L'amore non basta. Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva 8834010000, 9788834010006

Ogni coppia vedrà rispecchiati in queste pagine i propri problemi coniugali; i malintesi, le incomprensioni, il contrast

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Italian Pages 328 [326] Year 1990

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L'amore non basta. Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva
 8834010000, 9788834010006

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L'AMORE NON BASTA Aaron T. Beck

L'AMORE NON BASTA COME RISOLVERE I PROBLEMI DEL RAPPORTO DI COPPIA CON LA TERAPIA COGNITIVA

di

AARON

T.

BECK

Titolo originale dell'opera LOVE IS NEVER ENOUGH (Harper & Row Publishers, New York)

Traduzione di AUGUSTO MENZIO

© 1988, Aaron T. Beck. © 1990, Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma.

L'AMORE NON BASTA Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva

ROMA

ASTROLABIO MCMXC

Introduzione La rivoluzione cognitiva in psicologia Nell'ultimo ventennio abbiamo assistito a una rapida crescita delle conoscenze sul funzionamento mentale, che hanno subito trovato appli­ cazione nel trattamento dei problemi di coppia. La migliore compren­ sione dei problemi psicologici è stata anche applicata a un'ampia gam­ ma di disturbi, fra cui la depressione, l'ansia, il panico, le coazioni, e perfino ai disturbi dell'alimentazione come l'anoressia e la bulimia. Quest'approccio, noto con il nome di •terapia cognitiva', si inserisce in un nuovo, importante movimento psicologico e psicoterapeutico chiamato, appunto, 'rivoluzione cognitiva'. Il termine cognitivo, di derivazione latina, si riferisce al modo in cui si formulano giudizi e si prendono decisioni, e al modo in cui si inter­ pretano, correttamente o erroneamente, le azioni altrui. La rivoluzione cognitiva ha gettato nuova luce sulla maniera di usare l'intelletto per risolvere i problemi o, al contrario, per crearli o aggravarli. È il modo in cui pensiamo che determina in larga misura non solo il nostro com­ portamento, ma anche i suoi risultati: se avremo successo e sapremo apprezzare la vita, o perfino se riusciremo a sopravvivere. Se il nostro pensiero è schietto e limpido, siamo meglio preparati ad affrontare que­ sti obiettivi. Se esso invece è intralciato da significati simbolici distorti, da ragionamenti illogici e interpretazioni sbagliate, diventiamo di fatto sordi e ciechi. Allora procediamo a tentoni e agiamo alla cieca, così finiamo fatalmente per far del male a noi stessi e agli altri. Quando sbagliamo sia nel giudicare sia nel comunicare, ci infliggiamo una sof­ ferenza, e la infliggiamo al nostro compagno o alla nostra compagna, su­ bendo a nostra volta l'urto di dolorose ritorsioni. Per sbrogliare questo groviglio di pensieri bisogna accedere a una for­ ma di ragionamento d 1ordine superiore. La si usa quasi sempre quando ci si accorge di aver commesso un errore e lo si corregge. Ma purtroppo , nei rapporti di maggiore intimità, nei quali il pensiero chiaro e le corre­ zioni degli errori hanno un'im portanza enorme, è carente proprio la capacità di riconoscere e rettificare i giudizi sbagliati che si danno sul partner. Inoltre, anche se i due credono di parla.re la stessa lingua,

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ciò che l'uno dice e l'altro sente sono spesso due cose completamente diverse. La comunicazione difettosa causa quindi, e poi aggrava, le frustrazioni e le delusioni di molte coppie. Prendiamo questo caso: Ken e Marjorie, entrambi indaffaratissimi nelle rispettive carriere (lui è assicuratore, lei è segretaria in una società di relazioni pubbliche), hanno deciso di passare più tempo insieme. Un sabato Marjorie dice a Ken che ha deciso di impiegare il pomeriggio andando in giro a far compere. Lui, volendo starle vicino, si offre subito di accompagnarla. Marjorie, dopo una giornata particolarmente frustrante passata a rivedere la contabilità di un'azienda vasta e com­ plessa, interpreta la proposta del marito come un'intrusione (pensa: "Non mi lascia mai fare gli affari miei"). Tuttavia non gli dice nulla e rimane taciturna per l'intera durata delle compere. Ken interpreta il suo silenzio come indifferenza alla propria compagnia e si arrabbia: una rabbia alla quale Marjorie reagisce con un ritiro anche maggiore. La situazione si presenta così: (1) Marjorie vuole effettivamente pas­ sare più tempo con Ken, non però durante le compere che intende fare da sola; (2) non comunica questa sua intenzione al marito; (3) inter­ preta erroneamente il suo approccio come una violazione della propria libertà; (4) Ken interpreta erroneamente il suo ritiro come un segno di non gradimento della propria compagnia. Le frequenti ripetizioni di interpretazioni sbagliate, come quelle di Marjorie e Ken, e la reciproca rabbia che ne risulta, finiscono con l'erodere le fondamenta del rapporto. Ho osservato più volte che questi errori di interpretazione si intensificano fino a creare una situa­ zione irreversibile. Tuttavia è importante notare che, se i partner se ne rendono conto e riescono a correggerli prima che sia troppo tardi, possono bloccare la tempesta. La terapia cognitiva mira ad aiutare le coppie a far proprio questo: a rendere chiaro il loro modo di pensare e di comunicare, per evitare anzitutto le interpretazioni sbagliate. Lo sciogliersi dei legami coniugali

Per lo più le coppie sono consapevoli della continua crisi cui è sog­ getto ogni matrimonio, della probabilità che dal 40 al 55 per cento dei matrimoni finiscano con un divorzio. E vedendo aumentare continua­ mente le unioni infelici e le rotture, si possono chiedere se non debba capitare lo stesso anche a loro. Gli sposi novelli, al culmine della loro storia d'amore, non vogliono altro che la riuscita del matrimonio. Credono spesso, almeno inizial­ mente, che il loro rapporto sia 'diverso' e sia alimentato dal loro pro-

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fondo amore e dal loro grande ott1m1smo. Ma, prima o poi, sono moltissime le coppie che si scoprono impreparate ad affrontare i proble­ mi e i conflitti che poco alla volta si accumulano in ogni matrimonio. Entrambi i partner avvertono un senso crescente di irrequietezza, fru­ strazione e dolore, spesso senza sapere esattamente dove risieda il pro­ blema. Quando poi il rapporto affonda in un pantano di delusione, scarsa comunicazione e incomprensione, cominciano a pensare che sposarsi sia stato un errore. Non c'è per il terapeuta 'invocazione d'aiuto' piì1 toc­ cante di quella rivoltagli da chi vede l'inizio del dissolvimento di un'unione un tempo felice. Perfino coppie sposate da trenta o quaran­ t'anni possono essere indotte a porre fine a un rapporto che ora consi­ derano un'interminabile serie di errori e infelicità. In qualche modo può sorprendere il crollo di un numero così elevato di matrimoni. Consideriamo le forze che dovrebbero tenere insieme una coppia. Amare ed essere amati è senza dubbio un'esperienza fra le più ricche che si possano avere. Aggiungiamovi gli altri effetti secondari del rapporto: l'intimità, l'amicizia, l'accettazione, il sostegno, per ricor­ darne solo qualcuno. Si ha una persona che ci consola quando subiamo una perdita, che ci solleva lo spirito quando siamo scoraggiati e condivide il nostro entusiasmo quando ci capita qualcosa di buono. Abbiamo inoltre il vantaggio della gratificazione sessuale, che la natura ci fornisce espressamente per spingerci verso il partner. Né va sottovalutata la soddisfazione di avere dei figli e di costruire insieme una famiglia. Le speranze e l'incitamento dei genitori e della parentela, come pure il fatto che agli occhi della comunità la coppia debba continuare a restare unita, costituiscono le pressioni esterne. Con tutte queste forze vinco­ lanti che operano per fortificare il rapporto, come mai accade che qual­ cosa non vada per il verso giusto? Perché l'amore, per non parlare degli altri incentivi, non è abbastanza forte per tenere insieme la coppia? Purtroppo entrano in azione forze centrifughe che possono frantumare il rapporto: delusioni demoralizzanti, interpretazioni sbagliate o tortuose, incomunicabilità. Di rado l'amore ha in sé il vigore necessario per resi­ stere a queste forze disgregative e ai loro effetti: il rancore e la rabbia. Perché l'amore si rafforzi invece di cominciare a sgretolarsi occorrono gli altri ingredienti di un buon rapporto. Le descrizioni idealizzate del matrimonio che appaiono nei rotocalchi non preparano le coppie ad affrontare le delusioni, le frustrazioni, le frizioni. Quando i fraintendi menti e i conflitti si combinano fino a dar fuoco alla rabbia, l'amante, l'alleato, il compagno di prima diventa un avversario.

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Che cosa occorre per sostenere il rapporto coniugale

Benché l'amore costituisca per mariti e mogli un fortissimo stimolo a darsi reciprocamente aiuto e sostegno, a rendersi felici e a costruire una famiglia, esso non crea di per sé la sostanza del rapporto coniugale: non fornisce le qualità e le capacità personali indispensabili ad alimen­ tarlo e farlo crescere. Per un 'unione felice sono essenziali certe doti particolari di impegno, sensibilità, generosità, considerazione, sollecitu­ dine, lealtà, senso di responsabilità, fidatezza. Bisogna cooperare, scen­ dere a compromessi, agire in base a decisioni prese in comune, avere una certa duttilità, una buona disposizione ad accettarsi e a perdonarsi, a tollerare difetti, errori e bizzarrie. Coltivando per un certo tempo queste 'virtù' si può far crescere e maturare il matrimonio. Spesso le coppie sanno comportarsi nel modo migliore con gli estranei, ma sono ben poche quelle che iniziano un rapporto tanto stretto con le nozioni o le capacità tecniche basilari atte a farlo sbocciare. Il più delle volte manca loro l'abilità necessaria per poter prendere le decisioni in comune, per decifrare le comunicazioni del partner. Quando in casa un rubinetto si mette a gocciolare hanno gli arnesi per arrestare la perdita, ma quando comincia a disperdersi l'amore non hanno la minima idea di come tamponarne il flusso. Il matrimonio, o la convivenza, differiscono dagli altri rapporti della vita. Quando due persone, dello stesso sesso o di sesso diverso, vivono in coppia, impegnate in un rapporto duraturo, si creano certe aspettative reciproche. L'intensità della relazione alimenta desideri da tempo latenti di amore, lealtà e appoggio incondizionati. I partner si impegnano, sia espressamente come nelle promesse matrimoniali, sia indirettamente con il modo di comportarsi, ad appagare questi bisogni profondamente radi­ cati: ogni loro azione è impregnata di significati originanti da questi desideri e da queste aspettative. Per l'intensità dei sentimenti e delle aspettative, la profonda dipen­ denza e i significati simbolici cruciali, spesso arbitrari, che ciascuno attribuisce alle azioni dell'altro, i partner sono propensi a interpretarle erroneamente. Quando avviene un conflitto, il più delle volte per effetto di una comunicazione carente, sono portati a incolparsi a vicenda invece di considerarlo come un problema che può essere risolto. Con l'insorgere di difficoltà e il proliferare di ostilità e fraintendimenti, perdono di vista quanto di positivo ciascuno dà all'altro e rappresenta per l'altro (un compagno che dà appoggio, che rende più intense le esperienze personali, che partecipa alla costruzione di una famiglia) fino a giungere a mettere in questione il rapporto in se stesso e a precludersi cosl la possibilità di sbrogliare i nodi che stravolgono il loro giudizio.

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Districare i nodi

Lavorando con i miei allievi - psichiatri, psicologi, assistenti so­ ciali - al Center for Cognitive Therapy delPUniversità della Pennsylva­ nia, ho scoperto che potevamo aiutare le coppie in crisi correggendo le interpretazioni sbagliate, districando i nodi che avevano stravolto la comunicazione fra i partner e sintonizzando le loro capacità di vedere e ascoltare correttamente i segnali che ciascuno inviava all'altro. Abbia­ mo anche constatato l'enorme utilità di un'istruzione sulla dinamica del matrimonio, sul modo di capire la suscettibilità e i bisogni del partner, di fare progetti e prendere decisioni di comune accordo, di accrescere a vicenda il piacere di stare insieme. Questo stesso programma può consolidare anche i matrimoni che non sono in difficoltà e si è dimostrato efficacissimo sia per le coppie già formate sia per quelle in procinto di sposarsi. Di fatto i successi più vistosi si sono avuti con partner già legatissimi l'uno all'altro, ma desi­ derosi di ottenere ancora qualcosa in più dalla loro unione. Nell'ultimo decennio, con la grande diffusione degli approcci cogni­ tivi, sempre più terapeuti in ogni parte del mondo hanno cominciato a usarli. L'aiuto che questo tipo di approccio può dare alle coppie in difficoltà è ormai chiaramente provato dalla documentazione clinica e dai risultati della ricerca effettuata sia presso il nostro sia presso altri centri di terapia cognitiva. Fra coloro che hanno seguito il nostro programma di training, Norman Epstein, Jim Pretzer e Barbara Fleming sono stati i più attivi nel pro­ muovere e divulgare la ricerca sugli aspetti cognitivi delle difficoltà coniugali e nell'applicare le loro conclusioni al trattamento. Janis Ahrahms, David Burns, Frank Dauilio, Stowe Hausner, Susan Joseph, Chris Padesky e Craig Wiese sono altri pionieri del trattamento clinico cognitivo nella terapia coniugale. Visto il successo della terapia cognitiva usata da psicoterapeuti e consulenti matrimoniali, è ormai giunto il momento di rendere pubbliche le nostre concezioni. Questo libro dovrebbe essere utile a quanti prati­ cano una qualsiasi forma di convivenza: compagni di casa, di stanza, di letto, dello stesso sesso o di sesso diverso. Le coppie con rapporti aggrovigliati se ne possono servire per capirli meglio e trovare da sole il modo di risolverli. A quelle con problemi che richiedano un'assistenza terapeutica esso dovrebbe essere utile come preparazione a una consu­ lenza di questo tipo e spero anche come incentivo a cercarla. Il materiale clinico riportato in queste pagine è stato anche utile alle coppie che già stavano effettuando un counseling. Questo libro non si prefigge lo scopo di descrivere una 'patologia del

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matrimonio', ma vuole stabilire con prec1S1one la natura delle comuni difficoltà coniugali per chiarirne le cause principali. Esposte le varie componenti dei problemi, possiamo cominciare a parlare del modo di risolverli. Metto in evidenza i problemi sin dalle prime pagine perché anche le coppie presentano immediatamente le loro difficoltà. In seguito, con una maggiore comprensione dei problemi, si potrà cominciare a risolverli. Il piano del libro

Individuando prima i problemi e poi risolvendoli, ho disposto i vari capitoli secondo una successione analoga a quella in cui conduco una serie di sedute cliniche. I primi nove rigu ardano i vari ambiti in cui i problemi sono originati. Quasi tutti i partner in crisi coniugale potranno riconoscervi difficoltà analoghe a quelle esistenti nel loro rapporto. A volte il problema è chia­ ro: sotto la superficie c'è assai più di quanto gli occhi non vedano per ciò che attiene ai pensieri e ai sentimenti delle persone, e al loro reci­ proco modo d'agire. Qualche volta però, nel mio lavoro con i pazienti, devo togliere parecchi strati prima di arrivare al cuore di un problema. Altre volte un solo problema si estende ad altri campi, alcuni nascosti alla vista. L'approccio cognitivo va alla radice delle difficoltà coniugali concen­ trando J >attenzione sui problemi attuali, sia nascosti sia visibili, invece di far rivivere i vecchi traumi dell'infanzia. Per aiutare i lettori a stabilire la natura delle loro difficoltà coniugali, ho inserito, alla fine o nel testo di alcuni capitoli, dei questionari che potranno essere usati per localizzare gli specifici problemi con il partner, quali le aspettative non realistiche, l'inadeguatezza della comunicazione, le interpretazioni prevenute. Quando poi passeremo alJ >esame dei rimedi, il lettore potrà riesaminare le risposte che ha dato ai questionari e met­ tere meglio a fuoco i propri problemi: un passo necessario verso la loro soluzione. Nella mia pratica clinica cerco anzitutto di capire le difficoltà di una coppia analizzando il modo in cui i partner le descrivono e le loro risposte a questi questionari. Per ciascuna coppia preparo poi un profilo cognitivo' che illumina la loro particolare zona critica. Come fa il medico che cerca di diagnosticare un disturbo organico con l'esame fisico, le analisi di laboratorio e le radiografie, uso tutte le informazioni di cui dispongo per effettuare una 'diagnosi coniugale'. I lettori potranno seguire la stessa successione: dapprima capire e 1

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individuare la natura specifica dei loro problemi coniugali, poi scegliere le strategie appropriate per affrontarli. Ottenuto un quadro chiaro degli specifici atteggiamenti di autofru­ strazione della coppia e delle distorsioni del suo modo di pensare e di comunicare, spiego ai partner la natura dei loro problemi. In questo libro ho fatto la stessa cosa riservando ciascuno dei primi nove capitoli a un problema fra i più comuni nel matrimonio: ( 1) la forza del pensiero negativo: come le percezioni negative possano sopraffare gli aspetti posi­ tivi del matrimonio; (2) il passaggio dall'idealizzazione alla delusione: perché l'immagine del partner, prima 'tutta buona', diventi poi 'tutta cattiva'; (3) il contrasto di prospettive differenti: come i partner possa­ no vedere lo stesso evento, e se stessi, in modi completamente diversi; ( 4) 1 'imposizione di aspettative e regole rigide: come lo stabilire certi rigidi standard porti alla frustrazione e alla rabbia; (5) la stasi della comunicazione: come i partner non riescano a sentire ciò che viene detto e sentano invece cose non dette; (6) i conflitti su decisioni importanti e il cedimento del sodalizio: come le prevenzioni e l'inettitudine personali ne pregiudichino il funzionamento; (7) il ruolo dei 'pensieri automatici' che precedono la rabbia e il comportamento autofrustrante: come il pensiero negativo porti alla provocazione e all'ira; (8) disturbi e tendenze del pensiero che sono al centro del problema: come operano le distor­ sioni cognitive; (9) l'ostilità che spezza le coppie. Nei rimanenti capitoli (dal decimo al diciottesimo) presento vari approcci della terapia cognitiva che i partner potranno adattare alle loro esigenze specifiche e al conseguimento delle finalità del rapporto. I capi­ toli di 'aiuto' cominciano con il porre il problema di come le coppie possano superare le resistenze e lo scoraggiamento che trattengono i partner dal migliorare i loro rapporti. È indispensabile che essi ricono­ scano di avere reali possibilità di scelta, di non essere semplicemente vittime di un cattivo rapporto, anche se esso può sembrare senza spe­ ranza. I partner possono e devono assumere la responsabilità dei loro rapporti. Questi capitoli mostrano in che modo. Esamino poi i valori che stanno alla base del matrimonio, come l'im­ pegno, le lealtà, la fiducia, e descrivo i metodi per neutralizzare le forze che ne minano le fondamenta. È essenziale ricostruire o rafforzare queste pietre angolari che danno solidità al rapporto (capitolo 11). Continuo poi mostrando come si possano accrescere la tenerezza e l'affettuosità del rapporto e ridurne le asprezze e i motivi di irritazione. Quali sono le cose che si possono fare per dimostrare al partner che gli si vuole bene? Includo un questionario da usare come guida per valutare la giu­ stezza del comportamento proprio e di quello del coniuge per quanto riguarda le reciproche manifestazioni di stima, empatia e comprensione

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(capitolo 12). Nel capitolo 13 presento qualche esempio concreto della possibilità di correggere le distorsioni e di adeguare il modo di pensare alla realtà. Sposto poi l'esame alla conversazione fra i partner e mostro come il parlarsi possa essere fonte di piacere anziché di dolore (capitolo 14). Nel capitolo 15 indico come si possano chiarire le divergenze pre­ parandosi a effettuare sedute congiunte di mediazione, secondo le moda­ lità che illustro nel capitolo 16. Eliminati i difetti della conversazione e affrontati i problemi pratici della convivenza, si è pronti al confronto sulle caratteristiche e sulle abitudini del partner che provocano la rabbia (capitolo 17). Giunti infine al capitolo 18, si è in grado di applicare le conoscenze ottenute dai capitoli precedenti per la soluzione di alcuni problemi particolari, come Io stress, l'inibizione sessuale, l'infedeltà e i conflitti che insorgono quando entrambi i partner hanno un lavoro fuori casa. Supponendo che, almeno inizialmente, questo libro venga letto da un solo membro della coppia, metto in risalto ciò che lui (o lei) può fare individualmente per avere aiuto e quindi, a sua volta, per venire in aiuto del matrimonio. Spesso i cambiamenti di un coniuge possono cambiare in misura notevole anche l'altro. Quelli dovuti a una migliore conoscenza delle origini e delle soluzioni dei problemi coniugali posso­ no avere positive ripercussioni sul comportamento del partner. Insomma, in questo libro esamino i modi in cui i coniugi possono correggere gli schemi di pensiero autofrustranti e le abitudini contro­ producenti, migliorare la loro comunicazione e contribuire a chiarire e a modificare i problemi del partner. Esamino infine le possibilità di eliminare la comunicazione sbagliata per rendere il rapporto pii1 piace­ vole e appagante. Nel giudicare il proprio rapporto coniugale è bene tenere presenti gli scopi che ci proponiamo con il matrimonio e il modo migliore per con­ seguirli. Come guida, indico quel1i che considero gli obiettivi del matri­ monio ideale. Primo, sforzarsi di porre solide fondamenta di fiducia, lealtà, rispetto e sicurezza. Il coniuge è il tuo parente più prossimo e può a buon diritto contare su di te come alleato, sostenitore e difensore. Secondo, coltivare la parte dolce, affettuosa del rapporto: la sensibi­ lità, la comprensione, le dimostrazioni di affetto e di sollecitudine. Con­ siderare il partner come il confidente, il compagno, l'amico. Terzo, rafforzare il sodalizio. Sviluppare il senso della collaborazione, essere riguardosi e accomodanti. Acuire le proprie capacità di comuni­ care per poter prendere più facilmente le decisioni su questioni pratiche, come la divisione del lavoro, la preparazione e la gestione del bilancio familiare. la pianificazione di attività per il tempo libero.

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È anche essenziale per il sodalizio predisporre una linea d'azione per la cura, l'istruzione e l'integrazione sociale dei figli; promuovere lo spirito di collaborazione. Il matrimonio è al tempo stesso un mestiere, un'istituzione per la cura e l'educazione dei figli, e un'unità sociale. È importante che queste sue funzioni 'istituzionali' siano svolte con reci­ procità, imparzialità e buon senso. Come la maggior parte dei libri scritti per aiutare il lettore a risol­ vere i suoi problemi, anche questo è guidato da una sua filosofia: - Le coppie possono superare le loro difficoltà se riconoscono anzitutto che la delusione, la frustrazione e la rabbia da cui sono afflitte sono in gran parte dovute non tanto a un'incompatibilità di fondo quanto piuttosto alle incresciose incom­ prensioni causate dalle comunicazioni sbagliate e dalle interpretazioni prevenute del comportamento reciproco dei partner. - L'incomprensione è spesso un processo attivo che ha luogo quando uno dei coniugi si fa un'immagine distorta dell'altro. A sua volta questa distorsione porta all'interpretazione errata di quanto l'altro dice e fa, e ad attribuirgli cattive inten­ zioni. I partner semplicemente non hanno l'abitudine di 'controllare' le loro in­ terpretazioni o di preoccuparsi della chiarezza delle loro comunicazioni. - Ogni partner deve assumersi la piena responsabilità del miglioramento del rap­ porto. Bisogna rendersi conto che si ha effettive possibilità di scelta, che si può (e si deve) scegliere di usare qualsiasi conoscenza o comprensione si riesca .,d avere per accrescere la propria felicità e quella del partner. - I partner possono darsi aiuto l'un l'altro, e darne al rapporto, se assumono un atteggiamento che escluda la colpa e il biasimo. In questo modo potranno concen­ trarsi sui problemi reali e risolverli più rapidamente. - Spesso le azioni del partner che attribuiamo a qualche tratto malevolo, come l'egoismo, l'odio o il bisogno di tenerci sotto il suo controllo, sono spiegate piL1 correttamente se consideriamo le su� motivazioni benevole (benché mal dirette), quali l'autoprotezione o i tentativi di non essere abbandonato.

Pur essendo diretto a istruire e a fornire qualche criterio guida, questo libro non può avere su un matrimonio gravemente in crisi lo stesso impatto che avrebbe un counseling coniugale condotto in base agli stessi metodi e agli stessi principi. Sono però convinto che molte coppie, che di norma non avrebbero bisogno di una consulenza matrimoniale o non vi ricorrerebbero, ne possono trarre un giovamento. Può darsi che la lettura di queste pagine le motivi a ottenere da sole un aiuto pit1 qualificato o a utilizzarle congiuntamente a un counseling. A molti lettori questo libro potrà dare l'impressione che il loro matri­ monio non sia in difficoltà, e tuttavia ingenerare in loro il dubbio che potrebbe essere più soddisfacente. Forse essi vorrebbero ritrovare l'anti­ co piacere della piena sintonia dei loro pensieri, della capacità di dare: suggerimenti spontanei. delle decisioni prese senza accapigliarsi. Questé'

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pagine contengono le indicazioni necessarie a tagliare le erbacce che ostacolano la soluzione dei problemi comuni, a sbrogliare i nodi che impediscono di capirsi l'un l'altro. Una migliore comprensione dei veri motivi di certi comportamenti propri e del partner potrà arricchire il rapporto coniugale.

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La forza del pensiero negativo Karen, un'arredatrice, mi racconta che un giorno torna a casa tutta eccitata, ansiosa di comunicare al marito Ted una bella notizia: si è aggiudicata un vantaggioso contratto per l'arredamento della sede di un importante ufficio legale. Ma non appena comincia a parlargli di questo inatteso successo della propria carriera, lui appare distaccato e indifferente. Karen pensa: rrNon gli importa niente di me; bada solo a se stesso". Svanito l'entusiasmo, invece di festeggiare l'avvenimento con il marito, si chiude in un'altra stanza e si versa una coppa di champagne. Frattanto Ted, che quel giorno è alquanto depresso per uno smacco subìto nel lavoro, pensa: r• Non le importa niente di me; bada solo alla sua carriera". Quest'episodio mette in luce uno schema di pensiero comune che abbiamo osservato nelle persone con problemi coniugali. Quando sono frustrate nelle loro maggiori aspettative, esse sono inclini a trarre imme­ diatamente conclusioni negative sulle condizioni di spirito del coniuge e sullo stato del matrimonio. Basandosi su qualcosa di simile alla lettura altro. Lo abbiamo visto nel caso di Ted e Karen. Ted, il classico, dà valore agli aspetti ordinati e prevedibili della vita; Karen, la romantica, cerca invece il nuovo e l'eccitante. Queste differenze di prospettiva possono far sì che avvenimenti in apparenza banali spingano i partner a troncare il rapporto. Una coppia di conviventi che intendono sposarsi viene a consultarmi dopo il se­ guente episodio, uno fra i molti di una lunga serie di dispute. Ascoltia­ mo la conversazione avvenuta fra i due in quell'occasione e che essi mi ripetono nella seduta in studio: LAURA: Resti in casa stasera? Credo di avere l'influenza. FRED: Ho un impegno. Vado da Joe [un collega di lavoro). LAURA: [Se no,: mi fa questo piccolo favore, che affidamento potrò fare su di lui quando avrò qualche problema più .serio?] Non vuoi mai restare a casa. Ti chiedo raramente di far qualcosa per mc. FRF.D: [Se lei insiste a tenermi in casa per una piccolezza del genere, cosa farà quando le capiterà qualcosa di più grosso? Per esempio, quando avremo dei bam­ bini? Non ragiona proprio. Se dovessi darle retta in ogni suo desiderio non riu­ scirei nemmeno a respirare]. Mi rincresce, ma ci devo proprio anelare. I.AURA: [Non posso contare su di lui. Dovrei rompere con lui finché posso e tro­ varmi qualcun altro su cui possa fare assegnamento]. Vai pure se vuoi. Mi tro­ verò qualcun altro che stia con me.

Poiché sono due persone molto diverse (Laura insegna arte in una scuola privata, Fred è un programmatore di computer), è anche comple­ tamente diverso il punto di vista da cui vedono la medesima situazione; la prospettiva dell'uno è chiusa allo sguardo dell'altro. Ognuno è del rntto ignaro del significato che l'altro attribuisce alla situazione; quindi le spiegazioni che ciascuno dà alle azioni dell'altro sono più negative di quanto lo sarebbero se essi fossero più in sintonia. Fred non si rende

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Il contrasto delle prospettive

conto che Laura teme d'essere abbandonata, perciò la giudica caparbia e autoritaria; Laura non capisce che Fred si sente minacciato dalla 'violazione' della propria libertà, quindi lo considera egoista e insensibile. Ciascuno dei due è poi convinto che la logicità delle proprie interpre­ tazioni sia evidente a chiunque, e che dunque l'atteggiamento delPaltro debba apparire, con altrettanta evidenza, illogico. Per Laura non fa una grinza l'argomentazione che, se Fred non esaudisse le sue piccole richie­ ste, lei non potrebbe contare su di lui nei casi gravi. Per Fred, chiunque capirebbe che aderire a una richiesta così futile equivarrebbe a farsi mettere una camicia di forza per tutta la durata del matrimonio. Entrambi, per di più, sono assolutamente impenetrabili a qualsiasi retroazione correttiva che il loro modo di pensare potrebbe ricevere dal1'ascolto e dalla comprensione del punto di vista dell'altro. Cosl ciascuno continua ad agitarsi nel vano tentativo di costringere l'altro ad accettare il proprio quadro di riferimento; ciascuno pensa che l'altro abbia torto, che sia gretto, egoista e cattivo, e che perciò il rapporto non possa più continuare. Con la loro insistenza sulle rispettive argomentazioni, i partner non fanno che rafforzare la loro reciproca resistenza, consolidare le convin­ zioni negative e renderle ancora più estreme. Infine le loro posizioni sono completamente polarizzate, ciascuna irrigidita nella propria prospet­ tiva egocentrica. Ognuno conclude che l'altro è 'insopportabile' e ambe­ due prevedono che la continuazione del matrimonio sarebbe una cata­ strofe. Si può arguire che l'intensità delle reazioni di Laura e di Fred abbia radici più profonde, che il loro conflitto li colpisca nei punti più vulne­ rabili. Laura si attacca alle persone. Le interazioni sociali le danno soddisfazione e sicurezza, quindi si sente minacciata dalle uscite di Fred. Fred è più autonomo, perciò apprezza la libertà, la mobilità e l'autosuf­ ficienza. Lo innervosisce quella che gli sembra la natura 'appiccicosa' della compagna. Per Laura le manifestazioni di indipendenza di Fred simboleggiano l'abbandono, mentre per Fred la di pendenza di Laura rappresenta l'imprigionamento. Per la diversa struttura della personalità (Laura socievole e dipen­ dente, Fred autonomo), non riescono a vedere il problema allo stesso modo, così il contrasto è inevitabile. E per la rigidezza delle rispettive prospettive nessuno dei due è capace di comprendere l'interpretazione che l'altro dà della situazione. Spesso le persone sposate dicono: « Non riesco proprio a capire mio marito (o mia moglie)". Generalmente, vista con gli occhi del marito o della moglie, ciascuna prospettiva sembra giusta. Non rendendosi conto delle differenze di prospettiva, nelle loro dispute i coniugi tendono ad

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attribuirsi a vicenda molta malevolenza. Non capiscono che hanno sem­ plicemente una diversa percezione dell'identico insieme di circostanze e che nessuno dei due è colpevole di malanimo. I risultati della ricerca indicano che i conflitti del tipo di quello vissuto da Laura e Ted sono molto comuni. Per esempio, Carol Gilligan, una psicologa dell'Università di Harvard, ha mostrato che le mogli ten­ dono a impegnarsi maggiormente nei rapporti personali (sociotropici), mentre i mariti sono in genere più indipendenti. Nondimeno le convin­ zioni connesse con queste diversità possono essere modificate per ridur­ re al minimo le frizioni fra i coniugi. O almeno ciascun partner può tener conto della personalità dell'altro per non sentirsene minacciato sen­ za motivo. Il problema delle personalità in conflitto è illustrato chiaramente dai contrasti fra Marjorie e Ken. Marjorie, reginetta di bellezza del college, non ha alcuna fiducia nella propria capacità di far le cose da sé. Ma lotta per dimostrare che lei è una 'vera persona', in grado di essere indi pendente. Ha l'impressione che gli altri abbiano più sicurezza e si sente inferiore a loro. Ken, ex campione di basket, ha una personalità opposta: è sicuro di sé e indipendente, e considera gli altri, compresa Marjorie, più deboli e bisognosi di protezione. Ecco il dialogo che hanno quando Marjorie vuole attaccare un quadro alla parete, ma non riesce a piantare il chiodo:

KEN: [È in difficoltà. Sarà bene aiutarla]. Lascia fare a me. MARJORIE: [Non ha nessuna fiducia nelle mie capacità]. Va bene così. Ce la faccio da sola (con rabbia). KEN: Ma che cos'hai? Volevo solo aiutarti. MARJORIE: È quello che fai sempre. Secondo te io non so fare niente. KEN: Ma se non sai nemmeno piantare un chiodo (ride). MARJORIE: Ecco che ci siamo di nuovo... Tu mi consideri una buona a nulla. KEN: Stavo solo cercando di darti una mano.

Le due versioni dell'intervento di Ken sono completamente diverse. Marjorie vuole appendere il quadro da sola per rassicurarsi sulla propria capacità di compiere lavori manuali; e per la verità si aspetta la lode del marito per questa dimostrazione di abilità e indipendenza. Ma l'in­ trusione di Ken fa riaffiorare in lei un senso di incapacità. Premesso che ciascuno dei due ritiene, a ragione, che lui non abbia alcuna fiducia nelle capacità manuali della moglie, Ken si percepisce come un marito gentile e premuroso, mentre lei lo considera invadente e presuntuoso. Così una semplice proposta d'aiuto, avanzata con le migliori intenzioni, finisce con il ferire i sentimenti de1la moglie e provoca il suo antago­ nismo.

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Il contrasto delle prospettive

Ad accrescere la loro irritazione contribuiscono poi le reciproche ac­ cuse di malevolenza. Per Marjorie, Ken è impiccione e autoritario. Per Ken, Marjorie è ingrata e provocatoria. (In passato invece lei dipendeva sempre da lui, che era lieto di aiutarla e di dimostrarle le proprie supe­ riori capacità). Questo affibbiare al coniuge un'etichetta negativa è comune nel ma­ trimonio. Dalla ricerca condotta all'Università del Maryland dallo psi­ cologo Norman Epstein e dai suoi colleghi risulta che, durante i loro dissapori, i partner in crisi coniugale sono assai più propensi di quelli che non lo sono ad attribuirsi a vicenda motivazioni negative. Prospettive aperte e chiuse

La nostra prospettiva è un quadro composito che include non soltanto i particolari di una situazione, ma anche i significati che vi attribuiamo. In questo senso più ampio essa reca l'impronta delle nostre convinzioni e delle nostre esperienze. Cosl, l'immagine di una Marjorie bisognosa d'aiuto è originata in Ken dalla convinzione, basata sull'esperienza, che lei non abbia alcuna attitudine per i lavori manuali. La prospettiva nella quale Marjorie vede il marito è invece foggiata dalla convinzione che egli sia dispotico, impiccione, sempre pronto a sminuirla e a criticarla. Paradossalmente, lei era stata attratta da lui anche per la sua straordi­ naria fiducia in se stesso e il suo atteggiamento protettivo che la face­ vano sentire pit1 sicura. Eppure il sottostante senso della propria inca­ pacità sta sempre per riaffiorare e diventa un punto dolente ogni volta che lei cerca di farsi valere. Malgrado le buone intenzioni di entrambi. il conflitto nasce proprio dal contrasto dei loro punti di vista. Nelle interazioni normali le prospettive individuali sono (aperte'. Ci formiamo un'immagine dell'altra persona e la modifichiamo quando acquisiamo ulteriori informazioni. L'immagine del partner ci è data dal­ l'insieme dei suoi tratti, i gradevoli e gli sgradevoli. Se il partner cam­ bia, cambia anche la prospettiva aperta. Ma i cambiamenti di prospet­ tiva si basano sui motivi del partner, non sui nostri preconcetti. La prospettiva chiusa nella quale Marjorie vede Ken si basa unica­ mente sulla sua crescente pulsione verso l'indipendenza, non sulle reali motivazioni del marito. La prospettiva neila quale Ken vede Marjorie continua a basarsi sull'idea che egli se ne è fatta in passato: l'idea di una bambola dipendente, non quella del suo evolversi verso l'indipen­ denza. Se avessero una prospettiva aperta, Marjorie riconoscerebbe che Ken sta semplicemente cercando di aiutarla e Ken capirebbe che lei vuole una maggiore autonomia.

Il contrasto delle prospettive

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Le prospettive chiuse o egocentriche sono delimitate da quadri di riferimento individuali, che costituiscono l'unico metro di giudizio su llltto ciò che avviene. L'immagine di qualsiasi evento si fonda soltanto sul significato che esso ha per la propria persona, ed esclude completa­ mente quello che può avere per gli altri. Anche quando ci si sforza di vederlo nella prospettiva dell'altro, si resta bloccati nel proprio quadro di riferimento. Per esempio, quando Marjorie cerca di appendere il quadro, Ken crede di usarle un riguardo offrendosi di aiutarla. Ma in realtà sta agen­ do in base al concetto che ha lui, non certo lei, di ciò che è bene per la moglie. Dal canto suo, Marjorie interpreta l'offerta d'aiuto solo nella propria prospettiva personale e vi scorge una deliberata interferenza, anziché una gentilezza, da parte del marito. Hanno entrambi una pro­ spettiva chiusa. Il passo successivo è quello di affibbiarsi reciprocamente un'etichetta di 'cattiveria': Ken per la sua interferenza, Marjorie per la sua ingratitudine. Quando i partner agiscono entrambi in una prospettiva chiusa, ego­ centrica, lo scontro è inevitabile. Anche se Ken non intende affatto ferire i sentimenti della moglie, anzi la vuole aiutare, la prospettiva egocenrrica lo rende cieco ai veri desideri di Marjorie. È una prospettiva imperniata sul proprio desiderio (di aiutarla), non su quello di lei (di essere indipendente). Anche la prospettiva di Marjorie è imperniata sui propri desideri; di conseguenza lei vede soltanto l'interferenza del ma­ rito nelle proprie aspirazioni, non la semplice espressione del suo desiderio di esserle utile. I conflitti coniugali favoriscono e ampliano le prospettive egocentri­ che. Quando si sentono minacciati, i partner sono spinti per una sorta

  • altra all'abbandono. Ted e Karen sono un esempio di due tendenze della rersonalicà atte a provocare il contrasto. Karen, la romantica autonoma, è autosufficiente e contenta di fare le cose da sola. Ted, il classico che teme la solitudine, è meno indipendente e ha un ardente desiderio di compagnia. Perciò vuole che lei sia sempre disponibile. A un livello meno cosciente, teme d'essere abbandonato. Quello che Ted non capisce durante i loro conflitti è che la perso­ nalità di Karen, di fatto la sua identità, è imperniata sulla sua libertà di passare da un'attività all'altra, di agire d'impulso, di non avere costri­ zioni. Ted, che si è sempre sentito solo, dà un enorme valore alla pos­ sibilità di avere una partner sulla quale poter contare in ogni momento. Karen invece non vuole farsi imprigionare. Ha un proprio insieme di regole, basate sui suoi desideri di libertà, mobilità e indipendenza. Non si preoccupa d'essere efficiente, puntuale o preparata. Un giorno che Karen Io fa aspettare per una mezz'ora, Ted è tor­ mentato dal timore che le sia successo qualcosa di terribile. Quando lei arriva, e benché appaia felicissima di vederlo, diventa furioso per il suo ritardo: una collera alimentata dal timore nascosto di un incidente. Il pensiero che sia potuta rimanere uccisa lo terrorizza e attiva la paura della solitudine che gli dura da sempre. Invece di sentirsi sollevato al vederla, si arrabbia .con lei perché ha 'causato' la sua ansia. Ted attribuisce al suo ritardo (per lui la puntualità è una norma inde­ rogabile) il seguente significato: "Karen non mi vuole bene. Non si preocmpa minimamente dei miei desideri". Le tiene il broncio nella speranza di farle giungere in questo modo il proprio messaggio. Ma broncio e ritiro hanno poco effetto su Karen, che è relativamente auto­ noma e non ha difficoltà a sopportare la distanza emotiva e l'isolamento. Infatti si ritrae semplic:emente da lui diminuendogli il proprio appoggio, e questo costituisce per Ted una minaccia anche maggiore. Diventa più ostile, sentendosi 'deprivato' da lei. Le fa capire che 1?. giudica una

    Il contrasto delle prospettive

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    'irresponsabile' e si dice: "Non posso assolutamente contare su di lei". La strategia di Ted per assicurarsi uno stabile soddisfacimento del proprio bisogno di dipendenza consiste nel cercare di controllare Karen, che invece non tollera né restrizioni né controlli da parte di lui, e che, per garantirsi la propria libertà, cerca di scoraggiare i suoi tentativi in questo senso. Sentendosi soffocata dalle sue richieste, si ritira anche più per accrescere la distanza da T ed, rafforzando in lui la sensazione di abbandono. Sempre più disperato, Ted ricorre prima ai rimproveri, poi agli attacchi verbali, ma con il solo risultato di allontanarsela ogni volta di più. Il caso di Karen e Ted dimostra come due personalità, che inizial­ mente possono sembrare complementari, siano in realtà contrastanti, perché ciascuna ha un proprio insieme di regole e di atteggiamenti mentali che differiscono da quelli dell'altra. Per esempio, un'idea fissa di Karen è questa: « Se Ted mi volesse veramente bene, mi spingerebbe a essere indipendeMe"; idea alla quale corrisponde quella di Ted: « Se Karen mi volesse bene, vorrebbe essermi più vicina". Ma anche queste diversità non devono precludere la possibilità di un rapporto equili­ brato: conosciamo tutti individui con personalità molto diverse che vanno perfettamente d'accordo. Quando però un partner si aggrappa tenacemente alla propria prospettiva e ignora o rifiuta di accettare quella dell'altro, nasce veramente il conflitto. Che cosa non va fra Ted e Karen? Come si è visto nel capitolo 2, Ted era stato attratto dalla spensieratezza e dalla gioia di vivere di Karen: un gradito distacco dall'atmosfera supercontrollata e intellet­ LUalistica che c'era in famiglia durante la sua infanzia. Dal canto suo, Karen era rimasta colpita dalla vivacità di spirito e dalla conversazione brillante di Ted, dalla metodicità con cui sapeva affrontare i problemi, dall'ampiezza della sua cultura politica e storica. Soprattutto la rassicu­ ravano la fidatezza e il senso di responsabilità che avvertiva in lui: doti per le quali Ted si distingueva nettamente, per contrasto, dal padre di Karen. Le caratteristiche attraenti dei partner un tempo molto affiatati sono una realtà importante, al punto da rendere possibile il ripristino della concordia (perfino in una coppia in pieno disaccordo come Ted e Karen) se essi riescono a superare i loro malintesi. Ma tali caratteristiche, da sole, non sono abbastanza forti per tenere insieme un matrimonio in cui le personalità dei coniugi non si armonizzano facilmente. È questa la risposta allo sconcertante interrogativo sui motivi che rendono inca­ paci di mantenere un rapporto stabile due partner che sembrano provare una forre attrazione reciproca e avere 'tutto a posto'. Le rispettive personalità individuali plasmano in gran parte le loro aspettative, la loro

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    Il contrasto delle prospettive

    visione della vita, le loro vicendevoli reazioni. Quando comincia a venir meno la gratificazione iniziale delle 'attrattive', le differenze fra le per­ sonalità acquistano un maggior rilievo. Comincia il contrasto delle pro­ spettive, che infine sono bloccate dalla spiegazione negativa che ciascu· no dà alle azioni dell'altro. Quando Ted e Karen si sentono ostacolati, ne nascono dei conflitti che ciascuno dei due spiega attribuendone la colpa all'altro. La loro visione reciproca si oscura e impedisce a entrambi l'apprezzamento delle qualità positive. Ted resta il brillante conversatore, ma Karen non sop­ porta più i suoi aneddoti. Karen è sempre vivace e allegra, ma Ted ha smesso di trovarla divertente. Possono solo vedersi attraverso i pregiu­ dizi delle loro configurazioni negative: Karen appare scostante e frivola; Ted torvo e noioso. Per farli uscire dalla cornice di queste immagini fisse è stato neces­ sario compiere un notevole lavoro. Alcuni tratti e atteggiamenti recipro­ camente in conflitto dovevano essere modificati. Come sia stato pos­ sibile effettuare questi cambiamenti lo si vedrà nei successivi capitoli. Ma possiamo fin d'ora elencare alcuni passi che una coppia deve com­ piere quando il rapporto fra i partner è tormentato come quello di Ted e Karen. 1. Prima di tutto i partner devono rendersi conto che le loro frizioni sono in buona parte dovute ai malintesi originati dalle differenze delle loro prospettive; non sono il risultato di cattiveria o egoismo. 2. Devono rendersi conto che certi tratti di carattere del compagno non sono �cattivi', ma irritano solo perché non si accoppiano bene con i propri. 3. È essenziale riconoscere che, quando le prospettive sono diverse, nessuno dei due deve avere per forza ragione oppure torto. 4. Devono riconfigurare la prospettiva in cui si vedono a vicenda estirpandone gli elementi negativi che essi stessi vi hanno artificiosa­ mente introdotto, e considerarsi a vicenda con più benevolenza, e anche più realismo. Con il tempo le due personalità possono gradualmente cambiare. Quando uno dei partner diventa più tollerante dei tratti dell'altro, capita spesso che entrambi si accorgano, con sorpresa, che le loro differenze cominciano ad attenuarsi. Di fatto le due personalità si rimodellano in modo da adeguarsi meglio l'una all'altra e ridurre cosi le frizioni e i malintesi.

    4 L'infrazione delle regole

    Sybil e Max sono felicemente sposati da alcuni anni: lei insegnava e lui studiava medicina. Dopo la nascita dei figli, Sybil ha lasciato l'inse­ gnamento per dedicarsi completamente ai bambini e al marito. Ma."accusa, rimproverarsi e soffrire. Ma sottraendosi all'accusa e contrat­ taccando prima che la critica possa penetrare', lei scredita il coniuge e di conseguenza non presta fede alla critica stessa. Ma Io fa a spese di tt

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    Lotta senza quartiere

    una comunicazione che abbia un qualche significato e del problem-sol­ ving, che vengono interrotti: se in quello che le dice il marito c'è un po' di verità, lei non avrà mai il tempo di riflettervi; se invece lui ha torto, non riuscirà mai a chiarirgli le idee. L'uso delle critiche per cambiare il modo di fare del coniuge può creare più problemi di quanti non ne risolva. Come si vedrà nei prossi­ mi capitoli, i partner possono imparare vari metodi per impedire l'insor­ gere di problemi, o per risolverli, senza criticare, esigere o ricorrere agli attacchi preventivi. Gli attacchi eccessivi

    Quando l'espressione dell'ostilità ha qualche giustificazione, ci arrab­ biamo a tal punto che potremmo realmente lottare a morte, anche se ci limitiamo al rimprovero o all'ingiuria. Un impegno così totale nelle bat­ taglie coniugali è talmente sproporzionato ai motivi del contendere da indurre il partner più calmo a tacciare l'altro di (isterismo' o 'irragione­ volezza' o a ritirarsi spaventato. Un problema più serio è il fatto che questa mobilitazione totale per l'attacco, che era forse appropriata nell'ambiente selvaggio in cui viveva ai suoi albori la nostra specie, può far breccia nelle inibizioni e portare alla violenza fisica. Qualche anno fa fui consultato da una coppia di coniugi i quali si dolevano perché, pur amandosi l'un l'altro, continua­ vano a litigare. In più occasioni il marito era stato così violento che la moglie si era rivolta alla polizia. Mi raccontarono il seguente episodio. Due giorni prima, mentre Gary sta uscendo di casa, Beverly gli dice: «A proposito, ho telefonato alla Bob's [un'impresa privata per la raccol­ ta dei rifiuti] e verranno a ripulire il garage". Lì per ll Gary non obietta nulla, ma riflettendo su quanto gli ha dichiarato la moglie diventa furio­ so e le dà un pugno sul viso. Beverly si precipita verso il telefono per chiamare la polizia ma Gary glielo impedisce. Dopo una lotta seguita da un'accesa discussione, decidono di comune accordo di venire a consul­ tarmi. Stando alla prima versione dei fatti, la reazione cli Gary appare inspie­ gabile. Quando però riesco a dipanare l'intera storia, l'episodio diventa più comprensibile. Chiedo a Gary perché ha picchiato la moglie, e otten­ go questa risposta: l'(Beverly mi aveva fatto uscire di senno", come se la provocazione fosse evidente. Secondo lui, quel pugno se lo è voluto lei, perché lo ha fatto andare in collera parlandogli nel modo in cui gli ha parlato. Gary pensa che questo giustifichi la propria reazione, in base all'assunto implicito che Beverly, malgrado l'apparente innocenza delle sue parole, gli stava praticamente dicendo che non poteva contare su di

    Lotta senza quartiere

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    lui per sgomberare il garage dai rifiuti, che lui non aveva alcun senso della responsabilità e che lei gli era moralmente superiore. Dal canto suo Beverly sostiene di "avergli semplicemente dato un'in­ formazione\ senza muovergli la minima accusa. Da tempo continuava a chiedergli invano di ripulire il garage; allora aveva deciso di occuparsene personalmente e si era rivolta a un'impresa specializzata. Per capire meglio come siano andate realmente le cose, faccio rico­ struire alla coppia l'episodio nel mio studio. Dico a Beverly di esporre l'antefatto e di ripetere le parole che ha detto a Gary. All'udirle, lui diventa paonazzo, è preso dall'affanno e stringe i pugni: sembra quasi che la voglia picchiare di nuovo. A questo punto intervengo e gli rivolgo la domanda fondamentale della terapia cognitiva: "Che cosa le sta pas­ sando per la mente in questo preciso momento?". Ancora tremante di rabbia mi risponde: Mia moglie mi punzecchia in continuazione. Cerca di svergognarmi. Sa di mettermi con le spalle al muro. Perché non dice chiaro e tondo quello che pensa: che lei è una santa e io sono un ma­ scalzone? ". Sospetto che la sua reazione immediata (il pensiero automatico pri­ mario) alle parole della moglie, che lui ha chiaramente percepito come una sopraffazione, sia stata l'idea del proprio fallimento come marito, nella convinzione che lei vi abbia implicitamente alluso. Gary però al­ lontana subito da sé questo pensiero penoso concentrando !,attenzione sul carattere 'offensivo' delle parole della moglie. Anche se lei, nella ricostruzione dell'episodio, gliele ha ripetute in forma più blanda, ho il dubbio che nella realtà le abbia dette in tono altezzoso o lievemente sarcastico. In studio Beverly ammette che, mentre parlava, dentro di sé stava mortificando il marito con un pensiero di questo tipo: Ecco, non posso assolutamente contare su di te. Devo fare tutto da sola". Pur rimanendo inespresso, questo pensiero era dovuto trasparire dal tono di voce, op· pure le precedenti esperienze di Gary lo avevano reso ipersensibile a un messaggio del genere, tanto da farglielo leggere in ciò che gli andava dicendo la moglie. Dunque, in una comunicazione in apparenza inno­ cente si può celare una provocazione. Ma come spiegare l'intensità della reazione di Gary? La si può spiegare sia con i tratti della sua personalità sia con la storia coniugale della coppia: una storia di accuse e ritorsioni. Prima di sposarsi, Gary si era già fatto un'ottima posizione e si rite­ neva una persona di successo. Di famiglia piuttosto modesta, si era fatto strada fino al college ed era diventato ingegnere. Aveva aperto uno stu­ dio di consulenza tecnica cominciando subito a guadagnare bene. Come professionista affermato, profondamente individualista, aveva un'alta considerazione di sé. ( cercando di alleviare i>afflizione dell'altro, raggiunge il risultato esattamente opposto. Judy è una pittrice. Una sera è assillata dai problemi che deve affrontare per preparare una mostra e ne parla a Cliff, il marito. Vuole da lui appoggio, incoraggiamento e comprensione. �fa Cliff la investe con un fuoco di sbarramento di istru-

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    I}arte della conversazione

    zioni: "Primo: devi riunire tutte le persone del gruppo. Secondo: devi telefonare a tutti gli altri interessati. Terzo: devi farti assistere dal tuo contabile e controllare di quanto denaro puoi disporre in banca. Quarto: prendi contatto con quelli delle pubbliche relazioni. Quinto: telefona alla galleria per informarti sul periodo in cui farla ,, . Judy si sente respinta dal marito e pensa: "Non gli importa niente di

    quello che sto provando dentro di me. Vuole semplicemente che io non lo secchi con le mie preoccupazioni". Cliff invece è convinto di aver

    risposto nel modo più esauriente alle sue richieste: l'ha consigliata per il meglio, le ha dato un appoggio concreto. Ma per lei il marito non la sta appoggiando, cerca piuttosto di im porle la sua autorità. Judy vuole comprensione, mentre Cliff è sintonizzato sul modo di risolvere il pro­ blema. Come si fa a trovare il canale giusto? Occorre anzitutto tenere pre­ sente che un approccio perfettamente idoneo nelle relazioni impersonali o di affari può fallire in quelle di maggiore intimità. Se un marito si accorge che i consigli che dà alla moglie la mettono in agitazione, deve resistere alla tentazione di impartirle le proprie istruzioni e cercare invece di seguire una diversa strategia, come quella di mostrarle com­ prensione per i suoi sentimenti. Poi, la prossima volta che lei gli parlerà dei problemi che la assillano, si asterrà dal precipitarsi a consigliarla, a meno che gli venga richiesto esplicitamente, e ricorderà che lei può aver semplicemente bisogno di parlare dei propri sentimenti. Quanto a Judy, come dovrebbe agire per evitare di cadere nella trap­ pola del Lui non mi capisce? ,, . Per prima cosa, dovrebbe prevenire la tendenza del marito a darle dei consigli didattici e pragmatici dicendogli: r; esperienza di uno scompiglio familiare come quello avvenuto quando suo padre ave­ va perso il lavoro e i figli la 'guida'. Per Steven invece qualsiasi compromesso è una completa vittoria pel' Frances. Egli vede le loro divergenze entro il quadro di una lotta per il potere. Se Frances ottenesse una concessione, lui sarebbe 'sconfitto,; e questa (sconfitta' sarebbe demoralizzante: sarebbe un grave colpo per la propria autostima, per Pimmagine che egli ha di se stesso. Opporsi alla moglie, sia pure passivamente, è quindi un modo di mantenere in­ tatta la propria autostima. Entrambi i partner sono dominati dalle loro paure e dai loro dubbi. La reazione di Frances all'idea di un compromesso è: « Se cedo, lui prenderà il sopravvento su di me", e ancora: "Se ho ragione io e non faccio quello che è giusto fare, accadrà qualcosa di terribile". E quella di Steven: c Se gliela do vinta, sarò una nullità "' . 1

    DIETRO LA LOTTA PER IL POTERE

    Un altro fattore di inflessibilità è l'irrigidirsi delle posizioni quando i partner lottano per il potere. Sembra impossibile trovare un compromes-

    J; arte di lavorare insieme

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    so finché ciascuno dei due non si renda conto che la propria prospettiva è bloccata e non cerchi di capire quella dell'altro. Naturalmente cambiare le prospettive è spesso difficile. Per un part­ ner può significare: "Ho perso la battaglia". Per l'altro può richiedere un notevole lavorio interiore. All'idea di dover affrontare un cambia­ mento del genere spesso ci si irrita. È interessante osservare che quanto più i partner sono convinti della validità delle loro posizioni, tanto maggiore è la possibilità che si la-· scino sfuggire ciò che contraddice le loro convinzioni. Stando cosl le cose, gioverebbe a entrambi cercare di assumere un atteggiamento tipo: "Potrei anche sbagliarmi". L'adattamento

    In nessuna coppia l'intesa è perfetta. Come s1 e visto, spesso le differenze di stile o di temperamento sono gli aspetti che inizialmente attraggono i partner. In seguito, però, queste stesse divergenze prima attraenti li trascinano per il verso sbagliato. Così la vivacità e l'impul­ sività di Karen, che entusiasmavano Ted nei primi tempi del loro rap­ porto, in seguito lo infastidiscono, perché finiscono con il rappresentare una frivolezza e una superficialità che scompigliano la sua routine. Quanto a Karen, la capacità di Ted di organizzare il loro tempo libero, che tanto le piaceva prima che si sposassero, le appare dopo il matri­ monio una -chiara indicazione del suo carattere presuntuoso e noioso. Con il maturare del matrimonio, nel rapporto coniugale le divergenze possono armonizzarsi: l'impulsività della moglie, per esempio, può fon­ dersi vantaggiosamente con il bisogno del marito di programmare tutto in anticipo. Ma per arrivare a questa armoniosa miscela è necessario che i coniugi riconoscano che: 1. È inevitabile che fra i partner vi siano delle divergenze. 2. Occorre accettarle e non fissarsi sugli aspetti meno gradevoli del coniuge. Quando i rapporti sono tempestosi, molti tratti caratteristici e modi di comportarsi, un tempo accettati o neppure notati, sembrano diventati fonte di continua irritazione. 3. Vedendoli in una prospettiva diversa, con una riconfigurazione, si può cogliere nelle divergenze anche qualche aspetto attraente. Per esem­ pio, Sharon riesce ad apprezzare il lato buono della poca serietà di Paul: il fatto che lui riesca sempre a farla ridere. 4. Far tesoro delle divergenze rafforza il rapporto. Ted, per esempio, può fare assegnamento sul brio di Karen per vivificare la loro unione;

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    L1arte di lavorare insieme

    Karen, sulle capacità organizzative di Ted per avere la sicurezza di un bilancio coniugale equilibrato, del tempestivo pagamento dei conti, del­ l'attuazione dei programmi per le vacanze. Nelle unioni ben riuscite ciascun partner impara a essere partecipe delle attività che l'altro preferisce e ad accettare le sue peculiarità. A lungo andare i partner giungono ad avere predilezioni e abitudini simi­ li, e perfino ad assomigliarsi nell'espressione del volto e nell'aspetto fi­ sico. La determinazione delle priorità

    Stabilire quali priorità debbano essere rispettate in una data situa­ zione è un'impresa molto delicata. Può infatti accadere che, quando i partner si sforzano di mettersi d'accordo, si creino malintesi che pos­ sono farli sentire vittime di soprusi o ingiustizie. Per lo più le coppie si rendono conto che nessuno dei due partner può averla sempre vinta, che dev'esserci un certo equilibrio. Tuttavia non si possono prendere decisioni semplicemente in base a una formula rigida come: "La volta scorsa si è fatto come volevi tu, adesso tocca a me". A seconda delle volte, un coniuge può avvertire una propensione o un rifiuto più o meno forte per qualche particolare attività, e nei ne­ goziati per trovare un accordo occorre molta sensibilità non solo per le preferenze del partner, ma anche per l'intensità di queste preferenze. È vantaggioso per entrambi affermare chiaramente quanto si voglia una data cosa. Per esempio, anziché chiedere alla moglie che cosa le piacerebbe fare, un marito le potrebbe dire: "Stasera avrei voglia di andare a vedere un film". Se la moglie non è d'accordo e gli risponde: Io veramente non sarei dell'idea, ma se proprio ne hai voglia verrò", lui può replicare osservando sinceramente: "Sl, ci tengo molto", oppu­ re: "D'accordo. In fondo ne posso anche fare a meno". A questo pun­ to è essenziale che il marito dia una risposta assolutamente sincera, perché se è insincero, sarcastico o ambigu o, potrà pregiudicare ogni ul­ teriore ricerca di un accordo. Dicendo alla moglie ciò che, secondo lui, ella vorrebbe sentirsi dire anziché quello che egli pensa o prova vera­ mente, il marito le invia un messaggio che crea confusione. Inoltre la moglie può prendere la sua ambiguità per una mancanza di franchezza verso di lei e perdere ogni fiducia nella sincerità di quanto le verrà di­ chiarato nelle loro future discussioni. Benché il termine negoziato possa sembrare impersonale o perfino evocare l'idea di un conflitto, resta il fatto che molte decisioni comportt

    I.: arte di lavorare insieme

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    tano effettivamente dei negoziati. Spesso i partner, specie nelle fasi iniziali del rapporto, sono sufficientemente sintonizzati sui loro desideri reciproci, e sufficientemente preoccupati di rendersi reciprocamente graditi, da riuscire a condurre i negoziati nel modo migliore e ad arri­ vare rapidamente a decisioni soddisfacenti per entrambi. Consideriamo il caso di Cliff e Judy, i cui negoziati si sono arenati: Perché quest'anno non evitiamo di andare a passare il Natale dai tuoi geni­ tori? Potremmo rimanere a casa, e questo per me sarebbe molto distensivo, op­ pure andare dai miei. JUDY: Tu i miei genitori non Ii vuoi mai vedere. Li eviti sempre e quando li an­ diamo a trovare ti lamenti. CLIFF: [Mi contrasta su tutto] Non è vero. Li abbiamo visti lo scorso Natale e quest'anno loro sono già venuti due volte da noi. [Alza la voce] Quando è troppo è troppo. È uno strazio. JUDY: Smettila di urlare con me! CLIFF: Ma chi urla? Niente affatto. Sei tu che cerchi di controllare tutto quello che dico o faccio. JUDY: Siamo alle solite. Ti compiangi sempre. CLIFF: Smettila di seccarmi! JUDY: Tu mi farai impazzire! CUFF:

    Cliff e Judy potrebbero comportarsi diversamente? Un problema po­ tenzialmente esplosivo come questo potrebbe essere disinnescato detser­ minando l'importanza relativa dei rispettivi desideri: Mi chiedo se quest'anno sia possibile non andare dai tuoi genitori. Negli ul­ timi tempi mi sono affaticato molto e mi piacerebbe prendermi un po' di riposo per Natale. Se proprio lo vogliamo festeggiare lo potremmo fare dai miei [che abitano a due passi da noi]. LEI: Ci terrei ad andare dai miei. LUI: Ma ci siamo già stati l'anno scorso, e quest'anno li abbiamo già visti due volte. LEI: Lo so. Ma per me un Natale senza i miei genitori non è un vero Natale. LUI: Ci tieni proprio tanto ad andare da loro anche quest'anno? LEI: Diciamo che se stabilissi un punteggio da uno a dieci, direi dieci. E per te, è così importante restare a casa? LUI: Secondo il tuo punteggio, direi circa cinque. LEI: Penso che vinca il dieci [ride]. LUI: Lo penso anch'io. LUI:

    In questo capitolo ho esposto alcuni criteri da seguire per appianare le divergenze e prendere le decisioni durante le attività quotidiane. Nel prossimo prenderò in esame in che modo i partner possono chiarire le loro diversità di vedute in incontri destinati a questo particolare scopo.

    16 L'opera di mediazione La chiarificazione delle divergenze Alcuni partner si arrabbiano cosl spesso l'uno con l'altro che in ogni loro colloquio compare qualche residuo degli stizzosi scontri precedenti. Nel capitolo 17 prenderò in esame come si possano frenare questi eccessi con 'sedute di sfogo' in cui esprimere completamente le rimostranze e le accuse. Queste sedute sono soggette a particolari regole che pongono dei limiti all'espressione dell'ostilità. I coniugi che continuano a essere in preda alla collera, tanto da non poter nemmeno intavolare una qual­ siasi discussione senza arrivare subito agli insulti, possono anticipare la lettura del capitolo 17. Il presente capitolo fornisce alcune direttive di massima sulle possi­ bilità di mediazione, ossia sul modo di chiarire le cose con il partner e di rispondere alle sue lamentele e alle sue richieste. Seguendo certe particolari tecniche, ed esercitandovisi, si potrà avere un quadro più spe­ cifico del problema e porre le basi per la sua soluzione. Lamentele, con­ flitti e difficoltà si affrontano meglio quando vengono discussi nelle apposite sedute di mediazione. Ecco alcune direttive per chiarire le rimostranze del partner e capire la prospettiva in cui vede il problema: 1. Non cercare di difendersi, di scusarsi o di passare al contrattacco. Anche se la lagnanza del coniuge è visibilmente eccessiva e appare ingiusta o irragionevole, cercare d'essere per quanto possibile obiettivi: assumere il ruolo dell'investigatore anziché quello dell'imputato. 2. Cercare di chiarire con precisione che cosa si è fatto, o non si è /atto, per provocare !1irritazione del partner. Ciò può rendere necessario un certo lavoro di investigazione se il coniuge fa affermazioni vaghe e generiche, come: "Non fai mai quello che prometti", oppure: "Sei una persona spregevole", o: "Sei in preda all'odio". Una domanda chiave per chiarire le cose è questa: "Mi puoi

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    fare un esempio specifico?". Riducendo una lamentela generica a un problema specifico ci si pone in una posizione migliore per trattarlo. 3. Riassumere succintamente le lagnanze del partner. Per accertarsi di aver compreso esattamente la natura delle rimostran­ ze del partner, occorre fornirgli una retroazione parafrasando quella che sembra esserne l'essenza. Dopo averle ulteriormente chiarite, presentar­ gliene un sommario per stabilire se sono state capite. Ho fatto fare un esercizio di chiarificazione a Ted e a Karen, ai quali ho esposto sinteticamente questi criteri chiedendogli poi di metterli alla prova alla mia presenza. Karen da qualche giorno è seccata con Ted, ma ha rimandato la discussione della propria irritazione alla loro seduta congiunta con me. Ecco come ne discutono: KAREN: [in tono rabbioso] Sei un guastafeste. Non ami la gente. Ti piace solo sta­ re in casa e sprofondani nei tuoi libri. TED: [con amabilità] Sono proprio fatto cosl male? KAREN: (leggermente divenita] Molto peggio. La mia descrizione è anche troppo rosea. TED: Puoi essere più precisa? KAREN: Sai benissimo quando ti comporti come un orso. TED: Non ne sono affatto sicuro [invitandola a specificare]. Puoì farmi un esempio? KAREN: La settimana scorsa ti ho proposto di telefonare ai Brown per combinare di andare a vedere un film con loro, e tu ti sei seccato dicendomi che non lo ave­ vamo ancora messo in programma. Tu non vuoi mai far niente, se non pianifichi tutto con anni di anticipo.

    A questo punto Ted potrebbe rispondere difendendosi dalle critiche di Karen, ma cerca invece di attenersi alle mie direttive sull'indagine preventiva di quella che potrebbe essere una legittima rimostranza della moglie. Dosando opportunamente le domande, riesce a dare alla conver­ sa�ione un indirizzo costruttivo: TED: [ricapitolando] Mi stai dicendo che mi vorresti più duttile, più pronto a fare le cose d'impulso? KAREN: [ancora irritata] Certo. Se tu non fossi cosi rigido, saremmo più felici entrambi. TED: [si trattiene dall'esplodere e cerca di prospettare una soluzione] Effettiva­ mente quella sera non ero nella migliore disposizione di spirito per stare in com­ pagnia di altra gente. Ma ecco che tu hai subito pensato che sono un orso. KAREN: [ non si arrende] Ma questo succede ogni volta. TED: Forse posso cercare di correggermi. KAREN: [incerta] D'accordo.

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    Si sarà osservato che Ted e Karen non seguono tutte le regole della chiarificazione: Ted presenta prematuramente un alibi. Tuttavia questo è un primo tentativo e gli sembra importante spiegare preventivamente qual è il suo atteggiamento in fatto di impegni di società. La soluzione verrebbe dopo. Fra l'altro Karen continua inesorabilmente a lamentarsi perché Ted, con la mania di voler sempre programmare tutto, frustra il suo desiderio di spontaneità. Non si è ancora resa conto che il suo modo di fare spon­ taneo cozza contro il comportamento del marito, più studiato, più cal­ colato. In realtà lo stile di Ted non è più rigido di quello di Karen, è semplicemente diverso; ma lei avverte come una rigidezza il fatto che lui non aderisca immediatamente alle sue proposte. Si vedrà poi che, fra i due, chi riesce a cambiare più facilmente il proprio stile di vita è Ted. Nel prosieguo della discussione Ted rivela che, pur essendo propenso a intensificare le relazioni sociali, spesso si sente impacciato fra la gente. Pensa che gli occorra un certo tempo per prepararsi a vedere gente con cui non si sente a proprio agio. Dice a Karen: "Ho riflettuto su quello che hai detto della mia rigidezza. Credo che tu non abbia capito. La gente mi piace; solo che in società non mi sento sicuro". In questo brano ci sono due risultati positivi. Ted riesce a individuare esattamente il tratto del proprio carattere che irrita Karen ed è motivato a cercare di correggerlo. Karen ha per la prima volta la sensazione che Ted la stia 'ascoltando'. Nelle discussioni che faranno in seguito scoprirà poi, con sollievo, che lui è davvero disposto a prendere impegni sociali senza preavviso, anche se l'ansia che egli avverte in società smorza l'entusiasmo con cui risponde alle improvvise proposte della moglie. Riassumendo, l'arte della chiarificazione consiste nel fare in modo che il partner che si lamenta esprima liberamente il proprio disappunto, e l'altro assuma il ruolo dell'investigatore anziché dell'imputato. I passi da compiere sono: evitare di scusarsi o contrattaccare, individuare le specifiche azioni di cui il partner si lamenta e trovarsi d'accordo sui particolari dell'episodio che ne ha provocato l'irritazione. Chiarito in questo modo il conflitto, si passa alla ricerca di una soluzione. La comprensione della prospettiva del partner

    A volte anche le coppie meglio intenzionate a seguire i principi della buona comunicazione hanno l'impressione che le loro discussioni siano inutili e provochino solo frustrazione e antagonismo. Ciò accade, fra l'altro, per il modo in cui pongono il problema e il ruolo che i partner vi

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    assumono vedendo le cose da prospettive diverse. Le loro discussioni, invece di chiarire le divergenze, le accentuano. Perché si possa avere una riconciliazione è necessario che ciascun partner riesca a vedere le cose secondo la prospettiva dell'altro; ma questo è tutt'altro che semplice, perché è difficile individuarla e più an­ cora comprenderla. Inoltre il contrasto delle prospettive può provocare un antagonismo che impedisce di prendere una posizione obiettiva e interrogare con imparzialità il coniuge. Tuttavia, assumendo il ruolo dell'investigatore, non dell'inquisitore, si può riuscire a chiarire il punto di vista del partner. La 'raccolta dei dati' può essere facilitata se il partner che effettua l'indagine stimola l'altro a riferirgli i suoi pensieri automatici. In questo modo egli può verificare, per esempio, se la propria 'lettura del pensie­ ro' sia giusta o sbagliata (capitolo 13). Con un certo acume, sostenuto da molta buona volontà, ciascun partner dovrebbe riuscire a cogliere la prospettiva dell'altro. Raggiunto quest'obiettivo sarà possibile conciliare le divergenze e trovare una soluzione pratica. Sintonizziamoci sulle vicende di Cliff e Judy. Nei primi cinque anni del loro matrimonio Cliff ha fatto il rappresentante. Recentemente ha ottenuto la promozione a direttore commerciale; di conseguenza deve ripartire il proprio tempo fra le vendite dirette e la supervisione di altri rappresentanti. Prima settimana: Judy si lamenta perché i momenti gradevoli che può passare in compagnia del marito sono ora troppo pochi e gli propone di stare più tempo insieme a casa. È alquanto pessimista. La sua preoc­ cupazione ricorrente è questa: Ma Clifl potrà davvero cambiare?". Cliff è d'accordo e le promette di modificare i propri programmi di lavoro in modo da aderire ai suoi desideri. Si impegna a ridurre il numero dei clienti e q uello delle ore passate fuori casa. A questo punto la loro comunicazione e le loro intenzioni sono buone. Due settimane dopo: Judy è sempre più irritata con Cliff. Continua a pensare: '( Non è cambiato niente ... invece di migliorare, le cose sono peggiorate ... Cliff non perde il suo vecchio vizio ... non cambierà mai .,. tt

    anche se continua a promettermelo".

    Una telefonata per Cliff all >ora di cena provoca l'interruzione della buona comunicazione. Judy ascolta involontariamente quello che sta dicendo il marito e capisce che, a quanto pare, Cliff sta conversando con un altro potenziale cliente e sembra avere ogni intenzione di prenderlo. Pensa: "Perché continua a parlare ... la cena si sta raffreddando .. . lui sa che detesto che i nostri pasti siano interrotti in questo modo .. . aveva promesso di ridurre il numero dei clienti ... non gli posso più credere, qualunque cosa mi dica".

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    Dopo la telefonata, Cliff e Judy hanno questo dialogo (in precedenza avevo detto a Cliff di comportarsi da investigatore e lui cerca di appli­ care al loro colloquio i criteri che ho esposto sopra): JUDY: Mi avevi detto che avresti diminuito il numero dei tuoi clienti [rimpro­ vero, non chiarificazione]. CLIFF: Si, ma si tratta di un cliente molto importante, che può farmi guadagnare parecchio [atteggiamento difensivo]. JUDY: Fai sempre qualche eccezione. Mi avevi promesso di cambiare, e non sei cambiato affatto [atteggiamento critico]. CLIFF: Tu non noti mai le cose positive che faccio. Nelle ultime due settimane sono cambiato in parecchi punti, ma tu non te ne sei proprio accorta [contrat­ tacco, ma anche presentazione di nuove informazioni; mossa che tuttavia è de­ stinata al fallimento perché è percepita come un contrattacco]. JUDY: Non me ne sono accorta perché non è successo niente del genere. CLIFF: Questo non è giusto. Sai bene che al mattino passo molto più tempo in casa. Per di più non ho accettato parecchi clienti nuovi, e tu questo non lo sai [fornisce nuovi dati]. JUDY: Per me, che tu passi più tempo a casa non vuol dire proprio niente. Con­ tinui a lavorare alla tua scrivania. Per quello che mi riguarda sei semplicemente un corpo che sta seduto li [ignora i nuovi dati e continua ad attaccare]. CLIFF: Tu vuoi soltanto che io me ne stia a casa, che non vada a lavorare fuori. Credevo che saresti stata soddisfatta vedendomi lavorare a casa [passa al con­ trattacco]. JUDY: Niente affatto, se non posso neppure parlare con te. Tu hai sposato il tuo lavoro. Ci pensi sempre, anche quando sei a casa, e non parliamo d'altro. CLIFF: Tu pensi che io lavori per divertimento. Non capisci che lo faccio per noi due. Ti comporti come se lo facessi per farti dispetto.

    A questo punto Cliff fa un passo indietro per esaminare la situazione in una prospettiva migliore e si accorge che i problemi sono più d,uno. Anzitutto si rende conto che ciascuno dei due sta attaccando le posizioni dell'altro invece di chiarire le proprie. Poi riconosce di non avere infor­ mato prima Judy dei suoi tentativi di ridurre il numero di clienti. Come accade in molte coppie, commette l'errore di ritenere che ogni partner debba essere a conoscenza delle azioni costruttive delI >altro anche se lui non gliene ba mai parlato. Capisce anche di avere sbagliato pensando che il tempo passato in casa valga come tempo passato insieme. Infine dice a se stesso che la rabbia di Judy è comprensibile tenuto conto della sua mancanza di informazioni. Fortunatamente Cliff passa a un problem-solving costruttivo e cerca di farsi un'idea della posizione di Judy. Assume il ruolo dell'investiga­ tore parafrasando le lagnanze della moglie:

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    Mi sembra che il problema sia questo: tu hai l'impressione che, quando lavoro in casa, io non ti offra tutra la mia attenzione. Se faccio una lunga tele­ fonata, non ti presto attenzione, vero? [ controlla se ha ben capito]. JUDY: Beh, non si tratta tanto di attenzione, ma del fatto che mi sembra che per te io sia meno importante del tuo lavoro. Se lo volessi veramente, potresti siste­ mare meglio le cose.

    CLIFF:

    Judy è rassicurata: Cliff sembra capire la sua posizione. Allora egli avanza una proposta costruttiva: potrebbero progettare qualcosa insie­ me, per esempio andare periodicamente a cena fuori o progettare una vacanza. Judy è d'accordo con un certo scetticismo. In questo brano del loro dialogo ci sono più aspetti chiave: (a) Judy riesce a definire il problema in termini che Cliff può comprendere; (h) Cliff riesce a comunicarle di aver già messo in pratica il loro accordo e quindi a modificare la sua convinzione che lui non sarebbe mai cambia­ to; (c) Cliff riesce a capire la prospettiva di Judy e a individuare con esattezza qual è il suo problema: la qualità più che la quantità del tempo che passano insieme: (d) definita il problema, Cliff e Judy si accordano su una linea d'azione costruttiva. Judy continua a essere scettica in attesa di prove concrete sull'intenzione di Cliff cli dare effettivo corso a questo piano. Occorre rendersi conto che idee come quella di andare a cena fuori o di fare insieme progetti per le vacanze, proposte frequentemente come soluzioni a problemi di questo tipo, non li risolvono necessariamente: falliscono quando la coppia vuole arrivare subito alla soluzione senza aver capito esattamente qual è il problema. In certi casi, per esempio ) uno dei coniugi potrebbe sentirsi troppo vincolato all'altro e desiderare di poter disporre di un certo tempo per stare solo. Talvolta le soluzioni premature sono anche peggiori della mancanza di soluzioni: se non hanno successo, sono considerate 'un altro fallimento'. Quindi nella discussione chiarificatrice è essenziale assicurarsi che la soluzione sia pertinente al problema. Anche se non occorre che si mettano a fare proprio gli psichiatri fra loro, i partner potranno evitare di arenarsi in qualche secca dd rapporto se ciascuno dei due avrà capito quali sono le ipersensibilità e le convin­ zioni simboliche dell'altro. Nel dialogo fra Cliff e Judy c'è un problema che non viene sollevato: le rimostranze di Judy, che ha l'impressione di non essere molto apprezzata, dietro le quali c'è la paura latente di non poter contare su Cliff in caso di estremo bisogno di aiuto. Se non la si affronta, questa paura può essere un serio intralcio al problem-solving. In questo caso, Judy dovrebbe parlare della propria paura d'essere abbandonata, che Cliff dovrebbe prendere in esame per poter giungere a una soluzione efficace.

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    Regole specifiche per le sedute di mediazione

    Molte coppie trovano utile riservare un apposito periodo di tempo alla discussione di questioni e problemi. Nella prima seduta è forse bene sollevare non più di un paio di problemi per evitare di sommergere il partner e dare inizio a una sterile lotta senza quartiere. Ecco qualche suggerimento di carattere generale per questi incontri: 1. Tenere le sedute di mediazione nei momenti in cui sia possibile stare tranquilli e parlare liberamente. Molte coppie trovano utile anda­ re a cena fuori e mettersi a parlare in un angolo appartato del ristorante. 2. Nel corso della settimana non mettersi a discutere gli episodi che causano irritazione man mano che avvengono, ma prenderne nota e di­ scuterne nella seduta speciale .. 3. In apertura di seduta accordarsi sull'agenda elencando problemi e richieste. In tal modo il partner in seguito non verrà colto di sorpresa né avrà dimenticato qualche argomento da discutere. 4. Intervenire a turno e discutere un problema alla volta. Quando viene il proprio turno enunciare con chiarezza il problema in modo che il partner lo possa capire e se è necessario ripeterne l'enunciazione. 5. Proporre qualche soluzione possibile al problema che si presenta. 6. Sforzarsi di trovare insieme al partner altre soluzioni potenziali. Cercare di prospettarne quante più possibili e fare per ciascuna un,ana­ lisi di costo-rendimento. Per esempio, pagare un salario a qualcuno che possa dare un aiuto nel disbrigo delle faccende di casa può dar sollievo a una coppia in cui entrambi i coniugi lavorano, ma può anche avere conseguenze negative sul bilancio familiare ed essere causa di stress. Certe proposte possono produrre soluzioni vantaggiose a lunga scadenza ma non a breve termine, e viceversa. Così, traslocare in una casa più grande può essere un obiettivo realizzabile a lungo termine, quando le entrate della famiglia saranno sostanzialmente aumentate, non però nell'immediato futuro. Concentrando l'attenzione sui problemi e sui conflitti si può correre il pericolo di trascurare gli aspetti positivi del matrimonio. Nelle sedute di mediazione bisognerebbe trovare il tempo di ricapi talare certi lati b.uoni del rapporto coniugale o certi avvenimenti piacevoli della setti· mana precedente, come ho esposto nel capitolo 12. Ecco un elenco di regole specifiche per le sedute di mediazione, se­ guito dall'esame di ciascuna regola. Queste direttive di carattere gene­ rale, che sono state usate da me e da altri terapeuti con notevole suc­ cesso, andrebbero rilette da entrambi i partner prima di cominciare ogni

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    seduta; poi ancora una terza volta a seduta terminata per accertare se siano state applicate correttamente a ogni argomento dell'elenco. Regole da seguire nelle sedute di mediazione Per chi parla -- 1. Essere brevi. -- 2. Essere precisi. -- 3. Non insultare, biasimare o accusare. -- 4. Non affibbiare etichette. -- 5. Non fare asserzioni assolute. -- 6. Dire le cose chiaramente. -- 7. Controllare le proprie inferenze circa le azioni del partner. Per chi -- 1. -- 2. -- 3. -- 4. -- 5. -- 6. -- 7. -- 8. -- 9.

    ascolta Ascoltare attentamente. Inviare segnali di retroazione indicanti che si sta ascoltando. Cercare di afferrare il nocciolo del discorso del partner. Non chiudersi in difesa né passare al contrattacco. Se occorre, chiarire le ragioni del proprio comportamento ma non scusarsi. Non analizzare i motivi del comportamento del partner. Trovare tanto i punti di accordo quanto i punti di disaccordo. Scusarsi per le offese evidenti recate al partner. Riassumere al partner il modo in cui si è capito ciò che ha inteso dire.

    Prima di applicarle, occorre comprendere bene i principi su cui si basano queste regole. PRINCIPI PER CHI PARLA

    - Essere brevi. Cercare di esporre le cose con la massima concisione e dire solo l'essenziale. Io raccomando la 'regola delle due frasi': limi­ tarsi a esporre il proprio pensiero in un paio di frasi, perché è sempre possibile condensare l'essenziale in poche parole ben scelte. In questo modo si riduce anche il materiale ostile, controproducente. - Essere precisi. Evitare le osservazioni vaghe, generiche. Per esem­ pio, invece di dire: