La conquista dell'inutile
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WERNER H ERZ0 G PICCOLA BIBLIOTECA OSCAR IIONIAIORI

La conquista dell'inutile /

La conquista dell'inutile raccoglie il lungo diario tenuto da Werner Herzog durante i due anni e m e z z o di lavorazione del suo film-capolavoro

Fitzcarraldo

nella giungla amazzonica, tra il g i u g n o 1979 e il novembre 1981. Protagonisti di queste pagine sono, come nel film, la lussureggiante foresta pluviale e le sue popolazioni di indios che a centinaia lavorarono come comparse nella pellicola, oltre a Klaus Kinski, l'attore preferito di Herzog. Nel descrivere la quotidianità di un'impresa che non ha nulla di quotidiano, Herzog arriva a ripensarsi radicalmente come artista e come uomo, riflettendo sul ruolo dell'arte, sul concetto di civilizzazione, sul senso della violenza e sull'ineluttabile crudeltà della natura. Ne risultano pagine affascinanti, filosofiche e poetiche insieme, che l'autore definisce «più appassionanti del film stesso, una sorta di scrittura che, come in un processo magico, vuole scongiurare la disgrazia».

® 2004 Cari Hanser Verlag Mtìnchen Wìen Tìtolo originale dell'opera: Eroberung des NutzUysen © 2007 Arnoldo MontUdori Editore S.p.A., Milano 1 edizione« Piccola Biblioteca Oscar febbraio 2007

BBN 978-«a4)KS6752^ Questo volume è stato stampato presso Mondadori Printing S.p.A. Stabilimento NSM - Cles ( T ^ Stampato in Italia. Printed in Italy

www.Ubrimondadori.it

La conquista dell'inutile

FiTZCARRALDO A l CUOCO dei suoi Cani!

A Verdi! A Rossini! A Caruso! DONARAUJO AFitzcarraldo, signore e conquistatore deUe cose inutili! FITZCARRALDO Quant'è vero che vi sto davanti, io un giorno porterò la grande opera nella giungla! • Io sono... in maggioranza! Io sono i miliardi! Io sono il teatro nella foresta! Sono l'inventore del caucciù! Grazie a me il caucciù diventa realtà!

Premessa

Per ragioni che non conosco, un tempo non riuscivo nemmeno a leggere questi diari redatti durante la lavorazione del film Fitzcarraldo. Oggi, ventiquattro anni più tardi, mi è sembrato improvvisamente facile, anche se, da un punto di vista tecnico, non lo è stato altrettanto decifrare la mia stessa grafia, che allora era di dimensioni microscopiche. Queste annotazioni non sono il resoconto delle riprese, a malapena accennate, né possono essere considerate diari, se non nel senso più ampio del termine: sono qualcosa di diverso, un paesaggio interiore partorito dal delirio della giungla. Ma nemmeno di questo sono sicuro. UH. Gennaio 2004

.Oceano Pacifico •'.Limai •



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Pongo de Mainiquef

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350 km

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Prologo

Come la folle rabbia di un cane, che si ostina ad azzannare la zampa di un capriolo ormai morto e insiste a scuotere e a tirare con forza la selvaggina abbattuta, al punto che il cacciatore rinuncia a ogni tentativo di calmarlo, una visione si era radicata dentro di me: l'immagine di un grande battello a vapore su una montagna - la barca che si trascina tra i fumi grazie alla sua stessa forza, risalendo un ripido pendio nel cuore della giungla e, in mezzo a una natura che annienta senza distinzione i deboli e i forti, la voce di Caruso, che riduce al silenzio il dolore e il clamore degli animali nella foresta amazzonica e smorza il canto degli uccelli. O meglio: le grida degli uccelli, perché in questa terra, incompiuta e abbandonata da Dio nella sua ira, gli uccelli non cantano, gridano di dolore, e colossali alberi intricati si artigliano uno con l'altro come in una gigantomachia, da orizzonte a orizzonte, tra le esalazioni di una creazione che qui non si è ancora conclusa. Trasudando nebbia, spossati, si ergono in questo mondo irreale, in una miseria irreale - e io, come nella strofa di una poesia in una lingua sconosciuta che non capisco, mi ritrovo a provare un profondo terrore.

San Francisco, 16 giugno 79 A casa di Coppola, Broadway. Fuori vento molto forte, che sferza gli arbusti di alloro. Le barche a vela nella baia sono completamente inclinate, le onde aguzze e agitate. Da Alcatraz il faro manda segnali, in pieno giorno. Tutti i miei amici non sono qui. È difficile intraprendere questo lavoro, avvicinarsi a questo enorme fardello di sogrù. Soltanto i libri danno un po' di conforto. La torretta d'angolo in cima all'edificio, stupidamente destinata alla meditazione, è invasa da un chiarore così abbagliante che ogni volta riesco ad awicinarmici solo per un attimo, poi mi ricaccia subito indietro. Ho spinto il piccolo tavolo contro l'unica porzione di parete, il resto sono finestre colme di una luce completamente impazzita, e su quella parete ho tracciato con righello e matita appuntita un reticolo di esattezza matematica. Questo è tutto ciò che vedo, il punto in cui si intersecano le linee. Il lavoro alla sceneggiatura in fretta e furia. Sarà qualcosa di più che fissare in modo insensato quell'unico punto per una settimana.

11

L'aria è fresca, quasi fredda. D vento scuote in tal modo i vetri che perdo il punto davanti a me e mi volto, dritto in faccia alla luce, tanto pungente da far male agli occhi. Sul Golden Gate si muovono i puntini minuscoli delle auto. Nemmeno l'ufficio postale ai piedi della collina offriva riparo. Lungo la ripida salita, mi venivano incontro con un scio le foglie cadute. Era già primavera inoltrata, ma le foglie erano tinte di giallo e rosso scuro. Il vento le spingeva davanti a me lontano sulla collina sassosa, e quando giunsi in cima, il pugno del vuoto l'aveva spazzata. Rinnovato, e come un brivido, affiorò in me contro ogni tentativo di difesa la consapevolezza di trovarmi in una strofa di una poesia sconosciuta, e mi fece tremare così forte che mi guardai intomo furtivo per controllare se mi aveva visto qualcuno. La collina si trasformò in un enigmatico monumento di calcestruzzo e fece altrettanto, inorridita da se stessa. San Francisco, 17 giugno 79 D padre di Coppola mi ha fatto sentire una registrazione della sua opera. Mentre ascolta, il viso, smentendo il suo aspetto abituale, diventa notevolmente energico, forte e intelligente. San Francisco, 18 giugno 79 Telex di Walter Saxer da Iquitos. A quanto pare va tutto per il meglio, se non fosse che probabilinente tutto a breve crollerà. Siamo come operai dall'espressione compunta e fiduciosa che costruiscono un ponte sopra una voragine, ma senza un solo pilone. Oggi ho avuto una lunga conversazione, nata per caso, con il produttore di Coppola che, tra un hamburger e un milk-shake, mi ha fatto capire che avrebbe volentieri preso in mano le sorti del progetto. L'ho ringraziato. 12

Mi ha chiesto se il mio fosse un sì grazie o un no grazie. Gli ho detto che era un no grazie. Coppola non si è ancora rimesso del tutto da un intervento di ernia. In lui si mescolano in maniera insolita sconforto, bisogno di protezione, serietà professionale e sentimentalismo. Nell'ufficio al settimo piano fervevano concitati preparativi per far trasportare e installare un letto da ospedale nella sala di missaggio e un secondo da qualche altra parte. A C. non piacevano i cuscini, per tutto il pomeriggio ha trovato da ridire su ogni esemplare che gli veniva febbrilmente procurato, rifiutandone uno dopo l'altro. Los Angeles, 19-20 giugno 79 Dai dirigenti della 20th Century Fox. Viene fuori che tra i francesi della Gaumont e la Fox non c'è ancora stato alcim contatto concreto. Fra l'altro qui considerano ovvio e scontato trainare una riproduzione in plastica della nave su una collina in studio, forse addirittura in un giardino botanico, purché non sia lontano - perché non San Diego? là ci sono serre con un habitat tropicale bello - allora ho chiesto come sia un habitat tropicale brutto, e ho detto che io considero ovvio e scontato che si lavori con una nave vera su una collina vera, e non per amore di realismo, ma per la stilizzazione di un grande evento dell'opera lirica. Da quel momento, sulle cortesie che ci siamo scambiati è calato un velo sottile di gelida brina. La sera al cinema, dove Les Blank dà in pasto i propri film al pubblico; definisce queste rappresentazioni smellaround. Per la prima volta vedo il tatuaggio che ha sul bicipite, due maschere appese a fili: la Morte che ride e la Morte che piange. Non posso guardare l'ultimo film sino alla fine perché il 13

mio aereo parte a mezzanotte, una cosa penosa, con scali a Phoenix, Tucson, San Antonio, Houston e Miami; le hostess, che hanno dovuto sopportare per tutta la notte un insopportabile passeggero in prima classe, chiamano il volo milk-rtm. Caracas, 21 giugno 79 Nessuno è venuto a prendermi. Mi hanno immediatamente confiscato il passaporto perché non avevo il visto, pare che me lo restituiranno quando uscirò dal territorio nazionale. Un paio di signori che potevano essere tedeschi stavano in attesa e scrutavano con attenzione i nuovi arrivati, ma non mi sono azzardato a rivolgere loro la parola. Caracas, 22 giugno 79 Caracas, Hotel Avila. Dormito a lungo, abbastanza confuso al risveglio. Durante la notte devo aver sognato cose orribili, ma non ricordo più quali. Non c'è acqua, e a dire la verità volevo mettermi sotto la doccia e rimanerci a lungo. I soldi di Janoud li tengo addosso, ho l'impressione che in questo albergo rubino. L'incontro con i produttori in mattinata è stato movimentato. Ho guardato un brutto lungometraggio regolando la mia mente al nninimo. Caracas è come fuori di sé per l'eccesso di crescita. Piccole zanzare feroci mi pungono i piedi. La mattina ha piovuto molto, le montagne coperte di vegetazione erano immerse in nuvole di nebbia, e questo mi ha fatto bene. Qui non c'è da fidarsi dei taxisti. Oggi non ho mangiato. Ora stanno proiettando Segni di vita, gli uomini che controllano l'entrata si annoiano. Tra gli alberi si sente un pigolio malinconico; pensavo fossero uccelli notturni, invece no, mi hanno detto che sono piccole rane arboricole. 14

Un giovane di Caracas, che vuole fare un film sui poeta pazzo Rafael Avila, detto Titano, mi ha raccontato la sua storia e mi ha dato una delle sue poesie. Titano viveva in un paese vicino a Maracaibo, cantava nelle osterie e sprofondò nella follia. Al cimitero è ritratto in un busto di gesso, con grossi baffi, lineamenti stravolti e capelli arruffati. Qualcuno gli ha colorato i baffi e i capelli. Sulla lapide si legge: Las vanidades del mundo Las grandezas del imperio Se encierran en lo profundo Silencio del cementerio} Caracas, 24 giugno 79 Cinque ore all'aeroporto con passeggeri isterici perché il volo per Lima era stato cancellato senza un motivo; quello successivo sarebbe partito solo quattro giorni dopo. Così ho avuto il tempo di indagare sul mio passaporto. Era sparito, ed è stato ritrovato soltanto grazie a una serie di coincidenze. Come sono riuscito a salire sull'affollato apparecchio della Aeroperu, resta un mistero. Accanto a me era seduta una donna peruviana molto bella, che ostentava la sua appartenenza all'oligarchia finanziaria del paese. Si è lamentata che faceva un gran caldo e un attimo dopo che faceva un gran freddo. Nello scalo a Bogotà ha detto, anzi ha gridato, che faceva molto caldo, e in aereo mi ha spiegato che in questo periodo dell'armo a Lima fa molto freddo, e che avrei avuto bisogno di una giacca più pesante. Non mi ha avvisato spinta

^ "he vanità del mondo / Le grandezze dei potere / Sono diiuse nel profondo / Silenzio del cimitero." (NdT) 15

da un sentimento di solidarietà in quell'aereo sporco e sovraffollato in cui si soffocava, mi ha piuttosto apostrofato con il tono che avrebbe usato per rimproverare il giardiniere o i domestici. Lima, 25 giugno '79 Terra sprofondata nel sonno, sulla quale Tira divina si è raffreddata. All'inizio non volevano darmi l'articolo dello «Spiegel» perché era troppo infamante, e non volevano nemmeno dirmi cosa c'era scritto; poi siamo andati allo stadio. Tutto il gioco si svolgeva davanti alla curva est, dove si trovava la nostra porta, sollevata di circa dieci metri per mezzo di un dispositivo idraulico. Il portiere, durante il riscaldamento, aveva sparpagliato davanti a sé alcuni materassini di gomma, distanziati l'uno dall'altro, perciò poteva almeno buttarsi da una parte o dall'altra. All'inizio della partita la porta era stata abbassata al livello del resto del campo, ma la rete era talmente profonda da sembrare un tunnel. Gli avversari - si trattava della nazionale spagnola - indossavano maglie assolutamente disorientanti, tali da formare, insieme ai nostri giocatori, im guazzabuglio di colori impossibile da distinguere. Dopo il primo passaggio sbagliato, fatto in perfetta buona fede e indirizzato a un presunto compagno di squadra, sono corso dal guardalinee e ho chiesto di interrompere il gioco, poi ho inseguito l'arbitro, perché nella nostra area di rigore si era già formata una grande confusione, chiunque fossero i giocatori, e anche gli spagnoli non sembravano più tanto soddisfatti. L'arbitro però ha dato a intendere che non poteva farci nulla, e io gli ho urlato che ci concedesse soltanto trenta secondi e saremmo tornati vestiti di bianco. D tizio invece si è incaponito ottusamente, come fosse in combutta con l'altra squadra. Sapevo che l'unica possibilità di vincere la partita 16

era che facessi tutto da solo, per evitare passaggi sbagliati a un avversario irriconoscibile, dunque dovevo superare l'intero campo con un'azione individuale scartando tutti, compresi i miei compagni, infatti forse anche loro mi avrebbero scambiato per un avversario. Ma le insidie non erano ancora finite. Lima, nella nuova casa di Joe Koechlin. H giardino del loto, pergole fiorite, il giardino dei cactus. Sua madre grattava la vernice a olio da una vecchia sedia a dondolo con un pezzo di vetro. Walter, Andreas, Janoud. Fotografie. Ieri ho filato In Patagonia, negli ultimi tempi sono spariti anche i cani: tutti. Lima, 26 giugno 79 Vargas Uosa parteciperebbe volentieri al progetto, ma è impegnato sino alla fine di settembre. Per quella data è probabile che qui sia già andato tutto a rotoli. L'oro è il sudore del sole e le lacrime della luna sono l'argento. Da qui in poi solo schegge. Uli e Gustavo all'aeroporto, ma come nelle foto in bianco e nero. Discussioni per tutta la notte; come si fa a lavorare in queste condizioni. Iquìtos, 28 giugno '79 La mattina avvilito. Mollare? Dopo mesi e mesi di lavoro? Leggera febbre e naso che cola in continuazione. La nave di Fitzcarraldo nella foresta vergine a Puerto Maldonado. Il belvedere nei pressi di Tres Cruces. Bagnare l'elica. Difficoltà con i delfini. Insegnanti in sciopero si sono barricati in chiesa da dieci giorni e suonano le campane. Al mercato ho assaggiato un pezzo di scimmia arrostita che aveva l'aspetto di un bambino nudo. 17

Iquitos, 29 giugno '79 Dopo che gli hai sparato, un elefante si regge sulle zampe per altri dieci giorni prinìa di crollare. Quando sono tornato sul ghiaccio dopo una pausa di due minuti in panchina, un disco da hockey mi ha colpito sulla testa da distanza ravvicinata. Ho visto delle luci che nù sfarfallavano davanti gli occhi e nni sono sentito leggero, come privo di peso. Sul battello per Belén:2 da mangiare, alligatore arrosto. Donne che tolgono i pidocchi ai bambini, bambini che trascinano con cinghie di cuoio intomo alla fronte fardelli troppo pesanti, altre imbarcazioni che ci superano, ogni cosa avviene con movimenti rallentati. Un grosso mucchio di gusci di tartaruga, galline legate per le zampe, si muovono all'interno di un cerchio che sembra vuoto. Di notte a Belén ardono i fuochi. Al mercato, pesci enormi, succhi di frutta con sciami di mosche, sporcizia. I bambini giocano a biglie tra le palafitte delle case. Avvoltoi che spiegano le ali, simili a crocifissi, e rimangono immobili, statuari, probabilmente per rinfrescarsi oppure per scacciare i parassiti che prudono. Nell'antichità questa posizione è stata interpretata come un atteggiamento di preghiera, e grazie agli acari il rapace è diventato un animale araldico. Teste di buoi mozzate e sanguinanti su un carretto trainato a mano. Le donne, accovacciate nell'acqua brunastra, fanno il bucato. In un bar c'era un tizio sdraiato a terra, ubriaco e privo di sensi. Qui a quindici anni la maggior parte delle ragazze ha già uno o due figli. Questa città sembra abitata soltanto da bambini. Oggi è un giorno di festa. La sera risalito in barca il Rio Momón.

2 Quartiere di Iquitos costituito da capanne galleggianti su zattere o palafitte. 18

Iquttos, 30 giugno 79 Lentamente la casa che sorge sul Rio Nanay si organizza. Se oggi non si riprende, tireranno il collo a una gallina malata. L'indio che lavora qui come manovale ha ricevuto le istruzioni del caso. Discussione con i falegnami, ma ogni inflessione della voce, ogni gesto, prevedibile e mal recitato, rivela che stanno mentendo. C'è stata una polemica di principio sulla questione della presenza delle donne; risultato: donne sì, ma non possono continuare a vivere nella casa quando gli uomini sono fuori per un periodo prolungato. Non sta bene che le amiche del posto, che fra l'altro hanno tutte una casa propria, siano costantemente in superiorità numerica, dato che quasi sempre qualcuno di noi è in giro da qualche parte nella foresta. Ieri sul Rio Momón un turista americano con pieghe di grasso bianchicce sulla pancia che remava in una pseudocanoa di plastica, mi ha incrociato e ha detto Hi. Tornato in albergo, resterà fuori circolazione almeno per un paio di giorni. La sera cinema, un giallo italiano a tinte horror, così sfacciatamente brutto che se n'è accorta persino la gente del posto. Alcune persone sono invitate in un'isolata dimora aristocratica e vengono assassinate una dopo l'altra, salta fuori che la contessa è pazza e il conte spara anche a lei perché ha baciato il poeta biondo e muscoloso. Poco dopo muore anche lui. Alla fine rimangono solo i mastini, che nel frattempo hanno sbranato un ospite mentre tentava di fuggire, e latrano perché il signore del castello si è ucciso in camera con un colpo di pistola, non potendo più sopportare la verità. Dopo sono andato a Belén a bere una grappa in una delle baracche. Ubriachi. Uomini che giocavano a carte, così sbronzi che si muovevano al rallentatore. Per orinare non si 19

alzavano nemmeno dallo sgabello, si limitavano a voltarsi e pisciavano contro il tramezzo della bettola. In quella dove eravamo noi, piccola quanto un chiosco per i giornali, la moglie e il figlio dell'oste dormivano sdraiati per terra, senza materasso né coperte né cuscini. Un vecchio cinese, distrutto dall'alcol, ci ha mostrato le croste delle ferite ancora aperte sull'avambraccio ed è tornato indietro da noi più volte, voleva che le vedessimo. Nella casa hanno rubato una calcolatrice; il guardiano controlla trenta volte lo stesso cassetto per verificare che non sia riapparsa. Qui è difficile trovare un posto per sé, perché le poche stanze sono piccolissime e stipate, e il tavolo all'ingresso è usato da tutti come postazione di lavoro, anche dagli estranei che varmo e vengono bevendo birra. Scala ripida che conduce al mattatoio sul fiume, dove di fatto si ucdde, perché quello che ho visto lì non è macellare. Una mucca è scappata in acqua e ha tentato di allontanarsi a nuoto. Due uomini le sono andati dietro. Nel mattatoio uno dei macellai si è tagliato inavvertitamente un dito del piede e ha iniziato a sanguinare molto, ma siccome era immerso fino alle caviglie nel sangue e nelle interiora scivolose degli animali, non se n'è accorto subito e ha dovuto cercare da dove provenisse il suo sangue. Si è seduto sul ventre della mucca, che intanto era stata abbattuta ma scaldava ancora, e si è esaminato il piede. Accanto a lui c'era un maiale, al quale avevano infilzato un coltello nel cuore; la bestia dopo un attimo si è drizzata di nuovo sulle zampe e se ne è andata. I macellai rovesdano a terra i maiali, li afferrano per una delle zampe posteriori e li sollevano appoggiando con forza un piede sul loro corpo; poi gli piantano con calma e preci20

sione un coltello nel cuore. Dato che i maiali strillano con tutte le loro forze, spesso dalla ferita esce un pezzo di polmone rosa chiaro. La fonderia: una cimiiùera conficcata nel terreno simile a un vulcano di ferro sfilacciato. Come copertura, un tetto di lamiera ondulata puntellata con delle assi. Contenitori di ghisa appesi alle pertiche per essere trasportati, grugniti di maiali, galline, anatre. In quella baraonda scalmano un maiale, allattano bambini. Una donna minuscola e deforme lavora a una macchina da cucire; con il piede arriva a malapena al pedale. Sullo sfondo palme, nel mezzo un cumulo di immondizia in fermentazione tra cui rovistano i polli. Pezzi di ferro, stampi per le colate, una morsa, un mantice. L'insieme somiglia a una cloaca dell'età del bronzo, dove si fonde e si forgia il ferro. È qui che dovremo lavorare. La discoteca, nella quale sono stato spinto a forza, è talmente buia che il cameriere viene a incassare i soldi con una torcia elettrica. Gli sguardi delle ragazze che si incrociano qui sono soltanto una macchia nera nel nero, che arriva dal punto in cui l'oscurità è più profonda. I colletti delle camicie spiccano di un bianco abbagliante, e non si riesce più a leggere sulla carta che acceca. Da qualche parte nelle vicinanze qualcuno ha rotto di proposito un bicchiere. Il cameriere mi ha servito la birra e ha voluto sapere se anche noi gradivamo delle senoritas. Su richiesta degli indios, sul Rio Cenepa ci riforniamo di motoseghe, machete, fucili a pallini e anche un grosso bidone di veleno per frecce. Non sarmo più come si prepara. Vivanco dice che ne pagano ogni cucchiaio con una pepita d'oro. 21

RioMaratìón,riuglio'79 Nauta. Risalito il fiume, il Rio Maranón, per tutto il pomeriggio; non nìi sono mai svegliato completamente, avevo dormito poco, e siccome il motoscafo era stracolmo non c'era posto per sdraiarsi tranne che sul tetto. I bambini sulla scarpata della sponda parlano spagnolo con una particolare intonazione. Le canoe sono ormeggiate a riva con funi ricavate dalla corteccia resistente delle liane. Le persone qui trascorrono le loro giornate a guardare il fiume, (^iete arcaica e raccoglimento nei gesti delle madri, che frugano tra i capelli dei figli in cerca di pidocchi. Addentano i pidocchi con gli incisivi. Al mercato la gente si sdraia sui tavoli e dorme. La vita si ferma, solo il fiume si muove scorrendo pigramente. All'osteria il proprietario mezzo nudo non ci ha servito nulla, perché un vecchio con i vestiti logori e un orecchio mozzato gli stava massaggiando la nuca. Sono passate alcune donne e dei bambini con abiti bianchi, fanno parte di una setta religiosa. La sera, prima del tramonto, sosta in un villaggio dall'altra parte della foce del Rio Tigre. Un muro di bambini silenziosi ci attendeva. Abbiamo allungato le amache, tutte troppo piccole, sotto urm tettoia libera. Dal fiume nessun rumore, nemmeno il più sommesso; scorre in un silenzio assoluto, non riesco a sentirlo, sebbene sia solo a pochi passi da me. Abbiamo tutti l'influenza. Nella luce della luna, che non è ancora a metà, i corpi gettano un'ombra affilata, che rimpiccolisce ubbidiente in corrispondenza dei piedi. Facce siedono attorno alla fiamma guizzante di un lume. Sono uscito, inquieto, a controllare se il fiume fosse ancora al suo posto. Di notte i fiumi hanno la febbre. Però sul tavolo c'erano delle cipolle. Degli indios là fuori nell'oscurità non si scorgono che le dita con cui si reggono al parapetto della veranda. Ho fissato a lungo 22

nel nero della notte in direzione dei loro volti, finché le dita non si sono staccate dal parapetto con estrema cautela e sono sprofondate nel buio. Rio Maranón, 2 luglio '79 Sosta a Saramuro, da dove Huerequeque è partito appena dieci minuti prima del nostro arrivo. Lo raggiungeremo in serata, perché la nostra imbarcazione è piti veloce. Ho trascorso l'intera mattinata a dormire sul tetto del motoscafo, vicino a me c'era Walter, ubriaco fradicio, che cercava di riprendersi. Mi svegliavo solo a tratti, quando la barca fendeva con fracasso le onde più agitate, e vedevo scorrere la foresta e capanne sparse. Oggi il fiume non trasporta più così tanti tronchi pericolosi come ieri. A Saramuro Vivanco ha comprato della carne, mezzo ilochero; lo hanno cosparso di una grande quantità di sale per non farlo andare a male. Quando ho sputato in acqua, un pesce ha catturato con un guizzo la saliva che galleggiava, ma dopo pochi metri l'ha lasciata tornare in superficie. Rh Maranón, 3 luglio 79 Labirinti di stanchezza pesanti come piombo, senza via d'uscita. Ancora sdraiato sul tetto. Sosta in un villaggio prima della confluenza del fiume nel Rio Pastaza. Nel sole della sera ho visto le montagne in lontananza, striature rosa, delicate e irreali. I bambini del paese disputavano la partita di pallone quotidiana e il maestro, lui stesso poco più che un ragazzino, giocava insieme a loro. Gli abbiamo chiesto se potevamo dormire nella scuola. Abbiamo passato la notte lì dentro, una coperta sul pavimento e una zanzariera sopra di noi. Il maestro era fortemente strabico, le sue pupille conver23

gevano verso il naso, e durante la conversazione mi sono sforzato di trovare un appiglio per lo sguardo in uno dei due occhi. Nella capanna contigua stavano cucinando per noi un pollo. Anche la scuola è una capanna fatta di pali, un tetto di paglia intrecciata e per terra uno strato elastico di cortecce lunghe quanto una liana tesa. Sotto, maiali che grufolano, qualche gallina, anatre e carù che hanno perso quasi tutto il pelo a causa della rogna. Sulla piattaforma di argilla che fa da pavimento, un focolare leggermente rialzato, sopra due pietre parallele e una graticola formata da due sbarre di ferro. 11 fuoco non si spegne mai, arde tutta la notte. I bambini d fissano in silenzio con i loro occhi scuri. I rifiuti vengono gettati direttamente ai maiali, e l'acqua sporca semplicemente versata giìi dalla piattaforma. Stormi di pappagalli che emettono suoni striduli volano incontro al sole del crepuscolo, quasi dovessero sbrigare affari urgenti a noi sconosciuti. Un uomo del posto ha scavato l'interno di un tronco d'albero, lo ha riempito con mezzo quintale di cocaina e lo ha messo in acqua. Lo ha seguito per settimane con una piroga, fin quando ha oltrepassato il confine della Colombia e raggiunto Leticia. Lì si sono perse le tracce del tronco galleggiante e del suo accompagnatore. Quando sono andato a defecare, un maiale mi è venuto dietro fin nel folto della giungla, aimusando e aspettando le mie feci con un'avidità che rasentava la spudoratezza. Perfino i rami che gli tiravo lo hanno fatto allontanare solo di un paio di passi pivi che altro simbolici. Durante il viaggio sul fiume si preparava un violento temporale. Abbiamo cercato invano di trovare il villaggio di Delfus, che evidentemente è sparito, perché le acque lo han24

no spazzato via o perché oggi la direzione della corrente è cambiata e ha lasciato indietro Delfus, lontano nella giungla. Mentre cercavanno i nostri barili di benzina a Saramiriza, siamo venuti a sapere che erano finiti più a valle, e abbiamo trovato sia la barca Huerequeque sia i barili sulla riva. Nelle capanne vivono circa venti persone, quasi esclusivamente bambini. Le anatre restano fuori sotto la pioggia, mute e immobili, e pensano intensamente a niente. Nella capanna adibita a cucina ci sono due fornelli, appoggiati sopra delle travi, in modo da potervi accendere sotto il fuoco su una piattaforma di argilla. Sui fornelli, carne affumicata, alcune carcasse di tartarughe, la testa piatta di un pesce gigantesco su una griglia. Rio Maranón, 4 luglio 79 La capanna era invasa dalle zanzare, tanto che sono scappato fuori con il nnio caffè agitando le mani. Di notte la barca ne è altrettanto invasa, solo se ci muoviamo a velocità elevata, quando soffia forte il vento, le zanzare se ne stanno tranquille negli angoli riparati dalla corrente. Huerequeque è arrivato ieri notte e abbiamo caricato nove barili di benzina sulla barca di legno. Dubito che riuscirà a superare il Pongo de Manseriche.3 Ho comprato un paio di grammi di polvere d'oro in una piccola boccetta per medicinali chiusa con un tappo. A Saramiriza l'intero argine è stato trascinato via, e ben presto tutta la zona verrà spazzata dalla piena. Hanno tentato di sorreggere il deposito del petrolio con puntelli di ferro, ma ora, non essendoci piìi l'argine, i rinforzi sono sparsi nell'acqua.

^ Rapide sul Rio MaraAón. 25

Un piccolo pappagallo verde con il petto giallo e il ciuffo nero si è posato sul mio dito e ha iniziato a lisciarsi le piume. Le zampe con cui si teneva aggrappato erano molto calde. Fuori, un gattino con il pelo chiazzato di giallo era disteso nella sporcizia e stava morendo. Me ne sono accorto dal modo in cui era sdraiato sulla pancia, le zampe posteriori allungate e divaricate; dalla bocca gli uscivano bollicine di schiuma ed era scosso da spasmi. Quando me ne sono andato è arrivata la madre e per un po' ha leccato il cucciolo, poi però si è dileguata. Sono venute delle galline e hanno iniziato a beccare il gatto ancora vivo, ma subito dopo lo hanno lasciato stare. Un anatroccolo si è avvicinato pigolando, ma a quel punto il gattino non si muoveva già più. Le grandi foglie lisce di un banano trasudano gocce che hanno il colore di pallottole d'argento. Legno e oro sono le parole della cucina. Uno scroscio di pioggia ha portato nella mia direzione uno stralcio di conversazione, a quanto pare gli italiani hanno trovato l'oro nel Pongo. Accanto a me, un pappagallo rideva e strillava e sghignazzava come un essere umano. Continuava a gridare in spagnolo «Corri Aureliano», e non ne voleva sapere di smettere. Sembrava la colonna sonora di un film di Woody-Woodpecker. «Birds are smart, but they cannot speak», questo dovrebbe insegnare Fitzcarraldo al suo pappagallo nel film. I morti trascinano con sé i vivi. Nella guarnigione di Borja dimenticata da Dio, un soldato indio leggeva una traduzione spagnola di Clausewitz sotto le rapide. Sul Pongo il motore ci si è spento due volte, perché i violenti colpi delle onde facevano staccare la tanica della benzina. Durante il primo di questi contrattempi, la barca, rimasta senza controllo, è andata a sbattere pesantemente contro le rocce. Il livello delle acque del Pongo sta aumentando, e non è assolutamente concepibile che il grosso barco26

ne di legno con i bidoni di benzina riesca a farcela. Ancora frastornato dall'immensa forza e dall'immensa furia della corrente, nella guarnigione di Pinglo sono riuscito finalmente a lavarmi i capelli, che negli ultimi giorni erano arruffati e aggrovigliati. Le acque del Rio Santiago harmo trasportato il cadavere di un soldato ucciso da un colpo di arma da fuoco, galleggiava sulla schiena, gonfio, le gambe piegate ad angolo e le braccia in una posizione analoga, cosicché sembrava che stesse alzando le mani. Gli uccelli gli avevano cavato gli occhi e beccato parte del viso. Il commandante ci ha consigliato di non toccarlo per non avere noie, se ne sarebbe comunque occupato qualcuno più a valle. Gli ha dato un colpetto con lo stivale, e il cadavere ha ruotato lentamente descrivendo un cerchio, poi è stato travolto dalla corrente. Abbiamo raggiunto Santa Maria de Nieva alle ultime luci del giorno. CKirante il tragitto la barca ha urtato contro U fondo e l'elica si è rotta. Mentre la sostituivamo ormeggiati a riva, gli indios ci osservavano tra i rami dalle capanne vicine, muti e immobili, e allo stesso modo, quasi senza movimenti, sono spariti dalla nostra vista quando abbiamo ripreso a scendere la corrente. A Nieva, Jaime de Aguilar ci ha mostrato la polvere d'oro che custodisce in un foglio di carta da lettere ripiegato con cura. A Pinglo il commandante fa setacciare l'oro nel Rio Santiago da centinaia delle sue reclute indios, e possiede già sessantacinque bottiglie di birra piene di polvere. Ho visto i giovani soldati al lavoro su un banco di sabbia. Per la prima volta ho visto il cacao appena raccolto. Ho sbucciato il seme che aveva l'aspetto di un grosso fagiolo deforme e sono rimasto deluso dal sapore amaro, perché 27

l'interno somigliava al cioccolato. Il nostro bidone con ventisei chili di curaro puro per le frecce ha suscitato una grande impressione. In cambio di un cucchiaio di questa sostanza nera e appiccicosa ti danno una donna in moglie, mi ha confidato un battelliere, sussurrando pieno di rispetto mentre si puliva le unghie dei piedi con un cacciavite. Da queste parti le proporzioni sono tutte sballate; gli anù nel piccolo emporio sono lunghi come il palmo della mia mano. Ehpingendosi il viso di nero, gli indios diventano invisibili. Santa Maria de Nieva - Rio Cenepa, 5 luglio 79 Santa Maria de Nieva. W. ha sognato che aveva ricevuto in regalo un intero zoo e, quando gli animali si sono dati alla fuga tutti contemporaneamente, ha visto Vivanco in una canoa con una delle bestie, però non remava sul fiume, ma su una strada priva di acqua. Gli animali, una volta catturati, sono stati abbattuti uno dopo l'altro. Per tutta la notte ho sentito un forte mugghiare, ho pensato che avrebbe iniziato a piovere, invece era il rumore del Maranón. Sull'impalcatura sopra il mio letto, dei gatti hanno ingaggiato ima zuffa feroce che è andata avanti per ore. Quando ci alziamo e facciamo colazione, gli indios si accalcano alla finestra e ci fissano. Un bambino di circa cinque anni si è seduto al nostro tavolo con estrema naturalezza, come se appartenesse al gruppo da tempo, e ogni tanto si intrometteva nella conversazione facendo domande. Di notte, a giudicare dall'intensità degli schiamazzi che aumentava in modo spaventoso, i galli sono diventati creature gigantesche. Su nella chiesa, una schiera ristretta di Aguarunas, tutti appartenenti a una setta, ha recitato la preghiera mattutina con le braccia incrociate sul petto. Alla loro sinistra pendeva una bandiera peruviana. 28

Risaliamo il Maranón. Prima che confluisca nel Cenepa ci sono delle rapide molto belle in mezzo all'ultima catena montuosa. Quando abbiamo raggiunto Orellana, i ragazzi stavano facendo una partita a pallone, e il maestro giocava insieme a loro. Oggi il posto ha ripreso il nome indio Wawaim. Evidentemente si era sparsa la voce che avevamo intenzione di aprire un canale tra il Rio Cenepa e il Rio Maranón e che per questo i campi sarebbero seccati. Un uomo pili giovane degli altri, con un'aria intelligente e i capelli lunghi, mi ha chiesto se filmare o essere ripresi potesse provocare danni, uccidere le persone. In cuor mio la risposta era sì, ma gli ho detto di no. Un bambino è stato morso da un serpente; ho sentito la madre che si lamentava, piangeva, mi hanno detto, ma era un canto di dolore. Sono venuti anche dei parenti e una donna anziana ha iniziato a cantare insieme a lei. E bambino era sdraiato a terra in una capanna, composto e solenne. Vivanco è arrivato di corsa con le medicine e ha cercato di stabilire che tipo di serpente fosse per somministrare il siero adatto. Abbiamo mangiato dal maestro, che aveva un tavolo; le donne e i bambini si sono accovacciati a terra. Il sale era un unico blocco, una tavoletta dura come un sasso, da cui ci siamo sforzati di grattare qualcosa finché ci hanno fatto capire che dovevamo immergerla intera nel brodo e mescolare. La gallina era una di quelle tigliosissime da corsa, praticamente impossibile da addentare. W. ha commentato che doveva essere una gallina da Formula Uno. A parte le papaie, qui non c'è quasi nessuna varietà di frutta, niente birra, che invece si trova ovunque, niente caffè, nessuna bottega, in compenso ci sono yucca, mais, banane, qualche gallina, neanche un maiale, poco pesce. I gesti delle persone sono estranei e dolci e belli, muovono le mani come direttori d'orchestra al suono 29

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di una melodia sommessa, schiva, che emerge con cautela dal profondo della giungla, guardinga, come un animale selvatico che di tanto in tanto abbandoni il riparo delle foglie e avanzi verso il fiume. Una macchia gialla e arancio brillava sulla riva del Rio Cenepa, e quando ci siamo avvicinati mi sono accorto che era un grande assembramento di farfalle. Un temporale ci ha costretti a tornare indietro. Poco distante, al confine con l'Ecuador, ci attendeva una frontiera di tutt'altro genere: la Cordillera del Condor, visibile al di sopra della vegetazione avvolta nella nebbia, da cui si sollevavano vapori, formava una barriera naturale. È pieno di militari; un soldato indio spaventato a morte, avrà avuto sì e no diciassette anni, ha sparato un colpo verso la nostra barca e il proiettile è finito nel fiume a un pelo da noi. Tutti sono rimasti come pietrificati, solo io stavo per buttarmi in acqua, ma mi sono vergognato e ho lasciato perdere, infatti il ragazzo sembrava terrorizzato per aver sparato, più di quanto lo fossimo noi che eravamo il suo bersaglio. Ovunque è obbUgatorio esibire i documenti, devono farlo anche gli indios che sono nati qui. I bianchi, mi ha detto il maestro, sono venuti sempre e soltanto per depredare, mai per uno scopo diverso. Alcuni mesi fa un sottotenente dell'esercito peruviano di un avamposto sul Rio Santiago è impazzito, ha dichiarato guerra all'Ecuador e ha attaccato di propria iniziativa con ventiquattro soldati. È riuscito a penetrare per trenta chilometri in territorio nemico seguendo il corso superiore del fiume e ovviamente ci sono voluti molti sforzi per tirarlo fuori di lì.

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vvawatm, 6 luglio 79 Mi ero preparato un giaciglio per la notte con canne da zucchero flessibili sull'intelaiatura decrepita di un letto. Nella parte della scuola che serviva da deposito c'era a malapena il posto per sedersi, neanche un tavolo, solo alcuni barili di benzina pieni di cianfrusaglie. Sotto il mio letto erano accatastati centinaia di piatti di plastica a buon mercato, come quelli che si usano nelle prigioni, suddivisi per le varie pietanze. Sulle donazioni dell'Alliance for the Progress finite assurdamente nel posto sbagliato sono disegnate la bandiera americana e mani che si stringono. 1 piatti hanno una cavità circolare per posarvi le tazze, che però mancano. Quello che mi ha colpito è che in questo posto perfino la plastica si decompone, come le cose organiche. La mattina dopo mi sono svegliato perché silenziosi occhi di bambini vicinissimi mi fissavano da dietro le tavole sconnesse della parete. Abbiamo scoperto che sono stati rubati il registratore di W. e tutto il denaro che Vivanco aveva con sé; sono sparite anche altre cose e tutto è stato messo sottosopra. Vivanco ha detto che non gli era mai stato sottratto nulla in un villaggio indio, quindi all'inizio abbiamo cercato di capire se poteva essere successo durante l'ispezione dei nostri bagagli nella guarnigione di Temente Pinglo, oppure al posto di blocco militare di Urakusa, dove i nostri oggetti personali erano stati controllati, ma presto lo abbiamo escluso. Jaime de Aguilar è venuto a sapere che invece erano coinvolti cinque o sei ragazzi, delle teste calde, e piìi tardi quello stesso giorno una parte dei soldi è ricomparsa all'improvviso su una panca, avvolta in fogli di quaderno. Non volevamo fare storie, dato che la nostra situazione rimaneva delicata, prima che potessimo esprimere le nostre opinioni in una riunione. 31

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Tenendo conto di tutte le voci che circolavano, della pressione esercitata sulla gente del posto dalla presenza dei militari che diventa sempre più forte, e dei problemi causati dalla compagnia petrolifera con il suo oleodotto - come si metterà per noi? A ciò si aggiunge che qui la comunità è molto frammentata dal punto di vista politico, e inoltre risente della pressione di un'alleanza che vuole estendere la propria influenza a Wawaim con intimidazioni e azioni violente. Spinto dal bisogno di sale, ne ho mangiato una manciata intera; poi ho affilato un machete insieme ad alcuni giovani, anch'essi impegnati ad affilare i propri. Uno di loro ha usato il suo per radersi la barba che gli cresceva a ciuffi isolati. L'assemblea è stata preceduta da uno strepito inconsulto. Solo in due, io e Vivanco, eravamo autorizzati a spiegare come avremmo preferito comportarci e a esporre le nostre intenzioni. Nuove discussioni su chi avrebbe dovuto fare da interprete, e alla fine è stato un membro del consiglio indio giìi a valle, che, come in seguito ci ha raccontato Jaime de Aguilar, il quale aveva sentito tutto, ha deformato con premeditazione il resoconto e in alcuni casi ha tradotto in modo completamente sbagliato. Si atteggiava a difensore della comunidad. Bisognava impedire che noi scavassimo un canale che avrebbe trasformato parte della tribù in un'isola. Da un settore dell'assemblea si è diffusa un'ostilità che conoscevo soltanto dai resoconti dei marinai, con l'urùca differenza che gli indigeni indossavano t-shirt con le scritte "John Travolta Fever" e "Disneyland". È andata a firùre che tutti si sono messi a gridare e ad agitare le braccia nella mia direzione, e un uomo ha brandito un giavellotto e si è lanciato ansando verso di me, nella furia ha fatto per sferrarmi un colpo allo stomaco, ma poi ha ritirato il giavellotto a un centimetro di distar\za dal mio corpo. In qual32

che modo ho capito che si trattava soltanto di una sorta di attacco rituale e con mia stessa sorpresa sono rimasto completamente immobile, allora si è alzato un mormorio sommesso che si riferiva alla mimica suggestiva dell'aggressore o all'apparente imperturbabilità dell'aggredito. Vivanco ha gestito la situazione in modo ammirevole, mantenendosi composto, gentile, misurato. Naturalmente tutto ciò ha alle spalle una lunga storia di abusi e saccheggi, di oro e petrolio, di conflitti territoriali e fazioni politiche che vogliono attuare un'ideologia d'importazione animata dal sogno frustrato di una grande rivoluzione e che cercano qui l'ultima possibihtà di trovare una patria. Tutti i padri di famiglia hanno il diritto di partecipare all'assemblea, e ho notato che la grande maggioranza era formata da ragazzi che non potevano avere più di quindici anni. A quell'età sono già quasi tutti padri. Dopo l'assemblea, molti dei partecipanti sono venuti da me e mi hanno detto che avrebbero collaborato volentieri al nostro progetto, e presto ci saremmo accorti che molti di loro sarebbero stati a favore di un accordo con noi. Sembra che queste assemblee si svolgano sempre nel solito modo, poi però nella vita reale le cose rimangono invariate. Volevo ritirarmi a valle, fuori dalla zona di Wawaim, e aspettare di vedere se sarebbe stato possibile un contratto e se la grande maggioranza lo avrebbe approvato. Mi sono fatto coraggio e ho trovato consolazione solo nel fatto che il cuoco indio, venuto da Santa Maria de Nieva, si chiama Grimaldo. D suono di quel nome ha in sé qualcosa di consolante. Accordo con la famiglia che ha il chakra, il suo campo, fuori dal territorio degli Aguarunas. Possiamo sistemarci qui, e appena abbiamo iniziato a tagliare la sterpaglia si è presen33

tata gente da Wawaim e ci ha chiesto se poteva lavorare per noi. Ho usato per un po' il machete che, come la falce quando si taglia l'erba, deve essere affilato di continuo. Utilizziamo una grossa pietra liscia, sulla spiaggia dove sono sparsi i nostri bagagli: attrezzi da lavoro, motoseghe, utensili per la cucina. Attraverso il Pongo un vapore bianco si leva dal fiume e il sole che splende lo rende simile a un filamento affusolato e abbagliante. Per un attimo una libellula è rimasta sospesa in aria davanti a me, nrdsurandomi con lo sguardo. Di tanto in tanto le galline, sistemate all'ombra con le zampe legate, si dimenano. Sensazione liberatoria, lavorare nella sterpaglia con il machete; rami che cadono, tagliare in due le liane come fossero aria. Le liane esitano a cadere. Ogni machete emette un suono diverso, come gli strumenti di un'orchestra; l'accordo produce una musica singolare. Nessuno qui ha l'orologio, da tempo ho smesso di portare il mio perché il meccanismo elettrico si è inceppato a causa dell'umidità. Nella sabbia ci sono tracce d'oro. Se batto il piede, ragni semitrasparenti e con le zampe sottili corrono lungo la spiaggia e proseguono la fuga sul fiume, sulla superficie dell'acqua. Un machetero si è ferito a un piede ed è stato medicato. Sono arrivate giovani dorme con bambini piccoli, che trasportano in un telo legato di traverso sul petto. Proteggono i visi dei figli con foglie di banano. L'atmosfera potrebbe quasi trarre in inganno, come se il nostro progetto non avesse mai causato alcuno scompiglio. Saramiriza, 9 luglio 79 Ai miei piedi un pappagallo rosicchia una candela, tenendola ferma con le unghie di una zampa. Qui la gente mette al sicu34

ro le proprie cose portandole via dalle capanne, perché la riva continua a sgretolarsi. In alcuni punti l'argine si protende molto sul fiume e se ne staccano intere zolle. Una gallina seguita dai pulcini è entrata nel negozio, una baracca di assi di legno coperta da un tetto di lamiera ondulata, dove ci stavano facendo preparare qualcosa da mangiare, ha ghermito il pappagallo quasi del tutto spennato, gli ha strappato una delle ultime piume sul culo e lo ha beccato ripetutamente nel punto pelato ed escoriato. Poi si è pulita il becco sul pavimento. Siamo ancora tutti confusi per la paura delle rapide, e i nostri rapporti vengono calcolati al millimetro. Nella base militare di Teniente Pinglo nessuno dei soldati sapeva quanto fosse alto il livello dell'acqua, si sono limitati ad accennare al fatto che qualche giorno prima una barca con undici uomini era scomparsa senza lasciare tracce; sembrava però che avessero bevuto troppa aguardiente, una grappa fatta con lo zucchero di canna, e si fossero messi in viaggio sul Pongo al calare dell'oscurità. Dopo lunghe riflessioni, siamo giunti alla conclusione che doveva essere fattibile, perché il livello del Rio Marafión era molto basso - solo la notte prima era sceso di almeno due metri e al mattino le nostre barche erano arenate e siamo a malapena riusciti a trascinarle in acqua. Quello che invece non aveva un bell'aspetto era il Rio Santiago. Dovevano essersi abbattute violente precipitazioni a nord, sul corso superiore, e alla confluenza con il Maranon il fiume era spaventosamente alto. In corrispondenza delle prime rapide, che precedono il Pongo de Manseriche come un isolato preludio, siamo stati investiti dalla corrente d'aria fredda e tagliente che soffiava dalla stretta valle tra le montagne, e a quel punto sarebbe ancora stato possibile tornare indietro. Insieme alla raffica d'aria fredda, dalla gola è giunto un rimbombo lontano, e nessuno di noi aveva chiaro perché proseguissimo, ci limitavamo semplicemente ad andare avanti. 35

All'improvviso ci sianìo trovati davanti una parete d'acqua, in cui siamo penetrati come un proiettile. L'impatto è stato così forte che la barca è stata sbalzata in aria e ha iniziato a mulinare, l'elica rombava a vuoto, per un attimo abbiamo cozzato di lato contro l'acqua e io ho visto come in un'apparizione un secondo muro di onde abbattersi su di noi e asse starci un colpo ancora più forte del primo; la barca ha roteato di nuovo vorticosamente, questa volta nella direzione opposta. Prima di partire avevo fissato la catena dell'ancora in modo che non potesse finire in acqua e colpire l'elica, e il serbatoio della benzina era legato saldamente, ma a un tratto la batteria, grande come quella di un camion, si è sollevata in aria tendendo il cavo proprio davanti al mio viso e ci ho sbat-. tuto contro la testa. In un primo momento ho avuto la sensazione di essermi rotto il setto nasale alla radice, e la bocca mi sanguinava. Poi per alcurù irùnuti nient'altro che onde sopra e intomo a noi, ma quel che rammento è soprattutto il rombo cupo. Dopo di che, mi ricordo che ne eravamo fuori e che la corrente d trascinava all'indietro. Su entrambi i lati, sulle chine scoscese della foresta vergine le scimmie strillavano. A Borja, all'estremità inferiore del Pongo, non volevano credere ai propri occhi, perché con un livello dell'acqua superiore alla norma di sedici piedi nessuno era mai riuscito a sopravvivere alla traversata, e noi avevamo navigato tra acque alte diciotto. I pongeros del villaggio si sono riuniti intorno a noi, senza parole. Uno ha esaminato il mio viso tumefatto e ha detto su madre! Quindi nU ha offerto un sorso della sua aguardiente. 11 giorno precedente eravamo risaliti molto oltre la confluenza con il Cenepa. Numerose rapide leggere. Annuncio della burocrazia, dovevamo allestire un campo provvisorio. 36

Viaggio di ritomo al calare dell'oscurità; una luna piena bianca e colma di mistero illuminava la nebbia che era calata sul fiume. Più volte abbiamo urtato pesantemente i ciottoli, però l'elica non si è rotta. Avanzavamo solo a tentoni, circospetti, bagnati fradici, i capelli che grondavano per l'umidità della nebbia, e solo verso mezzanotte abbiamo raggiunto il nostro campo, dove nel frattempo era stata costruita una capanna, che più che altro era una semplice tettoia. Abbiamo dormito anunassati uno accanto all'altro, tremando di freddo e lottando contro le formiche, che camminavano in fila proprio dove poggiavano le nostre teste. La situazione sembra del tutto rilassata. Gli indios che lavorano qui erano molto soddisfatti e da Wav/aim hanno mandato qualche uomo in più. A Saramiriza non c'è nulla da comprare, tranne birra calda. L'aereo che, a quanto si dice, atterra sul fiume tre volte a settimana, è rotto da tempo, ma dovrebbero ripararlo da qualche parte lungo la linea. Abbiamo però pensato che la Estación Cinco, dove inizia l'oleodotto, dovrà comunque essere rifornita, di conseguenza prima o poi arriverà un aereo. Icjuitos, 10 luglio 79 A mezzogiorno è arrivato un aereo guidato da giovani piloti annoiati, che a ogni scalo facevano caricare il velivolo all'inverosimile. Abbiamo lasciato Saramiriza alla sua morte sicura, con la riva scavata sotto il fiume che si stava sgretolando, e da quando alla stazione di pompaggio non è rimasto quasi nessuno il posto riceve a malapena i rifornimenti. Tuttavia l'oste nella bettola di assi di legno dà a intendere che - non si capisce bene quando - ci sarà un nuovo boom economico, contro il quale tuona indolente e torpido. Al massimo tra un mese il fiume si sarà preso anche il suo bugigattolo. 37

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La città di Iquitos, benché sia tagliata fuori da qualsiasi collegamento stradale, sembra non accorgersi affatto dell'oceano di giungla che le si stringe intomo. Duri ma tangibili passi avanti nel nostro lavoro. Gli uomini sono tutti sparpagliati, chi a Lima, chi a Miami, per sbrigare alcune commissioni, qui manca ogni infrastruttura. Uli si è procurato un tigrillo ancora cucciolo, un ocelot e un grande pappagallo dagli splendidi colori. Adesso le zanzare sono particolarmente aggressive, neanche il repellente riesce a tenerle lontane. Iquitos, 11 luglio '79 Henning è tornato a notte fonda da Lima con posta da Monaco, fuori il mondo non si ferma. La nave, la Huallaga, sta prendendo una vaga forma, ci lavorano senza interruzione più di dodici saldatori contemporaneamente, e a terra abbiamo una cucina da campo, gestita da alcuni soldati che arrotondano la paga fuori dall'orario di servizio. Da Lima, o meglio dal sobborgo portuale di Callao, da dove comunque provengono le persone più capaci, sono arrivati quattro falegnami forti come tori, che ora lavorano insieme ai saldatori. Già il primo giorno hanno smesso di lavorare a pranzo perché il cibo era troppo poco, e da oggi ricevono quotidianamente bistecche grosse come la ruota di un carro. Sono andato con Uli dal cordaio, una bottega dove regna un caos impenetrabile di rifiuti, galline, bambini, focolari e immagini pomo appese alle pareti fatte di tavole. Anatre e maiali si rotolano nella sporcizia insieme ai bambini. Lo abbiamo incaricato di costmire quattro scialuppe di salvataggio di legno per la nave di Fitzcarraldo. In un'officina attigua enormi tronchi vengono scortecciati con i picconi e caricati sui camion con una gru. Poco distante da noi il legno viene lavorato in pannelli di compensato. La strada che porta qui e al Rio 38

Nanay affonda nel fango, e non è possibile valutare le dimensioni delle buche perché sono piene di acqua limacciosa. Uli è caduto di notte con la moto in una buca inaspettatamente profonda e ha battuto la testa. Gli ho messo lo iodio sulla ferita. Tutte le sere, con una precisione che spacca il minuto, centinaia di migliaia di golondrinas, uccelli simili alle rondini, planano sugli alberi di plaza de Armas per la notte. Formano linee nere sui cornicioni delle case. La grande piazza è un unico frullio d'ali e un cinguettio eccitato. In alto nel cielo si incontrano stormi provenienti da varie direzioni, che ruotano uno nell'altro come cicloni in spirali vertiginose. All'improvviso, come fossero spazzati via da una bufera, scendono in picchiata verso terra oscurando il cielo. Le signorine aprono gli ombrelli per ripararsi dagli escrementi. Da quando ho accompagnato Walter e Gustavo all'aereo per Lima la casa è quasi vuota: Henning dipinge dei bozzetti, io ascolto musica, qualcuno dà da mangiare del pesce all'ocelot; si potrebbe essere tentati di pensare che questa è la pace. Luciano, il nostro domestico indio, mentre puliva il pavimento si sforzava di cantare il brano della Geistliche Chormusik di Schutz: «Un grido giunse dalle montagne, Rachel piangeva i suoi bambini e non poteva essere consolata perché per loro non c'era più speranza». Luciano è un uomo silenzioso, che riesce sempre a rendersi invisibile, e io nutro un grande affetto per lui. Nell'atrio dell'aeroporto un colibrì ferito svolazzava sul pavimento liscio, non riusciva più a sollevarsi in aria. Quando le forze lo hanno abbandonato, i giovani lustrascarpe gli hanno dato dei colpetti con i piedi e il colibrì è scivolato lungo il pavimento seguendo una traiettoria confusa e disordinata. 39

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Da giorni nella piccola doccia, che è alimentata da un barile per la benzina fissato al soffitto, c'è uno scarafaggio morto, così enorme che per la sua mostruosità sembrava uscito da un film dell'orrore; giace in una pozza d'acqua, con il ventre rivolto verso l'alto, ed è talmente orripilante che finora nessuno di noi ha osato toglierlo di lì. Ero seduto al mercato di Belén e parlavo con un barcaiolo. Una tarantola grossa come un pugno, scura e ricoperta da una fitta peluria, è salita da sotto il tavolino e si è arrampicata lentamente, come al rallentatore, tra le nostre bottiglie di birra per poi sparire di nuovo dall'altra parte sotto il ripiano, dove avevamo allungato le gambe. Abbiamo proseguito la nostra conversazione come se nulla fosse. Una donna, ubriaca al punto da perdere conoscenza, era sdraiata a terra tra la sporcizia e russava. La gonna lurida le si era sollevata ed era evidente che non indossava biancheria. Ho comprato una nuova rete di fibra intrecciata, perché ho dimenticato la mia appesa a un palo nell'inesistente Delfus, e anche una coperta - di notte infatti fa abbastar\za freddo - , una grande amaca, due sacchi di farina gommati contro l'unnidità della foresta; ho trovato perfino dello zucchero, che ormai non c'è piCi da nessuna parte perché i pochi negozi rimasti sono stati tesauri2izati. La gente fa la fila, ma sono riuscito a comprarne due chili. Poi, da solo in casa con il giovane contabile segaligno che abita in città, la cui semplice presenza è sufficiente per annientare ogni pensiero. Henning ha disegnato lo schizzo di una polena per la nave di Fitz, una donna india mezza nuda, con un pitone attorcigliato intomo al corpo, un alligatore e una tartaruga che le copre il ventre con la sua corazza. 40

iquitos, ló luglio 79 Il telex alla posta, l'unico mezzo di comunicazione con il resto del mondo, si è rotto un'altra volta e un meccanico l'ha smontato; se e quando funzionerà di nuovo nessuno può dirlo. A mezzogiorno sonnolenza afosa, pesante, opprimente, fa molto caldo e non c'è nemmeno una nuvola. Mi sono strappato con grande sforzo all'inerte rimuginare e sono andato sul Rio Nanay. Polvere, calura. Carte vuote mi fissavano. Quando sono tornato indietro il sole stava calando. A ogni passo i moscerini si sollevano dall'erba e risplendono nella luce del tramonto come polvere d'oro. Le galline mi sono corse incontro al recinto, seguite da anatre starnazzanti; il maiale mi ha raggiunto di gran carriera tra i grugniti, e sembrava che tutti gli animali domestici si aspettassero urgentemente una risposta da me. Solo il tigrillo si è avvicinato circospetto ed elegante alla rete metallica della sua gabbia, ha reclinato leggermente la testa, come fosse pronto ad ascoltare. Una nutrita truppa di soldati della marina marciava in strada correndo con passo strascicato. Tenevano i fucili di traverso contro il petto ed emettevano un coro di grida gutturali in risposta al comandante. La mattina sono stato al museo, che conserva una serie di acquari profondamente desolanti, pieni di acqua schifosa e putrida e che hanno ucciso ogni forma di vita al loro intemo. Soltanto in uno, in cui non ci sono né pietre né piante ma solo acqua stagnante da mesi, sono sopravvissuti un paio di pesci sconsolati. C'erano anche alcuni uccelli male impagliati, a cui i visitatori precedenti avevano strappato gran parte delle penne passandogli davanti, serpenti, tartarughe e qualche statua in gesso di indios, Yaguas e Ashaninkas, da cui pendevano oggetti di uso quotidiano provenienti dal nego41

zio di souvenir dell'aeroporto. Il taxi che ho preso oggi, come tutti gli altri, non aveva le rifiniture inteme e, come tutti gli altri, era pieno di buchi sul fondo. Non riesco a ricordare di aver viaggiato una sola volta in un taxi in cui si chiudesse ro le portiere. Colpiva, nella vettura di oggi, soltanto il fatto che mancava il volante; l'autista azionava lo sterzo con una grossa tenaglia, una chiave inglese, e se la cavava bene. Nondimeno, al pensiero di ciò che ho intenzione di fare mi viene il capogiro. Sul tavolino troppo alto, al quale oggi hanno accorciato le gambe appositamente per me, arde ora una lampada a cherosene. Fuori il sole scomparendo si tira dietro la notte come un sipario che si chiude veloce sul palcoscenico al termine di uno spettacolo. Gli uccelli diurni si zittiscono. Per oggi la farsa è finita. Iquitos, 14 luglio 79 Mentre andava in città con la jeep, Uli ha dato un passaggio a un soldato che si stava recando in ospedale a trovare qualcuno. Una volta arrivati, il soldato si era dimenticato quello che voleva fare. Ma non voleva nemmeno scendere e pretendeva che Uli restasse lì insieme a lui. Aveva l'aria confusa. Solo a quel punto Uli si è accorto che era completamente sbronzo. Non sapeva cosa fare, alla fine gli ha dato una leggera spinta e quello è caduto fuori dalla jeep. Si è addormentato all'istante, sul ciglio della strada davanti all'entrata dell'ospedale. Afa che annienta ogni cosa. Spossatezza pomeridiana. Uli si dibatte nel sonno in una lotta umida dalla quale si risveglierà esausto. Quando dorme ha un aspetto piCi adulto e 42

più virile, di solito si dice che somigliamo a bambini, ma questo non vale qui, sotto Topprimente cappa di piombo dei Tropici. I maiali grufolano tra i rifiuti in decomposizione. Fuori un neonato strilla. Un insetto mostruoso svolazza in cerca della migliore posizione di attacco, nel torpore febbricitante del dormiveglia si è ingigantito fino a raggiungere le dimensioni di un elicottero, e benché lo osservi per tutto il tempo come attraverso un velo di nebbia e sappia che mi distruggerà, non riesco a trovare l'energia per alzarmi e rispondere con un languido assassinio. Iquitos - Lima, 15 luglio 79 Ieri notte è arrivato Andreas. Io ero a letto dalle otto e leggevo Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, ma in realtà volevo andare al cinema. Mi sono alzato solo quando ne è venuta voglia anche agli altri. D film era argentino, c'erano un tipo smilzo, il compare grasso, bionde con il seno prosperoso e biancheria seducente appesa nella cucina di una delle donne. Quello grasso, che per via della mole non riusciva a chinarsi, andava sempre a sbattere contro le mutandine e i reggiseni che penzolavano e roteava gli occhi in estasi. La ragazza di Andreas rideva fragorosamente. In una scena, il tipo grasso ha giocato anche a tennis. Abbiamo trovato il guardiano di notte afflosciato a terra, che dormiva appoggiato allo stipite della porta; era ubriaco fradicio. La testa gli era ricaduta sul petto, il berretto era scivolato e si era vomitato sulle gambe che teneva allungate davanti a sé. Non mi ha sentito, sebbene sia stato costretto a fermarmi proprio davanti a lui con la moto scoppiettante, così sono passato saltando il controllo. Più tardi, quando è tornato Andreas e si è messo a discutere a voce 43

alta con il taxista, il guardiano doveva essersi svegliato, infatti è apparso barcollando, la lampadina tascabile che faceva lo slalom sui nostri visi nonostante in casa la luce fosse accesa, e si è inserito nel battibecco. Ha un solo dente in bocca. La mattina l'ha trovato UH addormentato nella rimessa, per la precisione sulle assi che rivestono la gabbia dell'ocelot. All'alba, sulla strada per l'aeroporto, abbiamo incontrato Huerequeque, che a dispetto della pancia e dell'età procedeva in modo sorprendentemente spedito. Di ritomo al Nanay, però, si ferma da ognuno dei suoi innumerevoli compadres per farsi una birra, così spesso gli ci vogliono giorni interi per percorrere il tragitto fino a casa. A Lima con Walter, Gustavo, Janoud; morale avvilito. Nel pomeriggio si sono presentati due uomini di un ministero, che a prima vista sembravano ragionevoli; invece per le pratiche del nostro contratto con la comunità di Wawaim avevano elaborato un piano d'azione assolutamente schematico, con tanto di punto A, punto B, punto C e relativi sottoparagrafi. Nell'insieme sa di manuali scadenti sull'amministrazione delle province, e dobbiamo guardarci bene dall'avere a che fare con la burocrazia del governo se non vogliamo provocare la rapida disfatta del progetto. Notte di fiacca pazienza all'aeroporto. Il velivolo sarebbe dovuto decollare a mezzanotte, ma quando si erano ormai fatte le tre di mattina il cameriere del ristorante deserto ci ha indicato lo sgabuzzino adiacente al bar, dove anche lui, come ci ha detto, dormiva steso sul pavimento quando non c'era più nessuno ma era costretto a rimanere al suo posto. Si era accorto che avevamo perlustrato il piano superiore da cima a 44

fondo in cerca di un ufficio rimasto aperto in cui sdraiarci, ma era tutto chiuso. Abbiamo dormito un'ora per terra. Lima ' Los Angeles, 16 luglio 79 Viaggio da carù fino in Messico, aereo irrimediabilmente sovraffollato. Un'ora fermi a Lima, seduti e con le cinture di sicurezza. Nessun annuncio e nessuna spiegazione e, come accade sempre in casi simili, gli steward facevano finta di non essere a bordo. Alla fine sono sceso dall'aereo, erano già passate da un pezzo le cinque di mattina, e sono andato a vedere da solo cosa succedeva, infatti vicino al vano bagagli c'era confusione. È venuto fuori che lo scarico del gabinetto era colato da una falla nello scompartimento e lo aveva parzialmente allagato. Una buona dozzina tra impiegati e operai dell'aeroporto discutevano se qualcuno dovesse fare qualcosa, e se sì, chi. Ho visto uno degli operai scivolare su un bagaglio nella stiva aperta; un altro su un veicolo, che consisteva essenzialmente in un nastro trasportatore, era stramazzato al suolo, dire che era caduto sarebbe troppo poco. Ho capito che la cosa sarebbe andata per le lunghe, ed essendo venuto a conoscenza della situazione mi sono rassegnato al mio destino con un umore un po' meno cupo. Los Angeles, 17-18 luglio 79 Los Angeles, San Francisco. La troica al comando della Fox lascerà la Fox e aprirà un'attività in proprio. Hanno fatto delle t-shirt con la locandina di Nosferatu, mi sembrano belle. Stasera arriva Syberberg da Monaco e voglio provare a travestirmi da chauffeur e andarlo a prendere insieme a Tom Luddy con la limousine più grande che Coppola possiede. 45

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Due notti fa ho avuto una specie di crisi, simile a quelle che mi sono già capitate un paio di volte, una sull'isola di Kos, quando eravamo vittime di un attacco aereo e avevo buttato tutti giù dal letto, e un'altra a Taormina, quando prima la stanza e poi tutta la terra avevano cominciato a inclinarsi, e io mi puntellavo per resistere, sveglio, ma forse ancora in una sorta di sonnambulismo. L'altra notte era tutto così reale e fisico, che non ho ancora trovato il coraggio di descrìverlo, perché temo possa trattarsi di qualcosa di diverso dal sonnambulismo. È morta Larissa Shepitko. Ha perso la vita quattordici giorni fa in un incidente, mentre si recava sul set. Il suo minibus con a bordo sei persone si è scontrato con un camion che trasportava calcestruzzo. I pesanti blocchi si sono staccati e hanno schiacciato il pulmino e, stando a quanto abbiamo potuto capire, sono morti tutti i passeggeri. Quando Tom Luddy mi ha detto che doveva parlarmi e che era meglio mi mettessi seduto, allora ho saputo, proprio un istante prima che me lo dicesse, che Larissa non c'era pivi, e l'ho rivista davanti a me, mentre a notte fonda bevevamo champagne a Mannheim e sentivamo che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo visti. Ne era talmente convinta e presagiva la sua morte imminente con una sicurezza tale, che ci salutammo con estre ma tranquillità. Mi aveva telefonato verso mezzanotte, si sarebbe fermata ancora qualche ora prima di ripartire per il festival, dovevo raggiungerla, subito, così presi una bottiglia di champagne dal frigo, salii in macchina e arrivai a Mannheim alle quattro di mattina circa. Mi sono alzato e sono uscito dall'ufficio di Tom e ho rovistato senza scopo nei pochi libri che avevo con me, Gregorovius, Storia della città di Roma, Chatwin, In Patagonia, la King James Bible, una grammatica spagnola, Quirinus Kuhlmann, KUhlpsalter, Joseph Roth, Giobbe, Livio, la seconda guerra punica, e non vi ho trovato consolazione. 46

ban Francisco, 20 luglio 79 San Francisco. Vuoto. San Francisco, 21 luglio 79 Temporale la mattina. Il Golden Gate si ergeva mitologico nella nebbia. Mi sono fatto fare un tatuaggio, complice Paul Getty. Abbiamo parlato di Roma, dove lui, la moglie e la sorella gemella di lei, insieme a una banda, scassinavano auto, tra cui la mia. Una volta gli spararono, e io mi svegliai nella mia camera d'albergo per le esplosioni. Abbiamo parlato dell'orecchio che gli avevano tagliato i rapitori. Lui si è fatto tatuare una farfaUa e io, senza averci pensato prima, ho disegnato per me un teschio che canta, prendendo spunto dai modelli disponibili. Però ho rischiato di svenire, come mi succede immancabilmente quando mi fanno un prelievo dalla vena del braccio, e simili episodi si sono susseguiti a catena quando mi toglievano di continuo il sangue per farmi le analisi per la malaria e la bilharziosi, a ogni modo ho cominciato a vedere nero e ho detto qualcosa solo perché mi sentivo in imbarazzo, allora il tatuatore ha preso subito provvedimenti a me ancora sconosciuti: testa piegata tra le ginocchia, un attimo fermo in quella posizione, poi qualcuno ti tiene premuta la mano sulla nuca e tu sollevi il collo. In questo modo il sangue ritoma alla testa, davanti agli occhi restano solo delie macchie e poi la vista diventa più chiara. Bere molta acqua. La morte indossa Io smoking e canta in un microfono degH anni Cinquanta. Napa, 23 luglio 79 Sulla veranda della casa di Coppola a Napa Valley. Cantina, una quercia imponente davanti all'edificio padronale, sen47

tiero attraverso il bosco fino al piccolo stagno delimitato da argini, buoi, caldo secco. Syberberg ha detto: come in Russia prima della Rivoluzione. Il nipotino di Rassan fingeva di essere un pirata, e gli altri bambini lo hanno buttato immediatamente in piscina. San Francisco, 24 luglio 79 Resoconto via telex di Walter da Iquitos sulla situazione a Cenepa. Il gruppo di Aguarunas del corso inferiore del fiume, che vuole attirare l'attenzione su di sé, ha fatto sapere a Vivanco che il nostro campo sarebbe stato attaccato e che avrebbero portato dei giornalisti. Gli abitanti di Wawaim non vogliono avere nulla a che fare con il tentativo dei sovversivi di prendere piede lì politicamente. Malgrado ciò, Vivanco preferiva andare alla base di Chàvez Valdivia. Al momento c'è rimasto solo l'agronomo, che la gente vorrebbe avere sul posto per farsi mostrare metodi perfezionati nella coltivazione del cacao, inoltre il nostro avamposto medico è ancora attivo e molto frequentato. Finora vi abbiamo curato più di un migliaio di pazienti provenienti da tutta la regione. Questo però non cambia niente, è necessaria una decisione sostar\ziale da parte mia. All'inizio era una decisione esclusivamente geografica, due fiumi, che quasi si toccano, con una sola stretta catena di montagne nel mezzo, ma adesso ha acquistato una dimensione politica e forse, all'ombra di questa, anche militare. Accantono ancora il pensiero, di cui riesco a liberarmi solo a fatica, che esattamente nel luogo in cui viene girato il film possa scoppiare una guerra con l'Ecuador.

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ban Francisco, 2b luglio 79 Difficoltà finanziarie. La palpebra dell'occhio sinistro è nervosa, e quando non è nervosa si chiude in modo piuttosto vistoso. Lavoro disciplinato nonostante tutto. Sono stato nel penitenziario di St Quentin. La camera a gas è dipinta di un luminoso verde-giallo. Ho dovuto firmare un documento in cui dichiaravo di essere informato che nel caso fossi stato preso in ostaggio non avrebbero negoziato il mio rilascio. Dato che negli ultimi tempi all'interno delle mura del carcere si è verificato un numero insolitamente alto di omicidi e scontri violenti, sono diventati più prudenti sulla questione della responsabilità, nell'eventualità che succeda qualcosa. Iquitos, 8 agosto 79 Decisione frettolosa di tornare in Perù. Città del Messico, Lima, Iquitos. A Iquitos la situazione si è esacerbata perché non ci sono più soldi, noi però abbiamo le navi in cantiere - dovranno essere due gemelle identiche - , inoltre dobbiamo costruire un'infrastruttura completa e continuare a provvedere al campo sul Marafìón, anche se il futuro di quella zona è molto incerto. Di fatto, in base a un elenco delle priorità più urgenti, ci servirebbero subito trecentomila dollari, ma io continuo a essere solo, senza neanche un socio che mi appoggi nel finanziamento. Quelli che lavorano qui sembrano sbandati e privi di punti di riferimento. Di recente è arrivato anche UH Graf dell'Università di Brema con la fidanzata. Lo spazio è diventato stretto e non aiuta molto il fatto che da allora mi sia sistemato alla meno peggio nel tramezzo dietro la cucina. Prima era il pollaio, e il soffitto è bassissimo e leggermente sporgente al centro, così se sto in piedi ci sbatto contro. Di notte i topi imperversano là sopra e nel dormiveglia 49

ho sempre l'impressione che mi scorrazzino proprio sulla testa. Alle zanzare mi abituo ogni volta solo lentamente. Abbiamo risalito per un'ora il Rio Momón, poi abbiamo spento il motore e ci siamo lasciati sospingere indietro dalla corrente pigra, quasi impercettibile. Su di me è scesa una tale pace che ho creduto di scoprire qualcosa che nella mia vita era andato perduto. Iquitos, 15 agosto 79 Ritornando in moto dalla città mi sono ferito a un piede. Sono finito su un cappio di ferro che spuntava dalla melma sulla strada per Nanay e adesso non guarisce, come ogni cosa qui in Amazzonia. Ho visto un cane, il più triste di tutti: si reggeva barcollando sulle zampe e camminava curvo, rigirandosi in modo simile a un serpente. Sulla schiena e sulle spalle aveva piaghe aperte e cercava di morderle contorcendosi all'indietro. Senza che ci sia un vero motivo, in questi giorni continua a tornarmi in mente un'immagine: la locanda nella campagna della Slovacchia, proprio sul confine con la Polonia, in cui abbiamo girato Nosferatu. L'edificio era occupato da polacchi che per la stagione lavoravano come taglialegna, dormivano in quattro nelle camerette piuttosto piccole, e giocavano a carte nel grande soggiorno, ammassati attorno alla stufa cilindrica di ferro, fumavano, cuocevano il lardo direttamente sulla superficie della stufa che fumava per il grasso, bevevano vodka ed erano ubriachi già alle nove di mattina. Le boscaiole, donne ben piantate che indossavano giacconi imbottiti della Siberia, bevevano con loro. Poco dopo il rientro serale, senza che i presenti nella stanza si lasciassero distrarre dalle proprie attività, una boscaiola si mise a fare sesso

so con uno degli uomini sul divano in mezzo agli altri. Per il tempo che durò questa occupazione, l'uomo non si tolse il giaccone e tenne lo zaino sulle spalle. Sul Rio Cenepa la situazione sembra in linea di massima chiarita, infatti è stato stipulato un contratto dettagliato con la comunità e quasi cento uomini lavorano per noi all'assetto del campo provvisorio; sono stati soprattutto loro a fare pressione affinché potessimo restare. Walter, che crede molto nell'efficacia degli assiomi legali, vede le cose in modo idealizzato, ha dispensato whisky; io invece rimango scettico, perché non basta il whisky a far sparire per incanto le implicazioni politiche della regione che non dipendono da noi. L'ocelot è cresciuto e l'indole del predatore diventa sempre pili evidente, anche se continua a essere affettuoso e giocherellone come un gattino. Oggi ha ghermito un paio di mutande di Andreas dalla scatola della biancheria, ha difeso il bottino soffiando furiosamente, l'ha agitato qua e là, dopo di che l'ha fatto a pezzi. Poi, mentre mettevo al sicuro il resto della biancheria, mi ha graffiato con la zampa lasciandomi un segno lungo tutto il dorso della mano. Il nostro grosso pappagallo, pancia gialla, schiena blu e muso bianco con delle linee nere, che ha visto tutto, si è agitato. Quando si innervosisce è persino capace di arrossire. Sul tragitto che dal Rio Nanay conduce in città, la pioggia ha portato via un pezzo di strada vicino al distributore di benzina, si è creata una piccola voragine e bisogna girarle intomo facendo una deviazione tra i campi. Tutti hanno accettato il nuovo percorso, la strada non verrà mai riparata. In prossimità della discarica di San Tomàs sono rimasto con una gomma a terra, centinaia di avvoltoi rovistavano tra 51

l'immondizia e alcuni mi si sono avvicinati saltellando pesantemente, finché un uomo con un pick-up traboccante mi ha fatto accomodare sul suo carico di arance. Più tardi Paul è andato a recuperare la moto con la macchina e l'ha trasportata alla sua osteria. Per prima cosa il meccanico che era stato chiamato è andato a prendere il suo assistente, poi si sono ubriacati entrambi e si sono messi a cantare seduti a terra, più che altro un salmodiare privo di melodia, che ben presto si è spento perché i due si sono addormentati. Un'ora dopo ho svegliato l'assistente, che mi sembrava il meno sbronzo^ lui però si è limitato a guardarmi come da una grande distanza, ha finito di cantare una strofa rimasta a metà ed è crollato di nuovo. Waioaim, 17 agosto 79 Wawaim. Ieri volo da Iquitos a Saramiriza. Durante l'atterraggio sul fiume presso Saramuro i due giovani piloti, che si davano arie di estrema importanza, hanno quasi distrutto la piattaforma galleggiante e più tardi hanno sbagliato rotta; inoltre, dato che si erano dimenticati di fare rifornimento a Saramuro, il carburante ha cominciato a scarseggiare e loro non avevano ancora trovato il Maranón. Si sono girati verso di me e mi hanno rivolto un sogghigno imbarazzato, lo ero seduto nel corridoio, sopra dei sacchi pieni di cipolle, e ho fatto gentilmente notare che si stavano allontanando dalle montagne, anziché andare nella loro direzione. La barca di Huerequeque era a Saramiriza, ma i nuovi barili di benzina sono andati tutti perduti. Huerequeque ha detto che erano stati trascinati da una piena un paio di giorni prima. Invece abbiamo ritrovato la benzina molto più a monte, chiaramente H. l'aveva venduta, ma insisteva a ripe52

tere che l'aveva portata via la corrente. Non riusciva ad afferrare la contraddizione, ossia che le onde avrebbero potuto trasportare i barili solo a valle. Dopo abbiamo bevuto birra e siamo andati d'accordo più che mai. Ci è venuta fame, ma non abbiamo trovato nulla. Non c'erano uova, né yucca, né riso, niente. Alla fine siamo riusciti a procurarci una confezione arrugginita di tonno in scatola, che mentre lo mangiavo mi è sembrato sospetto. Durante notte ho avuto un attacco di diarrea, così improvviso che me la sono fatta nei calzoni mentre mi inoltravo nella giungla. Poi ho nuotato per un po' nudo nel fiume silenzioso, che a sua volta nuotava nel silenzio di una notte nerissima. > Durante il ritomo da Saramiriza ho di nuovo dormito per gran parte del tempo sul tetto della barca. D Pongo era alto pochi piedi pili del normale, non lo avevo ancora mai visto così basso, e nei punti più difficili, adesso completamente innocui, ci siamo fermati con il motore a regime ridotto per misurare l'acqua. A Pinglo il comrmndante mi ha detto con un certo entusiasmo nello sguardo quanto gli piaccia fottere la gente e come la uccida volentieri. Poi, senza che glielo avessi chiesto, ha preso una delle sue bottiglie di birra piena fino all'orlo di polvere d'oro e ha voluto che la soppesassi con la mano. Impressionanti progressi al nostro campo. Adesso lavorano da noi centotrenta persone. In alto sulla collina un fabbricato circolare, il comedor, è quasi pronto. Lo chiamiamo la Grande sala del popolo. Capanne, ponti di liane, una cucina che abbiamo dovuto rinforzare con altri quattro uomini. Sulla spiaggia i nostri falegnami stanno costruendo una grande barca di legno, e come da accordi andrà agli Aguarunas in aggiunta alla paga. Per trasportare e vendere i raccolti, gli indios vengono sfruttati da altri indios, vedere una cosa del 53

genere di fatto contraddice l'ideologia vigente. L'infermeria funziona già abbastanza bene come avamposto medico, e il nostro dottore insegna ad alcuni dei locali a diventare infernùeri. L'an\nìinistrazione degli iiìdios ha mandato un giovane avvocato da Lima per farsi un quadro della situazione, perché alcuni giornali hanno riportato la notizia che contrabbandiamo armi, obblighiamo gli indios a lavorare come schiavi e altre sciocchezze ancora. La sera c'è stato un violento acquazzone e tutti si sono rifugiati all'interno del dormitorio che ha il tetto migliore. Accanto a me sul materasso dormiva l'agronomo di Iquitos che ha creato con gli Aguarunas un prototipo di fabbrica per la lavorazione del cacao, russava rumorosamente e scoreggiava ancora più forte, ma non c'era nessun altro posto libero dove potessi sdraiarmi. I falegnami harmo appeso a un ramo una cesta a maglie larghe con dentro un chuchupe che hanno catturato, il piìi pericoloso tra i serpenti velenosi di questa zona. A causa del suo colore, si distingue a fatica dalle liane. Mi fissava con i luminosi occhi giallo-rossicci, ci siamo misurati a lungo. L'ho stuzzicato sfiorandogli cautamente la testa con un ramoscello attraverso la cesta e lui si è ritratto con estrema lentezza, però non mi si è avventato contro perché si rendeva conto che nel mezzo c'era il paniere. Wawaim, 18 agosto '79 Ho chiesto ai tre macheteros migliori di mostrarmi la via per trainare la nave oltre le montagne. Si inerpicava nella giungla fitta con una pendenza micidiale e in pochissimo tempo ero talmente fradicio di sudore che anche la mia cintura di 54

cuoio si era gonfiata per Tumidità. Nonostante avessi un fazzoletto intomo al collo, le formiche di fuoco mi si infilavano sotto la camicia e mi camminavano lungo la schiena. Tornando verso il Rio Cenepa ero malfermo sulle gambe e lungo la discesa fangosa sono scivolato tra i cespugli di rovi; appena arrivato al fiume mi sono gettato bocconi nell'acqua per bere. Poi c'è stato un forte temporale. Ritomo al campo al calare dell'oscurità. Le nuvole si erano ritirate e lucciole e stelle danzavano sulla mia testa. Un gracidare dal fiume, ma il verso delle rane sembra piuttosto quello delle pecore. Di notte nella foresta sono echeggiati degli spari, e uno degli Aguarunas ha riportato un animale che doveva essere una scimmia ma somigliava più a una martora. Sarà il mio pranzo di domani. Il tempo si trascina come un elefante e i cani mi strappano il cuore. Spiaggia di Wawaim, 19 agosto 79 Questa mattina il campo è tranquillo, forse perché sono rimasti solo trenta Aguarunas, tutti gli altri sono partiti ieri per il fine settimana e sono tomati ai villaggi dalle famiglie. Il fiume è calato ancora, adesso dal banco di ghiaia sul fondo spunta un gigantesco albero levigato che prima non si vedeva. Sull'altra sponda si accumulano pietre oblique e lisce. Un tronco spoglio, trasportato dall'acqua, si è incastrato tra le rocce sporgenti. I cuochi ci hanno preparato uova al tegamino, la padella direttamente sulla fiamma. Per tutto il giorno e anche di notte gli Aguarunas bmciano i grandi tronchi di legno che sono stati portati sulla spiaggia, e arrostiscono un alligatore che hanno tagliato in due pezzi. Di sicuro non era più lungo di un metro. Cuociono l'animale così com'è, togliendogli solo le interiora: gli lasciano la pelle e staccano la 55

carne con le dita. Vapu, stivali di gomma ai piedi, siede su due barattoli di latte condensato Ideal con il piatto sulle gambe. Giù sulla spiaggia entrambe le barche, che ieri erano in acqua, ora sono arenate su un banco di ghiaia. Il cacciatore è passato con fare altezzoso, il fucile a pallini in spalla. Lentamente la nebbia si dirada sul Pongo de Huracayo. Stamani ho cercato Walter nel suo letto nella piccola capanna vicino aUa mia, ma ho trovato soltanto la coperta aggrovigliata: più tardi però ho scoperto che in realtà era a letto, ma si era talmente raggomitolato che non mi ero accorto del suo corpo sotto le coperte. Ieri ha parlato a lungo di Agnine e mi è tornata in mente tutta una serie di atrocità, che in parte avevo dimenticato e in parte volutamente rimosso. Ma anche bei ricordi. Noi due che nuotiamo verso un punto più tranquillo sotto le rapide violente dell'Urubamba sempre più impetuoso e vorticoso per raggiungere la chiatta sulla riva opposta che permetteva di attraversare il fiume con un cavo d'acciaio: quando ci siamo guardati intomo, tutto a un tratto un gorgo semicircolare avanzava verso di noi con un terribile e fragoroso risucchio, per poi cambiare direzione poco prima di raggiungerci. Io che la prima settimana dormo sul pavimento di terra battuta della capanna di una donna minuscola e deforme con nove figli e di notte nù si arrampicano addosso interi branchi di porcellini d'India, che tenevano come animali domestici e che poi mangiavano arrostiti sul fuoco. Kinski che arriva nella foresta vergine con tonnellate di attrezzatura da alta montagna, sacchi a pelo imbottiti di piuma d'oca, picozze, corde e ramponi, e che vuole sfidare la natura impervia e selvaggia delle Ande ricoperte di ghiaccio. Non si rassegnava all'idea che la sequenza d'apertura con centinaia di maiali su un ghiacciaio in mezzo a un esercito di conquistatori spagnoli, barcollantì per il mal di montagna, fosse stata cancellata da 56

tempo, benché glielo avessi scritto molte volte, perché durante le prime ricogrùzioni in prossimità del passo Walla-Walla, dove un ghiacciaio era scivolato a un paio di chilometri dalla strada transitabile, quattro delle sei persone che erano con me s'erano sentite male per l'altitudine, e Walter era quello che si era sentito peggio. Kinski che, dopo aver sostenuto urlando che lui è un uomo della natura e che non dormirà mai in albergo, già la prima notte s'inzuppa nella sua tenda sotto la pioggia torrenziale dei Tropici, e quindi gli costruiamo una tettoia di foglie di palma intrecciate; a ogni modo, a partire dalla seconda sera si era rifugiato in quello che all'epoca era l'unico hotel del Machu Picchu, dove notte dopo notte, colpito da accessi di furia, picchiava la moglie vietnamita trascinandola sul pavimento e sbattendola contro le pareti, al punto da svegliare gli altri ospiti che accorrevano inorriditi, e solo corrompendo il proprietario dell'albergo era stato possibile evitare che K. venisse buttato fuori. W. raccontava di come ogni volta, verso le quattro di mattina, puliva con discrezione le tracce di sangue lasciate dalla donna che il bruto scagliava contro le pareti. Questi però sono solo gli ordini minori. Prima d'oggi non ho mai osato mettere per iscritto simili episodi. È passata una canoa, davanti tre uomini remavano sincronizzati con lunghe pertiche, dietro era caricata la merce su cui stavano accovacciati una donna con il suo bambino. Pomeriggio: viaggio in motoscafo a Pinglo perché doveva arrivare un aereo. I sobbalzi dell'imbarcazione mi hanno tenuto sveglio quasi tutto il tempo; ho guardato con stupore la foresta vergine che sfilava di fianco. A Pinglo, come prevedevo, l'aereo non c'era, e siamo andati alla fabbrica sull'altra sponda del Rio Santiago per vendere i buoi a un uomo che vive lì già da venticinque anni e comincia a sentirsi troppo 57

solo. Dato che è venuto giù un nubifragio, sono uscito sulla veranda di casa sua a giocare con due cuccioli di cane. Nessun arbusto di giusquiamo deve essere morto invano.** 11 Pongo era alto dodici piedi piìi del normale, ma non è stato difficile attraversarlo. Sono rimasto in piedi nella parte posteriore della barca, aggrappandomi al tetto. Saramiriza era desolata come sempre, mi sono addormentato nella piccola bottega, la testa appoggiata al tavolo, e chiocce con i pulcini sotto le ali e le penne arruffate si sono accomodate tra i miei piedi; uno dei pulcini ha infilato fuori il piccolo becco attraverso le piume sotto l'ala. I caiù dormivano, dormiva ogni cosa. Verso le cinque partiva una vettura per la Estación Cince, ma il nuovo bellimbusto addetto alla sicurezza a bordo non ci ha fatto salire, a quanto pareva era tutto pieno. Lì vicino, dove era allestito il campo degli uomini di Williams impegnati alToleodotto, è rimasto solo uno spiazzo di ghiaia, e intomo, dove sorgevano dozzine di bettole, botteghe e bordelli, ci sono soltanto impalcature che si sgretolano, come scheletri di animali che non appartengono a questi luoghi. Tra questa zona morta e la stazione di pompaggio di Cinco ci sono ancora un paio di sconsolati casotti di assi, e in uno di questi abbiamo trovato una sistemazione per la notte. Sarà una notte piena di pulci, cimici e zaiìzare. Sulla sabbia davanti alla capanna sono stati sistemati tavoli traballanti con un paio di panche. Cinque filippini malinconici, che lavorano su alla stazione, bevono birre calde e parlano tra loro in tagalog, mentre un disco di John Travolta gracchia a ripetizione da mezz'ora. I nostri barili di benzina trascinati dal fiume erano lì, vuoti, e il padrone della baracca ci ha imbastito sopra una storia, dicendo che li

* HUhnertod, il giusquiamo,

letteralmente significa "morte dei polli".

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aveva comprati da un uomo che chiamava con indignazione «il ladro», che però era morto due mesi prima, quindi, purtroppo, non poteva provarlo. César tossisce, tornerà a Cuzco perché ha un problema a casa, così ha detto, e in più la moglie còrsa è agli ultimi mesi di gravidanza. Saramiriza, 20 agosto 79 Presto il pilone del piccolo trasmettitore di Saramiriza sarà ricoperto di liane e rampicanti, cominciano già ad abbarbicarsi su tutti i lati ai tralicci. Nello stesso momento in cui siamo arrivati al fiume stava atterrando un elicottero, accolto dall'abbaiare del cagnaccio più miserabile che abbia mai visto. Gli correva dietro, come a volte fanno i cani con le auto, nonostante Taria sollevata dal motore rischiasse di gettarlo a terra e gli scaraventasse contro la ghiaia. Poi, da una certa distanza, il cane ha alzato la zampa e ha pisciato in direzione dell'elicottero. Notte nella più avvilente e misera delie baracche, che si definisce albergo; sulle prime sembrava un ritrovo di cimici, ma da quel punto di vista non era poi così male. L'albergo aveva un piano superiore, che consisteva solo di un tramezzo di tavole di legno aperto su un lato. Porte non ce n'erano e sul pavimento si apriva un grosso buco che era stato coperto con un telone di plastica nero, quindi poco visibile: nella penombra ci ho messo un piede sopra e sono sprofondato al rallentatore al piano di sotto, trascinando il telo con me, proprio in mezzo alla famiglia dell'oste che stava riposando, e da lì sono tornato di nuovo nella mia camera salendo per una scala a pioli. Dal tetto di lamiera ondulata filtrava la pioggia, ma durante la notte c'è stato solo un breve temporale. La mattina mi ha svegliato il suono del richiamo per uc59

celli che conoscevo già da Aguirre. Qui lo chiamano wistwinsche. Mi hanno svegliato subito, perché erano tanti, si rispondevano e si sovrapponevano. Ieri sera sono andato in cucina, in una rimessa, mi sono seduto tra le donne e le ragazze e ho ascoltato i loro racconti. Qui il fiume scorre veloce. Sulla riva opposta, tra la ghiaia, si abbeverano due buoi neri. Oggi aspetteremo l'aereo tutto il giorno. Nella scuola di Saranniriza, una baracca di legno, non c'è nessuno, i banchi messi insieme frettolosamente sono vuoti e alle pareti sono attaccate tavole del sistema nervoso, degli animali utili e di quelli nodvi, dei muscoli, dell'apparato digerente dei bovini. Un disegno a matita fatto da un bambino mostra un bue, e su un asse sottostante sono fissati con i chiodi i prodotti ricavati dai bovini: per la categoria cuoio, un pezzo di pallone da quattro soldi, un pezzo di cintura, una spazzola da scarpe sporca di nero, ma nessuna scarpa, nemmeno un frammento. Per la categoria formaggio, parti di scatole di conserva della Nuova Zelanda, che im tempo contenevano formaggio da spalmare; per la categoria burro, tre frammenti di una sorta di conserva di marca australiana, di grandezze diverse, resti del coperchio e del contenitore con le piume di struzzo rosa del marchio; per la categoria latte, barattoli di Nestlé e Ideal. Un cane correva su tre zampe. Nell'emporio ho preso due bottigliette di Coca-Cola calda dal frigo che non funziona piìi e che adesso è dimora degli scarafaggi. Nella bottega ci sono in tutto due scaffali, con alarne t-shirt impacchettate in fogli di plastica opachi; le magUette sono spiegazzate e scurite dal sole, poi qualche palla di gomma, lucchetti, pile per torce elettriche. Uintero ripiano superiore è pieno di una serie di immagini sacre, riproduzioni a buon 60

mercato secondo rultima involuzione dei Nazareni. Una raffigura la Madonna che appare ai bambini di Lourdes, e c'è anche l'Ultima ceìm di Leonardo, in disparte. Una tartaruga preistorica ha attraversato la bottega strisciando, e dondolava la testa e il corpo come farebbe un autistico che non vuole avere nulla a che fare con il mondo. Fuori grufolavano i maiali. La tartaruga, quando ha provato a passare sotto una parete di compensato, è rimasta incastrata - il guscio, di cui non riesce a calcolare le dimensioni, era troppo alto - ma ha continuato a darsi da fare con caparbia forza di volontà e ha cercato inutilmente di spingersi avanti raschiando con le unghie. Il pavimento di legno è sporco di olio ed emana un acre odore di grasso. Sul retro, dal cortile disseminato di immondizia dove i cani e i maiali raspano tra i rifiuti, si è sentito il pianto di un neonato e io sono andato a vedere, dato che qui i bambini non piangono mai. Il piccolo era nudo, sdraiato a terra su un fagotto di stoffe, e la tartaruga, che nel frattempo era riuscita in qualche modo a uscire, era stata capovolta dalla madre sulla schiena, affinché non andasse addosso al bambino, e se ne stava lì immobile, la testa e le zampe completamente ritratte nella corazza. La madre, una meticcia, ha sollevato il neonato, una femmina, e mi ha fatto vedere che le aveva appena forato i lobi, ma invece degli orecchini vi aveva infilato e annodato uno spago. Davanti alla baracca stavano caricando banane verdi e papaie su un camioncino; i frutti venivano lanciati in alto. Mentre le papaie volavano, l'uomo che stava sul cassone, dove doveva accatastarle, cantava, e quelli che lanciavano i frutti tenevano il tempo. All'arrivo dell'idrovolante, runico avvenimento degno di nota di tutta la settimana, un paio di persone si sono affaccendate con movimenti pigri, piuttosto svogliati, come fosse 61

un disturbo, un'irruzione della storia nella torpida quiete del tempo. Ieri sera è giunta via radio una comunicazione diretta a noi, sembrerebbe di Gustavo, secondo la quale la Htdiìlliìga è in viaggio diretta a Pongo de Manseriche. Non può essere che perfino la radio diffonda già dicerie. Ma i comunicati tra le sette e le otto di sera restano pur sempre il nostro unico collegamento con il campo di Cenepa. César ascolta tutte le sere la radio a transistor, per un'ora si susseguono i tentativi di comunicare e di mettersi in contatto con sconosciuti nel cuore della giungla. n velivolo anfibio andrà prima ad Andoa, poi probabilmente tornerà qui e infine proseguirà per Iquitos. Il sole di mezzogiorno era rovente e l'attesa lunga. Abbiamo fatto rotolare i bidoni di benzina sull'orlo della sponda e li abbiamo gettati in acqua, dove sono stati ripescati e stivati sulla grande barca di Segundo. Almeno questa volta la benzina arriverà esattamente nel posto a cvii è destinata, sempre che non succeda niente nelle rapide del Pongo. D nostro motoscafo è arenato e ha le guarnizioni rotte. Il timoniere si è dimenticato di portare con sé i pezzi di ricambio e gli attrezzi e ora aspetta che si verifichi un qualche evento capace di far resuscitare il motore. Sudore, avvisaglie di burrasca, cani che dormono. C'è odore di urina stantia. NeUa mia minestra galleggiano formiche e scarafaggi insieme agli occhi di grasso. Signore onnipotente, mandaci un terremoto. Iquitos, 21 agosto 79 Di mattina i caprioli si mettono a saltare, ma giunta la sera si devono pur fermare, mi ha detto Walter a colazione. Nonostante la rima, l'atmosfera è alquanto nervosa, e io devo licenziare un paio di persone, primo fra tutti Alban, l'intaglia62

tore, che avrebbe dovuto consegnare la polena otto giorni fa, ce lo aveva assicurato, e invece è saltato fuori che non si è ancora procurato nemmeno il legno. Sono andato da lui su tutte le furie e gli ho chiesto spiegazioni. Sì che ce Taveva il legno, ha protestato, e me lo ha anche fatto vedere. Allora perché non iniziava subito a lavorare? Il legno doveva prima seccarsi, ma domani la polena sarebbe stata pronta. E quanto ci voleva prima che il legno si seccasse, ho voluto sapere. Una settimana, un mese, due anni? No, non così tanto, ha risposto deciso. E dopo, quale sarebbe stato il passo successivo? Dopo, avrebbe portato il legno al grosso tornio e lo avrebbe modellato. Mi sono fatto mostrare il tornio, e fin dalla prima occhiata è stato evidente che quello che avevo davanti era un rudere con Tasse centrale rotto. Non poteva sostituire Tasse? Certo, anche all'istante. Che significava anche all'istante? Il solo problema era che prima bisognava procurarsi Tasse a Mianni, il tornio era stato comprato lì. Comunque avrebbe potuto intagliare la polena anche senza tornio, solo che ci sarebbe voluto un po' più di tempo, ma pochissimo in più. Con un matita abbiamo inciso su un pezzo di compensato le tacche che corrispondevano ai giorni e alle settimane, e abbiamo contato insieme: ho fatto la somma e secondo i miei calcoli, nella migliore delle ipotesi, ci sarebbero volute tre settimane per realizzare la polena, ma a essere realistici cinque o sei. A quel punto Alban mi ha gettato uno sguardo da sonnambulo e ha detto no, così tanto no, assolutamente. Allora quando sarebbe stata pronta? Lui ha alzato gli occhi al cielo rapito in un'estasi profonda, come un santo della scuola dei Nazareni, e ha esclamato: maMna, domani! Problemi con l'autorizzazione a effettuare le riprese perché chiedono soldi da tutte le parti. Il generale maggiore dell'esercito ci ha fatto sapere che per prima cosa deve dare un 63

parere sul nostro progetto, ma che non sa cosa decidere, dipende da noi se convaliderà formalmente l'autorizzazione esistente, e io ero talmente stufo di tutte queste storie che sono andato subito da lui senza essere annunciato. L'ho affrontato in modo così diretto e ho inveito con tanta foga contro i riconoscibili meccanismi della corruzione, che lui mi ha guardato allibito e mi ha augurato buona fortuna, come si direbbe a qualcimo che si prepari ad attraversare a nuoto le cascate del Niagara. Il tempo della diplomazia è finito. Le punture degli insetti mi hanno fatto venire un'infiammazione alla gamba sinistra che adesso è molto gonfia. Iquitos, 22-23 agosto 79 Ieri notte verso le quattro, era ancora buio, W. mi ha scosso dal sonno dicendomi che mezz'ora dopo sarebbe partita una macchina per Lima. Semiaddormentato, mi sono messo i vestiti, poi una scarpa e ii\fine l'altra, ma dentro c'era un calzino appallottolato. Ho infilato la mano nella scarpa e all'improvviso, invece del calzino, mi sono ritrovato a stringere una tarantola, pelosa e grossa quanto un pugno. Nello stesso momento il nrdo cuore ha smesso di battere. Ho gettato il ragno a terra e ho pensato quanto fosse banale e umiliante morire in quel modo, e per un attimo ho riflettuto se sedermi o se invece fosse meglio essere colto dalla morte in piedi, e quando ho deciso che sarei rimasto in piedi, il cuore ha riconainciato di nuovo a pulsare, all'inizio incespicando, come un motore che per il freddo non riesce ad avviarsi. Senza essermi riconciliato con me stesso e il mondo del grosso ragno, mi sono seduto in silenzio nella jeep, e dopo pochi chilometri di corsa sfrenata il motore si è surriscaldato perché il custode si era dimentìcato di mettere l'acqua nel dispositivo di raffreddamento, anche se quando glielo ave64

vamo chiesto prima di partire aveva assicurato di averlo fatto. Il calore era tale che il tappo del radiatore è saltato in aria: per precauzione lo avevo allentato facendo leva con la mia scarpa da ginnastica. Lo abbiamo ritrovato sul tetto della jeep. All'aeroporto ci si è presentata un'immagine spettrale: tutte le luci erano accese, l'atrio era inondato dal chiarore dei neon, ma non si vedeva un'anima; eravamo le uniche persone su quella scena cerea. Alla fine abbiamo trovato un guardiano. Il volo era stato annullato perché il giorno prima un cargo proveniente da Miami aveva aperto un buco nella pista d'atterraggio. Di conseguenza erano saltate tutte le tabelle di marcia. A sentire lui sarebbe dovuto arrivare presto un aereo per Cuzco e da lì avremmo potuto raggiungere Lima. Io però ho deciso di restare qui, anche se dovremmo tenere urgentemente una conferenza stampa nella capitale peruviana perché le voci e le dichiarazioni sul nostro conto diventano sempre più balzane. Fuori in strada c'era un portatore con una gamba ricoperta di piaghe; l'aveva avvolta in un pezzo di cartone rigido che aveva fermato con una corda, gli arrivava dalla caviglia al ginocchio. La sera cena al cinese, poi sono andato a vedere un film indio, £/ Huerfanito, l'orfanello, ma la distribuzione aveva dato alla pellicola un titolo sbagliato, infatti era la storia di un uomo ricchissimo che di punto in bianco perde tutti i suoi averi. Anche senza un soldo, continua però a vivere nel suo palazzo, chiaramente una quinta di cartapesta scadente a cui erano appese ghirlande di fiori di plastica. C'è una figlia da maritare e il futuro sposo, un tipo untuoso con una barbetta a punta, si innamora senza indugio. Dopo di che vengono intonati dei canti. Poi arrivano alcune telefonate. Come? Cosa? Orrore! dice l'uomo ricco che ha il cuore tenero, sono rovinato. Da quel momento non ci sono altro che 65

pianti, il più delle volte da parte di quattro o cinque persone contemporaneamente, e i fiumi di lacrime raggiungono l'apice quando uno dei figli maschi deve lasciare la casa per andare a lavorare. Tutti i poveri della città sono già stati invitati al matrimonio, che però non viene celebrato perché i genitori dello sposo non vogliono avere nulla a che fare con im ricco ridotto sul lastrico. Davanti alla porta dell'ex ricco si riuniscono in lacrime i poveri che hanno però l'aspetto di borghesi appartenenti al ceto medio, di comparse truccate male: solo l'uomo in primo piano ha un paio di strappi simbolici sulla manica. Anche i poveri sulla soglia del palazzo hanno un cuore d'oro e quando il ricco intende dare loro gli ultimi soldi che gli sono rimasti, rifiutano e dichiarano che pregheranno affinché riacquisti tutti i suoi beni. Gli altri componenti della famiglia sono schierati sullo sfondo a formare un gruppo decorativo, all'improvviso fanno un passo avanti sincronizzati come fossero un sol uomo, per poi bloccarsi di nuovo commossi. E il film finisce così. A colazione Andreas ha fatto notare che gli mancano delle mutande, dopo ogni bucato se ne volatilizza qualcuna, non sarà per caso che Dona Rosa - ha detto scherzando voltandosi verso di lei - le faccia sparire e se le metta di nascosto? Dona Rosa, una vecchia indigena minuta, si è arrampicata a fatica sul tavolo, si è alzata la gonna e ridendo ha iniziato a ballare, mostrando che non portava affatto la biancheria. Ogrù volta che parto da Iquitos, lei mi abbraccia calorosamente e io la stringo a me; mi arriva appena al petto. Negli ultimi tempi quando la stringo tra le braccia la sollevo. Al mercato ho visto un pesce, sarà stato centotrenta chili buoni, un pesce enorme con la bocca spalancata, sbiadito e senza squame. La donna che lo stava trinciando ha colpito

con una sbarra di ferro la mannaia appoggiata di taglio per mozzargli la testa. Quando infine l'ha staccata, ho visto il cuore che si contraeva e guizzava ancora. Ha continuato a pompare a lungo, benché non gli arrivasse piìi sangue. Ho comprato quattro litri di siete raizes miscelato con nrdele selvatico leggermente fermentato e un'essenza di radice di chusuhuasi. Oggi ho guardato a lungo la sfocata città di Belén ai miei piedi, come fosse l'ultima volta. I topi sulle assi del soffitto si sono scatenati e mi hanno fatto dormire poco. Lima, 26 agosto 79 Conferenza stampa totalmente priva di senso, un'unica farsa grottesca. Il «Lima Times», un piccolo giornale in lingua inglese, aveva riferito che abbiamo fatto sbattere in galera quattro indios, che maltrattiamo gli indigeni, che durante le riprese abbiamo devastato i loro campi, e adesso le agenzie di stampa ci sguazzano. Quello che possiamo dire noi è irrilevante perché non rappresenta uno scoop. Evaristo Nunkuag, il presidente del consiglio indio, di cui Wawaim non vuole sapere nulla, è stato eretto a paladino dei senza diritto, ma che lavori come contractor per la società petrolifera, fornendo e sfruttando manodopera locale, e che abbia apertamente preteso da noi delle mazzette, questo non interessa a nessuno. Anche l'accusa che avremmo fatto arrestare quattro indios (come? da chi? dove?) è priva di ogni fondamento logico, tanto piti che in pratica manteniamo in piedi un'infermeria, e il dato di fatto che siamo ancora molto lontani daU'effettuare le riprese non sembra scalfire l'accusa di aver devastato i campi. Per fortuna, in tutto questo assurdo teatrino, i camerieri meticci con le loro livree di lino bianco si sono dimostrati comprensivi nei miei confronti, e mi hanno allungato di nascosto un bicchiere di pisco dopo l'altro. Ri67

cordo solo di essere uscito dall'hotel - da quel punto in poi ho un vuoto di memoria. Walter ha detto che ho proclamato un passante presidente del Perù, dopo di che devo aver preso una tremenda botta in testa. Per un bel pezzo ho continuato a non sapere chi fossi, dove mi trovassi e perché. Telluride, Colorado, 31 agosto 79 Quando i pinguini svernano in Antartide, non so di preciso come funziona, comunque sembra che succeda un po' come con gli orsi: quando si risvegliano a primavera, senza essersi nutriti per mesi, scoprono che la banchisa su cui harmo atteso la fine del buio invernale è cambiata completamente, e così sono costretti a marciare anche per sessanta, settanta chilometri prima di raggiungere di nuovo il mare aperto. Gli studiosi cercano di spiegare il fenomeno della marcia dei pinguini, e ho viso filmati in cui alcuni esemplari venivano fatti salire su un tapis roulant, come quelli dei centri fitness, e poi gli fissavano un elmetto sulla testa per analizzarne gli impulsi cerebrali. Fra l'altro marciano con un'andatura regolare, dondolandosi goffamente sulle zampe divaricate, senza lasciarsi distrarre, imperturbabili, con passo meccaiuco e solenne e grave. San Francisco era inospitale, mi sono sentito del tutto fuori luogo, soprattutto nella casa di Broadway. Errol Morris ha sofferto ancora di più, perché la sua ostilità subliminale nei confronti delle vane promesse di Coppola è diventata evidente. Inoltre era così agitato da rischiare di farsi p r e n d e r e completamente dal panico per la sua storia su un piccolo centro abitato della Florida, dove un investigatore che lavora per una compagnia di assicurazioni ha scoperto dozzine di frodi da parte di clienti che, per reclamare premi più alti/ 68

perdevano gli arti nelle maniere più assurde, ma ogni volta in modo tale da riuscire - o con un braccio solo, o con una gamba sola, oppure con il braccio e la gamba rimasti - a guidare una Cadillac con il cambio automatico. Come sempre, Errol ha fin troppo materiale, ma non riesce a seguire una linea coerente. Gli ho suggerito di aprire con una scena che mostra Junior nella cittadina di Vemon, chiamata confidenzialmente dalla compagnia di assicurazioni "Nub-City", soprannome che Errol userà anche come titolo per il film, e inquadrare Junior impegnato a installare su un albero un'arma automatica con cui intende spararsi al braccio sinistro. Ha già fatto bollire del catrame in una pentola, in cui immergerà il moncherino per fermare l'emorragia, ha già fissato il dispositivo ai rami e ha già teso un filo metallico fino al grilletto per poter far partire il colpo, per poi dichiarare che voleva prendere un nido di avvoltoi, ma all'ultimo minuto si accorge di essere osservato: l'investigatore della compagnia di assicurazioni lo ha scovato. A quel punto potrebbe cominciare la sfida tra guardie e ladri, con ì'insurance investigator nella parte del cattivo, della guardia che cerca di impedire Trincidente" che Junior vuole realizzare escogitando trame sempre più astute. Alla fine Junior trionferà, e riuscirà a perdere un braccio. recita un manifesto scritto a mano in un ranch che organizza combattimenti tra serpenti a sonagli. WE DO NOT HAVE A DINOSAUR,

Lunga, piacevole serata da Satty, il pittore. Mi ha raccontato della guerra a Brema, delle notti nei bunker. Una volta uno dei rifugi fu distrutto da una serie di granate, il tetto crollò seppellendo quattrocentocinquanta persone. Lui rimase nell'acqua per due giorni e due notti insieme alla zia, 69

che per tutto il tempo lo tenne sollevato in modo che la testa non fosse sommersa: erano saltate delle tubature. Dopo un giorno sentirono i martelli pneumatici dei soccorritori e ripresero coraggio. Mi ha raccontato anche del dopoguerra a Brema, che ricorda come un periodo meraviglioso, quando lui e i suoi compagni di gioco regnavano sovrani sulle macerie della città. Portava sempre con sé un martello, uno scalpello e una hine per raccogliere pezzi di metallo. Telìuride, r settembre 79 Abel Gance mi ha parlato a lungo del suo progetto per im film su Cristoforo Colombo della durata di quindici ore che, dopo aver visto Agnine, vorrebbe affidare a me, ormai ha novantanni e per lui sarebbe un impegno troppo gravoso. Un po' per scherzo e un po' no, ha detto che vorrebbe morire qui, ammesso che riuscisse ad accettare il fatto. Allora abbiamo bevuto vino rosso senza bicchieri, dalla bottiglia, e lui ha commentato en passarti che non prende niente seriamente, prende tutto tragicamente. Ieri notte ho guardato il suo Napoleone all'aperto, avvolto in una coperta per ripararmi dal freddo tagliente, cinque ore su uno schermo triplo. Stamani Abel Gance ha proibito la rappresentazione di Beethoven, non lo vedeva da quarant'anni, e nel suo ricordo si era trasformato a tal punto che non riusciva più a credere fosse un film suo. San Francisco, 6 settembre 79 Solitudine, grandi difficoltà con i finaiìziamenti. Stamani ha telefonato da Amburgo il giornalista dello «Spiegel», mi ha letto delle notizie false e assurde che vuole diA^gare e io gli ho risposto soltanto che non ho intenzione di farmi trattare come un orso ammaestrato nel suo circo. Ho incontrato Con70

stance Carroll, che quindici anni fa era con me a Pittsburgh e che, siccome avevo restituito in modo troppo affrettato la mia borsa di studio e così non avevo nemmeno una famiglia che mi ospitasse, per un'intera settimana mi aveva lasciato passare la notte nascosto in biblioteca. Oggi è la direttrice del college di Novato, e sono contento per lei, perché per essere una donna, e per giunta di colore, è riuscita a fare molta strada nonostante sia ancora così giovane. Mi ricordavo solo vagamente il suo aspetto, però la sua voce dolce mi era rimasta impressa. I componenti del gruppo che all'epoca gravitava intomo alla sua rivista letteraria si sono dispersi, e nessuno di loro è diventato qualcuno. Sono rimasti tutti a Pittsburgh, hanno dei figli, hanno divorziato, sono diventati alcolisti, abitano in periferia. Di notte animali selvatici penetrano nel campus a branchi di quaranta, cinquanta esemplari e divorano le piante, e il college sorge proprio sulla faglia più attiva, per il resto se la cava bene, mi ha detto quando ci siamo salutati. San Francisco, 7 settembre '79 Ieri ho aperto la finestra del bagno e il sole chiaro e limpido del crepuscolo lo ha inondato. Ho preso le scarpe e le ho appoggiate sul davanzale perché prendessero aria, con le punte rivolte verso l'interno. Più tardi, me ne ero dimenticato, sono andato a lavarmi e quando mi sono voltato verso la finestra, nel vedere le scarpe vuote sono stato colto da un improvviso spavento, come se nessuno volesse entrare. San Francisco, 10 settembre 79 Di recente Kitty, Io sceriffo, per il mio compleanno mi ha fatto di straforo una copia delle foto della scena del crimine di uno dei delitti Kemper, perché sapeva che gli avevo fatto vi71

sita nel carcere di Vacaville. Io ho ricambiato andandola a trovare donnenica pomeriggio nella prigione che dirige; si tratta della sezione femminile al sesto piano del Palazzo di giustizia, e la domenica lavora da sola, quindi nessuno ha avuto da ridire vedendomi entrare con una bottiglia di champagne. L'occasione si è trasformata in un allegro diversivo, e io mi sono fatto un sacco di risate con Gabby, la prostituta, che è diventata trusiee. Avrei dovuto introdurre di soppiatto più bottiglie. New; York, 29 settembre '79 Un uomo, dopo una violenta lite con la moglie, si precipita in bagno, sale in fretta e furia sulla bilancia e si spara. Monaco - Londra, 8 ottobre 79 Organizzazione, finanziamenti. Grandi problemi. Jack Nicholson ha voluto che ci incontrassimo sul set di Shining, gli sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme a me, ma non voleva venire nella giungla, per caso non era possibile risolvere la faccenda lì, in uno studio? Kubrick è venuto a sapere che ero sul set e, dato che era giusto il momento della pausa, mi ha invitato a pranzo. Una staffetta di assistenti murùti di walkie talkie mi ha condotto da lui. Ci siamo trattati in maniera molto rispettosa, ma avevamo poco da dirci. Non sapevo nulla del suo progetto, così gU ho detto che il suo set mi aveva colpito, e abbiamo parlato di come doveva essere la scena di apertura con quelle lunghe sequenze senza tagli. A Los Angeles Sandy Liebersohn mi ha confidato che si sarebbe dimesso dalla carica di presidente della Fox, non lo sapeva ancora nessuno, dovevo stare zitto, ma tanto per me 72

simili questioni inteme sono irrilevanti, perché sarò comunque solo con la produzione. Per un attimo sono stato colto dalla sensazione che il mio lavoro, la mia visione, mi distruggerà, e per un fugace momento mi sono concesso uno sguardo su me stesso che in altri casi non avrei mai tollerato: d'impulso, per principio, per istinto di sopravvivenza - dunque uno sguardo nato da una curiosità oggettiva, per capire se la mia visione di fatto non mi avesse già distrutto. Ho trovato rassicurante il fatto che respiravo ancora. Iquitos, 12 ottobre 79 Alla jefatura io e Gustavo ci siamo dati da fare per riuscire a prendere il volo del mattino per Teniente Pinglo. Il giovane e grasso capitan ci ha condotti in una sala di rappresentanza, la più triste che avessi visto da parecchio tempo. C'erano un tavolo a forma di fagiolo di fattura grossolana, una panca imbottita e due sedie, tutto ricoperto in maniera uniforme con una plastica ingiallita, già morta di morte tropicale. Così come esiste la morte clinica, esiste anche quella tropicale, n capitan era giovane e flaccido, e si lamentava che a forza di stare seduto a Iquitos era ingrassato di trenta chili. Si era annodato la camicia sulla pancia, in modo da lasciare che il grasso traboccasse liberamente. Dai capelli gli colavano gocce di sudore. Ci ha offerto una Coca-Cola e ha appoggiato la schiena alla parete. Quando si è raddrizzato, il muro era ricoperto da un alone di umidità rancida. Ho saputo alla radio da Walter che la situazione a Cenepa è critica. Tuttavia terrà duro perché abbiamo degli accordi, ma lui vede solo il diritto formale, mentre io sono per una rottura e un inizio completamente nuovo. 9

Santa Maria de Nieva, 14 ottobre 79 Vista dal delo, la foresta vergine si increspa sotto di me, apparentemente pacifica, ma è solo un'illusione, perché la natura nella sua essenza più intima non è mai pacifica. Perfino quando viene snaturata, quando viene addomesticata, si ritorce contro i domatori e li degrada ad animali domestici, a rosei porcellini che si sdolgono in padella come strutto. A questo proposito mi toma in mente l'immagine, la grande metafora, di cui avevo sentito parlare, del maiale che era caduto in un pozzetto di scolo nel mercato di Palermo: vi era rimasto j:>er due anni e aveva continuato a crescere, sopravvivendo grazie ai rifiuti che la gente gettava nel pozzo, e quando lo avevano tirato fuori - aveva finito pei intasare lo scarico - era quasi bianco, grasso, e ave va assunto la forma del pozzo. Era diventato una larva monumentale e bianchicda, una figura quadrangolare, cubiforme e gelatinosa, un enorme pezzo di lardo, in grado di muovere solo la bocca per mangiare, mentre le zampe si erano atrofizzate ed erano state inglobate dal ventre adiposo. Festa della Virgen de Fàtima a Santa Maria de Nieva con torneo di caldo, processione e ballo. Les Blank ha ripreso il fotografo che ha piazzato un apparecchio antidiluviano con il soffietto con cui sviluppa direttamente sul posto. Mi ha fatto una foto. Prima mi ha dato un pettine e mi sono dovuto sistemare i capelli, poi mi ha fatto sedere su uno sgabello. L'otturatore è il tappo di una tanica d'olio, che lui scosta di slancio per un secondo, mentre con l'altra mano fa ombra sull'obiettivo, n negativo, che sviluppa rovistando all'interno della macchina, lo fotografa di nuovo in una cornice di rose, uccelli e aforismi per ottenere il positivo. Durante il procedimento chiacchiera con due piccoli pappagalli loquad che tiene in una sorta di paniere attaccato allo stativo. 74

Abbiamo risalito un altro pezzo della Nieva per andare da Grimaldo, il cuoco, che aveva delle birre piuttosto calde, e siccome ne avevo già bevute un paio alla fiesta, siamo andati a sdraiarci sotto la cascata lì vicino, lo e Les abbiamo lasciato che l'acqua ci cadesse addosso tamburellando, era come se una mandria di vacche ci passasse sopra, ma dopo mi sono sentito relativamente rinvigorito e lucido. Le notizie sul nostro conto non parlano più di indios arrestati, in qualche modo la situazione si è risolta. Ho fatto delle ricerche a Santa Maria, ho seguito le persone di cui avevano fatto i nomi. Tre dei quattro interessati non hanno mai avuto nulla a che fare con noi e non sono nemmeno mai stati in prigione, mentre effettivamente il quarto si è fatto più o meno una settimana di galera. Aveva debiti in una trentina di posti tra bar e botteghe e voleva svignarsela, ma un oste lo aveva fatto arrestare. Neanche lui è mai venuto in contatto con noi. Intanto circola una nuova notizia, secondo cui contrabbandiamo armi e droga. Domani voglio andare a Napuruka, direttamente al Consejo de Aguarunas y Huambisas, anche se qui mi avvertono che verrei ucciso all'istante. Un agitatore politico, un francese, adesso vive lì, e a Wawaim sono spuntati due tedeschi, chiaramente dell'associazione a favore dei popoli in pericolo di estinzione, che distribuiscono fotografie di Auschwitz con montagne di scheletri, da usare, per così dire, come argomento contro di me. Santa Maria de Nieva - Wachintsa, 16 ottobre 79 Già dopo duecento metri siamo dovuti tornare indietro perché il motore non funzionava bene. Walter si era avviato poco prima di noi sul traghetto stracolmo, aveva caricato i cinque musicisti della festa con i loro altoparlanti, l'amplificatore, 75

l'organo Hammond. Solo la spinta del motore sollevava la barca oltre la linea di galleggiamento impedendole così di affondare. Abbiamo scovato un motore di riserva per la nostra grossa imbarcazione di legno e siamo ripartiti. Una donna aguaruna, con il viso e le cosce tatuati, si è rivolta a me; gesticolava agitata ed era chiaro che voleva venire con noi. Ho chiamato il battelliere, che scandagliava a prua la profondità dei punti più bassi del fiume con una pertica, e gli ho chiesto di fare da interprete. Dove voleva andare la donna? A Pinglo, a valle, e da li proseguire per Iquitos, ha risposto nervosa. Era molto indispettita perché non parlavo la lingua aguaruna, la trovava una cosa innaturale. Le ho domandato perché proprio a Iquitos, e se la sua fanùglia vivesse lì, altrimenti cosa intendeva fare a Iquitos? Ma lei disse soltanto che voleva andare a Iquitos, in città, e che non conosceva nessuno laggiù. Non aveva un marito e dei figli qui? ho continuato. Nello stesso tempo cercavo di farle capire che a Iquitos non c'era rùente da vedere, che non sarebbe nemmeno riuscita a capire nulla perché là parlavano solo spagnolo. Sempre gesticolando con irruenza, lei nù ha raccontato del marito, e il barcaiolo non voleva tradurre con esattezza. La storia della donna era questa: il marito aveva tagliato la corda con la loro figlia maggiore, non la voleva più e aveva preso in sposa la figlia. Quando siamo partiti - le avevo detto ancora una volta che sarenuno andati nella direzione opposta, che avremmo risalito il corso del fiume - lei è balzata all'improvviso sulla barca, voleva andarsene, non importava dove. Ma dopo poche centinaia di metri ci ha pregato di attraccare per farla scendere, perché sulla riva aveva visto una donna con un neonato che conosceva bene. Dopo essere sce sa, però, non si è diretta subito sulla spiaggia, prima si è alzata la gonna e si è lavata le gambe.

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Ci siamo fermati a Napumka e io mi sono arrampicato da solo sull'alta sponda scoscesa in direzione del grosso villaggio, per vedere quanto c'era di vero nella storia che se andavo lì mi facevano fuori. Quello che mi chiedevo era a cosa sarebbe servito uccidermi, ma forse questa è una domanda un po' troppo occidentale. Quando sono arrivato in cima, i bambini mi fissavano seri e silenziosi, come se avessero avuto davanti un ergastolano in catene. Due giovani uomini con il machete in mano mi si sono avvicinati, e per un attimo ho avuto l'impressione che volessero lanciarsi in una prode azione gloriosa, come succedeva negli eserciti medievali, quando l'onore maggiore derivava dall'attaccare per primi il nemico. Invece ho visto alcuni membri del consejo che conoscevo e ho chiesto se potevo avere un colloquio con loro in paese: volevo sapere se c'erano lamentele nei miei confronti, e questo ha subito attenuato la tensione e la perplessità. Sarebbe stato possibile sedersi intomo a un tavolo con il consejo e parlare? In fretta e furia è stata convocata una riunione, erano presenti Evaristo Nunkuag e la maggior parte dei membri del consiglio, e mi hanno chiesto formalmente se ero armato e se accettavo di farmi perquisire. L'hanno gridato fuori dalla finestra soprattutto a beneficio degli abitanti del paese, per dimostrare che il consiglio esercitava un'autorità sovrana. Certo che avevano il permesso, ho risposto, e loro hanno cominciato a tastarmi, io ho rovesciato le tasche e, visto che avevo solo un fazzoletto di carta, mi hanno confiscato l'oggetto più pericoloso che mi hanno trovato addosso, gli occhiali da sole. I membri del Consejo de Aguarunas troneggiavano su una pedana intomo a un tavolo, davanti a loro è spuntato un voluminoso pacco di atti, mentre io ho dovuto prendere posto su uno sgabello, con l'assemblea degli abitanti del villaggio alle mie spalle. La cosa si è svolta alla rovescia, è cominciata 77

con delibere e comunicati in un involuto spagnolo burocratico. Non mi è stato concesso di parlare nel vero senso della parola, ma non era nemmeno quello che volevo, mi interessava soprattutto ascoltare. Sorprendentemente, le delibere avevano a che fare con la richiesta di una competenza giurisdizionale a favore di un'amnùnistrazione indigena autonoma, la presenza dell'esercito e la rivendicazione di una quota adeguata del petrolio estratto. È stato piìi volte toccato anche l'argomento della riunificazione con i fratelli e le sorelle degli Aguarunas oltre il confine con l'Ecuador, una pura e semplice provocazione allo Stato nazionale peruviano. Volevano obbligarmi a firmare seduta stante una dichiarazione in cui riconoscevo la sovranità del consiglio sull'intero territorio; compreso Wav^aim, e come prova di questo riconoscimento avrei dovuto impegnamni a ritirarmi dalla regione limitrofa. Ho detto che gran parte degli abitanti di Wawaim non aveva mai sentito parlare di loro e che in base alla mia esperienza quelli che li conoscevano rifiutavano l'espansione del consi^ o sul loro territorio, al che l'atmosfera si è fatta tesa, hanno chiuso la porta e non mi hanno lasciato uscire. Bene, ho detto, se l'assemblea era dell'opinione di continuare a parlare con me, sarei stato lieto di prendermela comoda. Solo a quel punto dagli abitanti del villaggio riuniti alle mie spalle si sono levate domande e timori che in effetti nrd riguardavano: avevo intenzione di rimanere lì in pianta stabile, dato che avevano già grandi problemi con tre fanùglie aguaruna di nuovi coloni che si erano trasferite in paese? Volevo scavare un canale tra il fiume Maranón e il Cenepa? Sapevo cosa intendevano fare i nùlitari con tutte quelle nuove guarnigioni? Ho chiesto chiarimenti sulla notizia che alcuni indios sarebbero finiti in prigione per causa mia. Il consiglio si è consultato brevemente bisbigliando nella sua lingua e mi è stato 78

risposto che non sapevano niente degli arresti. Eppure la notizia era stata divulgata alla stampa proprio da Evaristo N. In genere questa gente è molto abile nel gestire le relazioni con i media: Evaristo indossa un esemplare particolarmente bello di t-shirt della "Disco Fever", che qui è molto diffusa, e anche un paio di occhiali da sole Ray Ban, ma gli indios in cerca di protezione che si porta dietro a Lima per le conferenze stampa hanno il viso dipinto, si mettono ornamenti di penne e hanno con sé arco e frecce. Dopo parecchie ore di udienza, che è proseguita con la lettura di comunicati, la riunione è finita e ci siamo accomiatati con tranquille strette di mano. Gli occhiali da sole, che avevo lasciato lì apposta, mi sono stati riconsegnati mentre ritornavo alla barca. Durante il tragitto verso Wachintsa mi sono riparato dal sole con l'ombrello di Maureen. Poco prima del posto di blocco di Urakusa, una raffica di vento me lo ha strappato di mano e lo ha gettato nel fiume, dove è rimasto a galla con il manico rivolto verso l'alto. Quell'immagine mi ha colpito a tal punto che ho subito inserito una nuova scena nel copione. Tanto per completare la giornata, ho avuto una discussione con il corpo di guardia della guarnigione, che voleva accertare di nuovo tutti i miei dati anagrafici fin nei minimi particolari, colore dei capelli, razza (!), numero di figli, cognome da nubile di mia madre. Io ho detto che li avevo già dichiarati molto spesso e che fino all'ultima volta avevano semplicemente usato il questionario più recente che avevo compilato, allora il capo dell'avamposto è diventato strafottente e io mi sono diretto dal maggiore, che ci aveva sempre assicurato che dovevamo rivolgerci a lui, che ci conosceva e al quale non importava nulla della burocrazia, però il maggiore non c'era, quindi mi sono avviato verso la barca, ma ho realizzato che se mi fossi allontanato senza essermi fatto 79

identificare avrebbero sparato. È arrivato di corsa un soldato e mi ha detto che dovevo seguirlo immediatamente perché avevano trovato il maggiore e voleva parlarmi. Ho ribattuto che se il maggiore aveva qualcosa da dirnni doveva venire lui, io mi sarei mosso soltanto se mi arrestavano. Così hanno fatto la ramarvzina a César Vivanco, il maggiore non è sceso al fiume e io non sono salito da lui. Mi sono messo a nuotare e non è successo niente. Siamo riparti senza altre storie. Stasera uno strano coleottero mi si è arrampicato sulla mano, sembrava un animale preistorico con la corazza, non ne avevo mai visti così e l'ho fissato a lungo meravigliato. Le rane, gli zapos, gracidano in tono lamentoso e triste, poi smettono all'improvviso tutte insieme, come se tra di loro ci fosse un direttore d'orchestra. Durante la notte ho avuto l'impressione che in lontananza ci fosse un terremoto, per un attimo la terra ha tremato e sussultato e la mia amaca ha cominciato delicatamente a oscillare. Wachintsa, 18 ottobre '79 Come se il mondo estemo con i suoi turbamenti e i suoi terremoti non ci fosse, come se un'esistenza di insulare armonia rientrasse nell'ambito del possibile, sei Aguarunas di Wawaim si arrampicano nella mia direzione procedendo a zigzag, e aprono con vanghe e machete un sentiero rinforzato verso il comedor. Scherzano tra loro e parlano di una ragazza carina. Intorno, nella foresta vergine, la conversazione degli uccelli procede placida, senza agitazione. Un uomo intaglia con colpi d'ascia regolari un tronco d'albero, che lentamente e docilmente assume la forma di una piroga. Le mucche gironzolano tra le capanne, grosse e miti e indolenti. Il toro, una bestia di dimensioni colossali e di forza colossale, è rima80

sto a lungo sotto la tettoia accanto a me, si faceva accarezzare dal vento e lasciava ciondolare le orecchie. Mi guardava con occhi mansueti e tristi e quando se ne è andato zoppicava vistosamente. Doveva avere una spina infilata in una delle zampe anteriori. In cucina sono finite sia la birra che la limonata, Les, che si era trascinato dietro la cinepresa e non aveva trovato la birra, si è accasciato su una sedia ed è rimasto in assoluto silenzio per un bel pezzo, e quando gli ho chiesto cosa fosse successo mi ha detto che prima di poter ricomindare a lavorare doveva riprendersi dal trauma appena subito. È rimasto lì per un buon quarto d'ora meditando tra sé, poi la vita ha ripreso lentamente a scorrere dentro di lui. Wachintsa - Pongo de Manseriche Saramiriza - Iquitos, 19 ottobre 79 Giornata confusa, che è iniziata con Nelson, l'indio di Nueva Vida con un occhio solo, che è venuto da noi e d ha riferito di essere stato fatto oggetto di rappresaglia; sembrerebbe così, ma sospetto che abbia ricevuto un mandato di comparizione dal giudice conciliatore di Chiriaco, la cui sfera di competenza non include questa zona, per rispondere dell'accusa di alto tradimento ai danni della comunità, un crimine che non esiste affatto. Con lui c'era la madre che, in lacrime sul banco di ghiaia, gesticolava e aveva paura per il figlio, che viene considerato un brujo, uno stregone, ma proprio perché era stato ripudiato da tutti io avevo avuto quell'attenzione per lui e gli avevo dato lavoro. Abbiamo deciso di scendere lungo il fiume, abbiamo declinato le nostre generalità a Urakusa, dove ho avuto im violento litìgio con il maggiore a causa dell'agitatore francese, Eric Sabourin, che l'ufficio stranieri voleva espellere. Les ha ripresi

so la scena e il fotografo dello «Stem», che è qui da noi, ha scattato delle foto, il maggiore ha fatto sequestrare nastri e pellicole, ma loro sono riusciti a consegnare materiale vergine. Il fotografo ha estratto una pellicola non esposta dalla bobina, l'ha svolta e ha cominciato a calpestarla con gesti teatrali, e intanto ha fatto di nascosto altri scatti del soldato che prendeva la bobina di Les. Al maggiore, con la sua boriosa presunzione di essere l'autorità sovrana che regola ogni cosa e risolve i problemi, per i pochi minuti in cui le telecamere sono state in funzione gli si è stretto il buco del culo. A Santa Maria de Nieva, discussioni assurde con il sargento della polizia, che tuonava che sarebbe andato a prendere il francese, avrebbe relegato per un po' il ragazzo nell'ombra, non potevamo per caso prestargli la nostra barca per portare a termine l'azione? E W., quello stupido, voleva dargliela, ma io gliel'ho proibito. Siamo venuti a sapere che in realtà il sargento avrebbe voluto la nostra barca per recuperare il suo sostituto, che già da due mesi si sbronzava a Saranùriza con la paga destinata all'intera stazione di polizia. Ci siamo fermati per la notte. La sera il luogo era come morto, n piede si è infiammato notevolmente e ci sono delle complicazioni. In una delle capanne un uomo anziano sedeva con un libro davanti a una lampada a petrolio e leggeva ad alta voce. Due ragazzi magri, le lunghe membra contorte, dormivano sul banco della bottega, come se un'esplosione li avesse scaraventati in un orribile sonno etemo. Ho scrutato il cielo stellato e nni è apparso estraneo quanto me stesso. La mattina (sab.?) ci siamo affrettati verso Saranrdriza con la barca per riuscire a prendere l'aereo diretto a Iquitos. Durante il tragitto abbiamo visto un capriolo esausto che attra82

versava il fiume a nuoto, io l'ho afferrato per le zampe posteriori e l'ho tirato a bordo. Scalciava con violenza, ma siamo riusciti a bloccarlo. Mentre lo tenevamo giù per legarlo si lamentava con forti gemiti. Aveva il manto ricoperto di piccole foglie simili alla lappola che gli erano rimaste attaccate. Iquitos, 21 ottobre '79 Attesa, sole cocente, inerzia. Ieri sera avevo la febbre. Ho giocato a zapo e ho colpito più volte la rana con le spesse monete di bronzo in bocca. Sulla strada per Belén ho visto una processione che seguiva una statua della Vergine. La banda in testa era formata da un piccolo tamburo piatto, una buccina e un flauto di latta, sottile, piccolo e con solo quattro note. Lo suonava un indio. Indossava un caschetto da muratore in plastica con il logo di una fabbrica del posto. Esiste un'unica preoccupazione, che rasenta il panico, ma non affonda le radici nella realtà come la situazione a Wawaim che in effetti potrebbe essere un buon motivo, e che invece è assolutamente priva di logica: horicevutodue telex, di cui uno dagli Usa, con un contenuto nusterioso che mi ha lasciato l'impressione di un messaggio di estrema importanza, ma che adesso non riesco più a trovare. Si è perso. Ho frugato ovunque, poi ho controllato di nuovo da tutte le parti, ma il messaggio continua a non saltare fuori. Dormo male e alle prime luci dell'alba mi sveglio trasalendo, chiedendomi dove può essere andato a finire, quel telex. In compenso le notizie vere, quelle che arrivano da Wawaim scarabocchiate nella radio da tempeste elettriche, sono incomprensibili. Se W. parla in tedesco ci giungono frammenti gracchianti che potrebbero benissimo essere testi in caratteri cuneiformi assiri, solo quando parla in spagnolo guizza 83

fino a noi di tanto in tanto una parola. Venendo via da Wawaim avevo avuto la sensazione di vedere quel posto per l'ultima volta. Come sempre, Belén è un confortante caos tropicale. Maiali nella mota, bambini in quantità tale da far sembrare che non esistano adulti, partite a zapo. Un uonìo stava scaricando grossi pesci, i dorados, e mi ha detto che osservando lo specchio d'acqua riesce a capire quando nelle profondità marroni e calde i dorados cacciano i pesci piìi piccoli, e allora getta le reti. Per tutto il pomeriggio lo stesso disco ha gracchiato di corazón, il cuore. Gisela mi ha detto che harmo ritrovato i telex sul fondo della piscina torbida di alghe. Da quel momento la giornata ha un colore diverso. Iquitos, 23 ottobre 79 La notte tra dom. e lun. ho avuto la febbre alta, la gamba pulsava e martellava, e la ghiandola lir\fatica dell'inguine sinistro si è gonfiata e indurita. La mattina il piede era pieno di pus. Sono andato alla nuova casa di produzione, perché nella piscina era stato ritrovato solo un telex, quello veramente enigmatico continuava a non saltare fuori. Siccome ritenevo che il foglio non vi fosse stato gettato di proposito ma che ce l'avesse trasportato la breve burrasca del giorno prima, mi sono messo a cercare in giardino e in prossinùtà della piscina; infine mi sono ricordato da che parte tirava il vento, ho seguito quella direzione e ho scovato il foglio disperso. Ho ricevuto un telex che descriveva cos'è un cherubino. Dopo mi sono accorto di avere la febbre alta e mi sono sdraiato di sopra sul letto di Gisela, sperando che mi lasciasse riposare in pace. Mi ha fatto un impacco al polpaccio e ho comin84

ciato a prendere gli antibiotici. Sono stato male tutto il giorno, poi verso sera la febbre è calata un po'. Mi era arrivato un altro telex, laconico, conteneva solo le parole "Crepuscolo degli dei", e io sapevo chi me lo aveva mandato e cosa significava quell'espressione in codice. Poi ero in alta montagna, sull'Hindukush o sull'Himalaia, e a quell'altitudine, sprofondato fino al petto nella neve soffice, dovevo farmi strada per andare avanti, in discesa, e raggiungere una gola gigantesca in cui rimbombava selvaggio un fiume. Due scalatori erano legati in cordata davanti a me e non riuscivano a credere che li seguissi da solo. La corrente formava undici ca- j scate, era possibile avvicinarsi a quelle più in alto procedendo a tastoni su uno strato di ghiaccio; solo al centro, in una specie di canale, l'acqua infuriava scorrendo libera e spumeggiante. Alla luce della luna, la prima cascata aveva le dimensioni delle cascate Vittoria, poi la sua portata aumentava ulteriormente. Scendeva a picco rimbombando, e dal fondo mi arrivavano vapore e spruzzi. Mi gettavo nella cascata, ma sapevo che non ci sarebbe stato ritomo, che sarei stato costretto ad attraversare anche le altre dieci cataratte. Dovevo procedere a orecchio, era impossibile scrutare attraverso i vapori spumeggianti dal più spaventoso degli abissi, tuttavia ero in grado di distinguere se i getti d'acqua sfociavano in un bacino oppure si infrangevano sulle rocce. Intorno a me ogni cosa girava vorticosamente, priva di peso, alla stessa velocità deU'acqua che cadeva, poi l'impatto; venivo capovolto, lottavo contro la massa liquida che si abbatteva su di me. A partire dalla sesta cascata, ancora alta quanto la metà di quelle del Niagara, il ghiaccio terminava, di sicuro eravamo a due-trecento metri di profondità. Infine siamo riusciti a superare l'undicesima cascata, io e gli scalatori, si vedevano già i pascoli. Ci siamo stretti la mano, fino a quel momento non ci eravamo ancora trovati abbastanza vicini. Abbiamo 85

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seguito un sentiero in discesa. Parecchio più giìi ci siamo imbattuti nella prima capanna del soccorso alpino abitata, ma non abbiamo voluto entrare perché apparteneva alla Csu, la Qiristlich-Soziale Union, che vi organizzava le sue serate di propaganda per i contadini. Alla fine, dopo aver attraversato un bosco, siamo arrivati in un villaggio. Il primo edificio era una stalla per le capre in pietra coperta di muffa. All'interno, nella luce fioca, neÙ'unùdità e nell'afa soffocante erano seduti i miei migliori amici d'infanzia; avevano trascorso lì tutto il loro tempo, pallidi, sporchi e pieni di pustole, quasi putrefatti a causa dell'aria viziata. Erano seduti sotto una scala contro un'umida parete di pietra e si ubriacavano con birra avariata. Se ne stavano lì, e mi guardavano con i loro occhi vitrei e ottusi nei volti bacati e camosi, e all'improvviso mi è passato per la testa che erano seduti esattamente allo stesso modo quando me ne ero andato, drca sei mesi prima; non avevano lasciato quell'angolo putrido nemmeno per pisciare, la face vano direttamente sul pavimento della stalla. Uno di loro era Kainz Ruepp, che aveva lavorato come mungitore sulla Fraueninsel nello Chiemsee ed era morto bruciato nel suo letto, forse per colpa di una sigaretta rimasta accesa. Una bambina piccola conduceva una bambina ancora più piccola dritto nel mondo lungo una strada polverosa. Un pappagallino verde si era appollaiato sulla mano della ragazzina più grande e chiacchierava. Le bambine tacevano, perché la polvere era così rovente da seccare le parole. Sotto le palme dei piedi scalzi la polvere bruciava. Le prime case si reggevano su palafitte. Solcando i secoli, oggi un sole fosco si è levato sulla foresta vergine, piena di veleni, maestosa e pesante. Esalava vapori voluttuosi di orchidee. La giungla odorava di sudore dolciastro e lussuria.

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Otto mesi cancellati, come non volessi che ci fossero stati. Un anno di catastrofi, dal punto di vista personale e professionale. Il campo sul Rh Maranón, dopo che era stato del tutto evacuato tranne che per l'infermeria, è stato incendiato da alcuni Aguarunas del consiglio indio. Da Lima erano stati appositamente invitati fotografi della stampa. Diffamazione della mia persona da parte dei media che mi hanno criminalizzato, un processo grottesco contro di me in Germania. Malgrado tutto ho mandato avanti il lavoro, con la consapevolezza, magari anche soltanto la speranza, che il tempo avrebbe rimesso a posto ogni cosa, che alla lunga i fatti conteranno più del resto. Problemi economici. Ero caduto così in basso che non avevo più niente da mangiare. Avevo venduto due flaconi di shampo al mercato di Iquitos e in cambio avevo comprato quattro chili di riso, con cui potevo andare avanti per tre settimane. È nata mia figlia; qualcosa di bello resterà. Un foglio sparso, senza data, tra le pagine: la vita è micidiale, sia mentre la vivi che quando finisce. Iquitos, 2 luglio '80 Quando sono arrivato, dall'incisivo che mi hanno tolto e sostituito con un dente finto si sono staccati dei pezzi. Ho conservato i franimenti sbriciolati, perché li associo ai miei incubi peggiori, ossia che i miei denti siano formati da calcare, cavi all'interno, e possano maciullarsi e andare in frantumi in qualsiasi momento, come le fragilissime stalattiti nelle grotte. Quando a mezzogiorno si è scatenato un forte temporale, la musica che usciva dalla mia radio sembrava il rumore provocato da tanti insetti che emettono grida di paura. Le cassette che avevo lasciato qui mesi fa sono state tutte rubate, sono rimaste solo un paio di custodie di plastica vuote. Le 87

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notizie e le foto che César ha riportato dail'Ucayali sono brutte, in pratica non c'è nemmeno una zona che abbia la conformazione geografica di cui ho bisogno per il film. Gloria, la moglie di Walter, è al nono mese di gravidanza; il suo viso è talmente cambiato che in un primo momento non l'avevoriconosciuta.La conoscevo ma non la riconoscevo. W. è sicuro che sarà un maschio, glielo ha detto la bruja che gli ha anche guarito l'ulcera con un incantesimo. Iquitos, 3 luglio '80 Profondamente inconciliato con la natura, ho avuto un incontro con il grande boa constrictor, che ha infilato l'estremità deUa testa attraverso la rete metallica della sua gabbia di assi e mi ha fissato a lungo e ostile negli occhi. Abbiamo pensato, confrontandoci con ostinazione, alle affinità tra le spede. Ci siamo entrambi intristiti perché erano scarse, e ci siamo allontanati. All'esterno, vicino al muro del giardino verso i banani, avevano costruito im lavatoio e il terreno era stato coperto con una gettata di cemento, ma prima che fosse asciutto le formiche vi avevano già scavato cunicoli e gallerie. Ieri sarebbero dovute arrivare quattro moto con l'aereo dagli Usa, ma per ora non si vedono. Sorvolando le Ande sonoriuscitoa vedere da vicino e distintamente lo Huascaràn, mi ha mozzato il respiro scoprire quanto nùnacciose e inospitali fossero le sue gole e i suoi crepacci, con quanta m a e stosità la montagna perseverasse nel suo isolamento. Alle sue spalle si scorgeva l'intera Sierra Bianca. Progetto per farmi costruire una capanna ai margirù della foresta. Non ho ancora mai raggiunto la laguna nella giungla, in quel punto si estende una zona paludosa che può essere attraversata solo quando è completamente asciutta. Dal 88

campo di riso di W. là fuori non abbiamo ricavato nulla, il riso per esserci c'era, ma nessuno l'ha voluto sgusciare. Adesso le risaie sono abbandonate. Iquitos, 4 luglio '80 Notizie da Wawaim, i cercatori di petrolio, grazie all'aiuto di Evaristo N., sono notevolmente aumentati, lui ha stipulato un contratto con loro, ai quali procura forza lavoro in qualità di contractor. È probabile che abbiano già programmato da tempo di mandarci via da lì perché vincoliamo troppi uomini. Qualunque siano le intenzioni, non hanno più importanza. Devo riorganizzare da capo l'intera produzione. Icjuitos - Pucalìpa, 5 luglio '80 Ricerca di un possibile set. Sull'aereo - per qualche imperscrutabile ragione eravamo stati cancellati dalla lista passeggeri, ma in un modo o nell'altro siamo riusciti a salirci sono capitato su un sedile accanto a una donna india con una bambina di un anno che mi ha tenuto il dito per un'ora senza smettere di fissarmi. W. era arrivato la mattina e aveva portato delle foto aeree della zona dell'Ucayali, del Tambo e del Pachitea formate da tanti piccoli scatti. La clavicola mezzo staccata dallo stemo mi dà del filo da torcere. Che lì ci sia una specie di merùsco, è stata una nuova scoperta per me. Devo ritenermi fortunato che in seguito alla lesione della vertebra cervicale non mi sia rimasta paralizzata metà del corpo, come in un primo momento avevano detto a Lucki.

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Studiato le foto con attenzione insieme ad alcuni piloti. Non si sbilanciano. Ho visto un bambino che si era dipinto completamente di verde, e ho visto una ragazza storpia con i pantaloncini corti che si arrampicava su un albero con le stampelle. Ho con me quattrocentocinquantanùla soles pressati sotto forma di mattone, e anche il pacco pesa quanto un mattone. Quando sono andato a dormire, puzzava in modo così intenso di sudore vecchio che ho dovuto avvolgere i soldi in una busta di plastica e chiuderla ben stretta. Pucallpa, 6 luglio '80 Ci siamo alzati presto e siamo andati da Maulhardt, un tedesco che ha un residence per turisti nella laguna di Yarinacocha. Abbiamo scoperto che possiede un piccolo aereo e dispone di mappe molto dettagliate. Soprattutto per le mappe, la mattina siamo saliti da lui e abbiamo avuto una lunga conversazione con i piloti. Qui tutto è orribilmente finalizzato al turismo. È questo il vero peccato. Ho concepito un quadro con un soggetto che non riusciva a decidersi tra la foresta pluviale dei Tropici e la steppa dell'Africa orientale, anche se questa fusione appariva del tutto naturale. Dunque c'erano la foresta vergine e due elefanti che staccavano foglie dai rami con la proboscide, e sulla sponda del fiume alcune antilopi e qualche ippopotamo. Erano immobili erigidi:come nei dipinti. Tra la vegetazione, perfettamente visibile riluceva la luna piena. A un tratto uno degli elefanti si è bloccato, ha girato la testa e ha fissato la luna, quindi si è spaventato al punto da richiamare l'attenzione anche del secondo elefante. Con uno scatto le antilopi 90

hanno sollevato la testa dall'acqua bassa e hanno guardano in cielo, e allora mi sono improvvisamente reso conto che quella che era sorta non era affatto la luna, ma la Terra. Si distingueva chiaramente l'intero continente africano. Il primo elefante si è lanciato subito al galoppo ed è scappato, il secondo, nonostante la mole colossale, è sfrecciato a grandi salti nell'altra direzione come una lepre in fuga, poi le antilopi si sono disperse in preda al panico nella giungla. Solo a questo punto uno degli ippopotami si è voltato con un movimento indolente chiedendosi dove fossero finiti gli altri animali, ha fissato la luna e, poiché è lento di comprendonio, non ha capito che era la Terra, quella Terra sulla quale si trovava lui stesso, a essersi levata in cielo. È rimasto a guardare con un'aria così irrimediabilmente ottusa da commuovere. Il pittore, che lavorava al quadro, muoveva U pennello nei colori su una tavola di mogano, e dopo averlo osservato per un po' mi sono accorto che faceva soltanto finta di dipingere; in realtà non avrebbe dipinto mai, si sarebbe limitato a mescolare i colori, per l'eternità. Prima del tramonto io e César siamo andati dall'altra parte della laguna per visitare la stazione dei missionari americani, che con il pretesto della ricerca linguistica favoriscono la devitalizzazione della cultura india. Visti da una certa distanza i tetti con gli abbaini a gradini avevano un bell'aspetto, ma a guardare meglio sono decisamente migliori le capanne che costruiscono gli abitanti di qui. In quel momento molti missionari stavano facendo il bagno e prendevano il sole, come maiali all'ingrasso su un isolotto di tavole, e alcuni turisti tedeschi scattavano foto. Una fotografa della Germania del Nord mi ha chiesto se ero proprio io, io ho risposto di sì, che ero proprio io, e poi sono sprofondato in un tale silenzio che lei non ha avuto il coraggio di continuare la conversazione. 91

Il Rio Pachitea è una delusione, chakras e pascoli uno dietro l'altro per quasi tutto il suo corso fino a Puerto Inca. Gli unici due o tre punti più scoscesi tra le anse del fiume cadono tutti a picco, con vette che sembrano tavolati. Resta qualche speranza con il Rio Picha e il Rio Pachitea, ma allestire un campo in quella zona per l'intera troupe e circa mille comparse è una prospettiva che mi spaventa perché la città più vicina di una certa grandezza, come Iquitos, si trova a millequattrocento chilometri di distanza. Dovremmo arrivare fin laggiù per procurarci ogni singolo chiodo, ogni grammo di sale. Pucallpa - Yarinacocha, 7 luglio '80 Stagliandosi contro l'acqua, un banco di piccoli pesci è passato accanto alla nostra barca spiccando salti frettolosi. Ho visto un alligatore imbalsamato, che stava in posizione eretta reggendosi sulla coda e sembrava cantare al suono di una chitarra. Portava anche un paio di occhiali da sole. Un tizio giovane stringeva tra le maiù cinque piccoli alligatori e voleva vendermeli. All'inizio avevo creduto che fossero morti, perché li teneva per il collo e le teste ciondolavano flosce, ma di sicuro erano soltanto storditi, ir\fatti il venditore, per dimostrarmi che erano ancora vivi, ha insistito per avvicinare la fiamma del suo accendino alle code, e loro si sono contorti come serpenti. Una giovane donna allattava un maiale appena nato rimasto orfano. Ai maiali, una volta cresciuti, legano sulla schiena delle bisacce per trasportare i carichi, e a quel punto devono marciare. Le donne indigene amano i denti d'oro. Contro la foresta vergine, le potenze del cielo sono impotenti.

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Prima, sul Rio Huallaga, la barca si è fermata in un punto dove non si scorgeva neanche un villaggio; non si vedeva nulla, tranne un sentiero e uno stabilimento di lamiera ondulata con i macchinari rotti; solo lontano, nel folto della giungla, dovevano esserci un paio di capanne, perché sentivo gli schiamazzi delle galline e il pianto dei bambini. Il capitano e l'equipaggio si erano dileguati senza una parola. In un primo momento nessuno ci ha fatto caso, ma quando è scesa la sera e per i passeggeri non c'era niente da mangiare, si è diffuso un senso di inquietudine. Quella situazione è durata due giorni, poi abbiamo scoperto che tutto l'equipaggio si era ubriacato con la birra e si trovava nel bordello di uno dei villaggi. Sul libro di francese c'era un'immagine di Camus impegnato in una conversazione filosofica con un saggio, leggermente più vecchio di lui, sulle giustificazioni dell'esistenza dell'uomo sulla terra. Come se nulla fosse, Camus era accovacciato e bilanciava il peso su un ginocchio sulla strada maestra che si inerpicava sulla montagna con una serie di tornanti, ed era bello vedere un filosofo parlare con tanta spontaneità. Stava rannicchiato vicino a un muretto di pietra, imbiancato a calce, che doveva servire per impedire ai veicoli di precipitare in mare. La città portuale sullo sfondo somigliava un po' a Dubrovnik o a un piccolo centro sulla Costa Azzurra. Sentivo i due uomini parlare e poi ridere di . gusto. A un certo punto, a forza di stare in quella posizione, § a Camus dovette intorpidirsi una gamba, e spostò il peso del corpo. Vedevo il suo interlocutore solo da dietro, oppure di profilo da sopra le spalle. Infine Camus si rialzò in piedi: mentre discuteva di filosofia aveva trattenuto per tutto il tempo l'aria che gli si era formata nella pancia, mentre esponeva i propri argomenti non aveva pensato a nient'altro. La 93

conversazione era riportata sulla pagina di sinistra in forma di dialogo. Tutte le donne e i bambini, che si erano riuniti intomo al falò acceso lì vicino, si sono guardati in giro. Sul fuoco arrostiva un pesce. La notte era silenziosa. Solo le stelle cantavano in lontananza. Alcune sono precipitate come polverizzate. Un piccolo indio di nome Wagner, nudo e con la pancia gonfia, che non sapeva ancora parlare, è stato spinto verso di me tra i presenti che osservavano muti. Un bambino di circa cinque anru mi ha chiesto se per caso volevo prendermelo: il piccolo, Wagner, non aveva né padre né madre, gli era rimasta soltanto la sua ombra. Yarinacocha, 8 luglio '80 Sorvoleremo il Rio Ucayali/Urubamba fino al Pongo de Mainique 5 perché ci sono ancora speranze con il Rio Picha, il Rio Camisea e forse il Rio Mishagua. Se però non troviamo un posto adatto, non c'è altro a disposizione nella zona; il Rio Pachitea e il Rio Huallaga sono da escludere, quindi non resterebbe nulla. Tempo: leggera foschia. Partiremo solo verso le nove di mattina, perché piìi o meno alle dieci la nebbia tra le montagne si dirada. Abbiamo comprato un paio di scatole di conserva, zucchero, Nescafé e tre papaie, nel caso sul Camisea non ci fosse da mangiare. D «Lima Times» del 20 giugno, mi hanno detto, riportava che avrei terminato le riprese senza aver ottenuto l'autorizzazione per il progetto e qualche altra sciocchezza da parte

5 Rapide sul corso superiore del Rio Urubamba. r

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della United Artists che, essendo la casa produttrice, senza dubbio si nasconde dietro tutto questo, ma è evidente che ormai nessuno pubblica più notizie del genere; forse la faccenda si è sgonfiata. Per il resto le solite cose: a una sbarra fissata dietro un motorino erano appese per le zampe una accanto all'altra una dozzina di galline vive e c'era anche un maiale legato a una catena. Le teste penzolavano nel mulinello di polvere sollevato dalla ruota posteriore. Camisea, 9 luglio '80 Ieri abbiamo sorvolato Atalaya e poi la misteriosa colonia penale sul Sepa dove, senza mura e senza filo spinato, per così dire prigionieri della giungla, vivono pericolosi criminali che devono scontare tutti come mirùmo dieci anni. Da lì al Picha, il Camisea e il Pongo de Mainique. Sul Pongo mi ci è voluto un po' per rendermi conto che quelle che credevo nuvole in lontananza in realtà erano montagne coperte di neve. Quanto al Pongo, un bello spettacolo, non lo possiamo attraversare con una barca di grandi dimensioni, perché quando il livello delle acque è basso, come ora, l'Urubamba non è navigabile, sarebbe impei\sabile, e quando è in piena la corrente è troppo impetuosa. Nel villaggio di Camisea^ gli indios Machiguengas avevano montato una porta da calcio all'inizio della pista, per cui l'atterraggio è stato un po' azzardato. Il villaggio è formato da una fila di circa quindici capanne disposte lungo l'accidentata pista erbosa. Gente di un'etnia totalmente diversa rispetto a

^ Nome indio: Shivankoreni. Villaggio machiguenga sulla confluenza tra il Rio Camisea e il Rio Urubamba.

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i a

quella del corso superiore del Maranón, sono gentili, e i bambini si sono accalcati attorno a noi ricambiando le nostre strette di mano, solo che loro non conoscono questa forma di saluto e ci porgevano il polso, i piccoli pugni o la punta delle dita. Abbiamo mangiato alcune banane che ci harmo portato e ci siamo messi d'accordo con due uomini perché con il machete ci facessero da guida per esplorare la catena montuosa nella striscia di terra tra il Rio Camisea e il Rio Urubamba. Marcia molto faticosa attraverso la giungla, finché abbiamo raggiunto il promontorio che scende quasi a strapiombo e dal quale dovrebbero essere visibili i due fiumi, ma la vegetazione era troppo fitta e sarà possibile avere una visuale d'insieme solo da una piattaforma in cima a un albero. Sfinito e sudato, mi sono buttato nell'Urubamba e piccoli pesci si sono avventati all'istante sul piede escoriato e hanno cominciato a rosicchiare pezzetti di pelle. M a fine, barcollando tra le piante sarmentose, ho seguito con passo sostenuto la guida che avanzava in fretta, ma siamo arrivati al villaggio troppo tardi per proseguire verso Picha. Siamo riusciti a rimediare una gallina, sborsando una cifra astronomica, ma non c'era nessuno che la cucinasse, quindi abbiamo lasciato perdere e abbiamo mangiato tonno e cipolle con succo di limone. Ho bevuto litri e litri di tè. La famiglia che ci aveva prestato la pentola di acqua calda ci si è avvicinata, allora abbiamo preparato tonno anche per loro e gli abbiamo offerto del tè, qui funziona così, il cibo viene sempre condiviso. César dice che è una cosa talmente naturale che nella loro lingua non esiste la parola "grazie". La notte ho dormito male perché ero preoccupato, per via del freddo e perché i pipistrelli, da cui ci siamo protetti montando le zanzariere, svolazzavano intorno alla mia amaca. Poi di mattino mi sono accorto che il pilota dormiva con la mia coperta, che era sparita di punto in bianco, vale a dire 96

che se l'era infilata nel sacco a pelo, e quando durante la notte mi sono alzato per mettermi una camicia a maniche lunghe perché stavo congelando, César era sdraiato sul nùo zaino e lo usava come cuscino. Come e dove sarà possibile allestire un campo in questo posto e mandarlo avanti? Qui non c'è sale, non ci sono candele, non c'è spago - un uomo, a cui ne avevo chiesto un pezzo per appendere l'amaca, mi ha offerto la corda del suo arco. Alla fine mi sono arrangiato facendo delle strisce con la corteccia delle liane. Passate le otto di mattina siamo andati con l'aereo a Picha, e là abbiamo incontrato il grasso monaco domenicano, che somiglia piuttosto a un oste. Un secondo spagnolo, con la barba scura e tutto imbrattato d'olio, trafficava intomo a un trattore in cui non c'era più nulla da riparare; più tardi l'ho visto seduto sopra il trattore, mentre trenta o quaranta ragazzini della scuola lo trainavano con una fune sui campi dove pascolavano le mucche, e il trattore sputava nuvole di un fumo denso bianco e nero da punti in cui a regola non avrebbe affatto dovuto fumare, e non si metteva in moto. Perlustrazione del Picha, dellUrubamba, senza risultati. Ho comprato dal monaco grasso una cushma, una di quelle tuniche dei Machiguengas lunghe quasi fino alle caviglie e simili a camicie da notte, fatte con un tessuto praticamente impossibile da strappare, come modello per Gisela Storch. È chiaro che i due padres spagnoli convivono con le due maestre indie, con cui hanno una relazione pressoché coniugale, lo si capiva dalle donne ma non dai preti, che invece cercavano di nascondersi agli estranei. Ho riflettuto a lungo sulla lentezza e sul corso autonomo della storia della civiltà, sul perché in Serbia, in Macedonia, in Bosnia e in Albania il Medioevo sia finito con un ritardo di due, tre secoli, e in altre zone non sia ancora terminato. 97

Pucalìpa - Yarinacocha, 10 luglio '80 Mi sono alzato molto presto e, dato che sulla veranda mi saltavano addosso zecche e zanzare, sono sceso al pontile. Quando ho visto la laguna mi si è allargato il cuore: qualche uccello marino pescava, un peque-peque mattiniero, una canoa a motore, trasportava un pesante carico, in lontananza la nebbia si alzava dalla foresta vergine. In casa qualcuno è scoppiato a ridere in modo schietto e insolente, ma era una risata così strana che ho capito subito che veniva da uno dei due pappagalli. Alcuni operai prendevano assi di legno da una catasta e le gettavano su quella accanto, e io non sono riuscito a capire il senso di quel gesto neppure dopo averci pensato a lungo. In città molte strade erano chiuse, le alunne indie in fila per tre si esercitavano nel passo dell'oca prussiano per la parata della festa nazionale. Indossavano l'uniforme, gonne grigie al ginocchio, camicette bianche e bretelle; tenevano le mani tese lungo i fianchi, in una posizione aerodinamica, e facevano oscillare le braccia, fendendo l'aria a tempo con l'energico passo di marcia. Siamo andati a San Francisco, il villaggio shipibo che lavora esclusivamente per i turisti. Tutti i tessuti sembrano fabbricati a Hong Kong. Ho comprato qualche modello per Gisela e me ne sono andato piuttosto depresso. D porto di Pucallpa, che ho osservato per bene, è così caotico e in rovina che ho avuto paura di essere costretto un giorno a imbarcare qualcosa da lì. Di fronte all'avvilente aeroporto di Pucallpa si trova un'osteria, dove c'è una scimmia meravigliosa, nera, con arti lunghi a non finire. Ha un'aria molto sveglia e davvero d o v r e b be essere l'animale di compagnia di Fitz. Un ubriaco le ha 98

sputato addosso e per poco non l'ha centrata sulla schiena. La scimmia ha esaminato e annusato attentamente lo sputo che giaceva a terra, uscito dalle profondità di un polmone malato, di un verde giallognolo, ancora fumante. Sembrava che intendesse mangiare la saliva, o almeno assaggiarla. Le ho detto in silenzio: lasciala stare, lasciala stare, e lei Tha lasciata stare. Adesso si è seduta e ha arrotolato la coda intorno alla base del sedere, come una gomena, le ginocchia sotto il mento, cinte con le zampe anteriori. Se ne sta seduta così, incatenata, sui rami dell'albero. Mi sono accorto che anch'io, i piedi sollevati sulla traversa di un'altra sedia, mi ero portato le ginocchia sotto il mento proprio allo stesso modo. La scimmia sogna i nùei stessi sogru lassù tra le foglie sopra di me? Ho ordinato una birra e la mia voce aveva un suono diverso, come la voce di un pappagallo che imita le arie dell'opera. n sole è tramontato fiammeggiando furiosamente. Per un attimo, e per l'unica volta che mi ricordi, la Terra mi è apparsa materna, ricoperta da una giungla putrescente che si faceva umile e dimessa. Una grossa falena marrone si è conficcata nel liscio pavimento di calcestruzzo come volesse penetrare nella crosta terreste, e sbatteva le ali con tanto impeto che quel rumore sordo accompagnava il crepitio elettrico e lo scricchiolio del neon morente come una sinfonia che risuonasse dalle viscere di un cosmo orripilante, un cosmo che si era preparato per l'ultimo raccolto. Iquitos, 11 luglio 'SO Siamo arrivati a Iquitos alle undici di sera. Walter era stato male qualche giorno. La mattina ho spedito alcuni telex a Monaco e a Los Angeles a proposito di Mick Jagger. D cucciolo di gatto ha catturato una lucertola, che ha la parte anteriore del corpo verde e il resto marrone e maculato. Ha cominciato a 99

giocard come fosse un topo, e la lucertola spaventata voleva cercare scampo dentro una delle gambe dei miei pantaloni, ma io glielTìO impedito. Quando è rimasta immobile per un attimo - solo la gola pompava violentemente - , il gatto si è sdraiato su un fianco stiracchiandosi e ha allungato le zampe con movimenti veloci, finché la lucertola è fuggita. Una delle sue zampe posteriori era schiacciata e non si muoveva più. Mi sono sistemato a Iquitos e ho appeso alcune stoffe degli Shipibos alle pareti e davanti alla finestra, poi ho fissato al muro, uno accanto all'altro, due pannelli di legno, che adesso uso come bacheca. Ci ho attaccato riprese aeree del Camisea e foto di Burro, di Steiner, il campione di salto con lo sci, e di Lotte Eisner. Ho lasciato vagare i pensieri fantasticando di piani per coloiùzzare l'universo, ma a parte qualche manovra in Antartide non è successo nulla. Icjuitos, 12 luglio '80 Una tarantola morta, infilzata su un pezzo di polistirolo nell'ufficio, mi mette a disagio, soprattutto quando ce l'ho alle spalle. In quel caso leggo male. Nel profondo la decisione, benché ancora inespressa, di girare sul Camisea mi piace. Anche W. sembra appoggiare questa soluzione, ma la prende più alla leggera, è più spregiudicato, perché non è ancora in grado di valutare in pieno l'entità di quello che ci aspetta. Nel pomeriggio W. ha catturato un piccolo serpente verde che ci minacciava spalancando la bocca ma non dava l'impressione di essere velenoso. Più tardi lo abbiamo infilato nella gabbia del boa più piccolo, che ha iniziato subito a soffiare e a sbattere l'estremità della coda come un gatto che fa la posta, mentre il resto del corpo era teso come una molla100

Solo una volta i due compagni forzati sono scattati uno verso l'altro scambiandosi un rapido colpo violento, poi hanno mantenuto una pace instabile. Iquitos, 13 luglio '80 Una bella mattina, fresca e assolata, con un po' di lettura a letto e la musica delle cassette. I due pulcini appena usciti dall'uovo sono stati messi in una delle gabbie vuote dei conigli per via del gatto. Uno è affogato in un piattino con l'acqua da bere che non superava i due millimetri, l'altro è sgusciato fuori dalla rete metallica e si è avvicinato a uno dei conigli albiiù che, assetato di sangue com'è, ha provato subito a divorarlo e gli ha staccato con un morso una zampetta e un pezzo di ventre. A gran fatica Gloria è riuscita a tenere fermo il corùgHo sanguinario schiacciandolo con una scopa contro il fondo della gabbia e ha tirato fuori il pulcino, che però è spacciato. Perché mi interessano le tragedie degli animali? Perché non voglio guardare dentro di me. Solo questo: dentro di me scava accanitamente la desolazione, come una colonia di termiti all'interno di un tronco d'albero caduto. Quiete domenicale, durante la quale dovrò prendere una decisione. Lentamente la calura afosa aumenta. Un vento leggero colpisce una pianta dalle foglie sottili, aguzze e lanceolate rivolte in tutte le direzioni, che una tensione intema tiene immobili. Solo un'unica foglia, che proprio con la punta acuminata taglia il vento che soffia, vibra e guizza, mentre le altre perseverano nella loro forza inerte e rigida. Qui la natura si arrende soltanto dopo aver vinto la battaglia. Si è alzato il vento e ha sollevato mulinelli di polvere dai pori della terra. Il piccolo boa e la verde biscia d'acqua sono 101

ritornati nel caldo bollente della foresta vergine. César è sparito aggrappato alla grossa moto, e quando ho chiesto dove andasse mi hanno risposto all'ippodromo, ma non ho capito cosa intendessero finché non me l'hanno spiegato: al bordello. Più tardi, mentre mangiavamo, César sorrideva ancora tra sé e sé. Abbiamo sentito arrivare sulla foresta il suono cupo della sirena da nebbia di un lontano transatlantico, e W. era tutto eccitato per la contentezza, doveva essere la nave da Houston con le nostre macchine. Iquitos, 14 luglio '80 Oggi l'intera dttà sciopera contro la riorganizzazione dei departamentos, ogni cosa è come senza vita. Così morta Iquitos non l'avevo ancora vista; il sole bruciava indifferente e senza pietà le strade vuote e polverose, mostrando le ombre delle cose come per la prima volta. Però il muratore è venuto lo stesso da noi e ha lavorato insieme a Vivanco alla tettoia per le moto, n calcestruzzo era stato coperto con foglie di palma perripararlodalla pioggia dei giorni precedenti, e una volta solidificato le foglie sono state tolte. Sotto c'era una grossa tarantola e César l'ha calpestata senza tante cerimonie. È ancora lì, spiaccicata, grande quanto una mano, e le mosche con le pance verdi e gonfie le volano sopra. Rappresenta un punto geodetico rilevabile per la mia aracnofobia. Dietro la casa due lucertole combattevano nell'erba, la loro rapidità toglieva il respiro. Non sapevo che le lucertole lottassero tra di loro. La burocrazia, dice Vivanco, non è solo un armamentario, una spiacevole forma di organizzazione, qui, dice lui, è una disgustosa mentalità dell'animo. La foresta vergine, che cresce tutt'attomo a Iquitos, è uno sciopero contro le fatiche dell'uomo, uno sciopero permanente. 102

Preoccupazione perché ho tracce di sangue nelle urine, me ne ero accorto già da un paio di giorni, all'inizio non vi avevo dato peso, ma adesso è innegabile. Forse questa cosa mi agita troppo perché in Africa ho contratto la bilharziosi e i sintomi erano gli stessi. Dopo essermi confidato con Walter e Vivanco ho avuto l'impressione che la faccenda fosse distribuita su tre spalle, e abbiamo deciso che domani manderemo una bottiglia di Coca-Cola con un campione delle mie urine in ospedale, anche se è molto probabile che non riescano a fare nessun genere di analisi al di là della prova di assaggio. Abbiamo riso di gusto, e W. mi ha dato un grosso bicchiere di Bourbon come medicina. Ho scritto delle lettere, tra cui una lunga a mio figlio piccolo, tuttavia scrivo sempre con la certezza quasi assoluta che non servirà a nulla, ^ n o settimane ormai che spedisco posta e neanche una singola volta ho avuto la conferma che se non altro fosse arrivata al mittente. Telefonare in Europa è praticamente impossibile; poco tempo fa ho tentato di prendere la linea per quarantott'ore di seguito senza risultato. Icjuitos, 15 luglio W In città, seduti sulle moto posteggiate e in mezzo alla calca, ho avuto una discussione cruciale con W., che più tardi, a pranzo, è proseguita con maggiore veemenza. Anche il rapporto con Koechlin a Lima deve essere ridefinito daccapo. Sul retro della casa, vicino al bananeto dalla parte della foresta, sono iniziati i lavori per costruire la mia palafitta, che sarà provvista di una piattaforma rialzata fatta di corteccia elastica e di un tetto di rami di palma. Stiamo ormai troppo stretti, e io ho bisogno di un posto solo per me. Ho dato disposizioni per rimediare pali più alti, perché io possa riuscire 103

a vedere al di là dei banani. Inoltre sono convinto che in caso di inondazione la piattaforma sia troppo bassa, perché mi ricordo il livello dell'acqua che era penetrata nel nostro ufficio. La tastiera del telex emergeva dal liquame marrone e per miracolo l'apparecchio funzionava ancora. Vedo ancora Nancy, la segretaria, che rema nella stanza dentro una canoa e digita un messaggio sdraiata bocconi all'estremità anteriore. Stasera io e W. prenderemo un volo per Lima per sistemare le questioni buroaatiche più importanti. Fra l'altro è pronta una ripresa aerea del Rio Canùsea e del Rio Urubamba, che forse ci darà informazioni più precise sulla conformazione geografica del territorio. Ho prenotato un posto sull'aereo da Iquitos a Manaus per la fine della settimana, e da lì dovrò trovare il modo per arrivare a Rio; non è possibile fare una prenotazione in Brasile perché non ci sono collegamenti telefonici. Dall'esame delle urine risulta che il numero dei globuli bianchi è oltremodo alto, indice probabilmente di un'infezione. Lima, 16 luglio '80 Lima fredda e orribile, cappa di umidità. Pranzo in uno pseudoristorante fiorentino gestito da un cinese. Una mendicante cieca mi ha chiesto l'elemosina puntando i suoi occhi morti su di me con un'intensità tale da spaventarmi. Teneva in grembo un bambino e anche lui mi fissava in silenzio. Nel pomeriggio è cominciata a trapelare la notizia che in Bolivia c'era stato un golpe, e presto in tutta la città si è diffusa la voce che anche qui l'esercito stava progettando ancora una volta un colpo di Stato per fronteggiare lo sciopero che interessava l'intera nazione. Benché dovessimo sbrigare ancora alcune cose, abbiamo deciso di rientrare a Iquitos prima che 104

chiudessero l'aeroporto, perché Iquitos è un'isola nella giungla, priva di collegamenti stradali con il resto del mondo. All'aeroporto erano pronti alcuni camion militari che non promettevano nulla di buono, carichi di giovani soldati indios die guardavano muti e impauriti da sotto i teloni. Incontrato Janoud, che a quanto pare deve fare un viaggio di tre mesi sull'altopiano. Abbiamo riso molto. La nostra amicizia non è invecchiata. Abbiamo parlato di Monaco, dell'inverno, della neve. Mi ricordo di Janoud seduto nella mia cantina, erano le tre di notte, fuori era buio e c'era la neve e nella stanza si gelava, perché ancora una volta non aveva trovato le chiavi e per entrare aveva rotto un vetro. Per ripararsi dal freddo J. si era calato un berretto di lana fin sopra le orecchie, e selezionava delle foto chino su un riflettore, così assorto in se stesso che dovetti chiamarlo più volte dall'esterno. Alla fine alzò gli occhi e mi guardò con un viso che era carico della foresta vergine e dei mercati indios delle sue fotografie, e perciò non mi riconobbe, perché non facevo parte dello scenario di quelle iirmiagini e dei suoi pensieri. La mattina dopo entrai in camera sua, quella notte non era più andato a letto perché doveva partire; se ne stava là in piedi, immobile, e fissava un armadio aperto, vuoto. Lo salutai, lui però non mi sentì, provai a parlargli, ma aveva lo sguardo talmente perso in quell'armadio vuoto e scuro che non si accorse di me. Iquitos, 17 luglio'80 Nel pomeriggio si è abbattuto un violento acquazzone tropicale e mi sono stupito che gli avvoltoi continuassero a volteggiare anche con quel nubifragio. Come paralizzato dalla febbre, non sono riuscito a liberarmi dall'idea che si fosse

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svolta una conferenza stannpa a cui si erano presentati solo tre giornalisti, tra cui una donna grassa e informe, che mi tomìentava con domande cretine, al punto che non ero più riuscito a controllarmi e avevo scaraventato gli occhiali nell'erba. Sapevo che alla fine quella sarebbe stata Tunica cosa a essere pubblicata, e sono rimasto seduto come atrofizzato a fissare la radio, aspettando il terribile momento in cui sarebbe arrivata la notizia degli occhiali. Ero condannato all'immobilità, irrigidito, e il peggio era che anche il tempo si era fermato, e l'unica cosa che avrebbe potuto rimetterlo in movimento era proprio quella notizia. Poi Janoud ha sospirato, come sospirano i dromedari nel sonno. Ehjrante la gravidanza sua madre era forse stata in un'oasi, circondata di dromedari? Si dice che gli indios credano che i colibrì, che battono le ali a una velocità straordinaria, hanno in sé qualcosa che va oltre la loro stessa vita. 1 pipistrelli hanno fatto il nido su in casa e la sera, prima che cali l'oscurità, escono dalle prese di aerazione e svolazzano senza meta. Eravamo seduti fuori, in silenzio, a dare colpi alle zanzare che ci ronzavano intomo; è arrivata una ragazza del vicinato che voleva farsi vedere da Gustavo, e Gustavo - lei avrà avuto a malapena quindici anni - le ha rivolto un commento molto allusivo. La ragazza ha risposto solo ay diosito, oh Gesù, ed è fuggita, però ha voluto che G. la seguisse. A Belén un ubriaco mi gironzolava dietro sfaccendato, poi l'ho perso di vista. Quando nù sono seduto un attimo sugli scalini del mercato che portano alle capanne galleggianti, è comparso di nuovo. Mi sono accorto di lui soltanto perché si è messo a orinare proprio dietro di me, appoggiato a un palo. Non mi ha colpito solo perché la camicia gli pendeva davanti alla patta dei calzoni e deviava il getto. È passata un'imbarca106

zione turistica con chiassosi altoparlanti sovraccarichi, ma ha virato subito nel Rio Itaya e ha proseguito, come se così tanta pura Vida non si potesse pretendere da nessuno. Iquitos, 19 luglio W A Belén, che continua ad attrarmi senza motivo, una donna vendeva la zuppa da un grande guscio di tartaruga. Nelle vicinanze, un cinese di una certa età sedeva su una soglia e faceva gesti concentrati, come se si estraesse un filo dall'interno dell'occhio. Era un atteggiamento da folle e assolutamente alienato rispetto a ogni abituale attività umana, e lui era sprofondato in quell'azione con tanta esclusività, che non ha attirato soltanto la mia attenzione, ma anche quella di tutte le persone che mangiavano la zuppa, e gli abbiamo gettato occhiate furtive, imbarazzate, come se qualcuno ci potesse sorprendere a osservarlo. Non avevo mai visto nulla che soltanto si avvicinasse all'intensità con cui si toglieva dall'occhio fili immaginari, e quando più tardi gli sono passato davanti con la moto, l'uomo ha sollevato lentamente gli occhi e mi ha guardato con un'espressione così penetrante e piena di pazzia che ho avuto paura. Per strada ho perso la cassetta intrecciata che avevo legato dietro alla moto, ma non me ne sono accorto, ancora seguito da quello sguardo. Però nemmeno sono voluto tornare indietro, dopo. Il cielo era diventato nero e lampeggiava silenziosamente di fulmini lontani. Una volta arrivato a casa, ho messo al sicuro tutte le cose sparse fuori. Il cielo medita una battaglia furiosa, il eie lo cova qualcosa di fosco. Uno dei Concerti brandeburghesi, che ogni tanto ascolto in cassetta, richiama puntualmente alla finestra un piccolo uccello nero; saltella qua e là sul muro, incurante dei cocci del107

le bottiglie di Coca-Cola che vi sono conficcati per tenere lontani eventuali intrusi, e corteggia la musica con il suo canto. È chiaro che da giorni seguo una data sbagliata, ma non voglio correggerla, oggi però sembra che da qualche parte siano iniziate le Olimpiadi, e poi questo: i pipistrelli sono ovunque, intomo alla casa e ora an(±e vicinissimi alla nùa testa. Iquitos, 20 luglio '80 A causa dello sciopero, in plaza 28 de Julio si era radunata una grande folla, con oratori che urlavano e gesticolavano come Mussolini negli anni TVenta. Sono andato al cinema a vedere un film in cui un pazzo voleva sterminare la razza nera, ma tre atleti muscolosi glielo impedivano. Quando verso la fine hanno sparato a un uomo durante un incendio e lui è fuggito trasformato in una torcia umana, tutta la platea è scoppiata a ridere. L'ilarità è durata sino alla fine del film. Tornando indietro nni sono fermato a una capanna, dove un gruppo di sagome scure era accalcato davanti alla finestra. Dall'intemo giungeva il suono fievole di due violini/ di una raganella e quello monotono di un flauto. Dentro si ballava, e quando mi sono insinuato con cautela tra i corpi mezzi nudi ho visto alcune persone che danzavano attorno a una statua in gesso raffigurante Gesù con l'aureola assiso in trono. Sopra gli era stato montato un baldacchino fatto con veli ricavati da una zanzariera, e intomo erano disposti fiori di plastica infilati nel pavimento di argilla. Quelli che ballavano tenevano in mano dei fazzoletti. Sono rimasto a lungo a guardare dalla finestra. In ufficio ho notato alarne righe nere nuove, che convergevano nell'angolo tra le pareti e il soffitto. A guardare melos

glio, erano gallerie appena scavate dalle termiti. Con cautela ho inserito la penna in uno dei cunicoli e ne sono sgorgate le termiti; sembravano sorprese. Prima di lasciare la città ho dovuto consegnare la moto, che continua a non avere la targa, e in un primo momento ho pensato che i due poliziotti volessero trattenermi, invece uno di loro si è limitato a girare la chiave con un'espressione di scusa e il motore si è spento. La grande bandiera è stata ammainata e un picchetto d'onore composto da soldati spaventati ha sparato una salva, mentre due trombettieri si sforzavano di suonare la stessa melodia tenendo lo stesso tempo. Al tramonto all'aeroporto con la moto; come sempre a quell'ora mosche, coleotteri e altri insetti si erano risvegliati e mi sono volati sul viso, nei capelli, si sono infilati perfino sotto la camicia dal colletto. Ore dopo, sull'aereo, i coleotteri che non ero riuscito a togliemrd di dosso strisciavano ancora dentro la biancheria. Avevano fatto troppe prenotazioni per il volo e tre passeggeri diversi avevano diritto al posto accanto al mio. Due sono riusciti a sistemarli in qualche modo, nt^a il terzo ha passato tutto il viaggio in coda, in piedi vicino ai bagni. Rio de Janeiro, 21 luglio '80 Durante la notte mi sono svegliato nell'appartamento di Cattaneo con l'orribile sensazione, poiché l'orologio segnava le tre e mezzo, che fosse pomeriggio e io avessi dormito l'intera notte e l'intero giorno perdendomi tutto, solo che nell'angoscia non mi è stato subito chiaro cosa fosse questo tutche mi ero perso, comunque era fuori questione che si trattasse di qualcosa di importanza vitale. Come impietrito, sono rimasto qualche minuto sdraiato nel letto a occhi aperti 109

e ho ascoltato il rumore del traffico che filtrava all'interno, poi ho scrutato attraverso le imposte e ho visto un cielo sereno, di un profondo azzurro-verde, isolotti rocciosi e bagnanti. L'orologio continuava spietatamente a segnare le tre e mezzo, era troppo tardi per tutto. Perché, per un falso riguardo nei miei confronti, verso di me che dormivo, non mi avevano svegliato per colazione, perché? Infine mi sono costretto ad alzarmi e ho aperto la finestra. Fuori era notte. Nel frattempo il mio orologio segnava le quattro, è vero, ma erano le quattro di mattina. Da quel momento mi sono svegliato ogni mezz'ora, a livello inconscio ero sull'attenti, il piombo della mia stanchezza era turbato. Trascorso con inquietudine il giorno reale; la sera mi sono introdotto nel foyer di uno degli alberghi più esclusivi della città al vernissage di un cattivo pittore, e siccome non ha dato nell'occhio che non fossi uno di loro, ho bevuto un paio dei cocktail offerti. Mi sono seduto in un punto in cui potevo starmene indishirbato, tra una grossa felce in un vaso di terracotta e una colonna. Stanchezza. Una trazione, una specie di trazione verso il basso mi teneva fermo, e l'impressione che sto facendo qualcosa che va oltre le mie forze e le mie possibilità, qualcosa per cui non sono predisposto, è diventata talmente forte che ero felice di essere seduto. Sono rimasto così a lungo, perché avevo la sensazione che in quel modo il peso fosse minore. Poi una giovane donna elegante voleva discutere di arte con me, quale arte, ho sbraitato, e lei ha detto qualcosa di indistinto sulla mia ostilità: l'arte in sé. Rio de Janeiro, 21-26 luglio '80 Gli storpi vanno in spiaggia per fare il bagno di mattina presto. Dopo, giovani domestiche e bambinaie tutte vestite 110

di bianco portano fuori i figli dei ricchi, le carrozzine formano capannelli dove le cameriere si incontrano a chiacchierare. È arrivata Gisela Storch e siamo andati subito al deposito dei costumi, un'esperienza assolutamente deludente. La sera da Carlos Diegues fino a tardi, non abbiamo trovato Glauber Rocha, ed evidentemente Rui Guerra è a Sào Paulo. Armando, da quanto ho sentito, abita ancora nella stessa casa, il tracciato della nuova metropolitana ha schivato di un palmo le fondamenta, mentre tutti gli altri edifici della zona sono stati demoliti; quanto a lui, si sta ammazzando di alcol. In spiaggia i bambini fanno volare piccoli aquiloni, lasciandoli salire sopra il lungomare e la strada tra i grattacieli. Uno è caduto e si è impigliato in un furgoncino Volkswagen, che ha trascinato il filo di nylon finché si è spezzato. L'aquilone penzolava dal paraurti anteriore ed è finito sotto il veicolo, dove ha cercato forsennatamente di liberarsi. Sbatteva qua e là con tanta foga sotto l'auto che il furgoncino si è fermato in mezzo al traffico e l'autista è sceso a strappare il filo. Sào Paulo, 27-28 luglio'80 Alla proiezione di L'enigma di Raspar Hauser la sala era talmente piena che nel corso del successivo dibattito, al quale sono sopraggiunti ancora altri spettatori, coloro che si accalcavano dietro spingevano così forte quelli in piedi davanti che alcuni sono svenuti, e sono stati portati fuori solo a fatica. Quando tutto è finito, sono andato insieme ad alcune persone in una casa dove hanno cantato per scacciare i fantasmi.

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Belénf do Farà, 29 luglio '80 In città con Gisela; dal momento che qui non c'è alcun senso della storia ma solo un presente affannato e sudato, non ci sono speranze di trovare qualcosa per i costumi. Sensazione dell'inutilità di ogni mia azione; le cose più importanti si svolgono altrove. Siamo andati alla redazione del «Jomal de Provincia de Farà», per ottenere qualche informazione, ma c'erano soltanto grandi ventilatori, redattori annoiati che bevevano caipirinha e inerzia. Nessuno lavorava. Tutte le macchine per scrivere erano messe di traverso su scrivanie di legno degli anni Trenta; avevano qualcosa che faceva pensare a barche capovolte. Poi alla stazione radiofonica, dove si erano ammassate molte persone per la trasmissione dal vivo del Re della radio, per lo meno è così che è stato presentato, anche se somigliava di piCi a un ruffiano, carico di catene d'oro, la camicia sbottonata fino alla cintura, i capelli impomatati. Una donna teneva in grembo un neonato fortemente denutrito, che indossava un berretto di lana e aveva le palpebre cadenti. Era troppo debole per piangere e sembrava che nello sguardo avesse la consapevolezza di essere sul punto di morire. La vicina aveva abbandonato il bambino, ha detto al microfono la dorma, era perermemente ubriaca e invece di allattarlo dava da bere al neonato la cachaga. Grappa! Grappa, ha urlato il Re della radio, e ha continuato a intercalare il resto del racconto della dorma con il grido cachaga... cachaga. Gli ascoltatori presenti in studio, tutta povera gente che non portava nemmeno le scarpe, erano entusiasti degli slogan del Re, mentre con estrema disaezione

Città del BrasUe alla foce del Rio delle Amazzoni; Belén.

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il neonato moriva un altro po'. Esaltato dalle sue stesse parole, il Re ha gridato: che puttana! Alla donna che aveva preso il bambino della vicina è stato a malapena concesso di dire che aveva già dodici figli, perché il Re aveva cominciato a scandire ritmicamente: puttana, puttana. Quando è stato letto il nostro annuncio con cui chiedevamo agli abitanti di procurarci gli abiti dei loro nonni, eravamo già andati via. Di notte, in strada, dove si era abbattuto un violento acquazzone e tutto era ancora bagnato, due cavi dell'alta tensione tranciati sono finiti sull'asfalto e si sono toccati, hanno sprizzato scintille crepitando pericolosamente, poi si sono allontanati con un guizzo e hanno cominciato a oscillare di qua e di là fino a toccarsi di nuovo. Dopo, accompagnati da lampi, si sono respinti con forza ancora maggiore, e le persone per strada non osavano passarci accanto, finché i due cavi, sempre più imbizzarriti, harmo preso fuoco e sono caduti giù dai rispettivi pali. Belém do Para, 30 luglio '80 Ho spedito la posta, e una volta tanto spero che non arrivi perché questo è un periodo di cuori chiusi con il catenaccio. Nessuno ha risposto al nostro annuncio e ho detto a Gisela, la cui sola presenza la rende testimone di un tale fallimento, che se qui si sono presentate zero persone, a Manaus se ne presenteranno zero spaccato. Verso sera le coppie si incontrano nel parco alla rotonda. La notte cala giti con grande rapidità. A un tratto l'universo estingue la propria luce, dopo di che non resta più nulla. Qui la luce viene semplicemente nieno. Un poeta magro e scuro era seduto sotto un ventilatore e scriveva, ma sembra che nessuno legga in questa città, non c'è una sola libreria per oltre un milione di abitanti. Tina

riamo avanti. Mi sono pesato in una farmacia e mi sembrava di essere troppo pesante. Alla fine il sottile ago della bilancia si spostava sempre più lentamente, è durato quasi un minuto, finché si è fermato, come se il mio peso aumentasse in misura del tempo che rimanevo lì. Forse, mi sono detto, la bilancia pesa anche i pensieri. Belém do Farà, 31 luglio '80 Leggera febbre al mattino. Abbiamo percorso circa ottanta chilometri con l'auto per cercare una vecchia locomotiva di cui ho bisogno per il film. Abbiamo trovato un paio di vagoni decrepiti e completamente in rovina, e più tardi anche una motrice, che però era stata messa su un fatiscente basamento di calcestruzzo come monumento. Tutto intomo crescevano erbacce e sterpaglia, a sinistra e a destra panchine di cemento sgretolate, pitturate con vernice colorata. C'era anche un pezzo di turbina bruciato, cementato a terra per cele brare il progresso della tecnica. Inoltre una statua di gesso di un anorùmo su un piedistallo, a incarnare l'eroismo del luogo. Gli mancava un braccio. In macchina mi sono addormentato e al risveglio avevo i vestiti fradici di sudore. Ho comprato una Coca-Cola e ho notato che qui le persone se la fanno travasare in bottiglie di plastica e se le portano a casa, così risparmiano sui vuoti. Ho contemplato per due giorrù di seguito il Rio delle Amazzoiù, che in questo punto è talmente largo che non si riesce a vedere la riva opposta, e mi sono sentito confuso perché l'acqua scorre nella direzione contraria, e all'inizio ho pensato di aver perduto l'orientamento, finché ho capito che è il risultato dell'azione della marea: qui il Rio delle Amazzoni scorre sia in avanti che all'indietro. 114

Manaus, r agosto '80 L'idea di eseguire qui al teatro dell'opera Tintero componimento e non solo l'aria per Fitzcarraldo ha trovato consenso. Dalla mia camera d'albergo spaventosamente rumorosa guardo i transatlantici che, arrivati dopo aver risalito il fiume, vengono scaricati. È entrata una cameriera e stava per fregare qualcosa dal minibar, ma quando si è accorta di me ha fatto finta di contare le bottiglie di Coca-Cola e di birra. Nel caos delle barche approdate vicino al mercato coperto, dal fianco di una delle imbarcazioni sporgeva una minuscola piattaforma su cui era legato un grosso cane malinconico. La catena che aveva al collo era chiusa da un massiccio lucchetto, e accanto a lui erano sdraiati dei marinai sbronzi. Una donna ubriaca è scesa a terra muovendosi carponi tra la sporcizia su una passerella oscillante e per un bel pezzo non è riuscita a infilare i piedi nei sandali, intanto un uomo conficcava un grosso coltello in un barattolo di latta con gesti circospetti. Un operaio scalzo, con un pesante carico sulle spalle fissato da una cinghia che gli passava intomo alla fronte, mi ha salutato, ansante, dicendo soltanto capitan. Un bicchiere di cartone, urtato da uno dei suoi piedi, si è drizzato roteando e quando ormai l'uomo era sparito su una chiatta volteggiava ancora. Manaus - Iquitos, 2 agosto '80 Febbre. Sull'aereo donne grasse, sudate, insolenti; anche i bambini sono già così. Volavo verso Iquitos con una nostalgia insofferente. Sensazione opprimente di continuare a fare qualcosa a cui in definitiva non è più possibile far fronte. Se tutto ciò awe^sse in un'altra nazione, sarei meno esitante. Le insicurezze 115

maggiori: gli attori, il nuovo campo, la nave sulla montagna, la vastità dell'organizzazione di cui nessuno si è ancora reso conto, gli indios, i finanziamenti - la lista potrebbe continuare a piacimento. Viste dall'aereo, le dimensioni della foresta vergine sono spaventose, chi non c'è stato di persona non riesce a immaginarsele. Non servono artisti della sintassi. Due scali durante il tragitto da Manaus a Iquitos. Uno degli aeroporti sorgeva in mezzo alla vegetazione e non ho visto tracce di ir\sediamenti; l'altro a Tabatinga, e ho avuto, come dal profondo della mia memoria, l'impressione di avere del luogo un'immagine indistinta, quasi ci fossi già stato, e ho riflettuto a lungo se non fosse invece una sosta avvenuta nei miei sogni. I barili di benzina accatastati uno sull'altro, il piccolo edificio della dogana con il tetto di lamiera ondulata mi apparivano familiari, come qualcosa che avevo già sognato. W. è venuto a prendermi con la jeep, già piena di polvere all'interno benché sia nuova di zecca, e siamo andati da Gloria che, come avevo intuito, aveva messo al mondo, il giorno del compleanno di W., una figlia ancora senza nome. La neonata aveva un'aria molto soddisfatta. C'era anche Andreas, e abbiamo iniziato subito a valutare il nuovo metodo che lui ci aveva suggerito per trascinare la nave sulla montagna. A prima vista il sistema dei bulbi gonfiabili sembra convincente, ma io nutro dubbi al riguardo, da una parte perché il funzionamento richiede una certa perizia, e dall'altra perché non sarebbe bello da vedere sullo schermo. Deve essere una cosa elementare, primitiva e plausibile, come se ogni spettatore potesse avere avuto la stessa idea. A. aveva portato un bel po' di posta, mezza mangiucchiata dal pappagallo ma ancora leggibile. Vivanco è andato a Cuzco, e spero che riesca a portare a termine la faccenda, anche se attira la sfortuna ed è tremendamente indeciso. W. sogna ancora un de116

creto del governo Belaunde, come se una cosa del genere, che scavalcherebbe la via gerarchica, fosse concepibile, e la sua ostinazione ha qualcosa di paralizzante. Secondo Topiruone di uno studioso inglese - che verrà condivisa dalla maggior parte dei suoi lettori - l'opera di Manaus, il Teatro Amazonas, è un'astronave che non è stata fabbricata dagli uomini; contesta apertamente i resoconti della costruzione, i progetti, le foto e tutti i documenti attinenti, sostenendo che sono solo falsificazioni del governo. Allora, ha chiesto W., come ci è arrivato il teatro a Manaus? Gli ho detto che doveva essere atterrato. L'intera teoria è collegata alla figura leggendaria di un principe indio dell'epoca della colonizzazione portoghese, che a quel tempo compariva alla luce del giorno e oggi unicamente in gran segreto a tarda notte, per consumarvi le sue orge, perché soltanto 11 riesce ad avere un'erezione. La cosa bella di questa storia è che un delirio febbrile si è trasformato in realtà nella foresta vergine, e adesso è tornato a essere una pura e semplice fantasia della giungla. Credo che il gigantesco boa constrictor stia morendo nella sua gabbia, tiene la brutta testa sollevata, appoggiata alla grata, e ha un che di patetico come solo i moribondi riescono ad avere. Ho pensato che avesse sete e gli ho versato cautamente dell'acqua in bocca e sulla testa, ma mi ha guardato come da una profonda lontananza, che ormai ha poco in comune con questa terra. Così lo abbiamo lasciato libero, io e W. lo abbiamo rovesciato dalla gabbia perché non voleva abbandonarla. Le donne osservavano a una distanza di sicurezza con espressioni cattive. Il serpente però è rientrato subito nella sua cella strisciando, ma quando più tardi sono andato a controllare, non c'era più e sulla sabbia era rimasta 117

una chiara traccia in direzione della foresta. La notte, nel punto dove è sparito, brillava un gran numero di lucciole; in alto uno scintillante cielo stellato. Andreas, la mente matematica, giocava a scacchi con la fidanzata, il più delle volte perdendo, accettava tuttavia la sconfitta con dignità matematica. Manca un pedone bianco, rimpiazzato con una cartuccia di fucile decisamente troppo grande, che di solito è l'obiettivo di attacchi prematuri. Per la prima volta in vita mia le zanzare mi sono del tutto indifferenti, senza che con dò debba in qualche modo sottometternù alla forza superiore della natura. È piuttosto uno scherno impassibile quello con cui lascio indifesi il mio sangue e la mia pelle. Che Dio ci conceda una bella giornata, una sola, amen. Iquitos, 4 agosto '80 La Huallaga è appena rientrata da Pucallpa, e io ho parlato con l'equipaggio. Il viaggio è andato bene, ma è durato tanto perché l'acqua dell'Ucayali era molto bassa. Come faremo, mi chiedo, se un fiume di una tale portata ci crea simili problemi perfino quando è in secca, e cosa dovremo aspettarci di preciso quando incontreremo i numerosi affluenti risalendo la corrente in queste condizioni? Da César Vivanco a Cuzco sono arrivate altre notizie preoccupanti, a quanto pare la buroaazia è in possesso di documenti relativi al Camisea del tutto sconosciuti a Lima. I falegnanii lavorano bene. Il sole è caldo, n nostro destino, immutato, fluttua sospeso. Un uomo camminava sulla strada polverosa che porta al Rio Nanay e intanto mescolava un mazzo di carte. In aereo una donna si è messa a cantare litarùe, poi ha iniziato a strillare agli spiriti maligni con uno sguardo che diventava sempre più selvaggio. Si è calmata solo dopo che abbiamo termina

nato l'atterraggio. Sono capitato nel posto sbagliato oppure nella vita sbagliata? Passando davanti a una stazione in cui il treno non si è fermato, non mi sono forse accorto di trovarmi sul treno sbagliato, e non sono forse venuto a sapere dal conducente che il treno non si sarebbe fermato nemmeno alla stazione successiva, lontana centinaia di chilometri, e per giunta non mi ha anche confidato coprendosi la bocca con la mano che in realtà il treno non si sarebbe fermato mai piiJ? Provvedimenti drastici, mi ha sussurrato, sono stati presi nei confronti di un cavallo che non ha ancora messo piede in questo continente. Adesso indietreggiare spaventato di fronte ai sogni sarebbe un'infamia così grande che nemmeno U peccato saprebbe trovarle un nome. Frammenti. Due settimane sul Rio Camisea. Tornato a Iquitos ho trovato lo scaffale nella mia capanna ridotto a un cumulo di termiti, ho dovuto liberare i pochi libri, la radio, le lettere e i diari da una coltre dura e l'ultimo diario, che stava in cima, era rosicchiato fino al risguardo ricoperto di plastica. C'è una frase, l'unica rimasta: «... cova un temporale. Sopra la foresta vergine schiuma un odio. Dove, nelle profondità della storia, ci si è tristemente smarrita la parola?». Iquitos, 25 settembre 'SO Henning e Uli sono tornati da Puerto Maldonado. Lì c'è davvero un battello nella foresta e hanno fatto delle foto. Però è piccolo, in rovina e assolutamente inadatto, e così si è chiusa un'altra falsa pista; non ne esiste nemmeno una che non sarei disposto a battere. Finora il collegamento radio con il Camisea ha funzionato un'unica volta e non ho molta fiducia nell'apparecchio. Gli uomini che lavorano alla nostra nave a volte vengono ma altre no. 1.

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I(]uitos ' Pucallpa - Camisea, 5 ottobre '80 Per poco il volo di ieri non è finito in tragedia. Il velivolo aveva già preso una velocità elevata sulla pista di decollo, quando si è sentito uno strano scricchiolio che si è propagato lungo tutto l'aereo, e il pilota è riuscito a fermare l'apparecchio prima di raggiungere la fine della pista. Ci hanno detto che dovevano risolvere un piccolo inconveniente tecnico, che dovevamo riprendere il bagaglio a mano e anche quello caricato nella stiva, che saremmo ripartiti a breve. Tradotto, significava che quell'aereo non avrebbe più volato. Ho fatto il giro del velivolo arenato e ho visto che tutte le lamelle della turbina dell'ala destra erano divelte. Abbiamo proseguito il viaggio con il piccolo apparecchio della Cabana, che si trovava lì per sbaglio, ma al momento del decollo a Pucallpa eravamo talmente sovraccarichi che siamo riusciti a sollevarci per un pe lo. Così dura non era mai stata. Durante l'atterraggio vicino al Camisea, pesanti come eravamo siamo usciti dalla pista, ridotta a un pantano, e siamo finiti nell'erba altissima falciando con un'ala un palo di legno. Sull'ala è rimasta una profonda ammaccatura. Erano della partita: Mauch, il cameraman, Walter, George Sluizer, che ci aiuterà soprattutto in Brasile, e il più pericoloso tra i due piloti. Iquitos, 5 dicembre '80 È arrivato l'assistente di Mick Jagger, Alan Dunn, che ha ispezionato tutto; sembra aver trovato ogrù cosa di suo gradimento. Grandi problemi con W., che tollero quasi con indifferenza. Meno parùco del solito per i costumi. Da Monaco, Lucki voleva informarci sul finanziamento provvisorio, ma durante il giorno non è arrivata nessuna comunicazione, so però che sistemerà le cose. I giorni si accumulano in ma120

niera inarrestabile. Come se si trattasse di un mondo lontano e sconosciuto, Dunn ha raccontato che vicino a Colonia è caduto mezzo metro di neve. Dal Brasile è arrivato Laplace Martin, l'ingegnere, catene d'oro al collo e ai polsi, perfino la sua penna è d'oro. Nonostante ciò, ha un'aria affidabile. Interrotti quasi tutti i contatti. La vita si allontana da me volando via come una foglia. Nella casa adibita alle prove dei costumi c'era un falegname che aveva sempre un'aria strana e assente. Per costruire due mensole per i cappelli gli ci sono voluti sei giorni. Ragioni imperscrutabili lo harmo spinto a inchiodame tre qua e là sulla parete. Una volta temrdnato questo lavoro, ha fissato una sbarra nell'armadio di Gisela e ha dovuto arrampicarcisi dentro. L'ho visto in ginocchio nell'armadio. Poi non abbiamo sentito più nulla e ci siamo dimenticati di lui. Ore più tardi, quando abbiamo aperto l'armadio preoccupati, lo abbiamo trovato lì che dormiva, ancora in ginocchio. Oltre la finestra della mia capanna su palafitte, chiusa con una sottile rete metallica, vedo le foglie immobili dei banani nei vapori del crepuscolo e piccole rane che spiccano salti orizzontali da pianta a pianta e atterrano sbattendo sulle foglie pallide. Appena si fa buio iniziano a conversare con le rane accovacciate sul tetto di rami intrecciati. Io mi trovo esattamente nel punto di intersezione del dialogo. Contro l'ultima luce della sera le rane si stagliano dietro le foglie come attraverso carta cerata. Verrà indetto un altro sciopero, la posta è già chiusa e presto anche l'aeroporto sarà inaccessibile. Come riceveremo tutte le spedizioni urgenti di materiale tecnico da Miami? I contratti di Robards e Jagger non sono stati ancora firmati, e 121

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anche se lo fossero come farebbero ad arrivare qui? A causa delle piogge abbondanti la strada per Rio Nanay, dove si trova il nostro quartier generale, è diventata un canale di scolo pieno di fango, perfetto per i maiali. Non faccio altro che guardare le foto di mio figlio Burro, che ho attaccato su un pezzo di compensato vicino alla finestra. Ci sono anche fotografie della Eisner e di Walter Steiner, il campione di salto con gli sci. Anche a me adesso piacerebbe spiccare il volo. La seconda nave, identica alla prima, alla quale abbiamo lavorato come pazzi, non sarà pronta in tempo. Iquitos, 6 dicembre '80 Dall'acqua sahnastra di quella che anni fa doveva essere una piscina ho pescato con una scopa un serpente sottile e molto agile, che è scomparso subito tra l'erba. Ho osservato a lungo con meraviglia il formichiere che abbiamo da poco tempo, mentre con la lingua incredibilmente lunga e guizzante riuniva su un'asse le termiti e poi le spazzolava via con una leccata. Quasi tutti quelli che lavorano qui stanno cedendo, hanno raggiunto il linùte delle loro possibilità, Izquierdo ha vomitato tutto il giorno, pili che altro perché nessuna delle comparse previste si è presentata alla prova costumi. Vignati è sparito a Satipo ed è in ritardo di oltre una settimana. Sluizer, che è nuovo, cambia l'ordine delle scadenze generando nervosismo. Laplace ci ha lasciati per tornare in Brasile; lui mi parla in portoghese e io gli rispondo in spagnolo, ma ci capiamo. Tutte le cose essenziali le nascondiamo in secondarie incidentali, e quando recentemente gli ho spiegato perché doveva essere una nave di dimensioni reali quella che volevamo portare sulla montagna, ha sorriso tra sé e sé, l'uomo 122

con il volto scuro e la pelle rovinata che norì ride mai, e mi ha dato la mano senza dire nulla. Poi ci siamo scambiati un cenno e lui si è allontanato sulla jeep, e un temporale si è abbattuto alle sue spalle con un frastuono spaventoso. Mi si è persino fermato l'orologio digitale. Iquitos, 7 dicembre W Fiesta a Pucuchama. In città erano stati allestiti ovunque chioschi che vendevano birra e cibi arrosto, da ogni parte c'era gente che ballava. Ho giocato molte volte a un gioco d'azzardo e ogni volta ho perso; il principio era analogo a quello della roulette, solo che al posto della pallina c'era un porcellino dlndia vivo, rinchiuso in una cassetta di legno che veniva sollevata con un cordino. In cerchio erano disposte piccole costruzioni numerate simili a baite svizzere, ognuna provvista di un'apertura, e il porcellino d'India correva per un po' qua e là esitante, bloccandosi ogni tanto, poi alla fine si decideva e spariva velocemente in una delle entrate. In palio c'erano piccole scodelle di plastica rosa e verde chiaro, e io ho puntato tutto quello che avevo, finché non mi è rimasto più nulla. Stamani mi sono alzato prestissimo per cercare di farmi passare una telefonata. Sono arrivati due campesinos e hanno portato in ufficio le galline che W. aveva ordinato. Quando se ne sono andati ho avuto la certezza che non sarei stato più lo stesso. Ho fissato gli alberi pallidi della foresta vergine e ho cercato di immaginarmi che a Monaco c'era la neve, che il mio piccolo stava festeggiando l'Avvento, che io non ero con lui. Dal Rio Napo è arrivata una donna insieme ai figli, il manto lavora per noi sul corso superiore del Camisea. Era sconvolta perché aveva sentito dire che il marito era stato ucciso 123

e divorato dagli indios; sono riuscito a stabilire un collegamento radio, ma siccome era domenica, l'uomo era libero e non si trovava al lavoro nella giungla; lo hanno però chiamato all'apparecchio e ha potuto parlare direttamente con lei. La donna ha pianto dalla gioia e voleva regalarmi le due galline che aveva portato con sé come provviste. Sono stato costretto a farle vedere quelle che avevamo comprato la mattina per dimostrarle che ne avevamo anche troppe. Da Monaco ancora nessuna notizia sui finanziamenti, ma ho fiducia in Lucki, che al momento è a Parigi da Gaumont. A colazione umore nero in casa a causa di un gabinetto allagato. Mi sono preoccupato innmediatamente di farlo riparare, perché queste cose acquistano subito dimensioni sproporzionaterispettoa problemi di gran lunga maggiori. È stato come se avessi misurato la temperatura della casa. Più tardi sono andato al locale di Paul. Una piccola processione stava sfilando proprio lì davanti, in testa un uomo scalzo con una bara bianca da bambino in spalla, dietro di lui alcune donne con gli ombrelli aperti per ripararsi dal sole intenso, e tutto intorno il minaccioso orizzonte nero e grigio. Ovunque, nel cielo luminoso, guizzavano in silenzio i lampi e un temporale mulinava in lontananza, mentre su in alto, nel mezzo, era rimasto sgombro lo spazio esatto per la lama incandescente del sole, intomo al quale si sollevavano vortici di polvere, simili a serpenti, arroventati, cattivi. Per tutto il pomeriggio l'acquazzone non è arrivato, si è però scaricato più in là, verso la foresta lontana, trasudante e fumante; sembrava che laggiù si stesse consumando uno stupro immane e violento. Di notte, spaventate da chissà cosa, le galline si sono messe a schiamazzare come maiali scannati. Un aereo è volato sopra la mia testa diretto a nord, e io sono rimasto a lungo 124

sveglio nel letto, perché non riuscivo a mettere a tacere una voce dentro di me che nù diceva che quell'aereo stava volando incontro alla sua caduta. Iquiios, 8 dicembre '80 Stamattina, quando sono andato a verificare il telex in ufficio. Gloria stava cercando di mettersi in contatto con la Narinho, la nave di legno ormai marcio che avevamo rimorchiato dalla Colombia con seicento barili di gasolio vuoti, ma avevano l'apparecchio spento. Con noi c'era una giovane donna; il marito, un elettricista, non era raggiungibile. La mattina il loro bambino aveva vonùtato, per due ore, poi aveva avuto le convulsioni ed era morto all'improvviso. Non sapevo cosa dire alla dorma. Si è voltata verso la parete per nascondere il viso e ha iniziato a piangere, si era trattenuta fino a quel momento. Le ho preso la mano e l'ho stretta nella mia, e quando sono riuscito a calmare un po' i suoi singhiozzi silenziosi l'ho accompagnata in moto al pontile. Il battelliere si rifiutava di partire perché voleva aspettare le cuoche, ma l'ho mandato di corsa nel luogo in cui si trovava la Narinho insieme alla donna. Era ancora molto giovane e quello era il suo primo figlio, un maschio, di appena sei mesi. Giornata stagnante, afosa. L'inerzia si unisce all'inerzia, le nuvole fissano la terra ingravidate dal cielo, la febbre governa, gli insetti crescono fino a diventare giganfi. La foresta vergine è oscena. Tutto è peccato, per questo il peccato non viene riconosciuto come tale. Le voci nella giungla sono mute, non si muove nulla, su ogni cosa è sospesa una rabbia indolente, immobile. Il bucato steso non ^'uole saperne di asciugare. Come per un accordo segreto, a un tratto le mosche, con i loro ventri turgidi e cangianti, si riuniscono sul 125

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tavolo. La nostra piccola scimmia si lamentava nella sua gabbia, e quando mi sono avvicinato lei ha guardato oltre di me, gemendo, rivolta a qualche punto lontano là fuori, dove il suo piccolo cuore sperava di trovare un'eco. L'ho liberata, ma lei èritornatanella gabbia, e adesso è ancora lì che geme. Città del Messico - Neiv York, 15-16 dicembre '80 Sala d'aspetto del volo per gli Usa. Passo troppe ore, che annientano ogni cosa, negli aeroporti, Miami, Kennedy, La Guardia: nomino solo alcune delle piaghe peggiori. Stanco com'ero per il poco sonno, l'uomo allo sportello del cambio mi ha imbrogliato; a quanto pare ha sviluppato un occhio infallibile per la clientela. Non erano neanche venti dollari, ma mi sono sentito come un turista cretino e ho meditato idee di vendetta piuttosto prive di fantasia. Gli alberghi erano quasi tutti al completo e sono riuscito a trovare una camera solo perché ne ho presa una al tredicesimo piano. Da lì vedevo il tetto a terrazza di un edificio moderno, e accanto un pollaio. Mi ricordo che a Tokio, nel cuore del centro cittadino, tra le escrescenze in cemento alle prime luci dell'alba avevo sentito cantare dei galli. A New York ero a due isolatì di distanza dal marciapiedi dove da poco avevano sparato a John Lennon. A Central Park si era rapidamente riunita, per una veglia silenziosa, una folla che si ingrossava sempre di più. L'entità di quell'autentico sgomento mi ha colpito, anche se la manifestazione era offuscata da scemenze di ogrù genere, che comunque appartenevano alla sua epoca: spinelli che giravano, manifesti di guru tra la moltitudine di persone e generiche esortazioni alla pace, quale, dove? Una giovane donna, con un abbigliamento protohippy, sollevava uno striscione con la scritta ALL HE SAIO IS GIVE PEACE A CHANCE. 126

I contratti di Robards e Jagger non sono ancora stati firmati. Nel pomeriggio è avanzato a grande velocità un fronte nuvoloso da ovest, si agitava e mugghiava intomo all'edificio, e al trentaquattresimo piano, dove mi avevano portato, ho avvertito una leggera oscillazione, quindi la neve ha colpito la finestra come una frustata. È durato solo pochi minuti, poi è finito tutto. Era molto tempo che non vedevo la neve. Iquitos, 17 dicembre '80 Atterrato di nuovo a Iquitos, planando con l'aereo sotto un cielo pesantissimo, che portava il buio e una fitta pioggia. Forti lampi. Ho in tasca ancora cinquanta soles, sono circa quindici cent, ma nessuno è venuto a prendermi perché il mio messaggio non deve essere arrivato. Fuori il temporale continua a infuriare in lontananza, lasciandosi dietro vapori che si sollevano dal cemento. Ho visto passare Gustavo con il Bronco, come uno scemo, non gli è venuto nemmeno il dubbio che potessi essere tornato. Durante lo sciopero avevano bucato le gomme a due delle nostre moto e a una macchina, e G., quell'idiota, era andato in città con un fucile. Non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se lo avessero fermato a qualche posto di blocco. A causa della situazione poco sicura, l'aeroporto è pieno di poliziotti in assetto da guerra, che sventolano i nutra nella sala arrivi vuota, dove non ci sono nemmeno nemici innmaginari, e con i riot helmets legati alla cintura. L'atmosfera è delle peggiori, si tocca con mano. Iquitos, 18 dicembre '80 Ci è giunta una chiamata d'emergenza dal campo sul Camisea, ma è arrivata solo per metà, poi è mancata la corrente e da allora il collegamento è interrotto. A quanto pare una 127

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dolina indigena in stato di gravidanza avaiìzata si è presentata alla nostra infermeria: il bannbino nnorto nel ventre e lei che non riesce a partorire, quindi, da quello che sono riuscito a capire in modo frammentario, se non succede qualcosa morirà anche lei. Anche il telex stamattina ha reso l'anima a Dio. Possiamo soltanto cercare di far arrivare un aereo da Pucallpa, sempre che riusciamo a ristabilire la comunicazione. Altrimenti spero solo che Cucho porti la donna al Rio Sepahua con il motoscafo, oppure dai missionari sul Rio Timpia, perché al momento sono attrezzati meglio di quanto lo siamo noi. Nei pochi giorni in cui non sono stato presente i costumi e la scenografia sono andati a rotoli e, stando a Uli, l'intera produzione insieme a loro, perché W. nell'assoluto disorientamento sembra pensare solo alla nave, per il resto ha perso ogni prospettiva e ogni visione coerente. Sia quel che sia, io cercherò di non rimandare l'inizio delle riprese, sarebbe catastrofico da un punto di vista psicologico. Come per il generale Patton, c'è una sola parola d'ordine: avanti, le retrovie si regoleranno di conseguenza, l'organizzazione, la logistica e tutti gli altri elementi secondari si adatteraruio a questa dinamica. C'è un altro serpente sul tetto. Poco fa qualcosa di scuro si è mosso frusciando ed è caduto rumorosamente tra le foglie dei banani. Sono andato a guardare e mi sono accorto che si trattava di un serpente velenoso manoncino, che aveva catturato un uccello che pigolava ancora. Ho cercato di colpirlo con un bastone, ma è sparito come un fulmine tra l'erba. Ogni tanto qualche stelo tremava, e dai gemiti lamentosi dell'uccello intuivo dove si trovava il serpente. Non l'ho se guito nel prato perché ho scoperto che proprio sopra di n^^' 128

sul tetto, c'era un secondo serpente che stava per raggiungerne un terzo sulla piattaforma della capanna strisciando su un ramo. Ho tentato di ucciderlo con il machete, ma è stato più veloce di me. Ancora niente corrente elettrica. La sera scende sulla Terra. Cosa succederebbe se la foresta vergine appassisse come un mazzo di fiori? Intorno a me muoiono gli insetti, per farlo si girano sulla schiena. Una donna del vicinato - ho già visto fare qualcosa di simile con i maialini - allatta un cucciolo di cane dopo che il suo bambino è morto in seguito a un'infezione da parassiti. Le rapide in corrispondenza di alcuni mlpasos prima del Rio Camisea sembrano essere troppo impetuose per la nostra nave. E allora buona notte, mi rimbomba nella testa come una campana, in piti i lampi guizzano sopra le sagome delle piante. Henning doveva tornare oggi con i soldi, invece ho sentito dire che non arriverà prima di sabato. Qui non abbiamo più niente, e dobbiamo mandare urgentemente dei viveri sul corso superiore del Camisea, comprare degli attrezzi a Lima e pagare gli operai. In questo momento, fuori, una grande luna si libra sulle cime degli alberi. Le rane, a migliaia, si zittiscono all'improvviso tutte insieme, come seguissero le indicazioni di un direttore d'orchestra invisibile, poi ricominciano all'unisono. Le loro conversaziorù vanno e vengono in strane ondate. Sulle foglie dei banarù risplende la luce della luna, cerea e vivida come quella di un neon. Chiamato al telefono nel retro della casa, sono caduto giù dalla scala che porta alla mia piattaforma. Quella era una delle rarissime telefonate che siamo riusciti a ricevere e uno sconosciuto voleva convincermi che sono un pazzo, un pericolo pubblico.

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Iquitos, 19 dicembre '80 Stamattina ci siamo ritrovati in ufficio un uomo dall'aspetto poco rassicurante, senza gli incisivi superiori, feroce e scaltro, e ho a\nato la sensazione che per un compenso adeguato sarebbe stato pronto a uccidere. Non ho fatto in tempo a pensarlo che, nell'attimo in cui non lo tenevamo d'occhio, ha attraversato di corsa la casa, è salito di sopra ed è entrato nella stanza di Gloria, terrorizzandola. A quanto pare voleva soltanto un anticipo. C'è un giovane capitano di Atalaya, che è stato il primo e l'unico a darmi l'impressione di essere una persona degna di fiducia. Con estrema freddezza, ha calcolato che per arrivare da Atalaya al Camisea la nave impiegherà venti giorni, salvo eventuali condizioni favorevoli. Un brivido di puro sgomento mi ha attraversato il corpo, infatti se solo fino ad Atalaya la nave ci mette due settimane, allora non c'è piìi niente da fare. Gloria continua a piangere come un'isterica. Il telex non è stato ancora riparato, ma per la prima volta da molto tempo a questa parte in città c'è di nuovo la corrente. Ehie pensieri che non c'entrano niente con qui mi hanno tenuto occupato nel bel mezzo del tumulto organizzativo: come si spiega il fatto che la lingua latina non abbia lasciato tracce nella Germania a sud del limes e invece sia così persistente nell'inglese, benché in Inghilterra il dominio dei romani sia stato molto più breve, e: non sarà per caso che le stelle, che si allontanano da noi all'incirca alla velocità della luce, sono invece in diretta rotta di collisione con la Terra, come una pallottola sparata da un fucile che, da un punto di vista matematìco, dopo aver fatto il giro del globo terrestre dovrebbe colpirci alla schiena? 130

Quando getto il tè rimasto nella tazza di latta dalla fine stra della mia capanna, il liquido schizza fuori sui banani passando dalla trama sottile della zanzariera, mentre le foglie di tè restano appese alla finestra, come uno strano disegno piatto, ridotte bruscamente di una dimensione, tradite. Rimangono come un ricordo, bidimensionali, in qualsiasi modo e con qualsiasi turbolenza il tè attraversi la rete. Ho spedito i miei biglietti di Natale, sapendo che arriveranno troppo tardi o non arriveranno affatto. L'albero nell'ufficio postale, che consiste di un paio di ranni spogli decorati con strisce di carta stagnola e di cellofan verde e a cui è appeso un pacchetto, mi è entrato nel cuore. Dopo essere uscito, ho fissato a lungo giìi verso il fiume, sforzandomi di darmi un nrdnimo di contegno. Le chatas, delle chiatte basse, sono in viaggio con i tubi verso i pozzi petroliferi. Belén si trova in parte sotto il livello dell'acqua. Stamani all'alba gli uccelli facevano a gara per assicurare la sopravvivenza del creato. Per loro ogni cosa che esula dalla perpetuazione dello status quo è letale. Adesso il mio orologio è definitivamente rotto, ma ormai è da molto che penso secondo i tipici canoiu amazzonici: prima di pranzo, dopo il temporale, verso sera. Un mendicante cieco e scalzo avanzava tastando U muro di una casa. Una donna beveva da una pentola di alluminio in cui sguazzavano viscidi pesci di acqua dolce dai grandi occhi. Uno era morto, il ventre bianco all'insù. Poi un bambino ha bevuto dalla stessa pentola. Al mercato di Belén ho visto una giovane donna talmente bella da farmi trasalire. Nella mia camera di bambù n\i sono portato come segnalibro un boardmg pass che si è velocemente ingiallito a causa del clima di qui, e ho notato che era appena dell'estate scorsa, non ricordo più il motivo per cui avevo 131

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preso l'aereo. Presto il tagliando sparirà in un raccoglitore, per sempre, e attirerà solo l'interesse del fisco, ma era un pezzo di vita, della mia vita. Ho provato a trascrivere una registrazione di Hui,® ma in molti punti è incomprensibile e ci sono grosse lacune. Un gallo ha cantato con accanimento, per ore. Afa, sonnolenza. Il diavolo tiene un diario di bordo? A Belén ho bevuto grappa distillata dalla canna da zucchero insieme ad alcuni portatori, tipi selvaggi, scalzi, che più tardi ho accompagnato ai costumi. Uno aveva intomo al collo, come fosse un monile, un pezzo di liana intrecciata, e si grattava di continuo i testicoli. Grosse formiche nere scorrazzavano avanti e indietro lungo una trave su cui all'inizio avevo appoggiato il braccio, affaccendate in incombenze a me oscure. Quando harmo iniziato a trasportare le loro uova bianco-latte, ho capito che facevano sul serio. Nel frattempo gli uomini si erano ubriacati e senza ritegno, come se non esistesse un domani, erano a caccia di una donna per la notte, mentre le zanzare, seguendo un principio altrettanto sconsiderato, non stavano a guardare se uno era sbronzo, innamorato o moribondo. Iquitos, 21 dicembre '80 Dovevo accompagnare Claudia Cardinale nella suite dell'albergo dove alloggiava, che occupava due piani. Quando siamo entrati nella stanza ci siamo accorti che al piano superiore, a cui si accedeva solo tramite una scala a chiocciola, c'era un cavallo, un purosangue di razza, tenuto per le briglie dal fantino, un uomo smilzo e minuscolo. Nella suite erano stati 8 Huies Predigt ("Predica di Hui"), titolo di un film per la Tv realizzato da Herzog liei 1980. (NdT) 132

piazzati dei proiettori perché avevano girato uno spot pubblicitario. Hanno detto che avrebbero liberato subito la stanza, potevamo tranquillamente lasciare lì i bagagli. A quanto pare -stando alle voci che circolavano nella hall - la Cardinale ha il seno più bello del mondo: la cosa è stata stabilita ufficialmente in una controversia giudiziaria. Fuori scorreva il fiume, ubriaco per l'eternità. Le foglie d'autunno galleggiavano nella corrente verso sud. A Natale i ricchi di Iquitos fanno sci d'acqua sul Rio delle Amazzoni. Sulla chiatta Eldorado operano le tonsille con l'aspirapolvere. Benjamin, quando sarà grande, vuole scoprire templi del sole e tesori nascosti. Una mattina una contadina indispettita ha staccato il becco alle sue galline con una sega da traforo. Mi sono chiesto se è possibile camuffare un cane da maiale. Poi la mia nave si è dissolta nel riflesso delle onde in frecce che lentamente volavano via. Sono stato svegliato da un'improvvisa raffica di vento e ho notato che la luce era accesa e la zanzariera si gonfiava come una vela e voleva allontanarsi da me. Fuori, un falò sprizza scintille nel vento; il nostro guardiano notturno, César, vi fa bollire il catrame e lo spalma sulle palle artificiali di caucciù in modo che sembrino vere. D cielo basso e pesante, l'orizzonte rabbioso e splendente come fosse rischiarato dall'aurora boreale. Iquitos, 23 dicembre '80 Compleanno di Herming. Caos ai costumi. Izquierdo, sgridato in tedesco da Gisela, si è licenziato su due piedi; se non altro passerà il Natale a casa. Bill Rose, chiaramente sbronzo, ha mandato un telex sconnesso da Miami pieno di violenti insulti contro Alan Greenberg, accompagnato dalle sue discissioni, quando in realtà non ha nemmeno mai conùnciato a lavorare con noi. Alan mi aveva informato che B. gli aveva telefonato senza motivo e senza preavviso, aveva minacciato 133

di ucciderlo e si era comportato in modo del tutto sconclusionato. Al campo sul Camisea c'è stato un tremendo temporale. La tempesta ha sradicato alberi giganteschi e alcuni edifici sono stati distrutti. In uno spettacolo in cui recita un gruppo di indios di Cenepa, che poco tempo fa è stato messo in scena in un teatro di studenti dai fautori del processo contro di me, stando a quanto ha raccontato Henning, mi hanno rappresentato mentre giro, con un grosso sigaro perennemente in bocca, quindi all'attenzione generale sembra essere sfuggito che di fatto non ho ancora iniziato le riprese. Tutte cose che fanno parte dei misteri quotidiani. Ieri sera è rimasto per un po' in ufficio un pipistrello che si era perso, svolazzava in modo confuso e non riusciva a trovare la finestra aperta. Al mercato ho visto un portatore che trasportava sulle spalle un maiale urlante, fermato con una cinghia che gli passava intomo alla fronte, e lungo tutto il tragitto verso la palafitta gli parlava in quetchua. Mi sono spaventato a morte perché gli alberi mi rimproveravano gridando. Adesso nù urlano contro anche gli alberi? Iquitos, r gennaio'81 Affratemamenti di mezzanotte. Nel frattempo ci ha raggiunto Mick Jagger ir\sieme a Jerry Hall. Due delle sue valige non sono arrivate a destinazione perché le ha mandate a 1-Quito. Gli abbiamo noleggiato una macchina, ma è saltato fuori che le chiavi non andavano bene, infatti erano quelle di una gru. Mick è venuto da noi in taxi, ma siccome l'autista si è rifiutato di procedere per gli ultimi cento metri tra le buche piene di fango, nemmeno al doppio della tariffa, l'ho trovato che camminava a tentoni al buio, in smoking e scarpe da ginnastica. Mi ha raccontato, piegato in due dalle 134

risate, che Robards e Adorf gli hanno confidato di aver fatto entrambi testamento perché dovevano lavorare nella giungla. n nostro tecnico delle luci si è allacciato abusivamente alla linea elettrica principale davanti al nuovo quartiere di posa con la massima sfacciataggine e sotto gli occhi di tutti. All'improvviso lì la corrente è arrivata dappertutto. Sono settimane che ogni giorno la centrale elettrica ci promette di fare l'allacciamento, ma non ha mai mandato nessuno. Di punto in bianco, caos in Messico. La nostra agente che si trova là ha disdetto gli impegni con tutti gli attori e i membri della troupe e ha annullato i contratti, sostenendo di aver ricevuto disposizioni in proposito da un nostro telex. Oggi Lucki prende l'aereo da Miami e va in Messico per sistemare la faccenda. La scavatrice sarà imbarcata troppo tardi da Miami, da lì dovrà raggiungere Lima/Callao e arrivare via terra a Pucallpa sul Rio Ucayali, per poi proseguire a bordo di una chata fino all'Urubamba e al Rio Camisea. Dal punto di vista della tempistica, potrebbe profilarsi una catastrofe. Per giorni interi non siamo riusciti a rintracciare il carico con i proiettori e la cinepresa, perché a causa di una tempesta l'aereo non è potuto atterrare a Iquitos e lo hanno deviato a Lima. Lì hanno scaricato tutto, poi si è rotto un velivolo, e poi ogni cosa è rimasta bloccata alla dogana perché la compagnia aerea Faucett non trovava più le bolle di consegna. I brasiliani, attori e tecnici del suono, arriveranno qui ^oppo tardi, ma: la Narinho II risale il fiume più velocemente del previsto. E: lo sciopero generale dovrebbe essere revocato.

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Iquitos, 2 gennaio '81 Quando non c'è nessuno, la nostra scimmia esce dalla gabbia e sgraffigna quello che trova sulla tavola apparecchiata. Si è portata via quasi tutte le forchette. Stamani ha rubato il biberon della figlia di Gloria, che l'ha vista mentre se lo scolava, nascosta in un cespuglio, attaccata alla tettarella. Teme le cose peggiori, che la scimnùa violenti la bambina, e vuole che le spariamo prima che abbia modo di farlo. L'animale ha ancora avvolto intomo ai fianchi un pezzo del cavo elettrico con cui era legata, e quando si arrampica lo tiene sollevato in aria con la coda, con cui è in grado di afferrare gli oggetti come con le mani, in modo che non la intralci nei movimenti. W., che se ne è andato sul Camisea lasciandosi dietro il caos, ha ridotto a mia insaputa il numero delle comparse per la scena del varo della nave da cinquemila alla metà, e io sono andato alla banchina con Mauch per calcolare di quante persone avremmo avuto bisogno per distribuire sulla china che scende al fiume una folla verosimile, e volendo riempire anche la strada in alto ne servirebbero circa seimilaseicento. Nessuno deve lasciarsi spaventare dal lavoro. In definitiva io non ho nemmeno un assistente e lo zoccolo duro della troupe è formato da sedici persone. Se lo stesso film fosse prodotto a Hollywood non sarebbero meno di duecentocinquanta. Iquitos, 3 gennaio '81 Da ieri tutto sembra confermare di nuovo che lo sciopero generale ci sarà. Abbiamo ricevuto la comunicazione direttamente dal comitato che lo ha indetto, e George Sluizer ha notizie di prima mano dal generale incaricato dal governo di 136

riunire un numero sufficiente di truppe per mantenere l'ordine nel caso lo sciopero abbia luogo. La Narinho II è bloccata a Pucallpa, il cambio (?), appena uscito dalla fabbrica (?), non ha resistito; potrebbe volerci anche una settimana prima die arrivi il pezzo di ricambio da Mian\i, senza contare i ritardi che potrebbero essere causati dal probabile sciopero. Pare che stasera arriveranno cinque messicani e dal Brasile i tecnici del suono e l'attore José Lewgoy. Il fatto inquietante è che davanti all'ufficio della compagnia aerea Faucett si è formata una fila lunga duecento metri di persone che vogliono rientrare a Iquitos prima che scoppi lo sciopero. Afa opprimente, non piove abbastanza da rinfrescare. Iquitos, 4 gennaio '81 I messicani sono arrivati di sera, tardissimo e con un aereo die non risultava su nessun tabellone, tanto che in un primo momento ho pensato che mio fratello Lucki avesse rubato un apparecchio soltanto per poter essere di ritomo in tempo. Insieme a loro c'era anche Claude Chiarini, è una gioia averlo di nuovo qui con me. Mick Jagger ci ha dato una mano come autista per accompagnare tutti i nuovi arrivati in albergo. I tecnici del suono si sono arenati da qualche parte in Brasile, ma ce la caveremo lo stesso. La nave è ancora in piena baraonda, ma a im certo punto dobbiamo pur cominciare. Litigi ai costumi perché la scenografia deve essere ampliata. Tono cocciuto e piagnucoloso, che è sempre il segnale per l'esplosione del marasma, come un'eruzione di lava. Il presidente Belaunde è atterrato da Lima, ha parlato sulla plaza de Armas di fronte a una grande folla, e gli animi sembrano essersi calmati.

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Iquitos, 5 gennaio '81 A mezzanotte Lucki mi ha buttato giù dal letto con la notizia che lo sciopero ci sarà, per l'esattezza è stata indetta una protesta di ammonimento per lunedì, dopo di che inizierà l'astensione generale a tempo indeterrrùnato. Riunione di emergenza in piena notte. Walter e Vignati sono per non girare, io invece sono a favore, ma a patto che, nel caso si presentino degli ostacoli, abbiamo il buon senso di sospendere il progetto. La mattina in città era tutto chiuso, e le venticinque persone che alloggiano all'Hotel Safari non troveranno nulla da mangiare né a pranzo né a cena. Andremo a piedi allo stabilimento di posa, armati di spaghetti e sugo pronto, e cucineremo per tutti. Umore buono, ce la sapremo cavare malgrado tutto. Ora come ora, da un punto di vista psicologico stare ad aspettare senza lavorare sarebbe come una valanga a bassa quota. Non mi preoccupa il fatto di non aver mai lavorato con nessuno degli attori e nemmeno con buona parte dei tecnici. In questo momento tutti si aggrappano alla mia tranquillità. Iquitos, 6 gennaio '81 (2''giorno di riprese) Abbiamo iniziato ieri pomeriggio in modo informale filmando una sedia vuota, per ora è tutto puramente meccanico, comunque la cinepresa è entrata in funzione. Robards e Adorf, i due vigliacchi, che però qui impazziscono più che altro per via del loro spaventoso vuoto interiore, si sono rifiutati di salire in macchina con Sluizer, terrorizzati a morte dall'idea che gli scioperanti potessero sparare loro addosso. Non è servito a nulla spiegare che avevamo già portato quaranta uomini sulla nave, che Mick Jagger aveva fatto la spola 138

per noi con la sua auto in lungo e in largo per la città e che sarebbe venuto sul set, così ho deciso di girare anche senza di loro. Un arcobaleno, che durante una delle prime riprese ha disegnato un arco alle spalle di Mick, n\i ha dato coraggio. I brasiliani sono appena arrivati sulla nave con le loro valige, il bagaglio personale e le apparecchiature per il sonoro, hanno tirato fuori il registratore Nagra, inserito i microfoni sulla scena, e ogni cosa si è messa in moto prima ancora die avessi avuto l'opportunità di scambiare una parola con loro, a parte un saluto frettoloso. Lucki ha preso l'aereo per Monaco con scalo a Miami per ritirare i soldi; ha portato con sé il primo rapporto giornaliero, un mio resoconto personale per i soci e i certificati medici per l'assicurazione, senza questi documenti sui conti non si muove nulla. Iquitos, 10 gennaio '81 Riprese notturne con i monaci. Nessuno di loro è riuscito a mettere insieme una sola frase che avesse attinenza con il dialogo. Il monaco messicano, che di notte faceva il pellegrino nella sua missione, la mattina ha suscitato scandalo in albergo, è sceso di corsa per tre piani nudo come un verme, coperto solo dalla sua barba sventolante, fino alla reception, si è messo a gridare e a fare il diavolo a quattro. Ora, a cena al Don Giovarmi, tutto contrito mi chiede di poter parlare da solo con me per un minuto. L'umidità tropicale è così intensa che le buste, se si lasciano in giro, si incollano da soie. IquUos, 17 genmio 'SI Riprese. Di nuovo sciopero in città, anche se la situazione non sembra essere così grave rispetto alla mostruosità in cui si era trasformata a causa delle voci febbrili. L'acqua è tal139

mente alta che è penetrata dall'assito della mia piattaforma. Un cuscino galleggiava. Stamani, quando mi sono infilato i pantaloni, li ho sentiti freddi e strani. Ho rivoltato una gamba e ne è saltata fuori una rana. Iquitos, 21 gennaio '81 Un sogno che non ho fatto di notte, perché io non sogno, ma che ho vissuto mentre canmùnavo: ho visto la neve cadere sulla foresta vergine e posarsi sul gigantesco fiume caldo come una coperta umida, sulle capanne di palme, sui rami dove sono appollaiati gli avvoltoi, allora ho capito immediatamente che nel Centro Europa era iniziata un'era glaciale, tremenda, che ricopriva ogni cosa, e questa non poteva che esseme una lontana propaggine. C'era anche un grosso boa constrictor, ucciso da una scarica a pallini in testa, che veniva riportato in vita da massaggi vigorosi. Poi sorpassavo il battello a vapore a bordo di un motoscafo e, giunto a un'aiìsa del fiume, buttavo in acqua un secchio di plastica e lo spingevo verso l'imbarcazione. Dicevo all'equipaggio che se la nave avesse continuato ad avanzare e oltrepassato il secchio sarebbe saltata in aria. Ci rispondevano via radio che anche se si fossero fermati il secchio li avrebbe raggiunti. Che il mio gesto fosse interpretato come una semplice minaccia inconsistente non toglieva nulla al fatto che intendessi dare prova della nnia risolutezza. Rimandata ancora la partenza per il Camisea, questa volta perché gli avvocati di Robards pretendono che vi facciamo instaUare una macchina cuore-polmoni. Pretendono anche che Claude dia la propria autorizzazione in qualità di medico, ma dopo lunghe discussioni si sono resi conto che è una cosa piuttosto difficile da fare nella giungla; che la chiedano direttamente all'amministrazione della Sorbona a Parigi, ha sugge140

rito Claude. AI che hanno voluto sapere cosa fosse la Sorbona. Claude ha avuto l'idea di prendere una macchina cuore-poimoni dismessa dalla discarica di Miami e di farla montare con estro dalla troupe. Ci siamo chiesti che razza di terrore panico deve nutrire R. nei confronti della foresta vergine. Rio Camisea, 2 febbraio '81 Ancora tumulto a causa della macchina cuore-polmoni, a cui si aggiunge ora la richiesta di un defibrillatore per stimolare laripresadel battito in un cuore che si è fermato. Preparativi di guerra al confine con TEcuador. Noi... Rio Camisea, 3 febbraio '81 Stanotte è morta all'improvviso una donna campa, l'intero accampamento è anunutolito e paralizzato. Le è venuto un attacco di diarrea, ha avuto una colica, ha vomitato ed è morta. Nel pomeriggio una barca con molti Campas è passata davanti alla nostra nave, avevano con sé la salma, e l'abbiamo sepolta su un pendio nella foresta. Alberto ha recitato una preghiera nella loro lingua. La nostra nave, dopo che il livello dell'acqua si è drasticamente abbassato, non riesce ad avanzare oltre l'ansa del fiume. Abbiamo iniziato a lavorare tardi perché adesso giriamo di notte, e siamo scesi con Lucki e Alan Dunn a Camisea, nel punto in cui era atterrato l'aereo. Con qualche sforzo eravamo riusciti a distribuirci sul motoscafo carico in modo da bilanciare il peso e a fatica avevamo raggiunto la velocità necessaria per sollevarci e avanzare, quando mi sono accorto che sulla sponda davanti al campo degli indios un centinaio di persone gesticolavano animatamente indicando l'acqua. Non 141



vedevamo nulla, e non vedeva nulla nemmeno Alberto, che era seduto davanti. Ho gridato lo stesso al timoniere, soddisfatto perché alla fine eravamo riusciti a muoverci, di tornare subito indietro per vedere cos'era successo. Dalle grida concitate abbiamo capito che un bambino stava annegando, allora mi sono tolto le scarpe e mi sono tuffato. Altri mi hanno seguito, poi con una seconda imbarcazione abbiamo scandagliato il fiume per un lungo tratto verso valle, ma non abbiamo trovato niente. Siamo venuti poi a sapere che due giovani uomini, entrambi già sposati, erano riusciti in qualche modo, nonostante il divieto di usare la piroga, a prendere una canoa dalla grande catasta bloccata e legata con una catena, avevano iniziato a remare sul fiume e si erano ribaltati. Nessuno dei due sapeva nuotare e soltanto uno era riuscito a raggiungere la riva mettendosi in salvo, l'altro invece era affogato; l'onda generata dalla nostra prua doveva aver creato un mulinello e intorbidito l'acqua proprio in quel punto, e l'uomo era sparito. Abbiamo continuato a cercare finché si è fatto buio. Nel giro di dodid ore avevamo avuto due morti. Contro ogni logica, ho continuato a immergermi anche con l'oscurità, perché nessuno potesse vedere fino a che punto ero depresso. Come sempre, il fiume è bello e privo di scrupoli. L'uomo affogato, che non siamo riusciti a ritrovare, era giovane e sposato. Mi harmo detto che a pranzo aveva lasciato tutto il cibo alla moglie, dicendole che lui non ne aveva più bisogno, poi l'aveva salutata e se ne era andato. Rw Camisea, 4 febbraio '81 La ricerca del corpo è proseguita, senza successo, senza speranza. Oltre a ciò, problemi con la nave. Il fiume è talmente basso che ci siamo arenati nell'unica ansa in cui eravamo an142

in grado di muoverci. Con l'aiuto di funi e motoscafi, siamo riusciti a trascinare nella corrente la prua, che era rimasta libera, e in questo modo a disincagliare il battello, bloccato a poppa. Cora

Il consiglio degli ar\ziaiù ha scelto un nuovo marito per la vedova dell'annegato. La giungla non ammette la vedovanza. 11 matrimonio è stato celebrato nell'ufficio al campo degli Ashàninkas, dove la nostra radio crepitava e gracchiava. La sposa, di circa quindici anni, sembrava del tutto estranea all'evento, assolutamente fredda e indifferente, tuttavia stringeva nella mano destra il grande pettinino di plastica che si era tolta dai capelli e batteva con le dita sui denti producendo un'unica nota, che ripetuta in modo meccanico tradiva la sua agitazione. Il nuovo marito non dimostra più dell'età che ha: diciotto anni. Indossava una camicia chiara. Mentre Heniùng era impegnato a fissare meglio alla nave la polena intagliata nel legno che raffigura un'amazzone, un Campa, quello che ci assilla perché al posto dei soldi vuole una moto Suzuki, gli ha chiesto se la donna era morta: no, ha risposto H., è di legno. E anche il serpente è di legno? Sì, ha risposto H. Allora come fa a stare attorcigliato intomo al suo corpo? Rfo Camisea, 5febbraio '81 Klausmann è molto più impedito nei movimenti di quanto non voglia anm\ettere, si sposta a fatica nella foresta con le stampelle. Nella laguna vicino a Iquitos, dove si fa il bagno e d sono sempre bambini che sguazzano e nuotano, un piranha gli ha tranciato con un morso metà del secondo dito di un piede. Quando è successo d siamo messi a ridere e lo abbiamo preso 143

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in giro, ma per R. questa è la prova di quanto la giungla sia subdola e letale. Ho pescato alcuni piranha nel Caniisea e subito dopo mi sono tuffato nel fiume per dimostrargli che possono rappresentare un pericolo solo nell'acqua stagnante, ma non nella corrente. R. però mi ha visto mentre toglievo l'amo dalla bocca di uno dei pesci che cercava ancora di mordermi con i suoi denti aguzzi, allora glieli ho bloccati con una penna, ma ne ha staccati un paio di pezzi in rapida successione. Ieri sera allarme di Lucki a Iquitos, non si va più avanti, la seconda nave è bloccata, Laplace non arriva, ultimatum, minacce da parte di W., ma sembra che ci incontreremo in qualche modo a metà strada. Quando sono tornato dal campo degli indios, gli attori si sono avventati su di me come su una carogna da spolpare. Dicono che non c'è acqua minerale a sufficienza, dato che devono usarla anche per lavarsi. Mi sono limitato a fare un cenno in silenzio in direzione del fiume, dove alcuni dei nostri stavano appunto nuotando e lavandosi. Prima che i contratti fossero stipulati, avevo descritto i campi nei minimi particolari, e fra l'altro sono equipaggiati meglio di quanto si era progettato all'inizio. Qui ognuno ha a disposizione im lavandino, un Wc di ceranùca e una doccia, che però, quando il piccolo torrente che si getta nel Camisea è in secca, viene alimentata con l'acqua del fiume. Nessuno dei pasti è costituito da meno di tre portate, in più ci sono sempre frutta e verdure fresche, insalata e spre mute. Molti casi di malattia nel campo grande, che mi preoccupano. Ma delle centinaia di indios sono relativamente numerosi quelli che sono venuti da noi affetti da anemia perché fanno un cor\sumo troppo elevato di yucca come alimento di base, e non è semplice per i cuochi dare loro cibi diversi rispetto a quelli a cui sono abituati. Li lasciamo liberi di decidere da soli come vogliono mangiare. 144

Un po' più su lungo il fiume, ho illuminato con una potente torcia elettrica la riva opposta e ho scorto degli alligatori, i cui occhi ardevano come se in quel punto qualcuno stesse fumando una sigaretta. Qui però sono piccoli, e sono stati quasi completamente sterminati. Poco tempo fa, di notte, i Machiguengas ne hanno ucciso uno sparandogli con un fucile a pallini, e li ho guardati mentre lo affumicavano su un mucchietto di braci; era lungo solo mezzo metro e aveva un buon sapore, anche se con un vago retrogusto di fango. Rio Camisea, 6 febbraio '81 Più tardi sono andato in barca a Sepahua per incontrare W. Su iniziativa nùa, di César e di Vignati, è stata fatta circolare tra gli operai e i Campas una petizione in cui si chiede il ritomo di W., così per lui sarà più facile salvare la faccia. Ma la questione è se avrà anche la capacità di fare un passo indietro rispetto alle sue posizioni, come ho fatto io. Vero è che molte delle carenze e dei ritardi sono da imputare esclusivamente a lui, fino alla mancanza di un elicottero in caso di emergenza, ma è colpa solo della guerra al confine se i militari non mantengono le promesse. Ieri, durante una scena in cui l'equipaggio della nave armato fino ai denti scappava su una scialuppa, i Campas che assistevano dalla riva hanno iniziato a ridere e a esultare. Le comparse hanno posato con loro per una foto ricordo, e alcum Campas si sono messi a gridare «Emiliano Zapata». Cesar, che vede sempre tutto nero e per il quale ogni cosa diventa ^ problema insormontabile, ha iniziato a spargere la voce che, alla vista degli uomini muniti di fucile, gli indios nel loro campo avevano messo mano ad archi e frecce. Il giorno prima avevamo spiegato il funzionamento della cinepresa, e 145

in giro, ma per R. questa è la prova di quanto la giungla sia subdola e letale. Ho pescato alcuni piranha nel Caniisea e subito dopo mi sono tuffato nel fiume per dimostrargli che possono rappresentare un pericolo solo nell'acqua stagnante, ma non nella corrente. R. però mi ha visto mentre toglievo l'amo dalla bocca di uno dei pesci che cercava ancora di mordermi con i suoi denti aguzzi, allora glieli ho bloccati con una penna, ma ne ha staccati un paio di pezzi in rapida successione. Ieri sera allarme di Lucki a Iquitos, non si va più avanti, la seconda nave è bloccata, Laplace non arriva, ultimatum, minacce da parte di W., ma sembra che ci incontreremo in qualche modo a metà strada. Quando sono tornato dal campo degli indios, gli attori si sono avventati su di me come su una carogna da spolpare. Dicono che non c'è acqua minerale a sufficienza, dato che devono usarla anche per lavarsi. Mi sono limitato a fare un cenno in silenzio in direzione del fiume, dove alcuni dei nostri stavano appunto nuotando e lavandosi. Prima che i contratti fossero stipulati, avevo descritto i campi nei miiùmi particolari, e fra l'altro sono equipaggiati meglio di quanto si era progettato all'inizio. Qui ognuno ha a disposizione un lavandino, un Wc di ceramica e una doccia, che però, quando il piccolo torrente che si getta nel Camisea è in secca, viene alimentata con l'acqua del fiume. Nessuno dei pasti è costituito da meno di tre portate, in più ci sono sempre frutta e verdure fresche, insalata e spremute. Molti casi di malattia nel campo grande, che mi preoccupano. Ma delle centinaia di indios sono relativamente numerosi quelli che sono venuti da noi affetti da anemia perché fanno un consumo troppo elevato di yucca come alimento di base, e non è semplice per i cuochi dare loro cibi diversi rispetto a quelli a cui sono abituati. Li lasciamo liberi di decidere da soli come vogliono mangiare. 144

Un po' più su lungo il fiume, ho illuminato con una potente torcia elettrica la riva opposta e ho scorto degli alligatori, i cui occhi ardevano come se in quel punto qualcuno stesse fumando una sigaretta. Qui però sono piccoli, e sono stati quasi completamente sterminati. Poco tempo fa, di notte, i Machiguengas ne hanno ucciso uno sparandogli con un fucile a pallini, e li ho guardati mentre lo affumicavano su un mucchietto di braci; era lungo solo mezzo metro e aveva un buon sapore, anche se con un vago retrogusto di fango. Rio Camisea, 6 febbraio '81 Più tardi sono arìdato in barca a Sepahua per incontrare W. Su iniziativa nùa, di César e di Vignati, è stata fatta circolare tra gli operai e i Campas ima petizione in cui si chiede il ritomo di W., così per lui sarà più facile salvare la faccia. Ma la questione è se avrà anche la capacità di fare un passo indietro rispetto alle sue posizioni, come ho fatto io. Vero è che molte delle carenze e dei ritardi sono da imputare esclusivamente a lui, fino alla mancanza di un elicottero in caso di emergenza, ma è colpa solo della guerra al confine se i militari non mantengono le promesse. Ieri, durante una scena in cui l'equipaggio della nave ar-i mato fino ai denti scappava su una scialuppa, i Campas che] assistevano dalla riva hanno iniziato a ridere e a esultare. Le comparse hanno posato con loro per una foto ricordo, e alcuni Campas si sono messi a gridare «Emiliano Zapata». César, che vede sempre tutto nero e per il quale ogni cosa diventa un problema insormontabile, ha iniziato a spargere la voce che, alla vista degli uomini muniti di fucile, gli indios nel loro campo avevano messo mano ad archi e frecce. Il giorno prima avevamo spiegato il funzionamento della cinepresa, e 145

tutti si erano fatti un sacco di risate e a turno ci avevano guardato dentro. La lente era così imbrattata della pasta rossa con cui si dipingono il viso da lasciare impresso intomo all'occhio di Mauch, che l'ha usata dopo, un cerchio rosso che gli dava un aspetto molto bizzarro. Ieri il fiume è salito notevolmente, fino a un banano che uso come punto di riferimento e dal quale ci sono solo tre metri per arrivare alla piattaforma della mensa. Pensato tanto a mio figlio, con il cuore pesante. Per il resto, mente intorpidita, stanco, incapace di pensieri sensati, molto solo. Nella stalla, dove starmo nùseramente tentando di allevare polli, e dove in realtà vegetano creature malaticce, mezze o del tutto sperìnate, che solo spinti da una certa compassione si possono definire polli, c'è legato a una corda un tapiro che abbiamo catturato, grosso come un maiale adulto. È ancora un cucciolo, e di notte grida, a quanto pare per attirare la madre, che gli indios una volta hanno av\àstato al margine del loro campo ma non sono riusciti ad abbattere. Oggi il tapiro non c'era. Aveva occhi tranquilli, malinconici e smarriti. Con ogni probabilità lo hanno macellato. Sepahua - Camisea, 6 febbraio '81 La numerazione dei giorni era sbagliata, corrisponde di nuovo a partire da oggi. Ieri durante il tragitto verso il Rio Sepahua si è guastato l'impianto di raffreddamento ad acqua, non lontano dal Rio Picha. Una canoa a motore peque-peque ci ha rimorchiato fino alla missione. Con me c'erano Henning, Uli, César e Vignati. Durante la riparazione nù sono addormentato nella barca, il sole mi batteva addosso e mi sono scottato per bene il viso. Mendoza e suo figlio tornavano per caso dal corso superiore del Picha dove erano andati a cerca146

re l'oro, e il giovane M. ci ha accompagnato. Siamo arrivati verso sera, e proprio in quell'istante è atterrato l'aereo con W., Lucki, Sluizer e Cucho. Accordo con W. dopo una lunga conversazione seduti su un tronco d'albero. Un'ora dopo ci hanno raggiunto nove delle comparse con un'altra imbarcazione. Ho dormito in una capanna, che chiamiamo l'Hilton di Sepahua, vicino a una profonda buca scavata nel pavimento in mezzo a barili di benzina arrugginiti e casse di plastica con bottiglie di birra vuote, ma effettivamente su una sorta di letto, dal quale prima ho dovuto togliere gli escrementi di topo secchi. I ratti si arrampicavano come lucertole sulle stuoie che facevano da pareti. La mattina mi sono svegliato presto e mi sono trovato davanti il muso di un porcellino d'India che mi fissava sbigottito. La sera sono riuscito a comunicare via radio con Mauch e ho predisposto il prossimo lavoro. Grande accoglienza per W. a Camisea. Erano presenti donne e bambini, tamburi, e gli uomini avevano arcfii e frecce. A W. ha fatto bene, e io ho oltrepassato l'ultima ansa del fiume prima del nostro campo con minore incertezza. Camisea, 7febbraio '81 Ho visto una donna campa seduta su un tronco d'albero. Osservava intensamente qualcosa oltre le sue spalle che non sono riuscito a distinguere, fl figlio di circa tre anni era in piedi davanti a lei, le ha afferrato il seno facendolo uscire dalla ctishma, d si è aggrappato con entrambe le mani e ha iniziato a succhiare, senza che la madre gli prestasse la niinima attenzione. Ieri sera i vari gruppi di Campas e Machiguengas hanno ^, ballato e suonato i tamburi; abbiamo bevuto masato insieme ^ | a loro. Durante il tragitto tra un campo e l'altro, un barcaiolo 147

si era portato da mangiare perché non aveva fatto nemmeno colazione, ed era così concentrato sul cibo che è finito per sbaglio contro una barriera di vegetazione che sporgeva sull'acqua. Robards dà di nuovo segni di cedimento. Adorf è entrato sempre di più nella parte del rompiscatole con stupidi atteggiamenti da divo, non riesce a tollerare che a volte le comparse indios siano piii importanti di lui, il grande attore. Per il resto non è altro che un vigliacco, codardo e idiota, microcefalo, come dice Mausch. Ieri Jerry Hall è arrivata in aereo a Camisea. Di notte ho avuto prima la sensazione e poi la certezza di trovarmi in una preistoria senza lingua, senza tempo, nebulosa. Pomeriggio: il campo come morto. Abbiamo deciso di ampliare la piattaforma sulla cima dell'albero e di renderla più stabile, perché R., nonùnando Adorf suo portavoce, chiede delle controfigure. W., che si trovava là con gli operai, ha riferito inoltre che il sentiero che sale sul pendio è quasi impraticabile, infatti un paio di settimane fa un temporale ha abbattuto alcuni alberi giganteschi, sui quali è quasi impossibile arrampicarsi e che è oltremodo difficile aggirare. Adorf, che se la fa sotto dalla paura, ha dichiarato, senza nemmeno visionarla, che la scena sulla piattaforma panoramica è pericolosa, poco sicura e superflua e, servendosi a sua volta di R. come portavoce, blatera di girare il tutto a un metro da terra. Ma è necessario che nel film si riconosca la conformazione geografica del paesaggio: due fiumi che arrivano quasi a toccarsi, e nel mezzo solo una catena di montagne sulla quale deve essere trasportata la nave. Se non si capisce questo si perde la storia.

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La pioggia aumenta e cala, e Mick scatta per «Vogue» foto di Jany Hall in costumi da bagno leopardati sulla scena della foresta vergine e degli indios selvaggi; mi fa uno strano effetto che il nostro set venga sfruttato per fare della pubblicità. Mick mi ha detto che ci guadagna mille dollari e si è ammazzato dalle risate. Ho lavato i calzini nel fiume, perché durante il bucato ne vanno perduti troppi. L'acqua scorre davanti a me in pigri mulinelli, inseguendo un destino lontano. Nella giungla alle mie spalle gli uccelli si insultano a vicenda. Nulla si asciuga piìi come si deve, le scarpe, i vestiti. Il cuoio ammuffisce, gli orologi digitali si fermano. Dopo due settimane di sforzi non siamo riusciti a trascinare il toro sulla nave, non riusciamo a domarlo e nessuno è stato capace di caricarlo su una chiatta. Le foglie della giungla luccicano e stillano gocce, e a volte pesci di grandi dimensioni infrangono l'indolente superficie del fiume con uno schiocco rumoroso, lasciandosi dietro cerchi che si allargano sull'acqua, così imponenti come se un sauro preistorico, sazio, stesse andando a fondo. Quando la pioggia cessa e ogni cosa sgocciola lentamente dagli alberi, per qualche istante esiste qualcosa di simile alla pace dell'anima. Mi si è avvicinato un coleottero di proporzioni spaventose. In lontananza nella giungla le motoseghe sono al lavoro per svolgere un compito di cui non sono a conoscenza. Poi la pioggia si è abbattuta sulla foresta vergine, con una violenza e un'imperturbabilità inconcepibili; la stessa lingua si ribella all'idea di defirùrla pioggia. Bianchi rivoli spumeggianti si formavano nella sabbia della riva ai piedi della mia capanna e si gettavano nel fiume marrone che risucchiava ogni cosa trascinandola via con sé: tronchi d'albero, rami spezzati, il giovane annegato, terra e ghiaia. I ciottoli franavano e rotolavano e sbattevano uno contro l'altro, come se 149

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tutta la superficie del pianeta stesse beccheggiando. Nel frattempo una foschia smisurata è calata tra le fronde degli alberi che, rigidi e pazienti, resistono dalla notte dei tempi. Tutti gli uccelli sono ammutoliti, ora è la pioggia ad avere la parola. Numerose formiche correvano su un ramo nel fiume, la foresta vergine trabocca di un incredibile sperpero di vita. Sul vacillante ponte di liane sospeso sono rimaste appiccicate foglie bagnate, strappate dalle raffiche di pioggia. Sul lato in pendenza del sentiero fatto con terrazze di tronchi disposte in fila si sono creati piccoli laghi artificiali, che scorrevano tracimando dall'uno all'altro. I poggiapiedi rotondi sono in parte sommersi e in parte spuntano dall'acqua come creature sul punto di affogare. Nelle daiìze degli indios, che somigliano ai movimenti di uccelli ebbri in amore, gli uomini e le dorme non si toccano. Ho bevuto così tanto masato che ha finito per piacermi. Alcune bambine spaccano con i denti la buccia dura delle banane ancora verdi, proprio come fanno gli animali. Anche il modo in cui stanno sdraiati e dormono l'ho visto solo tra gli animali. Questa mattina, dopo aver riunito tutti gli indios sotto la pioggia e nel fango, abbiamo verificato che senza proiettore non potevamo fare nulla, e abbiamo capito che ci sarebbe sicuramente voluta più di un'ora per mettere in posizione la nave con il generatore e trasportare un cavo sul pendio, allora ho detto a tutti di ritornare ai campi, ma hanno preferito restare e aspettare. Quando sono tornato di nuovo, quasi due ore più tardi, gran parte di loro stavano distesi nella giungla sopra grosse foglie, sulla terra fradicia e putrefatta, avvolti soltanto nelle loro cushmas, e dormivano. La natura è tornata in sé, solo la giungla è ancora spaventosa, immota. Il fiume, mostruoso, si srotola senza il miniino 150

rumore. La notte scende a grande velocità, gli ultimi uccelli, come sempre a quest'ora, insultano il buio. Un gracchiare rauco, suoni sgradevoli, framn\isti a quelli monotoni delle prime cicale. A forza di lavorare sotto la pioggia mi sono venute le dita grinzose come quelle delle lavandaie. Sulla schiena avrò almeno un centinaio di punture fatte da un insetto che è rimasto nascosto; tutto su di me è marcio e umido. Sarei felice se a tormentanni fossero soltanto sogni. Sul tavolo è apparso uno strano ir\setto preistorico, allungato sul davanti come una lancia, con antenne su entrambi i lati della sottile e sproporzionata protuberanza anteriore. Non sono riuscito a scoprire se avesse gli occhi. Trascinava con sé un insetto identico, morto, ed è scomparso nelle fessure del pavimento di corteccia. Dopo di che dei bruchi hanno cominciato a strisciare verso di me, da tutte le direzioni, ottusamente ma con sicurezza. Mi sono concentrato sul momento indimenticabile in cui ho mostrato a mio figlio, che allora aveva cinque armi, le montagne della luna attraverso il telescopio. Camisea, 8 febbraio '81 Robards ha chiesto di essere esentato dal bere masato perché ha saputo che è fatto con yucca fermentata nella saliva, e non ne abbiamo discusso oltre. È sicuro che si prenderebbe la tubercolosi; detesta la giungla perché la reputa antigienica e oltretutto sporca. Ieri ha mangiato bistecche, fatte verùre dagli Usa con un aereo, surgelate e imballate nel polistirolo. Là fuori il fiume cresce sempre di piìi, ha cambiato il suo colore in un marrone intenso e scorre a una velocità considerevolmente più elevata. Vi galleggiano grossi tronchi sradicati e pezzi di legno. Piove senza sosta, e io amo il suono, il sapore e la sensazione della pioggia. La piattafor151

ma galleggiante ricavata da una zattera di balsa ricoperta di corteccia di pana, che usiamo come approdo per le nostre barche, si è staccata, qualcuno se ne è accorto e una delle nostre imbarcazioni si è lanciata al suo inseguimento. Ci hanno raggiunto anche Janoud, Silvia e Alan Dunn, sono ripartiti ieri da Sepahua, ma si sono accorti subito che con tutti quei tronchi alla deriva non c'era nulla da fare. Hanno passato la notte a Nueva Luz e stamani di buon'ora erano di nuovo in viaggio. La loro espressione non prometteva niente di buono. Ogni cosa è vaga, all'insegna dell'incertezza, e forse si può ancora sistemare, ma solo affrontando delle noie. La pioggia è cessata, però il fiume continua a salire. Adesso soltanto una grande tristezza scende sulla terra irrigidita nel silenzio. Quello che oggi è un assassinio, domaru verrà definito macellazione d'urger^za. Il campo è sprofondato in un'acuta depressione. Ogni tanto arriva una barca senza consegne, non scarica nulla e scompare di nuovo. Qualcuno rovista in una catasta di rami putrescenti senza cercare niente. Il giorno ha la stessa atmosfera delle notti piene di angoscia. Mi auguro con tutte le mie forze e assolutamente invano che un indio affili il suo machete su una pietra levigata e intanto cento armi volino via come nulla fosse. In un vecchio giornale che ha portato Alan ho letto di una gara sciistica che si è svolta quattro settimane fa, quattro settimane trascorse senza fatica, quattro settimane lontanissime, passate come niente. Mauch voleva tirarmi un po' su con uno dei giochi di parole in rima che tiene in serbo apposta per momenti del genere, e mi ha detto: «Il pazzo canta ogni modalità del canto, a volte a voce alta a volte nel silenzio. Il saggio invece restituisce il canto che non co152

nosce sempre a bassa voce».^ Ho chiesto in prestito a un Campa tatuato arco e frecce e ho scagliato una freccia contro il cielo. Catnisea, 9 febbraio '81 V^ia vai di barche senza scopo. La piattafonna per l'attracco è andata definitivamente perduta. Ieri notte durante le riprese il fiume si è abbassato così in fretta da costringerci a spostare di continuo la nave, perché non faceva che restare incagliata a riva in punti dove fino a un attimo prima scorreva con un gorgoglio l'acqua profonda. Oggi Robards parte un'altra volta. Claude lo ha visitato prima di pranzo e adesso sta scrivendo il rapporto in francese per l'assicurazione. Alle prime luci dell'alba, a dire il vero era ancora notte, ho visto R., senza la dentiera, con i capelli arruffati e lo sguardo smarrito, correre per il campo, come re Lear nelle sale vuote del suo castello. E questa era la fine provvisoria del film: mentre l'aereo di Jason R. decolla, i bambini dei Machiguengas nelle loro cushmas stracciate si sistemano dietro il velivolo nel turbine sollevato dalle eliche e fanno svolazzare le vesti. Quando l'apparecchio inizia a curvare sul posto, corrono come pipistrelli nel vortice d'aria formando un semicerchio. I ciuffi d'erba si piegano e piccole zolle di terra fradicia si staccano sollevandosi. Vicino a una capanna, i bambini hanno fissato a un palo e a un albero un pezzo di nastro magnetico annodato in più punti, chiaramente dimenticato dal tecnico del suono, così teso che continua a ronzare e a vibrare a lungo, anche quando ormai l'aereo non è più visibile. ^ In tedesco lo scioglilingua suona: «Ein Tor singt jede Ueder Weise, bisweilen laut, dann wieder leise. Dagegen gibt der Weise Lieder, die er nicht keniìt, nur leise wieder». (NdT) 153

Eppure: devo fare quello che sono ancora in grado di fare. Quando sono salito di nuovo sulla barca, intomo a me svolazzava un gran numero di farfalle marrone acceso con striature gialle. Il sole fa scintillare un fiume silenzioso che, sebbene stia calando, è ancora troppo alto e sembra avvicinarsi di soppiatto a qualcosa che deve trovarsi a molta distanza da qui; nascosto nel possente paesaggio. Tutti gli arbusti sono ancora sommersi dall'acqua fino ai rami più alti, che fanno cenni di diniego mossi dalla corrente e tengono testa alle onde. Ho gettato nel fiume un fazzoletto di carta appallottolato, e un attimo dopo un grosso pesce lo ha trascinato sotto la superficie dell'acqua, ma lo ha lasciato andare subito, e il fazzoletto è tornato a galla per un momento. Mentre mi riaccompagna al campo, il battelliere indio suona un'armonica a bocca. Jerry Hall mi ha dato un pezzo di croccante al cioccolato, mezzo squagliato, ma era talmente squisito che mi ha lasciato senza parole, e im indio mi ha regalato un amuleto da portare al collo, una grossa zanna di giaguaro. Abbiamo girato con Mick e il bambino indio che nel film si chiama McNamara^o e sono stati entrambi così bravi che la troupe ha applaudito. Durante la scena una delle scimmie ha morso Mick sulla spalla e lui è scoppiato in una risata così sonora che sembrava di sentire ragliare un asino. Ogni volta che facciamo una pausa, mi intrattiene con discorsi intelligenti sui dialetti inglesi e sull'evoluzione della lingua dal tardo Medioevo.

10 Nella versione del film sottotitolata in inglese il bambino è chiamato McNamara, mentre in quella doppiata in italiano Huerequeque lo chiama prima Miguel de Cervantes e subito dopo Don Chisciotte. (NdT) 154

Di notte mi sono scervellato a lungo e in modo totalmente sconnesso su dove poteva essere che una volta avevo visto un'impronta fossile di un dinosauro. Dopo mi è venuto in mente mio padre, che in estate mi aveva detto al telefono che poco tempo prima era finito quasi al verde. Poi ho pensato a lui e a mia madre. Tra nessun luogo e un luogo qualunque, la mia vita è stata messa nelle mie mani. Camisea, 10 febbraio '81 Mi sono arrampicato molto presto nella giungla insieme a César fino al punto più alto tra i fiumi, sulla piattaforma, e a metà tragitto abbiamo sentito sopra le nostre teste il rumore di un aereo che non siamo riusciti a localizzare. Il pensiero di come faremo a trasportare la nave lungo un percorso così ripido mi ha di nuovo terrorizzato. Di ritomo al fiume, mi sono tolto il sudore di dosso lavandomi con estrema cautela, perché numerose grandi farfalle blu cobalto si erano posate su di me e non volevo spaventarle. Un grosso nido di vespe, con i cunicoli cavi, galleggiava sospinto delicatamente dall'acqua, come un batuffolo di ovatta. Zolle di terra si staccavano dalla riva e scivolavano nel fiume senza fare rumore. Mauch fa di tutto pur di vedermi tranquillo e ha raccontato delle barzellette. Un taglialegna cerca lavoro e gli chiedono dove ha lavorato l'ultima volta. Nel Sahara, risponde. Ma lì non ci sono alberi, gli fanno notare. Adesso non più, replica il taglialegna. Abbiamo effettuato alcune riprese dal piccolo velivolo che era atterrato; Mauch, legato saldamente, filmava sporgendosi dal portello laterale aperto, e io gli facevo da assistente occupandomi degli obiettivi, perché a causa della pista fangosa sarebbe stato rischioso far venire altre persone. Le riprese 155

aeree sono piuttosto deludenti, le turbolenze erano troppo torti, e anche se non ci fossero state si avrebbe avuto comunque l'impressione di guardare una ripresa fatta da un treno in movimento. Mick, Jerry Hall e Adorf ci lasciano subito dopo pranzo, partono per Lima. Camisea, 11 febbraio '81 In attesa su un banco di sabbia di solito stabile, ma che ora è tahnente intriso d'acqua che si sprofonda. La nave con oltre cento indios a bordo non è ancora in posizione. Con il walkie-talkie che mi tiene in contatto con i taglialegna sulla sponda opposta del fiume, dove tagliano con le motoseghe una serie di grossi alberi per farli cadere come tessere di un domino, o almeno è quello che ci auguriamo, ho captato all'improvviso una comunicazione radio dagli Usa, da Kansas City. Una donna parlava con il marito, un camionista in viaggio, e la conversazione tra i due suonava artificiosa e strana, soprattutto la donna parlava come se si trovasse in una trasmissione televisiva commerciale, eppure era una conversazione privata, origliata nel cuore della foresta vergine. Volevo inserirmi mandando un saluto, ma il trasmettitore del mio apparecchio è troppo debole. Vignati è tornato dalla giungla con i capelli arruffati e pieno di tafani, agitava le mani intomo a sé e gli abbiamo tolto gli ir\setti dalla criniera. Alberi che cadono per il resto della giornata. Quando vengono abbattuti simili colossi, il vero evento è rappresentato dai suoni. Il più imponente ha emesso un gemito, poi un grido, un sibilo, e infine è crollato di schianto nella giungla con una violenza immane. Per molto tempo grossi rami hanno continuato a scricchiolare, finché sono rimasti in silenzio. 156

Una colonia di pipistrelli si è dispersa in modo scomposto, sciami di vespe, uccelli, un nugolo di piccoli insetti svolazzanti. Minuscoli bruchi sottilissimi sono fuggiti contorcendosi, la parte anteriore del corpo protesa in avanti, in fretta e furia. Ora dalla foresta si sollevano vapori come dopo un acquazzone durato mille anrù. Il fiume scorre disordinatamente. Un'ombra sale dalla giungla e oscura il cielo. La luna, oggi titubante, non osa affacciarsi all'orizzonte. Stanotte lego la mia barca alle stelle aride e timide. Quando ormai era buio pesto, frutti sconosciuti hanno conùnciato a cadere da piante sconosciute, colpendo con un suono rumoroso il terreno umido intomo alla mia capanna. Camisea, 12 febbraio '81 La mattina un aereo della Cabafia ha fatto una virata sopra il campo, mettendo tutti in agitazione per stabilire chi poteva partire per primo. Invece qui viene da chiedersi: vale la pena tornare a vivere là fuori, in un decodificato mondo estemo, abitato da uomini decodificati? I messicani vagano senza meta come prima faceva R. Al calare dell'oscurità, quando è una vera e propria pazzia cercare di atterrare, c'era ancora un aereo che volteggiava sopra di noi, può essere solo Pino della Cabana, nessun altro è così avventato. A ogni modo il velivolo, chiunque sia alla guida, deve atterrare perché non ci sono piste illuminate nel raggio di ottocento chilometri. Vod sommesse nel campo. Nel dormiveglia ho continuato ad ascoltare i richiami degli uccelli notturni e le variazioni nell'atmosfera, mi sarebbe piaciuto registrare i suoni, ma non mi decidevo ad alzarmi dal letto. 157

La mia capanna: alcuni gradini ricavati da un solido tronco d'albero, in cui è stata scavata la pedata alla maniera degli indigeni, conducono alla piattaforma della veranda. Lì ci sono un tavolo, costruito con tavole assemblate alla meglio, due panche, un'amaca e un attaccapanni di legno dove appendo gli abiti da pioggia. Sul retro l'unica stanza, a cui si accede da una porta girevole di bambù. Ci sono tre finestre, tutte piuttosto piccole, due delle quali possono essere chiuse srotolando stuoie di bambù. Un letto provvisto di zanzariera, il materasso duro imbottito di crine, su cui si sono formate valli e montagne tra le quali ci si deve sdraiare con grande abilità. Nella stanza ci sono anche un'amaca montata di traverso e un primitivo scaffale di legno per le cassette, i pochi libri che ho portato con me e un paio di cianfrusaglie. All'entrata, due assicelle di legno una sopra l'altra su cui tengo le cose per lavarmi. Sotto, appesa a un chiodo, la torcia elettrica, sempre nello stesso posto per poterla trovare anche al buio. In direzione dei piedi del letto, ossia guardando dalla parte della porta, della veranda e del fiume, a entrambi gli angoli della stanza sono fissate in diagonale all'altezza del busto due stanghe. A sinistra ho appeso tutti i miei vestiti, a destra gli asciugamani. Però il tetto di palme intrecciate perde parecchio, così ogni giorno uno strato di polvere e filamenti ricopre ogni cosa, ma si toglie facilmente. Possiedo tre sgabelli, muniti di tre gambe, fatti con sezioni grossolane segate da un tronco d'albero. Il pavimento è un'elastica corteccia di porta su palafitte, rialzato di circa un metro da terra. Sopra c'è la mia radio, con un cavo elettrico abbastanza lungo per poterla spostare sulla veranda. Il gabinetto e il lavabo sono in un gabbiotto doppio dietro la capanna, a circa quindici metri di distanza; li usa la metà del campo e il più delle volte c'è ressa. La lampadina, che pende da una cesta, non fa abbastanza luce per riuscire a leggere. Quando sono a letto 158

tengo la torcia elettrica sulla spalla, appoggiata al collo, in modo che illumini le pagine. Di regola posso leggere solo di notte, ma mi stanco subito. Quando vado a dormire sistemo sempre la piccola sveglia portatile, la torcia e un libro accanto a me, sotto il cuscino. La sveglia è silenziosa, e quando suona fa lo stesso pigolio degli insetti all'esterno, e solo se la tengo attaccata alla testa mi rendo conto che ce l'ha con me. Di giorno, dato che non ho più un orologio che hinzioni e che anche sul set in pratica non ce l'ha nessuno, la ripiego e me la porto dietro nella piccola borsa di pelle fissata intomo alla vita a una seconda cintura. Infilo in borsa anche l'occorrente per scrivere, il taccuino, l'orologio, un metro e a volte la Minox o la bussola. A Iquitos tengo sempre in tasca un paio di occhiali da sole per proteggermi dalla polvere durante gli spostamenti in moto. D fiume è quasi in secca, ma ha ricominciato a piovere forte, e a giudicare dal rumore posso dire che il temporale durerà tutta la notte. Sulla zanzariera illuminata è appollaiato un animale primordiale, verde, immobile, e mi fissa dall'alto. Resortes non la smette di chiedermi a che ora arriverà l'elicottero, che a causa della guerra di confine con l'Ecuador è altamente improbabile che riesca a venire; è un appostamento in piena regola, nni dà la caccia e mi spara addosso la domanda. Sarah, che ha fatto carriera nella scalata all'insoddisfazione, parlava in tutta serietà di un elicottero e di aerei navetta che avrebbero fatto la spola, nel complesso quattro soltanto oggi. Io mi sono limitato a replicare: l'elicottero non c'è e ci sarà quando arriverà, e gli aerei volano quando sono effettivamente in volo. Il fatto che qui siamo alle sorgenti del Rio delle Amazzoni, e che spesso un velivolo non può atterrare nemmeno se lo vuole, molti non riescono a farselo en159

trare in testa, anche se prima di iniziare lo avevo spiegato a tutti in ogni dettaglio. Qualche giorno fa, mentre caricavamo l'equipaggiamento ottico a Camisea sul piccolo appareccl\io, sganciavamo gli sportelli e io e Mauch ci allacciavamo le cinture, un binìotore ha volteggiato sopra di noi, non so da dove venisse, con l'intenzione di atterrare, poi però si è allontanato. Nel frattempo, al campo, Adorf si era messo a strillare che stava arrivando un grosso aereo, e tutti hanno cominciato a buttare i bagagli su una barca per raggiungerlo, Adorf in testa, come un naufrago in mezzo al mare che lotta senza esclusione di colpi per aggrapparsi a un pezzo di legno. Walter gli ha detto che non era un aereo dei nostri, e che comunque non si era fermato. E invece sì, è atterrato, ha gridato Adorf. Allora Walter, alzando a sua volta la voce, gli ha chiesto se per caso era stato sulla pista. Sì, continuava a urlare Adorf, l'aereo c'era, lo aveva visto con i suoi occhi. Dal momento che il campo di aviazione si trova ad alcuni chilometri di distanza, alla fine ha dovuto credere a W., che era appena stato là. A colazione abbiamo scherzato sul fatto che dovrei comportarmi come Pizarro, che sulla sua misera isoletta davanti alla costa del Perù tracciò una linea sulla sabbia, la oltrepassò e chiese ai suoi uomini chi voleva restare lì e chi invece voleva oltrepassare la linea; avremmo già abbastanza da fare, anche senza R., almeno per un po'. Mi dà da pensare il fatto che il primo a oltrepassare la linea e unirsi a Pizarro fu un uomo originario di Creta, Pedro de Candia. Janoud re sterà al campo anche se tutti gli altri dovessero andarsene. J ha raccontato di quando, a sei anni, era salito insieme alla fa miglia sulla collina dietro casa, nel Vogtland, avevano osser vato il riverbero delle fiamme contro il cielo e avevano capi to che Dresda bruciava. 160

Camisea, 13 febbraio '81 Una nottataccia, dormito poco. Rovesci di pioggia incessanti, rombo di tuoni, il tetto della mia capanna non è spesso e ho costruito una protezione di fortuna tappando con il pendio impermeabile una falla da cui entrava l'acqua. Adesso, di mattina, cade una fitta pioggia continua, tutto è grigio su grigio. La giungla è buia e incolore, non si muove nulla. Solo il fiume scorre a velocità ora raddoppiata, cattivo, di un marrone acceso, scuro di sporcizia e pieno di pezzi di legno trascinati dalla corrente. Rispetto al livello di magra di ieri, oggi è passato all'altezza massima che abbia visto finora. Mi sono accorto che il palo a cui leghiamo le canoe spuntava dall'acqua ancora di un palmo, e nel giro di pochi minuti è scomparso. L'umore è buono, ognuno di noi è rassegnato al proprio destino. L'acqua cola da tutte le foglie e le gocce precipitano come meteore nelle pozzanghere. La terra è gravata da uno scrosciare possente, uniforme. Il giaguaro che crede vo di aver sentito durante la notte in realtà era una scimmia urlatrice, che ora è ammutolita. Di sicuro oggi l'aereo della Cabafia non potrà decollare dalla pista coperta di fango, e non ci sarà nemmeno nessun elicottero. Tutto il campo è silenzioso, come morto. Nessun movimento, nessun rumore, nessun uccello nella giungla, niente di niente; solo la pioggia, che non smette di cadere. La foresta trattiene fervida il respiro. Fissare il fiume è come fissare il guizzare delle fiamme, non si riesce a distoglierne gli occhi. Ininterrottamente passano, sospinti dalla corrente, interi arcipelaghi di rami marci, di legno marcio e tutto ciò che imputridisce sul suolo della foresta pluviale. Intorno ai grandi alberi divelti si formano intrichi di rami e di quanto va in decomposizione nel161

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la giungla. La corrente sospinge uno strato di legno e detriti impossibile da intaccare. A causa del materiale trascinato alla deriva, sarebbe impensabile uscire con un motoscafo, oppure decollare o atterrare con un idrovolante. Lo specchio d'acqua si solleva sempre più denso verso di me. In lontananza, solo la cima piìi alta degli arbusti che crescono sulle sponde emerge dal fiume, e le piante si impennano contro la corrente. Ancora oltre, i banani sono già sommersi. Nella piccola insenatura qui davanti si è creata una corrente contraria. Adesso insieme ai tronchi galleggia sempre più anche una schiuma bianca. Alberi giganteschi, incastrati uno nell'altro, ruotano su se stessi come isole. Pesanti massi rotolano sul letto del fiume. Qualcuno ha mai sentito le pietre sospirare? Rio Camisea, 14 febbraio '81 Oggi il fiume è leggermente più basso. Io, Mauch e Vignati siamo saliti sull'altura con i machete, ci siamo arrampicati fino al punto più alto tra i fiumi e ci siamo lasciati cullare dal vento sulla piattaforma. Eravamo completamente soli con la foresta vergine, oscillavamo piano sopra le sue chiome fumanti, e il pensiero di trasportare sulla montagna una nave gigantesca non mi spaventava più, anche se tutto in questo mondo carico di pesantezza dovesse dimostrarsi avverso. Iquitos, 15 febbraio '81 L'accampamento è stato smantellato. U campo d'atterraggio a Camisea era ancora così allagato che il pilota, ritornato alla ragione, non se l'è sentita di decollare con più di due persone a bordo, quindi io, Miguel-Angel Fuentes e Klausmann 162

abbiamo raggiunto Picha in barca per salire da lì, dove la pista è molto più stabile. Il velivolo però non ha preso abbastanza quota e alla fine della pista ha tagliato via la cima a un paio di arbusti, tanto che Pino, il pilota, che rischia sempre il tutto e per tutto, questa volta ha sudato freddo. Rifornimento ad Atalaya, proseguimento del volo da Pucallpa a Iquitos con la Faucett. La casa dove abbiamo il nostro quartier generale era devastata e deserta, ci vivono soltanto Gustavo e Claire. Quando sono entrato nella mia capanna mi è caduto addosso un senso di abbandono. Il Ietto era cosparso di escrementi di topo secchi, polvere ovunque, mancava l'acqua, i banani frusciavano nel vento, ma non mi sentivo più in simbiosi con nulla. Non era arrivata posta da nessuno. Ho trovato una mia maglietta sporca appoggiata sulla balaustra della veranda. Le cose che avevo messo insieme qui a Iquitos mi sembravano ora assolutamente inutili. Quando sono uscito sulla passerella della caparma ogni cosa era ricoperta di arbusti, ero diventato un estraneo e la casa non mi riconosceva più. Un uomo si apriva un varco con il machete tra le piante di yucca. La naia padella sta arrugginendo. Alle pareti sono appesi oggetti che hanno l'aria di osservarmi meravigliati, come se non appartenessi più a loro. Nel pomeriggio mi sono addormentato sull'amaca con le ossa rotte, ho cercato più di una volta di alzarmi, finché i raggi del sole al tramonto sono penetrati sotto il tetto di palme intrecciate colpendomi il viso pieno di odio. Allora mi sono ritirato tra le mie quattro pareti di bambù e ho cercato di farmi un'idea delia situazione. Ho mangiato un paio di biscotti che ho trovato in una scatola di latta. Impassibili, gli uccelli si scambiavano notizie nella giungla. Un ramo ha scricchiolato, ma non c'era nessuno. È un pomeriggio caldo, afoso, svuotato di significato. 163

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Invito a cena a casa di Henning e Uli. La serata è stata tranquilla e allegra, e mi ha fatto bene stare con loro. Piano piano mi diventa sempre più chiaro che sono perduto, anche se mi proibisco di pensare una cosa del genere. Quando sono tornato in camera, i ratti sono schizzati via. Ho cambiato le lenzuola dove avevano abitato gli animali e ho sentito tutta la mia impotenza. A notte fonda mi sono lavato i capelli usando la doccia che il guardiano notturno aveva rimesso in funzione. E adesso eccomi qui. Le cicale notturne segano il tempo, n cielo è disorientato e silenzioso. Alla mia finestra preme la notte buia. Sotto il tetto si è smarrito un uccello, me ne sono accorto sentendo il frullio delle ali. L'ho illuminato con la torcia elettrica, ma il mio gesto lo ha confuso ancora di più, aUora ho spento tutte le luci. Iqiiitos, 16 febbraio '81 All'improvviso si è scatenata la bufera e ha fatto volare i fogli di una vecchia lettera contro la zanzariera della finestra. La pioggia entrava orizzontale da sotto il tetto. Mi sono fatto un caffè, forte, di quelli che uccidono. Fuori scende l'acqua, gocciola dal tetto. Le grosse foglie dei banani si chinano con riverenza e accolgono la pioggia. La giungla sopporta paziente. Descrivendo la pioggia si descrive un intero continente. Dopo il temporale la terra emanava un odore così intenso da farmi girare la testa. A ovest, al calare dell'oscurità, una chiazza di cielo libera dalle nuvole è rischiarata da una luce fioca, irreale. Il cielo barcolla come le onde del mare. Le notizie che mi sono giunte oggi sono chiare: R. non intende ritornare nella foresta vergine, a nessuna condizione. Certificati medici, schermaglie giuridiche per prendere posi164

zione contro eventuali richieste di risarcimento danni. Contatti con Lucki in Brasile, con W. sul Camisea. W. vuole assolutamente che richieda una perizia legale negli Usa per obbligare R. a rispettare il suo contratto, ma non ho bisogno di perizie legali per capire in che situazione mi trovo. In casa ho vagato per le stanze abbandonate, ormai completamente solo. Le camere con i loro materassi senza lenzuola mi fissavano, io a mia volta fissavo, senza provare niente, nel vuoto. Ora Gustavo e Claire di notte siedono insieme a me sotto i neon dell'ufficio, assediati dalle zanzare; restiamo in silenzio. La radio crepita e gracchia, a volte fluttua della musica, come il suono di uno xilofono dalle sfere del cosmo. Per un attimo abbiamo captato piuttosto chiaramente una stazione dell'Unione Sovietica. Iquitos - Lima, 18 febbraio '81 Mentre Gustavo nù accompagnava a tutta birra all'aeroporto lungo la strada piena di buche, sballottato qua e là sul sedile mi è venuta un'idea: perché non recitare io stesso la parte di Fitzcarraldo? Me la sentirei, perché i nuei compiti sono diventati quelli del personaggio. Lima. Sono andato direttamente al Country Club da Mick, e ho parlato prima con lui e poi con Adorf. È chiaro che se il film dovesse andare avanti, sarenrnio obbligati a ricominciare tutto daccapo, perché non si può certo eliminare R. dal materiale già filmato. Non esistono piii soluzioni a metà o di cortesia. Scherzando, ho chiesto a Mick se voleva interpretare Fitzcarraldo, ma lui non se la sente, anche se il personaggio dovesse essere modificato radicalmente. A ciò si aggiunge il calendario per il suo tour mondiale con gli Stones. Adorf è venuto a sapere delle nostre congetture da M. e si è 165

proposto lui stesso, ma non sarebbe all'altezza, e n\i ha trascinato in una stupida discussione sul mestiere dell'attore, su quanto per Knspur Hauser sarebbe stato un interprete di gran lunga migliore rispetto a quello sprovveduto dilettante di Bruno S. Senza nessuna cortesia gli ho detto che non la pensavo così, che la vedevo diversamente, e gli ho detto anche che come interprete principale era fuori discussione. Adesso è profondamente offeso. Amen. Ho trentotto armi, ho visto di tutto. Il lavoro mi ha dato tutto e si è preso tutto. Non posso più essere fuorviato: da chi, da cosa? A questo punto l'unico che potrebbe fare Fiztcarraldo è Kinsld: senza dubbio sarebbe anche migliore di me; ne abbiamo parlato durante la prinùssima fase del progetto, ma era evidente fin dall'inizio che lui è l'ultima persona in grado di resistere a un lavoro simile. Più tardi sulla spiaggia a sud di Lima con Mick, Adorf e il fratello di Joe Koechlin, che è un pilota automobilistico. Ragazze sciocche in bikini, surfisti abbronzati che non hanno nulla da fare, tanto insulsi da far venire il voltastomaco. Intenso odore di mare e, sopra, un cielo incolore e caliginoso. Un cormorano è emerso dall'acqua vicino a una tavola da surf, sembrava così finto e fuori posto che per un momento ho pensato fosse di plastica, come i richiami a forma di anatra che i cacciatori mettono negli stagni, poi però, di sua iniziativa, si è tuffato con una tale eleganza che ho ripreso fiducia nei cormorani. Musica da discoteca rimbombava sulla spiaggia. Il fratello di Joe non ha fatto che parlarmi di una gara a cui avrebbe voluto partecipare ma che è stata annullata. La sera, cena in un ristorante cinese a cui si sono aggiunte altre persone. Abbiamo mangiato in una specie di cabina isolata, come gli altri clienti del locale. Eravamo in undici, ossia 166

in dieci più me. Io ero il numero primo. Avrei voluto essere catapultato in un'altra epoca, senza rumore e senza dare nell'occhio. Lima, 19-21 febbraio '81 ... piatto, prosciugato, come fatto di cemento. Risolutamente avanti. Sia lodato anche un albero che dimostra comprensione per me, mentre... Lima - New York, 22 febbraio '81 Pressioni sempre più forti su di me. Non abbiamo potuto effettuare lo scalo che avevamo programmato a Guayaquil, in Ecuador, perché all'improvviso l'aeroporto per i voli civili è stato chiuso, il che può significare solo due cose: gli ecuadoregni si stanno preparando a uno scontro armato con il Perù, oppure è in corso un putsch militare, entrambe ipotesi altrettanto plausibili dopo l'abbattimento di un elicottero peruviano sulla zona di confine avvenuto due giorni fa, malgrado l'armistizio, e il fermento all'interno dell'esercito ecuadoregno a causa del drastico aumento dei prezzi decretati da Roldos per finanziare l'impegno bellico. Una combinazione tra colpo di Stato nùlitare e attacco al Perù potrebbe essere una terza possibilità. A Panama l'aereo si è riempito di chiassosi americani. Non sono riuscito a distinguere il canale dal finestrino. Sorvolando Cuba, ho visto sotto di me un grosso e vasto incendio, lungo almeno un chilometro, che si snodava come un imponente verme scintillante.

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Netv York, 23 febbraio 'Sì Ho chiamato Kinski e ci siamo incontrati all'ima di notte nella sua camera d'albergo. Ha ordinato una bottiglia di champagne, e bere mi ha fatto bene. Stamani al telefono mi ha detto che la nostra conversazione notturna è stata come aver mangiato troppa insalata di patate che ti è rimasta sullo stomaco e ti toma su, e che il giomo dopo vuoi dimenticare in fretta. Se avessi debiti per ventimila dollari allora sì che dovrei preoccuparmi, ma con tre milioni sul gobbo le preoccupazioni finiscono. Penso che abbia ragione. Per di più, rapporti personali in profonda crisi, prossimi alla rottura. Nell'appartamento vicino al Lincoln Plaza, di cui ho ancora le chiavi, ho tolto con cura le briciole dal tavolo, ho risistemato i cuscini sul divano, ho rimesso le foto al loro posto nelle rispettive buste, ho spento le luci e sono uscito senza lasciare tracce, come se non fossi mai stato in quella casa. Nell'inattività, l'attesa e l'incertezza di cosa farà l'assicurazione, che prende tempo, mi è tornata in mente di continuo quella volta che a quindici anni scappai da scuola insieme a TiU; credo che all'epoca avesse appena finito l'apprendistato, e doveva essere novembre. Facemmo l'autostop dirigendoci verso il Nord della Germania, lui voleva vedere Helgoland, e a un certo punto ci dividemmo perché aveva rimorchiato un paio di ragazze e voleva andare un po' in giro con loro. A Dusseldorf, nella nebbia e sotto una pioggia gelida, entrai di nascosto in una casetta negli orti della periferia e ci rimasi due gionù e due notti, trascorrendo la maggior parte del tempo su una sedia a sdraio anunuffita. Poi nù introdussi in una villa signorile da una finestra al primo piano e passai quasi altri due giorni nella camera di una ragazza adolescente. Teneva ancora le bambole sul letto, ma alle 168

pareti erano appesi poster di cantanti rock e tra i vestiti c'erano i primi piccoli reggiseni. Di sotto, in cucina, la sveglia era ancora carica, i proprietari non dovevano essersene andati da molto. Studiai la casa per ore, in cerca di indizi da cui capire per quanto tempo sarebbero stati via: la data dell'ultimo giornale nel cestino della carta straccia, se avevano chiuso a chiave qualcosa, ogni genere di foglietto scritto eventualmente lasciato in giro, quante cose c'erano in frigo. Vi trovai uova, latte e verdure, chi lascia in frigo cose del genere non se ne va per settimane. A un certo punto, la prima sera, mi presi un grande spavento perché il telefono conùnciò a squillare. Dormii mezzo vestito, con le scarpe a portata di mano per potermele infilare alla svelta, e raccolsi le briciole della naia cena su un pezzo di foglio di giornale. La seconda sera, verso le undici, dormivo profondamente e non avevo osato accendere nessuna luce anche se data la stagione alle sei era già buio, a un certo punto l'intera casa si illuminò, sentii delle voci, la porta del garage che si apriva. La camera si trovava sopra il garage, e nel garage c'erano delle persone, quindi non potevo calarmi sul tetto sotto la finestra. Non potevo nemmeno fuggire dalle scale inteme. Senza respiro per la paura, chiusi a chiave la porta della stanza dall'interno. Dopo un attimo la maniglia si abbassò. Mamma, hai chiuso tu qui?, disse la ragazza dall'altro lato della porta, chi ha chiuso a chiave? Allora nel garage scese il silenzio e passi maschili iniziarono a salire le scale. A quel punto uscii sul tetto piatto, me la filai dal giardino e scavalcai la siepe finendo in quello della casa vicina. Rimasi per un attimo accovacciato sotto un albero bagnato e freddo che gocciolava, immobile, poi me ne andai senza fare rumore. Mi ricordo ancora il mattino successivo: campi nella nebbia di novembre, cornacchie e auto che passavano, ognuna con una meta, con un punto di partenza e uno di arrivo. 169

Ho provato a telefonare a M., ma il telefono ha fatto dodici squilli e nessuno ha risposto. Giù in strada pazzi che gridano, Visto dalla finestra, il New Jersey è spazzato dalle tornnente invernali. Qui molte persone parlano da sole. New York, 24 febbraio - 4 marzo '81 Giorni molto duri. Nezv York, 5 marzo '81 Un forte nevischio, tutto è bianco e grigio. Il rumore del traffico che sale dalla strada in basso è appena percettibile, ovattato. Sirene dei vigili del fuoco. New York, 6 marzo '81 Per la prima volta, dopo avvocati e periti dell'assicurazione, di nuovo tra gente normale, ma è andata esattamente come pensavo. La sera con D. da de G., dove si riuniva una piccola colonia di italiani. La compagnia però si è sciolta con grande rapidità appena i primi ospiti hanno cominciato ad assumere droghe. L'evento non era in alcun modo inserito in un contesto, se non che all'irùzio abbiamo mangiato. Una giovane donna, che parlava tedesco, si è sollevata la gonna mettendo in mostra le gambe. Prela, l'albanese che sostiene di recitare molto meglio di Marion Brando, l'ha trascinata imprecando a voce alta su un letto ricoperto di cappotti e le ha abbassato la calzamaglia, ci ha chiamato e ha tirato la donna per le gambe di traverso sulla montagna di giacconi, ha voluto che le guardassimo il ventre scoperto, poi l'ha mollata lì, bestemmiando ancora più forte. A quel punto gli altri hanno iniziato a sniffare cocaina con entusiasmo rituale, e presto 170

le conversazioni sono crollate come un castello pericolante fatto con le costruzioni impilate una sull'altra da un bambino di cattivo umore. Quando ho lasciato la compagnia nevicava forte, e sulla superstrada lungo l'Hudson le auto erano irrimediabilmente imbottigliate nel traffico. Poi presi l'aereo per Monaco. Incontro con i soci e i finanziatori. Lucki aveva preparato un prospetto spietato che prendeva in considerazione ogni possibile eventualità e in cui anche l'impensabile era espresso in cifre. Tuttavia, la domanda a cui tutti volevano una risposta era se avrei avuto il coraggio e la forza di ricominciare di nuovo tutto dall'inizio. Risposi di sì, perché altrimenti sarei stato un uomo che non aveva più sogni, e senza sogni non volevo vivere. Icjuitos - Miami, 26 marzo '81 Dopo essere stato soltanto un giorno e mezzo a Iquitos per impedire che ogni cosa andasse a rotoli, sono tornato di nuovo negli Usa. Mentre preparavo i bagagli, ho sentito un fruscio sopra la testa e ho visto un grosso serpente sulla rete metallica che fa da soffitto alla camera. Quando mi sono avvicinato si è innervosito e ha iniziato a sbattere velocemente la coda, vibrava come un motore. Insieme a Walter Tho spinto verso la veranda e ho cercato di ucciderlo con una sbarra di ferro, ma è sparito sul tetto. Adesso la capanna sulle palafitte è sommersa dall'acqua, pantano ovunque. Intorno a me rane, perfino piccoli pesci. Nella notte, quando sono arrivato, tutto era vuoto, non c'era anima viva, silenzio di tomba, la casa abbandonata. All'improvviso il guardiano notturno indio mi si è parato davanti con la sua torcia elettrica, senza fare il minimo rumore. Sono andato nell'ufficio e mi sono guardato intomo in cerca di tracce di vita. Ho individuato solo il telex, fulminato da un cortocircuito, le parti superiori 171

di plastica fuse come dopo una guerra che si è svolta senza testimoni. La tastiera numerica era ripiegata verso l'interno, come un occhio nella sua orbita. Sono avanzato tentoni lungo il sentiero che porta alla mia capanna e mi sono ritrovato circondato dal fango. Le rane venivano a galla e si allontanavano sguazzando. La scala a pioli era rovesciata di lato tra i banani e quando l'ho sollevata sono finito in una buca, in cui un tempo era infilato un palo di sostegno e che si era riempita di acqua putrida. Non mi sono mai sentito così fuori luogo, tanto più che indossavo ancora il gessato scuro e le scarpe basse nere che avevo per la riunione con gli avvocati a New York da cui ero appena ritornato. New York, 27 marzo '81 All'aeroporto di La Guardia mi sono venuti a prendere con una limousine dai vetri oscurati e nai sembrava di essere al cinema. La donna che mi ha prelevato aveva una pelliccia di visone e mentre eravamo in auto mi ha confidato che non portava niente sotto. Serate da Mick, impensabile organizzare tutto il lavoro intomo a lui in modo che possa aver finito prima della tournée. Telefonate. Adorf avanza pretese sfacciate, quell'uomo presuntuoso, stupido e subdolo. Bisogna allontanarlo dal film. New York - Miami - Iquitos, 28 marzo '81 A Miami ho incontrato Mauch e Beat Presser. George Sluizer e i brasiliani sono arrivati da Rio facendo scalo a Manaus. A Iquitos passavano sopra il paese delle nebbie rabbiose, buona cosa.

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iquuos,

marzo ai

A mezzogiorno da Huerequeque, abbiamo bevuto il Chivas Regal che avevamo portato. L'acqua sul Rio Nanay è cresciuta così tanto che arriva quasi fino alla veranda della sua osteria. La gru sfasciata continua ad arrugginire sul prato malridotto davanti al suo locale. Pare che Huerequeque l'avesse portato via a un creditore come pegno, e che il giorno della festa della mamma, ubriaco, avesse regalato con un gran gesto il rottame alla moglie. Iquitos, 30 marzo '81 Appuntamenti all'Opera di Manaus bloccati perché proprio nello stesso momento in cui avremmo potuto essere 11 c'era la recita straordinaria di un balletto. Abbiamo studiato i modelli del Rio Camisea. Ancora molte incertezze. Sotto il cuscino ho trovato una rana. In città sono sfuggito a un poliziotto che mi aveva fermato in moto e che cercava con un pretesto di estorcermi del denaro. Ora che è sera, viene giù il diluvio. L'acqua entra copiosa in ufficio da sotto la porta e si raccoglie contro il muro che dà sul giardino. In un attimo il flusso è largo due metri e in pochi minuti il locale sarà allagato. L'acqua arriva a fiotti e passa pulsando da sotto la porta. Intorno alle gambe della mia sedia guizzano e fanno presa i tentacoli della corrente che scorre veloce e si uniscono rapidamente in un'unica massa compatta. Nel povero pozzetto di scarico, decisamente troppo piccolo, al centro del locale, s'infilano a mulinello sporchi mozziconi di sigarette. Le reti metalliche alle finestre si sono trasformate in pareti d'acqua che pulsano verso il basso. Con larghe scope e altri arnesi abbiamo tentato di sospingere il flusso verso il terreno abbandonato qui accanto. Dalla boscaglia lampeggiavano contro di noi i fulmini che piovevano dal deh. 173

Dalla scaletta che porta alla mia capanna ho osservato certi animali inquietanti, che sembravano anguille, di un colore marrone-rossastro; probabilmente si tratta di una specie di orbettino molto grosso, anche se sembrerebbero seccarsi a contatto con l'aria. Ho visto due di queste strane bestie che parevano sgusciate fuori da un mostruoso cadavere. Una tentava con dei movimenti natatori - ma forse stava semplicemente annegando - di passare sotto una striscia di corteccia di pom e di infilarsi nell'acqua. Non riesco a immaginare nelle mie viscere im parassita più micidiale, più nudo e più simile a un verme. Ho atteso per ore un collegamento telefonico. Prima hanno detto che ci voleva un'ora e mezza e, passato quel tempo, che ce ne volevano altre due, e così via. Dalla radio risuonava un misturone monotono di voci distorte e indecifrabili. A un certo punto ho sentito dal Can\isea il fischio che usiamo sempre come segnale, poi però il nostro campo nella foresta vergine è ripiombato nel silenzio. 1 provini oggi mi sembrano qualcosa che potrei aver sognato, o meglio: qualcosa che un altro ha sognato e che mi è stato raccontato. Stare sveglio di notte mi sembra naturale, quasi non dormo. Non conosco più il vero sonno, ho dei brevi, faticosi svenimenti. Inseguendo un crepitio elettrico ho trovato nella parete bagnata degli sportelli metallici, dietro i quali, lasciati per sbaglio dall'uomo della centrale elettrica locale, c'erano dei cavi male isolati o non isolati affatto. Quelle sono le porte sulla morte per folgorazione. Oggi deve esserci stato un attentato a Reagan, così dicevano al notiziario di un'emittente del posto. In Polonia carri armati russi avanzano su Varsavia.

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Iquttos, 31 marzo 81 Pesi enormi su di me, è tutto troppo faticoso: dal punto di vista organizzativo, finanziario, per le scadenze, per i rapporti umani. In città mi sono comprato il «Commercio» per saperne di più sull'attentato a Reagan. A colazione, senza conoscere ancora i dettagli, ci eravamo chiesti se fosse morto e cosa sarebbe accaduto se Bush fosse diventato presidente. Uccelli gialli mi hanno assediato. Ieri notte ho combattuto nella mia caparma con una nuova invasione di formiche, che mi hanno travolto con le loro larve, ma più facili da combattere per via delle loro grandi dimensioni. Prima ho tentato invano spruzzando in giro il Baygon, poi alla fine ho spinto con la scopa quei guerrieri in corsa fin oltre il margine della mia piattaforma, giù nella palude sotto di me. Il nostro lavoro non è compatibile con la natura amazzonica. Il tempo è brutto, le galline stanno male e i conigli anche. Tutti i vermi nella terra starmo bene. Sono felici. Il fondo tegame cinese era pieno di una massa gelatinosa e quasi trasparente, appiccicosa e densa, dentro c'era poi la coda mozzata di una lucertola, come se il morso velenoso di un mostro avesse fatto svanire la lucertola riducendola a una massa densa e collosa. Ho messo a mollo il tegame per tutta la notte, ma anche con detersivi abrasivi e grattando con un legno non riesco a togliere quella roba disgustosa. Sugli alberi si formano delie ulcerazioni, le radici si contorcono nell'aria. La foresta vergine si compiace di ogni genere di lussuria. I

Nessuno è rimasto così colpito dai nostri guai quanto Norman R., dello studio di riproduzione a New York, l'uomo che assomiglia al vice di Nixon, Spiro Agnew, e che la prima cosa che fa per i suoi ospiti è proiettare sulla parete 175

delle foto pornografiche. Ha radunato nel suo ufficio tutti 1 dirigenti di reparto, e i tecnici si sono avvicinati anche loro, ha tenuto un breve discorso e mi ha fatto un inchino, e questo mi ha rasserenato. Il secondo è stato Schlòndorff, che mi ha raggiunto al telefono e mi ha detto che, dopo aver ricevuto la mia lettera con ritardo di ritomo dal Libano, ha pregato per la prima volta dopo la morte di sua madre. Iquitos, r aprile'81 W. è tornato dal Camisea, si è ubriacato venendo qui a casa di Paul e ha gridato a lungo in quel suo modo sconcio. Ha un'aria sfinita, disorientata e abbattuta. Abbiamo fatto una prova video con Paul e Huerequeque e mi è chiaro che con entrambi devo avere molta pazienza; soprattutto Huerequeque sembra, contrariamente al suo solito, assillato e inibito. Per José Lewgoy cercherò di fondere i due ruoli, quello di Borja e quello di Don Aquilino, in un unico personaggio, sono già comunque troppi i personaggi secondari. La parte di Wilbur, quella di Mick Jagger, la tolgo dal copione. Non lo voglio sostituire. Iquitos, 2 aprile '81 Tutta la giornata segnata dagli scontri. W. vuole rispedire tutti a casa sabato, troupe e attori, la sua bussola non funziona più. Oggi arriverà anche Vivanco dal campo. Si è completamente isolato ed è diventato strano. Per molto tempo ha sospettato Cucho di cospirare contro di lui, ha immaginato complotti, ci ha ritenuti responsabili del fallimento del suo matrimonio, allora dalla foresta lo abbiamo subito spedito in vacanza dalla sua moglie francese a Cuzco, ma lui è rimasto a Lima, impantanato con certe donne, e poi a noi ha detto 176

che non lo avevano lasciato andare via. Ho saputo che al campo ci sono state strane lotte di potere, di quelle che sono possibili solo nella giungla: la causa sono le prostitute di cui sono equipaggiati gli accannpamenti nella foresta, perché altrimenti, con tutti i boscaioli e i barcaioli, potrebbero esserci incidenti e aggressioni nei confronti delle donne dei vicini insediamenti indios. Una prostituta aveva n\esso l'uno contro l'altro Trigozo, Cucho e Vivanco e li aveva spinti ad attaccarsi vicendevolmente per salire nella gerarchia fino a diventare amn\inistratore provvisorio del campo. Un bel romaru:o, ma io l'ho fatta riportare a Iquitos seduta stante con il primo mezzo disponibile e senza tante scene. Paul mi ha raccontato dell'aggressione notturna a un suo amico, sposato con una donna indigena, uno però che non faceva altro che bere e che non lavorava più, così che si era tirato addosso l'insofferenza della moglie e del suo amante segreto, i quali avevano vissuto fino a quel momento alle sue spaUe. Lo hanno trovato morto ammazzato nel letto, gli avevano tirato una botta in testa, ha detto Paul, e a quel punto il birbante se l'era anche data a gambe. Nella parte anteriore della casa, sotto il caldo cocente del tetto di lamiera ondulata, abitano centinaia di pipistrelli che la notte escono da sotto le lamelle oblique della finestra sul frontone. Nel lavatoio al primo piano c'è un buco nel soffitto che da un anno a questa parte nessuno ha riparato, manca semplicemente un pezzo di quel brutto cartone pressato; uno dei pipistrelli dev'essersi perso lì sotto. E ieri era lì, la punta delle ali con gli artigli e le zampe stesi leggermente in avanti, neri, lucidi sulla ceramica bianca e liscia del lavandino, e nù guardava calmo con i suoi occhi neri. Non volava, stava morendo, molto tranquillo e rassegnato e, pur nella 177

grandezza dell'evento che gli capitava, era senza paura. Oggi l'ho ritrovato lì. Qualcuno gli aveva appoggiato sopra con riguardo una striscia di carta igienica. Era morto senza cambiare posizione. L'ho lasciato dov'era e non ho usato il lavandino, ma non per disgusto o per questioni igieniche, bensì per un indicibile senso di rispetto. Da sempre una delle mie parole preferite in spagnolo era murciélago, pipistrello. La mia vita mi è sembrata inventata, con il suo pathos, le sue banalità, i suoi drannnii, il girare a vuoto. Mauch, che sabato compie gli anni ~ per questo si è finiti a parlare dei suoi genitori che vivevano nel Wùrttemberg -, ha raccontato della morte di suo padre, deceduto all'età di ottantadue anni; quando uno muore a quell'età, ha detto lui, dalle sue parti si dice che non è più colpa della levatrice. Abbiamo parlato della sfinge presso la piramide di Cheope a Giza, che era servita da bersaglio dell'artiglieria turco-ottomana durante gli esercizi di tiro. Abbiamo parlato di come si possano tradurre in linguaggio delle semplici regole matematìche; come però il lemma di Zom si possa rendere in prosa, è una domanda che mi preoccupa già da tempo. Mentre mi dirigevo ai costumi in calle Putumayo, è arrivata da Lucki la notizia che, per quanto riguarda la Zdf, ce l'abbiamo fatta. Gli altri, dice lui, probabilmente si accoderanno seguendo l'esempio, anche i firmatari presso l'assicurazione condivideranno la decisione. Franz, ai costumi, era visibilmente sollevato, parlava di preghiere che sono state ascoltate e io gli ho risposto un po' scherzando che le nostre preghiere sono come una fervida conversazione in un locale buio dal quale non proviene nessuna risposta e che dobbiamo supporre che sia completamente vuoto, che non sia abitato neppure da un Grande, da un Silenzioso assiso su una 178

.edia, il quale forse potrebbe anche sentirci, ma che da quel vuoto non ci regala mai nemmeno un'eco, salvo il risuonare della stupida speranza e dell'autoinganno. Dopo che ho pronunciato crepitando questo discorso, abbiamo riso e bevuto una birra. ìquitos, 3 aprile '81 Preparativi per la partenza sul Camisea; i tempi stringono, là dobbiamo cominciare presto o il livello del fiume sarà troppo basso e non potremo più riportare la nave a ìquitos. Mi sono perso nell'immagine di un corso d'acqua sconosciuto che sgorga tra montagne da sogno fatte di alabastro e di zaffiri e sfocia in un mare di smeraldi. Signore, dammi la visione di un pesce sconosciuto ai miei piedi. Non hanno pescato davanti alle coste dell'Africa occidentale un animale squamato che respira, di fatto un pesce, che si conosce soltanto come fossile? Un generale cinese ha fatto schierare le sue truppe e ha battezzato sommariamente con una canna da giardino duecento uomini. Nel profondo del mio cuore ho deciso che la mìa pianta preferita è la felce, non solo per via del suo nome: felce irrorata dalla pioggia. In una piccola rete di fibre di liana porto in giro il mio mondo. La morte è ereditaria. Paul ha scaricato sei autocarri Bronco dalla sua chiatta. Uno degli indios si è messo al volante di uno di essi e ha provato curioso lo sterzo, i tergicristalli e il cambio. Nel farlo ha inserito la retromarcia ed è finito nel fiume, è andato a fondo ma lo hanno salvato. Piiì tardi Paul è riuscito a portare a riva il camion con un trattore. Oggi alcuni uomini lo hanno aggredito con dei coltelli nella sua osteria, cosa che qui non succede praticamente mai. Gli hanno portato via una cassa di champagne. La sera è arrivato lo spacciatore di droga, che 179

dopo due giorni di galera si era pagato la cauzione, e ha riportato la cassa di champagne: i suoi avevano capito male un suo ordine, si è scusato e ha pagato il doppio. Ha sbevazzato e festeggiato con i suoi compagni nel locale di Paul, ha afferrato un machete e con brevi e violenti colpi ha decapitato dozzine di bottiglie di champagne. Iqiiitos - Camisea, 4 aprile '81 Volo da Iquitos a Pucallpa con la Faucett, di lì, con un apparecchio piccolo, abbiamo proseguito per Aguila passando per Sepahua, dove ho consegnato a Trigozo quattro milioni di soles, compattati come sempre in un mattoncino, poi abbiamo proseguito il volo per Canùsea. Il campo di attenaggio era asdutto e in buono stato. Camisea, 5 aprile '81 Jorge Vignati d è venuto a prendere ieri con la barca, W. stava macellando nell'accampamento degli indios. Il campo tranquillo e beUo, tutti erano contenti che fossimo tornati. Per prima cosa ho messo la mia radio sul tavolo non piallato della veranda e ho fatto partire ad altissimo volume la cassetta del Dixit Dominus di Vivaldi. Allora mi sono accorto che due formiche erano come impazzite davanti all'altoparlante, nelle vibrazioni del suono potente, e facevano il ballo di San Vito al ritmo della musica. Siripiegavano,correvano all'impazzata in cerchio, si giravano, come se una la corrente elettrica le attraversasse. 11 livello dell'acqua è estremamente basso, il fiume scorre tranquillo e il campo pare addormentato, come un triste luogo turistico fuori stagione, o meglio come un luogo che non sia mai stato visitato, che non abbia mai vissuto una stagio180

ne, e che pure stia aspettando qualcosa. Tutto ciò che è capitato finora è sparito, come un brutto sogno. Da giorni non piove, è secco e caldo e il fiume continua a calare lentamente, fino a esaurimento. Ieri al campo di aviazione a Pucallpa due bambini indios di quattro anni, dai capelli arruffati, mi hanno chiesto tutti seri se volevo un taxi, e si offrivano come chauffeur. Io ho risposto loro altrettanto seriamente che avrei proseguito con l'aereo, e ho chiesto se uno dei due non fosse anche pilota. No, hanno detto, pilota non lo era nessuno dei due. E allora eccoli lì, i due minuscoli chauffeur, a piedi nudi, sporchi di argilla che gli era salita tra le dita dei piedi, la pancia senza la camicia, tesa e sporgente sopra l'elastico dei pantaloni della tuta, i capelli selvaggi e neri. Erano molto sicuri del fatto loro. Nel campo c'è ora un atletico nero che ha un grosso buco tra gli incisivi. Faceva il mandriano per i Campas a Oventeni ed è venuto qui con un gruppo di loro. Mastica di continuo dei fiammiferi e porta alcuni di questi stuzzicadenti di lato sotto l'orecchio, infilati nella barba ricciuta; rimangono lì anche con il forte vento sul motoscafo, come mi ha fatto notare con orgoglio. Insieme a Beatus ho annodato con il filo di nylon più grosso, certo più spesso delle corde di una racchetta da tennis, l'amo più grande e terribile che mai abbia visto, ho tirato con forza e il terzo nodo alla fine ci è riuscito, per la nostra gioia. Dalla cucina ci siamo presi un pezzo di carne e abbiamo gettato l'esca. Ho scommesso con Klausmann che avrei preso un pesce della lunghezza di almeno un metro durante il nostro soggiorno sulle rive del Camisea. La posta in gioco sono cinque pisco sour, l'aperitivo peruviano per eccellenza. Ne ho già persi dieci in una scommessa analoga. 181

Ho aspettato a Camisea cx>n Mauch, in una calura soffocante che arrestava ogni movimento, anche quello delle mosche, l'aereo che ci deve portare sul Pongo. Il caffè è lì, pallido, a seccare al sole; intomo a me i bambini parlano piano in machiguenga. Walter è partito per primo con l'aereo per rintracciare da qualche parte Trigozo, al quale io ieri ho consegnato, come ci eravamo accordati in origine, i quattro milioni di soles, ma W. mi ha detto che una parte li avrei dovuti dare a lui, perché deve per forza comparire con dei soldi lassìi sul Pongo. Soltanto, come sempre, non ha detto niente né a me né a Trigozo né a Qiàvez a Pucallpa. Quando l'aereo è arrivato ho notato che c'era della sterpaglia verde sul carrello, e guardando meglio ho visto che penzolava della lunga erba verde. W. ha raccontato di essere arrivato insieme a Pino in un villaggio con una pista di atterraggio completamente invasa dalla v e getazione, a destra e a sinistra l'erba era alta più di un metro e la pista era più stretta dell'apertura d'ali dell'aereo. Prima di ripartire i due hanno liberato il terreno con il machete. n Pongo ha un'aria molto nùte con l'acqua bassa. Abbiamo trovato la Huallaga in buono stato appena oltre la strettoia che noi chiamiamo "Porta dell'inferno". C'è solo qualcosa che non va nell'ingranaggio del timone e Laplace per sicurezza ha preso con sé dei cavi d'acciaio che a me sembrano troppo fragili, ma lui è sicuro del fatto suo. A bordo c'è una donna incinta con una bambina di due anni che è molto tranquilla. Sulla riva rocciosa l'equipaggio ha deviato con un pezzo di lamiera che fa da canaletto una cascata chiara e fredda, e sotto quel getto d'acqua la donna fa il bagno alla sua bambina dentro un secchio di plastica. In coperta, sul grande specchio del bar di bordo, gli uomini dell'equipaggio hanno appeso una volgare immagine pomo-tropicale: una biondina in ginocchio con il culo opulento sporto verso chi guarda. 182

Nel corso superiore del Pongo de Mainique, dove c'è un altro mondo, irraggiungibile e sconosciuto, un ragazzo campa di quattordici armi, così mi hanno raccontato, è scappato recentemente da casa prendendo con sé la sorellina di tre anni, voleva condividere con lei la libertà, il mondo sconosciuto al di sotto delle rapide. Su una zattera provvisoria di legno di balsa che riusciva appena a portare loro due, sono passati di qui, hanno superato il Pongo, poi Timpia, Camisea e il Rio Picha. Si sono fermati soltanto a Sepahua. Lì la loro storia si perde. Quando siamo atterrati di nuovo a Camisea, il sole stava calando e sorgeva la luna, una falce sottilissima e tagliente come un coltello, come un filo d'acciaio lucente. Era venuta giù una pioggia breve e violenta e sopra il bosco c'erano piccole nuvole bianche di vapore, finissime, come veli, come ragnatele. La foresta si è fatta virginale e nascondeva nel suo ventre quel suo uccidere silenzioso, sotto veli che sembravano buttati su di lei da un vago sognare. Sopra tutto, sopra le nuvole che rapidamente si rabbuiavano, il sole già invisibile ne faceva divampare i margini estremi e sottilissimi, così che i contomi bruciavano come tracciati da un fuoco lucente. Camisea, 6 aprile '81 Questa mattina mi sono svegliato in preda a uno spavento mai provato prima: ero completamente privo di sensazioni, non c'era piCi nulla, era come se una cosa affidatami la sera per la notte, con la raccomandazione della massima cautela, di colpo fosse andata perduta; mi sono ritrovato come qualcuno che avesse dovuto montare la guardia a un intero esercito che dormiva e da un momento all'altro si fosse scoperto accecato nel modo pili misterioso, sordo e spento. Tutto era 183

perduto. Ero completamente vuoto, senza dolore, senza gioia, senza desideri, senza amore, senza calore e amicizia, senza rabbia, senza odio. Niente, non c'era più niente, come un'armatura senza il cavaliere. È durato a lungo, finché, se non altro, mi ha colto qualcosa di simile a uno spavento. Mauch, salendo sulla barca, è scivolato e si è lussato la spalla. Lo abbiamo immediatamente portato all'infermeria nell'altro campo, ma subito è stato chiamato il vecchio cuoco che, dicono, è uno specialista, anche per i parti. Quando è arrivato, le dita ossute con unghie come quelle di un uomo che ha appena abbattuto alberi nella foresta, ci siamo guardati dapprima con un certo imbarazzo. Un volto molto indio, pochi peli ispidi sul mento, un berretto di lana sulla testa. L'infermiere nel frattempo aveva fatto a Mauch, che stava più che altro lottando contro lo svenimento, un'iniezione alla spaUa, mentre il cuoco prendeva un pezzo di giornale unto e affondava la punta delle dita nel grasso che vi era contenuto. Con incredibile delicatezza ha cominciato a tastare le ossa di Mauch per localizzare la scapola, la clavicola, l'omero, poi ha massaggiato piano piano la muscolatura, tutta contratta per il dolore. Ho tentato di dirgli che non era la clavicola il punto ferito, ma la spalla. Lui mi ha guardato molto calmo e chiedendo silenzio; pensavamo che ora avrebbe piegato il braccio di M. e che con un ampio movimento rotatorio avrebbe risistemato l'osso nell'articolazione, ma non ha fatto niente del genere. Il cuoco massaggiava e tastava con le sue dita straordinariamente delicate attorno alla spalla, poi ha premuto piano, il che ha fatto sentire un po' di dolore a Mauch. Qualcosa si era mosso, ha detto Mauch, non poteva però essere a posto. E invece sì, ci ha fatto capire il cuoco prendendo e andandosene. La spalla era effettivamente sistemata e Mauch, che aveva già fatto quell'esperienza, proprio non voleva crederci. 184

E1 Tigre, il più duro e temerario dei nostri taglialegna, che nasconde sempre i suoi capelli neri lunghi fino alle spalle sotto il caschetto azzurro da montatore - non l'ho mai visto in camicia, e mai senza casco e machete, probabilmente li tiene perfino quando dorme - , mi ha mostrato il suo anulare che si era schiacciato e praticamente tagliato via abbattendo gli alberi. Il nostro cuoco, l'aiuto infermiere, gli aveva rimesso insieme i frammenti di osso dando loro la forma di un dito, aveva cucito i tendini e gli aveva così salvato l'anulare, che è impressionante a vedersi. L'uruco problema, ha detto E1 Tigre, è che non ci passa piìi l'anello. Un uomo era finito nell'elica di una barca a motore e il nostro cuoco gli aveva ricucito i tendiru tranciati del tallone d'Achille, e una donna che per giorni e giorni non era riuscita a partorire il suo bambino morto, ce l'aveva fatta grazie a lui. Il cuoco aveva estratto il bambino morto. Mi viene in mente il cinico disprezzo nei confronti di tutto ciò che era peruviano da parte di R., che esigeva sempre medici americani e per il quale persino uno che s'era formato in Francia era di serie B. Abbiamo lasciato dormire Mauch, che era abbastanza malridotto, e con E1 Tigre ci siamo arrampicati lungo il ripido sentiero nella cava di ghiaia. Il sentiero in se stesso sembra noioso. Per il resto del giorno mi hanno tenuto occupato banalità e negligenze che W. ha provocato e poi liquidato cinicamente. Manca la carta igienica, e ciò contribuisce a rendere pessima l'atmosfera, inoltre c'è anche il fatto che, in risposta a richieste che venivano da pili parti, avevamo promesso una grandissima quantità di miele; ne avevo ordinati a Lima recipienti da trenta litri, ma W. aveva ritenuto quell'ordine superfluo e l'aveva annullato. Quando siamo arrivati, ci ha fatto sapere che il miele si trovava ancora ai negozio di alimentari a Sepahua, ma che oggi erano arrivate da là 185

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due barche cariche di marmellata scadente, che nessuno voleva. Il miele in sé non è così importante, ma dopo che lo si era desiderato tanto, era stato promesso e tutti ci speravano e ogni giorno lo chiedevano, la nostra organizzazione ha perso in fretta credibilità per una cosa all'apparenza minima, neanche fosse successo un fatto grave e imprevisto. Questo è vivere in un campo nella giungla. La falce di luna affilata come un coltello è spuntata puntuale sulla foresta vergine ancora immersa nella nebbia, poi subito si sono sentite le cicale e le voci notturne, che rapivano il buio nel profondo abisso della notte. Ogni tanto cade a terra un frutto con un tonfo sordo. Al campo è arrivata una strana donna india, nessuno sa chi sia né cosa voglia. Non parla né ashàninka