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Italian Pages [345] Year 2003
Studi e testi di storia antica diretti da Mauro Moggi
[13]
Per desiderio di conoscenza Salone, lasciando la patria, giunse in Egitto pres so Amasis, e anche a Sardi presso Creso. Come giunse, fu ospitato da Creso nella reggia; poi, il terzo o il quarto giorno, su ordine di Creso i servitori lo condussero intorno ai tesori e gli mostrarono tutte le ricchezze che vi erano. Dopo che ebbe visto e considerato tutto, quando venne il momento opportu no, Creso gli domandò: «Ospite ateniese, è arrivato fino a noi un gran parlare di te, per la tua sapienza e per i tuoi viaggi; come tu, amando la sapienza, ab bia percorso molte terre per desiderio di sapere; ora, dunque, m'è venuta vo glia di chiederti se hai visto un uomo che fosse il più felice di tutti>>. Lo inter rogò così, pensando di essere lui il più felice degli uomini. Salone tuttavia non lo lusingò affatto, si attenne al vero e disse: «Sì, o re, Tello d'Atene>>. Me ravigliato per la risposta, Creso domandò con molta curiosità: . L'altro disse: .
[Erodoto].
Studi e testi di storia antica diretti da Mauro Moggi l. Silvio Cataldi, Prospettive occzdentali allo scoppio della guerra del Peloponneso, 1990,pp. 200. 2. Enea Tattico, La dz/esa di una àttà assediata (Poliorketika), intro duzione, traduzione e commento a cura di Marco Bettalli, 1990, pp. 368. 3. Maria Caccamo Caltabiano-Paola Radici Colace, Dalla premoneta
alla moneta. Lessico moneta/e greco tra semantica e ideologia, 1992, pp. XIX-218 e tavv. I-VI. 4. [Andocide], Contro Alcibiade, introduzione, testo critico, tradu zione e commento a cura di Pietro Cobetto Ghiggia [Con «Prefa zione e note critiche>> di Silvio Cataldi], 1995, pp. XXXII-312. 5. Marco Bettalli,I mercenari nel mondo greco, I, Dalle origini alla /i ne del V sec. a.C., 1995,pp.l80. 6. Nicoletta Salomon, Le cleruchie di Atene. Caratteri e funzione, 1997,pp. 276. 7. Giuseppe Cordiano, La ginnasiarchia nelle «poleis» dell'Occidente mediterraneo antico, 1997, pp. 170. 8. Schiavi e dipendenti nell'ambito dell' «oikos>> e della «/amilia». Atti del XXII Colloquio GIREA, Pontignano (Siena), 19-20 novembre 1995, a cura di Mauro Moggi e Giuseppe Cordiano, con un indi ce delle fonti di Maria Pettinato,1997,pp. 464. 9.Stefano Ferrucci, L'Atene di Iseo. L'organizzazione del privato nel la prima metà del IV sec. a. C. , 1998,pp. 288. 10. Maria Teresa Schettino,Introduzione a Polieno, 1999,pp. 344. 11.Sebastiana Nerina Consolo Langher, Storiografia e potere. Duride, Timeo, Callia e il dibattito su Agatocle, 1999, pp. 268. 12. Iseo, Contro Leocare (sulla successione di Diceogene), introduzio ne, testo critico,traduzione e commento a cura di Pietro Cobetto Ghiggia,2002, pp. 282. 13. Maria Elena De Luna,La comunicazione linguistica fra alloglotti nel mondo greco. Da Omero a Seno/onte, 2003,pp. 348. 14. Tucidide, La guerra del Peloponneso. Libro II, testo, traduzione e commento con saggio introduttivo a cura di Ugo Fantasia, 2003, pp. 652.
Maria Elena De Luna
LA COMUNICAZIONE LINGUISTICA FRA ALLOGLOTTI NEL MONDO GRECO
Da Omero a Senofonte
EDIZIONI ETS
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LA COMUNICAZIONE LINGUISTICA FRA ALLOGLOTTI NEL MONDO GRECO Da Omero a Senofonte
A Samuele, che viveva donando e sognando e che, sperando, progettava . . . Con tutto il mio affetto, nel ricordo di un sorriso incancellabile
PREFAZIONE
Questa prefazione è scritta con l'unico scopo di ringraziare quanti, nel corso di questo lavoro, mi hanno sostenuto, corret to, consigliato ed entusiasmato, rendendo questa esperienza di ricerca e di riflessione assolutamente piacevole e formativa. La mia riconoscenza va in primis al Prof. Mauro Moggi, che mi ha 'iniziata' alla Storia greca e che, consapevole dei miei interessi, mi ha offerto nello stesso tempo la possibilità di sviluppare un tema suscettibile di analisi non solo storica, ma anche filologica e antropologica. La sua metodologia rigorosa intrisa di passio ne scientifica mi è stata costantemente di esempio. Un ringraziamento altrettanto sentito rivolgo al Prof. Carlo Brillante, che ripetutamente e sempre con estrema disponibilità mi ha soccorso con la sua competenza, rendendomi più sicura nell'affrontare alcuni argomenti più complessi di carattere lin guistico e filologico. La mia gratitudine va, inoltre, al Prof. Maurizio Bettini e al Prof. Marco Bettalli, che hanno dedicato tempo e attenzione alla lettura di queste pagine, nel corso della loro scrittura e a lavoro ultimato, e dei cui preziosi suggerimen ti e contributi mi sono più volte awalsa. Mi si consenta, infine, di ricordare coloro che mi hanno so stenuto con affetto costante, trasmettendomi la loro fiducia e 'raccogliendo' nel tempo i miei dubbi e i miei entusiasmi: a mia madre, a Paolo, a Laura il mio grazie sincero.
INTRODUZIONE
Nel 1981 viene pubblicato a Bruxelles il lavoro di Dauge 1 sulla concezione romana della barbarie e della civilizzazione. Lo studioso, dopo aver introdotto il problema nelle sue linee generali e aver sinteticamente fatto riferimento alla valutazione del barbaro nel mondo greco, si sofferma sugli orientamenti del pensiero romano sull' argomento, dando vita a un'opera che, fra i suoi numerosi meriti, vanta in modo particolare quel lo di essere una dissertazione unitaria sul tema. Gli studiosi della grecità non godono di un simile strumento2 : i lavori sul problema della barbarie, nelle varie sfaccettature in cui esso si presenta, sono numerosi; tuttavia, molti degli studi fondamen tali, utili per un'introduzione di carattere generale, risultano ormai datati3 e quelli che riguardano l'argomento dal punto di vista specificamente linguistico - ossia, che si soffermano sulla . figura del barbaro come colui che, in pn mis, non parla la lin gua greca - appaiono sporadici, frutto dell'impegno di speciali sti che, pur interessati a questo aspetto, si sono limitati a inda gini parziali. Mi riferisco agli scritti di Lejeune4 , di Mosley5, di Rotolo6 , di Dubuisson7 , che fissano alcuni punti cruciali ine renti alla barbarie linguistica, senza offrirne però una visione di insieme. 1 DAUGE 198 1 .
Anche il testo recente d i ADAMS·}ANSE-SWAIN
2002, nonostante il titolo sembri
far riferimento a uno studio globale dell'argomento,
è incentrato sulle problematiche
2
inerenti al bilinguismo greco-latino e- a eccezione di un breve paragrafo
032-33 8 )
esamina il rapporto fra l a lingua greca e l e altre lingue solo a partire dagli anni dell'Im pero romano.
3
1923; Krrro 1959; BALDRY 1965 . 194 9, 4 5- 6 1 . ' MOSLEY 197 1 , 1-6. 6 ROTOW 1972, 395-4 14. 7 0UBUISSON 1982, 5-32; 1983 , 203-22 5.
4
Cfr.}ARDÉ LEJEUNE
14
La
comunicazione linguistica fra alloglotti nel mondo greco
L'idea centrale dei loro lavori si fonda sulla convinzione che il contatto con i popoli anellenici non spinse i Greci a mostrare interesse alcuno nei confronti delle loro lingue, né tanto meno a considerarle nelle rispettive specificità. I Greci - scrive Roto lo 8 - appaiono reticenti a parlare dell'argomento, perché indif ferenti all a realtà plurietnica e plurilinguistica dei barbari. Per tanto, non solo non esiste nelle fonti nessun tentativo di descri zione organica delle lingue straniere, ma anche la semplice cu riosità verso di esse è alquanto limitata. Quello dei Greci "fu in
fondo uno sguardo freddo, gettato su civiltà straniere dall'alto della propria sicurezza. Non ci fu la minima intenzione di cedere ad esse: in effetti non ci fu alcun desiderio di conoscerle intima mente apprendendo le lingue straniere9 " . Ciò non vuoi dire, naturalmente, che i Greci non percepisse ro distintamente le diversità che intercorrevano fra la loro lin gua e quelle degli altri popoli; essi, anzi, ne esasperarono a tal punto i contenuti da formulare sulle lingue barbare un inflessi bile giudizio di valore, che spesso le emarginava tutte in un in sieme indifferenziato e le re J? utava di così scarsa considerazio ne da definirle inesistenti. È questo il senso dell 'espressione (ylj) ocy Àwcrcroc; IO' che ricorre nelle Trachinie di Sofocle, sulla bocca di Eracle, per definire la terra barbara. Così facendo, i ' disinteressati' Greci si servirono proprio del linguaggio come strumento, non solo per identificare se stessi - appartenenti a una stessa comunità omogenea per vincoli di sangue, di tradi zioni e di culti, alla quale Erodoto attribuisce il nome di 'EÀ À't]V Lxov , ma anche per individuare gli altri come �lip�ocpoL, parlanti una lingua diversa dalla loro, confusa, incomprensibi le, inferiore 1 1 . Questa operazione rese, citando Dauge 1 2, " l'op position fondamentale e la bipartition radicale" . I lavori di Dubuisson sono sicuramente più specifici degli al -
8 ROTOLO 1996, 395. 9 MOMIGLIANO 1975, 168. IO SOPH., Trach. 1058-1061 .
Il Sull'interdipendenza di questi due atteggiamenti - l'indifferenza per le lingue straniere e l'uso del linguaggio come criterio di definizione della propria identità e di
quella dei popoli 'altri'-, cfr. MOGGI 12
DAUGE
198 1, Il.
1998, spec. 97, 102-105.
Introduzione
15
tri: essi prendono in esame il lessico dell'acculturazione - espo nendo le differenze semantiche fra termini significativi, quali fl��ÉÀÀlJV e fl.��of3cipf31Xpoç , con i rispettivi derivati verbali strutturati linguisticamente allo stesso modo - e insistono in modo particolare sulle funzioni e sui limiti di quei personaggi b ilingui, Épfl.lJVe:i:ç e SLyÀwcrcro � , la cui opera di mediazione consente il dialogo fra popoli alloglotti 13 . Questo era lo status quaestionis quando il lavoro di ricerca è stato progettato e avviato. La presente introduzione è scritta con lo scopo di definire il tema trattato; di sintetizzare le tappe del percorso in cui il lavoro è scandito; di far presente la meto dologia adottata; di anticipare in modo conciso alcune conclu sioni che saranno dettagliatamente sviluppate e giustificate nei vari capitoli. Il titolo del volume - La comunicazione linguistica fra allo glotti nel mondo greco - annuncia in modo evidente che il con tatto "En1Jve:ç-f3cipf31XpOL , nonché i rapporti reciproci sussi stenti all'interno del mondo non greco, sono stati letti, studiati e analizzati alla luce di quelle fonti - purtroppo non numerose - che manifestano un certo interesse per la lingua ' altra' e che rendono possibili alcune riflessioni sulle ' regole' e sulle idee che presiedono alla rappresentazione del dialogo fra Greci e non-Greci. L'argomento, dunque, assume una veste piuttosto specifica e costituisce, ritengo, una delle diramazioni concet tuali più significative del vasto campo di interessi che gravitano intorno alla presenza dei (3cipf31XpOL nella storia greca. Il tema è enucleato seguendo un percorso di indagine dia cronico 1 4 , che attraversa le opere fondamentali della letteratura greca di età arcaica e classica, da Omero a Senofonte. I princiIl
Lo studio di WEINREICH 1 953 - che
fu all'origine della riflessione nel campo
d'indagine relativo al bilinguismo- resta ancora essenziale per comprendere le sfaccet tature ideologiche di una società 'bipolaire', come ROCHETIE 1 998, 177 definisce le so cietà che vivono il contatto fra lingue diverse, e per desumere spunti di riflessione, di contenuti e di metodo che è possibile applicare, anche se con una certa prudenza, al mondo antico. Con la stessa attenzione vanno letti e utilizzati gli studi di VAN
OVER
BEKE 1 97 2 , di FISHMAN 1 97 6 e di MACKEY 1 976. Quest'ultimo, nel 1 97 2 , aveva già coordinato la rassegna di una Bibliographie internationale sur le bilinguisme. 14 Salvo diversa indicazione, tutte le date sono da intendersi a.C.
16
lA
comunicazione linguùttC4/ra allogloui nel mondo greco
pali interrogativi ai quali si tenta di dare risposta riguardano: il grado di interesse mostrato dai Greci nei confronti dell'alterità linguistica; i criteri utilizzati, da poeti e storici, per dare forma nell'opera all'alloglossia; le motivazioni, di carattere generale o personale, che hanno indotti i vari autori all a rappresentazione delle lingue barbare o, quanto meno, a teorici riferimenti a es se; i presupposti ideologici, manifesti o impliciti, alla luce dei quali le scelte compiute diventano oggetto di una migliore va lutazione. In particolare, la lettura di Omero ha indotto: a riflettere sul l'applicazione poetica dd monolinguismo, anche in contesti di alloglossia; a estrapolare dall'Iliade e dall'Odùsea i luoghi in cui è chiaro il riferimento ai popoli ' altri', prestando la dovuta at tenzione ai termini che li indicano e alla loro connotazione; a studiare, infine, analiticamente, e alla luce del commento di Strabone, il passo dd Catalogo delle navi in cui occorre per la prima volta il lemma �cxp�cxpo- nel composto �cxp�cxp6cpwvo� . Si è rivelato, poi, altrettanto interessante analizzare la presenza di vari prestiti linguistici nei frammenti superstiti di lpponatte, poeta di età arcaica diversamente interpretato, che - ritengo utilizza un cospicuo numero di yì-.oocrcx� �cxp�cxp�xcx�. non solo come naturale conseguenza dell'esser vissuto a Efeso e a Clazo mene - luoghi di traffici, di frontiera, di incontri fra persone ' al tre' - ma anche come strumenti per caratterizzare in modo con sapevole e particolare la sua opera. La lettura successiva delle tragedie di Eschilo, Sofocle, ed Euripide ha ampliato il campo di indagine, spostandolo su un genere e su un periodo storico diverso: la comparazione fra i tre autori ha permesso di cogliere e di interpretare il loro personale atteggiamento nei confronti dell'elemento straniero e di identificare gli strumenti utilizzati per manipolare la 'Enlic; yì-.oocrcx, piegandola a rappresenta re, in modo più o meno accentuato, i suoni di una lingua stra niera. Questa operazione raggiunge i suoi migliori risultati nel l' opera di Aristofane, che sfrutta da abile demiurgo le numerose potenzialità della lingua greca, conciliando - come emerge dalla lettura attenta delle sue opere - convenzione e realismo. Particolare spazio è concesso - come è naturale che sia - alle Storie erodotee, nelle quali, unica eccezione nel panorama stori-
17
Introduzione
co di età arcaica e classica, l"altro' diventa, nella cosiddetta se zione etnografica dell'opera, addirittura protagonista. Erodoto, viaggiatore curioso, si mostra interessato ai vari VOflO� dei popo li barbari che incontra e, seppure in modo non sistematico, ap pare abbastanza attento al dato linguistico, quando esso è fun zionale a definire un oggetto, a illustrare un fenomeno, a diver sificare o a omologare due o più popoli. Nelle Storie sono fre quenti le citazioni di individui bilingui, ma altrettanto frequen temente la loro presenza è taciuta, probabilmente per ragioni che nel presente testo sono oggetto di riflessione e di analisi. La lettura di alcuni luoghi, nei quali viene tracciato, nelle sue fasi successive, il processo di apprendimento da patte di un gruppo o di un popolo di una lingua diversa dall a propria è il caso delle Amazzoni che imparano la lingua degli Sciti - o nei quali viene posto l'accento sull'interesse quasi scientifico dimostrato nei confronti della lingua - mi riferisco all'episodio di Psamme tico, intenzionato a capire se la lingua egizia fosse più o meno antica di quella frigia - rivelano un Erodoto che non è soltanto il teorico dei principi dello 'E),.).;'lv�x6v , ma anche l'uomo cu rioso, disposto a guardare all'universo dei barbari, anteponendo il desiderio di conoscenza all'indifferenza. Di diverso genere sono le considerazioni che è possibile fare sull'opera di Tucidide: in essa il problema linguistico non è toc cato frequentemente, né risulta approfondito. L'intera tratta zione tucididea è orientata a descrivere, nel modo più preciso possibile, la situazione militare e politica della Grecia nel corso della guerra del Peloponneso. Ogni altro argomento, a meno che non risulti funzionale o legato a essa, viene omesso dallo storico. È chiaro, pertanto, che l'interesse nei confronti dell'al terità linguistica sia fortemente ridotto. Fra i pochi casi perti nenti al tema, si possono citare: l'episodio riguardante l'espe rienza di Temistocle in Persia 1 5 e la sua 'barbarizzazione lingui stica' , l'ellenizzazione di Argo di Anfilochia 1 6 , la presenza di Sf.yì.wcrcrm nel corso di rapporti diplomatici 1 7 o in situazioni di -
15 16
l 138,1. II 68,1 sgg. THUc. , VIII 8 5,2.
Cfr. THUc. , Cfr. THUC . ,
1 7 Cfr.
18
La
comunicazione llnguisttca fra alloglotti nel mondo greco
bilinguismo collettivo 18 . Aristofane sembra costituire un capitolo a parte: i barbari non sono certo assenti dalla sua opera e, per la prima volta, essi recitano parti non poco rilevanti nel contesto delle commedie, e proprio la rappresentazione artistica del loro modo di espri mersi - in cui si addensano errori di ogni tipo, lessicali, modo logici e sintattici, nonché equivoci di comprensione - li trasfor ma in soggetti comici, sottraendo all a descrizione che di essi viene fatta quel carattere di temibilità che storicamente veniva loro attribuito. Numerosi Épf.l-1]\le:"i:ç sono menzionati nell'Anabasi di Se nofonte, in cui il problema dell'interazione linguistica fra allo glotti non può non porsi in tutta la sua evidente concretezza, dal momento che l'opera descrive la marcia di diecimila merce nari greci in terre anelleniche, nelle quali si presentano come difficoltà reali l'ignoranza dei luoghi attraversati, l'ostilità di molte popolazioni, la necessità del sostentamento quotidiano e, non meno cogente, l'alloglossia con i barbari incontrati. Anche nell'Anabasi lo 'stereotipo', per cui sono in primis i barbari a fornirsi di mediatori che agevolino il contatto linguistico con i Greci, è rispettato, ma ciò avviene soprattutto nella prima sezio ne dell'opera, quella precedente la morte di Ciro. n 'dopo Cu nassa' vede in atto un interessante mutamento di prospettiva: la paura e l'isolamento dei Greci in terra straniera li spinge infatti - almeno così pare - a mettere da parte l'orgoglio connaturato di chi vuol essere compreso senza porsi il problema di com prendere , cosicché in questa situazione anche gli Elleni non mancano di rivolgersi frequentemente a interpreti d'occasione, che li aiutino a comunicare in situazioni certo non semplici. n metodo seguito nello svolgimento della ricerca si orienta sul duplice versante della storia e della filologia, al fine di con testualizzare diacronicamente i contenuti acquisiti e nella vo lontà di interpretare il testo, facendolo parlare senza tuttavia forzarlo, soprattutto quando le conoscenze storiche non si di mostrano sufficienti all'interpretazione di un passo e quando il supporto bibliografico si rivela silenzioso in merito. 18
Cfr. THuc.. IV 109.4.
CAPITOLO PRIMO
La percezione della diversità linguistica in Omero
Sommario l. I termini dell'alloglossia nell'Iliade e nell'Odisseo.- 2. Il problema dei
Kiipeç �1Xp�1Xp6cpwvot
l.
I termini dell'alloglossia nell'Iliade e nell'Odissea "Na"atemi ora, Muse che abitate le case d'Olimpo, - voi siete in/atti dee e siete sempre presenti e sapete ogni cosa, mentre noi soltanto la fama ascoltiamo e nulla sappiamo dite chi erano i capi dei Danai e i comandanti" l
Questi versi introducono il celebre Catalogo delle navi, che si estende per gran parte del secondo libro, e pongono, come avviene in altre opere di età arcaica in cui le Muse sono invoca te, il difficile e affascinante problema dell'ispirazione poetica, della sua vera essenza e delle modalità con cui si realizza. Molte sono le riflessioni che potrebbero svolgersi in proposito, ma ciò che conta nel presente contesto è riflettere sul ruolo delle Mu se: esse sono invocate dal poeta perché gli suggeriscano una ve rità fattuale che non può conoscere chi non è stato testimone oculare e non può narrare, senza un supporto divino, colui che, in quanto uomo, ha memoria e facoltà fisiche limitate. L'anni presenza e l'onniscienza2 delle dee garantiscono la veridicità, 1 HOM., Il. II 484-487 . La traduzione di questo e degli altri passi è di CERRI 1996.
2
Per la nozione di 'verità' e per il ruolo delle Muse nella poesia greca arcaica, dr.
DETIENNE 1967, 1-16. BRILLANTE 1992, 6 sgg. colloca il poeta epico "al centro di un si stema di comuniCtJ;ione abbastanza eidborato. Da una parte egli stabilisce un rapporto pn· vilegiato con id Musa, all'imvo um/:JJ detentnà del sapere, dd/l'altro si/a portatore presso il pubblico del messaggzo n'cevuto . . . Di tale comunz/:JJzione egli è l'um'co responsabile, per ché solo dd/id paroid ispirata del poeta l'uditono potrà apprendere il messaggzo de/id divi m/ii.". Lo studioso insiste particolarmente sul ruolo che svolge la vista nella definizione della conoscenza delle Muse
(22):
esse sono veritiere perché sono state spettatrici degli
eventi che trasmettono poi al poeta; quest'ultimo, invece, affidando la propria conoscen
za solo all'ascolto, possiede un sapere di natura inferiore, la cui estrinsecazione si
alla memoria e
affida alla concentrazione. Sui rapporti fra il cantore e la comunità, e in partico
1973 ; GENTILI 19953; SEGAL 1992. Sul valore dell'autopsia come garanzia di verità, dr. ScHEPENS 1980.
lare sul ruolo svolto dall'oralità, dr., fra i numerosi studi, HAVELOCK
22
LA
comunicazione linguistica /ra alloglotti nel mondo greco
l'universalità e la bellezza della poesia, sia quando esse cantano in prima persona, come si afferma nel proemio dell'Iliade3, sia quando investono il poeta rendendolo loro tramité. Omero, dunque, si accinge a raccontare e a esporre tutto ciò che le Muse in cui crede gli infondono e a offrire qualsiasi ordine di informazione possa divulgare la fama degli eroi vissuti. Non importa che essi siano Greci, Troiani, o di altra origine, né che parlino in greco o in una lingua diversa, purché tutti risultino ac comunati dall'aver vissuto gloriosamente, dall'aver fronteggiato pericoli e peripezie, dall'aver opposto al timore la virtù virile, così da divenire degni di ottenere la fama e da rientrare, per le gene razioni future, nella stessa privilegiata casta della cultura eroica. n canto, in quanto dono delle Muse, si innalza perciò al di sopra delle differenze etniche e non considera discriminante la diversità linguistica. Le dee, depositarie del sapere, donano al poeta la capacità di cantare ed egli, nella sua lingua - che con sidera la lingua per antonomasia - immortala univocamente le gesta sia dei Greci che dei Troiani e non trova alcun ostacolo nel farli comunicare in greco che, per convenzione, diventa la lingua di tutti. Nonostante ciò , la nozione della molteplicità et nica e la percezione della reale opposizione linguistica non so no assenti nell'Iliade e nell'Odissea, come risulta da una serie di passi che è opportuno segnalare e commentare. n primo di essi è costituito da Il., II 798-806. È Iride che, sotto le spoglie di Polite, così parla a Ettore: "Davvero a molte battaglie ho partecipato fra gli uominz� ma un esercito tale, cosz' sterminato, non l'ho mai visto: troppo simili a foglie o a grani di sabbia, alla città s'accostano per la pianura, decisi a combattere. Ettore, a te soprattutto mi appello, /a' come dico: moltissimi sono in città gli alleati di Priamo, e chi parla una lingua chi un 'altra, tra la gente più disparata; dia ciascuno il segnale a quelli sui quali ha potere, e assuma il loro comando, mettendo in riga i concittadini" 3 HoM., Il. l 1: M'ijv> 6, 3 - 1 5 .
309
Bzbliogra/za
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La comunicazione linguistica fra alloglotti nel mondo greco
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