo dopo che è terminato il rito di alcune donne del popolo, impegnate in un’orazione alla Vergine in legno posta a fianco della Madonna più nobile. L’arte vera è solo quella prossima alla realtà. La figura della Madonna gravida, l’immagine promessa di maternità e di trasmissione della vita, quando nutrita non soltanto dalla bellezza esteriore, è assimilabile a quella della casa. Anche in Italia, allorchè decide di costruirsi una nuova casa a Roccalbegna, in Toscana, dopo essersi rivolto agli architetti, Tarkovskij ricorda la casa russa, la casa della madre. Un’insistita sequenza di archi a tutto sesto, un confronto sui tetti e sui portici, una facciata quasi albertiana, una torre, osservati e fotografati durante il “Viaggio in Italia” girato in preparazione a “Nostalghia”, modificano la prevalenza del ricordo, innestandolo in una nuova terra. Così egli concepisce il tipo architettonico. Da casa nasce casa. Nei fotogrammi finali di “Nostalghia” la casa russa è addirittura contenuta nella rovina italiana, lo spazio interno senza tetto della chiesa di San Galgano. Un ventre, un grembo, un esercizio di bambole russe, in cui la casa-madre, custode della memoria e del suo manifestarsi in tempi e luoghi diversi, è sempre protetta dalla casa di Dio.
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Myasnoe (1975). La famiglia Tarkovskij davanti alla casa di campagna. 6 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Andrej A.Tarkovskij Nostalghia della casa Quel 24 aprile del 1970, quando acquistò la casa di Miasnoe a 300 chilometri a sud-est da Mosca, mio padre era un uomo felice. Scriveva: “Ora niente mi fa più paura: se non mi daranno più da lavorare, me ne starò in campagna ad allevare i maialini, le oche, a curare l’orto e li manderò tutti al diavolo!”. Per la prima volta realizzava il sogno di avere una casa propria, lontana da tutto e da tutti, dove potersi rifugiare con la famiglia dalle continue e umilianti persecuzioni dei burocrati sovietici, dalle invidie dei colleghi e dalla frenesia disordinata della città. Una via di fuga per alleviare quell’insopportabile tensione di artista incompreso, solo. La sua casa natia non esisteva più da anni. Il piccolo villaggio di Zavraj’e era stato inondato dalle acque di una delle tante dighe costruite sul Volga; l’appartamento di Mosca era rimasto alla prima moglie e dovevano passare ancora cinque anni per averne un altro per la nostra famiglia vicino agli studi di Mosfilm. Vivevamo tutti in casa della mia nonna materna. Pochi mesi dopo l’acquisto, il 18 ottobre, la casa di Myasnoe brucia. Nessuno conosce le cause dell’incendio. Di fatto rimangono in piedi soltanto le quattro mura perimetrali di mattoni rossi anneriti dal fuoco. È un duro colpo. Erano stati spesi tutti i risparmi per acquistarla e la ricostruzione avrebbe richiesto ulteriori sacrifici e lunghi mesi di lavori. Comunque mio padre non si abbatte e si lancia immediatamente nei piani di ricostruzione: ridisegna personalmente il progetto, aggiunge una terrazza e la cucina. Nel frattempo sta girando Solaris e cerca di fare uscire sugli schermi Andrej Rublev, bloccato dalla censura fin dal 1966. Infine, nell’estate del 1972 mia madre, Larissa, parte per la campagna per dare inizio ai lavori. Ci rimane a lungo; la ricostruzione richiede una presenza continua. Deve affrontare una situazione difficile: i materiali scarseggiano, i pochi operai disponibili, corrotti dall’ignavia dell’epoca brežneviana domandano il pagamento in vodka, rubano, si presentano un giorno si, un giorno no. Lui le scrive delle lettere consolatorie con le indicazioni sulla ricostruzione, Lei cerca di finire prima dell’arrivo dell’inverno. Finalmente nel 1973 la casa viene completata. Ma mio padre continua ad apportare delle migliorie nei progetti: la mansarda, la camera per gli ospiti, la sauna… Da quando ricordo, i lavori non si sono mai fermati fino alla partenza definitiva per l’Italia dei miei genitori. Via via non appena guadagnano qualcosa lo investono nella casa, nei mobili antichi, negli alberi da frutta da piantare. Disegna continuamente, misurando le pareti con il metro e se non lo trova, con l’anulare e il pollice della mano, annota dei numeri, ci chiede dei pareri e con il martello in mano si lancia nel cantiere egli stesso. Non si ferma mai, aggiunge una stanza in mattoni, costruisce con l’aiuto di un falegname la rimessa in legno e la terrazza della sauna… Lavora assiduamente anche nell’estate del 1975, quando non riusciva a completare la sceneggiatura di un film mai realizzato: Hoffmaniana. I redattori degli studi cinematografici di Tallin esigevano il testo, lui chiedeva più tempo. Sprofonda per due mesi nella progettazione del giardino e nella costruzione della staccionata. Alla fine dei lavori, in pochi giorni scrive la sceneggiatura. Il 7 marzo 1982 mio padre lascia la Russia per le riprese di Nostalghia, mia madre lo segue da lì a poco. Rimangono a metà i lavori nell’appartamento di Mosca e, sui quaderni, i nuovi abbozzi di progetti per Myasnoe. Pensa di completarli al suo ritorno. Non sa ancora che non rivedrà più la sua casa. Nel 1984 dopo un’agguerrita campagna sovietica per screditare il film a Cannes, prende la decisione di non tornare mai più in patria. Riesce ad acquistare una piccola casa di caccia nel parco del Castello Brancaccio a San Gregorio di Sassola, alle porte di Roma e un terreno con un rudere vicino a Roccalbegna, un paesino medievale sulle pendici del Monte Amiata. Si lancia subito nella ricostruzione della casa di San Gregorio, dove spera un giorno di riunire tutta la famiglia. Riesce a completare il progetto, ma non fa in tempo di iniziare i lavori. Anche della casa di campagna a Roccalbegna rimane soltanto una serie di disegni e un primo progetto presentato al Comune per l’approvazione. Ci lavora con entusiasmo soprattutto nell’estate del 1986, già colpito dalla malattia, ma rincuorato dal mio recente arrivo dalla Russia dopo quattro anni di separazione. Discutiamo di arredi, della disposizione delle stanze, ci divertiamo a immaginare i mobili, il camino e le mura in pietra; lui disteso sul letto con il quaderno in mano, io seduto accanto con alcuni giornali di arredamento. Partirà dall’Italia in ottobre per morire a Parigi il 29 dicembre 1986. Poche settimane prima di morire disegna sul diario con mano malferma la sua casa immaginaria di Roccalbegna, poi vi annota in russo un triste commiato “La casa che non vedrò mai…”. 7 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Interno della casa di A. Tarkovskij a Firenze, in via S. Niccolò 91, 1999. Foto di Giovanni Chiaramonte. 8 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Giovanni Chiaramonte La casa di Andrej Agli inizi della mia opera di fotografo, intorno al 1970, un disagio istintivo, assolutamente personale e irriducibile, aveva scavato una distanza incolmabile dall’indirizzo metafisico imperante nella mia università, dalle prove razionali dell’esistenza di Dio, dai concerti astratti in cui vedevo costretti il pensiero speculativo e l’immaginazione creatrice dell’uomo, dai postulati incontrovertibili che «il divenire non può essere che un’appendice dell’Immobile»1. […] Soltanto da Olivier Clément e da Pavel Evdokimov avevo potuto ascoltare che nei riguardi dell’uomo e del suo subcosciente non si deve mai agire con gli imperativi categorici della legge, perché la libertà e l’interiorità personali non possono che contrapporsi ad ordini negativi, astratti ed esterni; «è con l’immaginazione che ci si introduce... e che si scopre la grande potenza delle immagini. In realtà, di fronte all’impotenza naturale dell’uomo di adempiere alla legge dell’Antico Testamento... il Nuovo testamento offre la Grazia delle Beatitudini; per suscitare e produrre gli atti umani, la grazia opera anzi con suggerimenti positivi e... questi suggerimenti sono rafforzati con le belle immagini, con l’assolutamente desiderabile della Nuova Gerusalemme... È anzitutto la ricostruzione della imago Dei, della forma iniziale tesa verso Dio come la copia verso il suo Originale. È evidente l’importanza della nozione biblica di immagine. Per la natura stessa del suo essere immagine, questa forma strutturale non può essere afferrata che dall’immaginazione e... soltanto l’immaginazione può penetrare il subcosciente e strutturarlo a immagine di Dio. L’immaginazione è sempre tesa verso l’incarnazione delle sue immagini»2. Parallelamente, nei film di Andrej Tarkovskij avevo potuto vedere per la prima volta, nell’orizzonte devastante dell’immaginazione contemporanea, un’arte visiva che operava «con i geroglifici della verità assoluta»3, dove «l’immagine tende all’infinito e conduce all’assoluto... L’immagine, infatti, è qualcosa di indivisibile e di inafferrabile, che dipende dalla nostra coscienza e dal mondo reale che essa si sforza di incarnare... L’immagine è una sorta di equazione che indica il rapporto esistente tra la verità e la nostra coscienza limitata dallo spazio euclideo. Nonostante che noi non siamo in grado di percepire l’universo nella sua totalità, l’immagine è in grado di esprimere la sua totalità»4. In Andrej Rublev mi era stata offerta una testimonianza credibile, esemplare ed esistenzialmente imitabile, del fatto che il destino dello sguardo, il fine dell’arte, consistono nel contemplare l’infinita bellezza della verità, e che la verità è una Persona viva, visibile come in uno specchio attraverso ogni forma ed ogni figura del mondo e della storia, anche la più terribile e la più sfigurata. «Tu devi essere felice, perché tutto insegna», consiglia il pittore Rublev all’allievo Fomà, «però ricordati che l’anima può passare dal visibile all’invisibile soltanto con la preghiera», la preghiera contemplativa dell’esicasmo, l’invocazione continua, istante dopo istante, del Nome divino, legata al respiro del cuore ed al pulsare del sangue. La casa, nelle opere di Tarkovskij, sembra porsi in realtà come la dimensione in cui l’uomo viene accolto nella pienezza e totalità della propria natura, che è la natura di un essere creato a immagine e somiglianza dell’infinito e dell’eterno. In Sacrificio, il protagonista, dopo una notte d’amore con la domestica che lo ha accolto e consolato senza nulla chiedere per sé, ritorna verso casa in un grigio crepuscolo sul Mare del nord: i suoi passi però s’interrompono davanti alla misteriosa presenza della sua casa in mezzo al sentiero, la sua casa rimpicciolita in una dismisura tale da farlo apparire come un uomo diventato così grande da toccare il cielo. Nessuna stanza sembra ormai in grado di contenere la sua esistenza e soltanto l’incendio sacrificale della casa può permettere al figlio di stendersi sotto il cielo, finalmente libero di porsi l’unica domanda che conta: “In principio era la Parola ... perché papà?”.
____________________ 1 2 3 4
G. Bontadini, Conversazioni di Metafisica, Milano 1971 P. Evdokimov, Le età della vita spirituale, Bologna 1968 A. Tarkovskij, Scolpire il tempo, Milano 1988 A. Tarkovskij, Ibidem
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Bruno Reichlin e Fabio Reinhart. Progetto di casa per A. Tarkovskij, Roccalbegna (1985-86). Modello in cartone. 10 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Fabio Reinhart Un progetto per la casa in Toscana Di ogni progetto non realizzato mi è amaro il ricordo, ma per mia buona fortuna penso loro molto raramente. Solo il progetto di Casa Tarkovskij a Roccalbegna fa eccezione, con ricordi frequenti e struggenti. Le ragioni di questa disparità sono necessariamente molte, poiché riguardano un vissuto di esperienze e di attese particolarmente esteso e intenso, che riaffiora spontaneamente rispondendo a sollecitazioni di accadimenti anche molto diversi. Ho vissuto l’incarico come un segno distintivo conferito da un grande, autentico artista, come implicito avallo al lavoro svolto con Bruno, sia per il campo d’indagine, sia per i risultati: una sorta di consacrazione. Mi ha procurato profonda gioia e l’ho vissuto come un dono inatteso, eppure meritato. La richiesta avanzata da Tarkovskij ha rappresentato un’occasione privilegiata per approfondire il nucleo centrale, più intimo, del mio lavoro: la memoria come intreccio di ricordo, trasfigurazione e oblio; e la nostalgia come anelito alla completezza. Risale a questo periodo la mia salda convinzione che l’architettura costituisca per tutti la prima, necessaria patria. Per chiarire i requisiti da soddisfare e reperire le immagini pertinenti al progetto indagai con Bruno due ambiti complementari: i film del maestro (oggi ancora mi basta uno scroscio di pioggia, il gorgo di un ruscello, una fiamma per rievocare) e il territorio scelto per riaffondare le proprie radici. L’Agosto dell’85 mi ha lasciato ricordi indelebili. Dopo aver perlustrato con Bruno l’estesa proprietà e individuato il luogo da edificare a ridosso di una parete rocciosa alta circa 9 metri, trascorsi un’intera settimana in assoluta solitudine a interrogare luoghi per carpirne segreti e potenzialità. Ovviamente, ho iniziato dall’abbazia di San Galgano e dalla vasca di Bagno Vignoni; poi ho percorso poggi e creste, forre e anfratti a cercare casolari e case, e chiese e castelli e cisterne e cimiteri etruschi: tutti gusci di vite esiliate di cui ho ascoltato voci e assonanze, esplorando e classificando la densità di memorie, ombre e silenzi. Nel periodo natalizio predisponemmo tavole e plastici: Descrivevano una esedra di portici e di stanze che racchiudeva la “corte” ottagonale, per metà scavata nella roccia e coronata dalla luminosa lanterna-biblioteca. Da quest’ultima si raggiungeva lo studio di legno, al tempo stesso esotico padiglione, cappella e fortilizio. Nella raggiera prendevano posto il forno per il pane, la cucina e i camini richiesti; e nel percorso si sarebbero succedute, in analogia con il linguaggio cinematografico, le inquadrature fisse nelle profonde camere di luce, le carrellate di ballatoi e scale, la panoramica a 180° della terrazza e quella a 360°, ritmata, dello studio. Alla fine dell’anno, certi del risultato, telefonammo per gli auguri e per concordare un incontro a Firenze. Ci comunicò che da poche ore sapeva della gravità del proprio male e che il 2 Gennaio sarebbe entrato all’Istituto Pasteur. Il 20 Gennaio lo raggiungemmo a Parigi. Ci accolse a letto, con il busto sostenuto da due gonfi cuscini, intento al montaggio di una scena tra terra e mare per il “Sacrificio”. Occhi vivissimi e penetranti, sorriso accattivante, un’eloquente gestualità precorritrice della parola e un fazzoletto verde in capo, annodato alla nuca: mi parve un meraviglioso bucaniere-Robin Hood costretto in una scialuppa, ma indomito nel saccheggiare il vascello del proprio ingegno. Gli presentammo il progetto. Ne discusse in russo con la moglie Larissa; poi seguirono rapide direttive: - Più piccola, e far presto! La notte stessa elaborammo uno schema recapitatogli il mattino seguente e poi sviluppato da Bruno, ma tutto rimase sulla carta. Il galoppo impetuoso e impietoso della malattia precipitò alla meta.
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La casa dove la famiglia Tarkovskij andava in villeggiatura. 1936 ca. Foto di Lev Gornung. 12 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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FOTOGRAFIE E DISEGNI
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A. Tarkovskij davanti alla casa materna, ricostruita durante la lavorazione di “Lo specchio” (1974). 14 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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“Nostalghia” (1983), foto di scena. La casa di Myasnoe. 15 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij davanti alla rimessa, ricostruita durante la lavorazione di “Lo specchio” (1974) 16 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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“Lo specchio” (1974), foto di scena. L’incendio della rimessa. 17 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij al lavoro nella costruzione della rimessa presso la casa a Myasnoe (Russia), 1975. 18 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij osserva la costruzione della rimessa presso la casa a Myasnoe (Russia), 1975. 19 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno della casa a Myasnoe (1973). 20 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno della casa a Myasnoe (1973). 21 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per l’ampliamento della casa a Myasnoe (Russia) 1975-79. 22 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per l’ampliamento della casa a Myasnoe (Russia) 1975-79. 23 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per l’ampliamento della casa a Myasnoe (Russia) 1975-79. 24 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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“Nostalghia” (1983), foto di scena. Gorcˇakov nella chiesa di San Galgano. 26 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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“Nostalghia” (1983), foto di scena. San Galgano. La casa russa nella chiesa italiana. 27 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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“Nostalghia” (1983), foto di scena. Gorcˇakov presso la casa di Domenico. 28 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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“Nostalghia” (1983), foto di scena. Gorcˇakov e Domenico. 29 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per la casa a Roccalbegna (Italia), 1986. 30 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per la casa a Roccalbegna (Italia), 1986. 31 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per la casa a Roccalbegna (Italia), 1986. 32 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per la casa a Roccalbegna (Italia), 1986. 33 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per la casa a Roccalbegna (Italia), 1986. 34 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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A. Tarkovskij. Disegno per la casa a Roccalbegna (Italia), 1986. 35 www.torrossa.com – Uso per utenti autorizzati, licenza non commerciale e soggetta a restrizioni.
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Questo piccolo quaderno monografico decimo nella Galleria dell’architettura italiana viene stampato nel carattere Times dalla tipografia La Colornese di Colorno, Parma per conto di Edizioni Diabasis nel mese di novembre dell’anno duemila dodici
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