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Italian Pages [116] Year 2017
Daniele Gasparetti
L'APPRENDISTA LIBERO MURAT ORE Presentazione di Stefano Bisi Prefazione di Claudio Bonvecchio
JOUVENCE
© 2017 Editoriale Jouvence (Milano) isbn: 9788878015609 Via Monfalcone, 17/19- 20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono: +39 02 24411414 Fax: +39 02 89403935 E-mail: [email protected] www.jouvence.it L'editore resta disponibile ad assolvere le proprie obbligazioni riguardo a contenuti e immagini presenti nel testo, avendo effettuato, senza suc cesso, tutte le ricerche necessarie al fine di identificare gli aventi titolo.
INDICE
PRESENTAZIONE
di
Stefano Risi
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PREFAZIONE
di Claudio Bonvecchio
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INTRODUZIONE
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L'APPRENDISTA LIBERO MURATORE
ALCUNE REGOLE DI COMPORTAMENTO
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DIDATTICA ELEMENTARE
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LA RITUALITÀ MASSONICA
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APPENDICE. Cos'È UNA TAVOLA ARCHITETTONICA
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RINGRAZIAMENTI
I
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PRESENTAZIONE Stefano Bisi Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Palazzo Giustiniani
Vuoi essere un grande? Comincia con l'essere piccolo. Vuoi erigere un edificio che arrivi fino al cielo? Costruisci prima le fondamenta dell'umiltà. ( Sant'Agostino)
Un buon inizio in ogni attività umana è sicuramente quello di capire cosa si deve fare e come ci deve compor tare nell'abbracciare un nuovo percorso. La Massoneria del Grande Oriente d'Italia, che vuole forgiare Apprendi sti consapevoli e coscienti del duro lavoro che comporta il cammino iniziatico e la nuova vita massonica, riserva molta attenzione e cura a chi compie i primi incerti e pe santi passi sul pavimento bianco e nero del Tempio. Così come presta altrettanto riguardo alla ritualità e a ogni aspetto simbolico, operativo e formale che possa servire al fratello appena iniziato in Loggia per crescere gradatamente, per camminare senza fretta e, soprattutto, senza cadere, per porsi degli interrogativi su cui meditare nel lungo periodo di silenzio che caratterizza l'appren distato. Tante le domande e i saggi consigli operativi che si possono trovare scorrendo le pagine. Si va dalle auree re gole di comportamento, alla ricca ed elaborata didattica elementare sotto forma di un'attenta serie di domande e risposte, agli aspetti della ritualità massonica. È spiegato nei minimi particolari cosa è e come si scolpisce una Ta-
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vola Archittettonica, suggerendo il metodo più fecondo per realizzarne una da sottoporre all'ascolto dei fratelli durante la tornata di Loggia. È in questa fondamentale ottica che questa opera redatta dal fratello Daniele Gasparetti sotto l'attenta re gia di Claudio Bonvecchio, Grande Oratore del Grande Oriente d'Italia, va contestualizzata e usata come indi spensabile strumento valido ai fini della formazione degli Apprendisti che attingendo da essa potranno trarre utili insegnamenti e la giusta misura da utilizzare nel com piere il proprio personale percorso di crescita all'interno dell'Officina lavorando insieme ai Compagni d'Arte e sot to la guida dei Maestri alla Gloria del Grande Architetto dell'Universo e per il Bene dell'Ordine e dell'Umanità. Opera di grande impegno dicevamo e di pratica uti lità che fa seguito al libro Il bussante chç ha riscosso un notevole successo e che sicuramente a sua volta otterrà vasto consenso fra i fratelli e anche in chi da profano in tende avvicinarsi e capire il mondo della Libera Murato ria senza storture e senza pregiudizi. Un prezioso volume da leggere con passione e con la mente aperta alla riflessione dell'importanza di essere massoni. Di chi spinto dalla Bellezza di secolari e nobili ideali, vuole essere oggi parte viva e pulsante di una Isti tuzione riservata che affascina e invita l'uomo che vi ade risce al più duro e improbo lavoro che si possa compiere: quello su stessi, finalizzato all'elevazione dell'essere. Fare il massone per costruire un uomo nuovo, un bra vo Apprendista che, un giorno diventato maestro, si senti rà perennemente ed umilmente Apprendista nel lungo ed incessante sentiero che conduce alla ricerca del Vero, del Bello e del Giusto.
PREFAZIONE ESSERE APPRENDISTI LIBERI MURATORI NEL TERZO MILLENNIO
Claudio Bonvecchio Grande Oratore del Grande Oriente d'Italia Palazzo Giustiniani
1. Il termine Apprendista Il termine "Apprendista"1 è - ancora oggi - uti lizzato, seppur moderatamente. Il suo spazio linguisti co più appropriato è quello - per altro, storico - delle " arti e dei mestieri" , dove designava e, teoricamente, designa tuttora un giovane (per lo più) che si accingeva e si accinge ad apprendere determinate e precise com petenze e capacità professionali. Questo, per altro, è il suo significato etimologi co che fa derivare "Apprendista" dalla voce verbale " apprendere" , che si rifà al latino "aprehendere" che vuol dire " prendere" , " afferrare" , " impossessarsi" : sia fisicamente che mentalmente. L'Apprendista è, quindi, colui che fa proprio - s'impossessa - qualcosa che gli è utile e/o indispensabile per poter migliorare le proprie conoscenze, in relazione a un progetto: per lo più lavo rativo, ma non solo. In questo senso, l'apprendere spe cifico dell'Apprendista implica una qualificazione che viene ottenuta tramite una azione che lo porta a cono scere e, quindi, a possedere competenze. Ma questo co noscere - in qualunque modo venga interpretato - non è mai una conoscenza puramente astratta, formale. È sempre una conoscenza che possiede un lato concre to: un aspetto operativo, anche se il suo apprendere è l
Per evitare inutili e continue ripetizioni il termine "Appren dista " sarà riferito prevalentemente all'Apprendista Libero Muratore.
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figurato. Anche se il suo apprendere non è rivolto ad un oggetto concreto (a una professione, come quella del fabbro, del falegname o del muratore, ad esempio) , m a a qualcosa che h a a che vedere con una dimensione diversa: ontologica e spirituale. Si fa dell'apprendistato anche in un campo prettamente spirituale e, sovente, il campo operativo e quello spirituale sono strettamente correlati. Così, l'Apprendista che nei tempi antichi - e sino al Medioevo, ma non solo - si accingeva ad apprendere i dettami di una professione (di un'arte, come allora si chiamava), aveva l'esatta percezione di fare qualcosa che gli schiudeva le porte di un atto creativo che, in qualche modo, lo rendeva partecipe dell'analogo atto creativo compiuto da Dio nel dar vita al mondo. D'al tronde, l'atto umano del creare qualcosa è, da sempre, considerato una imitatio Dei e la costruzione - di una città, di una casa, di un tempio o di un manufatto è stato, simbolicamente, vissuto come la riproduzione terrena di qualcosa già fatto dal Dio o, comunque, in mente Dei. A questo atto ci si deve, dunque, accostare con timore reverenziale, perché, in tale atto, è racchiu so il significato ultimo dell'essere dell'uomo e la rispo sta ai problemi che lo tormentano. Infatti, il creare, il costruire e l'edificare rimandano, costantemente, a un disegno razionale e armonico che informa di sé tutto il creato e che si esprime nel volere divino: da sem pre esistente, operante e creativo. Tale disegno implica un ordine e questo, a sua volta, dà significato al vi vere, indirizzandolo e contestualizzandolo in qualcosa di imperituro, di non presente, anche se operante in temporalibus. Ne è derivata una potente valenza sacra le dell'atto creativo che infonde in ogni opera umana l'impronta mitica di un grandioso disegno che appaga chi a esso si conforma e di cui è l'agente attivo. Questo appagamento, ovviamente, non è fine a se stesso, ma implica l'assunzione di un ruolo attivo che dà luogo ad un mutamento di status: a una trasfor mazione radicale che si estende a macchia d'olio, sino
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coinvolgere l'intera realtà. Non a caso, Mircea Eliade ricorda che i grandi eroi civilizzatori e gli antenati mi tici, molto spesso, sono costruttori e iniziatori di nuove competenze operative. Competenze che comportano un vero e proprio " salto ontologico" per i loro artefici e per l'umanità2• Va da sé che questo " salto ontologico" avviene sotto l'insegna del Sacro, in quanto rende pa lese all'uomo qualcosa che, prima, gli era celato e che produce una nuova e più profonda conoscenza di sé e di ciò che lo circonda. Per questo, l'azione dell'Apprendista, in qualunque modo avvenga, è sempre una impresa che lo avvicina al Sacro: che lo rende partecipe del Sacro. Ma il Sacro, a sua volta - come notava Otto3 - è un mysterium tre mendum et fascinans, a cui ci si deve accostare con le dovute, necessarie, precauzioni e sotto la guida di qual cuno - più esperto - che faccia da guida: che, insomma, sia un Maestro come, per altro, avviene anche nell'ap prendimento pratico di qualsiasi arte o mestiere. Infat ti, il rischio di sbagliare è elevatissimo e, non sempre, è possibile rimediare agli errori in cui si può incorrere. Il che è valido oggi e altrettanto lo era in passato, quan do i sistemi di controllo e le strumentazioni non erano sofisticate e quando bastava una banale distrazione per vanificare o inficiare una costruzione, una incisione o un qualsiasi manufatto.
2. I:Apprendista e il Sacro
Tuttavia, il rischio è ancora più grave quando in gioco non è più soltanto l'esecuzione, ancorché diffici le, di qualcosa di concreto e tangibile, ma quando ci si addentra nella vita dello spirito, dove il Sacro4 è sicu2 3 4
Cfr. Mircea Eliade, Arti del metallo e alchimia, Bollati Borin ghieri, Torino 1991 (ristampa della 2• Edizione) . Cfr. Rudolph Otto, Il Sacro, Feltrinelli, Milano 1966. Il termine Sacro deriva dal latino sacer, a sua volta, riporta bile alla radice indo-europea sac che significa aderire: ovviamente a
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ramente percepibile attraverso sentieri e meandri non facilmente percorribili. E dove è facile perdersi, senza poter più trovare la strada. E di questo l'Apprendista deve tenerne debito conto, visto che con la dimensio ne del Sacro dovrà, obbligatoriamente, incontrarsi e/o scontrarsi. Ma, proprio per questo, è opportuno cerca re di comprendere bene che cosa s'intende per Sacro, su cui massima è la confusione e l'ambiguità. Innanzitutto, il Sacro non può essere ridotto - e neppure può, costitutivamente, esserlo - a una qualsia si ideologia: ossia a un complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni o sistemi di valore atti a influenzare o a governare una persona, una comunità o una società. Ciò ne farebbe una sorta di inganno, funzionale a un progetto, a una parte politica, a una lobby e non già paradigma esistenziale totalmente al di sopra delle par ti. Questo fa sì che possiamo ritenere la dimensione del Sacro come l'espressione di un principio metafisico e trascendente che non ha lo scopo di accreditarsi - pur rivendicando una sua palpabile concretezza - come un volano di persuasione, di potere e di dominio, bensì come il riferimento per raggiungere una saggezza in teriore e un alto ed illuminato modo di esistere: tanto individuale che collettivo. A questo proposito e in seconda battuta, è necessa rio introdurre una ulteriore specificazione. È quella tra il Sacro e il numinoso (dal latino numen che esprime la presenza, a un tempo, terrifica e fascinosa, di una potenza non visibile) che, spesso, vengono, tra loro, confusi o sovrapposti. Il Sacro non è il numin06o. Il numinoso rimanda alla presenza di un numen: di una forza o di forze inconsce - presenti nell'uomo - che gli hanno permesso di sperimentare quella che è sta ta definita la "partecipazione mistica" al tutto. Ossia, una divinità. Ma potrebbe pure derivare dalla radice sanscrita sac-ate che vuoi dire " seguire" o " accompagnare" : anche in questo caso la divinità . In questa accezione, la più probabile, " accompagnare" avrebbe il valore di una prossimità con la divinità.
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quella condizione ancestrale dove tutto è parte del tut to e dove l'uomo può scambiare se stesso con il mon do circostante. E viceversa. Il Sacro, invece, non è una "inflazione" psichica: una sorta di possessione dell'in conscio provocata dal numen. E neppure è riducibile all'ambito, angusto, di un lessico antropologico, teo logico o, genericamente, religioso, come tanti studiosi contemporanei vorrebbero. Il Sacro è altro. Lo si può ritenere come l'unione armonica di in conscio e di conscio, di contingente e trascendente: una unione armonica di cui l'uomo non può fare a meno, se aspira alla completezza. Il Sacro, insomma, è quella complexio oppositorum in cui la forza della ragione si unisce con quella dell'intuizione, il cielo con la ter ra, il macrocosmo con il microcosmo, il positivo con il negativo: come insegnava nell'antichità la Tabula Smaragdina e, in tempi più recenti, Pascal quando, nei suoi Pensieri, indicava la specularità costitutiva tra l'in finitamente grande e l'infinitamente piccolo. E come, da tempo immemorabile, hanno insegnato i mistici, gli illuminati e i cultori del percorso esoterico: non certo ultimi, i Liberi Muratori. L'incontro con il Sacro, segna per l'Apprendista la necessità di imparare ad apprendere e praticare in sé e su di sé la ricerca della totalità e l'armonia univer sale. Tale apprendimento - operativo e trasformativo - coincide con una vera e propria " rivoluzione coper nicana" che l'Apprendista deve poter compiere per av vicinarsi, il più possibile, a essere l'icona vivente di un uomo totale. L'uomo che, nell'immagine del mandala il grande psicosmogramma della totalità e dell'armonia - siede al centro e muove la ruota del mondo, facendo del mondo il luogo della pace e della divina armonia. Con questa "rivoluzione copernicana " , l'Apprendista concorre, come artifex, alla costruzione dell'uomo uni versale, dell'uomo sacer: l'uomo cui è affidato il compi to di " lavorare per il bene e il progresso dell'umanità" , come recita i l Rituale Muratorio. M a concorre, altresì, a sacralizzare (o a risacralizzare) il mondo, facendolo
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llli�liore. In questo modo e grazie al Sacro, l'Apprendi si a rt·alizza lo scopo di cambiare l'uomo nel mondo e il lllllltdo nell'uomo, azzerando le ingiustizie, le diversità, i soprusi, gli integralismi e le intolleranze. (:ii> posto, non è facile, per l'Apprendista - come per l:hiunque altro - avvicinarsi al Sacro, senza cadere n d lt· re more e nelle perplessità causate dalla Storia che, t roppc volte, ha utilizzato il Sacro come giustificativo di fatti e avvenimenti che con esso nulla avevano a che fare. Ma è anche facile soggiacere alla diffidenza verso il Sacro. Diffidenza indotta dall'uso che la società mo
derna sempre più " liquida " , globalizzata e massificata ne ha fatto, rendendolo un "prodotto di largo consu mo" e un mezzo di conformismo e di asservimento so ciale. Tutto ciò banalizza il Sacro e_lo rende un mecca nismo produttore di consenso, di adesione o di denaro. Il Sacro, semmai, è simile a quella perla di cui parla un antico inno gnostico: una perla sepolta nel fondo di uno stagno fangoso e custodito da un serpente, ma non per questo irraggiungibile, se lo si vuole fermamente. Naturalmente, per impossessarsi della perla perduta, l'Apprendista deve usufruire - unitamente a una sag gia guida magistrale - di una adeguata strumentazione, per poter farsi strada sulla via del Sacro comprenden done la portata, senza perdersi o imboccare percorsi senza sbocco, sentieri interrotti o, ancora peggio, vere e proprie autostrade verso l'abisso. La strumentazione appropriata è, senza dubbio, quella simbolica in quan to è la sola che consente di addentrarsi nei territori del Sacro, avendo un rassicurante " filo di Arianna" cui fare riferimento.
3. I:Apprendista e il simbolo
La prima cosa di cui l'Apprendista deve occuparsi e che deve far proprio è, fuori di dubbio, il simbo lo: parola che deriva dal greco synballo, che signifi ca " metto insieme " . È, infatti, tramite il simbolo che
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potrà adire al Sacro: e non altrimenti. Ovviamente, per poter fare questo deve comprenderne, appieno, il significato e la sua assoluta importanza, avendo sem pre presente ciò che ricordava un grande philosophus naturalis, mago, scienziato e iniziato come Gerolamo Cardano che, in pieno Rinascimento, scriveva:« Vita humana symbolica est, qui hoc non intendit non est homo>> . Ma anche sul simbolo gravano la medesima confusione e ambiguità che si è già riscontrato per il Sacro e che occorrerà dissipare, affinché l' Appren dista non prenda cantonate. Non farlo equivarrebbe a sottrargli la possibilità di procedere, con tranquilla perseveranza, nel suo percorso. A tal proposito, bisogna, subito, sottolineare che il concetto di " simbolo" è assai articolato e, di conse guenza, di non semplice comprensione. Il che può gene rare incertezze sul suo significato e - cosa ben più grave - sul suo utilizzo. Così, un simbolo può essere utilizza to come un segno e viceversa, anche se non sono, per nulla e in nulla, sovrapponibili. Farlo implica un grave errore interpretativo che può mettere in forse il rag giungimento dello scopo finale. Il simbolo, insomma, non è un segno e non ne ha lo stesso valore. Bisogna, però, chiarirlo con grande precisione onde non confon dere l'Apprendista che del simbolo deve servirsi con profonda consapevolezza. Così, ad esempio, un segnale stradale non è un simbolo: è un segno. Il suo carattere precipuo è la de scrittività e la convenzionalità, in quanto riproduce, vi sivamente, una norma che deve essere seguita in quan to rispondente a un quadro stabilito per legge (nello specifico, il Codice della strada). Un simbolo, invece, non è mai descrittivo e tanto meno convenzionale. Un esempio, comunissimo, è dato da un semplice anello. È evidenti a tutti - ne abbiamo la percezione inconscia che sia qualcosa di potente e importante perché il suo possesso, quasi sempre, implica un rapporto, strettis simo, tra il donatore e la persona a cui viene donato. Nell'anello - indipendentemente dall'intrinseco - cen-
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trale è la sua forma circolare: forma che rimanda alla perfezione assoluta ma, pure, all'amore, al potere, alla bellezza. Donarlo o riceverlo è la manifestazione evi dente di un sentimento di amore, di devozione, di impe gno, di rispetto, di signoria o di sudditanza. In sintesi, l'anello che portiamo al dito o doniamo esprime una dimensione di totalità che va oltre gli aspetti materia li, contingenti e/o psicologici che in esso sono di certo presenti. Di questo abbiamo una chiara percezione, al_lorché vengano meno i motivi per i quali quell'anello è giunto sino a noi: è questa un'esperienza comune a quasi tutti i viventi. In tal caso, abbiamo la sensazione, immediata, che quell'anello sia diventato pesante e ingombrante - come per Frodo ne Il Signore degli Anelli - sino ad avere la percezione che è qualcosa di estraneo e, perciò, non più portabile. Se ne può, allora, dedurre che, nell'a nello, è presente una componente che ne trascende il significato monetario o anche semplicemente emotivo. È un misterioso valore aggiunto che lo rende qualcosa di assolutamente importante e di significativo: come insegnano tutte le tradizioni simboliche, secondo cui l'anello esprime un potere e/o una forza di cui è l'im magine simbolica. Un altro esempio di simbolo è quello offerto dalla rosa. Quando si regala una rosa rossa è evidente che non si regala un semplice prodotto della natura. Si re gala una tensione dell'animo che si esprime attraverso la rosa, il cui contenuto materiale porta dentro di sé una serie di valori aggiunti che trascendono il conte nuto materiale stesso. La rosa infatti, da tempo imme morabile, è simbolo di totalità: rappresenta, per la sua conformazione, la caverna dove si trovano le acque primordiali: fonte di trasformazione e di rinascita. Ma è anche il simbolo del femminile divino, fonte di vita, di pienezza e di amore: come insegna lo stretto appa rentamento della rosa con il culto mariano. Per questo, è l'espressione di una dimensione di totalità in cui la persona può ritrovare i suoi valori più profondi. Do-
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nare una rosa, di conseguenza, equivale a regalare un sentimento eterno d'amore, di affetto, di apertura, di rinascita, di trasformazione. Emerge da questi due esempi - tra i tanti possibili - il valore del simbolo che, come sostiene Mircea Elia de, rappresenta, indubbiamente « una modalità autono ma di conoscenza>> 5• È qualcosa di fisico che rimanda al metafisica: in un'unione inscindibile che ci permette di percepire qualcosa di più elevato e di assolutamente più profondo rispetto alla presenza materiale dell'og getto simboleggiato6• Mediante il simbolo - in quanto immagine visibile e sensibile che rimanda a qualcosa di invisibile - è possibile accostarsi a una dimensione del mondo che non è immediatamente evidente sul piano dell'esperienza consueta. Questa dimensione del mon do coincide con la sfera del Sacro. Non ci vuole molto a comprendere come entrarvi equivalga alla scoperta di un mondo parallelo di cui sfuggiva l'esistenza. Scoperta che produce una vera e propri nascita (o ri-nascita) spi rituale: una seconda nascita. Come quella che attende l'Apprendista che abbia (e lo dimostri a se stesso) il co raggio di vivere questa straordinaria esperienza: questa nuova nascita.
4. L'Apprendista e il sacrificio
Come già sottolineato, l'Apprendista si avvia su di un cammino arduo e scomodo verso quella miste5
Mircea E liade, Premessa a Immagini e simboli. Saggi sul sim bolismo magico-religioso, J aca Book, Milano 1984, p. 13.
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Scrive J ung: scrive Jung (Cari Gusta v J ung, Introduzione all'incon scio in L'uomo e i suoi simboli, Longanesi, Milano 1980, p. 5).
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riosa esperienza rappresentata dall'incontro con il Sa cro. Un incontro - si badi bene e onde evitare facili fraintendimenti - che non si manifesta con eventi mi racolistici o con esperienze trompe l'oeil, ma con un lento lavoro di scavo nella propria interiorità . Come, d'altronde, vuole l'etimo del termine esoterico ( dal greco esoterikos da esoteros che vuol dire interiore ) che connota il viaggio dell'Apprendista verso il Sa cro. Non c'è ombra di dubbio che questa prospettiva implichi uno stacco netto rispetto all'esistenza comu nemente agita e che non mostra, certo, sensibilità e in teresse per tale meta. Il viaggio verso il Sacro richiede una cesura e una rinuncia radicale a codificate regole di comportamento, a consolidate abitudini, a una dif fusa volontà prevaricatrice, all'ascolto delle ipertrofie del proprio Io, a una scala di valori in cui il successo, la potenza, il denaro occupano i primi posti. Tutto ciò - in una società quale è la nostra, improntata all'este riorità, alla superficialità e al consumismo - assume il carattere di una vera e propria rinuncia. Assume il carattere di un sacrificio. L'avvicinamento al Sacro, d'altronde, richiede sempre un sacrificio: come testimoniano l'antropolo gia, la mitologia e la storia delle religioni. Ma il sacri ficio richiesto all'Apprendista non si limita al rifiuto dell'effimero-sociale in cui vive. Vuole essere il sacri ficio della parte più caduca dell'interiorità di ciascu no. Vuole il sacrificio di quella parte cui siamo parti colarmente affezionati e che coincide con quel "nulla " abissale che sembra riempire l'esistenza della moderni tà. È quel " nulla" abissale che illude procura effimere soddisfazioni ma, poi, genera senso di privazione, an sia, angoscia e depressione. Sono i "mali oscuri" di un Occidente secolarizzato, deluso, privo di certezze e di progettualità e incapace di guardare, simbolicamente, nel proprio cuore per trovarvi quella complexio oppo sitorum di cui non può fare a meno, ma che gli risulta estranea e lontana. Il sacrificio richiesto all'Apprendi sta coincide con il coraggio di gettarsi in una voragine
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(apparentemente) senza fondo sperando, poi, d i risalire a respirare l'aria delle vette, diventando uomini nuovi. Il sacrificio che l'Apprendista è chiamato a sop portare è quello della morte simbolica, senza di cui non può esserci rinascita. Senza di cui non ci sono le con dizioni per iniziare il viaggio verso il Sacro. La morte simbolica che l'Apprendista deve affrontare e superare è la negazione dell'effimero fuori e dentro il suo animo. Essa è il confronto con le tante ombre che allignano nel suo animo ma che non vengono mai affrontate: per avidità, paura o mancanza di punti di riferimento su cui far leva. Essa è la volontà di lasciarsi prendere, sen za opporre resistenza alcuna, dal divenire della vita che trasporta gli uomini - normalmente schiavi dello spa zio e del tempo - al di là dello spazio e del tempo: nei territori del Sacro. Nella morte simbolica - che l'Ap prendista deve affrontare, ritualmente e spiritualmente - si dispiega lo strappo con il nulla della storia odierna, personale e collettiva e la possibilità di scoprire che al di là della nebbia brilla il sol invictus dell'eterno sa pere, della "philosophia perennis " in cui credevano gli umanisti e in cui credono ancora gli Illuminati e i cul tori della Via Esoterica Tradizionale. Grazie alla mor te simbolica si può superare la soglia del transeunte e scoprire quella pienezza che è indice di totalità: quella pienezza che dovrebbe essere l'anima (l'Anima Mundi) di ogni uomo degno di questo nome. Grazie alla morte simbolica, l'Apprendista può superare le apparenti te nebre del mondo ed essere rischiarato dalla vivificante luce dell'aurora iniziatica che fa intravedere, all'oriz zonte, il misterioso regno del Sacro.
5. L'Apprendista e il cammino
Ma la meta non è ancora raggiunta. Il sacrificio realizzatosi con la morte simbolica non è che il pri mo passo di un lungo cammino: un cammino che, for se, non ha termine ma che, sicuramente, durerà tanto
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quanto dura l'esistenza terrena di chi vuole intrapren derlo. A questo cammino "periglioso" , l'Apprendista deve prepararsi come ogni buon pellegrino deve fare, prima di iniziare il suo viaggio. Molto poco - anche se fondamentale - è ciò di cui necessita: ogni vero viag giatore sa quanto il bagaglio superfluo intralci il passo, ma sa pure che l'essenziale non deve (e non può) mai mancare. Essenziale, in questa " impresa" simile alla " Que ste du Graal", è l'umiltà. È l'umiltà che deve far sco prire all'Apprendista come l'lo e i suoi correlati - la superbia, il protagonismo, la saccenteria, la supponen za, l'invidia, il desiderio di potere, l'arroganza e altro ancora - devono essere abbandonati, subitò, sul ciglio della nostra simbolica strada e mai più raccolti. L'umil tà deve insegnare ad apprezzare la fatica del cammino senza lamentela alcuna e ad accogliere la parola e l'e sempio di tutti i compagni di strada: anche i più sem plici. Non bisogna mai dimenticare che semplici e i puri di cuore sono molto più saggi dei dotti e che la saggez za è, in realtà, la meta ultima e non già la conoscenza intellettiva e cumulativa. La pratica dell'umiltà, infine, è sentirsi partecipi del mondo in cui persone, piante, animali, agenti atmosferici, esseri animati e inanimati possono offrire insperati tesori di saggezza. E possono essere guide discrete, ma altamente efficaci nel fare evi tare le insidie del cammino: come insegnano i miti, le saghe, le grandi narrazioni religiose, i sogni. Strettamente collegato all'umiltà - e altrettanto importante - è il silenzio: un silenzio attento, vigile e meditativo. Per questo motivo, più che la parola este riore deve risuonare nell'animo dell'Apprendista la parola interiore. Devono essere il cuore, l'istinto e la ragione gli interlocutori più accreditati. Solo quando l'Apprendista avrà imparato a dialogare con loro, solo quando avrà imparato il silenzioso linguaggio dei sim boli potrà parlare. Allora, il suo linguaggio sarà sempli ce, incisivo, moderato e dirà concise parole di saggezza: come gocce di rugiada su campi riarsi.
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Unitamente a l silenzio, l'Apprendista dovrà prati care lo studio. Sarà uno studio non convenzionale: non pensato per poi sfoggiarlo in dotte conversazioni o per - come si suole dire - " spaccare il capello in quattro " . Il suo studio dovrà indirizzarsi alla comprensione delle grandi le' g gi armoniche che reggono l'uomo e il cosmo, sperimentando che la vera scienza è sempre per l'uo mo e mai contro di lui. Dovrà, insomma, sperimentare che si può trovare il cuore nell'infinito e l'infinito nel cuore. Insieme al sapere, l'Apprendista dovrà sperimenta re l'amore: l'amore per la vita e per coloro che, con lui, la vivono. Dovrà coltivare un amore ardente per tutto ciò che è bello esteriormente e interiormente, non fer mandosi alle effimere apparenze ma alla sostanza più profonda. Dovrà imparare a donare, perché l'amore è un dono umile, silenzioso, disinteressato: come la perla rara e preziosa del già citato Inno gnostico, che non è mai una privazione ma una straordinaria condivisione. Senza dono non c'è amore: l'Apprendista non lo deve mai dimenticare. Imparare ad amare significa, altresì, imparare a ub bidire. Il proseguimento sulla via è legato al Maestro: a chi l'ha già percorsa e che, quindi, può indicarne gli ostacoli, le vie precluse, i vicoli ciechi, le zone paludo se e i molteplici miraggi. Al Maestro bisogna ubbidire in quanto il vero sapere è gerarchico, non scioccamente democratico. Chi si illude di conoscere il cammino per autonoma conoscenza è destinato a fallire: miseramen te. Sia ben chiaro, però, che ubbidire non significa an nullarsi così come comandare non equivale a imporsi e l'autorevolezza non coincide con l'autoritarismo. La vera gerarchia è severità nell'amore fraterno, nell'umiltà della parola e nella gioia del donare una parte dell'e sperienza della propria vita. Parimenti l'ubbidienza è apertura all'altro e riconoscimento della sua maestria: almeno sino a quando la distanza tra Apprendista e Ma estro, lentamente, verrà meno e Apprendista e maestro procederanno, appaiati, sulla via maestra che li vedrà,
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senza distinzioni, compagni nel procedere verso il fine comune: la totalità, l'armonia, l'unione con il tutto. Perché questo e non altro è lo scopo del cammino di questa vita terrena gioiosa nel dolore e dolorosa nel la gioia, finita nell'infinitezza e infinita nella sua finitez za, piena di ombre ma traboccante di luce, destinata a esaurirsi nella sua contingenza ma aperta all'eternità. Questo è il segreto della Tradizione, questa è l'essen za della Via esoterica praticata dalla Libera Muratoria Universale, questa è l'aurora che attende l'Apprendista.
INTRODUZIONE
Riflessioni «di» e per un Neofìta Mi rivolgo a te che hai percorso lo stesso sentiero e sei arrivato da tempo 'là dove, prima o poi, giunge l'uo mo che si pone domande; a te che da tempo hai trovato il punto di partenza per diventare un Uomo migliore, un Uomo vero. Queste brevi note vogliono farti ricordare da dove sei partito e il motivo per il quale hai intrapreso questo meraviglioso viaggio, farti ricordare perché hai fatto questa scelta e da cosa sei stato spinto, rinvigorire la promessa e continuare a esaltare le acquisite capacità. Il desiderio è proporre spunti di riflessione per ri pensare al viaggio personale e ricondurre a quelle emo zioni che tutti hanno provato la prima volta che hanno varcato le Colonne del Tempio. Sono certamente sensa zioni individuali, personale ricerca di verità, ma possa questo scritto essere una riscoperta del cammino e rav vivare quel sentimento che da sempre alimenta il senso di appartenenza. Sei in una dimensione onirica al confine tra realtà materiale e realtà sottile, rumori e voci si fondono in un frastornante vortice di emozioni; i tuoi passi incerti sono guidati da una mano forte che preme sulla tua spalla e ti guida con sicurezza lungo il cammino. Un suono ti accompagna, è una voce, un sussurro che si insinua nella mente e ti suggerisce frasi e risposte a do mande che nessuno ti aveva mai posto. Ripetere le sue parole ti fa sentire una marionetta in suo potere. Ma chi è che risponde? Chi pone le domande? Sei sempre tu, è un dialogo col tuo Io interiore, stai mettendo alla
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prova la tua capacità di conoscere te stesso e il coraggio necessario per affrontare questa sfida. La ragione che compone il filo di questo discorso è naturalmente quella parte di te che ti ha condotto in questo luogo sconosciuto: cominci a capire che il passo che hai compiuto è quello giusto, ti stai portando oltre il limite per tentar di accedere all'infinito della cono scenza. Vorresti che le risposte uscissero dalla tua bocca, ma la parola si strozza in gola, intuisci la verità, ma non riesci ad esprimerla. Quella voce che mette ordine al disagio emozionale che provi in questo momento la ricorderai per tutta la vita: è la voce del "guardiano della soglia " che ti sta portando nell'abisso-dell'anima. Lui ti guiderà ad affrontare tre prove, fisicamente tra scurabili ma spiritualmente fondamentali. Tolta la ben da nera, comincia la tua nuova vita: la confusione men tale è voluta ed è appena iniziato il ricordo di quella dimensione nella quale finora sono stati il tuo pensare ed il tuo vedere nella nebbia della realtà profana. Intorno a te figure sconosciute, fantasmi incap pucciati che, svelati, si rivelano specchi con riflessa la tua immagine; tra pochi istanti li chiamerai Fratelli e diventeranno parti della tua quotidianità, più simili e vicini a te di molti amici che conosci da una vita. Cosa vi accomuna ? La ricerca sistematica di risposte a do mande che ci si pone da sempre, la capacità di mettersi in discussione, la sincera volontà di giudicare se stessi prima di farlo con altri ed infine il legame più forte, il "senso di appartenenza ". Davide B., Apprendista Libero Muratore
Il momento d'inizio di questa avventura è ante cedente all'affiliazione, è connaturato con la nascita e prosegue per tutta l'esistenza. Ogni " uomo libero e di buoni costumi" arriva a un periodo della vita in cui sente l'esigenza di un punto di rottura, la necessità di
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superare una soglia che l a mente involontariamente gli impone e che, senza un aiuto esterno, lo lascerebbe in un limbo esistenziale senza vie d'uscita. Diventa insop primibile la necessità di scoprire se stessi in modo ana litico e profondo, quasi fossimo estranei al nostro Io, di scavare nelle proprie paure e scoprire i propri limiti, di sentirsi contrariati a tal punto dal proprio essere da voler rinascere purificando la propria esistenza. Quan te volte ci siamo trovati in desolata disperazione intel lettuale, in mezzo a molti ma soli, senza stimoli e con scarsa voglia di ascoltare l'ordinario, spesso banale, del mondo che ci circonda ? La Massoneria è fondamentalmente un'autentica opportunità per superare quella soglia, quello ostacolo invalicabile che da soli non saremmo mai in grado di oltrepassare. Il percorso è e sarà di sovente duro e pie no d'insidie, ma la gioia di scoprire giorno dopo giorno che stai percorrendo una strada gradita è la spinta che fa correre sempre più veloci verso il sogno della co noscenza. La pietra grezza dentro il nostro cuore pesa come un macigno impossibile da scalfire, ma lavoran dola con passione, ardimento e l'aiuto importante dei Fratelli, potrà trasformare la sua forma irregolare e spigolosa in una geometria armonica, motore trainante della nostra salita. Cosa ci attende in vetta ? Forse non è data rispo sta, forse non esiste neppure una cima da raggiungere, forse tutto si limita ad un'infinita cordata in costante cammino. La ricerca deve essere continua e ad ogni domanda dovrà seguirne un'altra, ad ogni gradino su perato si dovrà essere pronti per il successivo. Nessuno (o p9chissimi, forse qualcuno) arriva alla Luce ed è giusto che sia così: perchè se è vero che le tenebre im pediscono di vedere, la Luce troppo intensa può ren der ciechi. Viene sempre ripetuto come la Massoneria sia un percorso individuale. Sicuramente un personale lavoro di miglioramento interiore è fondamentale, ma senza
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la presenza del gruppo a sostenerlo e motivarlo verreb bero a mancare quell'analisi e quel confronto tanto ne cessari per rendere quel lavoro meno arduo e gravoso. Ciò che offre la Loggia è la rappresentazione per tutti di un nido ideale: ma qual è il "senso di appar tenenza " che è chiamato a sviluppare un fratello Ap prendista ? Non si tratta di una domanda occasionate, perché nella nostra vita massonica, a partire da quando sia mo stati iniziati, una spada è sempre puntata sul cuore "pronta a punire gli spergiuri" . "È il simbolo del ri morso che vi torturerà se tradirete questa Istituzione Iniziatica " : sono le prime parole ascoltate nel Tempio, le prime a venirci rivolte dal Maestro Venerabile. Sentiamo spesso parlare di " appartenenza" : alle istituzioni, alla comunità. A quel livello, a livello del mondo profano, è indubbio che l'espressione abbia a che fare molto con la saldezza o meno dei vincoli socia li e civili. Si tratta di una fedeltà elogiata, per la quale si contrappone, ad esempio, il sacrificio dei " servitori dello Stato" con l'egoismo e l'individualismo di chi non ha coraggio o guarda al suo particulare. Eppure, anche questo " individualista" , a ben vedere, non è meno pri vo di senso di appartenenza: agisce a detrimento di un bene maggiore, ma pur sempre fedele a qualcosa: un gruppo politico, una rete di interessi economici, una " famiglia" o addirittura, guardando esclusivamente a sé - un sé ben misero, a dire il vero. Ma a quale " senso di appartenenza" si richiama dunque il Libero Muratore ? Stiamo dicendo " senso di appartenenza" , cioè che l'appartenenza abbia un senso: vale a dire che sia sen tita perché legame con qualcosa di più grande e im portante, reale e percepibile, e quale portatrice di un " senso" che posiziona, che orienta. Se si decide di appartenere degnamente ai Fratel li che con noi lavorano in Loggia, dobbiamo essere pronti a tradire la profanità, !asciarla da parte, alme no fintanto che siamo nel Tempio. E dobbiamo pensa-
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re i l nostro " senso d i appartenenza" i n un'ottica non più profana. Si è detto "tradire" ed è una parola a suo modo ricca, perché condivide qualcosa con "tradurre " : abbandonare l a profanità non perché s i abbandona la sua presa totalizzante, non perché la si cancella. Ci si impone " semplicemente " di tradur/a, condurla su di un piano ridimensionante e trasfigurante. Entrando con tre passi concentrati e di precise mi sure nel Tempio, si lascia il proprio piccolo Io e lo si conduce e traduce in un'appartenenza che è tanto not te, ombra del mondo profano, quanto più vera Luce. Il piccolo Io c'è ancora, eppure siamo chiamati ad ap partenere e rappresentare qualcosa di ben più grande. Ecco perché, riflettendo sul nostro stare nel Tempio, va spesso pensato che se siamo Massoni siamo sempre due volte Massoni. Se nei nostri lavori, se col nostro Rituale rappresentiamo un cosmodramma - e dunque anche uno psicodramma - ogni Massone, quando è perfettamente concentrato e partecipe a tutto ciò, si fa due: è ancora certamente quel Fratello che conoscia mo, quell'individualità empirica, quell'Io . . . ma è anche l'immagine di un Sé evocato e trasfigurante, l'immagine di una pietra del Tempio. Lo è perché lo rappresenta e lo è perché lo vediamo, noi partecipi con lui, secondo un gioco peculiare di specchi e di risonanze del nostro lavoro rituale. Rispecchiamo un'imagine più elevata e la vediamo rispecchiata negli altri Fratelli. Specchio, dunque, e non pericolosa identificazione. Forse proprio per ques�o, in un suo scritto intensissimo, Risposta a Giobbe, lo psicologo Carl Gustav Jung ricordava una banalità che diventa però difficilissima da afferrare per chi si illude che nella scala si possa soltanto salire e mai scendere : Anche l'uomo illuminato resta quello che è e non è mai nulla di più del suo Io limitato, di fronte a Colui che vive in lui e la cui forma non ha frontiere riconoscibili ma lo racchiude da ogni lato, profon do come le fondamenta della terra e spazioso come l'immensità del cielo.
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Ecco perché non è azzardo dire che in ognuno dei Fratelli si vedono almeno due Fratelli. E la fe deltà, il legame tra loro - anche al livello delle più quotidiane e profane individualità - è condizionato, nutrito, irrobustito dal costante lavoro massonico. Allora è certamente in Loggia che si orienta il senso di appartenenza, in questa totalità - un'immagine di totalità - dove è possibile vedere se stessi da un pun to di vista e con un orientamento più elevati rispetto alla profanità . L'individualità è al contempo coperta e illuminata dai Lavori Rituali e questo legame, quando adeguatamente compreso e rispettato, è qualcosa che non può essere trovato altrove. Non è un legame di facciata, un'altra maschera come quella fornita dalla solidarietà superficiale di colleghi, di membri di un'as sociazione, di partito, ecc. È un legame che ha a che fare col Sacro, con le realtà più profonde, le sole vere. Un legame al contempo intimo e universale. In que sto contesto si possono perseguire quelle virtù " che nel mondo profano sono considerate qualità rare" " soccorrere i vostri Fratelli, alleviare le loro digrazie e assisterli, con i vostri consigli e col vostro affetto " - virtù menzionate come secondo dovere dal Maestro Venerabile durante l'Iniziazione. L'appartenenza massonica deve determinare un personale modo d'essere totalmente nuovo. Ecco che allora Dovere, Libertà, Tolleranza, coor dinate fondamentali per muoversi in Loggia, risultano ben differenti dal dovere, dalla libertà e dalla tolleran za profani. Non sono tali i valori che, profanamente intesi, devono essere importati dallo spazio profano a quello sacro di Loggia. Nella Loggia tutto si ridisegna secondo un ordine e un senso differente. Tutto ciò richiede una continua messa in discussio ne, uno specifico e difficilissimo lavoro per l'Apprendi sta. Egli partecipa con la sua individualità e non gli è minimamente chiesto di prescindere da essa. Infatti, la totalità che abbiamo detto essere la Loggia non ha nul-
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la a che vedere con i l totalitarismo o i l fanatismo che, in tutte le loro forme, sono nemici da sempre della Mas soneria. L'individualità dell'Apprendista deve essere a disposizione del bene della Loggia, affinchè questa in dividualità sia da questa integrata, messa a frutto e non cancellata. La caparbietà, l'ostinazione, l'ambizione, le passioni che risuonano in noi e rendono ciò che siamo, bene e male, luce e ombra, sono esattamente la mate ria che dobbiamo scolpire con 'mazzuolo e scalpello '. Non materia da distruggere, ma materia da squadrare e levigare. L'individualità, le passioni possono diventare dannose (e non solo in Loggia) quando non più ricono sciute, quando cioè l'ego egoico non conced� di potersi guardare per quel che si è e limitarsi. "Scavare profonde e oscure prigioni al vizio . " è un lavoro continuo quanto la durata della vita in que sto mondo. Chi ha più esperienza si trova agevolato, ha molte fortificazioni, ma non può mai smettere di confermare e rinsaldare l'esistente e costruire costan temente nuovi percorsi dove incanalare un'acqua pe ricolosa. La ricaduta nel vizio avviene nei modi più subdo li, spesso nella buona fede, credendo magari di stare agendo per il bene commune; perché troppo facilmen te si confonde la nostra immagine di bene, sempre li mitata e compromessa, con quel Bene che è tanto più visibile quanto più siamo in grado di allentare la presa dell'ego. C'è comunque uno strumento infallibile per misu rare le proprie azioni: l'Armonia. Se l'azione, le parole, le idee vanno a detrimento dell'Armonia di Loggia, ne cessariamente ci si deve porre in discussione. Peraltro questa Armonia non è, come profanamente inteso, un accordo sentimentale, una umana sopportazione per il quieto vivere - nulla di così vago - e la cui sostanza non può essere sorretta da quei tanti buoni popositi che notoriamente lastricano una via infelice. Quest'Armonia è adeguamento a quell'immensa legge che è la vita del tutto, vita del tutto che è la Legge. .
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Leggiamo dalle Istruzioni per l'Apprendista Libe ro Muratore (il cosiddetto " Catechismo" } : D.> R.> D.> R.> alla sale
Che cosa volete fare in Loggia? Conoscere ed applicare la Legge. Qual è questa Legge? Quella per cui la vita si manifesta ed evolve, ed cui azione intende cooperare la Libera Univer Massoneria per il proprio perfetto compimento.
La stessa Loggia è misurata da questa Legge, poi ché una Loggia è giusta "quando il Libro della Legge Sacra è aperto sull'Ara " . E noi potremo viverla questa Armonia solo nella misura in cui si riesca concreta mente a partecipare all'Armonia più complessiva della Loggia con la Legge; partecipazione che si evidenza nel tentative stesso di superare i limiti personali, le compo nenti profane, i metalli. Il Libero Muratore può e deve intuire il significato della Via e l'Apprendista deve sforzarsi di operare su questa Via prestando orecchio a chi insegna a compi tare le lettere di una parola che significa e ci dà Forza. Ricordiamo il primo dovere indicato dalle paro le del Maestro Venerabile: " Ora siete mio Fratello, ora dovrete percorrere incessantemente la Via iniziatica tradizionale per il vostro perfezionamento interiore" . Un Impegno, quindi, un Cammino che, come reci ta un particolare Rituale, deve essere sempre percorso, in ogni tempo e luogo, con "Discrezione, Silenzio e Fe deltà ". Cristoforo C., Maestro Libero Muratore
Daniele Gasparetti
L'APPRENDISTA LIBERO MURATORE
Abbreviazioni Cost: GOl: L.M. : MdC: M.V. : RdL: RdO: Rit: St: TLM:
Costituzione del Grande Oriente d'Italia Grande Oriente d'Italia Libero Muratore Maestro delle Cerimonie Maestro Venerabile Regolamento di Loggia Regolamento dell'Ordine Rituale Storia Tradizione Libero Muratoria
ALCUNE REGOLE DI COMPORTAMENTO
Premessa Il Massone che intenda effettivamente percorrere il cammino iniziatico è chiamato a rispettare, oltre alle
Regole Rituali alle quali mi riferirò tra poco, precise Regole Comportamentali che determinano la presenza in Loggia e la corretta partecipazione ai Lavori. Premesso che la coerenza è una delle più importan ti qualificazioni che il perfetto Massone dovrà sentirsi sempre impegnato a garantire nei confronti dei Doveri fatti propri al momento dell'Iniziazione, l'Iniziato, in un continuum tra vita profana e vita massonica, sarà sem pre tenuto a mantenere una condotta in linea con quei principi liberomuratori che debbono comunque trovare riscontro tanto nel Tempio come nel mondo profano. E tra i principali doveri imposti al Libero Muratore vi è l'assoluto e incondizionato rispetto della Costituzione e del Regolamento dell'Ordine, atti nei quali sono elenca te le principali norme e regole istituzionali. Ogni singola Loggia potrà anche adottare un proprio Regolamento interno (in ogni caso suscettibile di riconoscimento da parte GOl) ; le norme di tale Regolamento, comunque, non potranno mai contrastare con la Costituzione e il Regolamento dell'Ordine, ma unicamente integrarli e relazionarli a usi e consuetudini locali (TLM).
Preparazione ai lavori La Loggia si riunisce sotto la guida del M.V. alla presenza di almeno cinque Fratelli Maestri e Lavora nei
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tre Gradi in conformità con i Rituali adottati dall'Isti tuzione (art. 18 Cost} . Il M.V. designa di volta in volta i Fratelli incaricati di sostituire i Dignitari o gli Ufficiali titolari eventualmente impossibilitati a partecipare ai Lavori di Loggia (art. 34 c. f del RdO ) . I Lavori non possono essere aperti i n forma rituale se non con la presenza di almeno sette Fratelli (art. 50 RdO ) . Una Loggia è ritenuta perfettamente costituita ( " Giusta e Perfetta " ) quando siano presenti almeno sette Maestri Liberi Muratori (Rit - " Composizione della Loggia " ) . I Lavori devono avere inizio non prima che siano trascorsi trenta minuti dall'ora stabilita per la Riunione. Non solo per il piacere conviviale dei Fratelli, ma per permettere a ciascuno di presentarsi per tempo al Fratel lo Segretario per il disbrigo di pratiche burocratiche, al Fratello Tesoriere per adempiere agli obblighi economi ci, per la lettura di quanto esposto e relativo a comuni cazioni del GOl o di altre Logge; infine per considerare le domande di ammissione al GOl avanzate da profani ed esposte nell'apposita bacheca, informando il Maestro Venerabile per eventuali contrastanti notizie di merito. In caso di assenza del Maestro Venerabile è ne cessaria comunque la presenza delle altre Luci (art. 50 RdO ) . Il M. V. sarà sostituito in tal caso dal 1 o Sor vegliante e, quando questi non presente, dal 2° Sorve gliante (art. 34 Rd0}1• Il ruolo di Copritore Interno può essere assunto soltanto da un Fratello Maestro - normalmente l'ex M.V. ( art. 45 RdO ) . I Diaconi devono essere Fratelli Maestri ( anche se per questa funzione è consentito, in particolari circostanze connesse con le presenze in Log gia, l'utilizzo di Fratelli Compagni d'Arte e/o Appren disti a scelta e discrezione del M.V. ) . 1
La norma dell'art. 34 è in contrasto con l'art. 50 (RdO) che prevede la presenza di tutte e due le Luci in mancanza del M. V. per poter riunire la Loggia; d'altra parte l'art. 50 è stato recen temente riformato mentre l'art. 34 è evidentemente un residuo della precedente normativa.
ALCUNE REGOLE
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Abbigliamento I Fratelli intervengono alle sedute in abito scuro, guanti bianchi e cingendo il grembiule del rispettivo Grado ( art. 20 RdO) . Alcune Officine esigono sempre che l'abito sia nero, la camicia bianca e la cravatta e le scarpe nere. Secondo alcune Tradizioni, in Camera d'Apprendista è consuetudine indossare la cravatta bianca. È contemplata la "possibilità" di utilizzare la clamide nera per coprire un abbigliamento disinvolto o se non si possiede un abito scuro. Va considerato come l'abito tradizionale del Massone sia proprio la clamide nera sulla quale s'indossano i vari paramenti del grado. Il nero è simbolo d'uguaglianza, colore della morte al mondo profano e anche, per il mondo esoterico orien tale, simbolo di Saggezza. Con la clamide simbolica mente si copre il corpo e tutto ciò che può rendere i Fratelli diseguali. In altre istituzioni, ad esempio quelle religiose, la clamide è bianca o d'altro colore, ma il si gnificato simbolico non cambia.
Utilizzo della clamide (quan do non si di spone dell'abito appropriato)
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Visitatori I Fratelli Visitatori, autorizzati dal M.V., possono entrare in Loggia solo dopo l'apertura dei Lavori e la lettura del Verbale della precedente Tornata. Durante la lettura nessuno può essere introdotto nel Tempio. Qualora il M.V. lo ritenga opportuno e in accoglimen to di eventuale richiesta dei Fratelli Visitatori, questi potranno fare ingresso direttamente insieme ai Fratelli di Loggia. Per essere ammessi, i Fratelli Visitatori del GOl de vono esibire la tessera di appartenenza valida per l'an no in corso e dare la parola semestrale; diversamente, il loro diritto d'ammissione potrà essere garantito anche da Fratelli Maestri membri della Loggia visitata (art. 56 RdO ) . Ciò non esime il Visitatore dall'eventuale "Tegolatura". In ogni caso, una volta ammesso, il Visi tatore dovrà recarsi dal M.V. per presentare le creden ziali e porgergli i saluti del suo Maestro Venerabile e di tutti i Fratelli della sua Officina; saluti che dovranno essere ritualmente reiterati in sede di " Bene dell'Ordine in generale e della Loggia in particolare" nella fase di Chiusura Lavori. Se la visita è svolta con la partecipa zione del proprio M.V., i saluti saranno una preroga tiva dello stesso e quando il M.V. Visitatore prenderà la parola, consuetudine impone che tutti i Fratelli della sua Officina si alzino e si pongano all'Ordine per tutto il tempo del suo intervento (TLM). I Fratelli Visitatori vengono ricevuti in Loggia se condo la precisa successione rituale prevista dall'art.57 RdO. Nell'ordine: Apprendisti; Compagni d'Arte; Maestri; Ex Maestri Venerabili; Maestri Venerabili; Ispettori Circoscrizionali; Ex Presidenti Collegio Circoscrizionale;
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Presidente del Collegio Circoscrizionale; Consiglieri dell'Ordine; Garanti d'Amicizia; Grandi Architetti Revisori; Membri della Corte Centrale; Presidente della Corte Centrale; Grandi Ufficiali; Membri Aggiunti della Giunta del GOl; Rappresentante del Consiglio dell'Ordine nella Giunta del GOl; Ex Membri di Giunta; Gran Segretario; Gran Tesoriere; Grande Oratore; Secondo Gran Sorvegliante; Primo Gran Sorvegliante; Grandi Maestri Onorari; Ex Grandi Maestri; Grandi Maestri Aggiunti; Gran Maestro. ·
I Fratelli Visitatori non hanno diritto di voto negli affari generali di Loggia, salvo che per l'ammissione di profani, per la regolarizzazione e per l'affiliazione di Fratelli {art.5 8 Rdo ) . Non devono votare il Verbale della Tornata precedente o altre questioni di famiglia per le quali sono chiamati a esprimersi unicamente i Fratelli dell'Officina visitata. Una volta approvata la Tavola Architettonica letta dal Segretario, il M.V. recita: " La Tavola è approvata dai Fratelli di Loggia" (Rit ) . L'Apprendista che desiderasse visitare altre Offi cine (comunque preferibilmente accompagnato da un Maestro della propria Loggia) ha obbligo di informare preventivamente il Sorvegliante di riferimento per otte nerne il consenso (TLM). Dopo di ciò, dovrà adeguarsi alle regole previste e stabilite per tutti i Fratelli Visita tori (56 RdO e TLM) .
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Firma sul Registro delle Presenze I Fratelli sono tenuti ad apporre la propria firma sul " Registro delle Presenze" predisposto dal Fratello Segretario e vidimato dal M. V.; il registro dovrà conte nere il Piè di Lista di Loggia aggiornato. Anche i Fratelli Visitatori sono tenuti a firmare il Registro delle Presenze nella parte di esso a loro riser vata (art. 52 RdO ) .
Invito-richiamo del Maestro delle Cerimonie Prima di entrare in Loggia i Fratelli tutti devono sostare per qualche minuto, insieme e in silenzio, nel la Sala dei Passi Perduti, allo scopo opportunamente oscurata. Durante la breve pausa di riflessione, l'invito richiamo sarà quello del MdC: " Fratelli, prepariamoci per lasciare ogni metallo fuori dal Tempio". Il MdC, se crede, può inoltre proporre una breve e specifica ri flessione per favorire la concentrazione e l'abbandono dei metalli. Per "metalli" si intendono tutte le problematiche, le ansie, le inquietudini che caratterizzano la vita pro fana, nonché tutte le passioni che proprio dai metalli si originano. Solo un loro sincero abbandono potrà con sentire al Massone un'efficace partecipazione ai Lavori. (TLM) La Loggia è luogo sacro e inviolabile di meditazio ne e di riflessione ( 17 Cost).
Entrata in Loggia L'ingresso dei Fratelli in Loggia deve avvenire sem pre ritualmente (art. 20 RdO ) . L a Loggia v a ritualmente squadrata, partendo sem pre col piede sinistro e compiendo almeno un giro com pleto sui quattro lati del pavimento a scacchi. Occorre
ALCU N E REGOLE
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seguire un percorso rettilineo fermandosi a ogni angolo con i p iedi a squadra e col piede sinistro rivolto al lato ancora da p ercorrere; andranno evitate andature troppo dinoccolate o tropp o rigide, sostenute. Nel vigente Ri tuale del GOl il senso di marcia è p revisto destrogiro, in senso orario. Il Temp io massonico non è perennemente consacrato come quello religioso, in quanto la consacra zione viene effettuata dai Fratelli a ogni Tornata. Per tale motivo all'apertura delle p orte e quando il MdC chiama all'entrata, ognuno deve squadrare la Loggia prima di recarsi al suo scranno. Può cap itare che, per esigenze do vute ad un numero elevato di Fratelli o per ridotto sp azio dis ponibile, si p artecip i solo idealmente alla squadratura !asciandone in tal caso il compito alle sole Luci di Log gia. In p assato, all'Apertura del Rituale, il senso della squadratura - detto anche senso di marcia o di deambu lazione - era orario per essere p oi invertito - antiorario - alla Chiusura dei Lavori. Il senso di marcia (e la sua inversione) era legato alla p osizione delle Luci e p roce deva in Apertura in modo da rivolgere la p arte sp irituale del corp o (la sinistra) verso le Luci per trasmettervi la sp iritualità essenziale allo svolgimento del Lavoro. Alla Chiusura la marcia era invertita per consentire a ognuno di p ortare con sé tutta l'essenza di Sapienza, Bellezza e Forza realizzata nel corso dei Lavori, così come ausp ica to dalle tre Luci all'atto dello sp egnimento delle stesse.
APPREtmiSTl\
COMPAGNO
1-'AESTRO '------___J
Grembiuli nei rispettivi Gradi
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Prendere posto tra le colonne I Fratelli, entrati in una Loggia lasciata in penom bra, si recano al posto che a loro compete restando in piedi, ma non all'ordine. I Fratelli rimarranno al loro posto durante tutto il corso dei lavori, mantenendo un comportamento consono alla sacralità del luogo.
Posizioni in Loggia e modalità di seduta In prima fila a Settentrione siedono gli Apprendi sti e a Mezzogiorno, sempre in prima fila, i Compa gni d'Arte. Nelle file dopo la prima, a Settentrione e a Mezzogiorno, siedono i Maestri che si distribuiscono in maniera equilibrata. I Dignitari e gli Ufficiali occu pano i posti che loro competono così come previsto dal Rituale. I Fratelli devono restare seduti appoggiandosi allo schienale, mantenendo quindi il busto in posizione pressoché eretta. Questa è la posizione di chi si mette in ascolto in attesa di un messaggio importante - po sizione del faraone o posizione di Ra o Posizione Sa lomonica (TLM). I pie'di devono essere tenuti paralle li consentendo alle gambe di allinearsi ed essere esse stesse parallele2• Le braccia restano accostate al corpo e rilasciate sulle gambe, con le mani appoggiate sulle ginocchia.
Posizione in piedi Ogni qual volta ci si alza in piedi e/o quando ne cessita la deambulazione, la posizione da assumere può essere soltanto:
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Non con i talloni ravvicinati e con le punte dei piedi aperte ad angolo retto perché in questa posizione le ginocchia si divari cano naturalmente in posizione non consona.
A LCUNE REGOLE
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all'Ordine del grado, specie quando comandato dal Maestro Venerabile o quando si è autorizzati a parlare. In piedi è la posizione di chi è pronto a muoversi, di chi offre disponibilità e attenzione e, in relazione a "come" sta in piedi, di chi propone un messaggio con un significato preciso connesso con l'azione del porsi all'Ordine, dello starei men tre si parla e del dare il segno quando si termina. Si pensi, ad esempio, a quale messaggio possa es sere dato parlando con la mano destra non all'or dine ma infilata nella cintola dei pantaloni.
Copritore interno e Appren dista all'Ordine
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L'APPRENDISTA LIBERO M URATORE
A nessun Massone, per quanto titolato, è consenti to assumere posizioni diverse da quelle indicate.
Diacono e Maestro delle Cerimonie all'Ordine
Apertura dei lavori La Loggia è in penombra e nel silenzio più assoluto. I Fratelli, dopo l'ingresso rituale, restano in piedi e non all'ordine. Il Maestro Venerabile, prima d'invitare i Fra telli a sedere, indossa il collare della Dignità imitato all'u� nisono da tutti gli altri Dignitari e Ufficiali di Loggia.
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Mettersi all'ordine Quando il M. V. ordina di alzarsi e di mettersi all'Ordine, il Fratello deve portare la mano destra di stesa orizzontalmente all'altezza della gola, pollice a squadra in corrispondenza della giugulare destra e le altre dita unite; gomito destro all'altezza della spalla, braccio sinistro pendente, mano sinistra distesa, col pollice a squadra; talloni uniti, piedi a squadra (90°). La posizione all'Ordine - in qualsiasi Grado con il segno a esso collegato - allude, indica la necessità di dominio del piano fisico-razionale (per l'Apprendista) , animico-emozionale (per il Compagno d'Arte) e spiri tuale-intuitivo (per il Maestro) ; mediante il controllo (autocontrollo) dei centri sensoriali ubicati dalla Tra dizione analogicamente nelle diverse parti del corpo, la posizione " all'Ordine" in 1 o Grado consente di fissare la Squadra al corpo e indica la separazione della testa dal busto, cioè la separazione della Ragione dalle parti basse del corpo fisico (TLM).
All'Ordine
Ai soli Fratelli che ritualmente utilizzano lo stru mento specifico della loro funzione di Dignitario o Uf ficiale e che quindi non possono assumere la posizione d'Ordine o compiere i segni senza abbandonarlo sia pure per qualche istante, sono consentite le seguenti eccezwm:
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Le Tre Luci mantengono sempre sul plesso car diaco il maglietta e, per il segno d'Ordine, ab bozzano un lievissimo spostamento del ma glietto stesso verso destra inchinando la testa leggermente in avanti. Il Maestro delle Cerimonie mantiene sempre l'a sta perpendicolare al pavimento con entrambe le mani; le mani sono poste al centro dell'asta con la mano destra, che rappresenta il crescente lunare sopra la sinistra che rappresenta il calan te lunare, a simboleggiare il predominio delle energie positive a cui ci ispiriamo; la posizione sarà invertita quando il M.V. chiude i Lavori: il MdC porrà allora la sinistra al di sopra della destra per significare come ciò che si è acquisito interiormente abbia cambiato polarità e si ma nifesti all'esterno per essere donato a beneficio dell'Umanità (TLM ) . I l Copritore Interno, che h a nella mano sinistra la spada, assume posizione all'Ordine con la sola mano destra senza lasciare mai la spada. I Diaconi, che hanno nella mano sinistra le ver ghe sempre perpendicolari al pavimento, assu mono la posizione all'Ordine con la sola mano destra, senza lasciare mai le verghe. All'apertura dei Lavori, i Sorveglianti, che devo no assicurarsi che tutti i presenti siano Fratelli Liberi Muratori, si alzano e partendo da Occidente passano in rassegna le rispettive colonne; man mano i Fratelli, che sono già in piedi e tengono la testa e l'intero cor po rivolti all'Oriente (TLM), si pongono all'Ordine quando il Sorvegliante giunge alla loro altezza (Rit, p. 22 ) .
ALCUN E REGOLE
DI C O M P O RTA M E N T O
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Copritore interno, Diacono e Apprendista in piedi e all'Ordine e seduti
Il segno
Il segno di riconoscimento rituale, quando il M.V. lo esige, si dà, stando all'Ordine, ritirando la mano de stra verso la spalla orizzontalmente e lasciandola poi ricadere lungo il corpo descrivendo così una squadra. Il " Segno" di 1 o Grado rappresenta l'esercizio della Squadra sul proprio corpo, la separazione della testa dal busto e il risalto della Ragione. Può significare al tresì la punizione per chi tradisce (TLM).
La Batteria La Batteria si effettua battendo le mani (pur con diverso numero di colpi a seconda del Grado) , il pal mo della mano destra sul palmo della sinistra dall'alto verso il basso. Ciò vale anche per la triplice batteria di
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L'A P P R E N D I STA I . I BERO MURATORE
giubilo e per la "copertura della batteria". Per gli Ap prendisti la batteria è in tre tempi ( • • • j3. Unica variante alla modalità esecutiva descritta è la "Batteria Funebre" che si attua, nelle Tornate in Commemorazione dei Fratelli passati all'Oriente Eter no, a braccia conserte con l'avambraccio destro incro ciato e sovrapposto all'avambraccio sinistro e battendo tre colpi con il palmo delle mani sulle braccia opposte.
Posizione e movimento delle mani nella Batteria
I Fratelli Dignitari e Ufficiali che hanno uno stru mento emblematico di funzione partecipano alle batte rie con il rispettivo strumento (che non abbandonano mai per tutta la durata dei Lavori) : L e Tre Luci battono i maglietti sulle piastre. Il Maestro delle Cerimonie batte a terra la pro pria asta. Il Copritore Interno batte a terra la punta della propria spada, sempre impugnata con la sinistra; tutte le spade vanno sempre impugnate con la mano sinistra, salvo quella di "giustizia" dell'E sperto Terribile che deve essere impugnata con la mano destra (Rit) . I Diaconi battono la mano destra sul dorso delle dita della mano sinistra con cui tengono le verghe che mai devono essere abbandonate (Rit, p. 17).
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La " Batteria " di tre colpi ricorda che chi domanda riceve la Luce; chi cerca trova la Verità; chi chiede vede apetta la via alla Vita
(TLM).
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llpprovazione della Tavola Architettonica L'approvazione (dopo la lettura da parte del Fra tello Segretario) della Tavola Architettonica disegnata nella precedente Tornata si effettua ritualmente, a ri �:hiesta del M.V., alzando la mano sinistra al colpo del maglietta e facendola poi ricadere sulla coscia di piatto ma silenziosamente.
Entrata in ritardo Un Fratello che arrivi in ritardo, può essere am messo solo dopo l'apertura dei Lavori e la lettura della Tavola della Tornata precedente; verificato chi bussa alla porta della Loggia, il MdC, autorizzato dal M.V., introduce il Fratello ritardatario seguendo una precisa prassi rituale: ne annuncia il nome e la qualifica mas sonica, procedendo (quando più di uno) prima con gli Apprendisti, poi con i Compagni d'Arte e infine con i Maestri ( art. 57 del RdO ) . Si entra formalmente in Loggia con i Passi Rituali: stando all'Ordine e parten do col piede sinistro rivolto a Oriente si fanno tre passi ricongiungendo i piedi a squadra a ciascun passo, senza battere i tacchi e col corpo rivolto ad Oriente. Compiu ti i tre passi da Apprendista, il Fratello ritardatario dà tre volte il Segno di riconoscimento, il primo verso il Maestro Venerabile, il secondo verso il 1 o Sorvegliante, il terzo verso il r Sorvegliante. Il Segno è ricambiato.
La Marcia La " Marcia" in 1° Grado rappresenta l'avvicina mento per via diretta, ma discontinua, alla Luce che si trova all'Oriente. Inizia col piede sinistro perché sim bolicamente l'Apprendista si trova in uno stato di de bolezza, essendo appena uscito dal mondo profano. Il sinistro è convenzionalmente il lato debole e pertanto
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L'APPR E N D I STA LI B E RO M U RAT O R E
l'Apprendista inizia il suo percorso verso la Luce pro cedendo col piede sinistro, simbolo di debolezza.
Il Toccamento Il "Toccamento" di 1 o Grado evidenzia una stretta di mano (destra con destra) , con tre colpi dati col pol lice sulla prima falange del pollice del Fratello (Rit)4•
La Parola Quando si interviene in Loggia deve essere sempre prestata massima attenzione alle tecniche di comporta mento previste dal Rituale, restando sempre al coman do del Maestro Venerabile. L'Apprendista non ha facoltà di parola ed è quindi obbligato al Silenzio. Il silenzio rappresenta l'evidente stato dell'Apprendista poiché, se gli fosse concessa la pa rola, gli si consentirebbe solo di fare inutile accademia. Quando un Fratello Apprendista scolpisce una Tavola, questa sarà letta in sua vece dal Secondo Sorvegliante. Il ritmo di lettura della Tavola dovrà essere lento e preciso, poiché il Relatore sta cercando di trasferire ai Fratelli un importante messaggio del proprio pensiero e nulla dovrà andare perso. Il tono di voce di chi legge dovrà essere modulato e le parole scandite distintamente, favorendo così l'attenzione e permettendo di cogliere sino in fon do l'importanza di ciò che si sta compiendo. E non sarà propriamente il contenuto specifico della Tavola a rap presentare l'Oro fornito, ma bensì il transfert emoziona le prodotto dal Relatore, l'impegno emotivo e la passio ne espositiva mostrata, il tentativo, in buona sostanza, di deporre quanto più possibile "materiale sottile" affinché i Fratelli in ascoltano possano, se lo ritengono opportu no, immediatamente approfittarne. 4
" Pronto agli ordini" : "perchè, come, quando" (TLM).
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La parola deve essere sempre richiesta. Il Segreta rio, i Fratelli Maestri e i Compagni d'Arte che siedo no nella Colonna di Meridione la richiedono al Primo Sorvegliante alzando la mano; l'Oratore e i Fratelli Maestri che siedono nella colonna del Settentrione la richiedono, sempre alzando la mano, al Secondo Sor vegliante. I Fratelli che siedono all'Oriente e il Fratello Copritore Interno sono gli unici che possono rivolgersi direttamente al M.V. I Sorveglianti avvertono il M.V. delle richieste di parola dei Fratelli battendo un colpo di maglietto (TLM). Nel corso degli interventi ci si deve rivolgere sem pre e unicamente al M.V. Non è consentito parlare ri volgendosi ai Fratelli o a un Fratello in particolare, se non indirettamente per tramite del M.V. Ogni Fratello deve lasciar parlare liberamente il Fratello autorizzato a farlo; deve saper ascoltare e as solutamente evitare di intrattenersi con altri Fratelli, anche sottovoce. Ai fini di garantire la necessaria essenzialità, ogni Fratello non può di regola prendere la parola più di due volte sul medesimo argomento e non può parlare complessivamente per più di 5 minuti (art. 59 RdO ) . Oeve rivolgersi utilizzando i l Voi e d evitare atti o espressioni polemiche o provocatorie nei confronti di qualche Fratello. Qualsiasi altro comportamento sarà ritenuto contrario alla Tradizione e all'etica muratoria e dovrà essere formalmente censurato sia dal Maestro Venerabile (quale Direttore dei Lavori) o, in sua vece, dal Primo Sorvegliante (quale Responsabile dell'Armo nia della Loggia) o dall'Oratore, quale Custode della Legge (art. 60 RdO ) . Ogni infrazione a questa regola potrà essere legittimamente punita anche con l'allonta namento dai Lavori5•
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Cost. art. 1 3 : " Il Libero Muratore che perseveri in un compor tamento tale da turbare l'Armonia dei Lavori di Loggia, può essere allontanato per un periodo non superiore a tre mesi".
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Sacco delle Proposte Tacite Nel Sacco delle Proposte Tacite (sacco rosso) pos sono essere introdotte istanze, richieste ed eventuali proposte di aumento di Salario a favore di Fratelli rite nuti meritevoli. Vanno depositate con la mano destra, lato fisiologicamente razionale e la mano va ritirata vi sibilmente aperta, a conferma che nulla è stato tolto di quanto eventualmente deposto da altri (TLM).
Tronco della Vedova Nel Tronco della Vedova (sacco nero) ogni Libero Muratore depone anonimamente l'Oro prodotto du rante i Lavori, la propria ablazione: va onorato con la mano sinistra, quella del cuore e la mano va ritirata comunque chiusa poichè dal Tronco, per necessità, è anche consentito prelevare (TLM ) .
L a Catena d' Unione Si tratta di una delle due uniche esperienze " ope rative" che vengono compiute durante una Tornata Rituale. L'altra è "il tracciamento e la deposizione del Quadro di Loggia " (TLM). Le modalità di esecuzione della Catena sono de scritte nelle istruzioni del grado di Apprendista (Rit). Scopo del tracciamento è quello di generare una sottile corrente energetica capace di rafforzare spiritualmente tanto i componenti della Catena quanto l'Eggregoro di Loggia. Sarà quindi necessario fissare "energie e volon tà" dei Fratelli ed indirizzare la loro concentrazione su un proposito/tema che, di volta in volta, verrà indica to dal M.V.. La definizione " significante " del simbolo " Catena d'Unione" in grado d'Apprendista è ricondu cibile alla circostanza che tutti i Fratelli Massoni for-
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mano un'unica, grande famiglia, indipendentemente da razza, lingua, cultura e ceto sociale (TLM) . La Catena d'Unione è de finita anche Catena d'A more o Catena Iniziatica. I Fratelli, senza guanti, si dispongono ordinata mente al centro della Loggia formando un cerchio intorno al Quadro di Loggia; incrociano le braccia e stringono le mani dei fratelli vicini secondo una se quenza che prevede le seguenti modalità:
La Catena d'Unione
Il Maestro Venerabile si posiziona con le spalle all'Oriente (Rit), il 1 o Sorvegliante di fronte al M.V., con le spalle all'Occidente e il r Sorve gliante in posizione intermedia tra i due, con le spalle a Meridione (TLM) . Gli altri Fratelli chiu dono il cerchio. A mani nude e senza strumenti (TLM). I piedi devono essere posti a squadra (Rit ) . Le modalità di svolgimento possono parzialmen te variare a seconda di usi e consuetudini, ma comunque dovrà essere rispettato, come nelle epoche passate, un metodo di costruzione del la Catena che non sia nè confuso nè casuale. È importante stabilire cha la Catena si forma con il contatto tra le mani nude e che ogni Fra-
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tello diventa un anello-punto d'attrazione ma gnetica: anello che diventa operativo attraver so l'energia espressa da pensiero, gesti e parole (TLM ) . A u n cenno del M.V., ciascun Fratello afferra con la mano destra (palmo rivolto verso l'alto per ricevere) la mano sinistra del Fratello alla sua sinistra, passando il braccio destro sopra il sinistro (tenuto questo con palmo rivolto verso il basso per trasmettere) . Nelle Obbedienze nor diche o in presenza di profani si usa un tipo di Catena " aperta" , con le braccia semplicemente allargate; in alcune Obbedienze mediterranee si usa invece sempre il tipo "chiuso" , ma incrocian do il braccio sinistro sopra il destro. Il M.V. avvia con opportune parole il flusso della Catena (Rit) . Lo sguardo dei partecipanti dovrà essere allora concentrato sul centro del Quadro di Loggia e i Fratelli devono permanere in silen zio per un tempo la cui la durata sarà determina ta dalla Saggezza dello stesso M. V. in relazione allo stato di concentrazione raggiunto. Se è prevista la comunicazione rituale delle Pa role Semestrali, il M.V. ne bisbiglia una all'orec chio del Fratello alla sua destra e una al Fratello alla sua sinistra; da questi le parole vengono poi ripetute all'orecchio del Fratello vicino finché, dopo aver circolato, ritornano al M.V. Se non vi sono errori, sarà lo stesso M.V. che potrà dichia rare come "Tutto è giusto e perfetto" . L a catena viene sciolta dal M .V. (Rit) con l a "vi brazione " delle braccia unite. Questa sorta di vi brazione non è ritualmente prevista, ma è una consuetudine della Tradizione. Il suo significato simbolico, oltre a verificare fisicamente la "tenu ta " della Catena stessa, serve a comunicare sia l'avvenuto passaggio di energia radiante quanto l'armonia creata dalla proiezione delle nostre co scienze individuali (TLM).
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Al termine, i n raccolto silenzio, tutti i Fratelli riprendono i propri posti, rimettendosi i guanti e riprendendo gli strumenti di lavoro propri del ruolo ricoperto.
Gli Operai sono contenti? Quando il M. V. chiede: " Fratello 1 o Sorvegliante, gli Operai sono contenti ? " , i Fratelli annuiscono vol gendo il capo verso il 1 o Sorveglinte che sta osservando le Colonne. L'annuire, con il capo che si piega dolce mente in avanti e con calma, assume quasi l'aspetto di un inchino ripetuto, un segno positivo e di rispetto che viene fatto verso il 1 o Sorvegliante per riconoscere e confermare (Rit). In certe Officine è ancora in uso dare approvazione agitando semplicemente le mani e senza annuire col capo. In questa ipotesi, i Fratelli alzano le mani dalle ginocchia e le muovono con quel gesto che nel mondo profano comunica " a mala pena, così così, quasi quasi" ; per i Massoni ciò non è segno di sconten to, ma di desiderio, ad accreditare la tesi e dimostrarlo a tutti, che dalle mani non cade più polvere o residui e che quindi il lavoro può ritenersi completato (TLM) .
Chiusura dei Lavori Solo il M.V. può dichiarare e ordinare la Chiusu ra dei Lavori in Grado di Apprendista e comandare il Segno e la Batteria. Eseguita la Batteria, i Fratelli non devono tornare all'ordine, ma rimanere in piedi e a braccia abbassate in posizione di rispetto. Dichiarati chiusi i Lavori, il Massone lascia il pro prio posto secondo l'ordine di uscita ritualmente previ sto. L'uscita ordinata dalla Loggia avviene su chiamata del MdC che, pastosi tra le Colonne, invita il M. V. alla porta e poi gli altri Fratelli in ordine decrescente d'im portanza rituale, ultimo il Copritore Interno. Uscendo
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i Fratelli non danno segni, ma si limitano a salutare il M.V. con un lieve cenno del capo portando la mano destra al cuore. Il M. V. risponde con un lieve cenno del capo.
Uscita dalla Loggia Nella Sala dei Passi Perduti, in prossimità delh i porta della Loggia e vicino ai Dignitari, ognuno dovrà attendere l'uscita di tutti i Fratelli mantenendo in si lenzio la "Posizione di Rispetto " . Sarà infine il M. V. a concedere la definitiva libertà.
Conclusioni e suggerimenti Ogni Massone deve frequentare puntualmente ogni Tornata di Loggia (9 - Cost); questo diritto-dovere è fondamentale e inderogabile e una corretta gestione di Loggia imporrà al M.V. attento controllo ed alcuna tolleranza. È altresì imperativo il dovere di motivare anticipatamente al Maestro Venerabile (o al rispetti vo Sorvegliante di riferimento per Compagni d'Arte e Apprendisti) ogni forzata assenza, chiedendo di poter essere giustificato; le richieste di giustificazione devono comunque essere sempre fatte pervenire accompagnate dall'obolo. I Fratelli sono tenuti a tenere in ogni caso la più assoluta discrezione sui Lavori compiuti (art. 9 Cost ) .
Coerenza Armonica comportamentale La Coerenza Armonica assume un ruolo essenzia le nel comportamento del buon Massone; certamente nel Tempio, ma anche, se non soprattutto, fuori dal Tempio e nel mondo profano. Un "comportamento coerente" rappresenta la forma più concreta di azione
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utile a diffondere i principi muratori tra i non iniziati, importante opportunità per conseguire l'obbiettivo di "Lavorare per il Bene e il Progresso dell'Umanità" . "Nei casi in cui l'intuizione porti l'uomo a privile giare la vita basata sull'Essere piuttosto che sull'Avere, allora i modi d'essere assumono primaria importanza e anche significati ai quali è doveroso rivolgere tutta l'attenzione. Per poter vivere pienamente la potenza dell'Essere è necessario sviluppare interiormente una profonda coerenza armonica con il comportamento. Tale coerenza armonica non può essere raggiunta per correndo un cammino solitario, escludendo il confron to diretto con la vita esteriore e con la realtà rappresen tata dagli altri esseri umani. Il Lavoro effettuato nelle Logge porta però all'esperienza diretta di una coerenza di modi d'essere armonici risultante dall'azione di ri cerca condotta coralmente da parte dei Fratelli che ad esse appartengono." ( GOl)
Quadro di Loggia in grado di Apprendista Il Quadro di Loggia è "elemento qualificante" il Lavoro di Loggia e rappresenta la sintesi simbolica del Grado in cui si lavora (TLM ) . Il Maestro delle Cerimonie quando traccia i l Qua dro di Loggia lo situa al centro dello spazio predisposto - pavimento a scacchi - e deve poggiare infine la punta dell'asta di cui è portatore al centro del Quadro stesso, quasi a stabilire e confermare un'arcana congiunzione. Ultimati i lavori, il Quadro di Loggia viene defini tivamente cancellato e distrutto dal MdC. Se il traccia mento è stato fatto su carta, questa viene bruciata con l'ausilio della fiamma del Testimone. Dopo la distruzio ne del Quadro di Loggia, il Maestro delle Cerimonie traccia una X in suo luogo a rappresentare il valore di un simbolico annullo. Il Quadro di Loggia in Grado di Apprendista deve contenere alcuni simboli fondamentali (ne esistono più
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versioni, di epoche diverse e con simboli in numero sempre maggiore) . Tra i tanti, si deve comunque rap presentare (Rit): il pavimento a scacchi; i tre gradini del Tempio; le due Colonne con i monogrammi B e J e, sopra ai rispettivi capitelli, il globo terracqueo e le tre melagrane; una pietra grezza ed una perpendicolare a sini stra della Colonna B; una pietra levigata e una livella a destra della Colonna }; la porta del Tempio posta tra le due Colonne so pra i tre gradini, con a sinistra una "tavola da di segno" e a destra "martello e scalpello incrociati" ; u n compasso aperto, con l e punte rivolte i n bas so, sormontato da una squadra con i bracci ri volti in l'alto; il Sole in alto a sinistra; la Luna in alto a destra; un cordone con tre nodi doppi e due fiocchi che circonda il tutto (salvo il Delta Sacro) ; tre finestre: l a prima a d occidente, l a seconda a oriente; e la terza a mezzogiorno; ed infine il Delta Sacro, tracciato nella parte più alta del Quadro e comunque al di sopra di ogni altro simbolo. In molti antichi Verbali di Tornate Libero Murato rie, il termine " Loggia" viene usato per indicare la "Ta vola di tracciamento" , appunto, "Quadro di Loggia " . Ciò emerge, ad esempio, da un verbale del 1 766 in cui è scritto: " Quattro Tegolatori portarono la Loggia in pro cessione attorno al salone per tre volte; la collocarono poi al centro, su un divano di velluto color cremisi ed al termine della cerimonia la riportarono via" (B. E. Jones) . I n alcuni antichi Quadri (probabilmente d a riferi re a gradi superiori) è possibile trovare, al posto delle
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melegrane che sormontano una delle colonne, due sfere per rappresentare la terra e il cielo; inoltre, il cordone risulta disegnato con sette nodi anziché con tre, la scala con sette gradini ed il compasso aperto verso l'alto con squadra non sovrapposta. In antichi tappeti il disegno era totalmente diverso con aggiunta di tre finestre chiuse, mentre in altri era inserita la scala di Giacobbe; le tre Colonne portanti la Loggia e il formato del Quadro che era nelle propor zioni 1 :2, quadrilungo (due quadrati sovrapposti per rappresentare con quello a Ovest la parte terrena e con quello superiore, a Est, la parte celeste) (TLM).
Il
Quadro di Loggia in grado di Apprendista
DIDATTICA ELEMENTARE
All'Apprendista libero muratore Quanti anni avete? Tre anni (Rit ) . Che cosa significa l'età del 1 o Grado ? Possono essere molteplici le interpretazioni e i l simbo lismo del numero 3 è pertinente in modo particolare al l o Grado. Tre anni di età possono rappresentare "infan zia-maturità-vecchiaia", "nascita-vita-morte" , "corpo psiche-spirito" , "tesi-antitesi-sintesi " . Ancora, il numero 3 può significare " il trinomio" , "il triangolo" , la triade "Padre-Madre-Figlio" : omne trinum perfectum (''ogni trinità è perfetta") (TLM). Dato il "Toccamento ", che cosa si riceve? La "Parola Sacra" (TLM) . Ditemi la "Parola Sacra " di 1 o Grado. "Non so né leggere, non so scrivere, so solo compitare: ditemi la prima lettera e io vi dirò la seconda" (Rit). Che cosa significa la "Parola Sacra " di 1 o Grado ? "Nella Forza" (T) . Qual è la "Parola di Passo " di 1 o Grado ? In l o Grado non esiste " Parola di Passo" . C'è solo la " Parola Sacra " che l'Apprendista non dà ma può solo compitare. Ciò è analogo a quanto avveniva presso le Organizzazioni iniziatiche antiche, presso le quali ai novizi non era permesso uscire dal luogo di ritiro, per
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cui non avevano bisogno di alcuna " Parola di Passo" (TLM). Siete voi Massone? " l miei Fratelli mi riconoscono come tale" (Rit). Qual è la formula di iniziazione al 1 o Grado ? " . . . Io Ti inizio, Ti costituisco, Ti creo . . . " (Rit). Quali sono le "Grandi Domande " a cui ogni Libero Muratore cerca di dare risposta ? "Da dove veniamo ? Chi siamo ? Dove andiamo ? " (TLM). Cosa venite a fare in Loggia? A sottomettere la mia volontà alla Ragione e a compie re progressi nell'Ordine (TLM) . Quali Lavori si fanno in Loggia? " Si edificano Templi alla Virtù, si scavano oscure e pro fonde prigioni al Vizio e si Lavora al Bene e al Progres so dell'Umanità" (Rit ) . S u cosa lavora l'Apprendista? Sulla Pietra Grezza (Rit). Che cosa rappresenta la Pietra Grezza? L'uomo allo stato naturale e, pertanto, lo stesso neofita nella condizione iniziale del Lavoro di auto-realizza zione (TLM); Qual è la prima virtù di un Libero Muratore? La Tolleranza (Rit). Quali sono i tre doveri principali di un Apprendista? Il Silenzio, la pratica della Virtù, il conformarsi alle Leggi dell'Ordine e del Regolamento di Loggia (Rit).
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Chi sono i "Figli della Vedova "? Tutti i Liberi Muratori (TLM). Che cosa rappresentano i Guanti? La purezza delle mani del L.M., che deve essere sempre protetta e conservata (Rit ) . Cosa rappresenta i l Grembiule?
È il simbolo del Lavoro (Rit ) .
D i che cosa è fatto i l Grembiule secondo la consuetu dine massonica? Di pelle di agnello (TLM) . Cosa significa la bavetta alzata del Grembiule di 1 o Grado? La disposizione al Lavoro. La protezione del "plesso solare " (TLM) . Quale tempo minimo deve trascorrere perché un Ap prendista possa ricevere un "Aumento di Salario " ? Un Apprendista non può diventare Compagno d'Arte se non dopo un anno di vita massonica e aver dato se gni di autentico progresso nell'apprendimento dell'Ar te Reale e della cultura massonica. Dovrà anche aver dato prova del suo attaccamento alla Comunione ( 1 O Cost ) . In tale contesto "lavorativo " è evidente che la cultura profana è del tutto irrilevante. Date una définizione dell'Ordine Massonico. È un Ordine iniziatico universale di carattere tradizionale e simbolico che tende al perfezionamento e all'elevazione dell'Uomo (inteso come singolo individuo) e della Umana Famiglia (come naturale conseguenza) ( 1 Cost). Cosa significa Universale? Che concerne tutto l'universo o, più comunemente, tut ti gli uomini. Ciò che è universale lo è in sé, pertanto
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può essere compreso da tutti, ma non è detto che tutti lo debbano comprendere. (TLM). Quali sono le fonti del diritto massonico? Fonte primaria è la Tradizione Liberomuratoria. Altre fonti sono le Costituzioni, lo Statuto ed il Regolamento dell'Ordine, le deliberazioni della Gran Loggia, il Re golamento di Loggia, il Rituale, gli Antichi Doveri, Usi e Costumi dell'Ordine, la Carta Costituzionale dello Stato italiano e le Leggi che ad essa si ispirano (4-5-925 Cast ) . Che cosa è l a Tradizione? Deriva dal latino tradere (trasmettere). Tradizione si gnifica trasmissione: è pertanto un insieme di dottrine o di convincimenti trasmessi sia per via orale sia per iscritto. Possono esistere Tradizioni d'antica e impreci sata origine e Tradizioni di origine storica più recente. Il fenomeno tradizionale è tale a condizione che sussi sta la continuità della trasmissione dal momento origi nario che, come sopra, può essere remoto e immemora bile o anche recente e storicizzato. La Tradizione Liberomuratoria è fonte primaria di Di ritto massonico (4-5-9 Cast). Che cosa è la Scienza Tradizionale? La Scienza Tradizionale, detta anche Scienza Sacra, è quel complesso di dottrine che hanno per oggetto lo studio dell'Assoluto (TLM) . Cosa significa Simbolismo ? La rappresentazione per simboli. Nel Simbolismo, i Simboli (segni, figure, concetti convenzionali che rap presentano un'idea, un'azione, una virtù, un vizio o diversa astrazione) sono elementi di un vero e proprio linguaggio sui generis (TLM). Che cosa significa dire che la Massoneria "segue il sim bolismo come metodo d'insegnamento " ?
D I DAT T I C A E L E M E N TA R E
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Che i n Massoneria, l'insegnamento procede per astra zioni. Assunto convenzionalmente un ambito simboli co - nel caso di specie l'Arte del Costruire - sono poi i Liberi Muratori a dare senso e sostanza al Simbolismo operando, sempre e comunque, in funzione della per sonale evoluzione e della crescita individuale (5 Cost).
Che cos 'è l'Esoterismo? Lo studio o la ricerca dell'interiorità e del non visibile (TLM) .
Che cosa significa dire che la Massoneria "segue l'eso terismo dell'Arte Reale " ? Che l a Massoneria non insegna l a Verità, m a indica la Via per trovarla. Questa Via è normalmente nascosta e difficile da riconoscere: bisogna saperla e volerla indi viduare mediante una consapevole ricerca, soprattutto al di là di tutto ciò che è apparenza (5 Cost).
Che cosa significa Iniziazione? Cominciare, iniziare, essere messi sulla via. L'lniziazione consegue l'impulso ricevuto per "iniziati va" di un " Iniziatore" ; un Iniziato potrà così comincia re una nuova vita consapevole della volontà acquisita di raggiungere un preciso risultato: perfezionare la pro pria individualità materiale, morale e spirituale (TLM).
Come si chiama il locale in cui il profano attende di essere ammesso all'Iniziazione? Gabinetto di Riflessione. Ogni altra definizione non è appropriata (Rit ) .
Perché il Gabinetto di Riflessione si chiama così? Perché in esso deve avvenire una vera e propria " rifles sione" del bussante su se stesso (TLM) .
Che cosa rappresenta il Gabinetto di Riflessione? L'elemento Terra (TLM).
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L'APPRE N D I STA LI BERO M U RATORE
Quali arredi mobili ci sono nel Gabinetto di Riflessione? Una bara, uno scheletro, un tavolino, uno sgabello, una lucerna, una brocca d'acqua, un pezzo di pane raffer mo, dello zolfo, del sale, una penna, un calamaio con inchiostro, uno specchio. Nel caso in cui qualcuno di questi elementi non fosse disponibile, è usuale in alcune sedi rappresentarne l'immagine sulle pareti (TLM) .
Descrivete che cosa è raffigurato sulle pareti del Gabi netto di Riflessione. La scritta V.I.T.R.I.O.L., un gallo, una banderuola, una ruota -a quattro bracci, una clessidra, una falce, delle ossa, una serie di frasi e, quando non disponibili sul tavolino, piccole quantità di zolfo e sale; altri simboli alchemici saranno rappresentati sulle pareti (T) .
Cosa significa V.I. T.R.I.O.L.? È l'acronimo di " Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem" e significa "Visita le pro fonde interiorità della terra e con successive correzioni troverai la pietra nascosta " . V.I.T.R.I.O.L. è simbolo alchemico e rappresenta tutta la più complessiva ricerca che è scopo principale del percorso Iniziatico. La traduzione elementare e letterale appena citata non può esprimere adeguatamente la profondità del Lavoro di ricerca di cui il simbolo è ineffabile sintesi. È la tra sposizione della rinascita a nuova vita dopo la morte, è il simbolico primo viaggio dell'iniziato che si sviluppa direttamente nell'elemento "terra" . Colui che è stato scelto per intraprendere la nuova via deve meditare sulla propria vita da profano, tirare le somme della propria esistenza lasciando un testamento - ultimo atto di vita passata - quale espressione di intenti futuri. Nel contempo, durante la permanenza nel Gabi netto di Riflessione, il Bussante deve ricercare la concen trazione necessaria per una meditazione talmente pro fonda ( Visita Interiorae Terrae) da fargli scorgere quella scintilla divina (Inveniens Occultam Lapidem) che da
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sempre risiede, seppur a sua insaputa, nel subconscio. La pietra filosofale, capace di trasformare la materia vile (Piombo) in materia nobile ( Oro) , è rimasta celata in profondità e può essere ritrovata intraprendendo la "giu sta via" , ovvero la strada retta della virtù ( rectificando). Scopo ultimo di VITRIOL è quindi la Rigenerazio ne. Con l'introspezione e la meditazione profonda si potranno scoprire le caratteristiche tutte della propria personalità che, se negative, sono vizi, se positive, vir tù; due facce della stessa medaglia per rigenerarsi in un uomo nuovo, come fenice capace di risorgere dalle proprie ceneri (TLM).
Quali simboli alchemici sono presenti nel Gabinetto di Riflessione? V.I.T.R.I.O.L., Zolfo, Mercurio, Sale, Oro, Piombo (TLM) . A quali domande deve rispondere un Profano nel Ga
binetto di Riflessione?
Quali sono i doveri dell'Uomo verso l'Ente Supremo. Quali sono i doveri dell'uomo verso se stesso. Quali sono i doveri dell'uomo verso l'Umanità (Cost-Rit ) .
Che cosa rappresentano i "metalli" ? Le passioni e i pregiudizi che agitano i l cuore degli uomini (TLM ) . Nella fase preiniziatica si depongono i metalli per presentarsi in Loggia depurati dalle scorie più pesanti della vita profana (TLM). Poiché nel Ri tuale si fa riferimento a quello stato di indigenza de terminato dalla sottrazione dei "metalli" che impedisce atti di beneficenza, secondo un'antica consuetudine si ritiene che i "metalli" possano rappresentare appresta mento alla solidarietà fraterna (TLM ) .
Cosa significa la benda sugli occhi del profano ? Lo condizione d'ignoranza in cui egli si trova (Rit) .
Cosa significa il laccio al collo del profano?
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Lo condizione di schiavitù dell'uomo prigioniero delle passioni (TLM ) .
Cosa significano gli abiti discinti del profano? Il disordine che affligge l'uomo quando soggiace all'i gnoranza e alle passioni (TLM).
Perché l'Esperto chiede di introdurre un profano in Loggia ? Perché il profano vuole ricevere la Luce, essendo uomo libero e di buoni costumi (Rit) .
Cosa siete venuto a cercare in Massoneria ? La Luce (TLM).
Su cosa verte la Promessa Solenne che avete prestato ? Sull'impegno solenne a percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale per il perfezionamento inte riore; ad avere sacro il valore della vita, della libertà, dell'onore e della dignità di tutti; a soccorrere e con fortare i Fratelli e difendere chiunque dalle ingiustizie; a non professare princìpi contrari a quelli della Libera Muratorìa Universale e rispettare la Carta Costituzio nale della Repubblica e le leggi che alla stessa si con formino; ad adempiere fedelmente i doveri e i compiti relativi alla posizione e qualifica nella vita civile (Rit ) .
Quali sono gli Elementi Primordiali? Fuoco, Acqua, Aria, Terra (TLM) .
Dove si collocano i simboli degli Elementi Primordiali durante il rito dell'Iniziazione Liberomuratoria? La Terra fuori dalla Loggia, nel Gabinetto di Rifles sione; il Fuoco presso il Maestro Venerabile; l'Acqua presso il 2° Sorvegliante; l'Aria presso il l o Sorveglian te (Rit ) .
Sotto il simbolo di quale Elemento Primordiale lavora la Loggia di 1 o Grado ?
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L'Acqua (TLM).
Sotto quale simbolo lavora l'Apprendista ? Sotto il simbolo della Perpendicolare o Filo a Piombo (TLM) .
Con quali qualificazioni un profano può sperare di es sere ammesso tra i Liberi Muratori? Essendo uomo libero e di buoni costumi (Rit).
Qual è l'abbigliamento prescritto per frequentare i La vori di Loggia? Abito scuro, guanti bianchi e grembiule del Grado (20 RdO ) . In Camera d'Apprendista è inoltre consuetudi ne indossare la cravatta bianca o nera (TLM). Se si è vestiti con abiti non adeguati, è possibile indossare una Clamide nera (TLM ) .
Che cosa significa la parola Loggia ? " Loggia" è un termine con diversi significati, più o meno attendibili. Una parte della letteratura massonica ha preteso di at tribuirle le seguenti etimologie: dal sanscrito Loka, che significherebbe Mondo; dal tedesco Laubia, che significherebbe Capanna o Casa; Dal greco Logos, che significherebbe Sede del Verbo. Altra letteratura massonica, in conformità con più re alistiche considerazioni, fa derivare la parola Loggia dall'etimo " alloggiare " o " alloggiamento " ; la parola Loggia veniva infatti utilizzata per indicare la struttura provvisoria in cui alloggiavano ed operavano i murato ri addetti a un cantiere. Attualmente, con la parola Loggia e prescindendo dall'etimologia, s'intende: quella particolare parte (spazio centrale) del Tempio nella quale i Fratelli Liberi Muratori re alizzano i Lavori Rituali.
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L'A P P R E N D I STA LI B E RO MU RATORE
il Corpo primario e fondamentale della Comu nione massonica e in quanto tale, la collettività autonoma e sovrana dei Liberi Muratori ritual mente e regolarmente costituita per lo svolgi mento dei Lavori massonici. Essa è depositaria della Tradizione Muratoria nel rispetto della Costituzione e del Regolamento dell'Ordine ( 16 Cost).
Come può essere una Loggia ? Semplice, Giusta e Perfetta (TLM) .
Che cosa occorre perché una Loggia sia "Giusta e Per fetta "? Che TRE la illuminino, che CINQUE la compongano e che SETTE la rendano, appunto, Giusta e Perfetta (TLM).
Cosa rappresenta la "Sala dei Passi Perduti "? La "Via Smarrita " (TLM).
Perchè "Sala dei Passi Perduti "? Si chiama " Sala dei Passi Perduti" perché sono gli ulti mi che si compiono in un luogo di transito, in una re altà fisicamente esistente prima di entrare in una realtà diversa, assoluta, inesplicabile. Durante il Rituale le porte d'accesso e d'uscita della Loggia sono chiuse e invalicabili; la Loggia è chiusa er meticamente alla stregua di un vaso alchemico e quindi quei passi compiuti per accedervi sono perduti poiché, sino alla conclusione dei Lavori, non sarà possibile liberamente tornare all'esterno. Nella " Sala dei Passi Perduti" il Massone dovrà imparare a " perdere i pas si" , dovrà cioè, dopo avere ripensato a tutto ciò che lo aveva portato a entrare nell'Ordine, " dimenticarsene" . È l'anticamera che consente di varcare la soglia della Loggia per iniziare un'autentica esperienza alchemica di purificazione e spiritualizzazione, è il luogo dove ci si deve liberare dell'abito mentale e delle abitudini della
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vita profana. È i n quei momenti che l a nostra profa nità può metterei di fronte le difficoltà del cammino intrapreso. Occorre ritornare sempre col pensiero alla prima volta che siamo entrati in quella Sala guidati dal Fratello Esperto che accogliendoci ci disse di seguirlo, di non aver paura e di aver fiducia. Quella fiducia va " liberamente " rinnovata ogni qual volta ci si senta smarriti e incerti.
Qual è la forma di una Loggia? Un quadrilungo (TLM).
Quali sono le dimensioni della Loggia ? Da Oriente ad Occidente, da Settentrione a Meridione, dallo Zenit al Nadir (TLM).
Qual è il colore deltarredamento della Loggia? Azzurro (TLM ) .
Perché la Loggia è simboleggiata come incompleta ? La perfezione è la nostra méta, noi la cerchiamo sem pre e forse non la troveremo mai. La Loggia, che è un simbolo, è incompleta a significare che è nostro il com pjto di completarla nel tentativo di conseguire la Per fezione (TLM ) .
A che "Ora " s i aprono i Lavori di 1 o Grado ? E perché? "A Mezzogiorno" (Rit ) . Perché il Lavoro massonico si compie nella pienezza della Luce, quando il Sole nel suo pieno splendore è allo Zenit (Rit ) .
A che "Ora " s i chiudono i Lavori di 1 o Grado? E perché? "A Mezzanotte " ( Rit ) . Perché i Liberi Muratori lavo rano solo finché c'è Luce e pertanto durante le tenebre non si svolge alcuna attività (TLM ) .
Cosa significa "Squadratura del Tempio "? Significa delimitazione dello spazio sacro entro il quale si svolge il Rito massonico (TLM).
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L'APPR E N D I STA LI B E R O MURATORE
Come si cammina nel Tempio ? Si deambula, seguendo una direzione che viene con venzionalmente scelta (come dal GOl) destrocentrica oppure sinistrocentrica. La direzione destrocentrica, od oraria, rappresenta il sole nel suo movimento apparen te intorno alla terra mentre la direzione sinistrocentri ca, o antioraria, rappresenta la terra nel suo movimen to intorno al sole (Rit ) .
Come si definisce la posizione che si assume sedendo in Loggia? Posizione Salomonica o del Faraone (TLM) .
Stando all'Ordine, l'Apprendista come dispone i piedi, la mano destra e quella sinistra ? Dispone i piedi a 9 0 ° . Porta la mano destra d i piatto sotto la gola, le quattro dita unite con il pollice diva ricato a squadra e appoggiato a destra della giugulare mentre il braccio destro è teso' orizzontalmente. Il brac cio sinistro resta pendente lungo il fianco con le dita della mano unite con pollice divaricato a squadra. (Rit)
Qual è la prassi per giustificare la propria assenza in Loggia? Giustificarsi preventivamente con il proprio Sorve gliante di riferimento (i Fratelli Maestri direttamente col M.V. ) e versare in ogni caso l'obolo per il Tronco della Beneficenza ( 2 1 RdO ) .
Qual è lo strumento usato da l Maestro delle Cerimonie? Tradizionalmente una Riga, corrispondente a un Dop pio Regolo, strumento di misura di tipica derivazione muratoria. Presso alcune Logge è in uso una Mazza con pomo d'evidente derivazione cerimoniale settecen tesca (TLM).
Quale strumento è usato dai Diaconi? Un Regolo (TLM).
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Qual è il disegno sul Gioiello dei Diaconi? Un Guanto (TLM ) . Nelle Obbedienze d'influenza an glosassone il Gioiello è sostituito da una Colomba (TLM) .
Quali sono le funzioni e i compiti dei Diaconi? Trasmettere rispettivamente la Parola dal M. V. al 1 o Sorvegliante e da questo al 2° Sorvegliante; viceversa, in chiusura Lavori, dal 2° al 1 o Sorv. e da questo al M.V. (Rit. ) .
Quali sono le "Grandi Luci della Massoneria " ? L a Squadra, i l Compasso e i l Libro della Legge Sacra (TLM).
Che cosa rappresenta la Squadra ? Rappresenta l a Ragione, l a Logica, l a Materia, l a Di sciplina, l'Ordine, la Rettitudine, ecc. In particolare, la Squadra a bracci uguali rappresenta l'equilibrio tra la Verticale e l'Orizzontale; la Squadra a bracci diseguali, detta Pitagorica, rappresenta la possibilità di armoniz zare le proporzioni (TLM) .
C.h e cosa rappresenta il Compasso ? L'Intelletto, l o Spirito, l a Libertà, l a Perfezione, l a Pos sibilità infinita, ecc. (TLM) .
Che cosa rappresenta il Libro della Legge Sacra? La somma della saggezza umana, il patrimonio morale e comune a tutti gli uomini (TLM).
Perché si apre il Libro Sacro ? L'atto sacro compiuto dal 1 o Sorvegliante quando apre il Libro Sacro rappresenta l'esplicita volontà di mettere in rapporto Cielo e Terra (TLM).
Perché in Camera di 1 o Grado la Squadra è sovrapposta al Compasso sul Libro della Legge Sacra posto sull'Ara?
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L'APPR E N D I STA LI B E RO MURATORE
Perché in questo Grado, nell'interpretare la "somma della saggezza umana" , viene chiesto all'Iniziato di usare prevalentemente la Ragione sullo Spirito; ciò per favorire Ordine e Disciplina (TLM).
Perché l'Apprendista viene iniziato inginocchiato sul ginocchio destro ? Perché dovendo egli far prevalere la Ragione sullo Spi rito, è fatto appoggiare simbolicamente sul ginocchio destro direttamente controllato dall'emisfero cerebrale sinistro, quello della Ragione (TLM) .
Cosa sapete circa il silenzio ? La tecnica del silenzio, che attraverso la compressione dell'emotività fa maturare la riflessione, mira a facili tare il conseguimento del dominio dei propri impulsi (TLM) .
Che cosa rappresenta il Pavimento a Scacchi? È uno dei principali e più significativi tra gli arredi sim bolici di Loggia e rappresenta la presenza degli opposti nella vita terrena: Luce e Ombra, Bene e Male, Virtù e Vizio, Bianco e Nero, ecc. (TLM).
Cosa rappresentano i Nodi d'Amore? L'Amore fraterno che lega universalmente tutti i Liberi Muratori (TLM ) .
Su quanti gradini è situato il seggio del 2 o Sorvegliante? Su un gradino (TLM).
Su quanti gradini è situato il seggio del l o Sorvegliante? Su due gradini (TLM).
Su quanti gradini è situato il trono del Maestro Vene rabile? Su tre gradini (TLM) .
Da cosa è separato l'Oriente dal resto della Loggia?
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Da quattro gradini e d a una balaustra (TLM) .
Cosa rappresenta la Spada Fiammeggiante? Il Raggio di Luce, l'Energia intensa che pervade, il pen siero attivo paragonabile al Verbo creatore attraverso il quale il M.V. trasmette l'iniziazione Liberomuratoria (TLM).
Quante Luci o "Fuochi" sono presenti in una Loggia di 1 o Grado ? Tre (Rit ) .
Cosa rappresenta il Delta? In base alla rappresentazione ternaria propria del 1 o Grado, il Delta, il Triangolo equilatero, può offrire nu merose interpretazioni: la più indicata sembra essere proprio quella del trinomio massonico Libertà, Ugua glianza, Fratellanza. Quando al suo interno campeggia un " occhio destro" , il Delta è detto anche Sacro e , in questo caso, vuole rappresenta la Triade divina, simbolo dell'Assoluto (TLM).
çosa rappresenta il Triangolo? Il Triangolo è la rappresentazione simbolica del tema rio con tutte le relative implicazioni. Partendo dalla più semplice, quella geometrica, può rappresentare, sim bolicamente inteso, il concetto di perfezione morale e spirituale (TLM).
Cos'è un "Triangolo massonico "? È il collegamento fra tre Fratelli che risiedono in un Oriente ove non esista alcuna Loggia. Quando regolar mente autorizzato dalla Giunta del GOl e dal consen so delle o della Loggia di appartenenza dei tre Fratelli collegati (74 Rdo), il Triangolo massonico ha compito di promuovere la costituzione di una Loggia in quello stesso particolare Oriente (74 Rdo ) .
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Che cosa rappresentano il Sole e la Luna nella Loggia? I "Luminari" , espressione della Luce diretta e della Luce riflessa (TLM) .
Che cosa rappresentano i "Segni dello Zodiaco " in Loggia ? Sono propri della Tradizione liberomuratoria medi terranea e rappresentano quello che tradizionalmente si riteneva essere il tragitto del Sole e, per estensione, dell'Universo di cui la Loggia è rappresentazione sim bolica (TLM).
Cosa rappresenta il Copritore Esterno? Gli antichi rituali raccontano che il Copritore Esterno doveva rimanere nella Sala dei Passi Perduti. Era il Co pritore Esterno che diceva al Copritore Interno: "Apri te le porte ! " ed era il Logos, la parola che diventa atto creativo, il pensiero che diventa azione, il Fiat Lux. Una volta entrati i Fratelli in Loggia, il Copritore Esterno restava all'esterno separato da una tenda. Il Copritore Esterno era il Fratello che aveva compiuto il percorso iniziatico rappresentando cioè colui che aveva realizza to il cammino ed era simbolicamente diventato Adepto della Creazione (TLM) .
Che cosa significa il Testimone? Il Testimone è la fiamma sempre accesa e rappresenta la "continuità iniziatico-spirituale" (TLM) .
Quali sono i tre Pilastri di Loggia ? Saggezza, Forza e Bellezza (TLM) .
Descrivete le due Colonne B e ]. La Colonna B è di stile dorico ed ha il capitello sor montato da un mappamondo. La Colonna J è di stile ionico ed ha il capitello sormon tato da tre melegrane spaccate. Le due Colonne possono essere anche colorate ed i re lativo cromatismo è piuttosto vario e complesso: gene-
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ralmente l a Colonna B è nera e l a Colonna J è bianca oppure la Colonna B bianca e la Colonna J rossa. Presso alcune O bbedienze estere, le Colonne B e J sono erette in unico stile (o dorico, o ionico, o corinzio) e sono sormontate da una Sfera o Globo: nel secondo caso, la Colonna B da un globo Terrestre e la Colonna J da un globo Celeste (TLM).
Qual è il colore e il significato della Coionna B? I criteri con cui viene determinato il cromatismo della Colonna B sono piuttosto vari ed articolati. A seconda del criterio seguito, il colore della Colonna B, come detto, può essere il nero oppure il bianco: In Italia è generalmente in uso il colore nero. Le due Colonne, nella loro apparente e correlata op posizione, rappresentano il principio universale della Dualità/Polarità. Va specificato che l'attribuzione del cromatismo non è stato affatto lasciata all'arbitrio, infatti il colore delle due Colonne è direttamente correlato ai due "Lumina ri" di Loggia, il Sole e la Luna. È in qualche modo La Luce dei due Luminari che, in vestendo le due Colonne, ne determina il colore. Il Sole illumina la colonna J e la investe di colore Bianco op pure Rosso; la Luna illumina la Colonna B e la investe di colore Nero oppure Bianco. Pertanto se la Colonna J è bianca la Colonna B sarà di conseguenza nera; se la Colonna J è rossa, la Colonna B sarà di conseguenza bianca (TLM).
Conosci la polarità in filosofia? La polarità in filosofia è l'espressione del rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti. A differenza della più semplice dualità, la polarità implica una condizione di complementarità tra gli opposti tale per cui ciascuno dei due poli, pur essendo limitato e av versato dal polo contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere e il suo fondamento costitutivo, perché l'uno non potrebbe esistere senza l'altro e viceversa. I
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poli costituiscono quindi i due estremi opposti di una medesima realtà essendo connessi inestricabilmente tra loro in una medesima Unità: sono cioè interdipendenti. La dottrina neoplatonica della polarità è fatta propria, in forme più o meno accentuate, dagli stessi teologi cri stiani come Agostino d'lppona, Scoto Eriugena, Nicola Cusano, che vedevano in Dio la sorgente stessa dell'A more nel quale gli opposti trovano comune radice; in seguito alchimisti e pensatori rinascimentali (in parti colare mistici tedeschi come Jakob Bohme) adottarono il medesimo concetto applicandolo alla loro specifica operatività (TLM) .
Cosa contengono le due colonne? Il Tesoro di Loggia e gli Strumenti di Lavoro (TLM).
Quale è il significato apparente della colonna B? Che la Massoneria è universale ed è diffusa su tutto l'Orbe terracqueo (TLM ) .
Quali sono convenzionalmente le Luci di Loggia?
Il Maestro Venerabile, il 1 o ed il r Sorvegliante (TLM) .
Chi sono i Dignitari di Loggia?
Il M.V., il 1 o ed il 2° Sorvegliante, l'Oratore, il Tesoriere ed il Segretario ( 2 1 Cost).
Da chi è composto il Consiglio delle Luci? Dal Maestro Venerabile, dal 1 o e dal 2° Sorvegliante. Su richiesta del M.V. possono partecipare al Consiglio delle Luci anche l'Ex M.V., l'Oratore, il Tesoriere e il Segretario (22 Cost-48 RdO ) .
D a chi è composto i l Consiglio di Disciplina ? Dal Maestro Venerabile, dal 1 o e dal r Sorvegliante (22 Cost-48 RdO ) .
Chi è detto «Pellegrino delle Stelle?
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n " Pellegrino delle Stelle" è il Maestro delle Cerimo nie. Accende il Testimone, vero atto d'avvio del cam mino. Precede tutti all'entrata e il suo incedere, iniziale e ritmato, nel caos primordiale è un'autentica spirale che sale verso il cielo e rappresenta la genesi del pri mo nucleo embrionale che riceve la vita . La marcia del Maestro delle Cerimonie è "pensiero che si fa azione " . (TLM).
Che cos ,è una "Monade ,? Con l'accensione delle luci, la luce divina si ripartisce su tre monadi. n concetto di monade fu introdotto dai pitagorici per indicare gli elementi matematici fonda mentali dell'universo . Ripresa i n epoca moderna d a Giordano Bruno (per i l quale l e Monadi rappresentavano l a componente mini ma, la sostanza semplice dei corpi, ciò che ne definisce la struttura stessa), il concetto di monade fu posto da G. W. Leibniz al centro del proprio sistema filosofico. Secondo Leibniz, le monadi sono sostanze che rispec chiano il tutto, specchi viventi dell'universo (TLM).
Che cos ,è il "Tronco della Vedova ,? È il sacco con il quale vengono raccolte le offerte o gli oboli dei Liberi Muratori da destinare a beneficenza secondo le disposizioni del M.V. (34 e 44 RdO/Rit) Sia la terminologia sia la prassi non sono di origine massonica e probabilmente furono mutuate nel XIX sec. dalla Carboneria. I Massoni legati alla Ritualità più tradizionale provarono a rifiutare questa deno minazione tentando di sostituirla con l'espressione "Triangolo di Beneficenza" che, tuttavia, non ha mai ottenuto adeguato riscontro (St ) .
Che cos ,è il "Tronco della Beneficenza ,? È sempre il "Tronco della Vedova " : trattasi di termino logia alternativa ( 2 1 -22-44- 1 03 RdO ) .
Che cos ,è il "Tronco dei Miseri, ?
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Ancora e sempre il "Tronco della Vedova" : trattasi, in questo caso, di terminologia desueta (TLM ) .
Quale Uffìciale di Loggia ha cura del "Tronco della Vedova '' ? L'Elemosiniere (44 RdO-Rit).
A cosa serve il "Sacco delle Proposizioni tacite "? Il "Sacco delle Proposizioni Tacite" (Cast), detto anche "Tronco delle Proposte Tacite" (Rit), serve a far perveni re al M. V. informazioni, comunicazioni, proposte che per essere prese in considerazione devono essere in ogni caso sottoscritte dal Fratello proponente (65 RdO) .
Quale è il comportamento da seguire per partecipare alle attività rituali di circolazione del "Tronco della Ve dova " e del "Sacco delle Proposte Tacite " ? Restando seduti: Con la mano sinistra, ben chiusa ed introdot ta nel sacco del "Tronco della Vedova" (sacco nero) , si rilascia l'obolo e la si ritira sempre ben chiusa; ogni Libero Muratore depone la propria ablazione a scopo esclusivamente filantropico e tale gesto va onorato con la mano sinistra, quella del cuore, il lato spirituale. Ad ablazione effet tuata, la mano non va mai ritirata aperta, poiché dal Tronco è consentito anche prelevare quando l'eventuale Fratello si trovi in un particolare sta to di necessità diversamente non ostentabile. Con la mano destra va invece depositata nel "Sacco delle Proposte Tacite (sacco rosso) l'i stanza, la richiesta e/o l'eventuale proposta di aumento di Salario a favore di un Fratello rite nuto meritevole; la Proposta va depositata con la mano destra, lato razionale e della materia; la mano va estratta visibilmente aperta a esplicita conferma che nulla è stato tolto di quanto even tualmente deposto da altri.
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Com'è la marcia di chiusura dei Lavori? La marcia di chiusura (nel GOl pratica da tempo dis sueta) è contraria a quella iniziale. È sinistrorsa cioè centripeta e rappresenta il ritorno dal Cielo alla Ter ra, quando l'opera del GADU è terminata ed inizia il Lavoro del Massone. In Massoneria Riti e Cerimonie seguono la ciclicità della Natura e l'andamento delle stagioni e in Loggia ogni movimento è opportuno sia coerente con tali principi (TLM).
Che cosa significa "Piove "? Significa che la copertura non è perfetta, cioè che è pre sente qualche profano ed è quindi opportuno parlare d'altro (TLM ) .
Cosa significa "Tegolare " e cosa è la "Tegolatura " ? Tegolare significa provvedere alla copertura d i u n tet to mediante l'uso di tegole. L'operazione simbolica e rituale corrispondente al " tegolare" si chiama "Tegola tura" e si usa con un iniziato quando lo si esamina pre ventivamente al suo ingresso in Loggia; essenzialmente per constatare in lui la condizione adeguata, l'esistenza di quelle prerogative (tegole) che lo rendono idoneo a P.ilrtecipare attivamente e proficuamente ai Lavori Li beromuratori (TLM).
Che cosa significa "Coprire il Tempio " e "Coprire la Loggia "? Si tratta di espressioni equivalenti e significa curare e assicurare la protezione interna ed esterna del Tempio in generale e della Loggia in particolare. Il Copritore Interno provvede a questa funzione in Loggia (copertu ra dall'interno), mentre il Copritore Esterno provvede alla copertura dall'esterno (46 RdO ) . Inoltre, coloro che escono dalla Loggia concorrono simbolicamente alla sua sicurezza esterna comportan dosi opportunamente nel mondo profano; perciò si dice che chi esce "copre la Loggia" (TLM) .
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A cosa serve la "Parola Semestrale " Per riconoscere la regolarità dei fratelli Visitatori. L'uso ha origini francesi e risale al 1 773 con l'introduzione della "Parola Semestrale " subito dopo la fondazione del Grande Oriente di Francia; lo scopo era impedire le infiltrazioni di aderenti a organizzazioni scismatiche e spurie tra le file dei Libero Muratori regolari (St).
Alcuni riferimenti storici Qual è il nome storico della più numerosa Obbedienza Massonica Italiana ? Grande Oriente d'Italia (2 Cost).
In quale anno fu fondato il Grande Oriente d'Italia? Sommariamente, nel 1 8 05 a Milano, quale emanazione cisalpina della Libera Muratoria francese, venne fon dato il Rito Scozzese Antico ed Accettato. Fu nel 1 8 64 che, come conseguenza dell'avvenuta Unità d'Italia e attraverso la fusione del Grande Oriente di Torino, del Grande Oriente di Napoli e del Grande Oriente di Palermo, avvenne la definitiva fondazione del Grande Oriente d'Italia. Inizialmente ubicata a Firenze, la Sede nazionale fu successivamente portata a Roma in concomitanza col definitivo trasferimento della Capitale dello Sta to italiano. Sede storica dal 1901 è stata Palazzo Giustiniani: la persecuzione fascista, oltre alla proibizione di ogni atti vità massonica sul territorio nazionale, portò alla con fisca della sede originaria. La sede legale, gli uffici amministrativi e di rappresen tanza si trovano oggi a Roma presso Villa Medici del Vascello, ai piedi del "sacro colle del Gianicolo" (St).
Cosa accadde il 24 giugno 1 71 7? Alla presenza di quattro Logge operative londinesi si costituì la prima Gran Loggia. Essa fu definita Gran
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Loggia d i Londra e successivamente assunse l a denomi nazione di Gran Loggia d'Inghilterra (St) .
In quale anno a da quale pontefice fu emanata la pri ma scomunica contro i cattolici membri della Libera Muratoria ? Il 24 aprile 1 73 8 da Clemente XII, Lorenzo Corsini, papa dal 1 73 0 al 1 740, con la bolla In eminenti ( St) .
Cosa accadde nel 1 908? Una storica scissione tra i Massoni italiani da cui ebbe origine il cosiddetto secondo "Troncone" o " O bbe dienza di Piazza del Gesù" ; oggi Gran Loggia D'Italia degli A.L.A.M. (Antichi Liberi Accettati Muratori) (St) .
Quando fu revocato il reciproco riconoscimento tra il Grande Oriente d'Italia e la Gran Loggia Unita d'In ghilterra ? L'originario, storico e reciproco riconoscimento ebbe luogo il 1 3 settembre 1 972 a Londra (con annuncio in Italia in occasione delle celebrazioni del 20 settembre 1 9 72 ) . Fu nel giugno del 1 993, a seguito della secessio ne attraverso la quale l'allora Gran Maestro Giuliano Di Bernardo decise di costituire la Gran Loggia Rego lare d'Italia, che il riconoscimento venne dapprima so speso e poi definitivamente revocato dalla Gran Loggia Unita d'Inghilterra per essere concesso, pur in carenza di Regolarità d'Origine, alla stessa Gran Loggia Rego lare d'Italia.
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Bibliografia e testi di approfondimento Claudio Bonvecchio, Esoterismo e Massoneria, Mime sis Edizioni, Milano-Udine 2007. Irene Manguy, Le Iniziazioni e l'Iniziazione massonica, Edizioni Mediterranee, Roma 2 0 1 0 . Irene Manguy, Simbolica Massonica del terzo millen nio, Edizioni Mediterranee, Roma 2004. Irene Manguy, La Massoneria spiegata ai suoi Iniziati, Edizioni Mediterranee, Roma 2 0 1 2 . Osvald Wirth, La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti, Atanòr, Roma 1 9 8 5 . lvan Mosca, Quaderni di simbologia muratoria, Firen ze Libri, Firenze 2005 . Ernesto Nathan, Noi Massoni, Bastogi, Foggia 1 993 . Edward Eugene Stolper, Argomento massoneria, Bren ner, Cosenza 1984. Joules Boucher, La Simbologia Massonica, Atanòr, Roma 1 94 8 .
LA RITUALITÀ MASSONICA
La Massoneria e il Sacro L'istruzione dei Fratelli Apprendisti si propone di far crescere ogni giorno di più la qualità della loro vita massonica, di favorire ciò che può contribuire all'unio ne dei Fratelli e rafforzare ciò che giova a coinvolgerli tutti nel ventre più profondo dell'Ordine iniziatico. La Ritualità può costituire un potente mezzo di ricer ca interiore. Dona ordine, armonia e ritmo alle operazioni interiori che spesso, come ogni ricercatore sa, sfuggono al controllo che la nostra volontà vorrebbe imporre. La Sacralità va intesa come la specifica qualità di ciò che è Sacro rispetto a tutto ciò che è inteso come profano; si riferisce alla più intima aspirazione dell'I niziato e non va intesa come connessa a qualche fidei stico culto o alla venerazione di una qualche divinità. La Sacralità in Massoneria indica un particolare legame costituito con il Rito d'Iniziazione e dà un'attri buzione spirituale esclusiva al nuovo Fratello Appren dista Libero Muratore. La Massoneria considera il Sacro come condizione spirituale primaria da introdurre nel Tempio attraverso la spoliazione dai metalli, operazione cui deve sotto porsi ogni iniziato nella Sala dei Passi Perduti prima di accedere ai Lavori Rituali. L'abbandono dei metal li è un'azione individuale sostanzialmente realizzabile attraverso la concentrazione e la meditazione. Con la successiva operazione di " squadratura" l'azione prepa ratoria viene completata e la Loggia a tal punto "con sacrata" , può trasformarsi, garantendo la condizione sacrale ed il rispetto di regole e principi, in un potente strumento di Lavoro liberomuratorio. ··
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Ogni esperienza è sempre legata a un modo d'essere del quale possiamo essere coscienti in varia misura. Più il modo d'essere viene considerato in profondità, maggior mente si potrà svelare il mistero della profondità della Vita. È allora che compare la "coscienza della Sacro" che è il modo più alto per considerare noi stessi in rapporto con la Vita. Vivere consapevolmente il Sacro è un "modo d'essere" indipendente dagli eventi, !llla precisa ed asso luta conquista della coscienza individuale. Il senso del Sacro, oltre a dare un particolare si gnificato al nostro modo d'essere, consente di entrare in sintonia con i ritmi della Vita facendo concepire la Ritualità.
Disegno dell'Autore
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Ritualità e Massoneria
È fondamentale ora considerare attentamente come non possa esservi senso di Ritualità al di fuori dell'ambito esoterico: poiché, in tal caso, la Ritualità stessa si ridurrebbe ad una vuota sequenza d'eventi senza alcun significato superiore. Ma è anche fondamentale che venga ben compreso come sia il Sacro che si manifesta ed esprime attraverso la Ritualità e non viceversa. Ogni invocazione che cer chi di creare il Sacro attraverso la ripetizione meccani ca di un Rituale è destinata unicamente a creare aridità interiore e far scadere le Tornate a mera ripetitività di gesti di costume e di tradizione. L'assimilazione della Ritualità massonica, peraltro, non può essere effettuata se non in quanto collegata con lo studio stesso della Tradizione, autentico veicolo del Sapere Sacro e con lo studio di quel complesso di miti e di riti che la conoscenza iniziatica trasmette. È importante ricordare come la parola Tradizio ne derivi etimologicamente dal latino " trado " , termine composto da due moderni: il prefisso " trans" che im plica un passaggio e " do " riferito a dare, conferire. Ci ce.rone e Tacito usavano il termine " traditio " indicando con esso la consegna di un bene ad un soggetto che ne acquisiva di conseguenza il possesso. La Tradizione massonica vuole proprio eviden ziare questo senso d'affido per presentare e consegna re nel tempo quell'identità culturale totalizzante che è l'Arte Reale; la rigida e ripetiti va applicazione delle tecniche rituali non è vuota replica, non è improvvi sazione, ma applicata e rispettata, passo dopo passo, poiché ogni possibile difformità potrebbe provocare incongruenze irrisolvibili e tali da annullarne comple tamente l'efficacia. In ogni caso, neppure una rigida uniformità è im posizione: ogni Ordine massonico, nei vari tempi e nei diversi paesi, ha rispettato e favorito il richiamo a qua lità e passato di ogni specifico popolo mantenendo ben
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saldo e inalterato quel principio iniziatico che sempre deve essere in armonia con la Tradizione, con le norme fondamentali comuni alla Massoneria universale ed in linea con i principi fondanti costituiti dagli Antichi Landmarks.
La Ritualità come elemento d'Azione Trascendente Ciò che con il metodo massonico si tenta di tra smettere non è un insieme di elementi teorici, ma una vera e propria influenza spirituale che agisce prenden do a supporto le forme rituali. Questo tipo di trasmissione crea quel che si è soli ti definire " catena iniziatica" , elemento che, come dice Guénon, rappresenta " un punto di partenza al di fuori e al di là dell'umanità" . L a presenza d i Riti è caratteristica comune a tutte le istituzioni tradizionali di qualsiasi ordine, esoteriche o essoteriche. Il Rito non dipende dai singoli individui nè da un insieme di azioni decise volta per volta, bensì rappre senta la manifestazione più concreta di promozione di una Tradizione collettiva. Il comportamento rituale non può essere dettato dalla coscienza razionale, ma bensì solo dall'azione sottile di quelle energie creatrici che rendono il Rito una condivisa esaltazione del senso del Sacro. Tutto ciò è conseguenza di quell'elemento "non umano" presente nel Rito che conferma come i Riti abbiano precisamente lo scopo di mettere l'uomo in rapporto, direttamente o indirettamente, con qualcosa che supera la sua individualità e che appartiene ad altri stati di coscienza. È evidente che non necessita che una comunicazio ne così stabilita debba essere percepita per essere reale poiché nei Riti l'operatività avviene mediante partico lari "caratteristiche sottili " dell'individuo; caratteristi che delle quali pochi uomini hanno coscienza. Che l'ef-
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fetto sia apparente o meno, sia immediato o differito, il Rito propone sempre la sua efficacia a condizione che venga compiuto in conformità con quelle regole tradi zionali che ne assicurano l'idoneità; al di fuori di quelle non sarebbe altro che forma vuota, vano simulacro. La Ritualità fornisce alla Massoneria Istituzionale il carattere di società iniziatica costituendone di con seguenza la parte essenziale e fondamentale; è la strut tura portante intorno alla quale si incardina ogni altra attività.
La Ritualità re/aziona Microcosmo e Macrocosmo
È ricorrente che, all'interno dei Templi, spesso i Lavori siano ispirati alla filosofia e alla cultura e con relativo coinvolgimento emotivo; ma l'attività di chi partecipa al Lavoro con costanza e amore non può esaurirsi in questi ambiti. Arriverà il momento dove sarà necessario andare oltre l'attività speculativa affin ché lo svolgimento dei rituali consenta finalmente di individuare e sviluppare le più appropriate modalità per "vivere gli elementi facendo vibrare concretamente il Rito" . Sono certamente necessari concentrazione e vo lontà. Se tutti sono consci di ciò che si apprestano a compiere, se verrà realizzata una rigorosa esecuzione del Rituale, allora potranno anche essere convogliate energie positive e potranno risvegliarsi le coscienze. Predisporre quindi l'ascolto, ascoltare i suoni che circondano, lasciare che la mente si lasci trasportare dal suono e dalla ripetizione delle parole come fossero musica; lasciare che quelle parole e quei suoni risuo nino nelle orecchie e nel cuore e, nello stesso tempo, lasciare acquietare la mente, osservare i nostri pensie ri profani e, se possibile, cercare di abbandonarli. Essi sono i veri metalli.
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Lasciare che sia il Rito a condurre e provare a vi vere e godere un'esperienza unica. La conoscenza iniziatica non può ridursi a un pro cesso mentale logico-razionale: la vera conoscenza ini ziatica deve passare attraverso l'uso della Meditazione, da apprezzarsi in termini di operatività. In concreto, potremmo individuare il lavoro " ope rativo" nella fase di Tornata (Apertura e Chiusura) du rante la quale si realizzano precise azioni Rituali, collo cando invece il lavoro "Speculativo" nella fase centrale, durante la quale i Fratelli riflettono insieme su un argo mento stabilito e programmato per l'occasìone dal M.V. La fase " Speculativa" non può essere mai disgiunta né, tanto meno, sostituire la fase " Operativa" . A diffe renza di quest'ultima che invece può essere assoluta mente e marcatamente fine a se stessa. La Ritualità contribuisce in sommo grado a far si che ogni Fratello possa manifestare a se stesso e agli altri la natura iniziatica della Massoneria. La Ritualità ha la particolarità di essere allo stesso tempo visibile, ma anche dotata di realtà invisibile ed essere organiz zata per fare tempio alla virtù, prigione al vizio e forti ficare in modo straordinario le energie affinché ognuno possa mettersi individualmente in cammino pur parte cipando a una comunione condivisa. È da ritenersi essenziale che siano chiari i princi pi riguardanti la Ritualità, raccomandando di attuarla con la consapevolezza di chi sa riconoscerne la legit timità e dare vigore alla partecipazione così come le prerogative specifiche della tradizione iniziatica neces sariamente richiedono. La Ritualità ha funzione di collegamento, di ponte tra Microcosmo e Macrocosmo; si esprime per mezzo di segni sensibili e di simboli e si realizza con precise modalità rispettose e sempre riferibili a ciascuno di essi. Parlando di Ritualità, il primo approfondimento necessario è quello della ricerca della correlazione tra
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Rituale e il Cosmo, la natura, i cicli astronomici, la vita intesa come ricambio e trasformazione; tra il Rituale, in buona sintesi, e ogni riferimento mitico e filosofico che esalti significato e correlazione tra nascita e morte.
Disegno dell'Autore
Tempio spirituale e dimensione sacra Poiché la Massoneria è un metodo speculativo ba sato su un'arte operativa, la simbologia massonica è incentrata sugli strumenti muratori e il loro uso per la costruzione del Tempio di Salomone. Tutte le Logge, ovunque nel mondo si trovino, uti lizzano gli stessi strumenti, praticano le stesse metodolo gie e lo stesso linguaggio: è questo che dà origine al con cetto d'Universalità, concetto indissolubilmente legato a una Ritualità che non può essere alterata né modificata, pena la perdita di questo fondamentale valore. La Ritualità massonica costituisce la manifestazio ne " sensibile" dell'essenza stessa della Massoneria; da un punto di vista ontologico (riferendosi alla sùa essen za in generale e alle sue strutture immutabili, oggettive
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e reali), la Ritualità massonica è il linguaggio attraver so il quale la Massoneria si mani festa. Questo è il com pito della Ritualità e della sua simbologia: fornire gli elementi e i riferimenti su cui riflettere e offrire i mezzi per poter risolvere quel problema gnoseologico che ci è posto dal Rito di Iniziazione: conoscere noi stessi per
modificare il nostro modo di "vedere " il mondo.
Il luogo dove si riuniscono i Fratelli risulta costitu ito da un insieme di diversi elementi: a) un elemento spaziale: il Tempio è un luogo orien tato, una struttura ordinata idealmente rispetto a un asse longitudinale Est-Ovest e un trasversa le Nord-Sud; b) un elemento temporale: da riferirsi alla qualità del tempo e a un lasso ideale rispondente ad una re gola e che va da mezzogiorno a mezzanotte; c) un elemento simbolico: indicativo di corrispon denze astronomiche, segni zodiacali, collocazio ne simbolica delle tre Luci, Testimone, Sole e Luna, Sapienza Forza e Bellezza, attrezzi e stru menti, Libro Sacro, ecc. Peraltro tutti questi elementi non fanno ancora una Loggia. È in fatti solo con l'apertura dei Lavori Muratori che la struttura si completa, è con la presenza dei Fra telli ordinati secondo una gerarchia funzionale che il Rituale comincia a snodarsi e si attivano quei processi ordinati che portano la Loggia a costituirsi. Solo a tal punto la struttura spazio-temporale potrà assumere quella dimensione sacra che legittima la qualità di Loggia spirituale: luogo dove è possibile iniziare una nuova vita imparando l'arte del costruire, tras formando la pietra grezza in pietra cubica da inte grare nella struttura del Tempio. Far sì che quel luogo diventi effettivamente una soglia, la soglia attraverso la quale comunicano il Tem-
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pio Celeste ed i l Tempio dell'Anima e dove s i a possibile ricostruire l'Uomo-Tempio. Ecco che allora, immersi finalmente nel tempo sa cro, la lettura del Rituale fornisce il ritmo per lo svolgi mento dei Lavori, quasi fosse il respiro o, meglio anco ra, il battito cardiaco dell'Officina; e facendo prendere coscienza a ogni Fratello che sta vivendo la personifi cazione di un processo continuo, un processq che non è cominciato con il concepimento e che non finirà con il termine dell'esistenza. Quando un atto acquista una certa realtà attraver so la ripetizione di determinati gesti paradigmatici - realtà che non si ottiene altrimenti che attraverso questi - si verifica un'abolizione implicita del tempo profano, della durata, della storia . . . (M. Eliade). Quando il rabbino Ba'al Shem Tov, ( fondatore del chassidismo ) doveva assolvere qualche compito dif ficile o vedeva una sciagura addensarsi sul popolo ebraico, andava a raccogliersi in un certo posto nella foresta, accendeva il fuoco sacro, diceva delle pre ghiere assorto in meditazione e tutto si realizzava secondo il suo proposito, il miracolo si compiva, la sciagura era revocata. Quando, una generazione dopo, il suo discepolo do veva intervenire presso il Cielo per le stesse ragioni, riandava nello stesso posto nella foresta e diceva : "Maestro dell'universo ascolta: non so più come accendere il sacro fuoco ma sono ancora capace di dire le preghiere " e il miracolo si compiva di nuovo. Ancora una generazione successiva il nuovo rabbino si recava nella foresta e diceva: "Non so accendere il fuo co e non conosco più la preghiera, ma ricordo il posto e questo dovrebbe bastare" e infatti ciò era sufficiente. Poi fu la volta del rabbino della successiva gene razione a dover allontanare la minaccia. Egli se ne stava seduto su una sedia nella sua casa e si rivol geva a Dio dicendogli: " Maestro del mondo, non so accendere il fuoco, non conosco la preghiera, non sono capace di ritrovare il posto nella foresta. Tutto
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quello che so fare è raccontare questa storia e questo dovrebbe bastare . . . E d ancora una volta i l miracolo s i compiva . . .
Con i Rituali accade quanto raccontato dal rabbi no ? Possono i Rituali agire anche senza la nostra com prensione ? Non va sottaciuta, a tal punto, la questione di come l'acquisizione intellettuale nel mondo iniziatico si differenzi da quella nel mondo profano; come possa no essere trattati medesimi argomenti in ambiti e con modalità tanto diverse o per quale ragione si possa de cidere di non parlarne affatto. Il riferimento alle nostre Costituzioni, derivanti dagli Antichi Doveri, supporta e definisce solidamente l'esame della questione. Esplicitamente va recuperata la definizione di " Or dine Universale di carattere tradizionale e simbolico" ( 1 Cost) che persegue la ricerca della verità e il per fezionamento dell'uomo (4 Cost} dotandosi di Ritua li conformi alla Tradizione e seguendo il simbolismo come insegnamento e l'esoterismo come Arte Reale" (5 Cost). In ogni Grado, se non già nella posizione di Ini ziando, uomini liberi e di buoni costumi vengono coin volti in Rituali rigorosamente costruiti, che hanno la capacità di congiungere in catena il presente con il pas sato. I Rituali agiscono sia collettivamente che per azio ne individuale; quando correttamente eseguiti, il risul tato realizzato potrà essere verificato individualmente e interiormente da ogni singolo partecipante. Talvolta il fine non corrisponde alle attese, spesso il grido di dolore della mancata realizzazione indivi duale oscura le cause primarie scatenanti la delusio ne; affiora un senso di frustrazione che forse potrebbe trovare sollievo quanto meno dalla constatazione di crescita di una Volontà Collettiva che coincide con la finalità stessa del Rito, ovvero Fare cosa Sacra.
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Risvegliare la coscienza per comunicare coi simboli ( . . . ) onde elevarsi allo stato cosmico di unità e di unione del Tutto ( R. Di Castiglione, Corpus Mas
sonicum). I l rito è costituito d a simboli sperimentati e soffer ti, esso crea e vivifica l'egregoro esecutore, ovvero quell'agglomerato di energie sottili prodotte dai pensieri armonici e unidirezionali generati dai com ponenti del gruppo , ovvero dai Fratelli di Loggia ( R. Di Castiglione, Corpus Massonicum).
È evidente quanto sia indispensabile un'esecuzione del Rituale coordinata con la Volontà dei singoli pre senti o giustificati che siano, affinché l'efficacia dell'a zione sia finalizzata alla Consapevolezza di poter diri gere in modo univoco ogni minima energia prodotta.
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Egrégore (o Eggregoro, Eggregore, Egregoro) Ciò che induce il profano a bussare alla porta del Tempio è la ferma volontà di ricercare la verità e spinger si oltre l'apparenza per ampliare le proprie conoscenze e sviluppare l'aspetto spirituale della propria esistenza. L'ingresso nell'Istituzione massonica rappresenta una delle possibili soluzioni a disposizione di colui che avverta queste esigenze. Una scelta che mette l'iniziato in diretta relazione con la scelta analoga già effettuata da altri Fratelli. Una volta entrati nel Tempio, infatti, l'individuale aspirazione a realizzare un percorso di conoscenza si pone in connessione con quella degli altri iniziati con i quali si trova a lavorare fianco a fianco. Come può l'opera singola corrispondere con quella degli altri Fratelli? Come è possibile lavorare in modo tale che ognuno possa soddisfare le proprie aspettative di crescita interiore senza che ciò possa arrecare osta colo a chi ci lavora a fianco e cerca di raggiungere gli stessi obiettivi? La risposta a queste domande non può che stare nella forte comunanza d'intenti che deve caratterizzare ogni iniziato nella convinzione e nella capacità di gene rare un egregore. Nell'esoterismo moderno il termine egregore sta a indicare " l'entità psichica collettiva che si genera, per via naturale o per via rituale, in un qualsiasi raduno formato da almeno tre persone " . Un insieme d i persone che mantengono relazioni tra loro e che usano riunirsi per discutere argomenti di interesse condiviso costituisce un gruppo. Quando il gruppo s'incontra con regolarità per il raggiungimento di un obiettivo comune, si sviluppa per la somma di pensieri, di ideali e di sentimenti, un pun tuale spirito di gruppo. Se tale insieme di persone, oltre a incontrarsi in modo organizzato, riesce anche a Lavorare rispettan do una precisa Ritualità, ecco che allora lo spirito di
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gruppo formatosi può produrre anche energia psichica derivante dalla comunione di intenti dei partecipanti. Ogni partecipante, apportando energia psichica attra verso i propri pensieri e i propri ideali, interagisce con lo spirito di gruppo, stimolando ulteriormente gli altri partecipanti che si trovano in sintonia e demotivando di converso coloro che partecipano passivamente o non condividono perfettamente l'intento comune. È attraverso tale processo che l'inserimento di un nuovo membro potrà apportare ulteriore energia psi chica positiva, se il suo modo di pensare e sentire sarà in sintonia con lo spirito di gruppo. Diversamente, co lui che dovesse partecipare al gruppo senza condivider ne lo spirito, o prova a forzare il proprio io allontanan dosi dalla realizzazione delle eventuali altre aspirazioni personali, sarà necessariamente costretto ad abbando nare il gruppo stesso. Vegregore fisico (del gruppo) che con le sue azioni ha la capacità di materializzare forze di carattere ma gnetico e vitale diventa egregore spirituale. Quanto più forti sono le qualità individuali dei partecipanti, tanto più forte sarà l'egregore spiritua le prodotto che rappresenta ben più della somma matematica dell'energia spirituale di ogni singolo partecipante . Assume, quindi, notevole importanza a livello energetico l'entrata a far parte del gruppo di richieden ti che consapevolmente ne condividano lo spirito; onde evitare di coinvolgere chi finirà per allontanarsi deluso o chi, addirittura potrebbe partecipare solo in modo passivo o negativo. V iniziato entra a far parte dell'egregore fisico di Loggia e diviene elemento costitutivo dell' egregore spi rituale che il Lavoro di quella Loggia sarà in grado di generare. Non può, infine, essere sottaciuto quanto sia fon damentale il ruolo di colui che è chiamato a dirigere i lavori del gruppo; gruppo che necessariamente deve es sere condotto al puntuale rispetto di scopi e obiettivi di
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comune Lavoro al fine di poter, con la propria azione, alimentare l'egregore spirituale. Qualora in un gruppo vi siano tali premesse (par tecipanti fortemente coinvolti e consapevoli e capacità di guida con obiettivi chiari e precisi), sarà possibile produrre un egregore: sostenuto e alimentato da pensieri positivi (evo
luzione);
connesso con forme spirituali superiori altamen te evolute (elevazione). Ogni gruppo è qualcosa d i fortemente diverso dal la somma dei suoi membri: l'insieme delle relazioni che si stabiliscono fra i suoi membri "deve" essere costitu tivo di qualcosa di ulteriore e di diverso. Per l'Iniziato il meccanismo regolatore di questo processo di generazione egregorica, l'elemento armo nizzante, è costituito dal Rituale. Il Rituale massonico, infatti, è innanzitutto una forma collettiva di trasmis sione esoterica proprio perché richiede la presenza di un certo numero di Fratelli per garantirne efficacia. Inoltre, l'esecuzione Rituale pone l'obbiettivo di inserire coloro che vi partecipano su un piano diffe rente da quello profano mediante l'estrapolazione di quelle forze ed energie occulte che, entrando in circolo, portano benefici effettivi a colui che le attiva e alla co munità iniziatica di cui egli fa parte; benefici che poi, rivolgendosi all'esterno, potranno anche contribuire al perfezionamento dell'intera umanità. L' egregore spirituale può quindi essere alimentato: dalla piena consapevolezza d'ogni componente del gruppo in merito ai principi che lo animano; dal Lavoro costante di meditazione profonda ed elevata di colui che dirige i lavori del gruppo; da un efficace e simultaneo Lavoro collettivo. Ed è quindi proprio l'egregore spirituale che si crea in Loggia il fondamentale e imprescindibile elemento che differenzia le Tornate Rituali massoniche dalle riu nioni dei circoli profani; riunioni alle quali si può sem-
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plicemente partecipare senza che sia richiesto quel tra sporto, quell'indispensabile coinvolgimento che devono permeare invece i Lavori di Loggia. Tutto ciò pone fardelli ben precisi. ·
La responsabilità di appartenere a un egregore massonico - come è stato già scritto - è grande e coloro che ne fanno parte non possono permettersi alcun erro re, sia durante l'esecuzione rituale sia nella vita di tutti i giorni. Ciò è vero e inconfutabile e va ricordato sia nel momento in cui si varcano le colonne del Tempio e sia in quello in cui si scelgono i Fratelli. Il Tempio come Ordinamento
È soprattutto nel Tempio che si rileva la propria crescita e si mette ordine alla propria mente : perché è il Tempio stesso che conduce ad una Mente Or dinata, il Tempio immagine del Cosmo e immagine dell'Uomo. Nel Tempio, gli Apprendisti usando la ragione trovano le corrispondenze che servono. Ragionano sui simboli per trovare le relazioni tra Macrocosmo e Mi crocosmo e ciò che viene loro chiesto è che sia chiaro nella loro mente il modo per armonizzarsi con il Rito. È primario desiderio massonico che tutti i Fratelli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione interiore che è richiesta dalla natura stessa del Rito ed alla quale hanno diritto e dovere tutti i Massoni del mondo in forza dell'Iniziazione. Lo studio della Ritualità, oltre che della simbolo gia, va annoverato come materia necessaria e rilevante e deve essere sviluppato sia sotto l'aspetto filosofico tradizionale sia sotto quello storico, mettendo in rilievo la connessione che la Ritualità stessa ha con l'uniformi tà della formazione massonica. Sono questi i concetti che possono mettere gli Ap prendisti, da Iniziati, in grado di penetrare il senso della sacralità del Rito e di prendervi parte con tutta la loro
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anima mediante la partecipazione e le pratiche di La voro individuali. Sia chiaro: non si intende promuovere un'educazione liturgica e le nostre Tornate non sono ce lebrazioni religiose. I Maestri massoni non sono pastori d'anime che esercitano una qualsivoglia attività di cate chesi: la nostra Istituzione volutamente ignora la guida spirituale del Maestro e non vi fonda alcuna dottrina. Il Tempio è il luogo dove si riunisce una Loggia per svolgere i suoi "Architettonici lavori " . Esso può esse re rappresentato simbolicamente o costruito material mente, ma sempre secondo precise regole. Il Tempio simbolico consente alla Loggia di riunirsi in ogni luogo purché siano presenti i membri necessari per la celebrazione e sia predisposto il "quadro simbo lico" che rappresenta tutti i simboli e le indicazioni utili a far comprendere ai presenti in quale grado si stia lavo rando. Il Tempio simbolico veniva usato spesso in pas sato, soprattutto per motivi di sicurezza: infatti, dopo il Lavoro era possibile cancellare ogni traccia delle attività compiute. In seguito, ogni Oriente ha cercato di costruire un proprio Tempio permanente con le caratteristiche in dispensabili di base e la possibilità di apportare, di volta in volta, le modifiche necessarie e relative ai diversi gradi. In ogni Tempio massonico per varcare la soglia oc corre essere Iniziati. I simboli massonici diventano attivi e vivi solo quando "il Rito e gli Iniziati producono quel preciso stato di coscienza noto solo ai Figli della Vedova" . Solo l'Iniziato può coglierne l'essenza e la profon dità proprio perché è stato iniziato ai Misteri (per gli Apprendisti, i Piccoli Misteri) e riesce ad entrare nella "catena operativa" e quindi lavorare sui piani sottili della coscienza. Il Tempio diventa veramente inaccessibile ai pro fani quando una perfetta Ritualità riesca a produrre quell'apertura che dal piano materiale traspone il tutto su un livello di " Superiore Coscienza " . L'entrata del Tempio è come i l passaggio delle Co lonne d'Ercole e una volta entrati è possibile trovare i
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simboli e l a Ritualità necessari per sperimentare, come si diceva, una nuova dimensione. Quella: del riflesso del mondo divino; degli archetipi celesti; del Cosmo ordinato che si è originato dal caos; dell'osservazione degli astri. Ecco che il Tempio diviene allora un recinto sacro costruito a immagine del Tempio di Salomone (eviden te, infatti, la corrispondenza tra Sagrato e Sala dei Passi Perduti, tra Spazio Sacro e Loggia, tra Vestibolo Sancta Sanctorum e Oriente) . I l Tempio, inoltre e come già detto, h a dimensioni infinite: da Occidente a Oriente, da Settentrione a Me ridione, dallo Zenit al Nadir. -
Il Rito come valore ordinativo
È importante sottolineare come il Rito abbia un valore ordinativo: è Cosmòs, è Ordine, è distinzione, le sue partizioni sono rimesse in ordine e gli enti in armoma. È regolarità ripetitiva e ordinativa . .. Partecipando al Rito si contribuisce a quel proces so infinito che è la Creazione, si collabora alla creazione del mondo e, con lo spirito adatto, al perfezionamento interiore; il Lavoro replicato diventa consapevolezza, capacità di agire, aprire e chiudere il compasso. Il Rito è l'iniziazione che si estende e aiuta a lavo rare su se stessi per interagire e integrarsi con l'altro da sé, fino a spingersi alla natura e al Tutto. L'approfondimento del simbolismo è fondamenta le in ogni grado per la formazione del Massone e non può essere disgiunto da un'esecuzione puntuale e ap propriata del Rituale. Essendo una società iniziatica che presuppone la partecipazione attiva e passiva di tutti, la Massoneria esiste solo se preservata, con tena cia e costanza, come società iniziatica.
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L'Ordine tradizionale si fonda quindi sul Rituale e gli scopi del Rituale sono: la purificazione dei partecipanti; la delimitazione di uno spazio sacro; la "Costruzione dell'Uomo Cosmico" , ovvero la generazione dell'"Uomo Spirituale " capace di unire il singolo al Sacro; il potenziamento di tutte le componenti dell'uo mo, privilegiando, in grado d'Apprendista, la parte fisica su quella animica/emotiva e spiritua le che è pratica degli altri gradi. Saranno esaltate le caratteristiche della ragione e dell'intelligen za per poi pensare a elaborare progetti e quindi provare a generare emozioni negli altri. Applicarsi alla Ritualità è vivere in sintonia con la Totalità, con la Natura, col Mondo, col Cosmo (Micro e Macrocosmo) e, armonizzandoci coi lavori di Loggia, giungere alla perfetta unione dei contrari e alla com prensione degli opposti (Sole e Luna, bianco e nero, ecc ) . I l Tempio massonico, quando consacrato, è centro pulsante del mondo. I Lavori massonici non hanno nulla di rapportabi le con misticismo od occultismo: la ricerca massonica è essenzialmente esoterica. Si ricercano e vivificano An tiche Tradizioni di carattere celato i cui insegnamenti erano riservati ai soli adepti. Al Massone oggi è affida ta la possibilità della rivelazione della verità occulta, del significato nascosto. Se il profano è il simbolo dell'uomo che dorme e che non è consapevole delle forze che determinano il suo destino, l'Iniziato è colui che ha deciso di svegliarsi per cominciare a controllare gli istinti e la propria par te animale; è consapevole dell'amore fraterno da cui è contornato e pian piano potrà accorgersi come la sua follia si tramuti in saggezza. Il tutto porterà, una volta superata la visione dua le, a raggiungere le mete più alte, quelle simboleggiate
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in cima alle colonne d'ingresso: Il Regno Etico (il map p amondo) e la Fratellanza Universale (il melograno) . Il tutto in un abbraccio d'amore e unione con tutti i Fratelli di Loggia e Fraternità collegata (il cordone, con i nodi d'amore, che corre lungo tutto il Tem pio) . M a è p revista una fine del p ercorso massonico fin qui descritto ? Giammai. Come sem p re " ogni fine è il suo inizio" e al termine di questa p arte di Lavoro ne inizierà chiaramente un altro. Quello p iù " operativo" , quello d i u n Iniziato p iù maturo, quello d i u n Uomo che dovrà sa p er cogliere le connessioni tra i fenome ni e guardare dentro se stesso p er p assare subito do p o all'azione creativa che p roduce i suoi frutti sul p iano sp irituale.
Disegno dell'A utore
APPENDICE COS'È UNA TAVOLA ARCHITETTONICA
1 . Dove e come si impara a scrivere una Tavola1 Come mai nelle università esistono corsi specifici per imparare a redigere tesi di laurea mentre in Masso neria nessuno insegna come scolpire una Tavola ? Come mai nelle Logge non si sente il bisogno di spiegare agli Apprendisti a cosa serve e come debba essere redatta una Tavola architettonica, quando ad dirittura la celebratissima Irène Mainguy ha dedicato un capitolo a questo argomento nel suo famoso testo Simbolica massonica del terzo millennio ? La maggior parte dei massoni vi risponderà in base ·a quello che a suo tempo è stato detto e ridetto loro: " Basta frequentare il Tempio, leggere i rituali e gli sta tuti e si può apprendere tutto" . ' In parte è vero, ma nei rituali e negli statuti non c'è nulla, proprio nulla a proposito di come si possa fare una Tavola e nel Tempio nulla e nessuno aiuta in tal senso. Quindi, dove si impara ? Altra classica risposta: " La Massoneria è un per corso interiore che ognuno può, anzi, deve fare sola mente da sé " . Ecco, proprio questo genere di domande e la laco nicità di alcune specifiche risposte ha posto l'esigenza di dettare queste elementari linee guida su come può essere scritta una Tavola architettonica.
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Tratto, in parte, dalle Linee Guida Generali per Apprendisti Compagni e Maestri di E. Frasca Odorizzi.
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2. Cos'è una Tavola?
Nell'antichità, il " foglio " sul quale venivano scol piti i caratteri componenti i messaggi - così come av veniva per comunicazioni generiche, epigrafi, numeri di strade, ecc. - era un piano di pietra di non precisato spessore. In seguito, la pietra fu sostituita da un'assicella di legno (o d'altro materiale . . . tipo l'avorio) di forma quadrangolare che gli antichi romani spalmavano di cera e sulla quale scrivevano mediante uno stilo (sti lus o graphium, usato anche per cancellare errate grafie spalmandovi sopra altra cera ) . Per ogni massone scolpire una Tavola significa scrivere un messaggio, esporre e trasmettere un'idea, un pensiero, un'opinione e, soprattutto, una persona le emozione su un determinato argomento. In genere, sviluppa un argomento, uno specifico discorso (nella maggior parte dei casi su temi di carattere iniziatico, esoterico, storico o sociale) destinato alla lettura for male nel corso di una Tornata di Loggia. È in tal caso che questa attività viene definita " La voro" , ovvero risultato di un'indagine o di una ricer ca svolta su un tema di particolare interesse massoni co; una sorta di relazione proposta o letta in Loggia dall'autore e poi discussa con gli interventi e il contri buto degli altri fratelli. Rappresenta, in un certo senso, la forma partecipa tiva più visibile che un fratello possa offrire a beneficio proprio e dei fratelli e quindi un fattivo contributo alla formazione del Libero Muratore attraverso un'attività primaria prevista dall'Istituzione e integrata nel lavoro di Loggia. La Tavola diventa quindi mezzo prezioso per apri re il cuore e mente in quel consesso e in quel contesto particolari che sono caratteristiche esclusive dell'attivi tà massonica. All'interno della ritualità, la Tavola contribuisce ancor più a creare un'effettiva, efficace e magica atmo-
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sfera fraterna impregnata di genuina sacralità e in as soluto libera da ogni turbamento dovuto alla presenza di metalli, passioni o dalla nefasta e pesante influenza degli assordanti rumori del mondo profano. Median te l'adozione di sublimi e ben definiti principi etici e grazie alla plurisecolare tradizione, essa, infatti, non consente alcuna possibilità di malinteso, di distorsione, di interruzione, ma soprattutto di critica che non sia eminentemente costruttiva. E forse è proprio questo il modo che può, meglio di altri, favorire la trasformazione dell'iniziazione da virtuale a reale, verso il perfezionamento individuale e collettivo. Quanti hanno sostenuto che il principio secondo il quale " la Massoneria non è che quello che ogni Fratello vuole che essa sia ", sanno che proprio la Tavola architettonica offre uno speciale contributo alla trasformazione di se stessi, da uomini a Uomini, per il Bene individuale e dell'intera umanità. Può essere ben affermato che chi non ha compre so l'importanza, l'essenzialità della Tavola (così come, in primis, della ritualità) debba valutare attentamente quanto la sua partecipazione ai Lavori sia allineata con i principi fondativi della Libera Muratoria, limiti e con fini definiti dagli Antichi Doveri e da quei Landmarks che ogni Massone è rigorosamente tenuto a rispettare pena l'espulsione dall' Ordine.
3. Cosa non fare quando si scolpisce una Tavola
Tutti hanno provato una sensazione di timore e inquietudine la prima volta che si sono trovati faccia a faccia con il foglio bianco, perché il problema prin cipale, che si tratti di un saggio, di un romanzo, di una lettera, ma soprattutto di una Tavola architettonica è sempre lo stesso: iniziare a "scrivere" . Bene, si sappia che in ciò non vi è niente di strano. È così che deve esse re, perché lo scrivere una Tavola architettonica è, a tutti
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gli effetti, la prima prova che l'ego di un Apprendista deve sostenere subito dopo l'Iniziazione. " Scrivere" significa mettersi a nudo, provare a co noscere meglio se stessi, scoprire limiti che pensavamo di avere superato e, cosa più importante, avere l'occa sione, l'opportunità, di superarli e maturare. Scolpire una Tavola equivale a cominciare a lavorare su se stessi utilizzando attrezzi quali volontà, coraggio, costanza, introspezione ed equilibrio per rettificare e squadrare quegli aspetti spigolosi del nostro carattere che limita no la nostra crescita intellettuale e morale. Ne consegue che ciò che non dobbiamo fare scriven do una Tavola, è rendere vano il nostro lavoro interiore raggirando l'ostacolo e riproducendo o imitando rifles sioni filtrate da altri testi. In tal modo, non solo si perde rebbe l'occasione di fare a se stessi fondamentali doman de e dare adeguate risposte, ma non si aggiungerebbe nulla di personale, nulla di nuovo all'altrui conoscenza.
4. Quando scolpire una Tavola
L'Apprendista dovrebbe poter scrivere più di una Tavola durante il periodo di apprendistato e la prima dovrebbe essere scolpita subito dopo l'iniziazione per fissare, nero su bianco, le emozioni e le sensazioni pro vate durante quel rito speciale. Purtroppo questa prati ca sembra oggi essere in uso solo in pochissime Logge Obbedienze. In realtà, come abbiamo visto, scrivere una Tavola non è nè un esame o un esercizio di stile, nè tanto meno un modo per ammorbare gli altri con sterile nozioni smo, ma è parte integrante di un metodo di Lavoro, il Lavoro del libero muratore.
Scolpire tavole architettoniche dovrebbe rappre sentare, in sostanza e simbolo, un ciclico ritorno nel Gabinetto di Riflessione. Man mano che si comprende l'importanza e l'uti lità della Tavola, si afferra meglio il concetto che non
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s i deve attendere qualcuno che chieda d i scriverla. Al contrario, è necessario dare continuità al Lavoro e alla ricerca anche fuori dal Tempio, utilizzando costante mente proprio la scrittura quale importante strumen to d'osservazione di se stessi e di quanto ci circonda.
5. Dalla ideazione alla realizzazione di una Tavola
Scrivere una Tavola, peraltro, non insegna sola mente a conoscersi meglio e ad affrontare e superare le nostre paure, ma anche a imparare a organizzare la nostra mente disordinata, mettendo in opera le più op portune riflessioni e conoscenze: a) Vincipit. Vinizio è il biglietto da visita di una Ta vola. Non deve essere né lungo né pesante, né troppo ornato, né sembrare scollegato dal resto del testo. In realtà l'incipit dovrebbe preannun ciare tutto il contenuto che segue senza svelarlo, per cui è preferibile scriverlo solo quando si po trà avere un'idea globale di quello che si cerca di comunicare. Paradossalmente, andrebbe scritto alla fine quando la sostanza comunicativa prin cipale avrà sostanzialmente preso corpo. b) Vanalisi dell'argomento. Lo sviluppo di un tema si articola in tesi e argomentazioni; ma anche in tutta una serie di conclusioni intermedie che, l'una concatenata all'altra e in un crescendo di suspance, conducono alle conclusioni finali. Quando si inizia un viaggio, spesso è addirittura possibile che non sia adeguatamente chiaro dove si intenda arrivare. c) La sintesi conclusiva. Sarà proprio alle conclu sioni finali che dovrà essere riservato il compito di rivelare sinteticamente quello che si è scoperto sull'argomento e su noi stessi. E tanto più si re sterà sorpresi e soddisfatti da quelle conclusioni tanto più si riuscirà a trasmettere la nostra emo zione a chi ci ascolta.
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6. Ricerca e selezione del materiale
In termini genericamente esoterici, la stesura di una Tavola richiede un lavoro di analisi, sintesi, ide azione e realizzazione che, di per sé, non è altro che il meccanismo stesso del processo di creazione e di ri flessione. Sono la trama e l'ordito su cui sarà dipanata la tela dei nostri pensieri. Ma tra essi vi sono una serie di passaggi intermedi da seguire scrupolosamente che vanno dalla documentazione all'elaborazione e dalla stesura all'impaginazione finale del testo. Vediamoli in dettaglio:
A. Prima fase: ricercare tutto il materiale possibile sull'argomento. Le fonti documentali utili sono distin guibili in dirette e indirette. le fonti dirette sono rappresentate dalla docu mentazione massonica più antica, ovvero i primi rituali, le prime comunicazioni, i manoscritti, gli Antichi Doveri, i Catechismi, i Verbali di Loggia, le trasmissioni di prima mano, ecc. Questi testi possono essere difficili da trovare, ma tanti libri di massoneria ne citano parti; i catechismi, inve ce, sono facilmente reperibili nei nostri rituali. Talvolta può essere opportuno recuperare testi in lingua originale per controllare fino a che pun to le traduzioni siano attendibili. le fonti indirette sono i manuali, i saggi, i libri, le tavole, gli articoli che trattano di simbologia massonica. Offrono una panoramica sul livello raggiunto dalla ricerca sull'argomento e forni scono citazioni e bibliografie con cui prosegui re le nostre ricerche. A questi testi andrebbero associati, a seconda della necessità, testi di sto ria, filosofia, mitologia, astronomia, simbolismo, psicologia, esoterismo, antropologia, alchimia, esoterismo, cabala, architettura, ecc. E chi più ne ha, più ne metta!
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Suggerimento 1 : è appropriato iniziare la stesura di una Tavola rapportandosi con persone competenti che siano in grado di offrire prime indicazioni; per pas sare poi a una prima ricerca informatica utilizzando "parole chiave " che sembrino più pertinenti. I motori di ricerca porteranno a due tipi di documenti: liste di titoli di libri messi a disposizione dalle librerie on line (o da altri utenti) e articoli e saggi da leggere. Suggerimento 2 : articoli e saggi devono fondamen talmente servire a due cose: 1 ) trovare idee e riferimenti da cui partire, 2) trovare altri testi inerenti. Vanno co munque preferiti quei testi che riportano, in note e in bibliografia, le opere e gli autori che sono citati nell'ar ticolo o nel saggio. Suggerimento 3 : per contenere l'eventuale investi mento in libri, per prima cosa è opportuno individuare quali, tra quelli selezionati, siano i testi col contenuto più inerente all'argomento. Va verificato se esistono in formato ebook, ma ancora meglio sarebbe poterli con sultar� in una biblioteca. In tal caso conviene sempre riferirsi, se esistono, a biblioteche massoniche. Suggerimento 4: quando si tratta di articoli co munque riconducibili all'opinione di un singolo autore (che.. necessariamente riducono al minimo l'indicazio ne di fonti dirette e indirette), è opportuno affidarsi al buon senso per rilevare se si tratta di riflessioni interes santi (da citare eventualmente in bibliografia) oppure di vere e proprie farneticazioni di scarso rilievo scien tifico. Il Libero Muratore è adogmatico per definizione ed è quindi quanto mai necessario che il ricercatore sia sempre impegnato a formarsi criticamente un'opinione personale.
B. Seconda fase: va selezionato il materiale rac colto: sarà quindi da scartare tutto ciò che non corri sponda ai seguenti criteri: 1 ) qualità e affidabilità delle fonti; 2) pertinenza con l'argomento da approfondire; 3 ) fonti e contenuti interessanti, ma che potrebbero condurre fuori tema.
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C. Terza fase: una volta selezionata, la documen tazione rimasta va ridotta all'essenziale onde evitare di uscire dall'argomento. Suggerimento 1 : non deve scoraggiare l'eventuale scarsità di fonti: il materiale che serve ha l'esigenza di essere essenziale. In ogni caso le tematiche massoniche vanno affrontate più con il cuore che con la mente: il simbolo, per esempio, non va mai considerato in modo nozionistico, con il solo pensiero logico-sedut tivo, ma ha necessità di essere vissuto e interiorizza to mediante il pensiero laterale-intuitivo, in modo da collegare il suo significato alla nostra quotidiana espe rienza esistenziale. L'alternativa è che il simbolo non serva a nulla. Suggerimento 2 : è quanto mai opportuno che il materiale raccolto sia suddiviso per argomenti crean do· specifiche schede di lettura che citino parti di testo, riassumano contenuti, riportino indicazioni biblio grafiche e appunti personalizzati da utilizzare anche in seguito. Possono essere redatte anche schede bi bliografiche con la classica catalogazione per autore, titolo e soggetto e con riportate le indicazioni biblio grafiche, la sigla della biblioteca che possiede il libro o la rivista, la loro collocazione e brevi annotazioni personali.
7. Elaborazione e stesura
1 . Prima fase: è utile lasciar sedimentare nella mente le idee raccolte per il tempo che sembra più op portuno. 2. Seconda fase: le prime idee e riflessioni personali che vengono in mente in base al materiale letto vanno fatte fluire senza particolare approfondimento. Colle gamenti ed interazioni possono arrivare quando meno li si aspetta: prima di dormire, in sogno, seduti in Tram,
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mentre si guida, mentre si guarda un film o d u ra ntL' meditazione p rofonda.
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3. Terza fase: continuate a 'spuntare' co n ce tti , i dee e riflessioni iniziando a dare forma coerente al tes t o , creando cioè una sorta di scaletta degli argomenti e d e i contenuti, una struttura da svilupp are inserendo poi corpo (fatti) ed anima (proprio punto di vista) .
Suggerimento 1 : per creare una struttura può esse re utile anche porsi domande generiche utilizzando per esempio la regola delle "cinque w" del giornalismo o degli Otto loci argomentorum: - Who - Chi - (Quis) - What - Cosa - (Quid) - When - Quando - (Quando) - Where - Dove - (Ubi) - Why - Perché - (Cur) - How - Come - (Quibus Auxilius) - Thanks To - Con quali mezzi (Quomodo) - How Many - Quanto (Quantum) � Suggerimento 2: a meno che non sia stato chiesto di scrivere una Tavola di istruzione, è semp re op p ortu no ricordare che non deve essere scritto nè un tratta to di Massoneria nè un banale riassunto. Una Tavola, p rima di ogni altra cosa, è una riflessione p ersonale da svilupp are grazie ai simboli che si sta analizzando, ai documenti e al materiale re perito. La funzione dei sim boli, dei catechismi, dei rituali, delle immagini è quello di favorire in noi un desiderio di evoluzione e cambia mento, fare scoprire nuove domande p er trovare ri sposte inaspettate, capovolgere il nostro punto di vista insidiando le nostre certezze e suscitando sentimenti e sensazioni contrastanti. Se dopo aver scritto una Ta vola non si è minimamente cambiati allora non si è veramente messo a nudo noi stessi, non si è compiuto alcun p rogresso e non si potrà condividere alcunchè di
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utile con gli altri. Un fallimento su tutta la linea. Vanno immediatamente ripresi gli " strumenti" e ricominciare da capo: " Roma non è stata costruita in un giorno" . 4. Quarta fase: 1. Citazioni: non va mai riportato il pensiero di al tri senza circondarlo con virgolette e senza aver citato autore e testo riferito in nota. Se si riporta in sintesi il pensiero di un autore, allora non serve usare la virgolettatura, ma scri vete in nota " Cfr." (confronta) , inserendo ogni più opportuno riferimento bibliografico, ovvero autore, titolo del libro, note tipografiche. Vanno citate sempre fonti storiche o quelle che sembrano funzionali al discorso o sulle quali si sta fondando l'analisi. L'utilizzo e la citazione delle fonti è ciò che permette la trasmissione nel tempo di eventi reali, distinguendo così un fatto da una diceria, così come un saggio da un ro manzo. Non si deve esagerare con tecnicismi, nozionismi e citazioni nel testo. Se si ritiene che ciò sia fun zionale a rappresentare meglio il risultato della ricerca, tutto va comunque riportato direttamente in nota con i necessari riferimenti bibliografici. In nota possono essere riportati anche pensieri e commenti personali, bibliografie aggiuntive, rimandi ad altre parti dell'elaborato o ad altri studi e teorie che altrimenti appesantirebbero il testo. 2. Stile: ognuno deve trovare il proprio stile di scrittura. In ogni caso è sempre preferibile usare fra si brevi, concise e scorrevoli. No a frasi ridondanti o troppo artefatte. Va comunque moderato l'uso delle citazioni.
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3 . "Labor limae" o lavoro di rifinitura finale: non si deve avere p articolare premura. Il testo va riletto più volte a giorni di distanza. Si deve avere la risolutezza di tagliare, tagliare e tagliare ciò che è sup erfluo, anche intere frasi se, lettura dopo lettura, queste appaiano ri dondanti e superflue. Il testo deve scivolare fluido come una musica senza stonature. 4. Editing: riguarda la forma lessicale e la p unteg giatura. Sarebbe forse opportuno far leggere ad altri la Tavola p er avere consigli e p er la segnalazione di even tuali refusi. Provate a leggerla voi stessi ad alta voce p er sentire l'effetto che fa. Leggere un testo nella prop ria mente è sostanzialmente diverso da ascoltarlo letto da altra persona (e inoltre questo è il modo più agevole p er individuare gli errori di sintassi o di ortografia che possono essere sfuggiti) .
8 . Impaginazione
Lunghezza di una Tavola: mediamente varia da 3 a 6-7 pagine scritte con interlinea 1 ,5 . Ovviamente s i p ossono scrivere molte p iù pagine, ma prima conviene approfondire il concetto di " Regola della curva dell'attenzione" . Immagini: è opp ortuno utilizzare immagini espli cative p er rendere più chiaro il testo, ma anche per ren derlo p iù rip osante. Alcune immagini possono anche essere proiettate con slides concordandone p reventiva mente l'o pp ortunità con il Maestro Venerabile. Se si usano immagini è meglio scrivere sotto ciascuna il nu mero progressivo e una didascalia indicativa. Appendici: sono inseribili a fine del testo eventuali app endici e allegati. Note: le annotazioni devono avere un carattere e un interlinea più p iccoli ris p etto al resto del testo . �
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9. Stampa Quando si presenta una Tavola, in Loggia e ai Fra telli, è consuetudine e buona norma stamparla in più copie in modo che tutti i presenti possano seguire agil mente la sua Lettura e conservare, se apprezzata, una copia della vostra Opera Architettonica.
A cura di un Maestro Libero Muratore
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano : la R : . L:. Leonessa-Arnaldo n. 95 1 all' Or:. di Brescia; Davide Brevi e Roberto Revello per il loro contributo all'introduzione; Vincenzo Novi in quanto autentico facilitatore della realizzazione e Ro berto Mori per il contributo organizzativo.