288 55 19MB
Italian Pages 154 [164] Year 2013
MARc:o PAOllt~I (1956), attore e narratore, massimo rappresentante del teatro civile e del teatro di narrazione italiani, dissacrante, ironico, sempre attento allo studio dei testi e delle fonti, ha pubblicato per Einaudi Vajont, 9 ottobre '63. Orazione civile (1999, 2008), Bestiario Italiano (2000), 1-TIGI canto per Ustica (2001, 2009), Questo radichio non si toca (2003), Teatro Civico. 5 monologhi per Report (2004), Gli Album di Marco Paolini (2005), Il Sergente (2008), Il Milione (2009) e Ausmerzen (2012).
FRANCESCO NICCOLINI (1965) collabora con Marco Paolini dai tempi della versione tv del Vajont e con lui ha realizzato Il Milione, Parlamento chimico, Teatro civico, La guerra grande dell'Arno e ITIS Galileo. Ha scritto testi per molti attori del teatro italiano, e da alcuni anni, insieme al giovane narratore brindisino Luigi D'Elia, sta lavorando affinché i loro spettacoli generino un bosco in una terra confiscata alla mafia, nel quartiere Paradiso di Brindisi: il Bosco in Paradiso . .STEFANO GA n·e1 (1970) è autore di numerose pubblicazioni, in Italia
e all'estero, relative ai temi centrali del dibattito epistemologico contemporaneo. Si interessa da anni di storia della scienza, in particolare di storia della cosmologia e dell'astronomia della prima età moderna. Docente in vari atenei italiani, è stato fellow presso la Columbia University (2009) e la Harvard University (2012); attualmente è ricercatore presso IMT - Alti Studi Lucca. Collabora regolarmente con le pagine culturali del ccCorriere della Sera» . . E stato consulente scientifico per gli spettacoli ltis Galileo e Ausmerzen, vite indegne di essere vissute. MICHELA SIGNORI (1971) organizzatore e produttore teatrale
e televisivo. La sua collaborazione con Marco Paolini inizia nel '96 con Il racconto del Vajont e da allora continua, lavorando come autore anche alla drammaturgia e ai testi delle opere (Il Milione, Aprile '74 e 5, La macchina del capo, Il Sergente, Miserabili, ltis Galileo, Ausmerzen, vite indegne di essere vissute). Oltre alle dirette televisive si occupa per Jolefilm della produzione di film documentari.
Progetto grafico di Riccardo Falcinelli.
Einaudi. Stile Libero Dvd
Di Marco Paolini nel catalogo Einaudi
Vajont 9 ottobre '63 Bestiario italiano I cani del gas I-Tigi. Canto per Ustica (con D. Del Giudice) Questo radichio non si taca Teatro civico , Gli Album di Marco Paolini Il Sergente I-Tigi. Racconto per Ustica (con D. Del Giudice) Il Milione Ausmerzen
Marco Paolini I tis Galileo
Con Stefano Gattei, Francesco Niccolini e Michela Signori
Einaudi
©
2013
Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
Le immagini presenti nel testo provengono dall'archivio privato di Stefano Gattei, che si ringrazia per la gentile concessione. www.einaudi.it ISBN 97 8-88-06- 2 I 8 I O- 2
I tis Galileo
Prologo
Lettera apocrifa attribuita a Galileo Galilei
[ ... ]Non servono allora altri monumenti, grazie! Quando si offre ancora il nome mio per un istituto tecnico io mi posso dire contento e lo stesso sia pur per un liceo, insigne e civile impresa è quella di educare, ma per sottrarre all'estinzione e all'oblio e tramandare alla posterità le virtu e le nobili azioni degli uomini a che giova mettere il nome loro agli alberghi e agli aeroporti? Ciò mi pare di vieppiu un abuso in quanto a me non me ne viene un besso e a loro giova senza merito. Pagassero almeno l'obolo di una borsa di studio a uno che la merita davvero, il nome mio sarebbe usato con ragione. Preferirei affidar il mio ricordo alla custodia delle Muse e ai monumenti incorrotti delle lettere, delle arti e delle scienze. Ma perché ricordo tali cose? Lo fo per introdurre un'altra forma perniciosa d'uso improprio del mio nome compiuta da coloro che non si peritano di modificare il corso dei pianeti per poter godere nelle rivoluzioni di un poco di luce di stelle sul loro corpaccio inerte, di un riflesso almeno di splendore che faccia dire agli altri: > Parlo di chi paragona le sue disgrazie con le mie e a nome mio per dire:
6
PROLOGO
Esagerati, non provano vergogna, non tollerano il giudizio se non dai loro pari e se non arrivano al Nobel diventano cattivi con il mondo e allora .... Allora si è qui nei secoli, ove ora son, organizzato un laico offizio, una corte di giudizio generale al merito, affatto guasta di invidia e senza maldisposizione verso nessuno, ma con contabilità precisa dei numerosi casi di: -
abuso di autorità e di reputazione; millantato merito per anzianità; millantato credito scientifico; attribuzioni in proprio di pubblicazioni redatte da assistenti oscurati dalla propria fama; abuso di curriculum; scarso senso dell'umorismo; • • 1nerz1a grave; inerzia recidiva; inerzia premeditata; mancanza di modestia; uso disinvolto delle fonti; abuso di internet (grave!); ignoranza della storia; rassegnazione precoce (se in conditio di ragione); ostinazione perniciosa (se in stato di torto ostinato et marcio); cumulo di cariche incompatibili con l'esercizio del mestiere di scienziato; abuso irragionevole del principio nell' occupazione delle cattedre e cariche disponibili; uso del sindacato per fini personalizzati; carriere miste e cumulative con connesse rendite di po• • s1z1one.
LETTERA APOCRIFA ATTRIBUITA A GALILEO GALILEI
7
Accedono al giudizio automaticamente al momento del trapasso anche molti illustri oscuri a vario titolo a noi noti. Sia chiaro, a voi che del passato avete poco tempo a dedicare, che noi, indipendentemente dalle religioni, dalle credenze e speranze vostre, noi siamo. Siamo parole nei libri che parlano per noi. Siamo scalini del filamento della doppia elica. Siamo nell'eredità, siamo Pianeta, e infine voi atomi dell'aria nostra ancora respirate, in molecole affatto nuove, ma viziate vieppiu da quel voi che respirando fate. Rassicuratevi sulla brevità del giudizio e la certezza della pena. Essa sarà conteggiata in migliaia di bicchieri di vino da pagare, la corte è assai numerosa e varia e dove noi siamo fa un po' caldo e si ha di molto sete. A ogni buon conto, mettete nella bara una riserva se sospettate d'esser magari per un malinteso coinvolti. Se avrete molta ragione andrete assolti e il vino lo berremo allora insieme. La brutta notizia è che per le colpe si paga tutto e subito e da questo tribunale sono stati banditi l' avvocati. Qui si è tutti contro il portar la toga, e allora quelli si sono decisi a farsi un paradiso solo per loro, il problema è che non si sono ancora trovati d'accordo su chi lo debba fare, parlano, discutono, hanno tutti ragione di principio e non l'è piu finita.
Fonte: WikiLeaks.
Parte prima
Nota dell'attore. Quello che segue è un testo sgrammaticato per la lingua scritta, ma si basa su una s,intassi fondata sulla musica orale di un canovaccio; non un testo imparato a memoria. E come una registrazione riportata su carta, preferisco cosi, riscriverla sarebbe inutile e patetico, a voce funziona, sulla carta meno, ma il teatro sulla carta non ci può stare (M. P.).
ltis Galileo
di Francesco Niccolini, Marco Paolini e Michela Signori
Cerchi e triangoli. Facciamo un minuto di rivoluzione.
(Un minuto di reazioni varie del pubblico, poi:) Abbiamo fatto un minuto di rivoluzione. Intorno al Sole. Abbiamo percorso milleottocento chilometri. Seduti, comodi, senza effetti collaterali. Vi avviso che, prima della fine della serata, di chilometri ' ne faremo duecentocinquantacinquemila circa. E il tempospazio che mi serve per parlar di Galileo. Di Galileo e del cannocchiale. Ma , se io sono qui a teatro, oggi, non è per il cannocchiale. E per questo libro scritto a Firenze.
(Indica il frontespizio del Dialogo sopra i due massimi sistemi). '
E a causa di questo libro che Galileo è andato nei guai. Era il 22 giugno 1633. ' E a causa di questo libro che Galileo, quel giorno, una candela in mano, le sacre scritture nell'altra, a piedi nudi, in tunica bianca, si è inginocchiato per abiurare tutto ciò che aveva scritto qui dentro, tutto ciò in cui credeva.
PARTE PRIMA
12
Dialogo sopra i due massimi sistemi, del signor Galileo Galilei, linceo: questo è il frontespizio e questa l'antiporta con la figura. Lo so che da lontano non si vede, ve la racconto io. Sono tre personaggi: all'estrema sinistra, di spalle, pelato, autorevole, con la barba lunga, è Aristotele. Quello col turbante in testa è Tolomeo: i due parla, parla, parla ... Fra l'uno e l'altro ci son cinquecento anni di distanza, ma 'i parla, parla, parla come se si conoscesse ben. Quello dall'altra parte, contrapposto ai primi due, anche lui è un astronomo, ma ha un vestito piu moderno. Lo si riconosce dal piccolo strumento d'astronomia nella mano sinistra, e dai simboli sui vestiti e sul cappello: è Niccolò Copernico, il polacco. Solo che Copernico era magro, aveva il mento appuntito, capelli neri a caschetto, niente barba. Questo qui ha una barbetta e la panza ... è pelato ... indiscutibilmente non è Copernico: è Galileo travestito da Copernico. Perché? Perché ghe piase, perché si identifica. Perché il senso della sfida è questo: noi di qua, io e Copernico, voi di là. Io devo parlare di questo. Ma come? Patti chiari: su la mano chi ha fatto il classico ... Uno solo? Pochi, siete ...
(Al pubblico delle prime file). Lei, cosa ha fatto?
(Lo spettatore interrogato dice: ). Artistico? Cosa fa qua? Non la dovevano neanche fare entrare! C'è qualcuno che ha fatto lo scientifico? Eccoli qui!
(Ne individua qualcuno, parla, a uno di loro).
ITIS GALILEO
13
L'ho fatto anch'io, caro collega! Ci han fregato! Si ricorda qualcosa? Le è servito nella vita? Non serve a niente, compagno di sventura! Se non si fa il Greco, non serve a niente lo scientifico! In ogni caso lo spettacolo di stasera si intitola Itis Galileo, che sta per >. Come dire che io stasera la prendo un po' piu bassa, e quelli del classico che sa già tutto ... muti, va ben? Dov'è quello dello scientifico? Vieni, dammi una mano, ché non mi fido degli altri. Facciamo un Bignami di Filosofia, per quelli dell'Itis che non l'hanno mai studiata, ma anche a noi dello scientifico il ripasso non fa male ... facciamo tutto Platone e tutto Aristotele in quattro minuti. Come ti chiami? Eugenio. PAOLINI Proviamo a leggere. SPETTATORE . PAOLINI Platone fatto. Non ci si torna. Andiamo avanti. SPETTATORE >.
SPETTATORE
(Tutti ridono, compreso il lettore). '
Perché ridi? E scritto ... Questo è il piu grande astrologo di tutta l'umanità: vuoi che non sapesse in anticipo certe cosette che sarebbero capitate a noi negli anni successivi? Leggi. SPETTATORE .
PAOLINI
(Grande risata di tutti). Hai fatto abbastanza danni per oggi, Eugenio. Torna pure a sedere, e grazie!
PAOLINI
Perché vi ho letto Tolomeo prima di cominciare Galileo? Ci sarà un motivo se tutte le mattine ancora oggi sono forse milioni le persone che vanno a consultare le stelle fisse di Tolomeo per farsi un oroscopo, come se Copernico o Galileo non fossero nemmeno passati. Perché lo fanno? Perché il mondo di Tolomeo e Aristotele è bellissimo. Non esiste il vuoto, tutto è pieno, tutto è fatto a sfere e noi siamo la sfera che occupava il centro, non era male come visione del mondo. Nel mondo che propone Copernico, a partire da metà del XVI secolo, lo cose cambiano: non siamo piu al centro, diventiamo pianeta. Adesso vediamo se quelli del classico han scaldato i banchi. Cosa vuol dir ? Traducete!
ITIS GALILEO
(Dalla platea: , poi: ).
Errante, vagabondo ... Grazie! Nel mondo proposto da Aristotele eravamo tutti residenti in centro, nel mondo che propone Copernico diventiamo senza fissa dimora: non è un cambio vantaggioso. Lo sa Copernico, e nella prefazione mette una supplica al papa. Per.,;> N . h c e. on se sa mai ... Ciò che Vostra Santità si aspetta da me, è sapere come mi sia venuta in mente la fantasia di far muovere la terra contro l'opinion de' matematici e il buon senso di tutti. L'unico motivo è aver visto quei matematici cosi incerti sul moto di Sole e Luna, da non esser capaci di calcolare la durata esatta del calendario. Quando dai primi due passavano agli altri cinque pianeti, cambiavano anche il modo di fare i calcoli e mai arrivavano a spiegare i moti, le rivoluzioni. Cosi, vista l'incertezza di tutte le teorie, ho cominciato a pensare che fosse la Terra a muoversi intorno al Sole. Lo so, lo so bene Santo Padre, che in molti chiederanno che io sia messo al bando, al bando, certo. Quanto assurda dovrà sembrare la mia pretesa di far muovere la Terra intorno all'astro Sole a quanti sanno per certo, con conferma di anni, che essa è immobile nel cielo. Io, per tre volte nove anni ho tenuto in sospeso questo libro, ora basta2 •
Ora basta, dice. Questo è Copernico. Audace? Rivoluzionario? Certo. Ma il mondo che immagina è sempre piccolo, è uguale a quello di Aristotele, ha fatto il cambio, ha messo il Sole al posto della Terra, ma l'universo è rimasto stretto. C'è qualcuno che se lo immagina piu grosso? C'è qualcuno che osa immaginare altri mondi possibili? Sf. In quegli anni c'è qualcuno che lo scrive. Scrive: , si chiede Aristotele. , si risponde. 'E bella o no come risposta? Io la trovo bellissima. Per Aristotele è semplice, la causa del moto è dentro le cose, le cose pesanti hanno la gravitas e vanno giu, quelle leggere hanno la levitas, e vanno su o vanno giu piu piano. Metà di noi è ancora convinto che sia cosi. Metà di noi guardando il cielo vede il Sole che si muove: Aristotele è intuitivo come noi bambini. E Galileo? Lui è diffidente, sana diffidenza. Lui misura. Quand'ero bambino io, nei libri della scuola dell'obbligo c'era la figura di Galileo che tirava due sassi dalla Torre di Pisa, quello grosso e quello piccolo: quale dei due cade prima? Lui non lo ha mai saputo, perché doveva scappare prima che arrivassero i vigili ... Non puoi risolvere il problema di lanciare dei pesi dalla Torre di Pisa e vederne uno cadere prima dell'altro. L'altro esempio è piu probante: Galileo in chiesa che, durante la messa, si distrae a guardare una lampada che gli oscilla sopra la testa. Io credo che a voi non sia mai capitato di distrarvi in chiesa a guardare una lampada che oscilla. A
PARTE PRIMA
22
me sf, però, guardandola, non ho capito l'isocronia del pendolo. Perché il pendolo, apparentemente, conferma le regole di Aristotele: cosa fa il pendolo? Sgorla, poi si ferma piu vicino possibile al suo posto: senza catena andrebbe lf. Fa Aristotele: . Quello che Aristotele non capisce è perché il pendolo, una volta arrivato al suo posto, , dice: E l'incertezza che sconvolge Aristotele: infatti lui, nella spiegazione del moto del pendolo, usa una sola espressione: mysterium. Se te lo chiedevano all'esame: - Pendolo.
- Mysterium. - Promosso. Sottinteso: >. E Galileo? Galileo, diffidente, misura. Con cosa? Con cosa misura il tempo, che non c'era l'orologio? Come si misurava prima che arrivasse l'orologio? Con la musica! La musica è matematica. Potevi misurare in due, in tre, in quattro tempi, la musica è precisa, e Galileo misura: l'oscillazione del pendolo, quella piccola, quella originale, la piu grande, durano uguale, il periodo è lo stesso. In base alla lunghezza del braccio, l'oscillazione completa, avanti e indietro, dura uguale. Se facesse un giro intero? Du, ra uguale. E matematica, lo puoi verificare. Ha diciannove anni, il ragazzo. Fa questa osservazione ... bella capacità di astrazione. Si è già fatto una fisica per conto suo a diciannove anni? No. Lui non sa perché la pietra cade, lui non sa perché il pendolo fa cosi, non si chiede perché, si chiede come: come cade la pietra, come si muove il pendolo. Lo so,
ITIS GALILEO
avete ragione, non c'è paragone tra la precarietà del come di Galileo e la definitiva eleganza del perché di Aristotele. A chi interessa sapere come? Ai meccanici. A chi? Ai meccanici, quelli che hanno bisogno del foglietto di istruzioni. Quando nasce Galileo, nessuno aveva ancora pubblicato un foglietto di istruzioni. Galileo è un salto di continuità. Ne vive uno, di persona, lui! Non parlo di metafore, parlo di veri salti: l'anno r 582 è l'anno del mistero dei giorni mai vissuti dall'umanità, come il 5 ottobre 1582. Nessuno l'ha mai vissuto, è l'anno in cui cambia il calendario, arriva il nostro, quello gregoriano, dal nome di papa Gregorio XIII, che era papa con Galileo studente. Un papa battagliero. Prima c'era il calendario giuliano, quello di Giulio Cesare, e prima ancora quello degli Egizi, che erano stati bravi: duemilacinquecento anni fa gli Egizi avevano già calcolato un anno di trecentosessantacinque giorni. Come avevano fatto? Avevano messo li uno testardo, poi quello ha cominciato a fare:> Tu ridi, ma quand'è che è stato bravo? Quando ha detto: il giorno dopo. Li è stato insuperabile. Come ha fatto? Gli antichi sapevano, per loro il cielo era mappa e orologio, riconoscevano quello che vedevano là sopra. Arrivano i Romani e gli dicono: - Si, però cosi è corto. Gli Egizi: -A noi andava già bene cosi ... lei cosa farebbe? E Cesare risponde: - Io aggiungerei un giorno in piu ogni quattro anni. Lo chiamiamo bisestile: porta sfiga, ma serve. E i Romani lo aggiungono. Dopo un po' qualcuno dice: - Si, però cosi è lungo. - E che cazzo, non va mai bene niente. Teniamolo! E infatti, lo tengono. Finché ci sono i Romani va anche bene, ma se è lungo è lungo, anche pochi minuti all'anno, ma è lungo. In millecinquecento anni, da Cesare a Galileo
PARTE PRIMA
la primavera arrivava l'rr di marzo, la gente diceva: . Non lo dice Copernico nella ;upplica al papa? I matematici che non son capaci nemme[10 di calcolare la durata esatta dell'anno per il calendario! Alla fine si mettono cl' accordo e arriva il calendario gre~oriano, il nostro. Qualcuno mi dirà: Si, ma noi ne caviamo tre ogni • :iuattrocento anru. > Perché siccome la vita si allunga, qualcuno dovrà ricordar;elo. In ogni caso, al tempo di Galileo c'era lo sfasamento e ;uccede questa cosa mai accaduta prima, unica nella storia jell'umanità: se volete verificarla, controllate sul libro dei ;anti. Se non lo avete, andate su Wikipedia, ché tanto ormai è lo stesso, e controllate la data della morte di santa Teresa cl' Avila, dottore della chiesa: morta la notte fra il 4 e il r 5 ottobre r 582. Che agonia, poareta. Non è un errore: è una notte sola. Per decreto papale fu ;tabilito che, per mettersi in pari, il giorno , dopo il 4 non sarebbe stato il 5, ma direttamente il r 5. E già un casino pas;are dall'ora solare a quella legale, ve lo immaginate cosa è ;uccesso quel giorno? Gli studenti dell'università di Pisa: > ' I protestanti protestarono: > Il peggio accadde agli Svizzeri, che essendo fatti per metà :li cantoni cattolici e pe~ metà protestanti, per anni quando si davano appuntamento sul confine, uno dei due aspettava l'altro dieci giorni! Gli ultimi a mettersi in pari son stati gli ortodossi, per questo la Rivoluzione cl' ottobre l'han fatta in novembre. Non è facile mettersi cl' accordo tutti sullo stesso calendario. Quello
ITIS GALILEO
25
che a me dà fasti dio è che noi oggi per calendario intendiamo un catalogo di tettine e culetti: vivaddio, con tutta la fatica fatta a mettere in fila quei numeri, un po' di rispetto! E chi è che ha messo a posto i numeri? I meccanici matematici. Le ultime ruote del carro hanno riparato il tempo sul pianeta, ma non è l'unica cosa che è stata riparata al tempo di Galileo, ce n'è un'altra: anche lo spazio viene riparato. La globalizzazione, la piu grande, non l'abbiamo vissuta noi, ma loro, il pianeta è raddoppiato in pochi anni. Chi è che lo raddoppia? Colombo, settant'anni prima di Galileo. Dove voleva andar Colombo? In India, come un fricchettone sulla R4. - Scusa, Genova, ma perché via mare? - Perché è piu corta. Perché Colombo aveva in mente la Terra sferica come la immaginavano i Greci, che la immaginavano sf sferica, ma un po' piu piccola. Colombo ha avuto culo a trovar l' America a metà strada, sennò finiva le merendine prima di arrivare in India. Dove vai con Tolomeo? Tolomeo è bello, giuro, è bellissimo. Se devi navigare da Napoli a Ischia va benissimo, se sbagli arrivi a Procida, ma non se devi attraversar l'oceano, no. Perché perdi gli uomini, le merci, le navi, hai bisogno di mappe stellari piu precise o strumenti per calcolar la longitudine. E come si chiamano? Orologi. E chi li fa? I meccanici. Gente per cui nessuno ha mai scritto un libro si prepara a diventare l'olio su cui la nuova classe dirigente avrebbe fatto girare questo pianeta, e Galileo è esattamente lf, come se fosse il primo prof dell'Itis della storia, e che ancora fa il supplente in un liceo classico. Per l'eventuale consolazione di eventuali fuori corso, dirò che Galilei non si laurea neanche in Matematica, ma è bravo, per cui a Pisa lo assumono, in università, a venticinque anni: il piu giovane precario mai assunto in una università italiana.
PARTE PRIMA
Stipendio? Da fame. E come arrotonda? Oroscopi. Cosa deve fare un matematico? Oroscopi.
Padova, copernicani, maghi e scandali. L'uomo che inventa la scienza, per campare farà oroscopi tutta la vita. Poi, a ventisette anni, un colpo di fortuna, vero: gli offrono un posto di lavoro ali' estero. Galileo è uno dei primi esempi di fuga di cervelli dall'Italia. Dove glielo offrono? A Padova. Padova, rispetto a Pisa, ali' epoca era ali' estero. E un do• • maru, non s1 sa. Padova era Harvard, con tutto il rispetto per Bologna, che è piu antica, o per Parigi: era l'università piu libera dell'Europa. I figli dell'imperatore dicevano: > Alla fine c'è riuscito. Galileo non è quella razza li. Neanche Keplero. Nemmeno Copernico. Copernico nella dedica del suo libro non ha detto: ? Alla fine il suo De revolutionibus Io pubblica in punto di morte, dicendo: L'uomo che ha scritto il libro piu rivoluzionario della storia dell'umanità, che a parte Galileo e Keplero quasi nessuno ha letto per intero, non era un sovversivo agitato. Era un vero rivoluzionario calmo. Ma quando il suo libro esce, non succede niente. Non lo proibiscono, non lo mettono all~lndice. Sennò come farebbe Galileo a dire: , dove lo ha letto? Normalmente, in biblioteca, all'università di Pisa: non è proibito. Non lo insegnano, ma c'è. Però, se era pericoloso, perché non lo hanno proibito subito, perché hanno aspettato settant' , anni? Perché era difficile. Perché non si capiva niente. E uno dei libri piu difficili che siano mai stati scritti. Per forza non lo leggono. Son sei libri, ma le parole son solo nel primo. Poche ma chiare: Sole-fisso-centro, Terra-gira-intorno.
32
PARTE PRIMA
C'è scritto, è bello chiaro. Gli altri cinque libri, solo numeri. Difficili. Quanto difficili? La tabellina del 163. Prova. Difficile anche da censurare. Ma a cosa servivano tutti questi numeri? Oroscopi. Appena un matematico faceva un universo, doveva subito mettere a disposizione i numeri per calcolar le case e i pianeti. Ora, siccome pare che con l'universo nuovo di Copernico gli oroscopi venissero da Dio, per settant'anni lo usano come tabelline da oroscopi saltando il primo libro. Sarà solo Galileo a tirarlo fuori, ma prima di parlare Galileo deve vedere, e quel che cerca a occhio nudo non si vede, serve un cannocchiale. Non esiste? Lo fa lui. L'anno è il 1609, il posto è Padova. Da li cambia tutto.
Venezia, cannoni, occhiali e campanili. - Che fa, Galilei? - Che fo? Smeriglio lenti. - Per cosa? - Un attrezzo da me creato che ho chiamato cannocchiale. - Da lei creato? - Si, perché? - Non lo ha copiato? - No. - Dagli olandesi? - No, no, no. E basta con 'sta storia, non è vero! Cioè ... ho sentito parlare di cannocchiali olandesi in casa di Paolo Sarpi veneziano, ma mai ne vidi uno con l'occhi mia! Però dalla descrizion io ne compresi a fondo il funzionamento e lo rifeci migliorandolo. Dica loro, per favor, di che bassa qualità s'habe a intender cannocchial tipo lasel cinese tle
ITIS GALILEO
33
eulo lo compii già lotto. Quello è un giocattolo. Il mio invece funziona. - E come ha fatto a farlo, Galilei? - Come ho fatto a farlo? Meccanica! Sulla meccanica niente da dire: Galileo aveva il chiodo della meccanica. Per suo stesso dire, digiuno di ottica, come ha fatto a far le lenti? Qualcuno dice: era a Venezia, c'era Murano Glass. No, a Murano un tempo i vetri li soffiavano, mica smerigliavan lenti. Come ha fatto a far le lenti? Lui non lo dice bene, ma io credo che la spiegazione sia li, diciotto anni a Padova, durante i quali egli assume anche lo stile di vita dei Veneti: due cuori e un capanon. Dentro: lavoro, lavoro, nero, ma lavoro. Per lui, li dentro, lavora un artigiano meccanico a nome Marcantonio Mazzoleni. Cosa fa per Galilei? Prototipi per l'Arsenale, macchine, invenzioni, elaborazioni, strumenti di precisione per gli studenti, strumenti che il Galilei ha inventato, come il compasso militare, e che vende agli studenti insieme alle dispense. Se insieme alla dispensa compri il gadget del professore, all'esame sei un po' agevolato, vivaddio ... Son economie da precario. Il Mazzoleni è uomo di po~he parole, mani eloquenti: il Galilei gli chiede due lenti fatte cosi e cosi. Pare che Mazzoleni dicesse solo: > e trun trun trun, frun frun, tun tun. Una concava, una convessa, allineate. - Mazzoleni: miglioriamo, piu grandi. - Dài!
Trun trun trun, frun frun, sciun tun. - Mazzoleni: piu grandi. - Dài!
Trun trun trun, frun trnn frun, sciun tun sciun tun pum putum. Un cannon. Lo chiama cannon-occhiale. Lo porta al doge di Venezia:
34
PARTE PRIMA
- Eccellenza, ho qui un istrumento novo del quale vorrei darvi dimostrazion per la qual è d'uopo salir in cima a lo campanile. ' - Ma xelo mato, Galilei? E agosto! Seicentottantadue ,, ' scaliru.. . . mor1mo. - Eccellenza, ma è d'uopo. - Duopo quando? - Ora. - E per cassa el elise duopo seghe xe adeso? 'Ndemo, putei! I putei sono i membri del consiglio dei dieci. Sono anziani, attaccano a salire, ne muore due sulle scale, si fermano, fanno le primarie per eleggere gli anziani come facciamo noi in Italia, riattaccano a salire, arriva alla cella campanaria e il doge fa: - Eccellenza, la prego, per la dimostrazione è d'uopo mirare con lo cannocchiale dentro quella finestra là in fondo. - Ma Galilei, cassa vuol che va a vardar dentro le finestre degli altri, che non sta ben? - Eccellenza, ma è d'uopo. - Quando? - Ora. - Par cessa xe che 'l dise sempre duopo e xe sempre adesso? Ma cessa go scritto, mona, mi, qua? E questo qua sarta il buco del cannocchiale? E 'l tubo sarta il cannocchiale, Galilei? E questo sarta il cavalletto? Posso fare una domanda, Galilei? Perché cessa xe che già ch'el ghe giera che 'sto cavalletto non lo g'ha fatto un fià piu alto, che mi vardava dritto senza cuciarme che non voglio nessuno di dietro intanto che guardo? E il doge guardò. Non l'intimo di una finestra, ma le bocche da porto a Venezia, leggendo color di bandiera di nave
ITIS GALILEO
35
con due ore di anticipo sull'occhio umano, con un cannone da trenta ingrandimenti, che a noi oggi pare effimero, anche ridicolo. Fa ridere? No, a quel tempo trenta ingrandimenti potevano essere due ore. Di che? La guerra è offesa e difesa, chi guadagna due ore ha mezzo vinta la prossima battaglia, vale oro. - Una gratifica al signor Galilei di mille fiorini e una cattedra a vita all'università di Padova! A memoria d'uomo, è l'ultimo precario a diventar ordinario nell'università italiana senza raccomandazioni. Il giorno appresso, al mercato di Rialto arriva una nave carica di cannocchiali olandesi. Non costa un casso, ma non vale un casso. - Si, ma quello di Galileo Galilei l'abbiamo strapagato mille fiorini e ormai la cattedra è sua. - La gratifica gliela diamo a rate in quattro anni def alcandola dalla dichiarazione dei redditi ... Ma che pitocchi, i veneziani. Mal gliene incorre! Mal gliene vien! Perché di li a poco il Galilei decide lui dove e cosa guadagnare. Perché? Che cosa fa? Un altro cannocchiale. Meglio? No, non è la tecnologia; è l'uso che ne fa, che eccita gli storici. Ché lui, col cannocchiale, mica cerca le bandiere, signornò, lo punta verso l'infinito. - Se punto trenta ingrandimenti verso l'infinito, di quanto lo avvicino? Be', infinito diviso trenta, uguale ... infinito. Per noi si, per lui meno. Perché? L'ho detto già: per gli antichi il cielo era mappa e orologio, dunque sapevan sempre che cosa stavano guardando. Egli sa dare il nome a ogni stella che c'è sopra, e quando da una stella nota passa ad altra stella nota, col cannocchiale in quello che era buio per l'occhio umano, lui ne vede dieci piu dieci. Toh! Il firmamento non è piu cosi fermo ... Poi punta il guardo all'altezza della Luna ...
PARTE PRIMA
- Oh, boia! Ha le rughe. Poi va sul Sole. - Oh, boia! Ha le macchie. Ma c'è qualcuno sano, lassu? Perché Aristotele ha detto: >. A me par tanto la stessa cosa. Ed è cosi che disegna la Luna, Galileo: fatta di monti e valli assai terrestri, e tutto questo è già eretico alquanto. Poi smette di guardar la Luna e cerca un altro bersaglio grosso che brilla nel cielo d'inverno, piu ' degli altri intorno al quarantacinquesimo parallelo: Giove. E piu grosso degli altri. E questa è la maggior osservazione del gennaio di Galilei. Prende appunti: Giove è disegnato come una ruota del carro, ogni tanto tra le righe. Massimo tre righe in una notte. Ti credo: a Padova, di notte, all'aperto, ti geli le balle. D'altra parte, secondo me, è sempre cosi che bisognerebbe prendere gli appunti: sintetici. L'osservazione è: Giove e le stelle piu vicine. All'inizio ne vede due, poi ne aggiunge una terza, poi in realtà ne aggiungerà una quarta: Giove ha quattro stelle accanto, ma il problema non è quante, è che si muovono. Per definizione le stelle sono fisse. Fisse! Se si muovono sono erranti, ma gli erranti erano sette. Ogni uomo sano di mente che avesse studiato, sapeva che gli erranti erano sette, e tutti gli uomini di buona volontà e sapienti da duemila anni sapevano che erano sette, perché dubitarne? Lo ha detto Aristotele! E 7 è il numero perfetto, quindi va bene. Sette come i sette fori sulla faccia dell'uomo. Due orecchie, due occhi, due narici, una bocca! Perfetto come ... lo dica lei, Galilei. - I sette nani. - No i sette nani, Galilei! Sette come le sette note della musica degli angeli. La musica celeste. Sette, se proprio vuole, come sette spose per sette fratelli! Sette come i sette giorni della settimana in cui Dio ha creato il mondo. Scusi, Ga-
ITIS GALILEO
37
lilei, quanti pianeti avrebbe scoperto lei quest'anno? Quattro? Galilei, ma se l'immagina una settimana fatta di sette piu quattro undici giorni? Chi è che arriva vivo al weekend? Galilei, se salta il sette, salta la perfezione dell'universo. Siamo rovinati distrutti sputtanati! Se sei aristotelico si, ma se sei copernicano godi come un porco. Egli vede quel che ha letto. Se non avesse letto il libro di Copernico prima, non capirebbe quello che vede, ma siccome lo ha letto, dice: - Ades~ so parlo, basta prudenza. Non ce n'è per nessuno, anzi, mi sbrigo. Perché? Eh, lo scienziato ... - Qualcuno mi brucia da dietro, voglio essere il primo. Smette di guardare il 15 gennaio 1610, poi ... Il 15 di marzo il libro è già in edicola: ventisette paginette. Non si è sprecato. Annuncio Celeste! - No, no, - dice Galileo, - questa volta lo faccio in latino. - Perché? - Cosi lo vendo ali' estero. Allora. . . N uncius Sidereus !
Firenze, astri medicei. (Musica di Bach, si apre fragorosamente la mina rivelandosi una sfera armillare con moti celesti). Grandi cose, e dico grandi, io metto sotto la vostra attenzione. Grandi non solo per la novità nei secoli, ma per la perfezione dello strumento da me impiegato. Gran cosa, eh?, vedere le stelle in numero dieci volte maggiore di quanto finora visibile col solo occhio umano; gran cosa vedere il corpo della Luna trenta volte piu grande, la sua superficie non lissia, ma rugosa; gran cosa aver dimostrato l'essenza della galassia, o Via Lattea - non è latte in polvere - all'increduli-
PARTE PRIMA
tà degli astronomi, ma sopratutto gran cosa aver scoperto quattro, e dico quattro, pianeti nuovi che - dice - come Venere e Mercurio girano intorno al Sole - scrive: intorno al Sole! - questi pianeti nuovi, quattro, girano intorno a un certo astro cospicuo, il nome ... lo dico: Giove, sf !, e mai da lui si distaccano, come una famiglia felice. E tutte queste cose furono scoperte da me, grazie all'uso di un cannocchiale che ho inventato io, dopo aver avuto l'illuminazione dalla grazia divina4 • (Questo è meglio metterlo!)
Il Nuncius va a ruba, cinquecentocinquanta copie stampate e vendute, esaurito: un best-seller. In un anno questo libro arriva in India, in un anno e mezzo in Cina, c'è già il Dvd pirata. Questo è : in tutte le capitali d'Europa si parla di questo astronomo con il nome uguale al cognome, anche a Londra. In un colpo solo è diventato piu famoso di Shakespeare. Per i clienti importanti ha creato un'edizione speciale del Nuncius con cannocchiale incellophanato come gadget in omaggio. Lo manda a tutti quelli che contano, tranne Keplero. Keplero glielo chiede: - Siamo amici ...
- No. Keplero ha osato pubblicare un libro in concorrenza, lo ha chiamato Astronomia nova, che sbruffone! Ci ha messo dentro anche le leggi di Keplero ... Che a dire il vero nei programmi scolastici te le fanno fare ancora adesso, in Fisica, mentre il Galilei, ben che vada, lo fai a Storia ... E Keplero non aveva cannocchiale: come ha fatto? L'astronomia non inizia con il cannocchiale. Gli astronomi a occhio nudo sapevano il loro mestiere: calcoli! Calcoli! Matematica e tempo! Keplero usa le osservazioni di Tycho e le corregge con i propri calcoli, e ci mette tempo: capisce che l'orbita di Marte non è un cerchio, nossignori, è un'ellisse, e il Sole occupa uno dei due fuochi: l'errante non viaggia a moto costante, ma rallenta un po'.
ITIS GALILEO
39
A Galileo l'idea di un universo fatto a forma di balon da rugby non piace, , neanche a voi ... Avete detto cerchio, tutti tranne uno. E troppo avanti rispetto al tempo, Keplero, non passa. Chiedete ai librai dell'epoca: - Keplero? No, non lo vuol nessuno, chiedono tutti Galileo ... Galileo ha fatto un libro un po' piu ruffiano: ha dedicato i pianeti e anche il libro ai Medici ... oh, i signori di Firenze! Oh, il Rinascimento! Oh, le statue, i palazzi, le collezioni ... i Medici hanno tutto. Ma quattro stelle sulla Michelin non le avevano. Il Galilei gliele offre, loro gradiscono. Lo invitano: - Perché 'un viene a Firenze? - Grazie, granduchi, ma mi hanno appena offerto la cattedra a vita all'università di Padova. - Galilei, c'importa una sega della cattedra dell'università di Padova, noi gli s'offre la cattedra all'università di Pisa, cosi è piu vicino alla su' mamma. Gli amici: - Non andare, non andare a Pisa! - Perché? - Perché è troppo vicina a Roma. - Grazie, granduchi, 'un posso veni', perché m'han promesso la gratifica, ancora 'un me la dànno ma io l'aspetto. - Galilei, c'importa una sega della gratifica dei veneziani: che gli han dato? - Mille fiorini di gratifica. - Galilei, mille fiorini gli è una miseria. Noi gli si raddoppia. Che fa? Lascia o raddoppia? - Mah ... mmm ... - Galilei .. . -Mmm .. . - Che ci ha, qualche richiesta supplementare? - No, no, no ... - Ci vuol pensare?
PARTE PRIMA
-Mmm ... - Se ha richieste, le faccia. -Mmm ... - Galilei! - Vorrei essere esentato dall'obbligo di insegnamento. Il sogno di ogni professore! Esser professore senza professare. - Va bene, Galilei, per quelli come lei faremo una cosa chiamata Cnr. Se vi va bene che vi mettiamo tutti là, allora che fa, viene? - Mah ... - E che c'è ancora? - Niente, niente ... Gigioneggia. L'attore gigioneggia da fare schifo. Il problema è come fa l'attore a rendere quello che fa Galileo in quel momento, che fa un po' schifo: perché è perfino imbarazzante da decifrare la mostruosa consapevolezza di Galilei del valore del cannocchiale, da subito. Lui capisce immediatamente che esiste un prima di Galileo e un dopo Galileo, e che lui è Galileo. - Ma non si potrebbe mettere sull'incarico, oltre che matematico astronomo, anche filosofo? Che sborone, Madonna! Non si è neanche laureato e adesso ... - Va bene, Galilei, si fa come chiede, basta che venga. Che fa, viene? Certo che viene! Torna in Toscana, torna con due lauree, stipendio uguale al segretario di stato del Granducato, sei volte quello del rettor di Pisa, tutto per un cannocchiale ... I colleghi: - Non ha curriculum! Non ha curriculum! Solo un culum cosi! E tutti a dire: - I nemici di Galilei son preti e frati.
ITIS GALILEO
41
Dopo! I primi nemici di Galilei sono i colleghi, è l'università, son quelli vecchi, grossi che quando arrivan quelli nuovi fan gli anticorpi. Ma della polemica pisana il Galilei se ne impippa, lui prende il Freccia Argento da Padova saltando la Toscana e arriva a Roma da papa Paolo V, che lo vuol conoscere. Entra in Vaticano, si inginocchia, il papa gli fa: - No, Galilei, un uomo come lei ... davanti a noi, in piedi. E lui si alza e fa: - Eh, Paolo! ' Imbarazzante. E Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno tutti e tre insieme. L'eleganza naturale di un idraulico in chiesa la domenica. Dev'essere stato uno spettacolo vedere arrivare Galilei con il tubo di cartone ~entro il collegio dei gesuiti ... Il luogo piu esclusivo del sapere della cristianità: entra, mostra il tubo e dice: - Chi vuol esser primo? Tra loro c'è Clavius, uno degli astronomi piu intelligenti, uno dei matematici piu grandi di quel tempo: i primi occhi dentro il cannone li mette lui, Clavius. Bypassa gli altri: se l'uomo piu importante dell'accademia piu importante ha messo gli occhi nel cannocchiale, i tirapiedi che fanno? ' E un successo clamoroso, ma non era scontato, perché gli astronomi a occhio nudo il loro mestiere lo facevano: a occhio nudo hai un rapporto bellissimo con il cielo, mistico, personale, selettivo. Decidi tu cosa è dentro e cosa è fuori: il cannocchiale, quello di Galileo, vivaddio, è sempre sfocato, ' ha un'ottica ristretta, si vede mal_: chi te lo fa fare? E come il primo uomo che stava scrivendo a macchina: gliel'hanno sfilata, gli hanno messo davanti un computer, gli hanno detto: , e lui nei dieci anni successivi ha continuato a pensare: >. Un conto è nascerci con le tecnologie, un conto è riconvertirsi: è difficile. Ma il successo del cannocchiale, nonostante questo, è clamoroso. L'anno è il 1611, non c'è uomo che non parli di Galileo a Roma. Gli unici, in dispar-
42
PAK'l'h 1-'KlMA
te, i teologi. Lui li sottovaluta, ma appena torna a casa, a Firenze, appena inizia l'anno accademico del '12, cominciano le rogne: il discepolo suo, Benedetto Castelli, che è monaco benedettino ma copernicano, mette Copernico a programma e c'è la rivolta del corpo docente: - Rettore! Rettore! Si cambia programma? Cos'ha quello vecchio che non va piu? Son cinquecento anni che lo facciamo! E chi me le paga le ore di aggiornamento sul programma nuovo? Ci si mette madama Cristina di Lorena, la mamma del granduca, a dargli addosso: - Galilei, non conosce la Bibbia, nel libro di Giosuè c'è scritto: >, non è mica scritto: , è scritto . La risposta di Galileo a madama Cristina non è un capolavoro di diplomazia: - Madama Cristina, ha ragione, Dio non può aver mentito nella sacra scrittura, giacché quella è parola di Dio. Ma con questo forse vuol dire, madama, che Dio avrebbe potuto mentire nel resto? Il libro di natura, il creato, non è questa opera di Dio? Madama, io credo Dio non abbia mentito, né nella scrittura né nella natura, e mi chiedo: non può essere che chi quella scrittura nel tempo ha interpretato, talora si sia sbagliato? I teologi: - Ehhh? Ehhh? Ehhh? Un prof di Applicazioni tecniche che viene a dire a noi ... Per questo si è fatto nominar filosofo. Non per vanagloria: lui lo sa che c'è da dar battaglia, e non ci sta a farsi ficcare nello scaffale basso di Matematica insieme a Copernico e allo Zwirner, no, perdio! E allora ogni notte cerca prove, prove che Copernico ha ragione. E come si fa? Si guarda Venere, le fasi di Venere ... Puttana Venere! Perché tu 'un tu fai le fasi regolari di ventotto giorni come la tu' sorella Luna? No, Venere, te tu le fasi ci metti sei mesi! E io sei mesi qui fuori
ITIS GALILEO
43
ogni notte mi gelo le balle, Venere. Per te e per colpa tua, Venere, io son mesi che non vedo il monte tuo, oh, Venere. Poi, quando si alza la mattina, c'è da rispondere alle polemiche alle gazzette, sulle lettere: il Galilei cinque giorni alla settimana lo attaccano dalle cattedre, due giorni alla settimana lo attaccano dagli altari, e lui risponde a tutti per sei anni. Su di lui a Roma è iniziata un'attività di dossieraggio, e nelle sante e alte sfere qualcuno si chiede: - Ma questo Copernico che sempre il Galilei nomina ... l'opera come si chiama? - Si chiama De revolutionibus orbium crelestium, eminenza. - Uh, uh, uh! Sarà pericolosa? E come mai non l' abbiam messa all'Indice? - Eminenza, il De revolutionibus giace tra le pratiche inevase della santa Inquisizione. - Da quanto tempo giace? - Settantatre anni, eminenza. - E come mai giace da settantatre anni? - Lungaggini della giustizia, eminenza ... - Cioè? - Eminenza, 'sto libro xe un casin, non se capisse gniente ... - Ma non si può sollecitare? - Certamente, eminenza, facciamo martedi. - Facciamo martedi. Chiamano i teologi del Ris di Parma, perché sono infallibili, e gli chiedono: - Tecnicamente, l'affermazione secondo cui Sole sia centro del mondo e non si muove, Terra non sia centro del mondo e si muove, è eretica? Temeraria? E loro: - Alora, dopo lungo e aprofondito esame, sia in grado di affermare in maniera incontrovertibile che l' affermazione secondo cui Sole sia centro del mondo e non si muove, Terra non sia centro del mondo e si muove, tecni. ' . . camente per noi e temeraria e ... erotica.
44
PARTE PRIMA
- Eretica?! - Quello. Un libro giudicato eretico non veniva sempre bruciato, anzi: raramente. Piu spesso un libro come questo di Copernico, giudicato eretico, veniva purgato delle parole, che a volte venivano cancellate, a volte tagliate. Il libro non bruciato restava a disposizione degli uomini di fede, che cosf potevano avere la prova di come con l'illusione della conoscenza il demonio avesse tentato la curiosità di quelli ... Insomma, i libri sono cosa pericolosa. Galileo è a Roma a chiedere udienza all'uomo piu influente del Vaticano, il cardinale Bellarmino. Sf, proprio lui, quello del processo a Giordano Bruno, san Roberto Bellarmino, uomo raffinatissimo, dotto, profondo conoscitore e teologo ' delle sacre scritture. E anziano, ma Galilei punta a lui. Bellarmino lo riceve il giovedi. Due giorni prima il Sant'Uffizio, forse su sua sollecitazione, ha pronunciato la sentenza: quando Galilei va da Bellarmino, il cardinale non lo fa manco parlare. Gli dice: - Lo so, lo so perché siete venuto da noi, Galileo: eppur si muove ... come voi dite. Oh, si, ricordiamo quando veniste a Roma con quel vostro libro e il cannocchiale, come chiamavate il libro? Nuncius ... mi spiace, Galilei, se vi foste limitato a fare il matematico ... se a tutti i costi non aveste voluto sporgervi oltre i limiti e i confini della vostra disciplina ... Non posso fare nulla per voi né per Copernico. Il Sant'Uffizio si è pronunciato per tutti noi: credetemi, è meglio che Copernico sia un libro chiuso.
(Violenta chiusura della, sfera armilla,re. Cambio deciso di luce).
ITIS GALILEO
45
Roma, maree, il dialogo e il castigo. Si, succede che certe idee diventino mine vaganti. Succede, se ignori il tempo in cui vivi. Cosa vuol dire l' ossessione che Copernico ha ragione, che Aristotele ha torto? ' Ma, Galileo ... Aristotele è un santo! E accanto alla Bibbia. Come si fa a riformare Aristotele senza che a qualcuno venga in mente, già che ci siamo, di mettere a posto anche la Bibbia? C'è stato Calvino, Lutero, il concilio di Trento ... basta. Basta esperimenti sulle sacre scritture e interpretazioni, la saggezza millenaria della chiesa te lo dice: non è il tempo, lo capisci? Galileo Galilei appare, all'improvviso, del tutto sprovvisto di quella cosa chiamata opportunismo o senso della storia, ma è fortunato: un lustro dopo l'ammonizione muoiono, lo stesso anno, il papa e Bellarmino. Morto il papa se ne fa un altro, ma muore pure quello, e allora ne fanno un altro ancora. E quello nuovo è un Barberini. Vi ricordate cosa dicevano a Roma? > E la marea: > E la Terra: - No, - gli fa il papa, - dipende dall'influsso della Luna. - No, dalla rotazione e rivol ... - No, dall'influsso della Luna. Allora: sulle maree ha ragione il papa. E, sulle maree, Galileo prende una delle sue brillanti cantonate. Ma la discussione fra questi due è bellissima: ve l'immaginate voi Ratzinger con Margherita Hack? Il problema è che non ci son piu le parole per una discussione. Copernico resta chiuso dentro, il papa non cambia idea e Galileo per dieci anni mangia polvere. Poi, arriva il Dialogo. Se io sono qui è perché alcuni anni fa, un padovano mi ha sfidato: - Porta il Dialogo sopra i due massimi sistemi in teatro, vedrai che bene che lo fai! Io gli ho soltanto riposto: - Eh ... - poi dentro di me ho pensato: > Cosi ho letto pagina 1. Letto ... son saltato alla 3. Salto alla 7. Salto alla 14. Salto alla 25 ... ho un metodo, insomma: con Cent'anni di solitudine ha funzionato. Se parti dalla 40, dopo va come un treno. Con il Dialogo no, non ha funzionato: ce l'ho ancora sul comodino. A un certo punto ho pensato che mi mancano le basi, è lf che ho messo in discussione lo scientifico. Stavo rinunciando, quando ho detto: > E che purtroppo zanzare, bagoi, musatti non se ga impiantà per lo sforso come ciodi tin tun ... no!, continua a rompar i cojoni democraticamente come prima, ciò! A questo punto avaré la demostrazione che ogni cosa trasportata su a barca continuerave purtroppo il suo moto senza essere alterata dal moto dea barca che la contien. A l'istessa maniera, sensa un punto de riferimento esterno, come femo a saver se semo fermi o se movemo? Questo ve digo. Avuta l'eloquensa de la dimostrazion, feme un piaser: impissé el foga, magneve un brodetto col pesse lesso, beveve el vin a la salute mia e de Niccolò Copernico6 •
(Inchino, applauso, toglie la maschera).
ITIS GALILEO
51
Abiura. Cosi reagiva chi leggeva il Dialogo di Galileo al tempo. Perché, scusate se è un po' autoreferenziale, ma il teatro son gli attori: se non ci sono, tocca immaginarseli leggendo. Il libro di Galileo scoppia sulla carta, è arma potentissima, sconquassa, spiazza l'avversario. Lo sa che cosa ha fatto, e non so come ha avuto il visto di censura: il libro esce, ma Galileo non è fortunato, giacché, subito dopo l'uscita, a Firenze scoppia la peste. Succedeva. Voglio dire, era normale, diventar vecchi era un lusso: epidemie, carestie, guerre ... Galilei la peste la schiva, molti fiorentini no. Lui è chiuso dentro, il libro è fuori e non gli resta che chiedersi: Dopo due mesi arriva da Roma una lettera bellissima di Tommaso Campanella, grande intellettuale italiano che ti fanno odiare a scuola. Gli scrive: >. . ' E Galilei pensa: >. Dal Vaticano fanno sapere: - Non serve l'avvocato, basta che si presenti lui da solo davanti ali' inquisitor del Sant'Uffizio. Galilei manda certificato medico: c'è scritto ipovedente. Ma non è un falso invalido, è diventato cieco. Certo non fa bene guardar macchie solari, anche se con vetri affumicati. Inflessibili, da Roma lo vogliono li. Lui resiste, sa benissimo che andare è una trappola, ma alla fine deve cedere, si muove, si mette in moto, se la prende comoda. Arriva che è finita la quaresima, arriva a Roma e lo mettono in saor, a
52
PARTE PRIMA
purgar le idee cattive quaranta giorni in una salamoia morale, poi una mattina lo svegliano bene bene: - Si alzi, è tutto pronto: l' inquisitor l'attende. - Dove? - Al convento della Minerva. - Dov'è? - Di fianco alla chiesa del Pantheon. - Ma non è dove hanno giudicato Giordano Bruno? - Sf, sf. Conosce il posto? L'inquisitore si chiama Vincenzo Maculano, è gentile. A Galilei, incontrandolo, dice soltanto: - Galilei ... Galilei ... cosa avete fatto? Il vostro libro ... Glielo mostra tutto pieno di notazioni, come usava al tempo fare. - Ah, l'avete letto? - Sf che l'abbiamo letto ... e tanta disobbedienza, da voi, . ' noi non s aspettava. - In che senso disobbedienza? - Galilei, ma noi non vi s'era detto di lasciare stare Copernico? E voi invece che servizio gli avete fatto? - No, no, eminenza, io non ho fatto nessun servizio a Copernico, io l'ho messo sull'istesso piano di Aristotele, che fosse il lettore a farsi l'opinione. Come difesa è debole, mente sapendo di mentire: ricordate la figura, all'inizio, da che lato si è messo Galileo? Il personaggio del filosofo aristotelico lo ha perfino chiamato Simplicio: nomen omen! Gli ha messo in bocca le parole che il papa gli ha detto camminando nei giardini vaticani. Il papa se n'è accorto, ha detto: ' E rimasto solo, Galileo. Non ha nessuno che lo difende, e non confessa.
ITIS GALILEO
53
Male. Nell'Inquisizione si confessa subito. Hanno uno strumento per far confessare quelli che non lo fanno spontaneamente: si chiama tortura, ed è legale. Con Galilei non la usano. A un certo punto l'inquisitore torna dal papa, Maculano dice: - Santità, cosi non va, fatemici parlare a me, da solo. Il papa gli risponde: - Prova tu la via stragiudiziale. Maculano torna da Galileo, fa uscire il notaio, fa uscire i testimoni. Restano lui e Galileo, sei ore, insieme: nulla sappiamo di quello che si son detti. Sappiamo soltanto che quando il Galileo esce, dice: >. Che si rivela essere uno dei caratteri fondanti degli italiani. - Il processo è andato bene ... sono a posto ... Quattro giorni dopo gli leggono la sentenza: sospetto di eresia. Deve abiurare. (A voce bassa, senza recitare). Roma,
22
giugno 1633
Io, Galileo, figlio di Vincenzo, fiorentino d'anni settanta, inginocchiato davanti a voi, cardinali inquisitori, giuro che ho sempre creduto a tutto quello che dice e insegna la Santa Chiesa. Dopo esserini stato intimato che dovessi lasciare la falsa opinione che Sole sia centro del mondo e non si muova e che Terra non sia centro del mondo e che si muova, dopo essermi stato ordinato di non parlare, non difendere, non insegnare né a voce né per iscritto quella falsa dottrina, perché contraria alla sacra scrittura, io ho scritto, stampato un libro in cui sostengo questa teoria apportando argomenti di molta efficacia in suo favore. Sono stato, per questo, veementemente sospetto di eresia, di avere io creduto e sostenuto che Sole sia centro del mondo e Terra non sia centro del mondo e si muova. Volendo io levare dalla mente vostra, eminenza, da quella di ogni cristiano, questo veemente sospetto, io qui con cuore sincero e fede non finta, abiuro, maledico, detesto suddetti errori ed eresie,
1.1AR'l'E 1.11UMA
54
giuro che per l'avvenire non farò, non dirò mai piu cosa per cui si possa aver di me simile sospizione. Io, Galileo Galilei, ho abiurato, giurato, promesso 7 •
(Coro angelico. L'attore, dopo l'abiura, sale sopra kz mina e vi resta appolkziato, oscilkznte, senza piu toccare te1Ta). Gli bruciarono in faccia il suo libro. No, carcere per lui non ce-n'è: arresti domiciliari. Il testo dell'abiura letto in ogni aula di ogni corso di ogni università del mondo cattolico.
Galileus Galilei sputtanatus. A settant'anni, se ti buttano giu, non ti tiri su. Settant'anni. E Shakespeare? Morto da un pezzo. Keplero? Morto in disgrazia. C'è solo lui vivo. Di quelli c'è solo lui: lui vive molto di piu della media del suo tempo, però è cieco, sorvegliato a vista in casa dalle suore. Non può avere allievi, non può insegnare, non può parlare. Dove vuoi che vada? Cosa vuoi ' che faccia? E finito ... No.
Errar. Se c'è una ragione per raccontare Galileo, oggi, in questo paese, è quello che fa Galileo dopo l'abiura. Tra i settanta e gli ottanta. Perché dimostra a un paese di vecchi e di tanti sputtanati cosa possono fare i vecchi e gli sputtanati se non vanno in crociera, perché Galileo non si fa mettere in pensione da nessuno. Due passioni, tutta la vita: fisica e astronomia. Astronomia kaputt, se non vedi. Ma fisica ... - Be', ho lasciato un po' di roba indietro.
ITIS GALILEO
55
'
E da Padova che l'ha lasciata , sospesa: >. E un bel modo di chiudere la vita. Si rimette a lavorare, mette in fila gli appunti, rifà gli • • esper1ment1. Ma se è cieco! Qualcuno vede per lui: allievi, molto pazienti, e fidati. Rivedendo gli esperimenti, su certe cose cambia idea, su altre no. Certe cose son giuste, altre no, ma di ogni cosa che com'è arrivato ad afGalilei scrive, in quel libro c'è spiegato , fermarla. Lo chiamano metodo. E una logica: chiunque può ' rifare quella strada. E chiaro, non oscuro. Un libro cosi non ' si era mai scritto. E la prima fisica nuova dopo Aristotele. Qualcuno dice: , da quel libro parte Newton per la legge di gravità, da quel libro parte Einstein per la teoria della relatività. Lo pubblica a settantaquattro anni, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, ed è un libro di una freschezza straordinaria. Qualcuno dice: >. La citazione è ovviamente falsa, ma non credo di esagerare pensando che Giordano Bruno fu letto da molti di quelli provocando al tempo stesso odio e amore, speranza e frustrazione, rabbia e malinconia. Di astrologi e di magi e di dottori ciarlatani parlano le commedie dotte di Della Porta, ma anche gli scenari di commedia dell'arte prima di Molière. Confidense a Rosencrantz e Guildenstern. In sti ultimi tempi, tusi, ma no so parché, go perso tuto el morbin, go stralassà le me usanse, e me sento cussi malmesso che a mi sta bela fabrica de la tera la me pare na scualida protuberansa ... Sto ecelentissimo baldachin del' aria, tusi, sta maraveia de barchessa de 'I firmamento cuà par sora, sto gran coerto ricamà de lucete
HAMLET
IL MIO CANNOCCHIALE PER GALILEO
73
de oro: ciò, a mi no la me pare gninte altro che na turbia e pestilenta congregassi6n de vapuri. Casso, un omo! Che capo d'opera che 'l zé, che nobile el so giudissio, che infinite le capacità! De figura e de ati, co che l'è s'ceto che amirevole! In assi6n, cuanto vissin ai angeli! De comprendonio, cuanto someiante a un dio! La belessa del mondo! El pi togo de tuti i animai ... Si, ma par mi cassa zé che la zé sta cuintessensa de p6lvare? A mi l'omo NO ME PIASE: no, e la dona gnanca ... Vedo ca fe un soriseto, ma ve sbaliè1 •
Uso la traduzione in alto vicentino di Luigi Meneghello perché rende la popolarità di Amleto meglio di cento discorsi. Amleto parla di stelle ed esprime (mi pare) dubbi sulla purezza cristallina della volta celeste. Shakespeare fa nascere Amleto a Elsinore, in Danimarca, e gli appioppa come falsi amici un certo Rosencrantz e un certo Guildenstern. In un' altra opera, La tempesta., crea il personaggio di Prospero, un grande mago buono che, regnando su un'isola, non fa magia nera ma agisce per il bene. Curiosamente, il piu grande astronomo del tempo, Tycho Brahe, che aveva messo in discussione la natura solida delle sfere celesti, regnava anche lui su un'isola. La meccanica celeste di Tolomeo non reggeva piu, ma piuttosto che dar ragione a Copernico, Tycho si era inventato un universo proprio con i pianeti che ruotavano intorno al Sole, ma con il Sole che ruota intorno alla Terra. Tycho aveva una enorme ' autorità sui suoi contemporanei. E considerato il piu grande astronomo a occhio nudo della storia. Mi rendo conto che oggi la cosa può apparire comica; è come dire: il piu grande telefonatore a gettoni della storia. Poi però qualcuno inventa la telefonia mobile e quello resta al palo. Ma Tycho è l'ultimo erede di una lunghissima tradizione di uomini abituati a passar la notte in intimo colloquio con le stelle, spaziando con lo sguardo aperto e non nell'ottica ristretta di una lente. Immagino che per questo sua moglie abbia chiesto il divorzio
74
PARTE SECONDA
per marito sempre assente, incapace di seduzione e latitante dal talamo. Tycho però sapeva sedurre i potenti d'Europa disegnando carte del cielo preziose e precise. Il re di Svezia gli regalò un'isola, Hven; Tycho ci fece costruire un castello osservatorio-laboratorio chiamato Uraniborg (), dove lui regnava appunto come Prospero, il mago della Tempesta. Tycho era nato in Danimarca, in un castello vicino a Elsinore, e gli stemmi di Rosencrantz e Guildenstern compaiono sulla sua effige nobiliare. Forse Shakespeare era un suo fan, in ogni caso sembra mostrare simpatia per Tycho, che sarà costretto a lasciare Uraniborg a causa di un taglio netto ai finanziamenti da parte del re di Svezia e andrà a Praga come astronomo di corte, e li morirà poco dopo lasciando il posto libero per il giovane Keplero. Narrare tutta la sana competizione ma anche le piccole ripicche e alcune bassezze della storia fra Keplero e Galileo sarebbe divertente, ma siccome nel racconto orale di questo ho un po' narrato, preferisco parlare di un'altra relazione, perché credo ci porti a ragionar di nuovo di noi oggi e non solo del passato. La relazione tra Galileo Galilei vecchio e John Milton giovane, l'autore del Paradiso perduto ma anche dell'Areopagitica, un testo politico destinato al-parlamento inglese di cui sento oggi tutta la forza di fronte alle domande che ci poniamo sui rischi della ricerca scientifica. L'Areopagitica è un appello in favare della libertà di stampa al parlamento, che un anno prima aveva ripristinato 4 • Ho sottolineato la parola (thereafter) perché è la chiave della posizione di Milton ed è la parola su cui si regge tutta la moderna concezione della libertà di stampa e di • • optruone.
PARTE SECONDA
Per la cronaca, il parlamento inglese ignorò totalmente l'appello, ma esso divenne nel tempo piu importante dell' argomento allora all'ordine del giorno, simbolo di molte battaglie successive sulla libertà di opinione. Restando a Milton, accettava le ipotesi copernicane, e probabilmente furono pure queste le ragioni che lo spinsero a visitare Galileo, ma non per questo rigettava tutto quello che gli avevano insegnato a scuola. Aveva una venerazione per i classici e non voleva disfarsi dell'universo aristotelico, pur ammirando Galileo. Un altro grande poeta inglese contemporaneo di Galileo e Shakespeare,John Donne, pur ammettendo che i copernicani potevano aver ragione, nel suo poema Anatomia del mondo esprime sconfortato che questo mondo è finito, che si polverizza poi in atomo. Tutto va in pezzi per Donne, e la sua poesia è impregnata di questo nero umore, Shakespeare la sera al pub gli raccontava barzellette per tirarlo su, da uomo di teatro convive con la crisi dei massimi sistemi, e pragmaticamente forse sceglie Tycho, il coltissimo astronomo detestato da Galileo per la sua idea che i pianeti girino sf intorno al Sole, ma che il Sole giri intorno alla Terra che è ferma. Troppo socialdemocratico Tycho per Galileo. Ma ciò che mi piace è sentire, immaginare come le idee nuove uscissero dal cerchio degli astronomi matematici, dei professionisti, per influenzare e occupare le menti di uomini come questi. Nella sua opera poetica, Milton continua a rappresentare un mondo di vecchia concezione, ma difende Galileo con ' passione. E combattuto, e come Donne pensa forse che niente di buono possa venire da un mondo che pare non credere piu all'autorità della chiesa o degli antichi, ma insieme si batte perché non venga preclusa la possibilità di esplorare, scoprire, e far conoscere le cose attraverso i libri. In una recensione al libro di Michael Crichton Prey pubblicata nel 200 3 su > ( tra-
IL MIO CANNOCCHIALE PER GALILEO
77
dotta in Italia da Longanesi all'interno di una raccolta), Freeman Dyson fa una proposta interessante: sostituire la parola nell'appello di Milton con la parola . Dyson esprime molte opinioni sul mestiere di scienziato, ' e lo fa con un linguaggio molto diretto e senza remore. E stato un fisico molto importante, anche se non ha avuto il Nobel, e ha lavorato a stretto contatto con Richard Feynman, che invece un Nobel l'ha avuto nel 1965. Feynman e Dyson mi hanno fatto grande compagnia in questi mesi, è nata per loro una simpatia istintiva che potrebbe influenzare le mie opinioni. Non ho mai avuto molta stima di queste ultime, preferisco raccontare anziché esprimere opinioni, ma rispetto alla domanda provocatoria di Dyson non posso che sottoscrivere l'appello di Milton: non si possono censurare gli esperimenti preventivamente, né la ricerca. L'unico modo di esercitare un controllo su di essi è quello di non delegare una sola categoria di esseri umani a valutarne sia le conseguenze sia i benefici. Diffido ancora di piu di chi ha opinioni filosofiche pronte su ogni argomento. Per quanto ne so, gli scienziati ci assomigliano; e il fatto di essere dei professionisti non li immunizza dall'essere anche uomini. Vulnerabili e influenzabili, capaci di fare il peggio cercando il meglio, ma, come dice Milton, . Alla scienza serve il diritto di sbagliare. Agli scienziati servono interlocutori che li aiutino a riconoscere i rischi. Nessuno di noi è inutile alla scienza quando prova a informarsi, senza aver la pretesa di capire tutto. A nessuno di noi è preclusa la possibilità di cambiare l'inerzia delle direzioni e delle traiettorie; a nessuno di noi è concesso di sottrarsi a priori a questa curiosa, emozionante responsabilità culturale.
PARTE SECONDA
La rivoluzione copernicana oggi sarebbe quella di smontare ogni rappresentazione del mondo che preveda il mantenimento di moti obbligati e la permanenza di stelle fisse anche quaggiu sulla Terra.
Il/ascino di Tolomeo. L'osservazione del cielo ha sempre avuto ragioni legate alla soluzione di problemi pratici. L'astronomia è la piu antica delle scienze perché ha permesso di misurare anche lo spazio e il tempo sulla Terra, il calendario, la circonferenza terrestre e le distanze tra i punti su di essa. Ogni rappresentazione del cielo implica una geometria per la Terra e per l'uomo. L'idea di un centro, di un universo limitato in cui collocare noi, quello che vediamo ma anche Dio che non vediamo, è stata ed è per molti una condizione esistenziale. L'universo tolemaico ha avuto fortuna e durata superiore a ogni altra perché poteva rappresentarsi con una geometria abbastanza semplice e di grande bellezza. Impiantandosi sulla visione aristotelica, Tolomeo ha descritto il cielo con professionalità di matematico celeste, ma anche con grande attenzione alla Terra e a ciò che gli uomini si aspettano dalle stelle. La permanenza dell'oroscopo fra le nostre radicate credenze ne è una viva testimonianza. L'universo delle stelle fisse sopravvive ancora nel nostro tempo e continua a offrire speranze e preoccupazioni a milioni di persone. Nancy Reagan introdusse alla Casa Bianca la propria astrologa di fiducia come membro dello staff del presidente, il marito Ronald. Conosco molte persone di buon senso che cercano il loro oroscopo quotidiano prima di cominciare la giornata. Forse non sanno che la Terra è solo un pianeta di un sistema sola-
IL MIO CANNOCCHIALE PER GALILEO
79
re di una stella abbastanza piccola di una galassia piuttosto vecchia e forse un po' marginale nell'universo cielo? Lo sanno, ma l'oroscopo gli interessa lo stesso anche se è fondato su un'idea di stelle fisse e di un universo finito che ruota intorno alla Terra. Lo sanno, ma l'idea che le stelle ci possano raccontare del tempo che verrà è suggestiva e dà senso, ordine alla loro vita disordinata. Lo sanno, ma preferiscono lo stesso leggere l'oroscopo e interpretarne il messaggio personale che viene dal cielo. Allora io preferisco farvi leggere le ragioni di Tolomeo da Tetrabiblos che provare a spiegarle: '
E a tutti evidente che una certa forza si diffonde e si propaga dalla sostanza aeriforme ed eterna sull'intera superficie terrestre che è in tutto e per tutto soggetta a cambiamenti. Per un'azione combinata con l'ambiente, il Sole influisce su tutto quanto si trova sulla Terra in maniera pressoché continua; la sua azione non si limita alla generazione degli animali, alla fertilità delle piante, allo scorrere delle acque e ai mutamenti dei corpi collegati all'alternarsi delle stagioni. Con il suo moto giornaliero il Sole genera caldo, umido, secco e freddo con ritmo regolare e corrispondente alle sue posizioni. Anche la Luna esercita sulla Terra una considerevole influenza; è all'unisono con la Luna che hanno luogo i cambiamenti della maggior parte degli esseri inanimati: i fiumi aumentano e diminuiscono le correnti secondo le fasi lunari, i mari variano le maree; piante e animali crescono e declinano con lei. I transiti delle stelle fisse e dei pianeti generalmente forniscono numerose indicazioni delle variazioni meteorologiche e influenzano in modo conseguente anche quanto sta sulla Terra. Pure i corpi celesti farmano tra di loro degli aspetti che provocano numerose e complesse metamorfosi, perché i loro effetti si incontrano e si combinano. Il corollario di tali osservazioni è che non solo i corpi già costituiti subiscono una certa influenza dai movimenti celesti, ma che anche le fecondazioni e le maturazioni dei semi si modellano e si conformano all'ambiente circostante. I contadini e i pastori piu attenti, infatti, prevedono la qualità dei prodotti futuri dai venti che spirano per la fecondazione e la semina: anche chi non procede per scienza, dun-
80
PARTE SECONDA
que, ma con la semplice osservazione, perlopiu conosce in anticipo i principali fenomeni segnalati dagli aspetti piu evidenti del Sole, della Luna e delle stelle. Persone del tutto ignoranti prevedono ifenomeni che derivano da cause piu potenti e di ordine piu semplice, come l'alternarsi delle stagioni e degli eventi. Altri fenomeni meno appariscenti sono avvertiti da chi si è dovuto abituare per necessità all'osservazione: i naviganti, per esempio, distinguono in particolare gli indizi premonitori delle tempeste e dei venti offerti in maniera periodica dagli aspetti della Luna, o delle stelle fisse col Sole. Tuttavia accade loro di incorrere in errore per mancanza di basi scienti{iche'.
Abilmente Tolomeo ci prende per mano, mostrandoci come nella loro ignoranza marinai e contadini usino Sole, Luna, stelle ed elementi dell'aria per decidere il loro operare futuro sulla Terra, poi rivendica il ruolo dell'astronomo-astrologo nell'usare, con la sua sapienza, Sole, Luna e stelle per offrire indicazioni a ogni genere di uomo e il proprio futuro operare. Supponiamo di conoscere con assoluta precisione i movimenti di ogni corpo celeste, in modo che non ci sfugga luogo e tempo di alcun aspetto celeste; supponiamo ancora, con tali dati, osservando la natura e procedendo per congetture, di essere in grado di individuare le particolari proprietà che derivano dalla combinazione di tutti gli elementi: cosa ci impedirà di prevedere per ciascuno dei momenti dati le particolari condizioni atmosferiche dell'ambiente deducendole dalla posizione dei corpi celesti del momento? Cosa ci impedirà di conoscere i tratti di fondo peculiari di ogni individuo dai dati del suo cielo natale, come per esempio che il suo corpo sarà fatto in un certo modo e il suo spirito in un altro? E di preannunciarne gli eventi che si verificheranno nel tempo, visto che una determinata configurazione astrale promette prosperità e un'altra in combinazione disarmonica minaccia guai? Da queste e simili argomentazioni si ricava quindi la possibilità di una tale conoscenza. Cercheremo ora di dimostrare che sono plausibili, ma infondate, le critiche che poggiano sulla impossibilità della previsione. Tanto per cominciare, anche chi si accosta con superficialità a una scienza tanto complessa incorre spesso in errori, per cui è sorta la convinzione che anche le previsioni esatte sono casuali. Non è vero: l'errore non dioende dalla scienza . ma
IL MIO CANNOCCHIALE PER GALILEO
81
da chi la pratica. E poi, sotto il nome di scienza astrologica, i piu ne gabellano un'altra per lucro; ingannano i profani arrogandosi previsioni anche tecnicamente impossibili, mentre inducono chi ha la testa sul collo a una condanna indiscriminata pure di pronostici effettivamente formulabili. Anche qui i conti non tornano; non è la scienza da sconfessare, ma i ciarlatani che se ne fanno schermo6 •
Trovo questa appassionata difesa della professione di astrologo legittima e convincente, indice della reale grandezza intellettuale di un uomo che seppe riunire conoscenze teoriche di popoli diversi e diverse culture facendo nascere la tradizione degli astronomi della biblioteca di Alessandria, luogo di grande tolleranza e apertura culturale. Trovo ancor piu interessante come Tolomeo metta in guardia contro i ciarlatani televisivi che promettono cose che sanno di non poter mantenere. Ammetto di aver fatto una piccola forza tura, ma si tratta pur sempre del piu grande astronomo-astrologo della storia, e attribuirgli una capacità di visione fino ai nostri giorni non mi sembra altro che un riconoscimento della sua grandezza. Ma il vero capolavoro di questo pezzo sta nella chiusura. Va detto però che, anche a praticare l'astrologia in maniera critica e legittima, spesso capita di prendere abbagli: non per motivi suddetti ma per la natura della previsione e per la sua crescita rispetto alla grandezza delle promesse7 •
Qui Tolomeo rivendica all'astrologia lo stesso diritto all' errore che noi riconosciamo alla scienza. Tolomeo, a differenza dei peripatetici che metteranno su un piedistallo di verità le sue geometrie e gli scritti suoi e di Aristotele, si dimostra a pieno titolo uomo di pensiero critico non facilmente liquidabile anche dopo il superamento del suo universo. Quando un pensiero pure originale diventa dominante, mi pare si svuoti di bellezza e perda l'impulso iniziale, diventa dogmatico e dopo un po' si trasmette per inerzia. Quando Co-
PARTE SECONDA
pernico e poi Keplero e Galileo si troveranno ad affrontarla, l'inerzia del sistema aristotelico-tolemaico sarà già millenaria e in piu fortemente intrecciata alla concezione del mondo della tradizione cristiana. Io credo che Keplero e Galileo sentano la forza del libro di Copernico scoprendo in quella lettura orizzonti aperti. Entrambi partendo dai loro studi, dalle loro inquietudini, ne restano conquistati, ma per molto tempo il fascino del vecchio universo sarà forte sia in loro sia nei loro contemporanei, e non soltanto per l'inerzia del pensiero dominante.
Geometrie. La tavola degli elementi di Mendeleev è una rappresentazione di universo. L'universo dal punto di vista di un chimico è soprattutto questione di peso. Il cannocchiale dei chimici è la bilancia. Per comodità, a scuola la tavola degli elementi somiglia alle parole crociate e la sua storia somiglia a quella delle parole crociate. All'inizio c'erano caselle vuote da riempire e Mendeleev non sapeva cosa metterci: c'è voluto tempo per riempirle, tempo e lavoro, ma la fortuna di quel casellario iniziale è che le parole trovate dopo non hanno mai messo in discussione le precedenti. Siccome i chimici hanno esigenze diverse a seconda del campo di indagine, hanno trovato il modo di ridisegnare la tavola degli elementi, ma rispettando sempre l'ordine delle parole nelle caselle. Ci sono rappresentazioni spettacolari della tavola degli elementi che suggeriscono diverse geometrie dello stesso universo. Le geometrie aiutano a vedere l'invisibile e permettono di raccontarlo e ricordarlo. Siamo in debito costante d'immaginazione con la geometria, e anche se usiamo oggi geometrie non euclidee dobbiamo moltissimo all'immagi-
IL MIO CANNOCCHIALE PER GALILEO
nazione di Euclide. La chimica organica è fatta di formule geometriche cha a scuola mi hanno sempre creato enormi problemi (se faccio questo mestiere è anche colpa dell' esame di Chimica organica che non ho mai passato alla facoltà di Agraria di Padova, nel mio irregolarissimo corso di studi). Anelli e catene di atomi mi son sempre rimasti attaccati al palato come certe pastiglie ruvide che soffocano, difficili da mandare giu. Come fanno i chimici a sapere qual è la configurazione atomica, cioè quali elementi della tavola sono presenti e in quale struttura geometrica si trovano? Prendo la risposta di Richard Feynman, che essendo un fisico può permettersi il lusso di prendere in giro scienziati di una materia piu giovane della sua. 3, come scrive il 7 maggio 1610 in una celebre lettera a Belisario Vinta, segretario di stato del granduca. A conclusione di questa stessa lettera, Galileo precisa: Quanto al titolo et pretesto del mio servizio, io desidererei, oltre al nome di Matematico, che S[ua] A[altezza] ci aggiugnesse quello di Filosofo, professando io di havere studiato piu anni in filosofia, che mesi in matematica pura4 •
L'indicazione è preziosa, anche perché se qui Galileo parla di sé stesso, cinque anni piu tardi si sarebbe espresso con termini analoghi a proposito di Copernico': Quanto al primo particolare che ella mi tocca, che al piu che potesse esser deliberato circa il libro del Copernico, sarebbe il mettervi qualche postilla, che la sua dottrina fusse introdotta per salvar l' apparenze, nel modo eh' altri introdussero gli eccentrici e gli epicicli, senza poi credere che veramente e' sieno in natura, gli dico [ ... ] che quanto a salvar l' apparenze il medesimo Copernico aveva già per avanti fatta la fatica, e satisfatto alla parte de gli astrologi secondo la consueta e ricevuta maniera di Tolomeo; ma che poi, vestendosi l'abito del filosofo, e considerando se tal costituzione delle parti dell'universo poteva realmente sussistere in rerum natura, e veduto che no, e parendogli pure che il proble, ma della vera costituzione fusse degno d'esser ricercato, si mosse all'investigazione di tal costituzione, conoscendo che se una disposizione di parti finta e non vera poteva satisfar all' apparenze, molto piu ciò si arebbe ottenuto dalla vera e reale, e nell'istesso tempo si sarebbe in filosofia guadagnato una cognizione tanto eccellente, qual è il sapere la vera disposizione delle parti del mondo; [ ... ] tal che il voler persuadere che il Copernico non stimasse vera la mo-
GAT,TT,EO , PER L' AUTONOl\IlA DET,T,A SCIENZA
I I
9
bilità della Terra, per mio credere, non potrebbe trovar assenso se non forse appresso chi non l'avesse letto, essendo tutti 6 i suoi libri pieni di dottrina dependente dalla mobilità della Terra, e quella esplicante e confermante6 •
Il riferimento è alla celebre prefazione che nel 1543 il teologo luterano Andreas Osiander aveva aggiunto - in forma anonima e all'insaputa dell'autore (sebbene probabilmente senza fini reconditi, ma solo per evitare di avere il proprio nome associato a un libro dedicato a papa Paolo Ili) - al De revolutionibus di Copernico. Osiander aveva presentato il sistema eliocentrico come una mera ipotesi matematica: non una vera descrizione del mondo, dunque, ma un semplice artificio matematico atto a , ovvero a dare conto delle osservazioni senza pretendere, al contempo, di attingere alle di quanto veniva osservato'. Con le parole di Salviati, nella terza giornata del Dialogo (che riprendono quelle di Galileo nella lettera a Dini, sopra citata), il principale scopo de i puri astronomi è il render solamente ragione delle apparenze ne i corpi celesti ed ad esse ed a i movimenti delle stelle adattar tali strutture e composizioni di cerchi, che i moti secondo quelle calcolati rispondano alle medesime apparenze, poco curandosi di ammetter qualche esorbitanza che in fatto, per altri rispetti, avesse del difficile8 •
Lo stesso Copernico, continua Galileo per bocca dell'amico linceo Filippo Salviati, > )20 . Fin dalle prime pagine di Astronomia nova Kepler sminuisce gli aspetti squisitamente matematici dell'opera, insistendo sui suoi contenuti fisici. Già negli anni giovanili, a Tubinga, la sua attenzione era stata completamente assorbita dalla cosmologia di Copernico. In particolare, egli era interessato al modo in cui il sistema eliocentrico potesse essere inteso come manifestazione del disegno provvidenziale di Dio. E proprio a causa di questo fondamentale stimolo religioso tale sistema risultava rilevante soltanto se costituiva una rappresentazione fisica della vera struttura dell'universo21. Per Kepler, come per Galileo, il libro della natura è un libro di filosofia, che possiamo comprendere soltanto integrando matematica e fisica22 .
124
PARTE QUARTA
Con una celebre immagine, Galileo intende sostituire alla lettura dei testi di Aristotele, il Filosofo per eccellenza della tradizione medioevale, quanto si legge 32 • Poco peso, nella scienza, ha il numero dei sostenitori di una determinata ipotesi: quel che piu conta è l'argomentazione corretta e competente.
GAT,U,EO , PER L'AUTONOMIA DET,T,A SCIENZA
127
[N]elle conclusioni delle quali non si potesse venire in cognizione se non per via di discorso, poca piu stima farei dell'attestazioni di molti che di quella di pochi, essendo sicuro che il numero di quelli che nelle cose difficili discorron bene, è minore assai che di quei che discorron male. Se il discorrere circa un problema difficile fusse come il portar pesi, dove molti cavalli porteranno piu sacca di grano che un caval solo, io acconsentirei che i molti discorsi facesser piu che un solo; ma il discorrere è come il correre, e non come il portare, ed un caval barbero solo correrà piu che cento frisoni 33 •
La ricerca della verità non è dunque, per Galileo, la tranquilla cooperazione di piu forze, ma la competizione fra sostenitori di punti di vista rivali (), e la che la ragione fa al senso rimanda proprio all'individuazione della controversia come il cuore pulsante della crescita della conoscenza. Ma una controversia è davvero tale se i partecipanti al dibattito critico possono esprimersi con piena libertà. Con la propria opera e la propria vicenda personale, Galileo rivendica l' autonomia della conoscenza scientifica da qualunque autorità che voglia giudicarla o condizionarla: lo scontro con la chiesa non è tanto una questione di scienza e fede o di assolutezza della scientifica, quanto di diritto (politico) all'errore, anche da parte di grandissimi scienziati. Galileo sa bene di non disporre di una dell'ipotesi copernicana, cosi come gli viene richiesta da Bellarmino - le evidenze dei moti di rivoluzione e di rotazione della Terra cominciarono ad affiorare soltanto piu di un secolo dopo (rispettivamente con James Bradley, nel 1728, e con Léon Foucault, nel 1851) - ma la sua intende essere una lotta per il riconoscimento dell'indipendenza della ricerca scientifica da qualsivoglia giudizio esterno, nella consapevolezza che l'errore lotta per la verità: senza la possibilità di commettere sbagli (spacciandoli magari per cogenti dimostrazioni, come lo stesso Galileo fa ripetutamente) e di correggerli libe-
PARTE QUARTA
ramente in seno alla stessa scienza, imparando cosf da essi, vengono meno le condizioni stesse dell'impresa scientifica. In piu di un'occasione, dopo il 1610, appare, tra i corrispondenti di Galileo, il parallelo fra i descritti nel Sidereus Nuncius e le scoperte da Cristoforo Colombo34 . In un caso e nell'altro il mondo si amplia improvvisamente e, con esso, anche il sapere deve ampliarsi: non è piu possibile affrontare la realtà fisica con gli sterili strumenti della logica aristotelica. A ragione Kepler, nella Dissertatio cum N uncio Sidereo (161 o), scriveva che Galileo, lo dichiarasse o meno, aveva alle spalle Cusano e Bruno, e tutta una concezione dell'universo che, mentre si richiamava a Pitagora e a Melissa, a Democrito e a Platone35, costituiva una rivoluzione del modo di pensare il rapporto fra l'uomo e il mondo, imponendo un atteggiamento completamente nuovo, un nuovo modo di andare alle cose. Il copernicanesimo inteso come concezione del tutto, e non come semplice ipotesi matematica, era una visione rivoluzionaria in cui si concludevano gli sforzi teorici del primo Rinascimento. Galileo non ne possedeva la dimostrazione, ma aveva trovato nella teoria copernicana un nuovo punto di partenza, un'altra via per concepire il mondo, sganciata dall'equivoco aristotelico. Cosf facendo, egli ha aperto la strada alla scienza moderna, fondando una nuova filosofia: Questo modo di filosofare tende alla sovversion di tutta la filosofia naturale, ed al disordinare e mettere in conquasso il cielo e la Terra e tutto l'universo. [ ... ] SALVIATI Non vi pigliate già pensiero del cielo né della Terra, né temiate la lor sovversione, come né anco della filosofia; perché, quanto al cielo, in vano è che voi temiate di quello che voi medesimo reputate inalterabile e impassibile; quanto alla Terra, noi cerchiamo di nobilitarla e perfezionarla, mentre proccuriamo di farla simile a i corpi celesti e in certo modo metterla quasi in cielo, di dove i vostri filosofi l'hanno bandita. La filosofia medesima non può se non SIMPLICIO
GAT.TT,EO , PER L'AUTONOMIA DELLA SCIENZA
129
ricever benefizio dalle nostre dispute, perché se i nostri pensieri saranno veri, nuovi acquisti si saranno fatti, se falsi, col ributtargli, maggiormente verranno confermate le prime dottrine. Pigliatevi piu tosto pensiero di alcuni filosofi, e vedete di aiutargli e sostenergli, ché quanto alla scienza stessa, ella non può se non avanzarsi36 •
.
'
' .
'
,
.
'
i '
K. R. Popper, The Logie af Scirntific Discovery, Hutchinson, London 1959 [trad. it. Logica del/,a scoperta scientifica (1970), Einaudi, Torino 2010, p . jl 1]. 2 G. Galilei, Opere III, p. 59. 'Qui e nel seguito, con l'abbreviazione Opere (seguita dal numero del volume),. si fa riferimento a Le opere di Galileo Gali/ei, Edizione Nazionale a cura di A. F avaro con la collaborazione di I. Del Lungo, Tipografia di G. Barbèra, Firenze 1890-1909, 2ò v_olumi (in 21 tomi); se.non altrimenti indicato, inoltre, tutte le traduzioni nel testo sono mie~ J . Opere X, p. 350, n. 307. 4 Ibid., p. 353. . . . . . ' Galileo veste i panni di Copernico anche nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, e nòn soltanto attraverso le parole di Salviati. Se infatti l'incisione con cui si apre l'opera ritrae Aristotele, Tolomeo e Copernico, le cui posizioni sono dibattute nel testo, l'astronomo polacco non è rappresentato secondo l'iconografia tradizionale, ma assomiglia in tutto e per tutto a Galileo stesso. E sebbene il frontespizio non venga mai menzionato nel corso del processo del 1633, non appare un caso che, per l'edizione latina dell'opera, stampata a Leida nel i63.5, l'incisore abbia restituito a Copernico la propria immagine storica (figg. 1a e 1b). Cfr.~W. B. Ashworth, Divine Reflections and Profane Refractions. Images of a Scientific Impasse in ·seventeenth-Century Italy, in I. Lavin (a cura di), Gianlorenzo Bernini.· New,Aspects o/ His Art and Thought, Tue College Art Association of America and The Pennsylvania St~te University Press, University Park 1985, pp. 179-207. 6 Lettera a Piero;Dini, 23; marzo 1615, in Opere V, pp. 297-98, n~ 1160. , : CI,. N. Copernico1 De revolutionibus orhifr'm ccelestium, libri VI, Joh~ Petreius, Norimberga 154,3,. p. [1v]: . La tesi di Osiander venne in seguito fatta propria dal cardinale Roberto Bellarmino (1542-i621), uno dei maggiori teologi del tempo, consultore del Sant'Uffizio coinvolto nel processo contro Giordano Bruno, quale posizione ufficiale della chiesa di fronte al systema mundi presentato da Copernico e difeso da Galileo come vera descrizione del mondo. 8 G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano [1632], in Opere VII, p. 369. 9 Ibid., corsivi miei. Galileo aveva già insistito sulla distinzione in Istoria e dimostrazioni intorno alle maçc/,ie solari e. loro accidenti ~1613], in Opere V, Pr 102: . Sulla categoria dell', del tutto nuova nel panorama della cultura medioevale e rinascimentale, cfr. M. Clavelin, Galilée astronome philosophe, in]. Montesinos e C. Solis (a cura di), Largo campo di filosofare. Eurosymposium Galileo 2001, Fundaci6n Orotava de Historia de la Ciencia, La Orotava 2001, pp. 19-39. 1° Cfr. Opere X, p. 68, n. 57. Cfr. anche Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo cit., in Opere VII, p. 82. 11 A. De Pace, Niccolò Copernico e la fondazione del cosmo eliocentrico, Bruno Mondadori, Milano 2009, pp. 71-72. 12 G. Galilei, Considerazioni circa l'opinione copernicana [1615], in Opere V, p. 355. In modo del tutto analogo, osserverà nel Dialogo: (Opere VII, p. 369). Il testo delle Considerazioni (giunto a noi non autografo, ma redatto da un copista) è contemporaneo alla stesura della lettera a Piero Dini del 23 marzo 1615, e condivide con essa l'intento e molte espressioni. 13 Come gli scrive Giovan Francesco Sagredo il 18 agosto 1612: (Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari cit., in Opere V, p. 96); cfr. anche la lunga lettera in risposta a Francesco Ingoli (settembre 1624), in Opere VI, n. 1668, in particolare p. 538. Alle parole di Galileo fanno eco le parole dell'amico e matematico linceo Luca Valerio (1553-1618), che in una lettera del 2 3 agosto 1612 scrive: > (Opere XI, p. 381, n. 746). 23 G. Galilei, Lettera a Madama Cristina di Lorena, granduchessa di Toscana [1615], in Opere V, p. 329. 24 Di origine medioevale, il simbolo del liber natura? - già utilizzato, per esempio, da Gian Francesco Pico della Mirandola (1469-1533) e da Tommaso Campanella (15681639) - ricorre spesso in Galileo. Lo stesso Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo si at-,re con questa immagine: > (Opere VII, p. 27). La metafora si ritrova anche nelle lettere a Piero Dini del 21 maggio 1611 (Opere XI, p. 113, n. 532) e a Fortunio Liceti del gennaio 1641 (Opere XVIII, p. 295, n. 4106). L'immagine ricorre pure in Tycho Brahe (Astronomice instauratce progymnasmata, parte III [1602], inJ. L. E. Dreyer.andJ. Raeder (a cura di), Tychonis Brahe Dani Opera Omnia, voi. III, Gyldendal, 1 (E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Sansoni, Firenze 1961, p. 457; cfr. anche Ibid., cap. IX, in particolare pp. 457-64, dove si confronta l'immagine utilizzata da Galileo, e da Leonardo, con quella, molto diversa, di Bacone). 26 Uno stimolante sviluppo della metafora del libro si ritrova in Giovanni Ciampoli, amico di Galileo e suo strenuo sostenitore presso la curia romana (tanto da perdere, in seguito al processo del 1633, la propria alta posizione di >, per terminare poi la propria vita in esilio nelle Marche). Se per Galileo la matematica è l'alfabeto della natura, per Ciampoli essa è semplicemente un linguaggio, uno fra tanti: > sono i caratteri con cui è scritto un capitolo o, al piu, un volume della del mondo. E prosegue: : due esploratori a confronto nel!'immaginario barocco, in 2 • Sicuramente non è il monumento funebre che il grande drammaturgo inglese si sarebbe meritato. Ma non è il busto la cosa piu interessante del sepolcro, bensf l'inscrizione sulla lapide tombale:
Good Frend f or Iesvs sake f orbeare, to digg the dvst encloased heare. Bleste be ye man yt spares thes stones, and cvrst be he yt moves my bones3 •
SEPOLCRI
In quattro righe, una gentile preghiera, una benedizione e una maledizione, ma un unico messaggio: lasciate in pace queste ossa. Shakespeare muore poco piu che cinquantenne, Galileo quasi ottantenne. Cieco da un paio d'anni, viene preso da febbre alta e forti dolori ai reni e si spegne nella sua casa prigione di Arcetri nelle prime ore del mattino dell'8 gennaio 1642. Lo assistono i suoi fedelissimi assistenti e discepoli, Vincenzo Viviani ed Evangelista Torricelli. Un mese dopo avrebbe compiuto settantotto anni: per la sua epoca è vecchissimo. Anche Galileo viene sepolto in una chiesa, ma la storia della sua tomba è complicata, dura quasi un secolo e diventa un affare di stato. Il corpo viene traslato in Santa Croce, in attesa che sia pronto un monumento funebre di fronte a quello di Michelangelo Buonarroti, e di pari magniloquenza, per espressa volontà di Ferdinando II de' Medici, granduca di Toscana. Tempestivamente informato dal nunzio apostolico presso il Granducato, papa Urbano VIII vieta il progetto. Incarica il nipote, cardinale Francesco Barberini, di scrivere all'inquisitore generale di Firenze, Giovanni Muzzarelli, ,chiedendo il suo intervento diretto presso i Medici: S. Beatitudine [ ... ]ha risoluto che ella, con la sua solita destrezza, procuri di far passare all'orecchie del Gran Duca che non è bene fabricare mausolei al cadavero di colui che è stato penitentiato nel Tribunale della Santa Inquisizione, et è morto mentre durava la penitenza, perché si potrebbono scandalizzare i buoni, [ ... ]dovrà ella avvertire che nell'epitafio non si leggano parole tali che possano offendere la riputazione di questo Tribunale. La medesima avvertenza dovrà pure ella bavere con chi reciterà l'oratione funerale, procurando di vederla e considerarla bene, prima che si reciti o si stampi. Nel savio avvedimento di V.R. ripone la Sua Santità il rimedio di codesto affare 4 •
EPILOGO
In ossequio ai Barberini e al potere assoluto di santa romana chiesa, Galileo - sospettato di eresia, costretto all' abiura, penitente agli arresti domiciliari - verrà sepolto in Santa Croce senza alcun monumento, non nella chiesa principale, bensi in uno stanzino di un metro e mezzo per poco piu di due, posto accanto all'abside della cappella del Noviziato, oggi meglio nota come cappella de' Medici. Fu un funerale dimesso e senza cerimonia, alla presenza del curato di Arcetri, del figlio Vincenzo, di Vincenzo Viviani, Evangelista Torricelli e pochissimi famigliari'. Galileo non fu la sola personalità del suo tempo ad avere problemi di sepoltura: peggio che allo scienziato italiano andò a un altro attore e drammaturgo, questa volta francese, morto trent'anni piu tardi: Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, allievo di quel Pierre Gassendi amico, sostenitore e collega del matematico pisano. ' E figlio di un tappezziere, Molière. La sua cultura è impastata dello stesso spirito antiaccademico che muove Galileo sin dai tempi dell'università. Scrive e interpreta spettacoli che fanno inferocire aristotelici, intellettuali di tradizione, bigotti, preti, moralisti, filosofi e dottori: è cosi odiato da provocare pamphlet, denunce, censure e minacce di ogni ordine e grado. Solo Luigi XIV, il re Sole, e buona parte del pubblico di Parigi lo adorano. Quando mette in scena il suo ultimo lavoro, Le malade imaginaire, Molière è un cinquantenne gravemente malato di tubercolosi, accompagnata da melanconia ipocondriaca6. Secondo i dogmi della medicina aristotelica, che a metà Seicento miete ancora piu vittime di un'epidemia di peste, la salute è data dall'equilibrio di quattro umori corporei: il sangue, il flegma, che è l'umore freddo che viene dal cervello, la bile gialla della cistifellea e la melanconia. Ciascuno di
SEPOLCRI
1 43
questi, posseduto in eccesso o in difetto, porta alla malattia: troppo sangue fa sanguigno, la bile gialla rende collerici, troppa flegma flemmatici e troppa melanconia provoca ipocondria, che la medicina poi ribattezzerà nevrastenia e oggi depressione nervosa cronica. Il pomeriggio del 17 febbraio 1673, a poche ore dalla quarta replica dello spettacolo, Jean-Baptiste Poquelin sta molto male. La moglie Armande e alcuni attori della compagnia vogliono sospendere le repliche, ma lui non ne vuole sapere: la sera, al teatro del Palais Royal, Il malato immaginario va regolarmente in scena. Tre atti e tre intermezzi. Lo spettacolo è al termine, mancano il triplice giuramento di Argante quale adepto fedele della medicina aristotelicoperipatetico-tolemaica e poche altre battute del terzo intermezzo. Argante-Molière ha già pronunciato i primi duejuro. Al terzo rimane in silenzio. Emette un gemito, riesce a trasformarlo in una smorfia, si riprende, grida: Poi vomita un fiotto di sangue. Calano il sipario. Molière viene trasportato in camerino: trema dal freddo. Decidono di condurlo a casa. Tossisce, sputa altro sangue. Armande invia un servitore a cercare un medico. Ma quella notte nessun dottore accetta di andare da Molière. Disperata, Armande e gli attori decidono di spedire qualcuno in cerca di un prete, per l'estrema unzione. Stesso risultato: nessun prete vuole benedire e assolvere Molière. Niente da fare, tanto con i medici che con i preti di Parigi: lui li ha derisi e ridicolizzati? Che faccia a meno dei loro • • serv1g1, ora. Prima di morire, l'ultima cosa che Poquelin chiede è del parmigiano. E piu luce. Tutte le candele di casa vengono accese, mentre Molière si sta spegnendo.
1 44
EPILOGO
Sono molte le versioni sugli ultimi istanti di vita di JeanBaptiste Poquelin. La piu bella l'ha raccontata Michail Bulgakov, altro grande intellettuale che - per preservare l'indipendenza del proprio pensiero - riusci a far inferocire il potere: Iosif Stalin, in precedenza suo grande estimatore, ne divenne il principale nemico. Un po' quello che accadde tra Maffeo Barberini e Galileo Galilei: un tempo, il Barberini gli dedicava le sue odi e Galileo i suoi testi, poi il Barberini glieli fa bruciare tutti e gli vieta di pubblicarne altri. Tra Molière e Luigi XIV era andata diversamente: si dice che Bulgakov scrisse la biografia di Molière nel tentativo di mostrare a Stalin che tra un re Sole e il suo artista preferito ci può essere un rapporto piu interessante di quello che esiste tra un bambino capriccioso e un uccellino in gabbia. Si dice pure che Stalin non apprezzò. Pensò Molière: . Appena in tempo gli balenò un pensiero avido: . La vide entrare in quell'istante. Ella entrò di corsa nella stanza con il capo avvolto, come una monaca, e rapida fece un segno della croce su di lui. Preso da una spasmodica curiosità volle vederla distintamente, invece non vide piu nulla'.
Cosi muore Molière: senza un dottore che accetti di visitarlo né un prete che lo assista e lo assolva. Si potrebbe pensare che, al di là del conforto spirituale, nulla sarebbe cambiato per il moribondo, data la sua natura atea. Ma non è cosi. A causa dei conclamati rapporti fra il teatro e il demonio, era indispensabile che in punto di morte l'attore facesse professione di pentimento e rinnegasse, davanti a santa madre chiesa, il suo mestiere, esercitato per il sollazzo del re. Terribile cosa morire senza questo atto formale: la mancata assoluzione implica che il defunto attore non si è liberato del peccato originale, con conseguente impossibilità di avere un funerale cristiano ed essere seppellito in terra consacrata.
SEPOLCRI
1 45
'E il caso di Molière, commediante peccatore morto sen-
za estrema unzione né pentimento legale, senza rinnegare il mestiere, e senza assoluzione: mancando tali premesse, nessun prete a Parigi osa accompagnare il signor Jean-Baptiste Poquelin al cimitero, né alcun cimitero può accettarne gli umani resti. Dopo alcuni giorni di inutili trattative e suppliche, Armande, la vedova, si vede. costretta a rivolgersi ali' arcivescovo di Parigi, François Harlay de Champvallon, che conferma l'impossibilità tecnica alla cristiana sepoltur·a del defunto consorte, e consiglia alla vedova di portare il cadavere in campagna e sotterrarlo lungo una strada. La donna decide di appellarsi al re di Francia, protettore della compagnia di Molière e suo amico: è ormai alle soglie di una crisi isterica quando spiega al re Sole che il cadavere del marito giace nel letto di casa in avanzato stato di decomposizione, aspettando una sepoltura che gli viene negata. Luigi XIV convoca d'urgenza l'arcivescovo, consigliandogli di evitare:il clamore e lo scandalo di una simile follia. A Parigi, le alte sfere devono dare il meglio del loro spirito aristotelico e gesuitico per trovare la piu tartufesca delle soluzioni: dato che solo i primi quattro piedi di terra·sono consacrati, non serve gettare il cadavere di Molière in un campo fuori le mura, basta seppellirlo a cinque piedi di profondità, in un qualunque cimitero di Parigi. Purché inumato di notte, senza servizio solenne e senza alcuna pompa8 • Senza alcuna pompa, esattamente la stessa prescrizione di pap.a Urbano VIII al granduca di Toscana per il funerale di Galileo. Due peccatori che l'autorità ecclesiale, molto indispettita, pretende che il mondo dimentichi. Ma l'autorità ecclesiale ha dovuto rassegnarsi: il mondo li ha tutt'altro che dimenticati.
EPILOGO
Molière dovrà attendere il 1817 per essere traslato al cimitero monumentale del Père-Lachaise. A Galileo va meglio, gli basta poco meno di un secolo: nel 1734 il Sant'Uffizio, in risposta a una richiesta ufficiale dell'inquisitore di Firenze, afferma che non vi sono impedimenti alla costruzione di un >9 • Il divieto papale è venuto meno. I Fiorentini possono finalmente erigere il monumento funebre a Galileo, in Santa Croce, di fronte a quello di Michelangelo: gli hanno tenuto il posto. Il monumento è pronto tre anni piu tardi. Il 12 marzo 17 37 avviene la cerimonia di traslazione. I manovali dell'Opera di Santa Croce sfondano il muro dello stanzino dove è tumulata la salma di Galileo. Era noto che nello stesso umile sepolcro ci fossero pure i resti mortali del suo allievo e primo biografo, Vincenzo Viviani. Ma invece di due casse, i religiosi del convento, gli operai, i dottori anatomisti presenti e il notaio Giovanni Càmmillo di Pasquale di Piero Piombanti trovano tre bare: sulla prima un'inscrizione conferma che li riposa il ' corpo di Viviani, ma le altre due sono anonime. E il panico: quale sarà il cadavere di Galileo? E il terzo corpo di chi è? Aprono la seconda cassa, parzialmente sfondata: dentro c'è il cadavere molto mal conservato di un uomo assai vecchio. La mascella ha solo due molari, la mandibola è staccata dal cranio, ma ancora provvista di quattro incisivi e due molari. Soltanto un braccio è in buono stato. Con immaginabile ansia, il notaio cerca qualcosa che attesti l'identità del defunto: Fu cercato diligentemente, ed alla vista di tutti in detta cassa, e fra i residui delle vesti di cl.o Cadavere, nelle parti di detta cassa interiori, ed esteriori, e fra i calcinacci indi estratti, ed a tal fine appartati, e non fu trovato vestigio alcuno di lettere, o caratteri, né altro ricordo veruno in qualunque forma 10 •
SEPOLCRI
1 47
Niente da fare: è vecchio, dunque può trattarsi di Galileo, ma non c'è conferma. Non resta che, con ansia amplificata, aprire la terza cassa e scoprire chi o cosa contiene: Fu pertanto stimato bene prima d'ogni altra cosa di osservare ciò che fosse nella terza cassa [ ... ] fu trovata contenere un altro Cadavere [ ... ] giudicato esser Cadavere di .una Donna non stato aperto, o tagliato dopo la morte di essa. Era questo meglio conservato degli altri due, asciuttissimo, e perfettamente coerente nelle sue parti, anzi rigido, sicché poté alzarsi, e rimuoversi tutto in un pezzo. Il color della Cute era bianchissimo [ ... ]; gli ossi dell'ilii erano notabilmente aperti e distanti fra loro piu di quello, che sogliono essere nei maschi, e nella pube, la quale tuttavia si conservava coperta de suoi Integumenti, ed intera apparve non oscuro indizio del sesso, le mani, e i piedi, e la simmetria di tùtte le altre parti parve ancora agli scultori quivi presenti esser di Femmina, alle quali cose aggiungendo, che dalla Testa si vide pendere una molto lunga Treccia di Capegli (o veri fossero, o finti) avvolta ad un residuo di velo, e intorno ai Polsi, e al Collo si vedevano le vesti increspate, e ornate di trinie, fu convenientemente, come sopra giudicato non doversi revocare in dubbio, che questo cadavere fosse di Femmina, la quale dai Denti, che le maggior parti rimanevano, pareva non aver oltrepassato l'età vergente 11 •
La conformazione dell'osso iliaco e molti altri dettagli non lasciano dubbio agli anatomisti e al notaio: è una donna dalla pelle bianchissima che non ha fatto in tempo a invecchiare. I presenti tirano un respiro di sollievo: la cassa contenente il cadavere di Galileo non può che essere la seconda. In processione e a tappe viene condotta dalla cappella del Noviziato fino al sepolcro posto nella navata sinistra, all'ingresso della basilica, e li inumata, insieme alle altre due casse. Il monumento funebre è inaugurato il 6 giugno 17 37. Nessuno potrà mai dire con esattezza chi sia la donna misteriosa che fu sepolta accanto a Galileo, ma tutti hanno sempre pensato che fosse l'adorata figlia Virginia, suor Maria Celeste,
EPILOGO
morta trentaquattrenne, otto anni prima del padre. Qualcuno pensa che sia stato Vincenzo Viviani a riunire padre e figlia. Altri sono convinti che il piano, eseguito con fedeltà e grande umanità dall'allievo, l'abbia escogitato il diabolico vecchietto, cosa che non sorprenderebbe, dato che le migliori idee (e forse anche le scelte piu giuste), a Galileo Galilei sono venute in età avanzata. Molto avanzata.
F. Taviani, Introduzione, in N. Barbieri, La supplica. Discorso famigliare a quelli che trattano de' comici, Edizioni Il Polifilo, Milano 1971, p. xxxv11. 2 A. Burgess, Shakespeare, Rusconi, Milano 1981, p. 314. 3