Il profilo stilistico del testo. Guida al confronto intertestuale e interculturale. Ediz. italiana e inglese [Bilingual ed.] 8884926408, 9788884926401

Il presente lavoro contiene una proposta di procedura per l'analisi dello stile del testo ispirata ai principali ri

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Il profilo stilistico del testo. Guida al confronto intertestuale e interculturale. Ediz. italiana e inglese [Bilingual ed.]
 8884926408, 9788884926401

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Marina Foschi Albert

Il profilo stilistico del testo Guida al confronto intertestuale e interculturale (tedesco e italiano)

Saggi e studi

Didattica e Ricerca

CIP

CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa

In copertina: Alexander Jamieson, Celestial Atlas, London, 1822 (tavola XXVI, particolare) (http://bibliodyssey.blogspot.com/2006/12/jamieson-celestial-atlas.html)

© Copyright 2009 by Edizioni Plus - Pisa University Press Lungarno Pacinotti, 43 56126 Pisa Tel. 050 2212056 – Fax 050 2212945 [email protected] www.edizioniplus.it Member of

ISBN 978-88-8492-XXX-X

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org

Ai complici Alba, Duilio, Luisa, Cesare

Ringraziamenti Desidero ringraziare la Alexander von Humboldt-Stiftung per aver reso possibili vari soggiorni presso lo Institut für Deutsche Sprache di Mannheim negli anni 2005-2009. La frequentazione del centro di studi e della ricca biblioteca locale è risultata fondamentale per la realizzazione dei miei studi: un pensiero grato al direttore, Prof. Dr. Ludwig M. Eichinger, al collega Hardarik Blühdorn e al personale tutto. Un sentito ringraziamento a quanti hanno contribuito alla elaborazione e correzione del lavoro con materiali, consigli, informazioni, spunti e suggerimenti, tra i quali mi preme menzionare espressamente Kirsten Adamzik, Sabrina Ballestracci, Maria Teresa Bianco, Roberta Cella, Enrico De Angelis, Helmuth Feilke, Marianne Hepp e non da ultimo le studentesse e gli studenti dei corsi di Lingua e traduzione tedesca dell’Università di Pisa. Un grazie particolare a Horst Sitta per l’attenta e paziente lettura critica del manoscritto in varie fasi della sua stesura. Ringrazio infine la casa editrice Plus, in special modo Claudia Napolitano per aver accolto il volume nella collana «Saggi e studi» e Francesca Ferretti per l’assistenza redazionale.

INDICE

Introduzione

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Capitolo primo Stile e stilistica I. Lo stile: etimologia, definizione lessicografica II. La stilistica del tedesco: un excursus 1. La stilistica normativa 1.1. La forma espressiva nella retorica classica 1.2. L’insegnamento «stilistico» nel medioevo 1.3. La stilistica grammaticale 1.4. La stilistica retorica 2. La stilistica descrittiva 2.1. La stilistica filologica 2.2. La stilistica linguistica 2.2.1. La stilistica funzionale 2.2.1.1. La poetica strutturale 2.2.1.2. La stilistica del testo specialistico; stilistica delle varietà 2.2.2. La stilistica del testo 2.2.3. La stilistica contrastiva III. Stilistica hic et nunc

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Capitolo secondo L’analisi stilistica: definizioni, premesse teoriche, procedura I. Lo stile e il testo 1. Testo e testualità 2. I generi testuali 3. Interculturalità 4. Lo stile del testo II. La percezione del fenomeno stilistico 1. Gestalten 2. Prototipi III. Descrizione e valutazione dello stile 1. Norma e variazione 2. L’analisi microtestuale 3. L’analisi intertestuale e interculturale 4. La valutazione dello stile

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Capitolo terzo Gli strumenti dell’analisi I. Modalità comunicative 1. Standard/varietà 2. Scritturalità/oralità

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3. Contemporaneità/anacronisticità 4. Letterarietà/non letterarietà II. La struttura pragmatica 1. L’autore 2. Il destinatario 3. Il mezzo 4. La situazione 5. La funzione III. La struttura superficiale 1. Il layout 2. Materiale iconografico 3. La punteggiatura 4. Il carattere IV. La struttura tematica 1. Il tema 2. La progressione tematica 3. Lo sviluppo tematico 4. Il contenuto implicito V. La struttura lessicale e grammaticale 1. Il lessico 2. La sintassi 3. Il livello testo VI. Il rapporto di intertestualità

91 94 97 98 98 99 99 99 104 104 108 110 111 111 112 113 116 121 126 126 130 137 144

Capitolo quarto Lo stile della recensione d’area scientifica I. L’analisi microtestuale 1. Il Textsortenwissen 2. Modalità comunicative 3. La struttura pragmatica 4. La struttura superficiale 5. La struttura tematica 6. La struttura lessicale e grammaticale II. L’analisi intertestuale e interculturale: valutazione dello stile 1. Originalità e convenzionalità dello stile 2. Confronto con la recensione scientifica in lingua italiana 3. Confronto con recensioni critiche del XVIII secolo 4. Confronto con recensioni cinematografiche online 5. Valutazione dello stile del testo: alcune osservazioni

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Riflessione conclusiva

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Riferimenti bibliografici

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Indice analitico

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INTRODUZIONE Texte kann man lesen. Ihren STIL kann man nicht lesen; man muss ihn wahrnehmen (Abraham 1996: 284)

Il presente lavoro contiene una proposta di procedura per l’analisi dello stile del testo ispirata ai principali risultati della stilistica linguistica di scuola tedesca. Ciò presuppone un’idea, chiaramente delineata, di stilistica descrittiva dello stile come fenomeno sociale. Più arduo è indicare sinteticamente l’accezione di stile e le categorie segnalate, entrambe selezionabili all’interno di un’antica tradizione di studi e di una vastissima bibliografia di diversa provenienza. La concezione moderna di stile come fenomeno linguistico complesso (Fix 2001: 121) rende imprescindibile l’apporto di discipline diverse; per la costruzione del suo apparato teorico e analitico, la stilistica può attingere risorse da un’ampia serie di macro e microaree disciplinari, tra le altre, la critica letteraria (estetica, retorica e poetica), le scienze linguistiche (in particolare la linguistica testuale), l’analisi conversazionale, gli studi sul mutamento, sulle varietà linguistiche e sul dialogo interculturale, inoltre grammatica e fraseologia contrastiva, teoria e metodologia didattica; semiotica, sociologia e scienze della comunicazione (antropologia ed etnografia della comunicazione), gli studi culturali1. La prospettiva multidisciplinare qui utilizzata, procedendo per necessarie approssimazioni, mira a fondare una base teorica convincente ed efficace per l’analisi intersoggettiva del testo, anche dal punto di vista della trasmissione non specialistica. L’ottica privilegiata è offerta dalle riflessioni scaturenti dal felice connubio tra stilistica e linguistica del testo, evidenziatosi in Germania soprattutto 1

La tendenza internazionale a delimitare rigidamente i singoli campi di ricerca è sicuramente fruttuosa per la ricerca teorica, presenta tuttavia lo svantaggio di rivolgersi a un pubblico ristretto di specialisti e frena lo sviluppo di teorie generali. Per scopi pratici, non da ultimo di tipo didattico, i risultati migliori sembrano provenire da sinergie tra impulsi teorici diversi (Schroeder 1995: 163). In questo senso, lo stile è un punto di osservazione ideale.

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negli ultimi venti anni, il quale ha permesso di ampliare il discorso sullo stile al testo non letterario e di farlo in una prospettiva linguistica di ampi orizzonti che trascende da un lato, a livello formale, la dimensione frase, e, dall’altro lato, l’intero livello formale, nella comprensione dello stile come fenomeno linguistico di matrice sociale e culturale. La variegata e ricca produzione della stilistica testuale è in parte motivata dall’essenziale comunanza di oggetto e di obiettivi delle due discipline le quali, pur con le dovute distinzioni, considerano entrambe il testo nella sua globalità, come entità provvista di organicità, coerenza e di un particolare modus espressivo dipendente dagli obiettivi comunicativi. Si comprende qui lo stile del testo quale attualizzazione del concetto astratto di stile nel prodotto concreto di matrice sociale e culturale che si definisce testo. L’analisi stilistica ne identifica quei tratti strutturali – gli stilemi individuali – che lo caratterizzano nella sua unicità all’interno di schemi comunicativi convenzionali o stilemi di genere. Gli stilemi non sono intesi come categorie assolute, bensì relazionali, comprensibili solo nel collegamento con altre grandezze e descrivibili nel confronto con elementi disomogenei: il tratto di stile caratteristico, divergente, estraneo, si rileva nel contrasto con il convenzionale, conforme, usuale. Si definisce confronto intertestuale l’esito del rapporto tra il testo e il suo genere di appartenenza e con altre forme comunicative appartenenti alla stessa rete testuale. Gli stilemi tipici di una comunità linguistica si fanno evidenti al confronto interculturale con prodotti testuali paralleli di altre comunità linguistiche; in questa sede, il confronto (esplicitato nel capitolo quarto) riguarda testi in lingua tedesca e testi italiani. Necessaria premessa al discorso sullo stile del testo è una definizione dei termini utilizzati. A prima vista sembrerebbe superfluo definire stile e testo: in italiano, analogamente in tedesco e in altre lingue, si parla comunemente e frequentemente di stile, facendo riferimento a oggetti d’arredamento (es. «mobili in stile»), comportamenti («stile di interloquire», «stile di vita» ecc.), tecniche artistiche e sportive (es. lo stile di Petrarca, lo stile libero); sono inoltre consuete locuzioni del tipo «Tizio ha stile», «non è nel suo stile» ecc. Referente comune della parola stile è la qualità del fenomeno, il quid che permette di riconoscerlo rispetto a fenomeni similari. Nel parlare dello stile di una persona, ci si riferisce ad esempio a qualcosa di inusuale nel suo comportamento che viene rilevato regolarmente: trattandosi dello stile di vestire, potrebbe essere 8

la scelta di particolari tipi di indumenti, colori, tessuti, fogge. Nel linguaggio quotidiano è frequente anche l’uso della parola testo per indicare una composizione verbale scritta, in accezione ristretta un’opera letteraria. La questione tuttavia è più complessa di quanto possa apparire: stile e testo sono da tempo utilizzati e variamente lessicalizzati in ambito di teoria letteraria e linguistica, designando in maniera non univoca nuclei concettuali diversi e non sempre equivalenti. Affinché i termini siano operativamente efficaci, è necessario determinarne i confini. Una definizione preliminare riguarda l’oggetto d’interesse: lo stile linguistico (Sprachstil), che sarà osservato in ottica linguistica e con attenzione privilegiata per la medialità scritta. L’espressione stile del testo, a sua volta, non è di rado utilizzata in specifici contesti culturali, entro i quali rimanda in genere al particolare carattere del testo letterario che – si suppone – permette al lettore di risalire all’autore. L’analisi stilistica tradizionale è rivolta proprio al testo letterario, mirando a mettere in luce l’unicità del modo di scrivere di un autore o di un periodo, unicità che si suppone possa rivelarsi nell’opera d’arte e provarne il valore. L’analisi del testo letterario concerne in genere finalità ermeneutiche che interessano solo marginalmente il testo non letterario. Evidenziare lo stile del testo non letterario può sembrare a prima vista irrilevante. In realtà, ogni genere di testo è soggetto a processo ermeneutico da parte del lettore/ascoltatore. La valutazione dello stile è molto importante per la comprensione dei suoi significati, siano essi trasmessi da schemi convenzionali o da scelte originali. L’esperienza previa di diverse modalità comunicative e tipologie di discorso rende possibile la comunicazione; l’esperienza consapevole la agevola, a livello di comprensione e produzione, soprattutto in ambito di apprendimento di una lingua straniera. Se Aristotele (come tanti dopo di lui) vedeva nella congruità grammaticale e semantica il superamento di ogni ostacolo sulla via della chiarezza e comprensibilità del discorso, per la stilistica interculturale vale un principio diverso: la correttezza grammaticale non sempre garantisce il successo della comunicazione, poiché è possibile che un testo, pur prodotto in una lingua che rispetti le regole del sistema, violi convenzioni valide a livello di configurazione testuale. Per evitare che ciò accada è indispensabile conoscere le convenzioni che regolano la produzione testuale secondo meccanismi prevedibili, ciò che sussumiamo nel concetto di stile di 9

genere, nella consapevolezza che lo stile è un fenomeno sempre variabile e dinamico. Il lavoro, i cui scopi applicativi sono riassunti nelle conclusioni, offre una panoramica di sviluppi, finalità e metodi della stilistica moderna, articolandosi in quattro capitoli: - il primo capitolo serve a definire, in ottica storica, l’ambito di azione della stilistica e a delimitarne l’accezione qui privilegiata; - il secondo capitolo enuclea le premesse teoriche atte a definire il concetto di stile del testo; - il terzo capitolo illustra le principali categorie selezionate per l’analisi stilistica; - il quarto capitolo presenta un’analisi contrastiva esemplare condotta su un testo campione in lingua tedesca. Il profilo stilistico del testo ottenuto dall’analisi è messo a confronto con lo stile di genere della tradizione tedesca e italiana. Le riflessioni su stile e stilistica qui presentate sono frutto di studi rivolti alla configurazione dei testi tedeschi e scaturiscono in parte da un’esperienza pluriennale di insegnamento teorico di stilistica e testologia contrastiva (tedesco-italiano) per i corsi del biennio di Lingua e Traduzione Tedesca (l’attuale Corso di Laurea Magistrale in Traduzione letteraria e saggistica) della Facoltà di Lingue, Università di Pisa (anni accademici 2002/2003 fino al 2008/2009). Il lavoro palesa le sue origini nella logica compositiva, in ragione del riferimento semiesclusivo alla produzione testuale in lingua tedesca, e a causa delle molte citazioni in lingua originale. Per tale motivo, esso è rivolto soprattutto a un pubblico di studenti e studiosi di germanistica e DaF. Ciononostante, le considerazioni sullo stile e l’analisi del testo in lingua tedesca possono essere valide anche per altre lingue e culture, gli esempi prodotti facilmente sostituibili con testi equivalenti in italiano o altre lingue. Dati gli scopi illustrativi, la via analitica proposta è intenzionalmente dettagliata e, per quanto possibile, sistematica. Nel quotidiano, l’analisi di stile funzionale alla comprensione, interpretazione, traduzione o redazione di testi procede in maniera inevitabilmente più frammentaria, purché non si perda di vista l’esigenza di acquisire consapevolezza degli usi di genere, sempre relativizzando il giudizio valutativo che concerne lo stile del testo. 10

Capitolo primo STILE E STILISTICA

Trattare separatamente di stilistica e stile è un’operazione in qualche modo artificiosa, poiché i due concetti sono interdipendenti: ogni concezione di stile influenza il particolare modo di affrontarne il discorso; alla base di ogni stilistica si colloca un’interpretazione del concetto di stile, che ha oggi contorni assai smussati proprio a causa della variegata storia della disciplina. Per accedere ai vari punti di vista sullo stile, l’ottica storica si rivela più agevole di quella sincronica: le accezioni di stile sono oggi tante e di tale varietà che rendono inevitabile, per chi si occupa di stile, ridefinire ogni volta l’oggetto di interesse. A tal fine, si producono qui alcune coordinate generiche (etimologia e definizione lessicografica di stile), per poi tracciare un breve excursus sulla storia della stilistica, nei suoi risvolti essenziali e con attenzione privilegiata per la tradizione di lingua tedesca. Ciò intende chiarire l’orizzonte culturale entro cui ci si muove e annunciare principi teorici e metodologici che saranno precisati nel secondo capitolo. Si rinuncia invece a fornire un panorama sistematico dell’evoluzione del concetto di stile, compito di una monografia dedicata che oltrepasserebbe sicuramente lo spazio concesso e gli obiettivi del presente lavoro.

I. Lo stile: etimologia, definizione lessicografica Il latino stilus (greco antico stílos/στύλος) da cui l’internazionalismo della cultura occidentale (it. stile, ted. Stil, ingl. style, franc. style ecc.) designa, nella descrizione del Deutsches Wörterbuch: [der] römische[n] schreibgriffel, mit dessen spitze man in wachstäfelchen schrieb und mit dessen breitem ende man das geschriebene wieder verstreichen konnte (Deutsches Wörterbuch 1984: 2907). 11

Come parte appuntita dello stilo (detta anche graphium, cfr. it. stilografica), la parola stilus ha origine dal campo semantico dello scrivere e passa, nel suo percorso concettuale, a significare inizialmente l’atto concreto della scrittura, in seguito, metonimicamente, la particolare modalità o maniera di esprimersi, in primo luogo, per scritto (lat. stilus ‚modus scribendi (et dicendi)’) 1. Nel primo significato la parola è attestata ad esempio in Cicerone: caput autem est quod ut vere dicam minime facimus – est enim magni laboris, quem plerique fugimus – quam plurimus scribere. stilus optimus et paestantissimus dicendi effector ac magister [Ma l’esercizio più importante, esercizio che, a dire la verità, non si fa mai perché costa molta fatica, (cosa che noi, per la maggior parte, evitiamo), consiste nello scrivere il più possibile. Lo stilo è di gran lunga il migliore e più efficiente artefice e maestro di eloquenza] (Cicerone, Dell’or.: 212-213).

Lo stilo come strumento per la scrittura e la denominazione corrispondente sono utilizzati fino al XVI secolo. Già nel XV secolo ha inizio il passaggio al significato traslato di ‘prassi, consuetudine scrittoria’, come documenta ancora una volta il Deutsches Wörterbuch: in rein abstracter bedeutung bezeichnet stil seit dem ersten drittel des 15. jhs. die art und weise der schriftlichen und mündlichen darstellung nach ihrer wesenhaft formalen seite hin, etwa nach dem grundsatz des DONATUS: oratio in sensu, stylus in verbis […] (Deutsches Wörterbuch 1984: 1909).

Dalle prime attestazioni dell’uso traslato nel significato di ‘come’ del discorso (distinguibile dal tema o ‘cosa’), si sviluppa, a partire dal tardo XV secolo, l’uso della parola nel significato generico di «modus, usus, consuetudo, mos», in seguito nei significati specifici del tipo «brauch in der gerichtspraxis», «brauch in der zeitrechnung», «art und 1 La parte piatta dello stilo serviva invece a stendere la cera sulla tavoletta, creando una nuova superficie sulla quale incidere i propri pensieri: l’espressione stilum vertere ha origine dal gesto manuale di rovesciamento dello stilo da cui, in senso lato, la concezione di nuovi pensieri (Ehlich 2002: 32).

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weise der musikalischen darstellung» (Deutsches Wörterbuch 1984: 2906-79). Nel corso dei cinque secoli che ci separano dalle prime utilizzazioni della parola in senso metaforico, quest’ultimo è diventato esclusivo. Varie ne sono le accezioni possibili, come riporta l’edizione in tale volumi del dizionario del tedesco contemporaneo a cura della casa editrice Duden: 1) [durch Besonderheiten geprägte] Art und Weise, etwas mündlich oder schriftlich auszudrücken, zu formulieren […]. 2) (von Baukunst, bildender Kunst, Musik, Literatur o. Ä.) das, was im Hinblick auf Ausdrucksform, Gestaltungsweise, formale und inhaltliche Tendenz o. Ä. wesentlich, charakteristisch, typisch ist […]. 3) (o. Pl.) Art und Weise des Sichverhaltens, des Vorgehens […]. 4) Art u. Weise, wie eine Sportart ausgeübt wird; bestimmte Technik in der Ausübung einer Sportart […] (Duden 1999: 3743-44).

Riassumendo i quattro punti sopra elencati, alla parola Stil sono attribuibili oggi i seguenti significati principali: 1) modalità dell’espressione verbale; 2) peculiarità di espressione artistica; 3) modalità dell’agire e dell’essere; 4) tecnica (sportiva). Ancora sintetizzando, Stil rimanda a un’idea di tipicità e insieme di distinzione; l’attributo di stile si applica a particolari modi di dire o di fare tendenzialmente ritenuti degni di ammirazione e senza limitazione di ambito. A partire dal XV-XVI secolo, la designazione di stile tracima infatti la dimensione scritturale e letteraria e si presta a utilizzazioni concettuali nei campi più disparati degli studi accademici e della cultura in genere; da un punto di vista sociologico, il concetto di stile, sebbene tradizionalmente di dominio dell’ambito letterario e artistico, è applicabile a qualsiasi settore dell’attività umana che lasci riconoscere tratti caratteristici, nell’azione in sé o nei suoi esiti 2. Affinché si possa parlare di stile, tali tratti non devono essere riconducibili a un mero principio di funzionalità, ma possedere carattere di espressività, il che accade se essi (per esempio la serie di movimenti comuni compiuta costantemente da un gruppo di pescatori) 2

In tal senso il concetto di stile si avvicina a quello di «moda», quale tendenza attuale di vita sociale e della rappresentazione di sé (Eroms 2008: 11).

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sono compiuti in esclusiva da un certo gruppo sociale e non anche da altri in circostanze analoghe. Nel confronto, la percezione dello stile avviene spontaneamente: se si ricevono lettere da una sola persona, non è possibile decifrare la grafia come peculiare di una persona, come si può invece fare nel caso in cui si ricevano lettere da parte di più persone (Hahn 1986: 603). Il principio metodologico del confronto, sottostante a ogni analisi stilistica del testo (Fix 1991: 47), vale anche in questa sede, debitamente adattato – come si chiarirà in sede opportuna – e circoscritto, come detto, allo stile linguistico. A livello operativo, la delimitazione centrale consiste nell’indagine pressoché esclusiva degli stilemi quantificabili, osservati nella dimensione esclusiva del testo scritto. La limitazione è dovuta a motivi di praticità espositiva: l’analisi conversazionale presuppone un lavoro con corpora raccolti e trascritti in base a un sistema di segni convenzionali che rende i testi difficilmente perspicui per i non addetti ai lavori. Si riporta, a mo’ di esempio, un brevissimo campione del Freiburger Korpus, risultato del progetto Grundstrukturen der deutschen Sprache coordinato da Hugo Steger (1960-1974), accessibile online 3: / ( ja58 ja ) das is so ne5 das is so ne4 Gewissensfrage19 . ( ja ) das kann er09 . / aber37 es4 +g+5 geschieht eigentlich selten26 weil5 bei einer geschickten3 bei einer guten Intendanz26 . / also5 besetzen tut4 +g+5 tut der Intendant49 nicht der Regisseur49 . der Regisseur wünscht sich jemanden5 f+ quasi46 +f eine Besetzung26 ( nich wahr6 ) . aber entscheiden tut der Intendant56 . er also erzählt7 s+ der darf da46 +s . und der muß58 . / der5 der Arbeitseinteiler58 ( ja56 ) oder wie5 wie nennt6 da gibt s ja irgendein anderes Wort für08 . / z+ der Bestimmer48 +z hat mal einer gesagt48 . / ich möcht56 was wollen sie denn werden57 ? . / s+ z+ ( ja7 ) f+ ick +f möcht mal werden n Bestimmer5 wie Herr z+ Barlog58 +z +z +s n4 mal n Junge gesagt19 . / s+ ( ja ja49 ) also das das5 .+ würd ich sagen5 +. ist Sache des Intendanten58 +s . und natürlich kann ein Schauspieler3 ablehnen58 . aber bei einem guten Intendanten36 wird das selten geschehen48 ,+ weil er27 +g+4 seine Schauspieler einfach nicht überfordert09 +, . ich habe das also erlebt06 . und das ist also sehr5 taktvoll und sehr4 gut4 +g+ gelöst worden5 mit z+ Barlog16 +z . und 3

La legenda dei segni utilizzati è visibile mannheim.de/DSAv/ KORPORA/FR/FR_KONV.HTM..

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in

http://dsav-oeff.ids-

zwar war das z+ Anne Frank26 +z . / da sollte ich47 ( das hab ich dann auch gespielt36 ) den5 z+ Peter58 +z diesen Jungen da09 und da bin ich zu z+ Barlog +z gegangen7 und hab gesagt7 s+ nu hör also +s . +g+17 ich bin also nun +g+4 inzwischen Familienvater47 . ich kann nun5 wirklich keinen ungeküßten sechzehnjährigen Jungen mehr spielen39 . / s+ dieses ...4 das kann ich57 .+ ich glaube +. nicht mehr7 +s ,+ daß ich das noch erzeugen kann36 ( nich wahr6 ) dieses4 dieses5 Lebensgefühl29 +, ,+ obwohl mir das5 sehr vertraut war und so9 +, . nun5 seh ich natürlich immer noch aus n bißchen wie z+ Oliver Grimm +z ( nich wahr9 ) . also man glaubt mir das so38 ( nich wahr46 ) also sicher37 . / aber27 und da war z+ Barlog +z also fabelhaft56 und hat gesagt57 s+ z+ ( ja5 ) also hör mal her57 +z +s . z+ das kann ich verstehen16 +z . z+ aber nun laß uns doch mal4 probieren09 +z . z+ wir probieren acht Tage57 +z . z+ wir nehmen uns die z+ Koczian57 +z +z . z+ dann gehen wir auf die Probebühne57 und probieren eine Szene18 vorher09 +z . z+ / und dann5 f+ siehste57 +z ,+ ob du das kannst oder nicht kannst59 +, ,+ ob es noch57 ob das möglich is09 +, +z . (http://dsav-oeff.idsmannheim.de/DSAv/ KORPORA/FR/FR_DOKU. HTM).

Il testo scritto, meglio accessibile all’analisi condivisa, presenta alcune peculiarità di configurazione, di cui si tratterà a tempo debito (cap. 3 § I, 2). Si anticipa qui un’unica considerazione: la dimensione del testo scritto è solo apparentemente statica. La sua dinamicità e dialogicità si produce a ogni lettura, nella diversa comprensione dei significati trasmessa agli interpreti. Ciò vale per il testo letterario e per ogni tipo di testo.

II. La stilistica del tedesco: un excursus Il termine Stilistik (conio del francese stylistique, in uso a partire dal XVIII secolo) è documentato per la prima volta nel frammento 446 di Novalis (1799-1800): Wie die Stimme mannichfaltige Modifikationen in Ansehung des Umfangs, der Geschmeidigkeit, der Stärke, der Art (Mannichfaltigkeit), des Wohlklangs, der Schnelligkeit, der Präzision oder Schärfe hat, so ist auch die schriftliche Stimme oder der Stil auf eine ähnliche Weise unter mannichfachen Gesichtspunkten zu beurteilen. Die Stilistik hat ungemein

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viel Ähnlichkeit mit der Deklamationslehre oder der Redekunst im strengern Sinne (Novalis 1923: 99. Corsivo mio).

La prima comparsa del termine sigla una lunga tradizione di riflessioni d’ambito retorico, poetologico e grammaticale che vagliano, direttamente o a latere, questioni di espressività, in generale o specificamente riferite al discorso persuasivo, poetico e letterario. La stilistica, alla svolta del secolo, non nasce dal nulla, bensì ha origine dalla tradizione di studi retorici, all’interno della quale si sviluppa in disciplina solo parzialmente autonoma, ancella da un lato degli studi di poetica, dall’altro di quelli grammaticali. La frammentazione delle coordinate di riferimento rende disomogeneo e ambiguo il concetto stesso di stilistica. Separando per quanto possibile i due oggetti, il nostro excursus darà conto nel seguito dei due filoni principali della stilistica normativa (§ 1), la cui tradizione risale alle origini della disciplina, e della più recente tendenza descrittiva (§ 2), concentrando l’attenzione sugli sviluppi della stilistica della lingua tedesca.

1. La stilistica normativa

Definita succintamente, la stilistica normativa è la disciplina che, avendo per oggetto lo stile inteso come capacità – apprendibile – di formulare pensieri in maniera appropriata, prescrive regole per la sua produzione, in genere prendendo a modello fonti autorevoli. L’atteggiamento nei confronti dello stile è, in tal senso, valutativo. Le origini risalgono alla retorica classica, più precisamente all’interesse per la forma espressiva, concetto che in Aristotele è designato con il termine léxis e che la tradizione retorica occidentale assume con l’equivalente latino elocutio. Il mondo classico non possiede il concetto di stile come espressione individuale, riconosce piuttosto l’idea della modalità espressiva corretta, alla quale accedere mediante consapevolezza ed esercizio delle regole e, più precisamente, di modalità espressive confacenti ai vari generi di discorso. Il termine stile nell’accezione di modalità generica, quale in uso a partire dal XV secolo circa, viene presto a rivaleggiare, come si è visto, con l’accezione specifica della parola, nella sua forma plurale (stili). L’uso dello stesso termine per indicare due concetti diversi può generare opacità d’uso lessicale nelle traduzioni dalle lingue classiche. Il greco conosce infatti, come equivalente semantico abbastanza 16

vicino di stile individuale, la parola xaraktér (‘carattere’) (Demetrio, Sullo st.: 83, nota 1, e il latino color et sucus (‘colorito e sapore’) (Cicerone, Dell’or.: 638). Per la resa italiana del termine aristotelico léxis si utilizzano almeno tre parole diverse: a) stile (traduzione della Retorica aristotelica a cura di Marco Dorati); b) espressione (traduzione della Poetica di Aristotele a cura di Andrea Barabino); 3) linguaggio (Aristotele, Ret.: 113). La traduttrice del Perí hermeneias di Demetrio (ed. 2002) sceglie il titolo Sullo stile; diversamente, il traduttore dell’opera omonima di Aristotele (ed. 1996) opta per Della interpretazione. Analoga ambiguità semantica si produce con la coppia di equivalenti stile (italiano) ed elocutio (latino). Ad esempio nella traduzione della Institutio oratoria di Quintiliano a cura di Cesare Marco Calcante (2001), l’italiano stile traduce sia elocutio sia genus [orationis], come si legge nel passo che segue (parentesi quadre: formulazioni originali): 1. Una volta acquisita [...] la capacità di scrivere, di riflettere e anche di improvvisare quando la circostanza lo richiederà, la preoccupazione successiva è quella di parlare in modo conveniente, qualità dello STILE che Cicerone indica come quarta [quam virtutem quartam elocutionis Cicero demonstrat] [...]. 2. Poiché l’ornamento dello STILE è vario [Nam cum sit ornatus orationis uarius] e molteplice, e un tipo si adatta a un contesto, un altro a un altro, se esso non sarà adatto al soggetto e ai personaggi, non solo non darà luce allo stile [eam = uirtutem quartam], ma anche lo distruggerà e convertirà la forza dei concetti nel suo opposto. A che giova che le parole siano in Latino corretto, pregnanti, eleganti, rifinite anche con figure e ritmi, se esse non si accordano con quello a cui vogliamo indurre e disporre il giudice? 3. Se utilizziamo uno STILE [genus] elevato nelle cause di scarso rilievo, sobrio e limato in quelle importanti, lieto in quelle tristi, dolce in quelle dure [...]? (Quintiliano, La form. dell’or. v. 3: 1780-81).

Nel seguito si prenderanno in analisi, nello specifico, la teoria aristotelica e la rielaborazione di Cicerone e Quintiliano (§ 1.1), mentre il paragrafo successivo (§ 1.2) servirà a illustrare la genesi di due correnti: la stilistica grammaticale (§ 1.3) e quella retorica (§ 1.4).

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1.1. La forma espressiva nella retorica classica

In Aristotele, l’interesse per la forma espressiva è documentato sia nella Retorica sia nella Poetica. Le discipline sono concepite entrambe come techné (‘tecnica’, arte apprendibile), con riferimento a due diversi generi testuali: il testo argomentativo-persuasivo e il testo poetico 4. L’attenzione per la forma espressiva ha origine, nel pensiero aristotelico, dalla riflessione che riguarda il linguaggio poetico e nel riconoscere ai poeti la capacità di far presa sul pubblico, pur raccontando «cose prive di senso», grazie al particolare modo di esprimersi (Aristotele, Ret.: 299). Si postula dunque, per la léxis, un principio di conformità al genere (la tradizione retorica parlerà di aptum) valido sia per i generi retorici – distinti sulla base della diversa funzionalità in genere deliberativo (l’orazione politica), giudiziario (l’arringa forense) ed epidittico (il discorso celebrativo) (Aristotele, Ret: 25) sia per quelli poetici; la tragedia, ad esempio, è contraddistinta mediante quattro principi: il «racconto» (o mythos), i «caratteri» (ta ethe), il «pensiero» (e dianoia), l’«espressione» (e léxis); mentre i primi due riguardano i momenti cruciali (es. peripezie e riconoscimenti) e i personaggi della vicenda drammatica, il terzo consiste nella «capacità di dire le cose pertinenti e adatte» e l’ultimo è definito «l’elocuzione ottenuta attraverso il lessico» (Aristotele, Poet.: 16 s.). All’espressione poetica, secondo Aristotele, si confà essenzialmente l’essere «chiara e non banale»; per evitare la banalità si fa ricorso alle figure: Più chiara è, dunque, l’espressione derivante da nomi propri, ma risulta banale: esempio ne è la poesia di Cleofonte e di Stenelo. Solenne e capace di variare il linguaggio comune è quella che si serve di termini estranei; per «estraneo» intendo glossa [= parola non comune], metafora, allungamento e tutto ciò che viola quanto è proprio. Se, però, si compongono tutti quanti termini del genere, ne risulterà un enigma o un barbarismo. Forma dell’enigma è collegare cose impossibili, dicendo cose vere. Nella composizione degli ‘altri’ nomi, ciò non è possibile, ma lo è nella composizione di metafore, per esempio «uomo vidi con fuoco bronzo su uomo incollare» e via dicendo. [...] Per il fatto di non rientrare

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La nozione di genere, in Aristotele, si basa su un’idea essenziale di funzionalità dipendente dalla situazione e dal destinatario.

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tra i termini propri, tutti questi fenomeni producono nell’espressione il non comune (Aristotele, Poet.: 53, 55).

Importanza pari al lessico spetta al rhythmos, il ritmo del discorso poetico, mediato dai versi, e della prosa retorica, prodotto da prosodia e sintassi: La forma dello stile non deve essere né metrica né priva di ritmo: nel primo caso non è persuasiva, poiché sembra artificiale e nel contempo distrae l’attenzione dell’ascoltatore, ponendolo nell’attesa del ricorrere della stessa cadenza [...]. Se è invece priva di ritmo, è senza limiti, mentre deve avere dei limiti, ma non nel metro, perché quel che non ha limiti è sgradevole e inconoscibile. [...] Lo stile deve necessariamente essere o «continuo» e unito da particelle connettive, come nei preludi dei ditirambi, o «compatto» e simile alle antistrofi dei poeti antichi. Lo stile continuo è quello antico, ed esso fu in passato usato da tutti mentre ora non molti se ne servono. Per «continuo» intendo quello che non ha in se stesso una conclusione se non quando l’argomento stesso sia completato: è sgradevole per il fatto di essere illimitato, poiché tutti desiderano avere in vista la conclusione. Per questa ragione i corridori perdono il fiato e le forze giunti alla meta: prima infatti, quando hanno in vista il traguardo, non sentono la stanchezza. Questo è lo stile continuo; quello compatto consiste nel periodo. Per «periodo» intendo una forma di espressione che abbia di se stessa un inizio e una fine e una dimensione che possa essere abbracciata con lo sguardo (Aristotele, Poet: 321, 325).

I primi due libri della Retorica aristotelica trattano aspetti concettuali; nel Libro primo si pongono le distinzioni tra teoria argomentativa e dialettica: funzione della retorica è comprendere le modalità di persuasione, funzione della dialettica è la ricerca della verità. La retorica, che si avvale della tecnica dell’esempio e dell’entimema, permette di arrivare a presunzioni o conclusioni solo probabili, essendo le premesse «più o meno» universali; il processo logico che porta inconfutabilmente alla verità è mediato, al contrario, dalla dialettica e dalla tecnica basata sull’induzione e sul sillogismo. Una volta definiti limiti e possibilità conoscitive, la retorica aristotelica tratta di heuresis (l’inventio della tradizione latina) e dei suoi tre generi principali (ta gene tes retorikes). Alle diverse strutturazioni del discorso retorico si confanno diversi argomenti e 19

tempi verbali, finalità e logiche argomentative, il tutto alla luce della varietà di destinatari: – il genere deliberativo (o genos symbouleutikós) è rivolto al pubblico che decide rispetto ad avvenimenti futuri; – il genere epidittico (o genos dikanikós) è per il pubblico che esprime un giudizio su azioni passate; – il genere giudiziario (o genos epideiktikós) si rivolge a spettatori che giudicano il talento dell’oratore (Aristotele, Ret.: 25). In Aristotele, e in generale nell’antichità, l’arte retorica consta di varie competenze concernenti gli argomenti del pensiero (inventio), la loro strutturazione (dispositio) e la forma espressiva (elocutio), di cui si tratta separatemente a scopi descrittivi, ma all’interno di una visione unitaria di ciò che costituisce la formazione e le capacità dell’oratore. La figura ideale dell’oratore passa alla cultura latina quale persona dotata della capacità di «servirsi di parole gradevoli all’ascolto e di argomentazioni atte a convincere nelle ordinarie cause forensi» (Cicerone, Dell’or.: 259) e di una cultura a tutto tondo. Sia il dialogo ciceroniano De oratore (46 a.C.) sia la Institutio oratoria (93-96 d.C.) di Quintiliano, considerata la summa della tradizione retorica di lingua latina, sottolineano la centralità della formazione umanistica per chi vuole dedicarsi all’arte oratoria e la natura della retorica quale «maestra dell’agire onesto e del parlare corretto» («magistra recte faciendi et bene dicendi» in Cicerone, Dell’or.: 610).

1.2. L’insegnamento «stilistico» nel medioevo

L’enfasi data alla maestria oratoria quale abilità complessa, non limitata all’uso abile delle parole, si comprende alla luce della querelle tra filosofi e retori già avviata in Grecia a partire dal IV secolo a.C. (protagonisti Platone e Isocrate) e avente per oggetto il diritto alla formazione dell’uomo politico, più precisamente il dominio disciplinare sugli ambiti di inventio e dispositio: per i maestri di retorica la filosofia deve limitarsi a trattare problematiche scientifiche ed erudite e non occuparsi di politica, i filosofi considerano la retorica semplice palestra per l’esercitazione dell’eloquenza, capacità naturale affinabile mediante l’uso, i cui contenuti culturali devono però provenire dalla filosofia (Narducci 2006: 29 s.). La storia del pensiero vede infine prevalerere una valutazione della retorica come scuola di sola elocutio, la capacità di convincere mediante mera espressività; col tempo il suo dominio si 20

riduce al linguaggio ornato (ornatus), una riduzione già preannunciata nell’opera di Cicerone, nel momento in cui riconosce all’eloquenza una sorta di vita propria, scissa da contenuti e ambito di discorso: di qualsiasi argomento si parla, è necessario, afferma Cicerone, curare l’espressione (Cicerone, Dell’or.: 153). Nel sistema formativo medievale, la retorica è parte del trivium insieme alle altre due arti del linguaggio, la grammatica e la dialettica (o logica). In base alla classificazione delle artes logicae di Pietro Ramo (1515-1572), inventio e dispositio (semplificando: contenuto e struttura del discorso) sono interesse della dialettica, mentre alla retorica compete solo la forma, appunto la elocutio, insieme alla memoria e alla pronuntiatio (le arti concernenti la modalità di memorizzazione del discorso oratorio e della sua presentazione al pubblico). In Cicerone la qualità positiva del discorso oratorio si riassume nel doppio principio di «ornate et apte loqui» (eleganza e proprietà di linguaggio) (Cicerone, Dell’or.: 637). Quintiliano, seguendo Cicerone, indica come principali virtutes dicendi la chiarezza (perspicuitas) e il decoro (ornatus), proprietà che, come già illustrava Aristotele, sono da miscelare diversamente nei diversi generi di discorso. Nella cultura occidentale, le qualità fondamentali della elocutio sono destinate a incanalarsi in discipline diverse, la perspicuitas come oggetto di studio della grammatica, l’ornatus, invece, della retorica. Se in Quintiliano le competenze del grammatico sono integrate nel sistema retorico, la gerarchia si ribalta nella Ars grammatica di Elio Donato (IV secolo), opera fondamentale per la tradizione grammaticografica delle lingue europee che comprende una sezione dedicata alle «figure retoriche»: la posizione apicale è assunta dalla grammatica in quanto teoria del linguaggio e della sua utilizzazione, mentre ruolo marginale spetta alla retorica, la tecnica del discorso ornato. La tradizione normativa del discorso sullo stile ante litteram (più precisamente: sulla forma espressiva) si snoda dunque su due filoni principali: 1) l’ambito linguistico, ovvero le norme di stile inteso come ars recte loquendi (capacità di esprimersi correttamente) (v. § 1.3) ; 2) l’ambito retorico, in seguito letterario e poetico, ossia le norme di stile quale ars bene loquendi (capacità di esprimersi in maniera elegante) (v. § 1.4). Lo scarto tra la modalità del recte e del bene viene compreso essenzialmente nel principio di ornatus. 21

1.3. La stilistica grammaticale

Nella tradizione tedesca, la stilistica normativa d’ambito grammaticale (la Stillehre) produce, soprattutto dal XVIII secolo, breviari per un uso «coltivato» della lingua dal quale ricavare lo stile elegante, pur se disadorno, del discorso in prosa (§ 1.4). La produzione del genere Stilfibel va compreso all’interno del movimento culturale della Sprachpflege, le cui origini vengono fissate al XVI secolo (epoca dei primi documenti grammaticografici del tedesco) (Law 2007: 1-2). Sviluppatasi in epoca di accademie e purismo linguistico 5, la Sprachpflege si esprime con un doppio atteggiamento: da un lato la critica nei confronti di usi impropri e barbarismi, dall’altro – di nuovo in epoca illuminista – la proposta di consuetudini linguistiche che siano appannaggio e segno distintivo delle persone di cultura e della borghesia colta. Tale atteggiamento duplice si perpetua, senza soluzione di continuità, fino ai nostri giorni: costituiscono oggetto odierno di dibattito per la critica linguistica, oltre l’antica questione del purismo (che tocca soprattutto la diffusione dell’inglese nel tedesco contemporaneo), la riforma ortografica, tornata di grande attualità negli ultimi trent’anni (Mentrup 2007) e la cosiddetta political correctness (Wierlemann 2002). Tra i primi a occuparsi di stile del tedesco è Johann Christoph Adelung, personalità importante nella storia della grammaticografia in Germania, autore di un’opera, Über den deutschen Styl (1785), concepita come manuale per l’insegnamento. Nelle tre parti che la compongono, l’opera illustra principi generali di stile (Allgemeine Eigenschaften des Styles), caratteristiche di stili particolari (Besondere Arten des Styles), offrendo infine consigli pratici di buona scrittura (Hülfsmittel der guten Schreibart). Respingendo la concezione di stilistica come mera «Lehre von den Figuren», Adelung considera la «forma del discorso» di competenza degli studi linguistici:

5 Tra gli antesignani del movimento si annovera Christian Thomasius, l’illuminista noto per aver abbandonato il latino a favore del tedesco nel corso delle sue lezioni all’università di Jena e fondatore dei «Monatsgespräche» (1688), prima rivista erudita in lingua tedesca (Püschel 2000: 10).

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Die Form der Rede ist so wohl ein Gegenstand der Sprachlehre, als der Lehre von dem Style oder der Schreibart, doch so, daß es jene bloß mit der Richtigkeit des Ausdruckes durch Worte nach Maßgebung des besten Sprachgebrauches, diese aber mit dem zweckmäßigen, schönen Ausdrucke zu thun hat. Die Wörter Styl und Schreibart bedeutet zwar überhaupt die Art und Weise, wie man schreibt, d.i. andern seine Gedanken durch geschriebene Worte ausdruckt, und in diesem Verstande gibt es einen guten und einen schlechten Styl. Allein im engern Verstande bezeichnen sie die gehörige Art, andern seine Gedanken auf eine zweckmäßige und schöne Art durch Worte vorzutragen, so daß auch der mündliche Ausdruck nicht davon ausgeschlossen bleibt (Adelung 1974: 25. Corsivo mio).

Il concetto di stile, compreso – secondo antica tradizione retorica – come principio di conformità al genere, si collega in Adelung a un ideale illuministico di buon gusto motivato funzionalmente. L’esigenza fondamentale del discorso è la comprensibilità: «Die erste und vornehmste Absicht der Rede ist, verstanden zu werden» (Adelung 1974: 34): affinché realizzi al meglio la sua finalità comunicativa, l’espressione deve essere grammaticalmente corretta e adeguata. L’ornamento, al contrario, è per Adelung di importanza secondaria, non perché la forma sia separata dal contenuto e lo stile, come volevano le teorie stilistiche del Rinascimento, semplice Einkleidung des Gedankens. Al contrario, forma e contenuto sono un tutt’uno; i principi di bello stile si profilano nel precetto sintetico della Klarheit, l’unica strategia abile a trasmettere il pensiero: Das vornehmste, und beinahe einige Mittel besteht darin, daß man sich jeden Gedanken so klar und deutlich denke, als erfordert wird, ihn in eben der Klarheit wieder bei anderen zu erwecken. So bald man selbst klar denkt, findet sich der Ausdruck von selbst, weil wir alle unsere klaren Vorstellungen in und mit der Sprache selbst erhalten, daher die Armut der Sprache hier keine Entschuldigung sein kann (Adelung 1974: 133-134).

Norme di stile chiaro ed elegante equivalgono per Adelung all’uso dello Hochdeutsch, il tedesco che si distingue per una serie di caratteristiche, menzionate nei titoli dei singoli capitoli: correttezza, purezza, chiarezza e linearità, precisione e sinteticità, dignità, eufonia, vivacità, varietà, originalità dell’espressione. Il credo nelle possibilità 23

dello stile di rappresentare chiarezza di vedute e finezza del sentire prosegue e si potenzia nel secolo «borghese» e fino alla seconda metà del novecento, come testimoniano gli esempi menzionati nel seguito. Nella sua opera dedicata allo stile (Der deutsche Stil, 1848), Karl Ferdinand Becker, linguista e insegnante, formula una teoria relativa alle «leggi naturali» della lingua, entro cui lo stile è compreso come specchio della «vollkommene Übereinstimmung von Ausdruck und Sache, von Rede und Gedanke» (Becker 1884: 14), realizzandosi a vari livelli, nella sintassi come nella scelta degli ornamenti del discorso: In der Wortstellung folgt das Prädikat als der Hauptbegriff des Gedankens gewöhnlich dem Subjekte nach, z.B. die Bürger frohlocken; wenn aber das Subjekt als der Hauptbegriff hervorgehoben werden soll, so folgt es in einer Umstellung dem Prädikate nach, z.B. Es frohlockt die ganze Stadt; es drohet Gefahr; jenen ward der gewaltige Wille. Die deutsche Sprache faßt in solchen Fällen das Subjekt nicht mehr als grammatisches Subjekt auf und füllt gewöhnlich in der grammatischen Form des Satzes die leer gewordene Stelle des Subjektes durch das Pronomen es aus. In machen Ausdrucksformen, wie «Es giebt Riesen» «Es fehlt an Wasser», wird das Subjekt, weil es als der Hauptbegriff hervorgehoben wird, als ein ergänzendes Objekt mit dem Prädikate verbunden (Becker 1884: 35).

Considerando pensiero (Gedanke) e rappresentazione (Darstellung) in stretta connessione, Becker riconosce alla capacità di esprimersi, nella scrittura come nell’oralità, grande influenza sullo sviluppo intellettuale (Becker 1884: 78) – da cui l’importanza dell’insegnamento dello stile. Analogo scopo didattico si pone l’opera dedicata allo stile del suo contemporaneo, a sua volta docente ginnasiale e studioso di grammatica, Simon Heinrich Adolf Herling. Con le Grundregeln des deutschen Styls (18272), Herling si pone il problema della specificità dell’insegnamento di stile all’interno della didattica grammaticale. Per trasmettere l’uso di un tedesco stilisticamente adeguato non è sufficiente presentare, come è prassi comune alla sua epoca, vaghe indicazioni di regole, esempi, inadeguate formule di commento sulle prestazioni degli allievi (es. «es klingt nicht, es ist nicht gerundet») (Herling 1827: 5). La disciplina stilistica – come l’antica retorica – dovrebbe operare sul piano della strutturazione formale e argomentativa del testo. Per l’apprendimento 24

dello stile è postulata l’esigenza di analizzare il modo in cui le parole vengono scelte e ordinate nelle frasi e le frasi collocate all’interno di periodi complessi (Herling 1827: 8) 6. La tradizione continua ininterrotta nel secolo successivo. Esempio novecentesco di stilistica normativa è la Stilkunst. Ein Lehrbuch deutscher Prosa (1943) di Ludwig Reiners, opera illuministicamente dedita alla cura della forma in quanto «Kontur des Gedankens» (Reiners 1951: 39). Con piglio di antica scuola retorica, Reiners invita a non confondere «das Schöne» con «das Geputzte». Lo stile non è ornamento, ma complemento del testo; la forma deve essere consona («angemessen») al contenuto; in particolare, la prosa della scrittura scientifica deve essere chiara, sintetica e comprensibile («klar, knapp und leicht verständlich») (Reiners 1951: 39-40). Pur ammettendo che lo stile sia una qualità difficilmente trasmissibile, Reiners attribuisce a un manuale di stile la capacità di presentare esempi di stile buono o cattivo, illustrarne le caratteristiche, fornire indicazioni e consigli; un esempio sintetico del suo modo di procedere è tratto dalle forme imperative comprese nell’indice della sua opera minore, la Stilfibel: Kein Satzdreh nach und! […] Sparen mit der Leideform! […] Wählen Sie die richtige Zeitform! […] Kein falsches um zu! […] Wähle das treffende Wort! […] Meidet Modewörter! […] Baut kurze Sätze! […] Kein Papierdeutsch! […] Kein Schreistil! […] Häufen Sie nicht die Eigenschaftswörter! […] (Reiners 1992: 9-10).

La Stilkunst di Reiners conosce diciassette edizioni (l’ultima nel 1991, a cura di Stephan Meyer e Jürgen Schiewe); la sua Stilfibel trentacinque, dal 1963 al 2007. Fortuna analoga hanno la Deutsche Stilkunst di Eduard Engel (1° edizione nel 1911, 31 edizioni fino al 1933 7), l’opera di Eduard Koelwel (varie edizioni tra il 1942 e il 1964) e altri esempi di stilistica divulgativa (Stillehre für Laien), genere 6

La proposta didattica di Herling, riappropriandosi dell’antico concetto di imitazione dei classici, prevede peraltro che l’acquisizione di stile proceda dall’analisi filologica (o stilistica) dei testi canonici (1.2.1), modello a lungo operante nella didattica universitaria delle «lingue e letterature» e in parte accolto nel presente lavoro. 7 Il successo editoriale dell’opera di Engel termina bruscamente con lo Schreibverbot imposto dal regime nazista.

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spesso curato da linguisti amatoriali (Law 2007: 1) 8. Tale successo editoriale dei breviari di stile testimonia il grande interesse dell’opinione pubblica per la questione normativa, interesse tuttora vivo e attuale. Ai nostri giorni la cosiddetta critica linguistica applicata (angewandte Sprachkritik) produce sia lavori sistematici (Sanders 1986; Püschel 2000), tra cui prontuari di stile (Sprachratgeber) per la comunicazione a scopi speciali – ad esempio il volume della redazione Duden dedicato alla corrispondenza professionale (Duden 2008) –, sia raccolte più o meno strutturate di critiche e consigli, in cui compaiono annotazioni di questo tipo: Stilistisch aufgedunsen sind ferner syntaktische Konstruktionen mit zwei Partizipien Perfekti in Folge, namentlich solche mit den blassen Verben bekommen oder erhalten: Wir haben geschildert bekommen, daß [...] ganz schlimm (kürzlich in einem Gespräch geäußert: Er hat im Krieg ein Bein abgeschossen gekriegt (Urbanek 2000: 88).

Documentano inoltre il grande interesse – sia individuale sia dei media – per questioni di correttezza stilistica il successo di pubblico della Kolumne zur Sprachpflege curata da Sebastian Sick per la versione online del periodico Der Spiegel (Der Zwiebelfisch, in www.spiegel.de/kultur) e il successo editoriale delle raccolte in volume dello stesso Sick (2004, 2005, 2006). Di seguito la testimonianza dell’autore: Die wöchentlich steigende Flut von E-Mails mit Anregungen und Fragen zeigte alsbald, dass das Interesse der ‚Zwiebelfisch’-Leser weit über die kleineren und größeren Unfälle der Nachrichtensprache hinausging. Es richtete sich auf die vielen Zweifelsfälle der deutschen Sprache im Allgemeinen: Wann wird eigentlich noch der Genitiv gebraucht, wie werden englische Verben im Deutschen konjugiert, wo setzt man ein Fugen-s und wo nicht, wie lautet der Plural von diesem oder jenem Fremdwort, was verbirgt sich hinter dieser oder jener Redewendung? (Sick 2004: 10). 8

Reiners era giurista, commerciante e scrittore, Koelwel scrittore e pittore; Engel filologo e letterato.

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La critica di Sick trova scarso favore tra i linguisti, che la giudicano fondata su una concezione della lingua limitata ad aspetti di superficie, incapace di coglierne complessità e potenzialità (Sitta 2000: 96). D’altra parte, il «fenomeno Sick» è espressione indiretta di un bisogno sociale di coordinate normative, esigenza dichiarata dai portavoce di scuola e impresa in occasione del convegno Deutsche Grammatik, Regeln, Normen, Sprachgebrauch (IDS, Mannheim, marzo 2008), come è possibile leggere nella seguente relazione: In der Alltagskommunikation spielt es eher eine geringere Rolle, ob man gewinkt oder gewunken sagt. Bruno Strecker warf als Konsequenz daraus die Frage in die Runde, ob man unbedingt entscheiden muss, welche der beiden Varianten „richtig” ist. Sprachwissenschaftler tendieren eher zu einer ablehnenden Antwort. Dass dieser Standpunkt bei der Öffentlichkeit weniger auf Verständnis stößt, bemerkte Katrin Kunkel-Razum von der Dudenredaktion und wies auf das große Bedürfnis der Sprecher nach Sprachberatung hin und auch nach klaren Entscheidungen, was richtig, was falsch ist. Auch in der betrieblichen und der technischen Kommunikation besteht ein immer größerer Normierungsbedarf. Eva Maria Jakobs unterstrich, dass eine Normierung von Technik ohne Normierung von Sprache überhaupt nicht möglich ist. Ein großer Normierungsdruck besteht ebenfalls in vielen Unternehmensbereichen, wo die Standardisierung der mündlichen und schriftlichen Kommunikation immer mehr zu einem wichtigen Kosten- und Zeitfaktor wird. Und nicht zuletzt im DaF-Unterricht ist Liberalität fehl am Platze, so Gerhard Stickel. Die Normen sollen hier so eng wie möglich sein, da die Vermittlung von Varianten – speziell im Anfängerunterricht – die Schüler überfordert und den Lernprozess behindert. Dass Normen dabei nicht über Gebühr zu verallgemeinern, sondern registerspezifisch zu formulieren sind, wurde ebenfalls in der Diskussion deutlich (Urbanik 2008: 7).

Per la linguistica contemporanea, in cui vige la tendenza a registrare e descrivere usi con atteggiamento non valutativo nei confronti della varietà, la questione normativa non è di interesse primario (Hoberg 2000: 7) e concerne essenzialmente la sola compilazione dei codici. L’opera lessicografica e grammaticografica implica infatti, nella scelta e classificazione, una certa valutazione del materiale linguistico. Oltre a ciò, nei codici sono presenti indicazioni 27

esplicite riguardanti la correttezza stilistica, come ad esempio gli Stilistische Hinweise del Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache della casa editrice Langenscheidt (2003), compresi nelle note introduttive (Hinweise für die Benutzer): Es gibt in jeder Sprache Wörter, die nur in ganz bestimmten Sprech- oder Schreibsituationen verwendet werden. Ihr Gebrauch hängt von einer Reihe von Faktoren ab, auf die in diesem Wörterbuch durch verschiedene Markierungen verweisen wird. Manche Wörter gelten z.B. als unhöflich oder als vulgär, andere werden nur von oder im Gespräch mit Kindern gebraucht, wiederum andere gehören zu einem Fachwortschatz oder zu einer regionalen Variante des Deutschen. [...] Eine Reihe von Wörtern oder Wortverbindungen wird – normalerweise – nur in der gesprochenen Sprache verwendet, z.B. durchdrehen (= ‚sehr nervös werden, die Nerven verlieren’) oder echt (= ‚wirklich’ – Das hast du echt toll gemacht!). Solche Wörter kann man verwenden, wenn man mit Freunden und Bekannten spricht, also in einer privaten, alltäglichen Unterhaltung. Sie werden mit gespr. (= «gesprochen») gekennzeichnet. Natürlich kann man sie auch schreiben, etwa in privaten Briefen; man findet sie sicherlich auch in Romanen, Theaterstücken usw., wenn gesprochene Sprache wiedergegeben wird (etwa in Dialogen). Man wird sie aber nur selten im Nachrichtenteil einer Zeitung lesen oder in Aufsätzen verwerden (Götz / Haensch / Wellmann 2003: XV).

Esistono infine codici espressamente dedicati alla raccolta di usi linguistici selezionati, ad esempio Das Stilwörterbuch. Grundlegend für gutes Deutsch della redazione Duden (8. edizione), nella cui locandina digitale si legge: Sagt man das so? Ist das guter Stil? Wer kennt nicht die Unsicherheiten beim Verfassen eines Textes! Das «Stilwörterbuch» von Duden hilft: Mit über 100 000 aktuellen Satzbeispielen zeigt es auf 979 Seiten die vielfältigen Ausdrucksmöglichkeiten der deutschen Sprache und legt die inhaltlich sinnvolle und grammatisch korrekte Verknüpfung der Wörter präzise dar. Zahlreiche feste Wendungen, Redensarten und Sprichwörter vermitteln Sicherheit bei der Wahl der Ausdrucksweise. Die Angabe des Stilwertes (zum Beispiel: «gehobener Stil», «salopper Stil» oder «derber Stil») verhilft zu stilistisch angemessenen Formulierungen. Geht man auf oder in eine Homepage? Und wie lässt sich – sprachlich 100-prozentig – das Wort E-Mail gebrauchen? (http://www.duden.de/deutsche_sprache/index.php?nid=22). 28

La tradizione della stilistica normativa non può in nessun modo ritenersi esaurita. Il favore di cui gode nel pubblico e le possibilità offerte dai nuovi media spiegano anche l’aumento di offerta di Sprachberatung da parte di università e accademie linguistiche. Un esempio del genere è il servizio di consulenza della Gesellschaft für deutsche Sprache, descritto come segue: Ein wichtiger Arbeitsschwerpunkt der GfdS ist die Beratung von Privatpersonen, Firmen, Ministerien und Institutionen, die sich mit Fragen und Bitten um Auskünfte an sie wenden. / Die Sprachberaterinnen und Sprachberater der GfdS beantworten alle Fragen zur deutschen Sprache, beispielsweise zu Rechtschreibung und Grammatik, zu Stil und Ausdruck. Sie prüfen Texte und erarbeiten Gutachten, z.B. zur Bedeutung und Zulässigkeit von Vornamen.» (http://www.gfds.de/sprachberatung/).

1.4. La stilistica retorica

In ambito letterario vige, nella precettistica rinascimentale (es. Ars versificandi et carminum di Jacob Wimpheling, 1505) e fino al XVIII secolo, l’antica concezione di poesia come tecnica acquisibile, di poetica come sistema per produrre testi a «regola d’arte» e di retorica intesa come arsenale di figure atte a rendere decoro allo stile della poesia. La normativa di stile poetico risale alla tradizione retorica nel discorso relativo ai genera elocutionis, espressione che designa la varietà di modalità espressive (Redeweisen in Lausberg 1973: 524) confacenti alle varie parti della causa. Alla base della teoria dei genera elocutionis si pone un principio di conformità (aptum) tra forma (verba), contenuto (materia, causa), pensieri (res) rivenuti sull’argomento e funzione (ufficium) del discorso (Lausberg 1973: 519). Sulle caratteristiche dei vari elementi si impernia l’analisi e classificazione dei tre genera principali (genus subtile, genus medium, genus grande) nei trattati di Cicerone e Quintiliano, classificazione ivi riferita allo stile funzionale agli scopi comunicativi dell’oratore, il quale sarà «subtile in probando, modicum in delectando, vehemens in flectendo» (Lausberg 1973: 519). In ambito poetico, la tradizione impone classificazioni analoghe. Nel trattato Sullo stile (III/II secolo a.C.) di Demetrio Falereo, unico manuale conservato d’epoca ellenistica, i diversi modi espressivi (compatto, slegato, periodico) sono descritti come segue: 29

All’origine del periodo c’è lo stile: si ha da un lato lo stile chiamato compatto, vale a dire quello che consiste di periodi, come nei discorsi oratori di Isocrate, di Gorgia e di Alcidamante, opere interamente costituite di periodi che si succedono l’uno dopo l’altro con non minore regolarità degli esametri nella poesia di Omero; dall’altro lato si ha lo stile che porta il nome di slegato, in quanto i kôla [«unità di significato»; ivi 57] nei quali è diviso non sono strettamente uniti l’uno con l’altro, come in Ecateo, per lo più in Erodoto e in generale negli scrittori più antichi. Ecco un esempio: «Ecateo di Mileto così riferisce: io scrivo queste cose come a me sembrano essere vere, perché le storie raccontate dai Greci sono, come a me appaiono, molte e assurde». Qui i kôla sembrano, per così dire, ammucchiati e gettati l’uno sull’altro, senza legame né sostegno né reciproco supporto, come si ha, invece, nei periodi. I kôla dello stile periodico possono, in effetti, essere paragonati alle pietre che sostengono e tengono insieme un soffitto a volta; i kôla dello stile slegato, invece, assomigliano a pietre gettate semplicemente le une vicine alle altre e non riunite in una struttura (Demetrio, Sullo st.: 67).

Nel medioevo, seguendo i precetti di Elio Donato, si decreta una triplice casistica di generi o stili 9 (genus humile, genus medium, genus sublime) corrispondenti a determinati argomenti e situazioni ed esemplificati dalle opere di Virgilio (le Bucoliche, le Georgiche e l’Eneide), come riassunto nella cosiddetta «ruota» (rota Vergilii) (tab. 1). TAB. 1 stilus Stand Eigennamen

humilis pastor, otiosus Tityrus, Meliboeus Tiere ovis Werkzeuge baculus Ort pascua Pflanzen fagus (Lausberg 1963: 155).

mediocris agricola Triptolemus, Caelius

gravis miles, dominans Hector, Aiax

bos aratrum ager pomus

equus gladius urbs, castra laurus, cedrus

9

L’oscillazione semantica tra i termini elocutio e stile si produce in questo ambito di discorso.

30

I tre stili si confanno a scopi diversi (Mortara Garavelli 1998: 280): lo stile umile, che ha lo scopo di insegnare (docere) e dimostrare (probare), è adatto alla prosa; scopo dello stile medio è intrattenere piacevolmente il pubblico (delectare); lo stile sublime, che persegue il fine di suscitare forti passioni (movere), si addice alla tragedia. Le differenze di stile sono date dai requisiti (virtutes) della forma espressiva: puritas e perspicuitas dello stile umile, l’atteggiamento moderato (éthos) dello stile medio, il páthos espressivo dello stile alto. Ciò che determina tali differenze è la qualità e quantità di ornatus e figure retoriche: per il genere umile è prevista eleganza sobria, priva di ornamenti; per il genere medio eleganza più raffinata, curata negli aspetti fonico-ritmici; ampio uso di espedienti concettuali e formali, infine, per il genere alto. Tale distinzione di stili o generi considera lo stile semplice, privo di figure e tropi, attributo della prosa corretta e, in quanto tale, oggetto di studio della grammatica (§ 1.1.3); rientrano invece negli interessi della poetica gli stili più elevati, confacenti al discorso poetico (tradizionalmente in versi), e l’intero arsenale di figure retoriche; ha origine qui, nella teoria degli stili che muta in una sorta di teoria dei generi letterari e nella divisione dei ruoli disciplinari, una certa confusione di termini e sovrapposizione di ruoli (soprattutto in relazione al discorso sulle figure retoriche), ancora oggi visibile, tra interessi di stilistica, retorica, studi letterari in generale, nel genere lirico in particolare. La poetica classicista riconosce corrispondenze tra stili e vari altri aspetti delle forme letterarie, facendo rientrare le normative retoriche all’interno di più ampi breviari di poetica generale (Martin Opitz, Buch von der Deutschen Poeterey, 1624). In tale contesto ideologico si producono i cataloghi di figure, suddivise in figure di suono, di parola e sintattiche. Come esempio di atteggiamento normativo in poetica si presenta un brano tratto dal Poetischer Trichter di Georg Philipp Harsdörffer (1647-52), in cui si parla di parabola come forma costruita su modello delle storie edificanti dei Vangeli, se ne indicano come tratti consoni l’uso del verso e la personificazione, come figura di ornatus. Se ne offre infine un campione, qui in parte riprodotto (Harsdörffer 1985: 47-48):

31

Es sind ferners dreyerley Arten Gleichnissen / von welchen absonderlich zu reden seyn wird. Die I. Art ist das Lehrgedicht / wann in vielen Stücken das Gleichniß fortgesetzet wird: wie dort in dem Evangelio / das Gleichniß von dem Seeman / von dem Weinberg / von dem guten Hirten. [...] Dieser Inhalt kan zwar in gebundener Rede erzehlet / aber viel Poetischer durch die Personbildung / folgender massen verabfasset / und gleichsam ausgemahlet werden. Der Verstand und Wille deß Menschen. Mine Perle / die mich zieret / ist von überhohem Werth / und wird nun von meinen Brüdern / durch Geschenk und Wort begehrt. Das Gesicht.

La tradizione normativa della stilistica poetica tramonta già in epoca romantica. Attualmente si registrano i nuovi sviluppi della retorica d’ambito estetico (Lausberg 1990; Plett 2001), i suoi tentativi di ampliarsi a «allgemeine Methode der Literaturanalyse» (Coenen 1988: 45), anche assimilando la prospettiva degli studi culturali (Lachmann/Nicolosi/Strätling 2008). D’altro canto, per la tradizione occidentale il repertorio di figure retoriche rappresenta un patrimonio acquisito e, in quanto tale, uno strumento irrinunciabile per lo studio e la denominazione dei mezzi espressivi nei vari ambiti disciplinari.

2. La stilistica descrittiva

La stilistica descrittiva non prescrive norme di stile, limitandosi a selezionare e illustrare fenomeni di stile individuale o di stili collettivi, a livello di macrostruttura testuale e di microstrutture linguistiche. Sono di tendenza descrittiva sia la stilistica per antonomasia, che si afferma nell’ottocento come dotazione metodologica per la filologia e la critica del testo letterario, sia la stilistica sviluppatasi internamente alle scienze linguistiche, a partire dal momento della loro istituzione nel primo novecento. Sotto il segno di Ferdinand de Saussure (Cours de linguistique générale, 1916) e del formalismo-strutturalismo, si palesano inevitabili sconfinamenti disciplinari, con l’applicazione di criteri linguistici in ambito di critica del testo letterario e, sull’opposto

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versante linguistico, la considerazione della categoria stile e l’indagine della lingua letteraria10.

2.1. La stilistica filologica

Una nuova concezione di stile come espressione artistica che non sia frutto di imitazione, bensì prodotto di ricerca e invenzione originale, è in auge nella cultura francese a partire dai saggi cinquecenteschi di Michel de Montaigne (1533-1592) ed è tipicamente riassunta nella massima pronunciata da George Louis Leclerc de Buffon nel suo Discours sur le style (1753): «Le style c’est l’homme» (Wellmann 1998b: 179). Tale concezione si fa strada in Germania in epoca romantica. L’idea è annunciata nel trattato goethiano Einfache Nachahmung der Natur, Manier, Stil (1789). Goethe vi descrive lo stile in contrapposizione con altre forme di espressione artistica: imitazione della natura e maniera. Mentre queste ultime sono capaci di descrivere solo aspetti parziali della realtà (l’individuo o la specie), lo stile può, secondo Goethe, cogliere nel fenomeno naturale l’unità dell’individuo con la specie, riproducendo i meccanismi di generazione organica della natura: Gelangt die Kunst durch Nachahmung der Natur, durch Bemühung, sich eine allgemeine Sprache zu machen, durch genaues und tiefes Studium der Gegenstände selbst endlich dahin, daß sie die Eigenschaften der Dinge und die Art, wie sie bestehen, genau und immer genauer kennen lernt, daß sie die Reihe der Gestalten übersieht und die verschiedenen charakteristischen Formen nebeneinander zu stellen und nachzuahmen weiß, dann wird der Stil der höchste Grad, wohin sie gelangen kann; der

10 Il dibattito sul diritto di appartenenza degli studi di stile all’interno delle scienze linguistiche si palesa con chiarezza nel 1994, nella scelta del tema del convegno Stilfragen dello Institut für Deutsche Sprache di Mannheim. La questione, nel frattempo, sembra essersi risolta favorevolmente per la stilistica, come segnala la recente uscita (dicembre 2008) del volume Rhetorik und Stilistik, a cura di Fix/Gardt/Knape, nella prestigiosa collana Handbücher zur Sprach- und Kommunikations-wissenschaft (HSK) della casa editrice de Gruyter. Diversa la situazione in Italia (soprattutto oltre i confini della germanistica), dove la stilistica linguistica e la linguistica del testo sono incalzate, rispettivamente, dal radicamento della semiotica di Umberto Eco (così Pérennec 2000: 145) e dalla diffusione quasi esclusiva della visione di de Beaugrande/Dressler (edizione italiana 1984).

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Grad, wo sie sich den höchsten menschlichen Bemühungen gleichstellen darf. Wie die einfache Nachahmung auf dem ruhigen Dasein und einer liebevollen Gegenwart beruhet, die Manier eine Erscheinung mit einem leichten, fähigen Gemüt ergreift, so ruht der Stil auf den tiefsten Grundfesten der Erkenntnis, auf dem Wesen der Dinge, insofern uns erlaubt ist, es in sichtbaren und greiflichen Gestalten zu erkennen (Goethe 1789: 96-97).

Una definizione non dissimile di Stil è nel manuale di poetica di Braak, di recente (2001) uscito in ottava edizione: eigenständige, einheitliche Darstellungs- und Ausdrucksweise, im Gegensatz zu Manier, schablonenhafte oder routinierte Nachahmung eines ursprünglichen eigenständigen Stils (Braak 2001: 41).

Nella stessa sede, la Stilistik o theoretische Stilkunde è definita «Wissenschaft von der Formung des Sprachmaterials durch den Stil schlechthin», i suoi scopi illustrati nella serie che segue: systematische Beschreibung der Stilmittel, psychologische Erklärung, ästhetische Wirkungslehre (Braak 2001: 41).

Una siffatta descrizione della disciplina si mantiene pressoché costante, dal momento in cui il principio di stile individuale, recepibile e non trasmissibile, subentra alla concezione classicista di stile di maniera. La stilistica vi appare come teoria, indagine e rappresentazione dell’elemento estetico del testo poetico e dell’unicità espressiva di autori, epoche e correnti letterarie. Nell’otto-novecento, le riflessioni sullo stile rientrano negli studi di estetica come attenzione per il carattere particolare e unitario di un autore, una corrente, una letteratura nazionale, quale percepito e trasmesso dalla mente critica. Iniziatore della Individualstilistik tedesca è considerato Karl Philipp von Moritz (contemporaneo di Adelung) con le sue Vorlesungen über den Styl (1793) (Eroms 2008: 16); il suo massimo rappresentante è di solito indicato in Leo Spitzer (Stilstudien 1926), il quale fonda un percorso ermeneutico sull’osservazione di caratteristiche salienti (Auffälligkeiten) a livello lessicale, sintattico o 34

morfologico, arrivando a generalizzazioni relative allo stile di un autore o di una corrente, come nell’esempio che segue, tratto da un saggio dedicato alla poesia simbolista francese (il riferimento delle prime battute, in particolare, è ai versi 15-23 di Les jeux rustiques et divins di Henri de Régnier): Durch die fortwährenden Einschübe, die dem Vorwärtsdrängen des Lesers die Befriedigung verwehren, wird die Spannung ungeheuert gesteigert und, als endlich wie die Apotheose das Bild der brünstigen Zentauren auftaucht, malt es sich in breiten Strichen vor uns, und wir sinnen dem Gemälde lange nach. [...] Wie die besonderen Eigentümlichkeiten des 19. Jahrhunderts (etwa die Entwicklung der Technik, die Industrialisierung, der Kapitalismus, die Standesabsonderung usw.) zu diesem aus dem Dunkel zum Licht (per aspera ad astra!) strebenden Stil geführt haben, kann ich natürlich nicht nachweisen, und ich möchte nicht so bejahend auftreten wie Vossler in derartigen Annahmen von Kultureinflüssen auf die Syntax. Sicher ist, daß nicht nur kraft psychologischer Veränderung der menschlichen Individuen die synthetische Lebensanschuung den synthetischen Stil gezeugt hat, sondern daß dieser synthetische Stil, von einigen erlauchten Genies entdeckt, in die breiten Niederungen des Volkes dringt – wer wird je im Stil autochthone Entwicklung und Einfluß des Einzelnen sondern können! Nicht ist in der Syntax was nicht vorher im Stil gewesen ist – und jede stilistische Neuerung ist syntaktisch vorbedingt (Spitzer 1918: 282-283).

Dedicato a Leo Spitzer (oltre che al germanista italiano Arturo Farinelli e all’anglista Berhard Fehr) è l’imponente affresco di Oskar Walzel intitolato alla Deutsche Dichtung von Gottsched bis zur Gegenwart (Potsdam 1927) e contenente moltissimi accenni allo stile di autori, correnti ed epoche. Si riporta, a illustrazione del suo modo di esporre, un brano tratto dal capitolo dedicato a Lessing e inerente alla sua Hamburgische Dramaturgie (1767): Auch die andere philologische Entdeckung Lessings im Briefwechsel mit Mendelssohn entspricht seinem Stilgefühl. Die klassischen Franzosen übersetzten den Affekt «phobos», den zu Mitleid Aristoteles gesellt, bald mit «terreur», bald mit «crainte». Lessing weist nach, daß nur «Furcht» der Absicht des Aristoteles entspreche, daß «Schrecken» viel zu heftig sei, um in der Tragödie Raum zu finden. Abermals geht es gegen die barockhafte französische Tragödie Corneilles. Die «Dramaturgie» nimmt 35

auch das auf. / Endlich wagen damals Lessings Briefe an Mendelssohn, die schwere Frage nach dem Grunde der Lust an Tragik zu lösen, das, was im 18. Jahrhundert das Vergnügen an tragischen Gegenständen hieß, seelisch zu deuten. Mendelssohn erblickte das Lockende der Tragödie in der Täuschung, die sie wachruft. Sie erregt uns tief, fast wie das Leben; und doch ist es nicht Wirklichkeit, sondern künstlerisches Gebilde. Lessing meint es anders. Im Affekt werden wir uns – sagt er mit Leibniz – «eines größeren Grades unserer Realität bewußt». Führt die Tragödie Vorgänge vor, die an sich, weil sie unheilvoll sind, nur Unlust wecken, so erregt die «stärkere Bestimmung unserer Kraft» eine Lust, die solche Unlust überwindet, so machtvoll, daß wir die Unlust gar nicht mehr fühlen (Walzel 1927: 95).

La stilistica filologica come approccio al testo letterario (Meyer 1906, Anderegg 1977) resta in auge per tutto il novecento e almeno fino agli anni novanta, quando gli studi culturali mettono in crisi la concezione unitaria della lingua e letteratura delle singole culture nazionali. Anche in precedenza, il versante teorico dell’estetica letteraria non è uniforme, ma presenta una varietà di approcci metodologici (ad esempio la Wirkungsästhetik e la Rezeptionsforschung; Spillner 1999: 245). In generale, le teorie del secondo novecento rinunciano essenzialmente all’idea di un principio estetico assoluto, spesso considerando il testo letterario come fenomeno oggettuale, circoscrivibile mediante analisi delle sue strutture formali e pragmatiche e nel rapporto che instaura con il lettore, l’ambito di discorso, la cultura e la tradizione. Non è raro, per l’analisi testuale, il ricorso a metodi linguistici (ad esempio nella ricostruzione di panorami stilistici unitari come negli studi dedicati alla letteratura austriaca di Leitgeb/Reichensperger 2000). Ne risulta una parziale confluenza di interessi tra stilistica filologica e linguistica, mediata soprattutto dalla poetica strutturale (v. § 2.2.1.2).

2.2. La stilistica linguistica

L’espressione linguistische Stilistik assume varie connotazioni, servendo a etichettare criteri elaborati per lo studio dello stile in seguito alle lezioni ginevrine di de Saussure, momento convenzionale di avvio delle scienze linguistiche moderne. Ai primordi, l’espressione serve a designare sia la stilistica della letteratura che si avvale di tecniche d’indagine linguistica (la scuola ermeneutica di Leo Spitzer), 36

sia la stilistica della lingua (Linguostilistik) che, ispirata alle teorie di Charles Bally (Précis des stilistique, 1905), indaga gli elementi connotativi del testo non letterario (Winkler 1929). La stilistica linguistica del secondo novecento si snoda in vari indirizzi, trasversalmente influenzati dalle «svolte» caratterizzanti gli studi di linguistica generale: la pragmatische Wende degli anni settanta, che segna il nuovo interesse per gli aspetti comunicativi e funzionali del linguaggio; la kognitive Wende degli anni ottanta, che apre la strada a ricerche rivolte ad aspetti della produzione e ricezione linguistica; la kulturelle Wende degli anni novanta, da cui l’indagine della lingua come fenomeno culturale. La produzione scientifica dedicata allo stile si differenzia, a volte considerevolmente, per riferimento teorico, metodologia di analisi, procedimento descrittivo. Mettere insieme le tessere del mosaico della stilistica contemporanea è un’operazione non semplice e inevitabilmente arbitraria. Per fare un esempio, Wellmann riconosce al suo interno nove filoni principali (a-i) in base a due criteri essenziali: la diversa formulazione della questione nucleare posta all’origine di riflessioni e indagini (apici) e la diversa concezione dello stile (virgolette) (Wellmann 1998a: 16-17): a) Selektionstilistik: ‚Was wird ausgewählt und was nicht?’ – «Stil als Wahl zwischen Ausdrucksmitteln, die im Einzelfall in Frage kommen (ausgewählt z.B. aus den Registern gesprochener/ geschriebener Sprache, der Dialekte, Gruppen- und Fachsprachen; aus den Inventaren der Grammatik, Lexik, Rhetorik usw.)» (Sanders 1977); b) Pragmastilistik: ‚Wozu – in welchem Zusammenhang, in welcher Situation?’ – «Die Ausdrucksformen werden dann im Zusammenwirken mit nonverbalen Zeichen und anderen Handlungsfaktoren untersucht» (Sandig 1986, 2006); c) Stilstatistik: ‚Wie oft (häufig oder selten) verwendet?’ – «Stil als Frequenz der Formen» (Fucks 1955); d) Individualstilistik: ‚Von wem, durch welchen Stilwillen geprägt?’ – «Stil als Ausdruck der Persönlichkeit des Autors und seiner Intentionen»; e) Rezeptionsstilistik: ‚Für wen, welches Publikum?’ – «Da geht es um die Frage, wie der Text von diesen, wie von jenen Lesern vor 37

f)

g)

h) i)

dem Hintergrund ihres Wissens- und Erwartungshorizontes verstanden wird» (ne sono esempio le interpretazioni delle poesie di Paul Celan di Hans-Georg Gadamer); Funktionalstilistik: ‚Warum so und nicht anders, wo (in welcher Position) und womit verbunden?’ – «Untersucht wird die Art, Position und Distribution der grammatischen, lexikalischen und textuellen Formen im Hinblick auf die Inhalte, die sie vermitteln sollen» (Fleischer/Michel/Starke 1993); Abweichungsstilistik: ‚Womit übereinstimmend, worin abweichend?’ – «Was wirkt expressiv, weil es nicht den Sprachnormen (z.B. Gattungsnormen, Regeln der Grammatik, Lexik, Textbildung) entspricht» (Möller 19702); Stilistische Ästhetik: ‚Wem angemessen?’ – «Hier spielen Normen eine entscheidende Rolle, wie sie etwa in der Grammatik oder Poetik der Epoche festgelegt sind»; Stilgeschichte: ‚Wovon unterschieden?’ – «Inwieweit folgt die stilistische Gestaltung eines Textes Mustern der Tradition, und inwieweit hebt sie sich von ihnen – im Kontrast – ab und schafft neue?» (Langen 19572).

La relativa arbitrarietà dell’elenco è evidente, se si considera che vi sono segnalate correnti non generalmente riconosciute e non ne vengono menzionate altre, come ad esempio la Handlungsstilistik (Sandig 2006: 3) o la interaktionale Stilanalyse (Selting 2001: 11). Nel seguito, il complesso panorama dell’attualità è colto individuando due tracciati principali: la stilistica monolingue (systembezogene Stilistik) e la stilistica contrastiva (vergleichende Stilistik), e due spinte teoriche nodali, influenti su entrambi i tracciati e in rapporto di interazione vicendevole: la teoria delle lingue funzionali del circolo di Praga e la scienza del testo. Nella consapevolezza che le esigenze di stringatezza rendono impraticabile il tentativo di trattarne esaurientemente le premesse teoriche, verrà tratteggiato nel seguito un breve quadro di sintesi della stilistica linguistica, facendo perno su tre momenti fondamentali: a) la stilistica funzionale (Funktionalstilistik) (§ 2.2.1), considerando al suo interno, per agilità espositiva, poetica strutturale (strukturale Poetik) e stilistica delle lingue speciali e delle varietà (Fachtextstilistik, Varietätenstilistik); b) la stilistica testuale (Textstilistik) (§ 2.2.2); c) la stilistica contrastiva (kontrastive Stilistik) (§ 2.2.3). 38

2.2.1. La stilistica funzionale

La stilistica funzionale si fonda sulle tesi del circolo di Praga (Thèses présentées au Premier Congrès des philologues slaves, «Travaux du Cercle Linguistique de Prague» I, 1929, a cura di Roman Jacobson, Bohuslav Havránek et al.), relative alle funzioni della lingua, in particolare della lingua poetica. Nella linguistica di Praga il concetto di funzione è introdotto da Karl Bühler (1934) a indicare la finalità comunicativa del segno linguistico. Nel modello comunicativo descritto da Bühler (ill. 1), il segno linguistico (Organum/Z = Zeichen sta per «il fenomeno percepito», ossia la lingua) è al centro del rapporto che interessa le cose (die Dinge = oggetti e relazioni), il mittente (Sender) e il ricevente (Empfänger). Il rapporto si articola in gruppi di relazioni, ognuna in possesso di carattere specifico; tre le funzioni principali indicate: per l’emittente il segno è sintomo (Symptom) e ha funzione espressiva, per il ricevente è segnale (Signal) e ha funzione di appello, per l’oggetto è simbolo (Symbol) e ha funzione rappresentativa 11. Osservando la funzionalità sociale della lingua all’interno di diversi ambiti e situazioni dell’attività umana, lo strutturalismo fa corrispondere alle varie funzioni comunicative altrettante varietà espressive della lingua o Funktionalsprachen, illustrandone una casistica base: la varietà standard o lingua comune (Alltagssprache), la lingua della comunicazione tecnica (Sachsprache), la lingua della comunicazione scientifica (wissenschaftliche Sprache) e la lingua poetica (poetische Sprache). La concezione della differenziazione sociofunzionale della lingua trova ingresso nella stilistica del tedesco con le teorie di Elise Riesel (1954, 1964) e la classificazione di stili funzionali alle diverse esigenze comunicative. La stilistica funzionale, intorno agli anni settanta, sviluppa tre diversi centri di azione: la stilistica moscovita (Riesel/Schendels 1975), la stilistica della DDR (Michel/Starke/Graehn 1968; Fleischer/Michel 1975) e la stilistica occidentale (Sanders 1973,

11 Nella teoria degli atti linguistici (Sprechakttheorie), il filosofo americano John R. Searle (Speech acts. New York/London 1969) parla, con analogia concettuale, di «scopi illocutivi». Per gli sviluppi del modello di Bühler in seno agli studi stilistici v. § 2.2.1.2.

39

1977, Sandig 1978); le teorie relative, per processo osmotico dipendente dal comune approccio pragmatico, confluiscono in ambito di linguistica testuale e stilistica contrastiva (§ 2.2.2 e § 2.2.3). Ill.1 Il modello comunicativo di Karl Bühler (prima e seconda maniera)

(http://arbeitsblaetter.stangltaller.at/KOMMUNIKATION/buehlermodell.shtml).

Partendo dalla nozione di Funktionalstil quale «das Vorkommen bestimmter sprachlicher Elemente grundsätzlich auf dem Hintergrund eines paradigmatischen Rahmens» (Eroms 2008: 108), la stilistica funzionale formula l’assunto secondo cui in ogni testo sono evidenziabili caratteristiche di stile identificabili all’interno di una casistica di lingue funzionali, ad esempio: Stil der öffentlichen Rede, Stil der Wissenschaft, Stil der Presse und Publizistik, Stil der Alltagsrede, Stil der schönen Literatur (Riesel/Schendels 1975: 5). Una classificazione di questo tipo si basa su un’idea di società organizzata sulla divisione del lavoro, nella quale la lingua, come strumento della comunicazione, serve a realizzare compiti specifici; il modello comunicativo descritto è semplice e ideale (Eroms 2008: 110), poco distante dallo schema primigenio di Bühler. Negli sviluppi recenti, la teoria degli stili funzionali produce schemi più complessi. Nel modello comunicativo interazionale di Sandig lo stile è visto come modalità di relazione di vari elementi influenti sul fenomeno comunicativo: le caratteristiche di emittente e ricevente, il loro rapporto vicendevole, il contesto situazionale, la 40

cornice istituzionale-settoriale e (in interconnessione) l’epoca storica e la cultura di riferimento (ill. 2). Dal punto di vista del funzionalismo di Praga, non esistono barriere tra i campi di indagine di letteratura e linguistica, poiché, come sottolinea Jakobson, ogni comportamento verbale possiede carattere di funzionalità, pur nella diversità di obiettivi comunicativi (Jakobson 1960: 183). Ciononostante, gli sviluppi dell’ottica funzionalistica osservati nei paragrafi che seguono (poetica strutturale e studi sulle lingue speciali) procedono su percorsi separati, producendo una temporanea cesura tra la stilistica del testo letterario di stampo strutturalista (§ 2.2.1.1) e l’analisi degli stili delle lingue speciali che esclude dal novero la variante letteraria (§ 2.2.1.2). Ill. 2 Variante del modello comunicativo attinente allo stile

(Sandig 2006: 18).

41

2.2.1.1. La poetica strutturale

Lo sviluppo del funzionalismo più vicino alle Tesi del 1929 è l’attenzione per la lingua letteraria come varietà comunicativa. La poetica strutturale degli anni sessanta-settanta intende enuclearne e descriverne le strutture funzionali e i principi ordinatori facendo ricorso ad analisi quantitative e metodi statistici e sulla base di una concezione di stile esemplificata nel passo che segue: Der Stil eines Textes ist eine Funktion des Aggregates der Verhältnisse zwischen den Häufigkeitswerten der phonologischen, grammatischen und lexikalischen Größen und den Häufigkeitswerten der entsprechenden Größen in einer kontextverwandten Norm (Enkvist 1972: 26).

Il progetto enunciato nell’opera collettanea Mathematik und Dichtung (Kreuzer/Gunzenhäuser 1965; in particolare: Doležel; Fucks/Lauter; Schmidt) mira a descrivere l’opera letteraria mediante categorie verificabili di poeticità e la valutazione quantitativa del fenomeno stilistico. L’analisi quantitativa (quantitative Stilanalyse) evidenzia le strutture ricorrenti nel testo, fornendo una descrizione del fenomeno stilistico come risposta alle domande: wo? (Position), wie oft? (Frequenz), welches? (Similarität), wie groß? (Extension), wozu? (Funktion) (Wellmann 1998b: 243). Il procedimento viene esemplificato nel brano sotto riportato, relativo all’analisi dello stile lirico: Wir wollen nun zu der Erfassung der mehrere Elemente verknüpfenden Struktur des Textes übergehen. Dazu fassen wir die auch schon bisher betrachteten Elemente zu Gruppen zu zwei Elementen zusammen. Diese Gruppen besitzen nun zwei Merkmale der gleichen Art, die i und j benannt werden sollen. Wir bestimmen die Anzahl der Gruppen zij, die das Merkmal i und das Merkmal j haben. Analog zu dem früher geschilderten Verfahren berechnen wir die relative Häufigkeit pij = zij , N wobei N wieder die Gesamtzahl aller Elemente ist. Diese relative Häufigkeit kann bei einem unendlich langen Text als Übergangswahrscheinlichkeit zwischen den Merkmalen i und j gedeutet werden. Die relativen Übergangshäufigkeiten pij lassen sich in Matrixform 42

(pij) anordnen. Eine der Häufigkeitsverteilung entsprechende Darstellung wäre hier ein über der i-j-Ebene aufgespanntes Häufigkeitsgebirge (Fucks/Lauter 1965: 117).

Pur nella modernità del metodo empirico e statistico utilizzato 12, gli studi di poetica strutturale spesso individuano lo scarto della lingua poetica rispetto alla lingua comune essenzialmente nell’uso delle figure retoriche, non costituendo, in tal senso, una grande novità rispetto alla stilistica tradizionale. La diffusione delle teorie generativiste provoca in ogni caso una presa di distanza da parte dei linguisti nei confronti dello stile letterario. Gli studi iniziati da Noam Chomsky osservano la lingua non come fenomeno sociale e culturale, bensì come grammatica astratta, sistema della conoscenza linguistica e teoria del sistema (Merten 1994: 537). Considerando la lingua come rigido sistema deterministico di unità e relazioni, il generativismo concepisce un modello di testo «normale», privo di stile (a prescindere dal lessico) (Helbig 1983: 318). In tale contesto, lo stile, sentito come relazione tra invarianza (conformità alle regole sintattiche e semantiche) e variabilità, sembra riguardare la sola lingua poetica, il gioco linguistico, l’eccezione alla regola, l’obbedienza a una regola propria. La tradizione strutturalista, mediata dalle teorie sul linguaggio poetico di Jakobson (1965) e Bierwisch (1965) e dalle riflessioni sul metodo di indagine stilistica di Enkvist (1973) e Riffaterre (1973) trova favore presso un esiguo drappello di linguisti tedeschi (Sanders 1973, 1977). Seguendo Jakobson da vicino, Sowinski (Stilistik, 1991) interpreta lo stile come risultato di selezioni e combinazioni in ambito di relazioni paradigmatiche (a) e sintagmatiche (b) tra elementi linguistici ai vari livelli del sistema, dalla fonologia al testo. Es. 12

La proposta procedurale costa al fisico Wilhelm Fucks (1955) la parodia in versi di Reimar Lenz Quantitative Linguistik für Professor Wilhelm Fucks, Aachen (riportata in Wellmann 1998b: 244): «Goethe schrieb eins / Komma sieben drei drei / Silben pro Wort, / Rilke dagegen eins / Komma vier fünf eins. // In Marx’ Kapital finden sich / durchschnittlich zweiunddreißig / Komma sechs sechs acht / Wörter pro Satz / im Jüngers ‚Marmorklippen’ / hinwiederum vierundzwanzig / Komma null neun null. // Dieses Gedicht, / bis hierher berechnet, hat eins / Komma acht sechs zwei / Silben pro Wort / und achtzehn / Wörter pro Satz. // Es steht damit weit / über Goethe und Rilke, / aber noch unter / Jünger und Marx».

43

(a) Luisella isst einen Apfel. (a1) Luisella isst eine Birne. (a2) Luisella schluckt einen Apfel. (b) Luisella isst einen Apfel. (b1) Einen Apfel isst Luisella.

Jakobson e lo strutturalismo vengono al contrario recepiti «con veemenza» (Berghahn 1979: 387) in ambito di studi letterari, dove, nel secondo dopoguerra, attuano una sorta di rivoluzione nel modo di pensare un nuovo approccio al testo letterario mediato da strutture «parlanti», non più da un interprete simpatetico con l’autore (Kayser 1948; Hamburger 1957). Il principio di verificabilità dell’impressione estetica, acquisito grazie all’indagine empirica, procura alla teoria letteraria un utile mezzo per superare l’impressionismo delle epoche precedenti. I metodi statistici, collaudati negli anni venti e applicati efficacemente a partire dagli anni cinquanta (grazie all’introduzione degli elaboratori elettronici) sono di invariata attualità. La stilistica statistica applicata (angewandte statistische Stilkunde) considera lo stile come selezione all’interno delle possibilità offerte dal sistema grammaticale. Zemb ne illustra il procedimento d’analisi nel modo seguente: Aus verschiedenen Zählungen diverser vermuteter Stilmerkmale hatten wir einige ausgewählt, bei denen sich bei Textmengen im Umfang von 50.000 Wörtern im Kontinuum [...] bestimmte Konstanten errechnen ließen, die je nach dem Autor für ein Buch, für eine Schaffensperiode oder für das Gesamtwerk brauchbar waren (Zemb 1995: 133).

Studi recenti di stili intellettuali a confronto combinano metodologie di linguistica computazionale e analisi statistica con l’analisi qualitativa dei testi (Sanderson 2008).

2.2.1.2. La stilistica del testo specialistico; linguistica delle varietà

La stilistica del testo specialistico (Fachtextstilistik) ha origine in seno alla Fachsprachenforschung (studi sulle lingue speciali), corrente di studi originaria della DDR (Gläser 1979; Hoffmann 1984) che cessa di essere vitale intorno agli anni novanta del XX secolo, confluendo in 44

altre discipline, tra cui la linguistica del testo di orientamento pragmatico e la linguistica delle varietà. La Fachsprachenforschung produce un’equiparazione concettuale evidente, anche se mai dichiarata, tra Funktionalstil e Fachsprache (Hoffmann 2001: 534), limitando l’orizzonte di riferimento alle lingue d’ambito tecnico e professionale. Gli interessi disciplinari inizialmente sono di carattere soprattutto lessicale e semantico (lexikalische Fachsprachensemantik); in seguito, la Fachsprachenforschung amplia l’orizzonte di studio alla produzione testuale d’ambito settoriale (Fachtextlinguistik e Fachtextsortenlinguistik) e ai relativi stili. La Fachtextstilistik descrive le varietà linguistiche e le varianti espressive della comunicazione specialistica, verificandone la recettibilità ed evidenziando, mediante analisi delle connotazioni di stile testuale e dei diversi inventari di stile specialistico, le differenze tra Fachsprache e Gemeinsprache, mezzo scritto e orale, diverse tipologie di Fachsprachen, Fachtextsorten e Fachtexte di lingue diverse (Spillner 1996). L’equivalente concettuale degli stili funzionali – nella terminologia attuale – sono le varietà funzionali (funktionale Varietäten), fenomeni linguistici definiti «zweckbestimmte, kommunikationsbereichsbezogene Teilsprachen einer Einzelsprache» (Hoffmann 2007: 2). La stilistica delle varietà (Varietätenstilistik) raccoglie gli stimoli della corrispondente corrente sociolinguistica (Varietätenlinguistik), la quale considera e denomina gli stili funzionali come classi di varietà funzionali o «funzioletti» (Funktiolekte) (Löffler 1994: 103). Conformemente al classico elenco di cinque stili funzionali (Fleischer/Michel/Starke 1993), anche le casistiche odierne di stili di varietà funzionali presentano elenchi ridotti, come l’esempio presentato in tab. 2 (nelle tre colonne: settori, scopi e casistica degli stili funzionali) (grassetto) (Hoffmann 2007: 3):

45

TAB. 2 Kommunikationsbereiche Alltag

Bürokratie Wissenschaft Presse Kunst

Tätigkeiten / gesellschaftliche Zwecke der Sprache Besprechen familiärer Angelegenheiten; Pflege privater Kontakte; Freizeitgestaltung Administrieren; Regeln offizieller Angelegenheiten Vermitteln theoretischer Erkenntnisse über die Welt Informieren über aktuelle Ereignisse; Beeinflussen der öffentlichen Meinung Herstellen von Sprachkunstwerken; Bewirken von Kunsterlebnissen

Funktionale Varietäten (zweckbestimmte Teilsprachen) Alltagssprache (auch: Funktionalstil des Alltagsverkehrs) Behördensprache (auch: Funktionalstil des Amtsverkehrs) Wissenschaftssprache (auch: Funktionalstil der Wissenschaft) Pressesprache (auch: Funktionalstil der Presse und Publizistik) Dichtersprache (auch: Funktionalstil der Belletristik)

La casistica può ovviamente essere ampliata; ad esempio la tipologia di Eroms prevede otto elementi, in parte coincidenti con i tipi descritti e menzionati da Hoffmann: Alltagssprache, Wissenschaftssprache, öffentliche Kommunikation, Sprache der Medien, Sprache der Unterweisung, literarische Sprache, sakrale Sprache, Werbungssprache (Eroms 2008: 115). Ogni classificazione è tuttavia riduttiva rispetto alla varietà dei settori dell’attività umana e comporta esclusioni (es. Militärwesen, Tourismus), peraltro giustificate da motivi di operatività. Pur nella consapevolezza dell’arbitrarietà di ogni classificazione, la stilistica delle varietà funzionali offre il nucleo teorico per lo sviluppo di un’accezione moderna di stile come grandezza relazionale e di stili (al plurale) come raster di orientamento per l’analisi del testo, all’interno del quale è possibile prevedere un intensificarsi del recupero della lingua poetica come oggetto d’interesse per l’analisi linguistica. Un apporto recente alla stilistica dei testi specialistici è offerto dalla testologia contrastiva (v. § 2.2.3), in particolar modo all’interno degli studi dedicati agli stili scientifici (Schwarze 2008: 11). 46

2.2.2. La stilistica del testo

A partire dalla fine degli anni sessanta, la condivisione di percorsi, metodi e obiettivi tra stilistica e linguistica si palesa con lo sviluppo della linguistica testuale, branca delle scienze linguistiche che, oltrepassando i confini tradizionali dell’oggetto di studio (la frase) e dei singoli ambiti di studio (fonologia, morfologia, sintassi, formazione di parola, semantica), si prefigge di definire e descrivere la dimensione testo come unità formale e comunicativa. La linguistica testuale segue due direzioni fondamentali: 1) l’approccio «dal basso», con cui la linguistica transfrastica considera l’unità frase e le risorse linguistiche atte a realizzare le connessioni tra frasi, le strategie di coesione e coerenza a livello di descrizione analitica e funzionale (sostituzioni pronominali, tempi verbali, connettori, progressione tematica, isotopie, presupposizioni, frames e scripts); ponendo attenzione a questi fenomeni, la stilistica non si pone il problema di descriverli e classificarli, ma della modalità con cui vengono scelti e utilizzati (Eroms 2008: 42); 2) la prospettiva «dall’alto», mediante cui la linguistica pragmatica cerca di comprendere le connessioni testuali in base alla funzionalità comunicativa e di descriverne il contesto situazionale secondo vari criteri (tema, intenzione, struttura dell’informazione, prospettiva del ricevente, intertestualità); in questo tipo di approccio, la stilistica parte dalla considerazione di modelli testuali con elementi prototipici, «macrostilistici» (Sandig, Fix). I due orientamenti dovrebbero, secondo Eroms, «incontrarsi al centro» (Eroms 2008: 42). La ricerca di categorie testuali (l’aggettivo è utilizzato in analogia a «sintattico», «morfologico» ecc.) avviene all’interno delle risorse del sistema, finalizzata al rinvenimento delle risorse disponibili per esprimere intenzioni ed eventi comunicativi diversi, strategie di configurazione testuale e altri modelli comunicativi. Dal punto di vista della storia disciplinare, gli sviluppi della linguistica testuale successivi alla svolta pragmatica e la ricerca di complesse regolarità tematico-funzionali segnano, negli anni settantaottanta, una battuta d’arresto nell’interesse linguistico per le questioni di stile. La grande eccezione è la già menzionata cerchia di Lipsia, mentre a occidente tra i primi a cogliere l’esigenza di conciliare i nuovi metodi degli studi scientifici con la stilistica tradizionale e i 47

risultati della stilistica funzionale sono Willy Sanders (1973, 1977) e Barbara Sandig (Stilistik 1978, 1986; doppio fascicolo di «Germanistische Linguistik» del 1983). La stilistica diventa un trend della linguistica testuale a partire soprattutto dagli anni novanta, con la cosiddetta «Rehabilitierung der sprachlichen Oberfläche» (Antos 1989: 13). Ne sono testimonianza i due volumi collettanei della scuola di Lipsia (Beiträge zur Stiltheorie a cura di Ulla Fix, 1990; Stilistik der deutschen Gegenwartssprache di Fleischer / Michel / Starke, 1993), in cui si mettono a fuoco considerazioni teoriche sullo stile e si descrive il potenziale stilistico del tedesco contemporaneo con esempi provenienti da tipologie testuali e ambiti comunicativi diversi. Tra le monografie recenti, diversi lavori possiedono una dichiarata finalità didattica, come l’opera di Georg Michel (Stilistische Textanalyse 2001) che offre un’ampia descrizione di elementi e strutture di stile, considerato in ottica prettamente grammaticale. Come guida allo studio del testo è concepito anche il volume di Fix/Poethe/Yos (Textlinguistik und Stilistik 2001), sguardo di sintesi su affinità e divergenze dei due diversi percorsi teorico-metodologici. Il recentissimo lavoro di Eroms (Stil und Stilistik. Eine Einführung 2008) rappresenta un felice tentativo di illustrazione e parziale sintesi dei punti di vista più attuali dell’analisi macro e microstilistica. La Textstilistik des Deutschen di Barbara Sandig (20062) introduce un approccio pragmatico particolarmente originale, prototipi specifici dell’agire stilistico (textstilistische Handlungsmuster) e tipologie di atti illocutivi parziali rilevanti per la configurazione stilistica (Emotionalisieren, Generalisieren, Ästhetisieren ecc.) (Sandig 2006: 147).

2.2.3. La stilistica contrastiva

Si parla usualmente di stilistica contrastiva facendo riferimento a studi sullo stile (inteso in varie accezioni) di elementi linguistici (testi o unità minori) equivalenti in culture linguistiche diverse. Studi di questo genere trovano diffusione usuale in ambito translatologico, seguendo essenzialmente due vie: - l’analisi dello stile a livello sistemico; si parla in tal senso della stilistica comparata di scuola francese (stylistique comparée) che, seguendo il modello di analisi delle lingue francese e inglese di Vinay/Darbelnet (1958) e di Malblanc (1961) per la coppia 48

francese-tedesco, cerca equivalenze e corrispondenze formali ai vari livelli (fonetica, fonologia, morfologia, lessico, sintassi, semantica) all’interno della dimensione frase. A giudizio di Spillner, la stilistica contrastiva tradizionale non potrebbe definirsi tale, in quanto si limita a confrontare l’inventario grammaticale e lessicale di due lingue (Spillner 1995: 65); - l’analisi dello stile a livello testo; la tendenza di studi nasce con la retorica contrastiva (kontrastive Rhetorik) di Robert B. Kaplan (1966), diffusa in ambito germanistico da Michael Clyne (1984, 1991, 1993), e l’ipotesi relativa alla specificità culturale del testo. La retorica contrastiva indaga equivalenze funzionali e pragmatiche soprattutto nella comunicazione scientifica, per la quale non si presuppone un modello unico (come nelle teorie di Widdowson 1979), bensì variabile da cultura a cultura (Schröder 1995). In questo contesto vengono formulate ipotesi relative a forme di mentalità specifiche di particolari comunità linguistiche, cui si dà il nome di «intellektuelle Stile» (Galtung 1985). Non sempre tali ipotesi sono suffragate da dati empirici, come mostra il seguente esempio: In großen Zügen lautet unsere Behauptung, daß der sachsonische Stil die Debatte und den Diskurs begünstige und fördere. Es ist dort die allgemeine Auffassung, daß Intellektuelle ein Team bilden, daß ihre Zusammengehörigkeit bewahrt bleiben muß, daß es ein Gentlemen’s Agreement gibt, demzufolge „wir zusammenhalten und trotz unserer Differenzen unsere Debatte fortsetzen sollten“ [...] man geht allgemein von dem Gedanken aus, in einer Debatte die verschiedensten Anschauungen zur Sprache zu bringen und sie zu konfrontieren, damit sich letzten Endes vielleicht etwas ergebe, das mehr ist als die Summe seiner Teile. Es gilt, den andern aufzubauen, nicht, ihn fertigzumachen. / Nicht so in teutonischen und gallischen intellektuellen Diskussionen (Galtung 1985: 157-158).

Costatando il carente rigore scientifico di tali ipotesi relative agli stili culturali, la recente corrente di studi della testologia contrastiva (kontrastive Textologie), la cui denominazione risale all’opera translatologica di Hartmann e al suo intento di integrare in un approccio teorico coerente metodologie quali contrastive stylistics, comparative rhetoric, text grammar in translation, contrastive pragmatic studies (Hartmann 1980: 5), si prefigge di indagare il testo e i generi testuali 49

con metodologia scrupolosa. Sullo sfondo teorico della testologia contrastiva si pongono tre principi fondamentali: 1) ogni testo si manifesta come esemplare di un determinato genere; 2) i generi testuali, in quanto forme comunicative determinate da meccanismi sociali, mostrano tratti culturospecifici; 3) la produzione dei generi si realizza all’interno di reti testuali (Textsortennetze) e per correlazioni di tipo tematico. Le reti testuali corrispondono a raggruppamenti prodotti da connessioni intertestuali realmente esistenti all’interno di particolari domini dell’agire comunicativo (es. Alltag, Krankenhaus, Gericht, Schule, Wissenschaft, Unterhaltungsindustrie, Sport, Politik) (Klein 1991: 247), diverse dalle classificazioni tradizionali della linguistica dei generi testuali (Textsortenlinguistik) (es. testi narrativi, argomentativi), fondate su criteri di collegamento testuali artificiosi. Le connessioni reali tra testi possono prodursi dal punto di vista tematico, per via della comune appartenenza a un determinato ambito della comunicazione (es. Arztrezept, Medikamentenbeilage, Krankenbericht) o di struttura, tra generi «jolly» presenti in ambiti diversi (es. Alltagsgespräche, Medientexte); si dà infine il caso di connessioni rilevate tra generi di analoga funzione, a loro volta diffusi in settori diversi (es. cv, lettera ufficiale, intervista, riassunto) (Adamzik 2001b: 42). Parallelamente alle reti testuali si configurano i discorsi (Diskurse), in qualità di raggruppamenti di testi appartenenti a sistemi e contesti interazionali diversi e correlati dal punto di vista tematico (es. Gentechnik, tema di interesse per le scienze, la politica, l’opinione pubblica) (Adamzik 2001b: 43). La prospettiva della testologia contrastiva per la teoria e prassi della traduzione sta velocemente acquistando terreno in ambito internazionale (Montes Fernández 2007: 154).

III. Stilistica hic et nunc Il modello di analisi stilistica presentato nei capitoli successivi seleziona, all’interno dell’amplissimo dominio teorico e metodologico conquistato dalla disciplina per sviluppi successivi, quegli aspetti utili a costruire una prospettiva unitaria per l’accesso al testo e ai suoi significati e per la produzione di un modello mentale di riferimento utile alla produzione individuale. 50

Per stilistica si intende qui, come nella stilistica testuale di Lipsia, un modello descrittivo di analisi (Stilanalyse) che utilizza lo strumentario della linguistica testuale per descrivere lo stile come fenomeno testuale complesso, cercando di conciliare la prospettiva «dal basso» che osserva le strategie di coesione e coerenza con quella «dall’alto» di impronta pragmatica, che comprende le connessioni testuali in ragione della funzionalità comunicativa e del contesto situazionale. Gli strumenti analitici della grammatica e linguistica testuale illustrati (cap. 3) sono messi a confronto e, per quanto possibile, integrati con l’arsenale della tradizione retorica, reputando utile recuperare e utilizzare categorie note e assimilate dell’analisi stilistica, anche se a scopi meramente nomenclatori. Di derivazione strutturalista è il principio posto alla base dell’analisi stilistica applicata, secondo il quale lo stile può essere rilevato empiricamente, in ogni tipo di testo e con procedimento contrastivo. Il metodo contrastivo implicitamente enunciato dallo strutturalismo delinea i tratti di stile del testo (letterario) in base a un’idea di divergenza, vale a dire di contrasto nel contesto. Tale prospettiva è ampliata a concepire un procedimento analitico che traccia il profilo stilistico del testo mediante il confronto con lo stile di genere, l’eventuale specificità culturale degli stilemi al confronto con gli stilemi di genere parallelo di altra cultura (v. cap. 2 § III, 3). La prospettiva di contrastività interculturale, alquanto insolita nelle stilistiche preponderantemente monosistemiche di scuola tedesca, è imperniata su principi base di testologia contrastiva; contributi fondamentali provengono inoltre da ambiti teorici non direttamente collegati alla storia della stilistica, di cui si dà conto nel capitolo che segue (cap. 2 § II). L’applicabilità del procedimento intende essere provata nell’esempio di analisi intertestuale e interculturale presentato a conclusione del lavoro (cap. 4).

51

Capitolo secondo L’ANALISI STILISTICA: DEFINIZIONI, PREMESSE TEORICHE, PROCEDURA

Avendo definito orientamento e scopi della presente stilistica, si tratta ora di definire l’oggetto di interesse: lo stile. Come si è visto nel capitolo precedente, il panorama delle scuole di pensiero stilistico, variegato in prospettiva sia diacronica sia sincronica, non è facilmente riepilogabile. Una proposta di sintesi (Jakobs/Rothkegel 2001) segnala quattro orientamenti primari (stile come fenomeno semiotico, sociale, storico, culturale), da cui derivano plurime accezioni possibili. Tra le principali: 1) lo stile è modalità espressiva d’ambito comunicativo, il «come» dell’espressione indissolubilmente legato al «cosa», fenomeno linguistico in senso ristretto (a) o più ampio (b): (a) Ich sehe den Stil als eine Variante der Grammatik an, mit deren Wahl sich der Sprecher oder Schreiber zu erkennen gibt. Das sieht man an Frau Stolts Beispiel der Jenninger-Rede, die nicht an der äußeren Form gescheitert ist, sondern weil das Wie des sprachlichen Ausdrucks die Person des Sprechers bloßstellt (Wimmer 1995: 405); (b) Stil ist variierender Sprachgebrauch, der für die Gemeinschaft bedeutsam ist. Stil ist das Wie, die bedeutsame funktions- und situationsbezogene Variation der Verwendung von Sprache und anderen kommunikativ relevanten Zeichentypen (Sandig 2006: 1);

2) lo stile è fenomeno testuale e semiotico, categoria comunicativa e pragmatica che influenza l’intera modalità di costituzione testuale, interessando sia la produzione che la ricezione del testo: Stil ist auf Sichtbarkeit hin angelegt, auf Wahrnehmbarkeit durch Zeichen, über die alle Beteiligten gemeinsam verfügen (Fix 2001: 113); 53

3) lo stile è fenomeno socioculturale, dipendente dai fattori linguistici ed extralinguistici che caratterizzano lo scambio comunicativo: Stil ist erst in Relation des gestalthaft Geäußerten zu Interaktionsaspekten interpretierbar (Sandig 2001: 23);

4) lo stile è il risultato di convenzioni comunicative che si diversificano nelle diverse comunità linguistiche, per lo più dipendendo dal criterio di accettabilità: Wir betrachten Stil als eine kommunikativ-pragmatische Kategorie, die einen spezifischen Aspekt der kommunikativen Tätigkeit erfaßt: den Aspekt der Akzeptabilität kommunikativer Gegebenheiten. Die Akzeptabilität eines Kommunikationsaktes ist nur dann einschätzbar, wenn man die dafür geltenden kulturellen Konventionen kennt. Daher ist Stil prinzipiell ein intersubjektiv verfügbares und beobachtbares Phänomen (Firle 1990: 19);

5) lo stile è latore di plusvalore semantico ed espressivo: Stil [...] ist Träger von pragmatischen Informationen, die durch die Art der sprachlichen Formulierung vermittelt werden. Der Textproduzent gibt mit Hilfe des So-und-nicht-anders-Formulierens Einstellungen und Wertungen zu erkennen und unterbreitet damit dem Rezipienten ein spezifisches Verstehensangebot, das dessen Reaktion u.U. wesentlich mitbestimmen kann (Heinemann/Viehweger 1991: 257);

6) lo stile è un elemento di intertestualità: Historische Produktions- und Rezeptionsbedingungen spiegeln sich in der Textgestalt [...]. Da Stil jeden Text prägt, ist Stil notwendigerweise ein bedeutendes Element intertexueller Strukturen (Goheen 2001: 492);

7) lo stile è una qualità del testo da percepire come intero e non come somma delle sue parti costitutive che nel processo di produzione e ricezione testuale si pone come «segno comunicativo olistico»: holistisches kommunikatives Zeichen (Hinnenkamp/Seltin 1989: 6). 54

Non si tenterà qui l’impraticabile impresa di integrare le varie possibili accezioni in una definizione unitaria, intento cui tornerebbero a opporsi le molteplici prospettive degli studi linguistici. Tuttavia, come osserva giustamente Spillner (1999: 235), chi si occupa di stile deve chiarire la propria posizione e non limitarsi a esibire liste di definizioni. Si presenta dunque nel seguito (§ I), a mo’ di necessaria premessa operativa, una definizione di stile per quanto possibile ampia, ristretta quanto necessario affinché sia efficace per l’analisi concreta. «Ampia» e «ristretta» sono gli attributi conferiti da Sandig (2006: 1) a due diverse accezioni del concetto, la prima delle quali considera lo stile esclusivamente a livello di elocutio e degli elementi formali del testo (es. Michel 2001), mentre l’altra ricollega lo stile alle circostanze comunicative e alla situazione storica oltre che alle strutture testuali concrete (es. Koller 2001; Fix/Poethe/Yos 2001, Sandig 2006). Il capitolo prosegue (§ II) con l’enunciazione dei principi teorici posti alla base della procedura analitica, che viene descritta di conseguenza (§ III).

I. Lo stile e il testo Alla ricerca di una definizione operativa di stile, si parte da quanto appare essere il suo nucleo concettuale universale, presente anche nell’uso comune della parola (v. cap. 1 § I) e sintetizzabile nel principio di carattere tipico, peculiare del testo. È quanto si coglie nello incipit del lemma compreso nel dizionario di terminologia linguistica di Hadumod Bußmann (corsivo): Stil: Charakteristischer Sprachgebrauch eines Textes. Auf den Sprecher bezogen erscheint Stil als mehr oder minder kontrollierte Auswahl sprachlicher Mittel, auf den Text bezogen als spezifische Sprachgestalt, auf den Leser/Hörer bezogen als Abweichung (oder Bestätigung) von möglichen Erwartungen, d.h. als Wahrnehmung und Interpretation sprachlicher Besonderheiten (Bußman 1990: 737).

La definizione di Bußmann, essendo il suo Lexikon der Sprachwissenschaft relativamente recente e ampiamente diffuso, può essere considerata riflesso di un’interpretazione «media» di stile in 55

prospettiva linguistica. Parafrasandola, possono essere stabiliti tre tipi di correlazione: a) tra stile ed emittente testuale («Sprecher»), come risultato del principio di selezione, più o meno consapevole, di mezzi linguistici («Auswahl sprachlicher Mittel») all’interno del sistema. Il principio di selezione all’interno di un sistema di norme generali rimanda a sua volta a un concetto universale di stile; b) tra stile e testo, evidente nella configurazione linguistica («spezifische Sprachgestalt»); c) tra stile e ricevente («Leser/Hörer»), relazione che sfocia nel processo di percezione e di interpretazione delle caratteristiche del testo, da cui eventuali deviazioni («Abweichung») o, al contrario, conferme («Bestätigung») delle aspettative del destinatario. Stante l’esistenza della correlazione tra stile e testo (b), tale rapporto va tracciato nella considerazione approfondita della complessa realtà testuale che, come sottolineano gli studi linguistici recenti, si delinea mediante approcci che oltrepassano la prospettiva grammaticale, coinvolgendo, tra l’altro, la pragmatica, la psicologia cognitiva, gli studi di comunicazione interculturale. Se ne deduce che la correlazione tra stile e testo rende implicite quelle tra stile ed emittente (a) e stile e ricevente (c). Riassumendo e riformulando, si propone la seguente definizione – provvisoria e ristretta – di Sprachstil: Stile linguistico: peculiarità di strutturazione del testo derivante dalla selezione, più o meno consapevole da parte dell’autore, delle risorse linguistiche del sistema linguistico, ai vari livelli della sua descrizione. Da puntualizzare, in tale definizione, due questioni fondamentali: 1) lo stile è un fenomeno linguistico complesso, non descrivibile con mezzi esclusivamente grammaticali; 2) in quanto fenomeno linguistico, lo stile è strettamente collegato alla realtà testuale. Se ne deduce, dato l’assunto della linguistica del testo secondo cui ogni atto linguistico si realizza come testo (§ 1), una correlazione ontologica tra lingua e testo, da cui un’analoga correlazione tra stile e testo. Lo stile, ne consegue, può essere isolato e descritto solo nel testo – come stile del testo. 56

Al fine di descrivere lo stile fenomenicamente inteso come stile del testo, è necessario chiarire, come accadrà nel seguito, i seguenti punti: - la natura linguistica del testo in base al principio di testualità (§ 1); - il concetto di genere testuale (§ 2), utile a impostare la nozione di intertestualità; - il principio di interculturalità (§ 3), utile a precisare quello di intertestualità; - la correlazione/interazione dei concetti stile e testo (§ 4).

1. Testo e testualità

La parola tedesca Text (come l’italiano testo) è un prestito d’epoca tardo medievale dal latino textus. Come il verbo texere, è etimologicamente affine al greco téktōn (= falegname, costruttore edile) e téchnē (= artigianato, arte). Anche il campo semantico del verbo latino rimanda alle attività artigianali, essendo utilizzato, ad esempio, per esprimere l’azione del tessere fili, intrecciare canestri o congiungere pietre nell’attività edile. In senso letterale, textus è il prodotto artigianale (es. un tessuto) risultante dall’unione manuale di parti in base a un disegno o a un principio organizzativo; in senso traslato, textus passa a significare, nell’uso comune, il contenuto coerente di un discorso o di uno scritto (Duden 2001: 845). In questa accezione, il tedesco standard designa con Text primariamente il testo scritto. In ambito di studi letterari, testo di regola intende, per antonomasia, il testo letterario. A partire dagli anni settanta del secolo scorso, per influsso della semiotica, si inizia a usare il termine intendendo una qualsiasi espressione, verbale o anche non verbale, capace di trasmettere significati (es. film, quadri, opere architettoniche). Contemporaneamente, l’interrelazione tra testo e contesto culturale, implicita nei concetti di «dialogo» (Bachtin 1973) e «intertestualità» (Kristeva 1968) (v. sotto) e problematizzata nel concetto di «memoria» (Assmann 1999), dà adito a un’interpretazione metonimica della parola, utilizzata a designare interi processi culturali di produzione di senso (es. rituali, paesaggi, sistemi semiotici), fino a produrre l’equazione tra cultura e testo («Kultur als Text») (Bachmann-Medick 1996). Nelle scienze linguistiche, l’introduzione del termine testo serve a superare la restrizione imposta all’oggetto di studio dalla corrente formalista e strutturalista (Ehlich 2007: 568). 57

A partire dalla fine degli anni sessanta, gli studi linguistici enunciano la tesi secondo cui ogni atto linguistico si realizza come testo, definendo testualità (Textualität) la serie di criteri utili a discriminare testi e non testi. Un panorama dei diversi approcci, riassunto nei punti seguenti, è delineato in Heinemann/Heinemann (2002: 98-100; citazioni riportate ivi): 1) l’orientamento grammaticale degli anni sessanta-settanta considera fattori essenziali di testualità Satzfolge e Kohäsion, da cui definizioni di testo come «sinnvolle Abfolge sprachlicher Zeichen zwischen zwei auffälligen Kommunikationsunterbrechungen» (Harald Weinrich, 1970); b. «ein durch ununterbrochene pronominale Verkettung konstituiertes Nacheinander sprachlicher Einheiten» (Roland Harweg, 1968); 2) l’orientamento semantico degli anni settanta elenca come fattori di testualità Informativität e textgeleitete Kohärenz, da cui le seguenti definizioni: a. «Resultat realisierter syntagmatischer Anschließbarkeiten» (Siegfried J. Schmidt, 1973); b. «geordnete Menge von Propositionen, die vor dem Hintergrund einer thematischen Textbasis durch logisch-semantische Relationen miteinander verbunden sind» (Klaus Brinker, 1973); 3) l’orientamento pragmatico-comunicativo, sorto negli anni ottanta, lascia derivare la testualità da Situativität e Intentionalität/Funktionalität. Corrispondentemente, si definisce testo: a. «etwas, das keine Bedeutung, keine Funktion an sich [hat], sondern immer nur relativ zu Interaktionskontexten sowie zu den Handlungsbeteiligten, die Texte produzieren und rezipieren ist» (Heinemann/Viehweger 1991); b. «eine begrenzte Folge von sprachlichen Zeichen, die in sich kohärent ist und die als Ganzes eine kommunikative Funktion signalisiert» (Klaus Brinker 1975); 4) contemporaneamente, l’orientamento cognitivo definisce il testo: «das Ergebnis kognitiver Prozesse der Textverwender» (de Beaugrande/Dressler 1981). Il dibattito relativo alla nozione di testualità, tutt’altro che esaurito, è di rilevanza marginale per i nostri scopi. I criteri di testualità, comunque li si intepreti, non definiscono il testo reale, bensì un’entità astratta. Nella realtà comunicativa il testo si configura come segno complesso e, secondo un assunto primario della linguistica testuale 58

(Brinker 2005: 138), come esemplare di un determinato genere testuale o Textsorte, tesi confermata dall’esperienza comunicativa quotidiana, in cui è più frequente l’uso di specifiche designazioni di genere che non della parola semanticamente indeterminata testo (es. «scrivo una lettera», «leggo un libro», «presenta il conto», «facciamo l’appello»). Una definizione distintasi per capacità di sintesi e longevità è la seguente: Der Terminus «Text» bezeichnet eine begrenzte Folge von sprachlichen Zeichen, die in sich kohärent ist und die als Ganzes eine erkennbare kommunikative Funktion signalisiert (Brinker 2005: 17).

Formulata negli anni settanta (v. sopra, n. 2), sottoposta a modifiche successive – l’ultima nel 2005 – che non ne hanno mai modificato radicalmente l’impianto, l’accezione di Klaus Brinker di testo come «successione delimitata di segni linguistici» è tuttora attuale, nonostante gli sviluppi delle nuove tipologie testuali, di configurazione non lineare, bensì «netzförmig» (Eckkrammer 2002: 35). L’universo testuale creato dai nuovi mezzi di comunicazione, in particolare Internet, è in parte di medialità ibrida, comprensivo sia di «schriftliche Objekte» sia di elementi diversi, ad esempio immagini, video, suoni, icone (Soffritti 2006: 37). Ciò mette in dubbio il concetto di limite (Begrenztheit), inducendo, in generale, i linguisti a interrogarsi sull’esigenza di un nuovo concetto di testo, come enunciato nella questione del concorso Brauchen wir einen neuen Textbegriff? (Fix/Adamzik/Antos/Klemm 2002). La risposta relativa può essere di segno negativo, se argomentata come segue: Bezeichnend ist doch, dass wir fast nicht umhin können, von Text-BildZusammenhängen oder dergleichen zu sprechen, was ja eigentlich impliziert, dass Bilder eben keine Texte sind. Auch ein Augenzwinkern (als alleinige Botschaft) unter den Begriff Text zu subsumieren, dürfte vielen außerordentliche Mühe bereiten. [...] Mindestens muss das Sprachliche eine bedeutende oder sogar dominante Rolle spielen, wenn kein Streit darüber aufkommen soll, ob das Ganze überhaupt noch Text genannt werden kann (Adamzik 2002: 173).

Se si adduce come argomento la possibilità di distinguere tra una componente preminentemente verbale e ciò che, pur influendo sulla 59

comunicazione, non è di natura verbale, è possibile continuare a parlare di testo, nell’accezione di Brinker, considerando testi «scritti» quelli che, pur apparendo su video, sono «reificabili»1, in altre parole: stampabili su carta, procedura sempre possibile, laddove appaiano evidenti gli indicatori di inizio e fine (v. § II, 5 f), 2. Riguardo alla comunicazione orale, il concetto di limite (Begrenztheit) può essere applicato con criteri diversi: spaziotemporali, invece che otticografici3. La definizione di testo ampiamente accolta di Brinker sottintende un numero ridotto di criteri di testualità (coesione, coerenza e intertestualità) rispetto alla serie di de Beaugrande e Dressler (1981: 13): - Kohäsion, ossia l’insieme delle strategie testuali che mettono in correlazione le parti a livello formale (es. ripetizioni, tempi verbali, parallelismi, deittici); - Kohärenz, la struttura semantica del testo e la struttura logica dei suoi argomenti, mediante cui il testo esprime una continuità di senso che il ricevente può ricostruire anche grazie al patrimonio di conoscenze condivise con il producente e riguardante sia altri testi, sia l’enciclopedia della realtà esterna; - Intentionalität, l’intenzione comunicativa principale (es. convincere, domandare, negare) di chi produce il testo; - Akzeptabilität, la possibilità e la disponibilità che ha il ricevente di recepire il testo; - Informativität, la serie di fattori che, segnalando le intenzioni del producente, permette di delineare il contenuto informativo del testo; - Situationalität, l’adeguatezza del testo alla situazione comunicativa e al contesto pragmatico; - Intertextualität, le relazioni che il testo instaura con altri testi nel momento della sua produzione e ricezione. In particolare, quest’ultima può realizzarsi a condizione che sussista, da parte del ricevente, conoscenza preliminare di tali testi, conoscenza che permette tra l’altro, nella variante «verticale» (v. § III, 3), di riconoscere il testo come esemplare di un determinato genere). 1

Traduco così il concetto di «Verdinglichung des Textes in der Schrift» di cui parla Ehlich (2007: 573). 2 Per i concetti di scritturalità e oralità v. cap. 3 § 1.2. 3 Più complesso il concetto di Abgeschlossenheit introdotto da Adamzik (2008: 364) per definire il testo come risultato di un elaborato processo compositivo.

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Questa nozione di testualità, per quanto nota e diffusa, non è incontestata. Al contrario, il modello di de Beaugrande/Dressler è criticato sia per la qualità eterogenea dei criteri, parte da riferire al testo, parte invece ai parlanti (Schoenke 2000: 125) 4, sia per la quantità degli stessi. Criteri necessari e sufficienti a discriminare testi e non testi sono, a detta di Vater, i primi due. La coerenza, in particolare, rende superflui gli altri, riassumendo in sé il concetto di Textwelt, vale a dire il complesso delle relazioni di senso, fondate sulle conoscenze e le intenzioni di chi parla, che sottostanno al testo (Vater 2005: 157). La coesione, a sua volta, è da interpretarsi come la variante formale e grammaticale della coerenza, come illustrato in tab. 3 (Linke/Nussbaumer/Portmann 1996: 226). TAB. 3

Textkohäsion ↨ Textkohärenz

↔ ↔

Textoberflächenstruktur ↕ Texttiefenstruktur

(an Sprachmaterial gebunden) (konzeptuelle Basis)

Coesione e coerenza sono criteri utili a definire il testo dal punto di vista, rispettivamente, formale-grammaticale e di funzionalità comunicativa. Al fine di cogliere la realtà del testo quale «individualità sociale» è necessario fissare, come terzo criterio, l’intertestualità. La funzionalità comunicativa del testo dipende dal profilo che assume all’interno della rete di connessioni che lo collegano ad altri testi. Un nuovo criterio di testualità è individuato da Adamzik nella «attualizzabilità» (Aktualisierbarkeit) (2008: 369), la potenziale capacità del testo di essere riprodotto. Se realizzata, tale potenzialità dà origine al «testo virtuale» (virtueller Text), sorta di matrice da cui ha origine, chiara manifestazione di intertestualità, una tradizione di varianti dello stesso testo (esempio sommo di testo virtuale è il paternostro) (Adamzik 2008: 368). Come sopra accennato, il concetto di intertestualità trova origine nel discorso di Michail Bachtin relativo alla dialogicità del testo letterario nel confronto con il suo contesto sociale e nelle definizioni di Julia 4

Maggiore omogeneità intende presentare la proposta alternativa di Feilke: Generativität, Universalität, Kontextualität, Prozessualität, Handeln/Intentionalität, Dialogizität (Feilke 2000a: 72 s.).

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Kristeva di testo quale «permutazione di testi» e «mosaico di citazioni» (Kristeva 1971). Lo stesso concetto viene elaborato da Gérard Genette (1993: 3) in un elaborato sistema descrittivo delle varie connessioni possibili tra il testo e «ciò che lo trascende» (paratestualità, metatestualità, arcitestualità, intertestualità, ipertestualità). La teoria linguistica dell’intertestualità, a sua volta definita «Theorie der Beziehungen zwischen Texten» (Pfister 1985: 11), individua due varietà essenziali di relazioni: 1. l’intertestualità orizzontale (detta anche sintagmatica o referenziale), che designa le relazioni di contiguità (Angrenzungsbeziehungen) tra testi; 2. l’intertestualità verticale (detta anche paradigmatica o tipologica), che descrive le relazioni di affinità (Ähnlichkeitsbeziehungen) tra testo e genere (Blühdorn 2006: 99 s.). Il concetto di genere, di cui nel paragrafo che segue, è, in questo senso, corollario del principio di intertestualità. L’intertestualità verticale influisce nel processo di ricezione del testo, mediando l’attribuzione di «testualità di genere». La categoria cognitiva che permette il rinvio intertestuale (Textmuster) è data dalle aspettative (che saranno soddisfatte o deluse dall’analisi empirica del fenomeno testuale) che si producono nella mente del ricevente – a condizione che sussistano conoscenze preliminari (Textsortenwissen) – riguardo a una particolare configurazione testuale tipica del genere (stile di genere). La configurazione del testo non è una grandezza assoluta, ma una dimensione che si realizza, nella sua complessità, in dipendenza con il suo «macrotesto» (equiparabile al genere testuale) 5

5

Una definizione di testo come microtesto (Mikrotext) è formulata in contrapposizione a quella di macrotesto (Makrotext): «Ein prototypischer Mikrotext stammt von einem einzigen Autor, ist zu einem bestimmten Zeitpunkt mit einer bestimmten Handlungsabsicht verfasst worden, behandelt ein bestimmtes Thema, gehört zu einer bestimmten Textsorte und besteht ausschließlich aus sprachlichen Komponenten (Wörtern und Sätzen)» (Blühdorn 2006: 279). Al contrario, i macrotesti si compongono di una serie di microtesti collegati vicendevolmente da rapporti di intertestualità «Makrotexte müssen nicht eindeutig abgegrenzt sein, können aus zahlreichen, vielfältig aufeinander bezogenen Mikrotexten bestehen, können von verschiedenen Textproduzenten zu unterschiedlichen Zeitpunkten und mit unterschiedlichen Handlungsintentionen erweitert werden.» (Blühdorn 2006: 280). Fatte le opportune distinzioni, soprattutto in ragione della maggiore concretezza di riferimento alla realtà testuale fenomenica, il concetto di macrotesto è assimilabile a quello di genere o rete testuale.

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e il suo contesto globale, l’universo di segni e significati che lo determina (Textwelt). L’intertestualità, le connessioni che il testo intreccia con altri testi, permette di definirne – a confronto – il carattere individuale (Blühdorn 2006: 295) e il profilo stilistico, come si chiarirà meglio in seguito (cap. 3).

2. I generi testuali

In linguistica si parla di generi di testo (Textsorten) con riferimento alla produzione e ricezione di testi ai quali, intuitivamente o consapevolmente, è attribuita una serie di caratteristiche (es. lessicali, tematiche) e pragmatiche (es. funzioni comunicative come informazione, istruzione ecc.) valide e sufficienti a identificarli come esemplari di una particolare tipologia (es. ricette di cucina, ricevute contabili, inserzioni pubblicitarie, saggi scientifici, relazione accademica, conversazione telefonica aziendale) e a distinguerli da altri generi. Una definizione sintetica definisce le Textsorten «gruppi di testi che seguono un modello prototipico comune» («Klassen von Texten, die einem gemeinsamen Textmuster folgen»; Fix/Poethe/Yos 2001: 36); conforme, ma più dettagliata, la seguente: [Textsorten sind] komplexe Muster sprachlicher Kommunikation, die innerhalb einer Sprachgemeinschaft im Laufe der historischgesellschaftlichen Entwicklung entstehen, aufgrund von jeweils spezifischen Kommunikationsbedürfnissen (Brinker 1997: 126).

Il concetto di Muster o Textmuster (prototipo testuale), menzionato in entrambi le definizioni come criterio utile a classificare i testi, equivale allo schema mentale sottostante alla produzione e ricezione del testo, il modello cognitivo che, avviando il confronto intertestuale, culmina nell’attribuzione di genere. Riconoscendo la sostanziale equivalenza concettuale delle parole Textmuster e Texterwartungen, il Textmuster è visto come l’insieme delle caratteristiche che l’utente medio di una lingua si aspetta di trovare in un testo (Heinemann/Heinemann 2002: 136) sulla base alla sua esperienza ed enciclopedia di conoscenze, quanto, cioè, si sintetizza nell’idea di Textsortenwissen (v. cap. 4 § I, 1). Il prototipo così costruito è prodotto del metodo cosiddetto top down (Heinemann/Heinemann 2002: 136), al quale si contrappone 63

quello bottom up, da cui deriva un diverso tipo di Textmuster, il modello testuale originato dall’osservazione empirica di un corpus di testi congruenti. Nella classificazione dei testi in Textsorten svolge un ruolo fondamentale la funzione comunicativa in quanto fonte primaria delle caratteristiche peculiari del genere (textsortenspezifische Züge), come esemplificato in tabella (tab. 4). TAB. 4 FUNZIONE DEFINIZIONE Informations- «Der Emittent gibt dem Rezipienten zu funktion verstehen, daß er ihm ein Wissen vermitteln, ihn über etwas informieren will» (Brinker 2005: 113). Appell«Der Emittent gibt dem Rezipienten zu funktion verstehen, daß er ihn dazu bewegen will, eine bestimmte Einstellung einer Sache gegenüber einzunehmen (Meinungsbeeinflussung) und/oder eine bestimmte Handlung zu vollziehen (Verhaltensbeeinflussung)» (Brinker 2005: 117). Obligations- «Der Emittent gibt dem Rezipienten zu funktion verstehen, daß er sich ihm gegenüber dazu verpflichtet, eine bestimmte Handlung zu vollziehen» (Brinker 2005: 126). Kontakt«Der Emittent gibt dem Rezipienten zu funktion verstehen, daß es ihm um die personale Beziehung zum Rezipienten geht (insbesondere um die Herstellung und Erhaltung des persönlichen Kontakts)» (Brinker 2005: 127). Deklarations- «Der Emittent gibt dem Rezipienten zu funktion verstehen, daß der Text eine neue Realität schafft, daß die (erfolgreiche) Äußerung des Textes die Einführung eines bestimmten Faktums bedeutet» (Brinker 2005: 129).

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GENERI TIPICI

Zeitungsnachricht, Buchbesprechung. Zeitungskommentar, Gebrauchsanweisung, Werbeanzeige.

Vertrag, Garantieschein.

Partezipationstexte (Gratulationsbrief, Kondolenzbrief), Ansichtskarte. Testament, Bescheinigung.

Com’è uso nelle classificazioni biologiche e botaniche, anche all’interno dell’universo testuale si distinguono classi e sottoclassi e vengono prodotte gerarchie diverse, in parte equivalenti, come mostrano i due esempi in tab. 5. TAB. 5

Classificazione (a) Texttyp Textklasse

Textsorte Textsortenvariante

Esempi informierende Texte Schrifttexte / Zeitungstexte

Classificazione (b) Textklasse

Esempi Zeitungstexte

Textgattung

Wetterbericht Reisewetterbericht

Textsorte

informierende vs. argumentierende Zeitungstexte Wetterbericht

(Brinker 2005: 138)

(Gwenzadze 2001: 363).

Come osservato a proposito della classificazione funzionale degli stili (§ 2.2.1.2), ogni casistica è insufficiente e rigida e non esaurisce la serie delle funzioni possibili. Oltre a ciò, il riconoscimento della funzione testuale non è sempre lampante e univoco, senza contare che un’unica funzione non è in grado di rendere la complessità della natura testuale, che è sempre multifunzionale. D’altra parte, come insegna la testologia contrastiva, ogni classificazione di testi in generi è artificiosa, oltre che astratta e generica. Nella realtà testuale si instaurano continue relazioni reciproche tra testi, all’interno di e oltre le tradizioni di discorso dei diversi paesi. Fattore determinante della costituzione testuale è l’intertestualità. La categoria genere testuale, come si vedrà meglio in seguito (cap. 2 § I, 2), viene qui utilizzata come semplice paradigma per l’analisi intertestuale. Non è necessario, a tal fine, fornire subclassificazioni, mentre è sufficiente parlare di generi testuali o Textsorten in accezione ampia e generica, includendo nella definizione tipologie di testi fortemente standardizzati come curriculum vitae, ricette di cucina ecc. o mediamente e poco standardizzati come i generi letterari (Textgattungen o literarische Textsorten) (Adamzik 2001a: 21). I generi testuali, fenomeni sociali variabili e dinamici, possono essere caratterizzati solo in quanto «variante principale, maggiormente 65

usuale» dell’enorme varietà di possibilità alternative prodotte nella comunicazione reale, asserisce Adamzik (articolo in corso di stampa). Al fine di rendere almeno in parte giustizia a tale ricchezza di varianti, si usa qui come termine di confronto e sorta di «correttore» della staticità del modello di riferimento il principio di modalità comunicativa, sul quale si tornerà in seguito (cap. 2 § II, 1 e cap. 4, § I, 2). Modellata su mode of communication, formulazione utilizzata da Biber a proposito di scritturalità e oralità (1995: 9), l’espressione modalità comunicativa intende l’insieme dei tratti espressivi comuni a gruppi di testi che seguono schemi e strutture codificate. In questo senso, può essere intesa come sinonimo di stile convenzionale, prototipo sottostante e rinvenibile nella produzione testuale (uno o più di uno nel caso di forme ibride 6), nonché (come già Textsorten e Textsortenstile) iperonimo di fenomeni variamente sottocategorizzati e interpretati all’interno della ricerca specialistica (es. Gruppenstile, Epochenstile, Fachstile).

3. Interculturalità

L’interculturalità è un principio basato sulla nozione di genere testuale come fenomeno sociale e storico sulla cui costituzione influiscono in modo pregnante le caratteristiche socioculturali della comunità linguistica di appartenenza, come trapela dalla seguente definizione: [Textmuster] sind sozial eingespielt und typisiert, haben konventionelle und (bezogen auf eine Gemeinschaft) intersubjektive Geltung, sind damit auch historisch veränderlich (Sandig 2006: 488).

6 Sandig descrive i generi ibridi (Mustermischungen) come prodotto di particolari strategie stilistiche (Verdecken der Textfunktion, Anreichern der Textfunktion mit anderen Textfunktionen, undeutliche Textfunktion, individuelle Textfunktion), risultanti in funzioni ambigue, nascoste o idiosincratiche. Tali strategie stilistiche si distinguono da quella principale, che consiste nel mettere in luce la funzione testuale (Anzeigen der Textfunktion) (Sandig 2006: 326). A mio parere, un procedimento di questo tipo imprime allo stile una sorta di carattere metafisico che lo rende avulso dalla realtà testuale.

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Si considerino, per fare un esempio, le caratteristiche del genere Traueranzeige descritte da Heinemann/Viehweger (1991: 173) e riassunte in tab. 6. TAB. 6 − Informationsvermittlung / über eine Einstellung des Textproduzenten zum Ableben von X − symmetrische Aufzeichnungskommunikation in der Presse / Anzeigenteil / oder auf gedruckten Karten − emotionale / u. U. auch religiös motivierte Verstärkung − Terminalteil obligatorisch / die Hinterbliebenen, Datum, ev. Hinweis auf Beistzung oder Trauerfeier − gehobene Stilschicht / verschied, verstarb, ist eingeschlafen ...

La fonte di tale descrizione (Heinemann/Viehweger 1991) non specifica di considerare il prototipo di avviso funebre della comunità di lingua tedesca. Ciononostante, non è possibile ritenerlo modello universale. A ben osservare, gli esempi dati di forme verbali (corsivo) sono in lingua tedesca. Oltre a ciò, nel prototipo sono rilevabili almeno due tratti di marcatezza culturale: 1) la menzione della Trauerfeier, prassi tipica della cultura anglosassone; 2) la non menzione dell’uso, comune se non altro nella cultura italiana, di affiggere i manifesti funebri ai muri dei palazzi. L’esempio può servire a dimostrare che culture diverse utilizzano, per realizzare i vari scopi comunicativi, non solo mezzi linguistici, ma anche usi e modalità espressive diverse 7. I prototipi, come tutti i fenomeni testuali, sono dimensioni culturospecifiche (Warnke 2001: 245). Le loro caratteristiche, variando nel tempo e nello spazio, sono valide in un determinato momento storico e riconducibili a una particolare comunità linguistica, anche se di frequente si rinvengono prototipi molto simili, sia perché provenienti da culture di tradizione affine, sia in quanto frutto di processi di omologazione culturale. Se 7

In prospettiva sociologica lo stile è modalità – individuale o etnologica – di utilizzare determinate norme, come la maniera differente di giocare di scacchisti sovietici e americani: lo stile così inteso non corrisponde alle regole degli scacchi, bensì a una particolare «disposizione» individuale nei confronti del loro utilizzo, osservata con regolarità (Erving Goffmann, Frame analysis, 1974). Il gioco degli scacchi è metafora prediletta da de Saussure per illustrare la natura del sistema linguistico (cfr. de Sassure 200519: 34, 108, 130 e passim).

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dunque il testo è un fenomeno indubbiamente culturale, lo sono anche le relazioni di intertestualità (Altmayer 2007: 115). L’interculturalità è una sorta di corollario della intertestualità.

4. Lo stile del testo

Nella parte introduttiva di questo capitolo è stata proposta una definizione provvisoria di stile come «peculiarità di strutturazione del testo derivante dalla selezione, più o meno consapevole da parte dell’autore, delle risorse linguistiche disponibili nel singolo sistema, ai vari livelli della sua descrizione». Tale definizione corrisponde a un concetto astratto di stile. Nella realtà comunicativa, lo stile è un fenomeno linguistico che si realizza come testo, come afferma Sandig: Stil ist Bestandteil von Texten, er ist die Art, wie Texte zu bestimmten kommunikativen Zwecken gestaltet sind (Sandig 2006: 3).

In questo senso, è necessario stabilire un’equazione parallela agli assiomi della linguistica testuale: come la lingua (sistema astratto) si realizza in forma di testo e il testo (nel concetto astratto di testualità) come esemplare di un genere testuale, così lo stile si realizza come stile del testo. Come fenomeno linguistico, lo stile si esplicita in caratteristiche strutturali che si profilano nel rapporto di intertestualità, nel confronto con altri testi e con il prototipo di genere: la definizione di stile si desume da una comprensione della realtà testuale. Ne consegue la seguente definizione: Stile: l’insieme delle scelte strutturali, operate a livello formale, nella loro interazione con gli elementi di strutturazione testuale di natura extralinguistica. In questa definizione la parola insieme significa una qualità del testo prodotta e percepibile in toto, non come summa delle sue parti costitutive. Ciò suggerisce un’interpretazione dello stile come segno olistico. La visione olistica, qui accolta (v. § II, 1 e § II, 2), osserva lo stile a livello formale o di Textgestalt, equivalente ai suoi aspetti di materialità (es. lessico, grammatica, fonetica) sia di configurazione comunicativa del testo, vale a dire l’insieme delle circostanze d’uso influenti sulla particolare configurazione testuale (Sandig 2006: 3). 68

Le scelte di stile, da cui l’insieme olistico, possono prodursi con due diverse modalità, vale a dire in conformità o meno rispetto alle norme e convenzioni comunicative di natura sia sistemica sia sociale. Nel testo, le scelte si evincono come tratti caratteristici (Stilzüge) riconducibili a particolari stilemi (Stilelemente). Puntualizzando: - lo stile è un fenomeno testuale; - come tale, lo stile contribuisce all’intera modalità di costituzione del testo a livello di coesione e coerenza; a livello dinamico, nella sua produzione e ricezione, dunque come fattore di intertestualità; - in quanto fenomeno testuale, lo stile mostra tratti caratteristici (Stilzüge), almeno in parte osservabili a livello fenomenologico e sistemico. I tratti di stile si individuano nel rapporto di intertestualità che il testo stabilisce con altri testi e nelle scelte interne alle modalità comunicative tipiche di una cultura. Si distingue pertanto, nel testo, una doppia tipologia di tratti stilistici: a) tratti conformi a stilemi prototipici, derivanti da scelte concordi a usi convenzionali di una determinata comunità sociale in un determinato momento storico (Elemente von Textsortenstilen); b) tratti di stile provenienti da scelte idiosincratiche e non convenzionali, ossia stilemi individuali (Züge vom Individualstil). Conseguentemente, lo stile, insieme di scelte codificate a livello testo 8, viene compreso come fenomeno di doppia tipologia:

8

Considerato come insieme dei tratti descrittivi del testo, lo stile risulta qui fattore implicito, non autonomo di testualità; viceversa in Fix: «Der Stil des Textes ist [...] in keiner Weise eine Nebensächlichkeit, sondern ein textkonstituierender, die inhaltliche Darstellung befördernder und die Rezeption in eine bestimmte Richtung lenkender Teil des Textes» (Fix 2006: 70). A mio parere, lo stile rischia così di farsi categoria astratta, avulsa dal fenomeno linguistico, realtà impalpabile operativamente inefficace ai fini dell’analisi del testo. Visto come categoria apriori di testualità, il concetto di stile va a sovrapporsi o a essere incluso in quello di coerenza; considerato come categoria cognitiva, coincide con quello di prototipo (Textmuster o Stilmuster).

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a) lo stile di genere (Textsortenstil), costituito dall’insieme degli stilemi rappresentativi di un particolare raggruppamento di testi; b) lo stile individuale (Individualstil), comprendente l’insieme dei tratti caratteristici di un testo singolo, in parte conformi, in parte non conformi agli stilemi di genere. La definizione, in accezione tendenzialmente ampia, di stile (individuale) del testo è dunque: Stile del testo: carattere specifico del testo, risultato della selezione di strategie e risorse linguistiche ai vari livelli di strutturazione testuale, in parte in conformità, in parte deviando dagli usi convenzionali del genere; è pertanto il carattere distintivo del testo, rilevabile a livello di coesione e coerenza e nel confronto intertestuale con le caratteristiche di testi di analoga tipologia, anche di altre culture. In base a tale definizione, lo stile è un fenomeno linguistico percepibile nel testo.

II. La percezione del fenomeno stilistico La stilistica tradizionale sottolinea a volte l’impossibilità di descrivere oggettivamente lo stile, in quanto fenomeno che caratterizza il testo come unità non determinabile a livello microanalitico. Nel rispetto dei punti di vista di altre discipline, una concezione di stile come ineffabile je-ne-sais-quoi è improponibile per la stilistica linguistica. La recente accezione di stile come segno olistico, non evincibile dalla somma delle sue parti, si attualizza in approccio analitico avvalendosi di nozioni di psicologia cognitiva, in particolare dei principi, già noti agli studi linguistici, di Gestalt e prototipo. Tali principi trovano applicazione in un percorso di analisi stilistica che concilia l’idea di percezione – in parte soggettiva – del fenomeno con una sua descrizione fondata su dati empirici, risultanti dall’analisi linguistica. Lo stile, riassumendo, è una realtà testuale complessa. La percezione di una realtà complessa non può basarsi su un singolo aspetto del 70

fenomeno, come insegna la parabola dei cinque indiani ciechi chiamati a identificare un grosso animale: il primo tocca la proboscide, il secondo una zanna, il terzo un orecchio, il quarto una zampa posteriore, il quinto la coda; le risposte conseguenti – serpente, ramo d’albero, foglia di banano, colonna, corda – ricalcano i limiti di un’esperienza della realtà unilaterale. È al contrario la percezione dell’insieme (o di una sua parte adatta a fungere pro toto) che permette di identificare il fenomeno e di denominarlo sulla scorta di esperienze previe. In tal senso, è facile attribuire il nome elefante alla prima figura (ill. 3), mentre potrebbe essere arduo riconoscere l’altra (ill. 4). Ill. 3 Elefante

Ill. 4

(http://prepolino.ch/navigation/0002.html)

?

(www.shaknshook.com/uploads/ shook-monster2.gif).

L’analisi del fenomeno stilistico, sia qui anticipato, parte dal riconoscimento, nella configurazione complessiva del testo, di una struttura nota, il prototipo o Textmuster. Ciò permette di formulare ipotesi relative ai suoi tratti caratteristici, i quali, evidenziati analiticamente, vengono ricostruiti, nell’insieme, come Gestalt o profilo stilistico.

1. Gestalten

Prendendo avvio dalle intuizioni di Max Wertheimer (Untersuchungen zur Lehre von der Gestalt, 1923), la psicologia della Gestalt indaga l’organizzazione percettiva come modalità di interrelazione tra le diverse parti di uno stimolo sensoriale complesso e i fattori che influenzano tali relazioni. Diversamente dalle teorie psicologiche tradizionali, in base alle quali la percezione di fenomeni complessi avviene mediante associazione di frammenti di sensazioni 71

elementari e in base a criteri di contiguità spaziale e temporale, i teorici della Gestalt credono a una percezione olistica, in cui la scena visiva non si trasmette come giustapposizione caotica di colori, bensì come entità organizzata con regioni, superfici e oggetti ordinati nello spazio (Palmer 1994: 141). Uno degli aspetti più importanti dell’organizzazione percettiva è la relazione tra figura e sfondo (Edgar Rubin, Visuell wahrgenommene Figuren, 1921), secondo cui le regioni evidenziate dai colori (bianco e nero) (ill. 5 e 6) possono essere percepite entrambe come figura o, viceversa, come sfondo, a seconda della diversa percezione del limite formale (Palmer 1994: 142). Ill. 5 Calice/profili

Ill. 6 Sassofonista/Marylin

(gonny-van-werkhoven.nl/images/ vaas.jpg)

(sternwelten.at/bild/log_optische_illusion.jpg).

In linguistica, le teorie gestaltiche trovano applicazione soprattutto nell’analisi semantica. I principi teorici selezionati in tale sede (Schlobinski 2003: 161 s.) offrono spunti di riflessione utili a impostare l’analisi stilistica: 1. una Gestalt può comprendere elementi che svolgono una funzione speciale come parte del tutto; ad esempio il volto percepibile in ill. 6 lascia ipotizzare una figura femminile; 2. una Gestalt può possedere qualità che non caratterizzano nessuna delle sue parti; ad esempio, nella prima equazione (ill. 7) il triangolo possiede, in più rispetto ai componenti, un’area conclusa:

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Ill. 7 Esempio di percezione globale: «Sum is more than the parts»

(www.doc.gold.ac.uk/~ffl/MSC101/Vision/Gestalt.html).

3. la Gestalt non è una semplice combinazione di parti, anche se percepibili isolatamente, così come una melodia non può riconoscersi all’esecuzione delle singole note che la compongono. La teoria della Gestalt offre un’indicazione di percorso per l’analisi stilistica, segnalando la necessità di istituire una dimensione di contrasto sulla quale operare, al fine di delineare il profilo caratteristico del testo. La natura di tale dimensione è illustrata nel concetto di prototipo.

2. Prototipi

La nozione di prototipo, utilizzata in linguistica testuale per definire il Textmuster come categoria percettiva di orientamento nella multiforme realtà testuale (Heinemann/Heinemann 2002: 102), proviene dalla psicologia della percezione. La teoria cognitivista sui colori della psicologa Eleanor Rosch (1973, 1975) 9 definisce prototipo (Prototyp) la forma astratta che assomma gli elementi maggiormente rappresentativi degli stimoli provenienti da una specifica configurazione della realtà, permettendo di distinguere tra configurazioni diverse. Il prototipo della realtà uccello è ad esempio il passero comune e non lo struzzo o l’albatros. Questa idea di uccello 9 Rosch osserva come la maggior parte dei membri di una comunità attribuisca valenza privilegiata a determinati elementi di una categoria: «Some colors to which English speakers apply the word ‘red’ are ‘redder’ than others» (Rosch 1973: 111), assunzione che dimostra sperimentalmente, trattando ad esempio del grado di rappresentatività di elementi delle categorie uccello, frutto, sport, veicolo, malattia (Bärenfänger 2002).

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comune permette di riconoscere come tali le varie forme di uccelli (passeri, struzzi e albatros), distinguendole, ad esempio, dai mammiferi (Roelcke 2000: 216). Applicata in semantica (Mangasser-Wahl 2000), la categoria cognitiva prototipo viene utilizzata per spiegare il significato delle parole. Ad esempio la parola Vogel nella frase Er hat keinen Vogel gekriegt può denominare, a seconda di contesto e situazione, sia un pappagallo sia un pollo arrosto. Indipendentemente dal contesto situazionale, detta parola permette di discernene la realtà di riferimento in linea di tendenza e per esclusione, nel senso cioè di uccello = non cane, non gatto, non non-uccello (Schlobinski 2003: 160). Dal concetto di prototipicità provengono alla semantica cognitiva i seguenti corollari, interessanti anche per i nostri scopi: – ogni categoria è riconoscibile grazie alla sua struttura prototipica; – ogni esemplare di genere possiede un diverso grado di rappresentatività nei confronti della categoria; – i confini tra categorie non sono mai nettamente definiti (Schlobinski 2003: 161). Applicato al concetto di stile di genere, il principio prototipico garantisce il parametro di riferimento (lo sfondo) per la percezione olistica o «gestaltica» della configurazione stilistica del testo. La questione può venire illustrata con un esempio figurativo: l’immagine riportata (ill. 8) rappresenta il prototipo dell’essere vivente riconoscibile in base a stimoli visivi del tipo: quattro zampe, pelo corto, coda lunga, corpo allungato, capo rotondo, orecchie appuntite, vibrisse. La sagoma che assomma tali caratteristiche distintive produce un gatto «in stile»: un prototipo di gatto. La realtà corrispondente nel mondo testuale è il Textmuster di genere. Ill. 8 Prototipo di gatto

(www. prepolino.ch/bildersammlung/tiere/katze.gif).

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Il gatto stilizzato non coincide con nessun gatto realmente esistente. Nel mondo reale esiste una moltitudine di gatti diversi, alcuni dei quali presentano caratteristiche comuni, in parte divergenti dai tratti del gatto prototipico. Alcuni di questi tratti sono comuni a interi gruppi di gatti e permettono di determinare la classificazione dei gatti in razze, ad esempio i bobtail giapponesi (ill. 9) e i main coon (ill. 10). Facendo le dovute distinzioni, l’equivalente delle razze feline nel mondo testuale sono le Textsorten. Ill. 9 Bobtail giapponese

Ill. 10 Main coon

(www.agraria.org)

(www.katzen.haustiere-info.de/maine-coon.htm).

Le due razze feline, come mostrano i due esemplari raffigurati (ill. 9-10), presentano caratteristiche tipiche del prototipo (quattro zampe, capo rotondo, orecchie appuntite, vibrisse) come pure caratteristiche divergenti (es. coda breve del bobtail giapponese, pelo lungo del main coon). Qualcosa di analogo accade nell’universo testuale: esistono classi di testi e grandi generi (ad esempio i testi argomentativi o l’epica) e, al loro interno, generi singoli e sottogeneri (saggio, monografia; novella, romanzo ecc.), ciascuno dei quali possiede tratti caratteristici di configurazione o stile di genere (Textsortenstil). All’interno della stessa razza – parlando di testi: dello stesso genere – i singoli esemplari possono presentare tratti in parte diversi, come mostra il caso dei due esemplari di razza persiana (ill. 11). Nel mondo testuale esiste una straordinaria varietà di esemplari di generi e di testi, unici nel loro genere anche se prodotti dallo stesso autore, con finalità simile e in contesti situazionali comparabili. Si veda, per analogia, la varietà di colori e pezzatura del manto che mostrano anche gattini di una stessa nidiata (ill. 12 e 13).

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Ill. 11 Balinesi

Ill. 12 Cucciolata 1 Ill. 13 Cucciolata 2

(www.cybercat.ch/rassen/ balinese.htm)

(www.mybo.ch/photogallery/Nachwuchs/100-0063_ IMG.JPG).

Esistono, infine, esemplari più o meno rispondenti alle caratteristiche tipiche e al prototipo della razza, razze feline più o meno «gattose» di altre. Più ampia è la classe, maggiore è la varietà, come nel caso dei soriani (ill. 13), e tanto più rispondente al prototipo. L’ampia categoria del gatto comune comprende di fatto solo esemplari meticci, dalle caratteristiche non selezionate. Per diversi che siano, tutti i gatti osservati (ill. 9-14) sono riconducibili al prototipo (la sagoma raffigurata in ill. 8), quanto meno in opposizione a ill. 15 (v. pagina seguente). I parametri tassonomici utilizzati nelle scienze naturali si prestano solo in parte per la classificazione dei generi testuali; in qualità di fenomeni socioculturali, lingua, testo e stile meglio tollerano criteri antropologici. I recenti studi di antropologia culturale propongono modelli di confronto che portano a classificazioni «politetiche», vale a dire rese con classi composte da individui che, pur non condividendo tutti gli stessi tratti specifici, presentano alcune somiglianze «seriali» (Fabietti 2003: 210). Ill. 14 Soriano o gatto comune

Ill. 15 «Non gatto»

(tierheimelisabethenhof.de/static/

(www.prepolino.ch/bildersammlung/

tiere/hund.gif)

katzen.jpg)

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Una somiglianza seriale è esemplificata dalla seguente equazione: A = p, q, r / B = r, s, t / C = t, u, v, in cui A, B, C indicano tre diverse società, ciascuna delle quali contenente tre tratti variabili compresi tra p e v (Fabietti 2003: 212). Tale ipotesi è assimilabile alla realtà testuale, laddove due testi A e C palesino un’appartenenza di genere riconoscibile mediante un terzo testo B. In sintesi: in ogni fenomeno si percepisce una Gestalt, ciò che nella realtà testuale è definito stile. Il carattere specifico del testo, in quanto insieme di tratti conformi e non conformi agli usi convenzionali del genere, mostra il suo profilo caratteristico (Individualstil) nel confronto con lo stile di genere (Textsortenstil) 10, il cui modello cognitivo è il prototipo testuale.

III. Descrizione e valutazione dello stile Nel mondo fenomenico esiste una grande varietà di testi, la cui configurazione è frutto della selezione di specifici elementi formali all’interno del repertorio di possibilità espressive offerto di una lingua. Come rileva Sandig (2006: 513), il testo non fotografa il prototipo, ma presenta un certo margine di variabilità nei suoi confronti, sommando sia tratti convenzionali, sia tratti atipici ovvero tipici di altri generi. I testi che presentano maggiore conformità con il prototipo appartengono a generi fortemente vincolati dalle convenzioni comunicative (es. biglietto ferroviario, menù di ristorante), più tendenti al «meticciato» sono gli esemplari di generi ampi, dallo stile poco standardizzato (es. testi giornalistici). La struttura formale del testo, conseguenza di circostanze pragmatiche non valutabili con esattezza matematica, coincide peraltro con alcuni dati linguistici isolabili e quantificabili, i 10

Negli studi di stilistica si parla anche di Stilmuster, con accezione analoga a quella attribuibile al termine, qui preferito, di Textsortenstil. La differenza tra Textmuster e Stilmuster segnalata da Ulla Fix, è la seguente: «Textmuster sind bestimmt von typischen propositionalen, illokutiven und stilistisch-formulativen Grundelementen. Stilmuster sind gleichzusetzen mit der Menge formulativer Grundelemente, also sprachlicher und nonverbaler Mittel, die in sozialer Konvention für ein jeweiliges Textmuster als kennzeichnend gelten» (Fix 1998: 57).

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quali costituiscono parametro di intersoggettività e fondamento dell’analisi del testo finalizzata alla descrizione dello stile. Analisi linguistica e analisi stilistica possono avere finalità convergenti e utilizzare le medesime categorie e tecniche. Ciononostante, un discrimine chiaro è dato dall’oggetto di interesse. Mentre l’analisi del testo, come osserva Brinker (2005: 8), descrive la struttura grammaticale e tematica del testo e le sue funzioni, presupposto dell’analisi stilistica è l’idea che tutte le strutture testuali abbiano potenziale stilistico (Stilpotential) (Eroms 2008: 57), ma che solo alcuni degli elementi linguistici compresi nel testo siano in possesso di valore stilistico (Stilwert). Diversamente dall’analisi linguistica, l’analisi stilistica individua in particolare le strutture del testo con valore stilistico ovvero stilisticamente marcate («auffällig», secondo Michel 2001: 53) e quei tratti caratteristici che rendono il testo unico nel suo genere, influendone la ricezione. Al fine di evidenziare l’insieme degli elementi strutturali di rilevanza per lo stile, e con ciò il profilo stilistico del testo, l’analisi integra lo strumentario dell’analisi linguistica con tecniche pertinenti. La tecnica principale per determinare il valore di un’entità linguistica, come già rilevato da de Saussure, il confronto con «ciò che le sta intorno» (de Saussure 200519: 141). Nell’analisi stilistica, il confronto con l’instanza normativa permette di delimitare il confine tra usi conformi e usi idiosincratici e di tracciare il profilo del testo.

1. Norma e variazione

Il criterio classico di distinzione delle strutture linguistiche stilisticamente marcate, in retorica come nella recente stilistica di ispirazione pragmatica 11, è il fattore di divergenza (Abweichung). Originariamente utilizzato dalla stilistica retorica per descrivere lo scarto della lingua figurata rispetto allo stile «medio», nel modello di Enkvist (1973) il termine si precisa come Normabweichung, esplicitando l’idea sottesa al significato di abweichen: l’idea del divergere (scostarsi, allontanarsi) presuppone la possibilità opposta del

11 Le diverse procedure stilistiche (stilistische Verfahren) descritte da Sandig: a) deviare (abweichen); b) condensare (verdichten); c) ibridare (Muster mischen); d) uniformare e variare (einheitlich machen und wechseln) sono interpretabili come quattro varianti di uno stesso modello (abweichen) (Sandig 2006: 152 ss.).

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convergere. Entrambe le nozioni – divergere e convergere – pongono la questione del punto di riferimento; tradizionalmente, la stilistica analizza i casi di divergenza rispetto al «normale» uso linguistico. In prospettiva linguistica, il termine norma si eccepisce in vari modi: a) norma grammaticale e di regolarità codificata del sistema linguistico; b) norma non codificata dei sottosistemi; c) norma d’uso occasionale interna al singolo testo; d) norma pragmatica, corrispondente alle normali attese (Erwartungsnormen) relative a usi linguistici tipici di determinati contesti sociali, culturali e individuali. Conseguentemente, il concetto di divergenza può intendere: a') l’uso non conforme allo standard grammaticale oppure b') rispetto ad altri codici (es. usi standard del tedesco svizzero); c') la scelta in controtendenza rispetto agli usi «normali» del testo analizzato; d') la scelta idiosincratica nei confronti di convenzioni comunicative tipiche e strategie di configurazione testuale o stilemi di genere (es. usi tipici della modalità scritta o generi tipo testi teatrali, canzoni rock, ricette mediche). Negli studi recenti di ispirazione sociolinguistica il concetto di divergenza confluisce in quello di variazione, a sua volta derivato da un principio di variabilità che serve a descrivere usi linguistici e testi come forme mutevoli della stessa esigenza comunicativa e delle diverse modalità di esprimere la stessa cosa. La sostituzione del concetto di divergenza con quello di variabilità ha inizio nell’antropologia culturale e dalla considerazione che la norma, per i fenomeni culturali e sociali, rappresenta un sistema di riferimento astratto e non l’origine comune dei fenomeni naturali. Considerando gli usi linguistici e i testi come fenomeni culturali e non naturali, gli studi sociolinguistici sostituiscono dunque al concetto di divergenza – inteso nelle scienze naturali come divergenza da una comune origine – con quello di variabilità (Fabietti 2003: 214). Nel parlare di strutture rilevanti per lo stile, l’ampio e dinamico concetto di variabilità considera il sistema linguistico, relativamente stabile, in interazione 79

con le dimensioni idiosincratiche della produzione linguistica (Esser 1993: 9). Date tali premesse, lo stile è destinato a palesarsi in testo mediante una selezione di mezzi realizzata all’interno dei repertori variabili delle risorse linguistiche. Da parte sua, l’analisi linguistica dello stile vaglia l’indice di variabilità delle scelte del testo, usando un’istanza normativa come termine di confronto. In linguistica si parla di norma sia nel riferimento alla codificazione degli usi stabilita da grammatiche e vocabolari, sia quale insieme degli usi convenzionali, «normali» di una comunità linguistica, utili a classificare un sistema in sottosistemi. Applicando il concetto di norma a ogni rapporto di variabilità tra atto linguistico e sistema, la linguistica delle varietà statuisce in tal modo un’opposizione basilare tra «varietà» e «standard» (Eichinger/Kallmeyer 2005). In questa prospettiva il tedesco, come ogni sistema linguistico, appare come insieme di varietà linguistiche contrapposte a uno standard (Standardsprache), che viene diversamente denominato in base alla singola logica oppositiva: è lingua normale (Normalsprache) in opposizione ai registri marcati (varietà diafasiche); lingua comune (Gemeinsprache) confrontato alle varietà diastratiche (di tipologia sociale e funzionale); Hochsprache in opposizione alle varietà diatopiche o regionali; lingua scritta o letteraria (Schreibsprache/Literatursprache) nel confronto con altre varietà diamesiche (es. Gesprächssprache/Alltagssprache); specificato come standard di Germania (Deutsches Standarddeutsch), Austria (österreichisches Standarddeutsch) o Svizzera (Schweizerhochdeutsch) se raffrontato con le rispettive varietà regionali; definito infine standard contemporaneo (Gegenwartsdeutsch) se contrapposto alle varietà diacroniche (Hoffmann 2007). La logica delle varietà e della prospettiva oppositiva viene qui applicata utilizzando come istanza normativa un concetto di modalità comunicativa affine a quello di stile di genere. Nella descrizione delle modalità comunicative (v. cap. 3 §1), la casistica sopra menzionata si esemplifica e semplifica in quattro coppie oppositive: 1) standard/varietà; 2) scritturalità/oralità; 3) contemporaneità/ anacronisticità; 4) letterarietà/non letterarietà. Ogni distinzione resa tra classi di testi corrispondenti alle suddette modalità comunicative è resa con inevitabile genericità, ai fini esclusivi dell’analisi pratica. Definita l’istanza normativa, l’analisi degli elementi di rilevanza stilistica percorre i vari livelli di strutturazione testuale (struttura 80

pragmatica, superficiale, tematica, grammaticale). Il procedimento analitico si articola in due fasi essenziali, identificando, analogamente al modello di analisi stilistica di Esser (1993: 149), due diversi momenti di confronto per i diversi termini di paragone: a) l’analisi cosiddetta «microtestuale»12 rileva i tratti caratteristici del testo al confronto con norme astratte, senza considerare altri esemplari concreti di testo (§ 2); b) l’analisi «intertestuale» opera un confronto empirico sulle strutture di testi di genere conforme e appartenenti alla stessa rete testuale del microtesto (§ 3). L’esito del confronto è la valutazione del profilo stilistico in termini di convenzionalità e di efficienza comunicativa del testo (§ 4).

2. L’analisi microtestuale

L’indagine compiuta sul microtesto delinea i tratti di stile mediante confronto con il prototipo top down (Textmuster) costituito dalle attese comuni relative alle scelte di genere. Percorrendo i vari livelli di strutturazione testuale (struttura pragmatica, superficiale, tematica, grammaticale), l’analisi procede: 1) per confronto contestuale, segnalando usi «devianti» del tipo a' (non conformi allo standard grammaticale) e c' (scelte idiosincratiche rispetto agli usi «normali» del testo) (v. § 1); 2) segnalando il fattore di divergenza rispetto al prototipo trasmesso dal Textsortenwissen, l’insieme dei dati conoscitivi concernenti la configurazione tipica del genere che i membri di una comunità linguistica imparano a riconoscere nel contatto quotidiano con le modalità comunicative usuali13. Da questo tipo di confronto intertestuale si delineano divergenze del tipo b' (rispetto ad altri codici standard) e d' (nei confronti di usi convenzionali a livello di genere) (v. § 1). L’analisi microtestuale rileva caratteristiche del testo che costituiscono, nell’insieme, un’ipotesi di profilo stilistico. Il potenziale stilistico e l’efficacia dello stile del testo sono valutati invece solo in seguito all’analisi intertestuale. Un esempio, volutamente banale: l’analisi microtestuale potrebbe rilevare la presenza di segni in alto a

12 Si usa il termine microtestuale secondo l’accezione di microtesto di cui alla nota 17. 13 Diverso il caso per il Textsortenwissen in lingua straniera, che corrisponde a una competenza appresa (Portmann-Tselikas 2000: 839).

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destra rispetto al corpo centrale del testo di una lettera personale (v. es. 33). Il Textsortenwissen suggerisce che tali segni siano referenti per la data e il luogo di composizione e che la loro presenza e posizione sia uno stilema convenzionale della lettera personale. Solo l’indagine empirica su altri testi del genere è in grado di confermare intuizioni di questo tipo.

3. L’analisi intertestuale e interculturale

L’analisi intertestuale pone gli esiti dell’analisi microtestuale a confronto con gli usi effettivi nei testi. Al termine dell’indagine, il profilo stilistico ipotizzato si trasforma in tracciato di confine tra stilemi di genere e scelte idiosincratiche. Presupposto dell’analisi intertestuale è la costruzione del prototipo bottom up di stile di genere. La costruzione del prototipo deriva dall’analisi empirica di una serie di testi esemplari (v. cap. 3 § VI) ed è funzionale alla verifica dei dati rilevati all’analisi microtestuale e del loro indice di variabilità nei confronti dello stile convenzionale. Una verifica di questo tipo permette a sua volta di valutare il grado di individualità dello stile del testo rispetto alle scelte comuni di configurazione testuale della comunità linguistica di riferimento. Come si è visto (cap. 2 § I, 2), le configurazioni tipiche dei testi (Textsorten) sono prodotto di fattori socioculturali, più chiaramente identificabili all’interno della rete di relazioni intertestuali che le ha originate (cap. 1 § II, 2.2.3). Facendo tesoro di tali presupposti teorici, l’analisi intertestuale, oltre al confronto verticale con il prototipo di genere, può comprendere ulteriori confronti, internamente alla rete testuale. Nell’analisi esemplare compresa nel cap. 4 si operano test di confronto su generi affini (recensione – commento), generi identici di diversa medialità (recensione su rivista stampata – recensione su rivista online), stesso genere di diversa tematica (recensione letteraria – recensione scientifica), generi analoghi prodotti in diverse epoche storiche. Un tipo particolare di analisi intertestuale si compie in ottica interculturale, prevedendo il confronto con il prototipo di genere vigente in altra comunità linguistica al fine di individuare l’eventuale specificità culturale degli stilemi 14. 14

«Kulturspezifischer Stil» significa, secondo Tiittula (1995: 199), dare un nome

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4. La valutazione dello stile

La valutazione dello stile consiste nell’osservare il carattere ortodosso o eterodosso delle scelte: gli elementi di stile che mostrano conformità con il modello prototipico sono classificati come stilemi di genere, quelli non conformi come stilemi individuali. Quanto più diffusa la presenza di stilemi conformi, tanto più alto è il grado di convenzionalità 15 e, di converso, il grado di idiosincraticità dello stile del testo rispetto allo stile di genere. Una siffatta valutazione dello stile non comporta alcun giudizio di natura estetica, ponendosi invece come ipotesi relativa all’efficienza comunicativa del testo: tanto più un testo è conforme alle strutture convenzionali della comunità linguistica di appartenenza, tanto più, si suppone, renderà possibile la comunicazione del messaggio, risultando funzionalmente efficiente 16. Non è detto, altresí, che l’efficienza comunicativa sia l’unico fine possibile e scopo auspicabile della produzione testuale. Richiamandosi ai principi regolativi di John Searle (Speech Act, 1969), de Beaugrande e Dressler distinguono due diverse qualità comunicative del testo: efficienza (Effizienz) ed effettività (Effektivität) (1981: 14). L’efficienza prevede uno sforzo minimo nella conduzione della comunicazione, l’effettività produce una forte impressione e condizioni favorevoli al raggiungimento dello scopo dell’atto

all’idea che culture diverse usano e privilegiano mezzi linguistici e modalità espressive diverse per risolvere determinate esigenze comunicative. 15 In modo analogo si parla di Standardisierungsgrad (a proposito dei generi testuali) (Adamzik 2001: 41) e «arcitestualità» dei testi (Genette 1993). Equivalenza concettuale tra «prototipicità» (Prototypikalität) di stile (Sandig 2006: 513) e stile di genere si ottiene tramite il concetto di Fachlichkeitsgrad, in uso nella Fachsprachenforschung. Per Gläser «Fachstil» è lo stile funzionale di scienza, tecnica e settore pubblico che si realizza in una molteplicità di «Textsortenstile» (Gläser 1979: 27). Volendo rinunciare alla riduzione settoriale dell’attributo di Fachlichkeit (v. cap. 3 § I, 4), Fachstil e Textsortenstil possono intendersi come sinonimi. 16 Nella concezione sociologica di van Peer, lo stile innovativo (Stil-alsAbweichung) si contrappone allo stile imitativo, lo Stil-als-Wahl che seleziona elementi all’interno di un repertorio abituale. Lo stile convenzionale è indice di alta considerazione da parte dell’autore per la propria produzione testuale, cui attribuirebbe carattere di classicità o, secondo il caso, di scientificità (van Peer 2001: 43).

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comunicativo. Parlando di stile, si suppone che uno stile caratterizzato da alto grado di convenzionalità sia tendenzialmente più efficace e meno effettivo, mentre uno stile altamente idiosincratico possa risultare poco efficace, ma più effettivo. Detto in altre parole: un testo confezionato secondo le norme convenzionali è facilmente comprensibile, ma forse meno in grado di colpire l’immaginazione di chi lo legge/ascolta. Privo di tratti caratteristici individuali, il testo convenzionale tende a essere «anonimo» e presto dimenticato. Al contrario, il testo stilisticamente marcato in senso individuale può risultare di non facile decifrazione proprio per la sua carente aderenza alle norme convenzionali, dunque più suscettibile di provocare «passioni» (nel bene e nel male) in chi lo legge/ascolta. L’effettività dello stile può prodursi in generale, in ciò che rende un testo, nell’insieme, «indimenticabile», o realizzarsi a livello di singolo stilema. Lo scarto individuale può comparire un’unica volta in un solo testo oppure ripetersi, affermarsi come moda, statuire un nuovo stilema all’interno di un genere. Osservati in diacronia, stile individuale e stile convenzionale rappresentano i due lati della stessa medaglia.

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Capitolo terzo GLI STRUMENTI DELL’ANALISI

L’analisi linguistica dello stile osserva i fattori di costituzione del testo (coesione, coerenza, intertestualità) a livello di macro e microstrutture, servendosi degli strumentari dell’analisi grammaticale tradizionale, della linguistica testuale e della stilistica pragmatica e retorica 1. Per esigenze descrittive, gli strumenti sono illustrati singolarmente. L’applicazione degli strumenti, come risulterà chiaro dall’esempio concreto di analisi (v. cap. 4), non può prescindere dalla realtà del testo, fenomeno strutturalmente complesso in cui, come nel sistema linguistico, «tutte le parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà sincronica» (de Saussure 200519: 106). Il percorso dell’indagine attraverso i livelli strutturali può seguire l’una o l’altra prospettiva, proponendo diverse scalette: ad esempio per la prospettiva formale porrebbe all’apice la sintassi, il «principio organizzatore del testo» (Mengaldo 2007: 11); al contrario, secondo il punto di vista pragmatico servirebbe considerare prioritariamente la funzione testuale. Le due prospettive, considerando il confluire delle strutture testuali in una logica funzionale, non sono scindibili. Per comodità di indagine – come si mostrerà nel capitolo quarto – è opportuno scandire il testo in unità sintattiche. La successione degli argomenti proposta: struttura pragmatica (II), superficiale (III), tematica (IV), grammaticale (V), segua un percorso

1

È stata utilizzata come fonte principale delle descrizioni grammaticali la settima edizione della grammatica Duden (2005); il riferimento di massima per l’identificazione delle procedure stilistiche è Sandig (2006). Per la definizione delle figure retoriche si sono consultati soprattutto Lausberg (1963, 1073) e Bárberi Squarotti/Gorrasi (2004). In controtendenza rispetto alle stilistiche linguistiche che presentano in appendice un catalogo di figure retoriche, si è cercato di integrare il repertorio figurale nelle categorie di descrizione della linguistica testuale.

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analitico dalla macrostruttura verso la microstruttura, con l’utilizzo costante di una prospettiva intertestuale che si sviluppa nel riconoscimento a priori delle modalità comunicative (I) come forme prototipiche ampie. Al termine del percorso, gli esiti microanalitici si aprono di nuovo verso la prospettiva macrostrutturale (VI). Il movimento proposto, dal generale al particolare e di nuovo al generale, ricorda, intenzionalmente, la spirale ermeneutica. Mentre tutte le categorie osservate sono atte a rilevare le possibilità espressive del sistema, non tutte le categorie devono essere applicate a ogni testo e a ogni analisi concreta: una selezione dipende dalla tipologia del testo e dagli scopi dell’analisi; diverso il caso, ad esempio, dell’indagine del testo pubblicitario volta a individuare strategie comunicative efficaci da un punto di vista di marketing o dell’analisi del testo letterario a scopi ermeneutici o traduttivi.

I. Modalità comunicative La complessità e multiformità del fenomeno testo rende necessaria una forma di percezione ad excludendum delle sue caratteristiche potenziali, tenendo presente un raster di possibili dimensioni di variazione 2. Le dimensioni qui considerate: stile standard e non (1), stile scritturale e orale (2), stile contemporaneo e arcaico (3), stile letterario (lirico, narrativo, drammatico) e non (4) hanno un ambito di applicazione particolarmente esteso e mirano a descrivere il testo in ragione delle sue scelte fondamentali e a delimitarne le categorie di analisi; sarebbe inutile, per fare un esempio lampante, considerare la possibile divergenza rispetto alla norma ortografica o tipografica in un testo dell’oralità.

1. Standard/varietà

Il binomio scelto serve a etichettare ogni scelta preponderante di varietà diafasica, diastratica o diatopica. Nel parlare di codice standard 2

Sono definite dimensions of variation le categorie dell’analisi stilistica computazionale, nel riferimento a diverse forme di medialità (oralità-scritturalità) (Biber 1988) e generiche variazioni di registro espressivo (Biber 1995).

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si intende, semplificando, la varietà di tedesco descritta come non marcata dai codici grammaticali e lessicografici contemporanei (es Duden 2005, Götz/Haensch 2003). Nei testi formulati tendenzialmente secondo le norme del tedesco comune (in accezione di Standardsprache, Gemeinsprache, Hochsprache), ad esempio nei testi trasmessi dai media, sono stilisticamente marcati gli eventuali usi divergenti dallo standard grammaticale e lessicale. Gli stessi elementi, marcati nel confronto con lo standard, possono risultare altresì conformi agli usi di un diverso standard nazionale o sottosistema. Es. (1) Gut gibt es das Kantonsspital (www.fridolin.ch).

La frase (1), corrispondente alla dichiarazione di un lettore riportata nel periodico Fridolin di Glarus in Svizzera, presenta una costruzione sintattica (secondaria con verbo in prima posizione) tipica dello standard della Svizzera e non prevista dalla grammatica Duden, in cui si illustrano due strutture alternative: la frase secondaria introdotta da dass con verbo in ultima posizione (2) o (nel caso di supposizioni) la frase secondaria con verbo in seconda posizione (3) (Duden 2005: 1055). (2) Gut, dass es dich gibt (http://www.nillson.de). (3) Ich glaube, es gibt im Leben zwei, vielleicht drei Menschen, die für dich bestimmt sind (News, 31.01.2005. http://www.schlex.net).

Dato il contesto, la costruzione sintattica in (1) non è marcata. Si veda un altro esempio: (4)

von muecke291 am 27.07.2007 16:40 schon gefunden, Danke. muß jetzt aber leider zur Arbeit und muß sie noch ein wenig da lassen wo sie sind muecke291 [...] von Lobo-- am 30.09.2007 16:14 Hi zusammen, dann schieß ich mich mal hier an. Bin auch gerade dazugestoßen. 87

Sag mal ein HALLO an alle

.

Vielleicht geht mir ja beim Thema Navi auch das ein oder andere auf. Gruß Lobo [...] von deleila am 19.01.2008 9:51 hallo an alle hier, bin auch neu hier (habe aber schon oft mal reingeschaut und ein bisschen gelesen, tolles forum). (www.navifriends.com/phpbbForum/viewtopic.php?f=31&t=12567).

Il testo (4) è tratto da un blog. Vi compaiono diversi casi di ellissi (grassetto). Dato il contesto e le caratteristiche, evidenti anche in altri generi testuali e in lingue socialmente connotate (per esempio la Jugendsprache), l’ellissi non corrisponde a un fenomeno di marcatezza stilistica. Viceversa, sarebbe rilevante, in tale sede, l’uso costante di strutture sintattiche canoniche.

2. Scritturalità/oralità

Il discorso relativo alla coppia oppositiva in oggetto riguarda la scelta di medialità del testo e di stile relativo. L’accezione linguistica di testo quale strumento della comunicazione rende implicita l’idea di una pluralità di forme possibili, dipendenti dalla diversa medialità: l’opposizione tradizionale è tra mezzo scritto e orale. Il concetto di scritturalità (Schriftlichkeit) e, per opposizione, di oralità (Mündlichkeit) è interpretabile in due modi: scritturalità come mezzo di comunicazione o come strategia di strutturazione del testo3. Definire il testo scritto come tale è un’operazione meno banale di quanto appaia. Dal punto di vista etimologico, testo scritto significa, in prima istanza, ‘iscritto, vergato’, il che sottintende: su un qualcosa che ne consente la trasmissione, il mezzo, appunto, la cui varietà (es. lastre di granito, cortecce di faggio, papiro, carta, PC) dipende per lo più da circostanze epocali. Alla tipologia di testi trasmessi via «iscrizione» si 3

Medium o Konzeption secondo Söll (1974). Una distinzione concettuale di massima è estendibile a ogni discorso di norma e variazione.

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contrappongono i testi trasmessi mediante canale aereo (radio, telefono ecc.): si ricordi l’antica distinzione trasmessa dal motto medievale verba volant, scripta manent, anche se, a partire dagli anni cinquanta del novecento, l’uso dei registratori ha reso possibile conservare anche i testi dell’oralità. La varietà di generi è, in entrambi i casi, enorme (es. decreti onorifici, rune, testi poetici, sms; orazioni, dialoghi, programmi radiofonici). La plurime realtà dei mezzi di trasmissione e dei generi non compromette la validità della classificazione originaria, inficiata piuttosto dallo sviluppo della nuova medialità elettronica, le cui caratteristiche non rispondono in pieno né all’una né all’altra tipologia. Affinché sia operativo, il concetto di testo scritto in senso mediale può essere ridelimitato ai testi stampabili su carta, anche se trasmessi mediante tecnologie multimediali. A corollario di tale definizione vale l’accezione di testo scritto quale prodotto originale di chi scrive, che siano uno o più autori, anche se anonimi, purché sia chiara la non coincidenza con un eventuale testo «trascritto». Più ardua da stabilire è la linea di confine tra testo scritto e orale, qualora si intenda scritturalità – e di converso oralità – in prospettiva concettuale (konzeptionelle Schriftlichkeit; konzeptionelle Mündlichkeit) (Schwitalla 1997: 17). Nell’operare tale distinzione, l’accento cade, tradizionalmente, sul carattere di artificiosità dello scritto, sentito come forma derivata del linguaggio spontaneo, immediato e autentico dell’oralità (Biber 1995: 6). Più convincentemente, la scritturalità non è considerata forma di derivazione dal parlato, ma vista invece come peculiare architettura testuale, a sua volta capace di influenzare l’oralità e il suo stile (Schmidlin/Feilke 2005: 11) 4. La specificità dei due stili è spesso 4

La comunicazione orale è per Hartung «agire comunicativo» (sprachliches Handeln), quella scritta «prodotto dell’atto comunicativo» (Handlungsprodukt) (Hartung 2000: 85). A partire dagli anni ottanta, la linguistica testuale di scuola tedesca (Textlinguistik) si è specializzata nello studio del testo scritto, riservando l’analisi del testo orale, che studia fenomeno diversi e presuppone l’applicazione di metodologie e tecniche diverse per l’annotazione e l’elicitazione dei dati, alla disciplina consanguinea, l’analisi del discorso (Gesprächsanalyse). L’analisi degli stili sociali dell’oralità si occupa delle regole del parlato, analizzando non solo rilevanze tematiche, regole di alternanza nel discorso, cortesia, variazioni linguistiche in senso proprio (fonologia, grammatica, lessico) e più ampio (formulismi, procedure

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individuata in aspetti pragmatici. Definite rispettivamente come Sprache der Nähe e Sprache der Distanz (Koch/Oesterreich 1985 e 2007), le diverse situazioni comunicative facenti capo ai concetti di oralità e scritturalità sono descritte in base a caratteristiche per lo più non esclusive, nonché difficilmente ascrivibili a dati empirici e categorie linguistiche: vicinanza fisica, dimensione privata, relazione di confidenza tra i partner, emozionalità, dialogicità, spontaneità, ancoramento al contesto situazionale contra distanza fisica, dimensione pubblica, estraneità dei partner, oggettività, monologicità, ponderazione, affrancamento dal contesto situazionale (Thaler 2007: 150). Meglio arginabile è il confine tra stile scritturale e stile dell’oralità se lo si cerca a livello formale, rilevandolo nell’uso alternativo di forme grammaticali esplicite (grammatisch explizite Formen) o implicite (grammatisch implizite Formen) (Feilke 2007). Es. (5)

Il testo (5) (Feilke 2000b: 16), vergato su un foglio di carta, è inequivocabilmente scritto, dal punto di vista mediale. Viceversa, non sembra poter rispondere a una definizione concettuale di scritturalità, poiché eccessivamente carente quanto a esplicitazione formale. Nel testo infatti – come è tipico dell’oralità – è presente una grande quantità di contenuto implicito che àncora l’enunciato alla situazione comunicativa e rende il messaggio funzionale solo per l’interlocutore diretto. Nell’esempio dato, si tratta della maestra della classe frequentata dalla bambina che le ha porto il foglio scritto dalla madre. La maestra è a conoscenza di alcuni dettagli essenziali alla comprensione del messaggio: la madre della scolara ha un bambino piccolo; avrebbe dovuto recarsi a parlare con lei e non lo ha fatto. Illocuzioni costitutive trasmesse implicitamente compaiono a vari

di categorizzazione sociale), nonché il comportamento para ed extralinguistico (es. struttura prosodica, velocità del parlare, qualità della voce, gestica, mimica prossemica; preferenze di gusto nell’abbigliamento, nel consumo di cultura ecc. (Kallmeyer 2001: 402-403).

90

livelli di configurazione testuale, come illustrato in (5a) (ortografia e morfologia delle parole), (5b) (sintassi) e (5c) (livello testo, a confronto – nella colonna centrale e destra – con la struttura illocutiva tipica del genere Privatbrief). Es. (5a)

Ich hatte keinen bei dem Kleinen.

(5b)

Ich hatte keinen [Betreuer] bei [meinem] kleinen [Jungen].

(5c) ... Sehr geehrte Frau [...] Ich bitte Sie, mich zu entschuldigen. Ich konnte gestern zu Ihrer Sprechstunde nicht kommen, weil ich [hatte] keinen Betreuer bei meinem kleinen Jungen hatte. Mit besten Grüßen ...

3. Contemporaneità/anacronisticità

Ort, Datum Anrede Entschuldigung Abwesenheit beim Gespräch Begründung

Intention Thema

Floskel Unterschrift

Il testo, in quanto fenomeno sociale, palesa nelle sue scelte linguistiche caratteristiche tipiche o atipiche per le convenzioni dell’epoca. Considerata l’incessante mutabilità della lingua, le ricostruzioni storicolinguistiche valutano il concetto di epoca mediante confini temporali determinati con una certa arbitrarietà, spesso in base a criteri extralinguistici. Per tale motivo, la relazione di contemporaneità tra fenomeni può essere valutata con altrettanta flessibilità, considerando, ad esempio, gli scritti di Adelung (es. Deutsche Sprachlehre für Schulen, 1781; Grammatisch-kritisches Wörterbuch der hochdeutschen Mundart, 1774-1786; Anweisung zur Orthographie, 1788) quale codice standard per l’epoca della produzione letteraria classico-romantica. Sicuramente anacronistico sarebbe confrontare un testo di inizio ottocento con lo standard contemporaneo. Nel riferimento al tedesco contemporaneo (Gegenwartsdeutsch), il cui limite post quem convenzionale è la fine della seconda guerra mondiale (von Polenz 1999: 163), la questione si complica un poco, in quanto gli sviluppi linguistici si realizzano «quasi vor unseren Augen» 91

(Dürscheid 2003: 2), laddove la regolarità dei fenomeni, il consolidarsi delle tendenze, l’evoluzione di usi occasionali in varianti o di varianti in standard sono determinabili solo post festum (Glück/Sauer 1997: XIII), a codificazione avvenuta. I codici dell’attualità invecchiano molto rapidamente, a causa della straordinaria velocità di mutazione della realtà sociolinguistica nell’epoca dei nuovi media elettronici. Es. (grassetto). (6) Ich komme nicht, weil ich hab keine Zeit. (6a) Ich komme nicht, weil ich keine Zeit habe. (7) Ich kenne den Student schon lange. (7a) Ich kenne den Studenten schon lange. (8) Paul hat Physik und Chemie studiert in München. (8a) Paul hat Physik und Chemie in München studiert. (9) doch bitte!*ganzliebschau* i wills wissen! (10) Hi Barbara, hab keine Texte in [der] Biblioth. gef. was nimmst du für einen?

Gli esempi (6-10) mostrano fenomeni sintattici del tedesco contemporaneo innovativi rispetto a forme equivalenti (6a-8a) (Dürscheid 2003: 1). I fenomeni ivi documentati attestano la capacità innovativa della lingua e, come si vedrà, la cautela dei codici: solo i primi tre casi (6-8) sono riconosciuti in prospettiva storica e codificati nella recente edizione della grammatica Duden. Si tratta, nel primo caso (6), dell’uso del verbo finito in seconda posizione in secondaria introdotta da weil, uso cui la descrizione storiografica attribuisce diffusione soprattutto in ambito di oralità (Glück/Sauer 1997: 45; von Polenz 1999: 357). Il codice del 2005 registra il fenomeno come struttura sintattica alternativa, dipendente dalla diversa funzionalità di weil:

92

In gesprochener Sprache sowie in Alltagssprache, die dieser nahe steht (z.B. Foren im Internet [...]), stehen Wörter wie weil, obwohl, wobei auch in Sätzen mit Verbzweitstellung. Hier liegt nicht etwa ein syntaktischer Wandel vom Verbletzt- zum Verbzweitnebensatz vor; vielmehr haben sich die Gebrauchsmöglichkeiten der genannten Wörter ausgeweitet [...]: Neben der hergebrachten Verwendung als Subjunktionen [...] in Verbletztnebensätzen [...] treten sie auch als Konjunktionen [...] vor Hauptsätze (Duden 2005: 1060).

Il secondo esempio (7) mostra il fenomeno della perdita di funzionalità della flessione nominale per esprimere il caso, fenomeno registrato nel tedesco contemporaneo come proseguimento di una tendenza visibile già a partire dal XVIII secolo (von Polenz 1999: 343), parallelamente al quale si osservano, in particolari domini, la cancellazione di desinenza nel determinatore e la funzionalità del caso resa dal contesto (Glück/Sauer 1997: 53). Es. (11) Greift Euer Vorteil (testo pubblicitario). (12) Antwort und kein Vertreterbesuch sichere ich Dir zu (annuncio matrimoniale).

Nel descrivere l’adozione del modello di flessione forte da parte di sostantivi appartenenti alla classe di flessione debole, con conseguente perdita di desinenza -en al dativo e accusativo, la grammatica Duden ne limita l’uso al registro quotidiano (Duden 2005: 218). Il terzo caso – di cui all’esempio (8) – riguarda la dislocazione di costituenti fuori parentesi (Ausklammerung; Ausgliederung in Glück/Sauer 2007: 46), uso «storico», in quanto già consigliato nella grammatica Duden del 1966 (von Polenz 1999: 357), e descritto con regole precise nell’edizione più recente (Duden 2005: 901). Un fenomeno non ancora codificato riguarda invece la costruzione inflettiva (Inflektivkonstruktion) con verbo privo di desinenza di flessione, documentata in (9), ritenuto caratteristica di stile delle chat (Dürscheid 2003: 4). La grammatica Duden menziona solo una forma embrionale di tale fenomeno con le interiezioni complesse o inflettivi (Inflektive) (es. würg, stöhn, seufz), usi tipici dei fumetti diffusi nel e dal linguaggio giovanile, colloquiale e pubblicitario (Duden 2005: 93

606). Un altro fenomeno non ancora normalizzato è la cancellazione dell’articolo o di altro determinatore davanti al nome singolare numerabile, di cui all’esempio (13). L’uso è previsto dal codice in casi ben delimitati (nomi propri, fraseologismi, costruzioni con verbo supporto) (Duden 2005: 306-307) e viene altrimenti designato come non grammaticale (Duden 2005: 813). Es. (13)

*Ich sehe Baum.

I casi osservati mostrano la comprensibile cautela osservata dai codici nel registrare fenomeni che potrebbero rivelarsi occasionali e non durevoli. Per quanto effimero risulti il concetto di contemporaneità, la relazione in cui il testo si pone con i codici contemporanei e con le scelte tipiche di testi di genere ed epoca similari è imprescindibile alla valutazione della convenzionalità o atipicità della sua configurazione.

4. Letterarietà/non letterarietà

Come nel caso della coppia scritturalità/oralità, anche il concetto di letterarietà (termine inteso – con voluta semplificazione – come sinonimo di poeticità) e, per contrasto, di non letterarietà, è scindibile in due accezioni possibili: 1) letterarietà come funzione; 2) letterarietà come caratteristica intrinseca del testo letterario. Nella prima accezione, si caratterizza come letterario il testo che palesa funzionalità e peculiarità specificamente poetiche, ossia il testo che, all’interno di una determinata cultura, è prodotto o recepito come tale (Lehnert 1986a; 1986b), in base a criteri extratestuali (ad esempio il luogo di pubblicazione, lo scopo della produzione, ed essenzialmente nel rapporto tra opera e interprete) (De Angelis 2007: 13). Esiste anche, secondo alcuni interpreti, una «competenza poetica» che permetterebbe al madrelingua di riconoscere intuitivamente la poeticità come qualità linguistica del testo (Scott 2002); tali intuizioni, verosimilmente, proverrebbero da un patrimonio di conoscenze e una sensibilità di gusto socialmente connotate. Intesa nell’altro senso, la questione della poeticità, apparentemente ovvia nel caso si ponga l’opzione tra due testi tipo il Faust di Goethe e una locandina teatrale, è in realtà di non facile determinazione nel caso di generi ibridi, in quanto multifunzionali, documentato dai molti generi di confine tra 94

testo letterario e non (ad esempio scritti autobiografici di firme autorevoli). Intesa non tautologicamente, la qualità poetica è attributo possibile di ogni testo ed entità di difficile misurazione. I tentativi storici di creare parametri oggettivi per il calcolo della poeticità coincidono con la riflessione sullo stile: la stilistica tradizionale dogmatizza l’esistenza della qualità poetica nella forma e nel principio di ornatus; lo stilistica strutturale determina la specificità poetica come funzione della lingua, considerandola a livello di tecnica e struttura formale. Nel presente lavoro l’evidenza della poeticità resta sottesa al più ampio discorso relativo allo stile di genere; conformemente, la modalità definita per negazione non letterarietà si riversa nel discorso concernente i diversi prototipi di genere, come esemplificato nel quarto capitolo (genere recensione: scrittura scientifica e argomentativa), collegandosi al tema globale dello stile di genere, della conformità dello stile individuale. Ogni genere di testo, letterario o no, si configura secondo particolari strategie convenzionali. Ogni testo palesa strutture linguistiche e formali riconoscibili come appartenenti a una data cultura e tradizione. Lo studio di usi e tradizioni permette di ricostruire, come modelli di letterarietà, il prototipo dei generi letterari. In particolare, la tradizione occidentale riconosce tre modelli principali di letterarietà nella classica distinzione in grandi generi (epico, drammatico, lirico). All’interno di tale distinzione canonica, modello sommo di poeticità è il genere lirico. Ammettendo la poeticità come sinonimo di liricità, il grado di poeticità del testo può misurarsi nel confronto con il prototipo del testo lirico (il testo poetico per antonomasia). In maniera analoga, con procedimento convenzionale, può essere valutata la drammaticità o epicità dei testi, letterari e non. Come traduzione formale del concetto di poeticità per la cultura tedesca si utilizzano le caratteristiche del Lied, quali descritte dalla letteratura specialistica (Burdorf 1997; Horn 1998; Lamping 2000; Foschi Albert/Lari 20084) (le caratteristiche prevalenti sono riassunte nella tab. 7).

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TAB. 7 Struttura superficiale Testo breve, struttura in strofe e versi. Enjambements, rima, figure di suono. Struttura tematica Nucleo tematico: esperienza universale (amore, morte, congedo). Sviluppo tematico: carente descrizione/narrazione/argomentazione; molto contenuto implicito. Struttura grammaticale e lessicale Ricorrenza di pronomi personali di prima e seconda persona singolare (ich/du). Sinonimi di registro elevato; figure lessicali. Figure sintattiche.

Un testo che mostri tratti di conformità con il prototipo sarà in possesso di un certo grado di poeticità, che si paleserà tanto più alto, quanto maggiori sono i tratti conformi. In tal senso, può motivare un certo grado di poeticità un testo pubblicitario in rima. Esempi celebri del genere, in parte recanti la firma autorevole di Elly Heuss-Knapp, provengono dalla pubblicità del prodotto Bullrich Salz (14-16) (rima in grassetto): (14) Hat dein Corpus etwas Stauung, Bullrich fördert die Verdauung (1895). (15) Was die Braut zur Trauung, ist Bullrich-Salz für die Verdauung (1951). (16) Lässt dir der Magen keine Ruh, nimm Bullrich-Salz, das hilft im Nu (1995).

Una valutazione resa in tali termini della poeticità come stile poetico, e in generale dello stile, ha senso solo all’interno delle singole tradizioni e culture, la cui specificità risalta al confronto interculturale. La rima finale degli esempi (14-16) è un tratto di stile poetico non peculiare della tradizione in lingua tedesca. Per non letterarietà si intende qui – per esclusione – l’amplissima classe dei testi cui è possibile attribuire l’attributo comune di 96

Fachlichkeit. Sebbene la Fachsprachenforschung consideri di norma fachlich alcuni specifici ambiti professionali (es. Wissenschaft, Wirtschaft, Recht), distinguendoli da altri settori dell’attività umana di carattere non specialistico (es. Literatur, Frauendiskurs), e da altri ancora di carattere «misto» (es. Presse) (Roelcke 1999: 18), l’attributo di Fachlichkeit può essere inteso in senso lato, ad esempio nell’accezione di «correlazione tra gruppi di testi». Si veda la seguente definizione: Die Fachlichkeit von Texten stellt eine dynamische Relation dar, die sich auf der Grundlage vielschichtiger sprachlicher und außersprachlicher Determinationszusam-menhänge herausbildet (Baumann 1994: 14).

Conformemente, Baumann definisce i Fachtexte come segue: komplexe[n] Einheiten [...], die sich einerseits aus sozialen, situativen und thematischen Faktoren und andererseits aus den dadurch bedingten textstrukturellen, stilistischen und formalen Merkmalen zusammensetzen (Baumann 1992: 9).

Tale definizione può valere per qualsiasi genere di testo – anche per i testi letterari. Ne deriva che, delimitati grosso modo i confini della letterarietà, si tratterà, nei casi di esclusione, di determinare altri confini di specialità e modalità comunicativa, come ad esempio quella utile a classificare il carattere di scientificità dei testi (v. cap. 4 § I, 2).

II. La struttura pragmatica Per struttura pragmatica sia intesa la rete di relazioni esistenti nel contesto comunicativo da cui ha origine il testo e che comprende i seguenti elementi: 1) autore, 2) destinatario, 3) mezzo e canale di distribuzione dell’informazione, 4) situazione, 5) funzione e intento del testo. I dati relativi alla struttura pragmatica sono in parte evincibili a livello formale, codificati nei vari fenomeni di coesione. I dati non codificati sono in parte arguibili dal contesto pragmatico.

97

1. L’autore

Spesso il testo presenta una formulazione esplicita dell’autore, che può essere più o meno ricca di dati informativi. In (17) l’autrice è identificabile con nome e cognome grazie al riferimento esplicito alla professione (FOCUS-Online Autorin) (grassetto). Il caso di utilizzo da parte dell’emittente di forme pronominali di prima persona può essere osservato come fenomeno di deissi personale (v. § V, 3 d). (17) Url: http://www.focus.de/gesundheit/ernaehrung/abnehmen/diaetluegen/richtig-abnehmen_aid_7407.html 20.02.07, 15:14

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Abnehmen Die 20 dicksten Diätlügen

Von FOCUS-Online-Autorin Monika Preuk

Sie werden als Geheimtipps gehandelt, sind in Wirklichkeit jedoch oft nur Schwindel. Für FOCUS Online nimmt Ernährungsexpertin Susanne Klaus die bekanntesten Diätlügen unter die Lupe. Klicken Sie sich durch die Foto-Galerie. Glaubt man den Betroffenen, haben sie mit „Dinner-Cancelling“, NullDiät, Eiweiß-Futtern, Low Carb oder Ananas-Kur auf Dauer viele Kilos abgenommen. [...] Schlankheits-Tipps haben deshalb Hochkonjunktur. Doch die meisten sind blanker Unsinn. Susanne Klaus, Professorin für Ernährung und Energiestoffwechsel an der Universität Potsdam, entlarvt die gängigsten Diät-Lügen. Klicken Sie sich durch die FotoGalerie. Fachliche Beratung: Prof. Dr. Susanne Klaus, Institut für Ernährungsforschung, Potsdam. Copyright © 2008 by FOCUS Online GmbH (http://www.focus.de).

2. Il destinatario

In (18) il destinatario non è né esplicitamente formulato né mediante deissi personale di seconda persona grammaticale. La sua identità può essere dedotta dal contesto: i lettori della rubrica Gesundheit del periodico Focus Online. La menzione esplicita dell’interlocutore è contemplata dalla retorica nella figura dell’apostrofe (Apostrophe), appello diretto rivolto a una persona o cosa personificata. Es.

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(18) Liebe Freunde / Wenn Ihr wüsstet, wie mir das Herz überläuft! / Wenn Ihr eine Ahnung hättet, wie ich mich fühle, wie es in mir jubelt. / Wenn auch nur ein Schimmer davon zu Euch käme, was mit uns passiert, wenn wir mit den Delfinen schwimmen, geschwommen sind… Ihr wäret nicht zu halten. Und so geht es mir (www.cornels-selke.de/).

3. Il mezzo

Il mezzo (scritturalità, oralità, intermedialità) si chiarifica in genere nel contesto situazionale (per le classificazioni relative v. § II, 2). Il canale di contatto tra emittente e destinatario (giornale, libro, radio, telefono, blog ecc.) può comparire in formulazioni esplicite; in (17) si realizza grazie al logo Focus Online.

4. La situazione

La situazione comunicativa concerne il contesto spazio-temporale della produzione testuale e può servire a chiarire la funzione (v. § 5 d). A livello formale, le sue caratteristiche sono in parte rilevabili grazie alla deissi spaziale (v. § V, 3 d).

5. La funzione

La funzione testuale, corrispondente alla codificazione nel testo dell’intenzione comunicativa dell’emittente, è resa palese dagli indicatori di funzione (Indikatoren der Textfunktion) (definibili anche indicatori illocutivi), di cui è possibile identificare tipi diversi (a-e) 5. La variegata tipologia di indicatori prova come non sempre la funzione testuale coincida con la vera intenzione comunicativa dell’emittente; è possibile ad esempio che un testo giornalistico di apparente funzione informativa persegua nascostamente un intento persuasivo da parte del suo autore. a) Gli indicatori espliciti sono formulazioni pertinenti alla funzione comunicativa. Ne sono esempio gli elementi sottolineati in (19), una dichiarazione di guerra con formulazioni esplicite di funzione dichiarativa (corsivo). Es.

5

Terminologia e descrizione tipologica (a-d) in Brinker (2005: 105 s.).

99

(19) Wir Wilhelm, von Gottes Gnaden Deutscher Kaiser, König von Preußen etc. verordnen auf Grund des Artikel 68 der Verfassung des Deutschen Reichs im Namen des Reichs, was folgt: Das Reichsgebiet ausschließlich der Königlich Bayerischen Gebietsteile wird hierdurch in Kriegszustand erklärt. Diese Verordnung tritt am Tage ihrer Verkündigung in Kraft. Urkundlich unter Unserer Höchsteigenhändigen Unterschrift und beigedrucktem Kaiserlichen Insiegel. Gegeben Neues Palais, den 31. Juli 1914 (http://de.wikisource.org).

b) Gli indicatori indiretti o indicatori modali corrispondono alle formulazioni atte a chiarire la posizione dell’emittente (thematische Einstellung) nei confronti del contenuto di verità o dell’attendibilità del testo. Ad esempio in (20) si segnala scetticismo; in (21) certezza, in (22) incertezza nei riguardi delle informazioni trasmesse; la formulazione in (23) evidenzia il tipo di valutazione della questione trattata (grassetto). Se l’intenzione «vera» del testo è opposta rispetto al significato trasmesso dalla formulazione, si parla di indicatori devianti. In questo caso la retorica parla di antifrasi (Antiphrase), uno degli esempi più comuni di ironia (Ironie) (24) (grassetto). (20) Der Gegner hat den Prozess verloren, jetzt schreibt er ans Gericht: Hiermit lege ich Widerspruch gegen die Rechtsanwaltsrechnung ein. Begründung: Herr “Rechtsanwalt” Vetter ist in meinen Augen kein zugelassener Anwalt. […] Ich zweifle sehr, dass Herr Vetter überhaupt ein Rechtsanwalt ist, der eine Zulassung hat (am 01.12.2006 von http://www.lawblog.de; www.jurablogs.com/de). (21) Seit dem 11. September 2001 nimmt das Thema „Islamischer Fundamentalismus“ einen breiten Raum in unserer Medienlandschaft ein. Fast täglich finden sich Zeitungsberichte zu Selbstmordanschlägen mit vermeintlichem oder tatsächlichem islamistischem Hintergrund. [...] Hier wird eindeutig Hysterie betrieben (www.eurasischesmagazin.de > Ausgabe 08-08). (22) Am Ende muss es vielleicht wieder der Staat richten (http://blog.kooptech.de/2008/11/nachrichten-vom-medienumbruch-iii/). 100

(23) Das ist mehr als gelungen – mit Farbe eine Fläche in ein Bild zu verwandeln und dies noch schöpferisch zu gestalten (www.treffpunkt-kunstgalerie.de/schlafgewandelt). (24) [contesto] Ein Kollege hat einen Stapel Geschirr fallen lassen, dazu sagt ein Zuschauer: Prima machst du das! (http://de.wikipedia.org/wiki/Ironie).

c) Gli indicatori ambigui rimandano a una funzione diversa da quella principale del testo, come ad esempio la formulazione Info in (25) che allude all’improbabile funzione informativa, in un testo che evidentemente serve per lo più da reclame per l’impresa di costruzioni pubblicizzata. Gli indicatori ambigui sono segno del carattere tendenzialmente plurifunzionale del testo. Nei testi plurifunzionali, la funzione dominante può rivelarsi dalla valutazione della struttura illocutiva (Illokutionsstruktur), il complesso di proposizioni cui corrisponde un’intenzione comunicativa (Motsch 2000: 417). Tale complesso è raramente simmetrico e non gerarchico; un esempio è (26), la cui doppia funzione simmetrica è descrivibile come ringraziare [nel] congedarsi ovvero congedarsi [nel] ringraziando. Più di frequente, il tipo di testo e la funzione relativa determinano una gerarchia strutturale con illocuzioni costitutive e facoltative. Ad esempio sono illocuzioni costitutive di un testo vincolante le formule che esplicitano l’impegno, da parte dell’emittente, a compiere una certa azione, come la dichiarazione di accettazione in (27) (formula introduttiva in grassetto). Es. (25)

Gerhard F**** G.m.b.H. & Co.KG. Nr. 47 8162 Pas*** Tel.: 031****** Fax: 031*******

(www.wohnnet.at).

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(26)

Wir sagen Dankeschön und auf Wiedersehen.

(27)

Wichtig! / Alle Fluggäste, die über Ryanair eine Reiseversicherung abschließen, bestätigen hiermit, dass sie die vollständigen Versicherungsbedingungen gelesen und verstanden haben und diese akzeptieren. Klicken Sie auf den Link am oberen Rand dieser Seite, um den Text der Police zu lesen. Zudem akzeptiere ich, dass es in meiner Verantwortung liegt, Ryanair über eine örtliche Ryanair-Buchungszentrale über sämtliche Änderungen meiner Kontaktdaten, einschließlich der E-Mail-Adresse, in Kenntnis zu setzen (www.bookryanair.com).

d) Gli indicatori contestuali chiariscono la funzione del testo interagendo con il contesto (inteso come il ristretto contesto verbale o l’ampia cornice extralinguistica, situazionale e culturale del testo), ad esempio la formulazione Hunde sind zwingend an die Leine zu nehmen nella situazione raffigurata in (28) (avviso in un parco pubblico). In altri casi, può servire da indicatore contestuale la sede di pubblicazione, ad esempio una rivista di poesia, contesto che rende evidente l’intenzione poetica dei testi che vi compaiono, indipendentemente dal giudizio sulla qualità poetica del singolo testo (v. § I, 4). (28)

(www.spiegel.de/img/0,1020,490943,00.jpg)

e) Gli indicatori intertestuali sono segni che rinviano all’universo testuale che ha dato origine al testo. Si può trattare di citazioni dirette da altre opere, allusioni a dati di conoscenza enciclopedica, rimandi di vario genere, anche iconografico. Un esempio è il titolo del racconto (nato come pièce teatrale) di Ulrich Plenzdorf Die neuen Leiden des 102

jungen W. (1972), nel suo richiamarsi al romanzo epistolare goethiano Die Leiden des junge Werther (1774). f) Gli indicatori strutturali (Textgliederungssignale) sono formulazioni idonee a segnalare l’inizio, la fine o altre parti del testo. Non tutti gli indicatori sono di tipo lessicale, come in (29) (grassetto). In (30) e (31) l’indicazione di inizio e fine è determinata anche dalla forma verbale (corsivo), che nel primo caso rimanda al futuro e a quanto sarà oggetto di interesse del lavoro, rendendo chiara la natura introduttiva del testo, come del resto esplicitamente formulato nel titolo della sezione. Nel secondo caso, la forma al passato rimanda all’indietro a livello di contenuto e offre allo stesso tempo indicazione della natura conclusiva della sezione testuale, designata come tale già nel titolo. Es. (29) nachdem im Kapitel 4 grundlegende Funktionen des Staates wie die Schaffung von Eigentums- und Vertragssicherheit im Zentrum standen (Ordnungspolitik), geht es in diesem Kapitel um direkte staatliche Eingriffe in einzelne Märkte (Prozesspolitik) (Andrea Haufler, Grundzüge der Wirtschaftspolitik, 2009. http://www.ecpol.vwl.unimuenchen.de/downloads/wipo1/ss09/wipo1-05.pdf). (30) Einleitung Im vorliegenden Beitrag soll die Aufmerksamkeit auf die Polyfunktionalität der Präpositionaladverbien gelenkt werden (Ortu 2005: 269). (31) Fazit In diesem Aufsatz ist ein allgemeines Bild zur Erklärung des E[rsatz]I[infinitiv] im Deutschen sowie in den anderen westgermanischen Sprachen gezeichnet worden (Gaeta 2005: 163).

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III. La struttura superficiale La struttura superficiale (äußere Textstruktur) è determinata – nel testo scritto o multimediale6 – dalla coesione grafica, ossia da caratteristiche come layout (1), materiale grafico e iconografico (2), interpunzione (3), stili di carattere (4). L’analisi della struttura superficiale è propedeutica a quella della struttura tematica, in quanto si presume che un testo, per legge di coerenza, presenti un layout confacente alla distribuzione dell’informazione ivi contenuta. In questo senso, ad esempio l’accapo è indizio di un nuovo tema; analogamente, e a maggior ragione, paragrafi separati e simili.

1. Il layout

Nel testo scritto, il layout, ossia l’aspetto materiale (lunghezza e disposizione del testo), dà indicazioni chiare, spesso autosufficienti, a determinare l’appartenenza di genere (in caso contrario, è decisivo, come si è visto in § II, 2 d, il contesto situazionale). Ad esempio l’analisi a colpo d’occhio di (32) e (33) è sufficiente a chiarire l’appartenenza al genere (Wetterbericht; Privatbrief), in (32) grazie soprattutto al tipo di immagine, in (33) per la presenza visibile di illocuzioni tipiche in posizione convenzionale: luogo e data in alto a destra; formula interlocutoria in alto, isolata dal corpo del testo; idem in basso: formula di congedo, firma.

6

Per l’oralità vale naturalmente una tipologia diversa, fatta ad esempio di caratteristiche fonetiche e prosodiche (es. ritmo, rime, pausazione, cinesi, prossemica). Alla caratteristica di lunghezza del testo corrisponde la durata.

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(32)

Der Wetterzentrale-Wetterbericht ausgegeben am 9. Oktober 2008, 6:59 MESZ Lage: Hochdruckeinfluss sorgt für ruhiges, zunehmend sonniges, teilweise aber nebliges Herbstwetter

Vorhersage für Deutschland: Heute im Nordwesten und äußersten Südosten aufgeheitert und trocken. Dazwischen wolkig bis stark bewölkt oder trüb aber nur örtlich noch geringer Regen. Nachmittags vermehrt auflockernde Bewölkung. Höchste Temperaturen 15 bis 20 Grad. Schwacher Wind aus unterschiedlichen Richtungen. In der kommenden Nacht Ausbreitung von Nebel, teils aber auch klar und trocken. Tiefstwerte 8 bis 4 Grad.Morgen vor allem im Süden teils zäher Nebel. Ansonsten sonnig und trocken. Höchsttemperaturen 15 bis 21 Grad. Tendenz für die Folgetage: Am Samstag nach Nebel allgemein sonnig und trocken. 16 bis 22 Grad. Am Sonntag im äußersten Norden wolkiger und windiger mit etwas Regen. In der Mitte und im Süden weiterhin sonnig und trocken. Am Montag und Dienstag in der Nordhälfte wechselhaft mit etwas Regen oder kurzen Schauern. Im Süden bleibt es freundlich. Weiterhin mild. (www.wetterzentrale.de)

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(33)

(www.mv-geislingen.de)

Analogamente, la struttura superficiale permette di riconoscere i grandi generi letterari, distinguendoli in base a criteri formali: struttura in versi = lirica (34); struttura dialogica = dramma (35); prosa = narrativa (36), efficace anche per alcuni sottogeneri (es. sonetto: due quartine e due terzine). (34) Ich wollte, meine Lieder Das wären Blümelein: Ich schickte sie zu riechen Der Herzallerliebsten mein. Ich wollte, meine Lieder Das wären Küsse fein: Ich schickt sie heimlich alle Nach Liebchens Wängelein. Ich wollte, meine Lieder Das wären Erbsen klein: Ich kocht eine Erbsensuppe, Die sollte köstlich sein. (Heinrich Heine, poesia esclusa dalla raccolta Buch der Lieder, 1827).

106

(35)

Zweiter Auftritt. Isabella. Diego. Isabella. Diego! Diego. Was gebietet meine Fürstin? Isabella. Bewährter Diener! Redlich Herz! Tritt näher! Mein Leiden hast du, meinen Schmerz getheilt, So theil' auch jetzt das Glück der Glücklichen. Verpfändet hab' ich deiner treuen Brust Mein schmerzlich süßes, heiliges Geheimniß. Der Augenblick ist da, wo es ans Licht Des Tages soll hervorgezogen werden. Zu lange schon erstickt' ich der Natur Gewalt'ge Regung, weil noch über mich Ein fremder Wille herrisch waltete. Jetzt darf sich ihre Stimme frei erheben, Noch heute soll dies Herz befriedigt sein, Und dieses Haus, das lang verödet war, Versammle Alles, was mir theuer ist. (Friedrich Schiller, Die Braut von Messina, 1803).

(36) Eigentlich hieß er Carsten Carstens und war der Sohn eines Kleinbürgers, von dem er ein schon vom Großvater erbautes Haus an der Twiete des Hafenplatzes ererbt hatte und außerdem einen Handel mit gestrickten Wollwaren und solchen Kleidungsstücken, wie deren die Schiffer von den umliegenden Inseln auf ihren Seefahrten zu gebrauchen pflegten. Da er indes von etwas grübelnder Gemütsart und ihm, wie manchem Nordfriesen, eine Neigung zur Gedankenarbeit angeboren war, so hatte er sich von jung auf mit allerlei Büchern und Schriftwerk beschäftigt und war allmählich unter seinesgleichen in den Ruf gekommen, daß er ein Mann sei, bei dem man sich in zweifelhaften Fällen sicheren Rat erholen möge. Gerieten, was wohl geschehen konnte, durch seine Leserei ihm die Gedanken auf einen Weg, wo seine Umgebung ihm nicht hätte folgen können, so lud er auch niemanden dazu ein und erregte folglich dadurch auch niemandes Mißtrauen. So war er denn der Curator einer Menge von verwitweten Frauen und ledigen Jungfrauen geworden, welche nach der damaligen Gesetzgebung bei allen Rechts-geschäften noch eines solchen Beistandes bedurften (Theodor Storm, Carsten Curator, 1878).

107

Rilevanti per lo stile, in questo senso, i casi di deviazione dal prototipo (Abweichungen bezüglich eines Textmusters), come ad esempio il fumetto in (37), in cui ci si aspetterebbe una didascalia descrittiva della situazione raffigurata che riproduce protagonisti della cronaca politica e non del mondo Disney! Es. (37)

(www.welt.de)

2. Materiale iconografico

Spesso i testi presentano materiale grafico e iconografico di vario genere. Il rapporto immagine-testo è bidirezionale: da un lato, il testo verbale può servire a chiarire il significato delle immagini, di regola polisemiche; dall’altro, le immagini possono arricchire il testo di significati aggiuntivi e complementari. Il rapporto è descritto più dettagliatamente nella seguente serie: a) immagine complementare. Il testo trasmette significato compiuto anche senza l’immagine. Es.

108

(38)

DEZEMBERWETTER 2008 Kommt die weiße Weihnacht? Weiße Weihnacht – wer wünscht sie sich nicht? In einigen Teilen Deutschlands liegt zurzeit tatsächlich Schnee, andernorts kann man sich hingegen höchstens über etwas Schneeregen und glatte Straße ärgern.

(www.bild.de)

b) Immagine descrittiva: serve a illustrare concretamente il contenuto informativo del testo. Es. (39)

Cappuccino ist ein italienisches Kaffeegetränk. Ein Cappuccino besteht etwa je zu einem Drittel aus einem mit doppelter Wassermenge gebrühten Espresso (Espresso lungo), aus heißer Milch und heißer aufgeschäumter Milch. Es gibt jedoch auch eine Variante mit einem Verhältnis Espresso/Milch von 1:3. / Zur geschmacklichen Verfeinerung kann der Cappuccino mit etwas Kakaopulver und/oder Zimt bestreut werden. Dabei werden in italienischen Kaffeebars manchmal mit Hilfe von Schablonen Muster (Herzen, Wolken, Schmetterlinge usw.) produziert. Das Bestreuen mit Kakao ist jedoch keinesfalls überall üblich. Vor allem in Norditalien und anspruchsvollen Kaffeebars wird das charakteristische Herzmuster durch den Kaffeeeinschuss im Milchschaum erzeugt.

(http://www.cafexpresso.de)

c) Immagine costitutiva: il testo verbale riuscirebbe incomprensibile in assenza del materiale iconografico. Es.

109

(40)

(www.durchblick-filme.de)

d) Immagine integrativa: testo e immagine non sono direttamente collegati, l’immagine contribuisce a produrre inferenze. Es. (41)

Umgeben von neun Nachbarländern bietet Ihnen Deutschland eine reiche Hochschullandschaft. Ein Studium an einer der 81 Universitäten, 172 Fachhochschulen und 60 Kunst-, Musik- und Filmhochschulen birgt für Sie nicht nur die Chance einer exzellenten wissenschaftlichen Ausbildung. Sie haben zugleich die Gelegenheit, unser Land und seine Menschen näher kennen zu lernen.

(www.daad.de)

3. La punteggiatura

L’interpunzione segue norme convenzionali codificate per lo standard scritto. Rilevanti per lo stile sono i casi di divergenza, che includono usi anomali per frequenza o usi non codificati, come il punto al centro del primo verso in (42) e quasi l’intero sistema di segni 110

in (43) (due punti preceduti da spazio, parentesi angolari, la serie – evidenziata in grassetto – che rende un’intera battura di dialogo) o emoticon o smiles in uso nei testi recenti, non solo intermediali. Es. (42) Du rufst uns an .uns weinende im finstern: Auf! tore allesamt! (Stefan George, Erhebung, 1907). (43) Verstohlener Blick auf den Katasterplan I zu 5000: - ah : hier bin ich : die 〈Schloßapotheke〉, Steinbau verputzt : ”Ä=könn’ Sie mir vielleicht sagen....?“ : ” , ; . - : ! - : ! ! “ - : ”Ah : Danke schön..“) (Arno Schmidt, Das steinerne Herz, 1956).

4. Il carattere

L’alternanza di carattere all’interno dello stesso testo o porzione di testo contribuisce a trasmettere un particolare profilo informativo. Rilevanti per lo stile sono in particolare le alterazioni di tendenza, come il maiuscoletto nel corpo centrale di (44), utile a focalizzare l’attenzione sul nome commerciale Jacobs. (44) Hier finden Sie Informationen über unser Sortiment, aktuelle Kaffeetrends und nützliche Anregungen rund um JACOBS und das Verwöhnaroma. (http://www.jacobs.de)

IV. La struttura tematica Per struttura tematica si intende il complesso di relazioni che si instaurano tra il contenuto proposizionale delle singole frasi del testo da cui derivano, tramite meccanismi semantici, pragmatici e cognitivi, le informazioni trasmesse in relazione a uno o più oggetti della realtà (persone, dati di fatto, eventi, azioni, rappresentazioni mentali), sussumibili nel concetto di tema del testo (Textthema) (Brinker 2005: 55). L’analisi della struttura tematica fa perno su tre categorie: 1) il 111

nucleo del contenuto (Kern des Textinhalts); 2) la progressione tematica (thematische Gliederung), equivalente alle combinazioni logiche, formali e semantiche tra tema centrale e temi parziali; 3) lo sviluppo tematico (thematische Entfaltung), ossia la modalità di trattazione del tema del testo, da cui risultano tipologie testuali diverse. La struttura tematica si delinea grazie alle reti di coerenza che affiorano nella struttura formale del testo e dalle connessioni logiche originate dal contenuto implicito del testo (Implitizes im Text) (§ 4).

1. Il tema

Il tema del testo può concretarsi in una particolare sezione del testo, tipicamente nel titolo, nei generi testuali che ne prevedono la realizzazione. Tema di (45), ad esempio, è, con ogni probabilità, l’afasia di Broca.

(45) Die Broca-Aphasie. / Diese Störung betrifft im wesentlichen die artikulatorische und syntaktische Sprechfertigkeit des Geschädigten, seine Fähigkeit, Sprache zu verstehen, bleibt weitestgehend unberührt. [...] Der Wortschatz ist eingeschränkt, und kleinere grammatikalische Einheiten wie Artikel oder Deklinations- und Konjugationsmorpheme werden häufig ausgelassen. Man spricht in diesem Zusammenhang von Telegrammstil oder Agrammatismus. Auch phonematische und sogar semantische Fehlleistungen (Paraphasien) gehören zu den Symptomen einer expressiven Aphasie. [...] Anders ausgedrückt könnte man im Falle von Broca-Aphasikern auch von Problemen bei der Aktivierung von Lemmata sprechen (www.fask.uni-mainz.de).

Il tema centrale del testo può essere altresì evinto dall’insieme del testo per via pragmatica, operando una serie progressiva di riassunti del suo contenuto. Garanti dell’operazione sono due principi: il principio di derivazione (Ableitbarkeitsprinzip) afferma che il tema centrale è quello cui sono riconducibili tutti gli altri temi del testo; il principio di compatibilità (Kompatibilitätsprinzip) identifica il tema enucleato come compatibile con il genere di testo e la sua funzione dominante (Brinker 2005: 57).

112

2. La progressione tematica

L’analisi della progressione tematica prevede l’utilizzazione di categorie diverse, in parte coincidenti. Alla base è il principio secondo cui il flusso di informazioni, nel testo, si produce addizionando a un contenuto informativo noto (tema) una certa quantità di informazione nuova (rema). La struttura tema-rema (Thema-Rhema-Gliederung) descrive l’addizione di informazione nota (tema dell’enunciato) e nuova (quanto viene detto a proposito del tema) che si produce a livello cognitivo; a livello di referente formale, si parla di struttura topic-comment (Topik-Kommentar-Gliederung). Con la coppia topiccomment si identificano di solito l’argomento e il commento del discorso (worüber-was); i termini sono pertanto concettualmente pressoché coincidenti con tema e rema: il topic è l’argomento del discorso, l’elemento noto o intuibile dal contesto; il comment la parte dell’enunciato che trasmette nuove informazioni. Il proposito di identificare il contenuto informativo noto e quello nuovo nella struttura formale del testo non è di semplice attuazione. Un’ipotesi accreditata fa coincidere il tema (il noto) con il soggetto grammaticale, il rema (il nuovo) con il predicato7, la progressione tematica con l’ordine sintattico SVO (soggetto-verbo-oggetto) standard della frase dichiarativa tedesca. Alla prova empirica del testo, tale ipotesi trova due ostacoli: in primo luogo, è arduo identificare il rema con il solo predicato. L’informazione nuova è trasmessa da tutto quanto segue, nella frase, all’enunciazione del soggetto. Es. (46) «Reinheit» erscheint vielen heute als ein vormoderner Begriff, der höchstens noch in der Waschmittelwerbung oder in Form des Reinheitsgebots für deutsches Bier eine Rolle spielt. Man übersieht dabei leicht, dass die Unterscheidung von erlaubt und verboten auch heute noch in nicht wenigen Religionen und Traditionen mit dem Gegensatzpaar rein und unrein begründet wird. Das Schweinefleischverbot des Islam etwa ist auch für die hiesige Gesellschaft von Bedeutung. Meidungstendenzen, Geschmackspräferenzen oder die Wahrnehmung des Körpers sind weltweit bei vielen Menschen von Reinheitskonzepten beeinflusst und

7

Il modello di Frantisek Daneš, basato su tale ipotesi, produce varie denominazioni applicabili a diverse tipologie di sviluppo (lineare, ramificato, concatenato) (Eroms 2000: 41 s.).

113

prägen deren Alltag nicht unwesentlich heidelberg.de/presse/news08/pm280218-5rei.html).

(http://www.uni-

In (46), l’informazione nuova [Rh]1 del primo tema introdotto [Th]1 («Reinheit») si ricava dall’intero enunciato (erscheint vielen heute als ein vormoderner Begriff, der...), non dalla sola forma verbale erscheint. Oltre a ciò, la struttura tema-rema non sempre converge con l’ordine SV. Delle quattro sezioni sintattiche di (46) (numerate in successione in tab. 8), tre presentano convergenza [1], [3], [4]. Diversamente in [2], al cui soggetto pronominale impersonale (man) non è attribuibile valore tematico. L’esempio mostra come l’equazione tema = soggetto; rema = predicato non sia idonea a rendere con sufficiente credibilità il profilo informativo del testo. Due obiezioni principali possono essere rese a tale proposito. La prima: il testo non possiede un numero uguale di temi, frasi e rispettivi soggetti. TAB. 8 Soggetto [1] «Reinheit» [Th]1

[2] Man

[3] Das Schweinefleischverbot des Islam etwa [Th]2 [4] Meidungstendenzen, [...] die Wahrnehmung des Körpers [Th]3

Verbo (oggetto) (oggetto indiretto) (avverbiali) erscheint vielen heute als ein vormoderner Begriff, der höchstens noch in der Waschmittelwerbung oder in Form des Reinheitsgebots für deutsches Bier eine Rolle spielt. [Rh]1 übersieht dabei leicht, dass die Unterscheidung von erlaubt und verboten auch heute noch in nicht wenigen Religionen und Traditionen mit dem Gegensatzpaar rein und unrein begründet wird. ist auch für die hiesige Gesellschaft von Bedeutung. [Rh]2 sind weltweit bei vielen Menschen von Reinheitskonzepten beeinflusst [Rh]3.

Da un lato, infatti, singole frasi del testo, collegate per via logica e/o formale, possono concorrere alla progressione di uno stesso tema. Possibilità di collegamento a livello di coesione è dato dai connettori (§ 3.3) e dalle catene pronominali. Nel testo (47), il tema [1] si propone cinque volte mediante ripresa pronominale (er) (2-6 in apice). 114

(47) Als die Pflaumen reif geworden Zeigt im Dorf sich ein Gespann. Früh am Tage, aus dem Norden kam [ein schöner junger Mann]1. Als wir warn beim Pflaumenpflücken Legte [er]2 sich in das Gras Blond sein Bart, und auf dem Rücken Sah [er]3 zu, sah dies und das. Als wir eingekocht die Pflaumen Macht [er]3 gnädig manchen Spaß Und [er]4 steckte seinen Daumen Lächelnd in so manches Faß. Als das Pflaumenmus wir aßen War [er]5 lang auf und davon Aber, glaubt uns, nie vergaßen Wir [den schönen jungen Mann]7. (Bert Brecht, Das Pflaumenlied, 1937)

A ogni nuova comparsa, il pronome er trasmette un contenuto informativo diverso e più ricco. Er2 rinvia al referente der schöne, junge Mann (tema della prima proposizione), der aus dem Norden kam (rema della prima proposizione). Er4 rinvia a un referente più precisamente determinato: der schöne, junge Mann, der aus dem Norden kam und sich in das Gras legte. E così via. Come è facile notare dalle ultime osservazioni, il tedesco possiede mezzi linguistici idonei a trasmettere diverso valore informativo, sia tematico sia rematico. Il pronome e altre proforme hanno tipica valenza tematica, rinviando a un referente (nominale o testuale) noto. Il sintagma nominale può assumere più o meno determinatezza in ragione del tipo di articolo con cui è posto (o non è posto) in relazione sintagmatica (Bisle-Müller 1991: 49). L’articolo determinativo, tipicamente, trasmette attributo di notorietà. In (47), la ripresa nominale (7 in apice) sottolinea, con la scelta dell’articolo, la notorietà del tema (ein ... Mann → der ... Mann). In (48), il nome Ausweg ricorre varie volte (numeri progressivi in apice), in forme diverse: privo di determinante 115

(1, 8), con determinante indefinito ein (9), kein (2, 5), viel (3), mediante pronominalizzazione (4, 6, 7); in (10) l’articolo determinativo segnala la notorietà del tema. Es. (48) Ich war zum erstenmal in meinem Leben ohne Ausweg1; [...] In alledem aber doch nur das eine Gefühl: kein Ausweg2. [...] Ich hatte doch so viele Auswege3 bisher gehabt und nun keinen4 mehr. [...] Ich hatte keinen Ausweg5, mußte mir ihn6 aber verschaffen, denn ohne ihn7 konnte ich nicht leben. Immer an dieser Kistenwand – ich wäre unweigerlich verreckt. [...] Ich habe Angst, daß man nicht genau versteht, was ich unter Ausweg8 verstehe. [...] Nur einen Ausweg9; rechts, links, wohin immer; ich stellte keine anderen Forderungen; sollte der Ausweg10 auch nur eine Täuschung sein; [...] (Franz Kafka, Ein Bericht für eine Akademie, 1917).

L’ipotesi tema-rema = soggetto-verbo è confutata inoltre dal fenomeno di topicalizzazione (occupazione della posizione preverbale) di costituenti diversi dal soggetto. In (47), ad esempio (prima quartina), in posizione topic (tematica) sono predicato e circostanziali (grassetto), in posizione rematica, al contrario, il soggetto (corsivo), come riprodotto in (47a): (47a) Früh am Tage, aus dem Norden kam ein schöner junger Mann.

3. Lo sviluppo tematico

L’analisi dello sviluppo tematico parte dalla prospettiva di individuare le strategie di strutturazione (Vertextungsstrategien) delle diverse tipologie testuali. Una classificazione essenziale (Brinker 2005: 65) comprende quattro modelli (a-d) 8. a) Sviluppo descrittivo (deskriptive Themenentfaltung). Si ha sviluppo descrittivo in presenza di una serie di dichiarazioni relative a un tema (un evento storico, una vicenda ripetibile, un essere vivente, un oggetto) che servono a illustrare aspetti della sua realtà, contribuendo a collocarlo nello spazio e nel tempo, come nell’illustrazione di (49) in tab. 9. Risorse linguistiche tipiche: 8

Mezzi linguistici caratteristici descritti nella grammatica Duden (2005: 11571159).

116

connettori copulativi (und, oder) e frequente assenza di connessione esplicita; tempo verbale presente; avverbi di orientamento spaziale (dort, daneben, links, rechts); attributi che descrivono le caratteristiche del tema resi da aggettivi, determinanti di nomi composti, frasi relative attributive (tab. 9, n. 3 grassetto e corsivo). Es. (49) Fahrrad / Ein Fahrrad, kurz auch Rad, in der Schweiz Velo (vom französischen: vélocipède = „Schnellfuß“, lateinisch: velox = schnell und pes = Fuß, veraltet und scherzhaft auch Drahtesel), ist ein zumeist zweirädriges, einspuriges Landfahrzeug, das mit Muskelkraft durch das Treten von Pedalen angetrieben wird. Es wird bei höherem Tempo durch stabilisierende Kreiselkräfte der Räder sowie Gewichtsverlagerung und Lenkbewegungen des Fahrers im Gleichgewicht gehalten (siehe auch Fahrradfahren) [...]. (http://de.wikipedia.org) TAB. 9 Tema Temi parziali: 1) varianti di denominazione 2) etimologia 3) descrizione 4) funzionamento

Fahrrad Ein Fahrrad, kurz auch Rad, in der Schweiz Velo [...] (vom französischen: vélocipède = „Schnellfuß“, lateinisch: velox = schnell und pes = Fuß, veraltet und scherzhaft auch Drahtesel), ist ein zumeist zweirädriges, einspuriges Landfahrzeug, das mit Muskelkraft durch das Treten von Pedalen angetrieben wird. Es wird bei höherem Tempo durch stabilisierende Kreiselkräfte der Räder sowie Gewichtsverlagerung und Lenkbewegungen des Fahrers im Gleichgewicht gehalten (siehe auch Fahrradfahren).

b) Sviluppo esplicativo (explikative Themenentfaltung). Corrisponde alla ricostruzione dei nessi di relazione causa-effetto tra circostanze, vale a dire: una circostanza (di carattere scientifico o non) è illustrata quale conseguenza logica di altre circostanze, come rilevato nella ricostruzione del testo (50) in tab. 10. Mezzi linguistici tipici sono connettori condizionali (es. bei, unter, mit; wenn, falls, 117

sobald, ob; sonst, andernfalls, unter Umständen, eventuell) e causali (es. wegen, aus, vor, durch, dank, infolge, anlässlich, angesichts, zuliebe; weil, da, um so mehr als, um so weniger als, insofern – als; denn; weswegen, weshalb, warum, deshalb, daher, darum, also, demnach, dadurch, dementsprechend, aus diesem Grund; ja, doch, eben), costruzioni nominali e participiali. Es. (50) Heute vor zwei Jahren fanden die Terroranschläge von Madrid statt. Von politik blog redaktion | 11. März 2006 | 16:34 Den Anschlägen islamischer Fundamentalisten fielen 191 Menschen zum Opfer. Über 1500 wurden verletzt. Die Attentäter zündeten in mehreren Vorortzügen insgesamt zehn Sprengsätze. Drei weitere Bomben explodierten glücklicherweise nicht. In der Folgezeit kommt es in Spanien zu wilden Spekulationen über die Urheber der Anschläge. Die Anschläge hatten weitreichende Folgen für die spanische Innenpolitik, denn nur drei Tage später sollten Parlamentswahlen stattfinden (http://politik.germanblogs.de). TAB. 10 Tema [ricavato da titolo e sottotitolo] Sviluppo descrittivo del tema

Sviluppo esplicativo: conseguenze della vicenda ed esplicazione [corsivo; grassetto].

Die Terroranschläge vom Madrid von 11. März 2004 «Den Anschlägen islamischer Fundamentalisten fielen 191 Menschen zum Opfer. Über 1500 wurden verletzt. Die Attentäter zündeten in mehreren Vorortzügen insgesamt zehn Sprengsätze. Drei weitere Bomben explodierten glücklicherweise nicht». «In der Folgezeit kommt es in Spanien zu wilden Spekulationen über die Urheber der Anschläge. Die Anschläge hatten weitreichende Folgen für die spanische Innenpolitik, denn nur drei Tage später sollten Parlamentswahlen stattfinden».

c) Sviluppo argomentativo (argumentative Themenentfaltung). Si ha sviluppo argomentativo quando il tema (un’ipotesi, un postulato) viene suffragato con argomenti e prove al fine di convincere il lettore. Mezzi linguistici tipici sono anche in questo caso, come nello sviluppo esplicativo (b), connettori condizionali e causali. Di frequente la coerenza argomentativa dipende non dalla coesione, ma dalla semplice successione delle proposizioni, come in (51). L’esempio concerne 118

l’incipit di una monografia dedicata alla storia della linguistica moderna. Lo sviluppo argomentativo riguarda l’enunciazione della tesi: «die neuere deutsche Sprachwissenschaft ist Kind der Romantik» (corsivo), suffragata da due argomenti, uno negativo [1] (= menzione dell’assenza di interesse teorico per la lingua in epoca precedente); un altro affermativo [2] (= menzione di personalità di spicco e novità del metodo). (51) Ebenso wie die neuere deutsche Literaturwissenschaft war auch die neuere deutsche Sprachwissenschaft ein Kind der Romantik. [1] Vor 1800 richtete sich das Interesse nicht so sehr auf die Sprache als solche, sondern primär darauf, praktische Regeln für den korrekten Sprachgebrauch aufzustellen (vielfach sogar mit dem Zweck, die Sprache vor Veränderungen zu bewahren) oder allgemeine Gesetze des menschlichen Denkens zu entdecken. [2] Die deutsche Sprachwissenschaft erreichte erst im 19. Jahrhundert eine gewisse Geltung und ist – abgesehen von Herders rein philosophischer Besinnung auf die Sprache – vor allem an die Namen Bopp, Rask und Grimm sowie an die historisch-vergleichende Methode geknüpft (Helbig 1983: 11).

d) Sviluppo narrativo (narrative Themenentfaltung). Nello sviluppo narrativo il tema, in genere un’esperienza umana di carattere insolito, è ricostruita in successione temporale. Es. (52) corrisponde all’inizio di una celebre novella di Kleist. La codificazione avviene principalmente mediante l’uso privilegiato del preterito; altri mezzi linguistici: congiunzioni, sintagmi preposizionali e avverbiali esprimenti temporalità (es. nach, vor, während; nachdem, kaum, bevor, seit, wenn; wonach, wo, wann; dann, später, einst, bislang, solange, damals) 9. In maniera non insolita il tema è introdotto nelle prime righe (corsivo); i dati temporali (grassetto; riprodotti nella colonna centrale di tab. 11) permettono di ricostruire una precisa cronologia degli avvenimenti.

9

Descrizione sistematica dei connettori temporali in Duden 2005: 1089-1092.

119

(52) In M..., einer bedeutenden Stadt im oberen Italien, ließ die verwitwete Marquise von O..., eine Dame von vortrefflichem Ruf, und Mutter von mehreren wohlerzogenen Kindern, durch die Zeitungen bekannt machen: daß sie, ohne ihr Wissen, in andre Umstände gekommen sei, daß der Vater zu dem Kinde, das sie gebären würde, sich melden solle; und daß sie, aus Familienrücksichten, entschlossen wäre, ihn zu heiraten. Die Dame, die einen so sonderbaren, den Spott der Welt reizenden Schritt, beim Drang unabänderlicher Umstände, mit solcher Sicherheit tat, war die Tochter des Herrn von G..., Kommandanten der Zitadelle bei M... Sie hatte, vor ungefähr drei Jahren, ihren Gemahl, den Marquis von O..., dem sie auf das innigste und zärtlichste zugetan war, auf einer Reise verloren, die er, in Geschäften der Familie, nach Paris gemacht hatte. Auf Frau von G...s, ihrer würdigen Mutter, Wunsch, hatte sie, nach seinem Tode, den Landsitz verlassen, den sie bisher bei V... bewohnt hatte, und war, mit ihren beiden Kindern, in das Kommandantenhaus, zu ihrem Vater, zurückgekehrt. Hier hatte sie die nächsten Jahre mit Kunst, Lektüre, mit Erziehung, und ihrer Eltern Pflege beschäftigt, in der größten Eingezogenheit zugebracht: bis der ...Krieg plötzlich die Gegend umher mit den Truppen fast aller Mächte und auch mit russischen erfüllte. Der Obrist von G..., welcher den Platz zu verteidigen Order hatte, forderte seine Gemahlin und seine Tochter auf, sich auf das Landgut, entweder der letzteren, oder seines Sohnes, das bei V... lag, zurückzuziehen. Doch ehe sich die Abschätzung noch, hier der Bedrängnisse, denen man in der Festung, dort der Greuel, denen man auf dem platten Lande ausgesetzt sein konnte, auf der Waage der weiblichen Überlegung entschieden hatte: war die Zitadelle von den russischen Truppen schon berennt, und aufgefordert, sich zu ergeben. Der Obrist erklärte gegen seine Familie, daß er sich nunmehr verhalten würde, als ob sie nicht vorhanden wäre; und antwortete mit Kugeln und Granaten. Der Feind, seinerseits, bombardierte die Zitadelle. Er steckte die Magazine in Brand, eroberte ein Außenwerk, und als der Kommandant, nach einer nochmaligen Aufforderung, mit der Übergabe zauderte, so ordnete er einen nächtlichen Überfall an, und eroberte die Festung mit Sturm (Heinrich von Kleist, Die Marquise von O..., 1810).

120

TAB. 11 Situazione preliminare Momento (1)

bisher

Momento (4)

vor ungefähr drei Jahren nach seinem Tode die nächsten Jahre bis...

Momento (5) Momento (6)

ehe... schon...

Momento (7)

nach...

Momento (8) Momento (9)

als... so

Momento (x)

evento annunciato (tema della novella)

Momento (2) Momento (3)

Die Marquise von O... bewohnt den Landsitz von O... in M... die Marquise von O... verliert ihren Gemahl sie kehrt zu ihrem Vater zurück sie lebt dort in größter Eingezogenheit der Krieg erfüllt die Gegend mit Truppen aller Mächte die Entscheidung wird getroffen die Zitadelle ist von russischen Truppen berennt der Kommandant wird aufgefordert, die Zitadelle zu übergeben er zaudert mit der Übergabe der Feind ordnet einen nächtlichen Überfall an. die Marquise von O... kommt ohne ihr Wissen in andre Umstände.

4. Il contenuto implicito

Il contenuto implicito del testo (Implizites im Text) è l’informazione non espressamente formulata e integrata nella comprensione del contenuto proposizionale esplicito mediante inferenza, grazie al bagaglio culturale e alla capacità logica di chi recepisce (Linke/Nussbaumer 2000a: 435). Es.

(53) Am Heiligen Abend wird der Tisch feierlich gedeckt. Am Heiligen Abend wird der Tisch feierlich. (54) Wir gingen in ihre Wohnung [%]. Sie führte uns in ein nett eingerichtetes Wohnzimmer und wir setzten uns [#] (Robert Kaiser, Arthur Braun: Ein Magier?, 1995-97) (http://old.kairo.at).

121

La frase (53) trasmette implicitamente l’informazione sul dato calendariale (am 24. Dezember); (54) omette nei punti segnalati, rispettivamente, un’informazione scontata (% = durch die Tür) e una probabile (# = auf das Sofa/in den Sessel). Nel secondo caso, si parla di presupposizioni (Präsuppositionen) e implicazioni (Implikationen), intendendo da un lato i contenuti impliciti indispensabili a validare una proposizione e idonee a determinarne la negazione, dall’altro le conseguenze logiche dedotte da un enunciato. Ad esempio, (55) è un testo ricco di contenuto implicito, il cui non detto può essere integrato e riformulato come in (55a). La frase (56) presuppone invece, come contenuto di verità inoppugnabile, che Maria abbia uno zio, si tratti o no di un appassionato viaggiatore, ed è implicita l’idea che per lo zio di Maria (la cui esistenza è un presupposto) viaggiare sia un’attività piacevole: (55)

Für heute Nachmittag habe ich noch einen Termin mit einem Kunden vereinbart. So kann ich das Treffen bei Tante Elfriede versäumen.

(55a) Tante Elfriedes Gesellschaft ist mir nicht angenehm. Um das Treffen bei ihr zu vermeiden, arbeite ich lieber. (56)

Marias Onkel reist sehr gerne.

Il potenziale implicativo del lessico di una lingua e le relative conoscenze da parte dell’interprete spiegano il funzionamento delle figure logiche e semantiche della tradizione retorica (tab. 12). TAB. 12 Figura retorica Allegoria (Allegorie)

Descrizione «Metafora continuata». Rappresentazione verbale o figurativa di un concetto, spesso in forma di personificazione. Esempio di allegoria convenzionale è la dama bendata con bilancia e spada (= la giustizia). Nell’esempio a destra, la 122

Esempio (grassetto) Florio blickte hinaus. Da sah er das Fräulein auf einem schönen Zelter unten über den grünen Anger ziehen. Ein Falke, mit einer goldenen Schnur an ihrem Gürtel befestigt, saß auf ihrer Hand, ein Edelstein an ihrer Brust warf in der Abendsonne lange

Allusione (Anspielung)

Metafora (Metapher)

Metonimia (Metonymie)

Personificazione o prosopopea (Personifizierung)

figura femminile è in possesso di requisiti (falcone, gemma) che alludono all’intersecarsi di natura e cultura nella storia dell’umanità, da cui la sua interpretazione come allegoria di Venere che si rivela alla poesia (Schmitt 1974: 99). «Metafora enigmatica». Riferimento implicito a una persona, una cosa, un evento.

Sostituzione di una formulazione con un’altra di senso simile, paragone privo di connessione formale tra i due termini. Sostituzione di una formulazione con un’altra in base a nessi di contiguità semantica o di relazione logica.

Variante dell’allegoria. Formulazioni atte a conferire attributi umani a oggetti inanimati. 123

grünlichgoldene Scheine über die Wiese hin (Joseph von Eichendorff, Das Marmorbild 1819).

Ich will nichts anderes jetzt sein, als der erste Soldat des Deutschen Reiches (Adolf Hitler, Rede am 1. September 1939 in Berlin vor dem Reichstag; allusione alla dichiarazione di Federico il Grande, 1752: «Der Herrscher ist der erste Diener des Staates»). Ein’ feste Burg ist unser Gott, Ein gute Wehr und Waffen (Martin Luther, 1529). Hallo, / habe mir bei ebay felgen und reifen rausgesucht das die qualität nicht das beste ist weiss ich will den corsa [= Wagen] auch nicht lange fahren wird mein erst wagen naja egal ich werde auf jeden fall weiter opel [= Wagen] fahren das steht fest so hier die beiden Artikel (http://search.testberichte.ebay.de).

Darin liegt vielleicht das Geheimnis des Finnentums. [...] Im Kalevala hat die Kunst, haben Poesie und

Simbolo (Symbol)

Segno che rimanda a una determinata esperienza: un significato generale, una sfera psicologicomorale, paradigmi concernenti la vita e i rapporti umani (esempio: croce → portare la croce, Cristo).

Similitudine (Vergleich)

Confronto tra due entità con qualità comuni.

124

Musik eine zentrale Position. Wenn Wäinämöinen auf seiner Kantele spielt, dann kommen alle Tiere des Waldes, ja sogar der Mond, und weinen. Schon die alten Finnen haben Kunst nicht nur als Schmuck empfunden (Volker Tarnow, Sogar der Mond weint, «Berliner Morgenpost», 21. September 2005. [...] Sie folgte mir. Doch als wir die großen Treppen des Ostbahnhofes hinabstiegen, entglitt ihr bei einem faaschen Tritt der Gegenstand, den sie im Arm hielt, und fiel auf die Stufen. Ich bückte mich, um ihn aufzuheben. Es war ein Kreuz aus Holz, ein bescheidenes Kreuz, wie man es in der Kampfzone häufig sieht. [...]. Es war leicht zu erraten, die Mutter, die sich an mich gewandt hatte, machte ihren Kreuzweg rückwärts. Sie hatte das Grab ihres Sohnes gefunden, und während er im Sarg heimgeführt wurde, trug sie ihn am Kreuz auf ihrem Schoß oder auf ihren Schultern zurück (Servais Helling, Sie tragen das gleiche Kreuz, 1950). Floppy hatte die Katze gesehen und kam schnell wie ein Blitz in den Garten gerannt (www.lesebaum.de).

Sineddoche (Synekdoche)

Sinestesia (Synästhesie)

Sostituzione di una formulazione con un’altra operata in base a rapporti quantitativi (es. pars pro toto). Variante di metafora, in cui il trasferimento di significato si verifica tra diversi domini sensoriali.

Der Mensch [= die Menschen] will leben, aber auch lachen (www.freitag.de). Bundesratswahlen sind oft unappetitlich («Neue Zürcher Zeitung», 11. April 2008, www.nzz.ch).

Richiedono l’intervento del patrimonio di conoscenze dell’interprete anche gli schemi espressivi e tematici della tradizione letteraria detti topoi. Ogni topos è segno del contesto culturale che lo produce, assimila e tramanda. Ne è esempio il locus amoenus, il paesaggio ideale a immagine dell’eden, stereotipato in un repertorio costante di requisiti (fonte, fiori, fronde ombrose ecc.), come nell’ambientazione della Minnegrotte di Tristan e Isolde (57): (57)

und ûzen stuonden obe der Draußen oberhalb der Tür standen tür drei dichtbelaubte Linden esterîcher linden drî und weiter oben keine weiteren. und obene keiniu mê derbî. Ringsherum den Berg hinab aber umbe und umbe hin ze standen zahllose Bäume, tal die dem Berg mit ihrem Laub dâ stuonden boume âne zal, und mit ihren Ästen Schatten die dem berge mit ir blate spendeten. und mit ir esten bâren schate. Etwas abseits davon war eine Ebene, und einhalp was ein pleine, da floß eine Quelle, dâ vlôz ein fonteine, ein erfrischender kühler Brunnen, ein vrischer küeler brunne, hell wie die Sonne. durchlûter als diu sunne. (Gottfried von Straßburg, Tristan, 1210 ca., vv. 16730-16740; traduz. in tedesco moderno di Rüdiger Krohn).

125

V. La struttura lessicale e grammaticale L’analisi della struttura lessicale e grammaticale serve a evidenziare fenomeni di interesse per lo stile ai vari livelli: 1) parola, 2) frase, 3) testo. Si considerano rilevanti per lo stile gli elementi marcati dal punto di vista grammaticale o pragmatico, nel primo caso in quanto usi divergenti dalla norma standard (spesso descritti dalla stilistica tradizionale); nel secondo caso, in quanto usi previsti dal sistema, ma diffusi o distribuiti nel testo in maniera anomala o non convenzionale.

1. Il lessico

L’analisi delle parole e dei gruppi di parole interessa gli aspetti che ne descrivono la forma, il significato e le relazioni sintagmatiche interne ai gruppi di parole. La stilistica tradizionale contempla, nel catalogo delle figure di parola (Wortfiguren), una serie di figure basate su divergenze di vario livello: a) fonetico b) morfologico, c) semantico, d) sintattico. a) Le deviazioni fonetiche (lautliche Abweichungen) riguardano spesso giochi di parole (Wortspiele) basati sul suono e l’aspetto esteriore delle parole, già compresi nel repertorio retorico (tab. 13). TAB. 13 Figura retorica Calembour / Gioco di parole (Wortspiel)

descrizione Accostamento di parole omofone e non omografe. Per estensione: gioco di parole generico.

esempio (grassetto) DeutschChinesisch Sportminister: Ping Pong Verkehrsminister: Um-Lei-Tung Oma: Kann kaum kaun Ladenschluss: Wat schon zu?

Deutsch-Arabisch Glatze: War dar mal Haar dar? Befehl eines Bäckers an seinen Lehrling: Bagdad Aufforderung zum Schlafengehen: Gebet Kuhstall: Mubarak (http://emmentalblog.blueblog.ch). 126

Onomatopea (Onomatopoeia, Lautmalerei)

Paronomasia (Paronomasie)

Selezione e combinazione di fonemi a imitazione di suoni naturali, in singole parole o in contesti più ampi. Accostamento di parole fonicamente affini o identiche e di diverso significato.

Naja in Kurven schaff ichs auch nicht gaaanz, wirklich zu "driften", aber ich bremse halt vor der Kurve halbwegs ab, lenke stets ein und geb dann nur stoßweise Gas, nicht permanent. Also bruum, brumm, brumm, und dann erst beim geradewerden bruuuuumm (www.playwii.de). Das Ende hat keine Hände (Sovrascritta del catalogo Gunter Reski. Das punktierte Erzählen. Bilder 2003 – 2006; www.gunterreski.de).

b) Le deviazioni morfologiche (morphologische Abweichungen) comprendono fenomeni come la «femminilizzazione» del sostantivo di genere maschile Mond in (58) (grassetto): (58)

die möndin ruft zum ave maria (Walter Kiesenhofer, 1947-).

c) Le deviazioni semantiche (semantische Abweichungen) descrivono l’uso metaforico del linguaggio (v. tab. 12). Nel testo pubblicitario riprodotto (59), la base comune Preise produce composti provvisti di attribuzione semanticamente insolita mediata dalle derivazioni dei verbi knallen, knüllen, krachen. (59)

(www.quelle.de).

Altre figure retoriche concernenti il significato contestualmente peculiare di parole e gruppi di parole sono raccolte nella tab. 14.

127

TAB. 14 Figura retorica Antitesi (Antithese) Eufemismo (Euphemismus)

Gradazione (Klimax, Gradation)

Descrizione Contrapposizione di concetti espressa da parole e frasi. Formulazione volta ad attenuare la negatività di quanto espresso. [es. von dieser Welt geschieden = gestorben; die letzte Ehre zu erweisen und ihn auf dem letzten Weg zu begleiten = beerdigen] Disposizione di parole in ordine di intensità espressiva, semantica o ritmica. Progressione ascendente: climax (a). Scala discendente: anticlimax (b).

Iperbole (Hyperbel)

Formulazione eccessiva.

Litote (Litotes)

Asserzione prodotta da doppia negazione; attenuazione dell’affermazione.

Esempio (grassetto) Die vielen können nichts, der einzige kann alles (Carl Spitteler, Olympischer Frühling, 1905). «Mit einem guten Namen von dieser Welt geschieden». [... ] wir [versammeln] uns hier am Guten Ort, auf dem Neuen Israelitischen Friedhof in Münschen, um unseren geliebten und geschätzten S.[...] B. [...] die letzte Ehre zu erweisen und ihn auf dem letzten Weg zu begleiten (www.sgk.de/GBARCHIV/2007/ OktoberNovember2007/Seite_08.pdf). a) Eigentlich bist du ja noch dümmer wie sich gezeigt hat. Aber was soll's, bist halt dumm, dümmer, am dümmsten, am allerdümmsten und sogar noch dümmer als am allerdümmsten (forum del sito www.wissenschaft.de). b) Alle reden von der Zukunft. Aber nur wenige wissen wirklich, wie sie aussehen und was sie uns bringen wird («Berliner Zeitung online», 07. November 2003, berlinonline.de). Orlando Bloom ist der schönste Mann der Welt!!! (Nellymaster91; www.myvideo.de/). Denn günstig sind die guten Lagen in den drei Bezirken nicht gerade: Bei gebrauchten Eigentumswohnungen muss man mit Quadratmeterpreisen ab 2000 Euro rechnen (http://diepresse.com).

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Ossimoro (Oxymoron)

Accostamento di due significati opposti che sembrano annullarsi a vicenda.

Paradosso (Paradox)

Formulazione che esprime un’apparente contraddizione.

Ein Kochbuch, das ausgekochte Speisen entwirft, die dem Körper das geben, was er braucht und nicht mehr, und auch dem Geiste angenehm sind und natürlich auch besonders gut schmecken. Nämlich Höllisch gut! (homepage della Kochbuch Gesellschaft; www.hoellischgut.com). Ich leuchte höchstens nur, damit man sieht, wo's dunkel ist (intervista di F.W. Heubach all’artista WernerBüttner, 2003; www.gunterreski.de).

d) La disposizione insolita delle parole internamente al sintagma è descritta dalla figura retorica dell’anastrofe (Anastrophe). Es. (60) Röslein, Röslein, Röslein rot (Johann Wolfgang Goethe, Heideröslein). (61) Der Memoiren erster Teil (sottotitolo del romanzo Bekenntnisse des Hochstaplers Felix Krull di Thomas Mann, 1954).

Tutti i casi di divergenza sopra osservati riguardano aspetti grammaticali. La marcatezza stilistica può prodursi peraltro a causa della particolare frequenza e distribuzione nel testo di determinate tipologie. Lo stile di un testo può essere caratterizzato, ad esempio, da un uso massiccio di nomi o verbi e denominato di conseguenza (Nominalstil, Verbalstil). Nel Nominalstil (62) è rilevante la frequenza di scelta di sostantivi e gruppi nominali al posto di frasi. Nella formulazione alternativa (62a), si registra un «risparmio» di quattro gruppi nominali (grassetto). Es. (62)

Um eine realistische sozialistische Perspektive entwickeln zu können, müssen sowohl die Ursachen für das Scheitern des realexistierenden Sozialismus als auch die Gründe für die Perspektivlosigkeit des realexistierenden Kapitalismus aufgezeigt werden (www.glasnost.de).

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(62a) Um eine realistische sozialistische Perspektive entwickeln zu können, muss aufgezeigt werden, warum der realexistierende Sozialismus scheiterte und aus welchen Gründen der realexistierende Kapitalismus ohne Perspektive war.

All’interno delle singole classi di parole possono evidenziarsi ulteriori selezioni privilegiate. Ad esempio, con riferimento ai nomi, possono darsi usi prevalenti di categorie come concreti / astratti; viventi / non viventi; nomi propri e appellativi; internazionalismi. Diversamente, sempre con riferimento ai nomi, la preferenza può riguardare ancora il genere (prevalenza di femminili, maschili o neutri) o il numero (singolare, plurale, collettivi). Quanto ai verbi, il testo può presentare una forte selezione di particolari forme, tipo predicative o copulative, transitive o intransitive, attive o passive, riflessive, finite o indefinite. Parlando ancora di verbi, la preferenza può riguardare, a livello di semantica, verbi che esprimono situazioni e stati d’animo oppure movimento, azioni di costruzione o distruzione e così via. La retorica allude a divergenze pragmatiche nella figura dell’accumulazione, l’accostamento ridondante di elementi per esprimere un concetto unico. Es. (63) Die Rose, die Lilie, die Taube, die Sonne, Die liebt ich einst alle in Liebeswonne. Ich lieb sie nicht mehr, ich liebe alleine Die Kleine, die Feine, die Reine, die Eine; Sie selber, aller Liebe Bronne, Ist Rose und Lilie und Taube und Sonne (Heinrich Heine, Buch der Lieder, 1827).

2. La sintassi

L’analisi delle frasi concerne le unità linguistiche tipicamente composte da un verbo finito e i suoi costituenti. La rilevanza per lo stile dipende in parte dalla distribuzione nel testo dei vari fenomeni sintattici, tra cui: a) alternanza di coordinazione e subordinazione; b) tipologia sintattica; c) tipologie delle frasi secondarie; d) ordine dei costituenti (Satzgliedstellung); e) occupazione dei campi sintattici; f) divergenze rispetto alla tradizionale norma sintattica. a) La spiccata preferenza, in un testo, per la coordinazione o la subordinazione è descritta dalla stilistica come paratassi (Parataxe) e 130

ipotassi (Hypotaxe). Il primo caso è esemplificato in (64), testo costituito da 15 frasi principali o coordinate (segnalate da numerazione successiva tra parentesi quadre) e nessun caso di subordinazione. Stile tendenzialmente ipotattico è in (65) che, visibilmente più lungo di (64), conta dieci principali (più un’ellittica: 10a) e dieci subordinate (segnalate da numerazione successiva tra parentesi graffe), con due casi {7-7a; 8-8a} di coordinazione a livello di subordinazione. Es. (64) [1] Das tat der Vater [2] und nahm ihn hinter sich aufs Pferd. [3] Da hob sich Eulenspiegel hinten auf mit seinem Loch, [4] ließ die Leute in den Arsch sehen und [5] setzte sich dann wieder. [6] Die Nachbarn und Nachbarinnen zeigten auf ihn [7] und sprachen: »Schäme dich! Wahrlich, ein Schalk ist das!« [8] Da sagte Eulenspiegel: »Hör, Vater, du siehest wohl, daß ich stillschweige und niemandem etwas tue. Dennoch sagen die Leute, ich sei ein Schalk.« [9] Nun tat der Vater dies: er setzte Eulenspiegel, seinen lieben Sohn, vor sich auf das Pferd. [10] Eulenspiegel saß ganz still, [11] aber er sperrte das Maul auf, [12] grinste die Bauern an [13] und streckte ihnen die Zunge heraus. [14] Die Leute liefen hinzu [15] und sprachen: «Seht an, welch ein junger Schalk ist das!» (Hermann Bote, Till Eulenspiegel, 1510/11). (65) [1] Im wahren Sinne des Wortes führt diese Schrift den Titel eines blossen Versuches, [2] und der Verfasser ist sich deutlich genug bewusst, {1} dass er mit sehr mässigen Mitteln und Kräften sich einer überaus grossen Aufgabe unterzogen hat. {2} Aber auch wenn er mit stärkerer Zuversicht auf seine Forschung hinblicken könnte, [3] so wäre ihm der Beifall der Kenner kaum sicherer. [4] Die geistigen Umrisse einer Kulturepoche geben vielleicht für jedes Auge ein verschiedenes Bild, und {3} wenn es sich vollends um eine Zivilisation handelt, {4} welche als nächste Mutter der unsrigen noch jetzt fortwirkt, [5] so muss sich das subjektive Urteilen und Empfinden jeden Augenblick beim Darsteller wie beim Leser einmischen. Auf dem weiten Meere, {5} in welches wir uns hinauswagen, [6] sind der möglichen Wege und Richtungen viele, [7] und leicht könnten dieselben Studien, {6} welche für diese Arbeit gemacht wurden, unter den Händen eines andern nicht nur eine ganz andere Benützung und Behandlung erfahren, [7a] sondern auch zu wesentlich verschiedenen Schlüssen Anlass geben. [8] Der Gegenstand an sich wäre wichtig genug, {7} um noch viele Bearbeitungen wünschbar zu machen, {7a} Forscher der 131

verschiedensten Standpunkte zum Reden aufzufordern. [9] Einstweilen sind wir zufrieden, {8} wenn uns ein geduldiges Gehör gewährt {8a} und dieses Buch als ein Ganzes aufgefaßt wird. [10] Es ist die wesentlichste Schwierigkeit der Kulturgeschichte, {9} dass sie ein grosses geistiges Kontinuum in einzelne scheinbar oft willkürliche Kategorien zerlegen muß, {10} um es nur irgendwie zur Darstellung zu bringen (Jacob Ch. Burckhardt, Die Cultur der Renaissance in Italien, 1860).

b) Mediamente, almeno nei testi scritti, la frequenza delle frasi dichiarative è maggiore rispetto alle possibilità alternative (frasi esclamative, imperative, interrogative, ottative). Se il rapporto si inverte, come in (66), in cui si contano cinque esclamative, quattro interrogative, tre ottative, una sola dichiarativa (grassetto), il fenomeno è stilisticamente rilevante. Es. (66) «Ob ich wohl bestimmt bin, diesen strahlenden Weg zu betreten?» jubelte der Tannenbaum. «Das ist noch besser als über das Meer zu ziehen! Wie leide ich an Sehnsucht! Wäre es doch Weihnachten! Nun bin ich hoch und entfaltet wie die andern, die im vorigen Jahre davongeführt wurden! Oh, wäre ich erst auf dem Wagen, wäre ich doch in der warmen Stube mit all der Pracht und Herrlichkeit! Und dann? Ja, dann kommt noch etwas Besseres, noch Schöneres, warum würden sie mich sonst so schmücken? Es muss noch etwas Größeres, Herrlicheres kommen! Aber was? Oh, ich leide, ich sehne mich, ich weiß selbst nicht, wie mir ist!» Hans Christian Andersen, Der Tannenbaum, 1852 (tr. ted. 1909).

c) La tipologia delle frasi secondarie può essere osservata in base alla forma (frasi introdotte da congiunzione o pronome, frasi non introdotte da congiunzione, frasi infinitive, frasi participiali), alla funzionalità (frasi soggettive/oggettive, frasi attributive) o alla semantica (temporali, condizionali, causali, consecutive, finali, avversative, concessive ecc.) (Gallmann/Sitta 2001: 120). Di interesse per lo stile è ogni frequenza insolita di un particolare tipo di frase secondaria. In (67) e (67) l’esempio riguarda le condizionali non introdotte da congiunzione in due diverse tipologie testuali (grassetto). (67) Liefert der Lieferant zum Zwecke der Nacherfüllung eine mangelfreie Sache, so hat der Besteller die mangelhafte Sache herauszugeben. 132

Dieses gilt entsprechend für mangelhafte Bestandteile, wenn diese im Rahmen der Nachbesserung durch mangelfreie ersetzt werden. / 7. Ist der Lieferant zur Nachbesserung oder Nachlieferung nicht in der Lage bzw. ist er gemäß § 439 Abs. (3) BGB zur Verweigerung der Nachbesserung bzw. der Nachlieferung berechtigt, oder tritt eine Verzögerung der Nachbesserung bzw. Nachlieferung über eine angemessene Frist hinaus ein, die der Lieferant zu vertreten hat, oder schlägt die Nachlieferung bzw. Nachbesserung zweimal fehl, so ist der Besteller nach seiner Wahl berechtigt, vom Vertrag zurückzutreten oder eine entsprechende Minderung des Kaufpreises zu verlangen (TriluxLieferbedingungen 01.08.2008; www.trilux.de/tx/opencms/sites/ trilux/de/index.html). (68) Der Bote hat sich gleich auf den Weg gemacht; ein kräftiger, ein unermüdlicher Mann; einmal diesen, einmal den andern Arm vorstreckend schafft er sich Bahn durch die Menge; findet er Widerstand, zeigt er auf die Brust, wo das Zeichen der Sonne ist; er kommt auch leicht vorwärts, wie kein anderer. Aber die Menge ist so groß; ihre Wohnstätten nehmen kein Ende. Öffnete sich freies Feld, wie würde er fliegen und bald wohl hörtest du das herrliche Schlagen seiner Fäuste an deiner Tür. Aber statt dessen, wie nutzlos müht er sich ab; immer noch zwängt er sich durch die Gemächer des innersten Palastes; niemals wird er sie überwinden; und gelänge ihm dies, nichts wäre gewonnen; die Treppen hinab müßte er sich kämpfen; und gelänge ihm dies, nichts wäre gewonnen; die Höfe wären zu durchmessen; und nach den Höfen der zweite umschließende Palast; und wieder Treppen und Höfe; und wieder ein Palast; und so weiter durch Jahrtausende; und stürzte er endlich aus dem äußersten Tor - aber niemals, niemals kann es geschehen -, liegt erst die Residenzstadt vor ihm, die Mitte der Welt, hochgeschüttet voll ihres Bodensatzes (Franz Kafka, Eine kaiserliche Botschaft, 1919).

d) L’analisi dell’ordine dei costituenti interessa, come illustrato a proposito della progressione tematica, la disposizione dell’informazione nella frase. Nel tedesco, la sequenza sintattica XVS (= posizione postverbale del soggetto in presenza di un altro costituente in posizione preverbale) viene descritta come sintatticamente marcata, ma non è necessariamente marcata dal punto di vista pragmatico (Zifonun/Hoffmann 1997: 1504-05). L’occupazione della posizione preverbale (Vorfeld) mediante soggetto o costituente diverso dipende appunto dalla distribuzione dell’informazione (Duden 2005: 903). 133

Stilisticamente rilevante è la frequenza preponderante di ordine XVS oppure SVO. Es. (69) (inizio della fiaba Die Rabe dei fratelli Grimm) mostra una quadruplice ripetizione della struttura SVO (numerazione tra parentesi quadre), seguita dall’alterazione di tale modello di ordine sintattico (grassetto). Tale luogo marcato segnala un aspetto di rilievo anche dal punto di vista tematico, il passaggio, cioè, dall’ambientazione della vicenda all’incipit vero e proprio della vicenda. (69) [1] Es war einmal eine Königin, [2] die hatte ein Töchterchen, [3] das war noch klein und [4] musste noch auf dem Arm getragen werden. Einmal war das Kind unartig, und die Mutter mochte sagen, was sie wollte, es hielt nicht Ruhe. Da ward sie ungeduldig, und weil die Raben so um das Schloss herumflogen, öffnete sie das Fenster und sagte: «Ich wollte, du wärst eine Rabe und flögst fort, so hätte ich Ruhe.» Kaum hatte sie das Wort gesagt, so war das Kind in eine Rabe verwandelt und flog von ihrem Arm zum Fenster hinaus. Sie flog in einen dunkeln Wald und blieb lange Zeit darin und die Eltern hörten nichts von ihr (Jacob e Wilhelm Grimm, Die Rabe, 1812-15).

e) Il campo preverbale o Vorfeld, nella frase tedesca può essere realizzato con il soggetto o altro costituente, ma in genere con costituente unico. Il Vorfeld vuoto è previsto nel caso di frasi principali con verbo in prima o in ultima posizione (frase interrogativa priva di pronome, frase imperativa, frase condizionale non introdotta da congiunzione, frase secondaria indipendente). Si tratta, come già accennato, di strutture meno frequenti rispetto alla frase dichiarativa, la cui occorrenza, almeno nei testi scritti, è mediamente maggiore. L’occupazione plurima del Vorfeld con elementi appartenenti a diverse categorie sintattiche in varie funzioni grammaticali presenta frequenza d’occorrenza minima, dunque stilisticamente marcata (cfr. esempio 47). Es (grassetto): (70) Aber heute erwachte er von einem Brennen am rechten Ohr. Typisch, die Hälfte seiner Generation war gepierct, aber er brauchte sich nur einen winzigen Goldstecker in die Ohrmuschel machen zu lassen, und schon hatte er eine Infektion. / Er angelte seine Armbanduhr von der leeren Weinkiste, die ihm als Nachttisch diente. Noch nicht einmal zehn Uhr, er hatte knapp fünf Stunden geschlafen (Martin Suter, Lila Lila, 2004). 134

L’eventuale topicalizzazione di un costituente discontinuo in Vorfeld rappresenta a sua volta un caso rilevante dal punto di vista stilistico, come la scissione del predicato in (71) (grassetto) con conseguente dislocazione in Nachfeld (Ausklammerung) di alcuni elementi (parentesi quadra). (71) Neidisch könnte man als Rhetoriker schon werden [auf die Philosophen wegen des Reichtums an Motiven, die ihnen die europäische Kunstgeschichte gleichsam als Vorlagen anbietet, um daraus sinnfällige Visualisierungen ihres Geschäfts zu machen] (Kopperschmidt 2008: 15).

La zona postverbale della frase tedesca è caratterizzata da un ordine dei costituenti, in caso di occupazione multipla, relativamente libero e controllato da una serie di regole di diversa natura (Tomaselli 2003: 23 s.). Il fenomeno della Ausklammerung è comune nel caso di sintagmi preposizionali (72) o congiunzionali (73) e frasi secondarie (74) (Duden 2005: 901). Es. (grassetto): (72) Er hat sich nicht bedankt bei der Familie (www.focus.de). (73) Er hat gelebt wie ein Heiliger, er ist gestorben wie ein Heiliger (www.domradio.de). (74) Ich glaube, die ist erst ausgezogen als sie zur weiterführenden Schule kam (www.rund-ums-baby.de).

f) Il repertorio retorico comprende una serie di figure sintattiche (tab. 15) interpretabili come divergenze rispetto alla norma sintattica tradizionale, sintetizzata dall’imperativo: «Sprich in vollen Sätzen!». Come la Ausklammerung, si tratta di fenomeni descritti dai codici recenti, in quanto consueti e non solo nel parlato. Rappresenta un caso particolare il chiasmo, figura che rende evidente il carattere di artificio, senza provocare «infrazioni» rispetto alle norme sintattiche.

135

TAB. 15 Figura retorica Anacoluto (Anakoluthon)

Descrizione Infrazione alla logica di coerenza nella successione di costituenti sintattici.

Aposiopesi (Aposiopese)

Interruzione della frase per motivi enfatici o scaramantici (apotropäische Aposiopese); non sempre il contenuto implicito è integrabile in maniera univoca.

Asindeto (Asyndeton)

Serie di elementi priva di connessione formale.

Chiasmo (Chiasmus)

Disposizione incrociata degli elementi di due enunciati connessi per via grammaticale o semantica. Omissione nella frase di uno o più elementi, ricostruibili logicamente (= contenuto implicito).

Ellissi (Ellipse)

Epifrasi (Epiphrase)

Aggiunta informativa a un enunciato di per sé completo.

136

Esempio (grassetto) Korf erfindet eine Mittagszeitung, welche, wenn man sie gelesen hat, ist man satt (Christian Morgenstern, Die Mittagszeitung, 1913). Die Nacht ist etwas frisch, und ich wollte – doch jeder, der dies lieset oder nicht lieset, begreift nicht meine hohe Begeisterung, denn er kennt nicht den hohen Standpunkt, zu dem ich mich hinaufgeschwungen! (E.T.A. Hoffmann, Lebensansichten des Katers Murr, 1820, Erster Band, Erster Abschnitt). Helmut Kohl. Ein Mann, ein Wort, ein Schweigen («Spiegel Online», Politik, 24. Dezember 1999; www.spiegel.de). Wenn Augen hören und Ohren sehen können («Filmprofi.com News», 12.05.2005; www.filmprofi.com). Diese verdammte Zeit hat nix geheilt! Eigentlich war ich ziemlich gut drauf heute Abend, [ich habe] viel Spaß gehabt mit den Jungs. Und dann muss ausgerechnet sie da sein! Wo es mir grade endlich wieder richtig gut ging! (www.loveletters4you.de). Seit einiger Zeit kommt dann und wann der kleine, fette König Dezember II. in mein Haus, der nicht länger ist als ein Zeigefinger (Axel Hacke, Der kleine König Dezember, 1993).

Parentesi (Parenthese)

Polisindeto (Polysyndeton)

Zèugma (Zeugma)

Inciso, isolato dal tema centrale anche tramite segni tipografici (parentesi, trattini, virgole). Frequente ripetizione del connettivo in una serie.

Connessione fra elementi che produce incongruenza sintattica o semantica.

Eines Tages – er geht gerade im Hof des Heimes spazieren – stößt er auf einen Bibelvers auf (www.vision2000.at). Ich bin fleißig und nehme von allen Seiten ein und wachse von innen heraus (Johann Wolfgang von Goethe, Italienische Reise, secondo soggiorno romano, lettera datata 16.06.1797). Ich heiße Heinz Erhardt und Sie herzlich willkommen (www.willizblog.de).

3. Il livello testo

La coesione a livello testo è osservata mediante le categorie ricorrenza, morfologia verbale, connessione e deissi (a-d). a) La ricorrenza (Rekurrenz) costituisce il fenomeno di ripetizione, rimando e sostituzione di elementi linguistici con altri di significato affine, mediante cui il testo rinvia a un’entità nota del testo (Linke/Nussbaumer 2000b: 305). Nell’ottica della direzione del rinvio (all’indietro) si parla anche di anafora (Anapher), come rinvio a un referente e a un tema comparso in una precedente sezione del testo. La ricorrenza può essere di vari tipi (1-3): 1) La ricorrenza lessicale può riprodurre il referente formale letteralmente o parzialmente (partielle Rekurrenz), mediante modificazione morfologica della parola. In (75) la parola Schrift (grassetto) ricorre più volte identica in sintagmi nominali diversi, nonché all’interno del composto sottolineato. La parola Richtung (nella forma -richtung) è base di due diversi composti nominali e ricorre parzialmente nella forma verbale richtet (sich) (corsivo). Es. (75) Die hieroglyphische Schrift ist äußerst flexibel gegenüber unserer heutigen Schrift. [...]. Dabei richtet sich die Schriftrichtung immer nach der Stelle, an der die Zeichen angebracht wurden. Um die Leserichtung und den Anfang eines Textes zu finden, gibt es ein paar 137

einfache Regeln: [...] (http://www.hieroglyphen.de di Sebastian Niedlich).

2) Si ha ricorrenza lessicale anche nel caso di sostituzione di parole o gruppi di parole con altre parole o gruppi di parole appartenenti allo stesso campo semantico (sinonimi, antonimi, iponimi, iperonimi, parafrasi, metafora). Es. (elementi inquadrati): (76) Als Miriam Gruß anfing, sich für Politik zu interessieren, hat sie sich genau solche Möglichkeiten zur Information gewünscht. Doch damals gab es noch nicht das riesige Potenzial des Internets. Heute sitzt die 31Jährige für die FDP im Deutschen Bundestag. Dort ist sie derzeit Vorsitzende der Kinderkommission – daher freut sie sich besonders, dass das Hohe Haus nun mit einer eigenen Kinderseite vertreten ist. „Wir müssen Kinder viel früher in Entscheidungsprozesse mitnehmen“, sagt die Politikerin, selbst Mutter eines Sohnes. (www.focus.de)

3) La pronominalizzazione (Pronominalisierung), la ripetizione del referente mediante pronome e altre proforme 10, realizza la ripresa di un tema enunciato per via grammaticale e con strategia di sintesi (la proforma evita la ricorrenza letterale o la variazione semantica del nome, verbo o altro). Spesso il pronome procede per via anaforica, richiamandosi a un referente noto e determinato, apparso in una precedente sezione del testo (anaphorische Wiederholung) (73, grassetto); in caso contrario (se il referente nominale compare nel testo dopo il pronome), si parla di ricorrenza cataforica (kataphorische Wiederholung). Presupposta la familiarità dell’interlocutore con il tema, la pronominalizzazione dà luogo a catene pronominali (Pronominalketten), con più pronomi che fanno seguito al referente nominale (77). Es. (77) Die Leute wurden verrückt am Heiligabend. Sie stürmten wie bekloppt die Geschäfte, um die letzten Geschenke einzukaufen. Aber eigentlich

10

Proverbi (es. tun, machen), proaggettivi (es. solche, diejenigen), proavverbi (es. dazu, worüber), profrasi (es. dies).

138

hatten sie doch genug Zeit gehabt, sich auf Weihnachten vorzubereiten und doch setzten sie sich diesem Weihnachtsstress aus (Nadine Wagner, Ein wundervoller Heiligabend? 2006).

Il fenomeno della ricorrenza interessa la descrizione di varie figure retoriche, come riassunto in tab. 16. TAB. 16 Figura retorica Allitterazione (Alliteration)

Descrizione Ripetizione di uno o più fonemi a inizio di parola.

Anafora (Anapher)

Ripetizione di una o più parole all’inizio di frasi o versi successivi.

Anadiplosi (Anadiplosis)

Ripetizione dell’ultima parola di una frase o di un verso all’inizio del verso o frase successiva. Ripetizione di una o più parole alla fine di frasi o versi.

Epifora (Epipher)

Geminatio (Epanalepsis)

Ripetizione letterale di parole e gruppi di parole.

139

Esempio (grassetto) Milch macht müde Männer munter (slogan della campagna di promozione in favore del latte nella Germania Federale degli anni cinquanta). Niemand weiß, wo sich die Keime nähren, niemand, ob die Krone einmal blüht – (Gottfried Benn, Aprèslude, vv. 13-14). Er beugte sein knochiges Knie und brach das Holz. Das Holz seufzte (Wolfgang Borchert, Die drei dunklen Könige, 1947). Alle Monate, alle Tage Liegen noch frei. Einer der Tage Wird angekreuzt werden (Bertolt Brecht, Im Kalender ist der Tag noch nicht verzeichnet, 1936). Adieu, liebe, liebe Sophie, vergiß mich nicht, o wüßtest Du, wie ich liebe, Dich, und so unglücklich, daß ich die seltsamsten, traurigsten Künste anwenden muß, mich zu betrügen, und zu glauben, ich hielte Dich in meinen Armen, ach, wenn ich Dich sehen könnte, küssen könnte, könnte – könnte (lettera di Clemens Brentano a Sophie Mereau, Marburg, 10. 01. 1803).

Parallelismo (Parallelismus)

Ripetizione di una struttura sintattica con varianti lessicali. Nell’esempio a destra, la figura si ripete tre volte (colonne a, b, c; grassetto)

Da, wo du bist, da, wo du bleibst, wirke, was du kannst, sei tätig und gefällig, und laß dir die Gegenwart heiter sein (Johann Wolfgang von Goethe, Wilhelm Meisters Lehrjahre, Buch 7). (a)

(b)

(c)

Da, wo du... da, wo du...

wo du bist...

wirke...

wo du bleibst... was du kannst...

sei tätig... laß dir...

b) La morfologia verbale (Verbalmorphologie) (tempo, modo e forma) (1-3) rende coerenza al testo mediante l’utilizzazione di forme correlate. In particolare: 1) il tempo (Tempus) scandisce il ritmo della vicenda, delineandone la dimensione presente, passata o futura (Zifonun 2000: 315 s.). In (78), le dimensioni tematizzate sono due: le forme al presente (grassetto) si riferiscono al presente della narrazione, le forme passate (corsivo) al momento di svolgimento della vicenda. Es. (78) Wer von den Lesern kennt die Kurische Nehrung? Vor fünfzig Jahren, als man in Deutschland noch von den Eisenbahnen nichts wußte, die jetzt das weite Land mit ihren Netzen überspannen und selbst nach den fernsten Grenzen ihre Doppelfäden ausstrecken, als man in Ostpreußen selbst die Chausseen nur vom Hörensagen kannte, führte die große Poststraße, welche hauptsächlich den Personen- und Güterverkehr mit Riga und Petersburg vermittelte, über die Kurische Nehrung. Königsberg und Memel waren die Hauptstationsorte dieser belebten und doch so einsamen Straße. Jetzt sind die alten Wagengleise längst vom Flugsand verweht, die struppigen Weidenstämme, welche zu beiden Seiten den Weg über die Sandberge hin bezeichneten, bis auf geringe Reste ausgestorben und begraben (Ernst Wichert, Für tot erklärt, 1884).

140

2) Il modo (Verbmodus) del verbo indica per via morfologica il punto di vista dell’autore dell’enunciato, conferendo carattere alternativo di realtà o possibilità all’universo testuale. Es. (corsivo: indicativo; grassetto: congiuntivo): (79) Nachdem meine Freundin mit mir Schluss gemacht hatte, habe ich tatsächlich sämtliche Fehler gemacht, die Sie in Ihrem Gratis-Report beschreiben. Insbesondere habe ich ihr zu sehr gezeigt, wie wichtig sie mir ist und bin ihr hinterher gelaufen. Ohne Ihre Ratschläge hätte ich sie auf diese Weise nur noch weiter von mir weggetrieben, da bin ich mir mittlerweile sicher. So wie Sie es stattdessen empfehlen, hätte ich mich sonst nie verhalten, aber es hat funktioniert. Schon nach kurzer Zeit war sie wieder richtig interessiert an mir und mittlerweile sind wir endlich wieder zusammen. Und dabei hatte ich die Hoffnung schon fast aufgegeben (http://www.expartner-zurueck.de).

3) La forma del verbo (Diathese), distinguendo la partecipazione attiva o passiva del soggetto all’azione, pone gli eventi di cui tratta il testo in una particolare prospettiva. Un esempio di alternanza d’uso di forme attive (corsivo) e passive (grassetto) è in (80), testo tratto dalla Saarbrücker Zeitung del 1° novembre 2008, relativo alla messa in scena di uno spettacolo teatrale. Es. (80) Die Bohemian Company entführte das Publikum auf eine Reise in die Welt des fahrenden Volkes. Angesiedelt war die Geschichte zwischen Freudenhaus und Zirkuszelt. Es wurde geliebt, geprügelt und gemordet, und es wurde traumhaft schön gesungen und getanzt. Als Nico Schneider aus dem Off heraus den Cicero-Hit "Zieh die Schuhe aus" anstimmte, klang das so nahe am Original, dass man im Hallendunkel – vergeblich – nach dem Jazzmusiker Roger Cicero suchte (www.saarbruecker-zeitung.de).

c) Per connessione (Konnexion) si intende la congiunzione di frasi e altri elementi in periodi e unità testuali complesse (Fabricius-Hansen 2000: 331 s.). La connessione testuale non sempre è grammaticalizzata; la connessione causale, ad esempio, è spesso trasmessa implicitamente nella successione delle frasi. Es.

141

(81) Michael kommt nicht. Er ist krank (= Michael kommt nicht weil er krank ist).

Qualora grammaticalizzata, la connessione è mediata dai connettori (Konnektoren), unità lessicali che esprimono nessi di relazione semantica (temporale, causale, di contrasto) (Blühdorn/Breindl 2004) tra due proposizioni. La tipologia dei connettori, comprendendo congiunzioni coordinanti (und, oder) e subordinanti (es. obwohl, da, weil), avverbi preposizionali (es. darauf, hieran, womit, stattdessen, trotzdem) e particelle (es. ja, halt, doch, denn, eben, vielleicht; sogar, bereits, nur, selbst), non coincide con una particolare classe grammaticale. Viene definita connettore la parola x riconoscibile in base alle cinque caratteristiche sotto elencate (M = Merkmal): (M1) x ist nicht flektierbar. (M2) x vergibt keine Kasusmerkmale an seine syntaktische Umgebung. (M3) Die Bedeutung von x ist eine zweistellige Relation. [...] (M4) Die Argumente der Bedeutung von x sind propositionale Strukturen. [...] (M5) Die Ausdrücke für die Argumente der Bedeutung von x müssen Satzstrukturen sein können (Pasch 2004: 15 e 17).

I connettori forniscono istruzioni utili all’interpretazione del testo, in quanto servono a ordinare eventi e situazioni, ponendoli reciprocamente in prospettiva, come sotto schematizzato:

evento a

succede a è in contrasto con è causa di è condizione di

evento b

L’analisi dei connettori mette in luce la serie di nessi di relazione, come esemplificato nella rielaborazione del testo (82) che compare in tab. 17 (colonna destra). Es. (grassetto): (82) Es war zu Ende des Juni 1856, als ich eine alte Verwandte zu ihrem gewöhnlichen Sommeraufenthalt in der Brunnenstadt Reichenhall begleitet hatte, diesem zwischen Felsen eingekeilten Brutnest, von dem 142

man sich nur wundern muß, daß die Ortsleute nicht die Brunnengäste allein dort wohnen lassen. Trotzdem – wir waren gegen Mittag angekommen –, als ich nach beendigter Hoteltafel erfuhr, daß meine gute Tante sich zunächst einem Mittagsschläfchen und danach dem Auspacken ihrer hohen Koffer und der Einchrichtung in dem neuen Quartiere widmen wollte, trieb mich die Langeweile ins Freie, wenn auch der Sonnenschein wie Glut herabfiel. Ich nahm den einfachsten Weg und ging auf der den Ort durchschneidenden Chaussee einige tausend Schritte durch den Paß Lueg, der hier nach Tirol hineinführt. Aber der Tag wie der Ort waren heute zu heiß, zwischen den engen Felswänden waren selbst die Schatten unerträglich; ich kehrte wieder um und ging den Weg zurück (Theodor Storm, Ein Bekenntnis, 1887). TAB. 17

Proposizioni correlate I proposizione II proposizione Ende des Juni 1856. Der Erzähler begleitet seine Tante nach Reichenhall. Reichenhall ist ein Ein Wunder, dass zwischen Felsen es Leute gibt, die eingekeiltes Brutnest. dort wohnen.

Connettore

nur

Contrasto

Der Erzähler macht eine Bemerkung über die Stadt Reichenhall.

Der Erzähler nimmt die Erzählung wieder auf. Der Erzähler ist gelangweilt.

trotzdem

Contrasto

als

Temporalità (coincidenza)

Die Tante des Erzählers will sich dem Auspacken und der Eichrichtung des neuen Quartiers widmen. Der Sonnenschein fällt wie Glut herab.

zunächst

Temporalità (successione)

Der Erzähler erfährt, dass seine Tante lange beschäftigt sein wird. Die Tante des Erzählers will ein Mittagsschläfchen halten.

Die Langeweile treibt den Erzähler ins Freie.

143

als

und danach

wenn auch

Nesso di relazione Temporalità (coincidenza)

Contrasto

Der Erzähler nimmt den einfachsten Weg. Der Erzähler geht einige tausend Schritte durch den Paß Lueg. Der Erzähler kehrt wieder um.

Der Ich-Erzähler geht auf Paß Leug. Es ist ein heißer Tag.

und

Er geht den Weg zurück.

und

aber

Temporalità (successione) Contrasto Temporalità (successione).

d) La deissi (Deixis) è l’insieme degli elementi linguistici che identifica i protagonisti, il tempo e lo spazio dell’atto comunicativo (Redder 2000: 283). Nello specifico, la deissi personale (Personaldeixis) consta di forme pronominali di prima e seconda persona, mediante cui l’emittente realizza un rinvio autoreferenziale o al suo interlocutore. La deissi temporale (Temporaldeixis) comprende gli elementi formali idonei, oltre alla morfologia verbale, a trasmettere informazioni sulla coerenza temporale del testo (es. jetzt, in zwei Tagen, letztes Jahr). La deissi spaziale (Lokaldeixis) crea riferimenti alla cornice di svolgimento dell’atto comunicativo. È resa da mezzi linguistici tipo hier, dort, dieses Buch. Ne costituisce variante la deissi testuale (Textdeixis), che si compone dei mezzi linguistici atti a riferire della cornice di svolgimento interna al testo (es. in diesem Kapitel, unser Thema, diese Frage).

VI. Il rapporto di intertestualità Per il confronto di intertestualità verticale si rende necessaria la costruzione del prototipo di genere in quanto insieme (o complesso11) delle caratteristiche tipiche di un gruppo di testi; per il confronto di intertestualità orizzontale si spazia all’interno della rete testuale. Come si è visto (cap. 2 § III, 2), per l’analisi microtestuale può essere utilizzato il prototipo top down, mentre la verifica empirica del profilo 11

In ossequio alla teoria dei prototipi, i linguisti del testo, nel riferirsi agli elementi delle strutture stilistiche, usano il termine Bündel o Cluster rispetto a Gesamtheit («Stilstruktur als Merkmalbündel», Sandig 2006: 55; v. anche Heinemann/Heinemann 2002: 103). In sede di procedimento analitico, mi sembra più appropriato parlare di insieme.

144

del testo richiede la costruzione di un modello bottom up. Qualunque sia il procedimento usato, la costruzione del prototipo segue uno schema che comprende vari livelli di costituzione testuale, che in ottica pragmatica sono definiti rispettivamente: a. äußere Strukturmerkmale; b. sprachliche Mittel; c. thematische Aspekte; d. situative Bedingungen; e. kommunikative Funktionen (Heinemann 2000: 512). Il modello proposto in questa sede riassume in forma tabellare (tab. 18) le principali categorie descritte (v. § II-V); accanto alla designazione dei livelli strutturali maggiori si pone, in parentesi, una sorta di equivalenza con i livelli a-e sopra menzionati. TAB. 18 Struttura pragmatica (situative Bedingungen, kommunikative Funktionen) - Autore - Destinatario - Mezzo, canale di informazione - Situazione comunicativa (deissi) - Funzione comunicativa (indicatori espliciti, indiretti, contestuali, ambigui, devianti; struttura illocutiva). Struttura superficiale (äußere Strukturmerkmale) - Layout (lunghezza, spazi vuoti) - Materiale grafico e iconografico (immagini complementari; descrittive; costitutive; integrative - Interpunzione - Stili di carattere. Struttura tematica (thematische Aspekte)

-

Nucleo tematico Progressione tematica (struttura tema-rema, topic-comment, focussfondo) - Sviluppo tematico (sviluppo descrittivo, esplicativo, argomentativo, narrativo) - Contenuto implicito (implicazioni, presupposizioni, linguaggio figurato). Struttura lessicale e grammaticale (sprachliche Mittel) - Parole e gruppi di parole (divergenze fonetiche, morfologiche, semantiche, sintattiche; classi di parola) - Frasi (coordinazione/subordinazione; tipologia sintattica; tipologie delle frasi secondarie; ordine dei costituenti; occupazione dei campi sintattici; figure sintattiche) - Testo (ricorrenza; morfologia verbale; connessione). -

145

Il modello di prototipo bottom up, se non disponibile come esito di indagini empiriche preesistenti, si riassume dall’osservazione di un certo numero, non necessariamente molto alto (circa 10-20) di testi congruenti (Adamzik 2001b: 16) 12 appartenenti allo stesso genere testuale. Un prototipo di questo tipo serve al confronto di intertestualità verticale. Altri prototipi sono utili a tracciare il profilo del testo all’interno del reticolo di relazioni «orizzontali» intrecciate con altre tipologie testuali. La rete testuale, che la testologia contrastiva postula come dimensione euristica e grandezza culturalmente specifica, è costituita da un numero praticamente illimitato di possibili candidati per l’analisi13. Affinché il confronto intertestuale e interculturale sia praticabile, la realtà in espansione della Textwelt deve essere ricondotta a una serie paradigmatica (Adamzik 2001b: 43). Si presenta in tab. 19 un esempio di rete testuale che è servito a delimitare, al fine di ipotizzare delle equivalenze, la moltitudine dei testi prodotti nel settore accademico europeo in una serie rappresentativa che comprende: i generi principali (colonna a); le forme equivalenti utilizzate in ambito didattico (colonna b); le forme paralleli tipiche delle tradizioni italiana e francese (colonne c e d) (Foschi Albert 2009b). TAB. 19 a) Generi d’ambito accademico Vortrag/Rede Aufsatz/Fachartikel Traktat Abhandlung Monographie

Generi paralleli destinati alla formazione degli studenti in: b) Germania c) Italia d) Francia Referat Relazione Exposé Seminararbeit Tesina Devoir Diplomarbeit Prova finale Mémoire Magisterarbeit Tesi magistrale Mémoire Doktorarbeit Tesi di dottorato Thèse de doctorat.

12 Anche secondo Biber un corpus di 10 testi è sufficiente a ricavare le caratteristiche distintive di un genere testuale (Biber 1990, cit. in Montes Fernandéz 2007: 155). 13 Come insegna l’antropologia culturale, le reti di connessione non esauriscono mai una cultura e il singolo fenomeno non è esauribile nelle relazioni che vi vengono rilevate con altri fenomeni (Fabietti 2003: 217).

146

Una volta stabiliti i prototipi, l’analisi intertestuale ampliata alla considerazione della rete di relazioni intertestuali e all’ottica interculturale procede per confronti successivi, come si mostrerà nell’esempio di applicazione della procedura (cap. 4).

147

Capitolo quarto

LO STILE DELLA RECENSIONE D’AREA SCIENTIFICA

Nel presente capitolo si svolgerà un’analisi stilistica esemplare, applicando il procedimento e le tecniche descritte nelle precedenti sezioni di questo lavoro. La scelta di genere riguarda la recensione (Rezension) d’area scientifica (Fachrezension/wissenschaftliche Rezension), il testo campione è riprodotto di seguito (tab. 20). TAB. 20

Ayfer Aktaş: Die Semantik der deutschen Partikelverben sowie die Semantik und die Morphologie der von diesen abgeleiteten Substantiva. Frankfurt am Main u.a.: Lang 2005 (Europäische Hochschulschriften Reihe I, Serie I, Band 1922). – ISBN 978-3-63154433-4. 249 Seiten, € 48,70 Solche Untersuchungen sollten öfter unternommen werden. Künftige Forschungen könnten dadurch entlastet werden. Die Autorin knüpft an zwei Untersuchungen der türkischen Germanistin Güler Mungan an, ihre Dissertation über deutsche Präfixverben (1986)8 und ihre Habilitationsarbeit über deutsche abgeleitete Substantive (1995)9. Mit den gleichen Methoden will Aktaş die verbliebenen Lücken schließen, also die restlichen, von Mungan noch nicht erfassten Verben und die von ihnen abgeleiteten Substantive behandeln. Das Vorhaben verdient Anerkennung, weil der Unabhängigkeitsanspruch einer jungen Wissenschaftlerin hier zugunsten einer flächendeckenden Erforschung wichtiger Bereiche der Sprache zurück gestellt wurde. Der etwas ungefüge Titel bezieht sich auf ein Phänomen der deutschen Sprache, das vor allem Forschern und Lernern mit nichtdeutscher Muttersprache immer wieder Probleme bereitet. Der Gegenstand ist erforschenswert. 92 Prozent des deutschen Wortschatzes, sagt Peter Braun, sind «Wortbildungskonstruktionen»; die Simplizia schlagen mit insgesamt 8 Prozent nur schwach zu Buche. Die Verfasserin drückt sich nicht um die 149

Frage, was eigentlich Wortbildung sei, und definiert tapfer, dass es sich um die Bildung neuer Wörter aus schon vorhandenem Sprachmaterial handle (S. 21). Bei der Frage nach dem Begriff des Wortes freilich knickt sie ein, wie im Grunde genommen alle, und der Blick auf die unübersehbare Schar von Lexikologen, die nicht zu sagen wissen, was ein Wort ist, entlastet sie. Trotzdem ist die aus der Feststellung, «dass mit dieser Frage ein sehr problematischer Bereich der Sprachwissenschaft berührt wird», gezogene Folgerung, «deshalb soll in der vorliegenden Arbeit nicht näher auf dieses Thema eingegangen werden» (S. 21), enttäuschend. Das «Corpus» ist kein Textcorpus im üblichen Sinn. Vielmehr sind alle Verben mit den genannten Präfixen sowie die zugehörigen Substantivableitungen dem sechsbändigen Deutschen Wörterbuch (BrockhausWahrig) entnommen, insgesamt 1295 Verben mit ca. 1584 «Bedeutungen» (gemeint sind semantische Varianten) und 750 Substantiva. Die Wahl dieser Untersuchungsbasis begründet die Verfasserin folgendermaßen: «Dieses Wörterbuch wurde wegen seines umfangreichen Wortinventars gegenüber den verschiedenen einbändigen Wörterbüchern vorgezogen.» (S. 54) Das kann als akzeptabel gelten, auch wenn sich natürlich bei solchem Vorgehen keinerlei Häufigkeitsaussagen machen lassen. Dass Aktaş dergleichen gar nicht anstrebt, ist schade, aber eben auch ihr gutes Recht. Was bei Mungan «übrig geblieben» war, sind die Verbalpräfixe um, zu, nach, vor, unter, mit, nieder, wieder, bei, hinter, wider nebst zugehörigen Substantivableitungen. Schon die Liste der elf Partikeln zeigt, dass sie klassifikatorisch schwer unter einen Hut zu bringen sind, selbst wenn man einmal außer Acht lässt, dass sich hier trennbare, nicht trennbare und sowohlals-auch-Präfixe tummeln. Welchen Kategorien gehören diese Elemente an? Die Grammatiker des 19. und des beginnenden 20. Jahrhunderts genossen in dieser Hinsicht eine Art Narrenfreiheit oder befanden sich doch im Zustand früher Unschuld. Die rigorosen Maßgaben des Strukturalismus setzen neue Ansprüche, und denen sollte sich ein Wissenschaftler, der heute die Dinge angeht, schon fügen. Die von Aktaş nicht beantwortete Frage, welche Arten von Präfixen zu unterscheiden sind, was ein Verbzusatz ist, ja und weiter: was als Adverb, was als Präposition aufzufassen ist, hat als legitim und auch als selbstverständlich zu gelten. Das Verfahren, nach dem die Präfigierungen und die zugehörigen Substantivableitungen beschrieben werden, ist durchschaubar und einleuchtend. Bei jedem Präfix wird zunächst eine diachronische Übersicht vom Indogermanischen bis zur Gegenwart gegeben, ehrlicherweise mit Angabe der Quellen – eigene Untersuchungen wurden hier nicht betrieben, es werden aber immerhin Grimm, Paul, Kluge und das DudenHerkunftswörterbuch genannt. 150

Wie im Einzelnen vorgegangen wird, sei am Beispiel der mit-Verben und ihrer Substantivableitungen skizziert. Nach dem diachronischen Überblick werden «bisherige Gruppierungen» aufgeführt, das heißt es werden die semantisch definierten Teilmengen, wie sie bei Grimm, Paul, im 6bändigen Brockhaus-Wahrig, bei Weinrich, Fleischer/Barz, der Duden-Grammatik und Langenscheidts Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache erscheinen, in Kürze dargestellt. Bei mehreren Präfixverben werden außerdem die Vorschläge der Innsbrucker Außenstelle des Instituts für deutsche Sprache (Kühnhold, Wellmann), die Monographie von Motsch und weitere monographische Untersuchungen aufgeführt. Dann folgen «eigene Modifikationsgruppen». Bei den mit-Verben sind es zwei: die eine mit der Gesamtbedeutung ‚zusammen, gemeinsam bzw. gleichzeitig’ mit drei semantischen Untergruppen, die andere mit der Bedeutung ‚etwas bei sich haben’. Dazu werden Satzbeispiele in ausreichender Zahl gebracht. Anschließend werden die von den Präfixverben abgeleiteten Substantive beschrieben. Zunächst wird morphologisch klassifiziert: Es werden -ung-, er- und -e-Bildungen (Mitbestimmung, Mitfahrer, Mithilfe) und NullAbleitungen (ohne Suffix) unterschieden. Diese Ø-Ableitungen weisen freilich vielfach Ablaut im Stamm auf, vgl. Mitgift, Mitschnitt. Anschließend werden die Substantivableitungen semantisch geordnet nach bekannten Klassen wie Nomina actionis, acti, patientis/facti, instrumenti, agentis sowie Locativa und Collectiva. Dies alles ist fleißig gemacht und durch Beispiele, der Literatur entnommene und selbstgemachte, veranschaulicht. Zusätzlich erleichtern zahlreiche Tabellen den Überblick. Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt es freilich von Zirkeldefinitionen, bei denen das zu beschreibende Präfix im Definiens wiederkehrt. Aber das ist so sehr gängige Wörterbuchpraxis, und so viele ihrer «eigenen Modifikationen» sind der Literatur entnommen oder an sie angelehnt, dass der Autorin daraus kaum ein Vorwurf zu machen ist. Schwerer wiegt ein anderer Einwand, der sich dem aufmerksamen Leser zunehmend aufdrängt. Aktaş bringt, wie gezeigt, divergierende Beschreibungen aus der Literatur, aber sie prüft und bewertet diese Beschreibungen nicht, und sie macht nirgends deutlich, ob und inwiefern sich ihre eigenen Beschreibungen aus den vorangegangenen ergeben. Dies ist ein Verfahren, das bei Germanisten mit nichtdeutscher Muttersprache häufig anzutreffen ist: Es wird dokumentiert, also gezeigt, wie es andere machen (und das allein ist schon hilfreich für weitere Forschungen und kann auch als Stütze beim Spracherwerb genutzt werden). Aber das eigene Vorgehen wird nirgends begründet, wie es grundsätzlich von wissenschaftlichen Darstellungen zu erwarten ist. Dass die Verfasserin einfach Vorhandenes 151

aufzählt und dann, völlig unvermittelt, eigene Vorschläge macht, ist sehr zu bedauern. Man hätte schon gerne gewusst, warum die feinsinnigen, teils übersensiblen «Innsbrucker» Beschreibungen, warum Motschs kühn straffende Definitionen nicht übernommen wurden, warum andere nicht wenigstens diskutiert und ihr Erklärungspotential ausgeschöpft wurde. Dass Aktaş Beschreibungen ad hoc einleuchten, hilft da wenig. Wenn man Vorschläge anderer vorlegt, hat man sie sorgsam zu prüfen, zu akzeptieren oder zu verwerfen, und jede getroffene Entscheidung muss begründet werden. Das ist gute wissenschaftliche Praxis. Eher nachdenkliches Schmunzeln rufen die Formulierungen hervor, mit denen auf wissenschaftliche Darstellungen anderer Forscher Bezug genommen wird. Die Termini Arbeit, Untersuchung, Studie und andere sind eben keinesfalls frei austauschbar. Dass sie dennoch häufig so eingesetzt werden, als ob sie exakt die gleiche Bedeutung hätten, zeigt, dass hier noch ein Forschungsdefizit vorliegt. Weitere kleinere Mängel der Arbeit fallen kaum ins Gewicht. Dass etwa bei den hinter-Verben Bildungen aufgeführt sind (hínterkauen, hínterbringen, híntertrinken, s. S. 168), die weitab vom deutschen Standard liegen (und auch in der betreffenden Quelle als «ostmitteldeutsch» eingegrenzt werden), kann der Verfasserin kaum vorgeworfen werden. Dass stellenweise Formulierungen stehen geblieben sind, die nicht verständlich oder auch einfach sprachlich unkorrekt sind; dass auf zwei aufeinander folgenden Seiten ein wörtlich identischer Text steht, ist eher dem zur Endredaktion verpflichteten deutschsprachigen Mitleser anzulasten. Im Ganzen ist das Buch in flüssigem Deutsch geschrieben und besticht durch die Klarheit der Darstellung. Es bleibt dabei: Solche Bücher sollten öfter geschrieben werden. Und: Man könnte sie noch besser machen. (Ulrich Engel, Heppenheim) 1

1

Fonte bibliografica: Engel 2007.

152

Diversi motivi hanno motivato la scelta del genere: − la recensione è un testo tipicamente breve, relativamente agevole da analizzare nella sua interezza; − la recensione rientra nella tipologia dei testi saggistici, genere «medio» dal quale non si attendono selezioni linguistiche né in direzione spiccatamente tecnica né letteraria; data questa sua qualità «media», la recensione può essere considerata un genere di testo rappresentativo di un’ampia gamma di configurazioni testuali, ottimale a scopi illustrativi. Meno interessanti sono invece i generi vincolati da rigide convenzioni comunicative, ad esempio la ricetta di cucina o il bollettino meteorologico, che lasciano spazio ridotto alle varianti individuali; da parte loro i testi letterari, molto coinvolgenti dal punto di visto stilistico, coprono una percentuale esigua, dunque non emblematica, della produzione contemporanea di testi; − la recensione specialistica appartiene alla rete dei testi d’ambito scientifico e argomentativo, è in tal senso un campione di indagine significativo per tutti i corsi universitari miranti a trasmettere competenze a livello sia di ricezione sia di produzione testuale (Thüne 2006: 197), con particolare attenzione per la consapevolezza relativa alla costituzione di un testo critico. Il testo scelto per l’indagine rappresenta – come si vedrà – un esempio di stile in parte conforme alle convenzioni (struttura superficiale, struttura argomentativa), in parte dai decisi tratti di idiosincraticità.

I. L’analisi microtestuale L’analisi stilistica, come si è visto (cap. 2 § II), fa perno sull’esistenza di un prototipo mentale che permette di riconoscere i confini tra figura e sfondo. Nel seguito, si ricostruisce la Gestalt della recensione scientifica riprodotta in tab. 20 esplicitando un ipotetico Textsortenwissen «medio» sulla scorta di dati informativi di ampia divulgazione (§ 1). Nel paragrafo successivo (§ 2) si constatano le scelte tendenziali di modalità comunicativa al fine di stabilire ulteriori 153

parametri per il confronto e la valutazione degli usi divergenti. Nei paragrafi successivi (§ 3-6) si rileveranno i tratti caratteristici del testo campione ai vari livelli strutturali e valutandone la rilevanza stilistica in base a due criteri principali: a) scelte inusuali per le aspettative relative agli usi «normali» e convenzionali; b) divergenze rispetto agli usi di tendenza del testo. Per esigenze di sistematicità descrittiva, nello svolgimento dell’analisi testuale si manterrà per quanto possibile la suddivisione categoriale proposta nel terzo capitolo. L’applicazione degli strumenti mostra, nelle inevitabili sovrapposizioni, come la suddivisione, inevitabile a scopi operativi, sia in verità artificiosa, poiché le singole strutture sono entità non autonome, bensì intersecate a livello formale e semantico, in modo da formare il complesso «tessuto» testuale.

1. Il Textsortenwissen

Al fine di formulare un possibile prototipo di attese comuni, si utilizza la definizione di «recensione» compresa nel dominio italiano di Wikipedia, l'enciclopedia libera 2. Gli asterischi apportati accanto ad alcune formulazioni, isolate tra parentesi quadra, segnalano i rinvii concettuali alle diverse strutture testuali. La parola recensione deriva dal verbo latino «recenso» e significa riflettere. La recensione è un [breve]* [testo valutativo e interpretativo]** [di un’opera letteraria, scientifica, artistica, come film, opere teatrali e musicali, di cui analizza gli aspetti contenutistici ed estetici]***. È [scritta in terza persona]**** e non eccede né in difetti né in pregi. [Una recensione è costituita dai seguenti elementi: – elementi informativi (trama senza svelare il finale) – elementi interpretativi (analisi delle tematiche trattate) – elementi valutativi (valutare l'opera recensita)]***. In genere le recensioni sono [destinate ad un vasto pubblico]** e [fungono da ausilio nella scelta di determinati eventi artistici o letterari]**, fornendone un sunto, una critica ed a volte una votazione]***.

2 Una caratterizzazione più dettagliata, corredata di diversi links, è compresa nel dominio tedesco (http://de.wikipedia.org/wiki/Rezension). Descrizioni non specialistiche del genere sono contenute in numerosi manuali per recensori offerti da riviste digitali che pubblicano recensioni di libri e altro (es. film, videogiochi); non pochi gli studi linguistici, anche in ottica contrastiva interculturale, dedicati al genere, v. bibliografia in Hutz (2001) e Foschi Albert (2009a).

154

Nella letteratura scientifica, scopo della recensione è quello di [esaminare i contenuti di lavori scientifici e di redigerne una sintesi confrontandoli con le altre pubblicazioni esistenti sulla materia]**/*** [...] (http://it.wikipedia.org/wiki/). * struttura superficiale / ** struttura pragmatica / *** struttura tematica / **** struttura grammaticale

A integrare il prototipo top down si aggiunge un ulteriore dato di esperienza comune: la struttura superficiale della recensione, tipicamente bipartita, ha un blocco centrale (Kerntext) e un testo di cornice (Rahmentext) o paratesto. Il testo di cornice comprende di solito, in alto, l’indicazione bibliografica di un’opera (il volume recensito) e, generalmente in basso, la firma del recensore. La struttura bipartita segnala la natura di «intertestualità orizzontale» della recensione, testo concepibile solo in diretta correlazione con un altro testo (l’opera recensita). Caratteristiche pragmatiche e tematiche permettono di precisare la tipologia di genere: la recensione scientifica (Fachrezension), come è il caso dell’esempio addotto, è tipicamente la recensione di un’opera specialistica scritta da uno specialista per un pubblico di specialisti, pubblicata su organo adeguato. Possono rientrare nel paradigma di attese comuni relative al genere le note «sette tesi» di Leisi (1993), corrispondenti a una sorta di «deontologia del recensore»: 1. Was der Leser einer Rezension braucht, ist primär eine neutrale Information über das rezensierende Werk. Evaluation hat zwar einen hohen Unterhaltungswert, bleibt aber subjektiv. Der Rezensent hat deshalb der neutralen Information (über Intention, Anlage, Stil, Resultate) einen breiteren Raum zu geben als der Evaluation. 2. Ein Rezensent sollte in seinem Fach anerkannt und profiliert sein. Als Rezensent unerwünscht ist der Typus des unproduktiven Gelehrten, ebenso der Typus des unter Profilierungszwang stehenden Einsteigers; bei beiden ist (aus ungleichen Gründen) Ungerechtigkeit vorprogrammiert. 3. Der Rezensent soll seinen eigenen Standpunkt reflektieren und (in aller Kürze) deutlich machen. Es sollte nicht vorkommen, daß ein BloomfieldStrukturalist ein lexikologisches Buch – oder ein Marxist ein nichtmarxistisches Buch – «stillschweigend» verreißt, ohne daß die Verschiedenheit des Ansatzes von Autor und Rezensent erwähnt wird. 4. Der Autor darf nicht verhöhnt werden. [...] Kritik [...] muss in sachlicher Form gekleidet sein. Hämisch-witzige Formulierungen sind zu 155

unterlassen, ebenso rhetorische Strukturen vom Typus: «Wäre X noch zu ertragen, so ist Y schlechthin unverzeihlich». 5. Das Entgegnungswesen sollte ausgebaut werden. Die Entgegnung eines Autors auf eine Rezension ist [...] ein Beitrag zur Wissenschaft [...]. 6. [...] Es kann nach einer ersten Rezension Jahre dauern, bis andere erscheinen; während dieser Zeit steht die Meinung des ersten Rezensenten unwidersprochen da. [...] Ein sensibler Autor [...] kann schon von einer boshaften Rezension so deprimiert werden, daß er das Schreiben für immer aufgibt. Deshalb muß jede Rezension so gut sein, wie wenn sie die einzige wäre – keine Narrenfreiheit für Rezensenten. 7. [...] Es ist [...] zu wünschen, dass [Herausgeber von Zeitschriften, die Erfahrung und Übersicht haben], vermehrt selbst (kurze) Rezensionen schreiben [...] und dass sie über ihre Rezensenten wachen und Fragwürdiges abstellen (Leisi 1993: 188).

Non è detto che i cataloghi normativi offerti da studiosi e opionionisti siano presi in considerazione e universalmente accettati dagli autori. Nella fattispecie, non è detto che i recensori – tedeschi e italiani – si attengano a quanto illustrato nelle note di Leisi (e non è neanche detto che dovrebbero farlo). Quali siano i tratti comuni caratterizzanti la recensione scientifica nelle due culture sarà constatato empiricamente, mediante l’indagine concreta dei testi (§ II.1, II.2).

2. Modalità comunicative

A una valutazione d’insieme, il testo presenta evidenti tratti di scritturalità e di conformità agli usi del tedesco standard d’epoca contemporanea. Assodato ciò, eventuali usi colloquiali, regionali, antiquati rilevati dall’indagine approfondita delle strutture testuali, verranno registrati come stilisticamente marcati. L’appartenenza del testo al genere recensione lascia presupporre una modalità non letteraria. Come sopra accennato (cap. 3 § I, 4), tale tipologia espressiva comprende un’area di possibilità talmente vasta da dover essere di volta in volta selezionata. Nel caso presente (recensione scientifica), l’ampia casistica della modalità non letteraria viene ristretta all’ambito della scientificità. Dal punto di vista funzionale, la scrittura scientifica può essere qualificata come modalità argomentativa e descrittiva. Nella 156

recensione, la tesi argomentativa coincide con il giudizio del recensore sull’opera considerata; si può parlare in questo senso, più precisamente, di modalità argomentativa-valutativa. Dal punto di vista tematico, lo sviluppo descrittivo (v. cap. 3 § IV, 2 a) prevede la trattazione del tema nei suoi vari aspetti, che assumono status di temi parziali rispetto al tema centrale. Nella recensione, il tema si identifica con l’opera recensita. La natura argomentativa della scrittura è accertabile come struttura tematica che, seguendo il modello della tradizione retorica, consta di tre parti essenziali: un’introduzione deputata a fare il punto della situazione, una parte centrale contenente l’argomentazione, la conclusione che sintetizza il ragionamento. Per la descrizione dello sviluppo tematico dell’argomentazione si utilizza il modello sotto rappresentato (ill. 16), formulato originariamente dal filosofo Stephen Toulmin (The Uses of Argument, Cambridge 1958) e riportato da Brinker (2005: 79). Ill. 16 Il modello argomentativo di Toulmin Argument (Daten, „datum“)

deshalb, Operator, („qualifier“)

Schlussfolgerung (These, „conclusion“)

wenn nicht

wegen

Ausnahmebedingung („rebuttal“)l

Schlussregel („warrant“)

aufgrund von

Stützung („backing“)

(www.teachsam.de/deutsch/d_rhetorik/argu/arg_mod_toul_6.htm).

Secondo il modello di Toulmin, nell’argomentazione la tesi (Schlussfolgerung / Konklusion), che si sostiene e di cui si vuole convincere il destinatario, deriva dall’argomento addotto (Datum / Argument). L’argomento, a sua volta, è ricavato da una regola o tesi generale (Schlussregel) che garantisce la validità della relazione 157

instaurata tra conclusione e argomento. Schlussregel e Schlussfolgerung non coincidono: la conclusione deriva dalla tesi generale, la quale fonda la tesi specifica e vale per ogni altra argomentazione dello stesso tipo. La tesi generale, spiega Brinker (2005: 80), può essere di tipologia basale (a) o complessa (b), come è illustrato nel seguente schema: (a) Wenn D[atum], dann S[chlussfolgerung] (a') D, deshalb S (b) Wenn die Daten x1, x2, x3 gegeben sind, dann (kann man annehmen, dass) S.

Gli argomenti sono i dati di esperienza confacenti alla regola. La struttura fondamentale dell’argomentazione (argomento, tesi generale, conclusione) può arricchirsi di ulteriori elementi: l’indicatore o operatore modale (Operator) (v. cap. 3 § II, 5 b) corrisponde a formulazioni adatte ad assolutizzare o relativizzare l’attendibilità della tesi (es. zwingend, wahrscheinlich); l’argomento di rinforzo (Stützung) serve ad avvalorarla; la circostanza limitativa (Ausnahmebedingung) previene eventuali obiezioni. La coerenza argomentativa, come si è visto (cap. 3 § IV, 3 c), non sempre è codificata a livello formale, mediante connettori causali. Non è pertanto semplice caratterizzare la modalità comunicativa del testo argomentativo dal punto di vista dei mezzi espressivi. Per il genere testuale preso a esempio (la recensione scientifica) è lecito far riferimento, come criterio generale di orientamento, ai tratti basilari della prosa scientifica, individuati da Harald Weinrich nell’uso della terminologia specialistica e in tre «veti», cui spetterebbe veicolare, rispettivamente, carattere di oggettività, attendibilità ed empiricità: Ich-Verbot, Erzähl-Verbot, Metapher-Verbot (Weinrich 2001: 232 s.) 3.

3. La struttura pragmatica

L’autore del testo (Ulrich Engel) è menzionato in calce, mediante nome, cognome e provenienza. Una breve ricerca effettuata con il

3

Per una caratterizzazione dettagliata della Wissenschaftssprache v. Thielmann 2009: 26 s.

158

motore di ricerca Google.de permette di identificarlo: Engel è un germanista e linguista, autore di noti studi dedicati alla grammatica del tedesco (Syntax der deutschen Gegenwartssprache, 1994; Deutsche Grammatik, 1996) (http://de.wikipedia.org/ wiki/Ulrich_Engel). In breve, si tratta di una personalità autorevole. Il testo – conformemente allo Ich-Verbot di Weinrich – non presenta deissi personale di prima persona. Un riferimento implicito all’autore può essere visto nella frase [49] 4 e nell’allusione a chi ha letto con attenzione il volume ed è pertanto costretto a formulare l’appunto critico. – Schwerer wiegt ein anderer Einwand, der sich dem aufmerksamen Leser zunehmend aufdrängt [49].

Il destinatario si suppone sia la comunità scientifica, in particolare i lettori dell’annuario «Jahrbuch Deutsch als Fremdsprache». Destinatario privilegiato della recensione è l’autore dell’opera recensita. In questo senso, interlocutore indiretto di Ulrich Engel sarebbe, in quanto autrice dell’opera, Ayfer Aktaş, la cui scheda biografica è consultabile sul sito della casa editrice Peter Lang: geboren 1958 in Istanbul (Türkei), studierte von 1992 bis 1996 an der Abteilung für Deutsche Sprache und ihre Didaktik der Marmara Universität in Istanbul und promovierte 2004 an der GermanistikAbteilung der Istanbul Universität. Die Autorin ist seit 1996 Dozentin an der Abteilung für Deutsche Sprache und Literatur der Marmara Universität in Istanbul. Ihre Hauptarbeitsgebiete sind: Morphologie, Phraseologie, Lexikologie, Wirtschaftskommunikation und Kontrastive Linguistik (http://www.peterlang.com).

Le informazioni riportate permettono di capire le allusioni alla Auslandsgermanistik [6, 55, 71] e di interpretare come ironico il riferimento alla «giovane età» della studiosa [5], probabile accenno alla limitata esperienza professionale dell’autrice di una tesi di dottorato, pubblicata nel volume in oggetto, conclusa alla non tenera età di 46 anni. Il mezzo è, tipicamente, scritto, per quanto oggi sia 4

D’ora in avanti, le cifre tra parentesi quadre rinviano alle sezioni sintattiche del testo in base alla numerazione del testo nella sua rielaborazione di tab. 21.

159

sempre più frequente la pubblicazione di recensioni su riviste specializzate online; il canale è il periodico annuale «Jahrbuch Deutsch als Fremdsprache. Intercultural German Studies», pubblicato a partire dal 1980 dagli editori Julius Groos e Max Hueber, in seguito dalla casa editrice Iudicium. La descrizione del sito, informando sugli obiettivi della rivista e l’area disciplinare interessata, conferma trattarsi di rivista d’area scientifica: Ziel des Jahrbuchs ist es, die Lehr- und Forschungsgebiete (Fachkomponenten) Sprachwissenschaft, Literaturwissenschaft, Landeskunde, Xenologie und Kulturkomparatistik zu bearbeiten, sie durch kulturthematische, medienwissenschaftliche und didaktische Fragen integrativ miteinander zu verbinden und dem Leser mit Hilfe auch der Jahresbibliographien einen umfassenden Überblick über die aktuellen Entwicklungen des Faches Deutsch als Fremdsprache bzw. der Interkulturellen Germanistik im In- und Ausland zu bieten (http://www.iudicium.de).

La situazione comunicativa è ricavabile dalle circostanze pragmatiche: un esperto di grammatica del tedesco valuta un’opera, uscita di recente, dedicata a un tema di sua competenza. Gli indicatori temporali permettono di circostanziare il lasso di tempo in cui si realizza: l’opera recensita è stata pubblicata nel 2005; la recensione, insieme allo «Jahrbuch», nel 2007. La funzione del testo è arguibile da un indicatore contestuale: il titolo della rubrica dell’annuario (Rezensionen), all’interno della quale compare il testo. Non è presente alcuna segnalazione esplicita di funzione descrittiva, rendibile con indicatori del tipo sotto esemplificato (83, 84) (corsivo): (83) Von diesem denkwürdigem Ereignis soll hier berichtet werden (http://www.thesprites.de). (84) Wie und auf welche Weise dies geschieht, soll im Folgenden geklärt werden (http://www.hausarbeiten.de).

Viceversa, si rilevano numerose formulazioni esplicite dell’atto critico che trasmettono, con rapporto quasi paritario, valutazioni positive, negative o tendenzialmente neutrali nei confronti dell’opera recensita. Di seguito i dati testuali (corsivo): 160

– Das Vorhaben verdient Anerkennung, weil der Unabhängigkeitsanspruch

einer jungen Wissenschaftlerin hier zugunsten einer flächendeckenden Erforschung wichtiger Bereiche der Sprache zurück gestellt wurde [5]

– Der Gegenstand ist erforschenswert [7] – der [kritische] Blick auf [...], entlastet sie [13] – Das kann als akzeptabel gelten [18] – dass der Autorin daraus kaum ein Vorwurf zu machen ist [48] – Schwerer wiegt ein anderer Einwand [49] – kann der Verfasserin kaum vorgeworfen werden [69] – ist eher dem zur Endredaktion verpflichteten deutschsprachigen Mitleser anzulasten [70].

Gli indicatori modali, presenti nel testo ai vari livelli strutturali (v.s.), chiariscono la posizione dell’emittente nei confronti delle asserzioni rese. Indicatore deviante è, in tal senso, l’ironia: asserendo o lasciando intendere il contrario di quanto asserito, il giudizio del recensore sull’opera risulta fintamente neutrale o positivo. Nell’esempio che segue, si dichiara «legittimo, indubbio» l’operato dell’autrice, nel momento in cui «omette» di risolvere la questione cui, si capisce, avrebbe dovuto fornire risposta: – Die von Aktaş nicht beantwortete Frage, welche Arten von Präfixen zu

unterscheiden sind, was ein Verbzusatz ist, ja und weiter: was als Adverb, was als Präposition aufzufassen ist, hat als legitim und auch als selbstverständlich zu gelten [27].

Frequenti le limitazioni di un giudizio apparentemente positivo, o quanto meno assolutorio nei confronti di evidenti carenze del lavoro, reso con antitesi, litoti ed eufemismi. Es.

161

– Das «Corpus» ist kein Textcorpus im üblichen Sinn [15]

– Das kann als akzeptabel gelten, auch wenn sich natürlich bei solchem Vorgehen keinerlei Häufigkeitsaussagen machen lassen [18]

– Dass Aktaş dergleichen gar nicht anstrebt, ist schade, aber eben auch ihr gutes Recht [19] – Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt es freilich von Zirkeldefinitionen, bei denen das zu beschreibende Präfix im Definiens wiederkehrt. Aber das ist so sehr gängige Wörterbuchpraxis [46-47] –

und so viele ihrer „eigenen Modifikationen“ sind der Literatur entnommen oder an sie angelehnt, dass der Autorin daraus kaum ein Vorwurf zu machen ist [48].

Abbastanza frequente è la ricorrenza di avverbi di commento (Kommentaradverbien; Duden 2005: 593), utili a rivelare la vera intenzione dell’autore, che evidentemente punta alla critica, anche in quei passi che a prima vista appaiono essere neutralmente descrittivi: – Die Verfasserin drückt sich nicht um die Frage, was eigentlich Wortbildung sei, und definiert tapfer, dass es sich um die Bildung neuer Wörter aus schon vorhandenem Sprachmaterial handle (S. 21) [10-11]

– Bei der Frage nach dem Begriff des Wortes freilich knickt sie ein, wie im Grunde genommen alle, und der Blick auf die unübersehbare Schar von Lexikologen, die nicht zu sagen wissen, was ein Wort ist, entlastet sie [12-13]

– Bei jedem Präfix wird zunächst eine diachronische Übersicht vom Indogermanischen bis zur Gegenwart gegeben, ehrlicherweise mit Angabe der Quellen – eigene Untersuchungen wurden hier nicht betrieben [29-30]

– eigene Untersuchungen wurden hier nicht betrieben, es werden aber immerhin Grimm, Paul, Kluge und das Duden-Herkunftswörterbuch genannt [30-31]

– Dies alles ist fleißig gemacht und durch Beispiele, der Literatur entnommene und selbstgemachte, veranschaulicht [44] 162

– Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt es freilich von Zirkeldefinitionen, bei denen das zu beschreibende Präfix im Definiens wiederkehrt [46].

Presente infine, come indicatore di intertestualità, la tecnica di citare stralci del testo recensito; tali citazioni documentarie sembrano servire più che altro a svelare la dabbenaggine dell’autrice nei momenti in cui utilizza terminologia tecnica inadeguata, che viene puntualmente rettificata dal recensore (corsivo): – Vielmehr sind alle Verben mit den genannten Präfixen sowie die

zugehörigen Substantivableitungen dem sechsbändigen Deutschen Wörterbuch (Brockhaus-Wahrig) entnommen, insgesamt 1295 Verben mit ca. 1584 «Bedeutungen» (gemeint sind semantische Varianten) und 750 Substantiva [16]

– Nach dem diachronischen Überblick werden «bisherige Gruppierungen» aufgeführt, das heißt es werden die semantisch definierten Teilmengen, wie sie bei Grimm, Paul, im 6bändigen Brockhaus-Wahrig, bei Weinrich, Fleischer / Barz, der Duden-Grammatik und Langenscheidts Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache erscheinen, in Kürze dargestellt [33-34].

Tratti marcati. L’assenza di indicatori di funzione informativa e la presenza di formulazioni esplicite dell’atto critico e di indicatori devianti lasciano pensare a un testo tendente principalmente a orientare il giudizio dei lettori e al dominare della funzione argomentativa-persuasiva. L’uso di allusioni e altre figure (particolarmente diffusa l’ironia) non corrisponde alle attese trasmesse dalla modalità di scrittura scientifica.

4. La struttura superficiale

Il testo presenta la tipica struttura bipartita della recensione, ottenuta da blank e rimarcata dal diverso stile di carattere utilizzato nel testo nucleare (tondo) e di cornice (in alto: carattere maggiore rispetto al Kerntext; in basso: corsivo). Evidente la diversa funzionalità: la cornice in alto comprende i dati bibliografici dell’opera recensita, in calce al 163

testo compare, tra parentesi, il nome del recensore. Il blocco centrale, composto di 1108 parole, è suddiviso in 12 capoversi e 71 frasi principali. Al suo interno, il corsivo segnala, secondo note convenzioni tipografiche, elementi di rilievo: titoli, parole non appartenenti sintatticamente alla frase e altro. In tal senso, pur apparendo rimarchevole in un testo altrimenti privo di materiale grafico e iconografico, l’uso del corsivo non è interessante per l’analisi stilistica. La punteggiatura segue tendenzialmente la norma, ad eccezione di un uso insolito dei due punti nell’ultima frase del testo: – Es bleibt dabei: Solche Bücher sollten öfter geschrieben werden. Und: Man könnte sie noch besser machen [74-75].

Comunemente i due punti fungono da indicatori di discorso diretto o introducono un elenco o una sintesi (Karhiaho 2003: 212). In [74], i due punti evidenziano invece la connessione sintattica tra le due proposizioni collocate a destra e a sinistra del segno (a, b): – [a] Es bleibt dabei: [dass] [b] solche Bücher sollten öfter geschrieben werden [74].

Nell’ultima frase [75), la proposizione a sinistra dei due punti è sottintesa: – Und [es bleibt dabei]: [dass] man sie [...] noch besser machen [könnte] [75].

Data l’assenza di blanks, una suddivisione del testo in introduzione, parte centrale e conclusione non può essere ipotizzata mediante criteri visivi, ma solo supponendo un’equivalenza tra primo capoverso e introduzione, ultimo capoverso e conclusione. Tratti marcati. La frase dopo la congiunzione und e i due punti può essere considerata un esempio di epifrasi, il cui contenuto proposizionale, già posto in risalto dalla posizione finale, viene oltremodo focalizzato. L’epifrasi rappresenta un esempio di linguaggio figurato, marcato in un testo di tipologia scientifica.

164

5. La struttura tematica

Al fine di analizzare la struttura tematica, il testo viene suddiviso, dal punto di vista sintattico, in sezioni corrispondenti alle frasi principali e coordinate. Allo scopo di agevolare il riconoscimento di ricorrenze e blocchi tematici, vengono poi individuati, all’interno delle frasi, il soggetto grammaticale e il rinvio tematico del soggetto. Riassumere il tema delle singole sezioni del testo e osservarne i collegamenti, permette di osservare la struttura tematica anche dal punto di vista della peculiarità tipologica del testo, ossia, nel caso della recensione, la struttura argomentativa e gli elementi e i contesti descrittivi e valutativi. La versione del testo suddiviso in sezioni sintattiche è compresa in tabella (tab. 21). La tabella comprende annotazioni utili per l’analisi; in particolare: – la prima colonna a sinistra localizza e numera in progressione (cifre romane) i paragrafi del testo; – la seconda colonna distingue, dal punto di vista formale e tematico, le tre parti essenziali del modello retorico (introduzione, parte centrale, conclusione); – la terza colonna contiene la numerazione progressiva (cifre arabe) delle singole sezioni sintattiche (frasi principali e coordinate); – la quarta colonna riproduce il testo in base alla logica di ripartizione in sezioni. All’interno della singola frase, la parentesi quadra serve a isolare il soggetto grammaticale; se sottinteso, il soggetto è esplicitato in parentesi graffa. Le cifre del tipo Th, rimarcate dal grassetto, siglano il rinvio tematico che parte dal soggetto (per la modalità di rinvio si veda nel seguito del paragrafo); – la quinta colonna reca una proposta di strutturazione del testo in blocchi tematici; – la sesta colonna trasmette, laddove pertinente, il grado del giudizio espresso dalla recensione mediante segni convenzionali: i segni +/– siglano la positività o negatività, il segno = la tendenziale neutralità della valutazione. Il punto interrogativo (?) segnala il ribaltamento del grado di giudizio provocato dall’ironia del contesto. Ad esempio, accanto alla frase: Das «Corpus» ist kein Textcorpus im üblichen Sinn; la successione di segni / = ? / è da leggersi come: «affermazione/valutazione neutrale – proprio così?». 165

166

Tab. 21

*1

I

5

4*1

3

2

1

0

+

=

=

+

Tema centrale: Segno l’opera recensita valutativo (Th1). Tema parziale: l’autrice (Th2) + Captatio

[Solche Untersuchungen] sollten öfter unternommen werden. (Th1) [Künftige Forschungen] könnten dadurch entlastet werden. (Th1) [Die Autorin] knüpft an zwei Untersuchungen der türkischen Tema parziale: Germanistin Güler Mungan an, ihre Dissertation über scopi della deutsche Präfixverben (1986)8 und ihre Habilitationsarbeit ricerca (Th3) über deutsche abgeleitete Substantive (1995)9. (Th2) Mit den gleichen Methoden will [Aktaş] die verbliebenen Lücken schließen, also die restlichen, von Mungan noch nicht erfassten Verben und die von ihnen abgeleiteten Substantive behandeln. (Th2) [Das Vorhaben] verdient Anerkennung, weil der Unabhängigkeitsanspruch einer jungen Wissenschaftlerin hier zugunsten einer flächendeckenden Erforschung wichtiger Bereiche der Sprache zurück gestellt wurde. (Th3)

Ayfer Aktaş: Die Semantik der deutschen Partikelverben sowie die Semantik und die Morphologie der von diesen abgeleiteten Substantiva. [...] (Th1)

Le due clausole, dipendenti da un unico soggetto + verbo modale, sono conteggiate come sezione unica.

Introduzione

Testo di cornice

167

*2

Parte centrale

14

13

12

11

10

9

7 8*2

6

und [der Blick auf die unübersehbare Schar von Lexikologen, die nicht zu sagen wissen, was ein Wort ist], entlastet sie. (Th2) Trotzdem ist [die aus der Feststellung, «dass mit dieser Frage ein sehr problematischer Bereich der Sprachwissenschaft berührt wird», gezogene Folgerung, «deshalb soll in der vorliegenden Arbeit nicht näher auf dieses Thema eingegangen werden» (S. 21)], enttäuschend. (Th2)

[Der etwas ungefüge Titel] bezieht sich auf ein Phänomen der deutschen Sprache, das vor allem Forschern und Lernern mit nichtdeutscher Muttersprache immer wieder Probleme bereitet. (Th4) [Der Gegenstand] ist erforschenswert. (Th5) [92 Prozent des deutschen Wortschatzes], sagt Peter Braun, sind «Wortbildungskonstruktionen»; (Th5) [die Simplizia] schlagen mit insgesamt 8 Prozent nur schwach zu Buche. (Th5) [Die Verfasserin] drückt sich nicht um die Frage, was eigentlich Wortbildung sei, (Th2) und {sie} definiert tapfer, dass es sich um die Bildung neuer Wörter aus schon vorhandenem Sprachmaterial handle (S. 21). (Th2) Bei der Frage nach dem Begriff des Wortes freilich knickt [sie] ein, wie im Grunde genommen alle, (Th2)

La clausola sagt Peter Braun è considerato inciso.

II

+ =

Tema parziale: l’oggetto della ricerca (Th5)

-

= freilich/knickt sie ein? =?

+ tapfer ?

-

=

-

Tema parziale: il titolo (Th4)

168

*4

*3

Vielmehr sind [alle Verben mit den genannten Präfixen sowie die zugehörigen Substantivableitungen] dem sechsbändigen Deutschen Wörterbuch (Brockhaus-Wahrig) entnommen, insgesamt 1295 Verben mit ca. 1584 «Bedeutungen» (gemeint sind semantische Varianten) und 750 Substantiva. (Th6) Die Wahl dieser Untersuchungsbasis begründet [die Verfasserin] folgendermaßen: «Dieses Wörterbuch wurde wegen seines umfangreichen Wortinventars gegenüber den verschiedenen einbändigen Wörterbüchern vorgezogen.» (S. 54) (Th2) [Das] kann als akzeptabel gelten, auch wenn sich natürlich bei solchem Vorgehen keinerlei Häufigkeitsaussagen machen lassen. (Th2)*4 [Dass Aktaş dergleichen gar nicht anstrebt], ist schade, aber eben auch ihr gutes Recht. (Th2)

16

19

18

17

[Das «Corpus»] ist kein Textcorpus im üblichen Sinn. (Th6)

15

Sull’uso, nel testo analizzato, della citazione in funzione di svelamento v. § 3. La proforma das, soggetto della frase, intende: «Das, was die Verfasserin im Zitat sagt».

III

Tema parziale: il corpus (Th6)

=?

=

=

=? (v. citazione)*3 =? (v. citazione)*3

169

V

IV

29

28

27

26

24 25

23

22

21

20

Tema parziale: il metodo di classificazione (Th7)

Questione centrale [Die Grammatiker des 19. und des beginnenden 20. Jahrhunderts] Premessa alla genossen in dieser Hinsicht eine Art Narrenfreiheit (ThX) tesi generale oder [sie] befanden sich doch im Zustand früher Unschuld. (ThX) [Die rigorosen Maßgaben des Strukturalismus] setzen neue Ansprüche, (ThX) und denen sollte sich [ein Wissenschaftler, der heute die Dinge angeht,] schon fügen. (Th2) Mancata [Die von Aktaş nicht beantwortete Frage, welche Arten von Präfixen zu unterscheiden sind, was ein Verbzusatz ist, ja und risposta alla weiter: was als Adverb, was als Präposition aufzufassen ist], questione hat als legitim und auch als selbstverständlich zu gelten. (Th2) [Das Verfahren, nach dem die Präfigierungen und die Valutazione zugehörigen Substantivableitungen beschrieben werden], ist del metodo di durchschaubar und einleuchtend. (Th7) indagine (Th7) Bei jedem Präfix wird zunächst [eine diachronische Übersicht vom Indogermanischen bis zur Gegenwart] gegeben, ehrlicherweise mit Angabe der Quellen (Th7)

[Was bei Mungan «übrig geblieben» war], sind die Verbalpräfixe um, zu, nach, vor, unter, mit, nieder, wieder, bei, hinter, wider nebst zugehörigen Substantivableitungen. (Th5) Schon [die Liste der elf Partikeln] zeigt, dass sie klassifikatorisch schwer unter einen Hut zu bringen sind, selbst wenn man einmal außer Acht lässt, dass sich hier trennbare, nicht trennbare und sowohl-als-auch-Präfixe tummeln. (Th5) Welchen Kategorien gehören [diese Elemente] an? (Th5)

+ ehrlicherweise?

+

= nicht beantwortete?

= schon?

= =

=

=

= sowohl-alsauch-Präfixe ? / sich tummeln?

=? (v. citazione)*3

170

*6

*5

38

37

36

35

34

33

32

– [eigene Untersuchungen] wurden hier nicht betrieben, (Th7)/ (Th2)*5 es werden aber immerhin [Grimm, Paul, Kluge und das + immerhin? Duden-Herkunftswörterbuch] genannt. (Th7) = [Wie im Einzelnen vorgegangen wird], sei am Beispiel der mit- Esempio di procedura (Th7) Verben und ihrer Substantivableitungen skizziert. (Th7) Nach dem diachronischen Überblick werden [«bisherige =? Gruppierungen»] aufgeführt, (Th7) (v. citazione)*3 das heißt es werden [die semantisch definierten Teilmengen, = wie sie bei Grimm, Paul, im 6bändigen Brockhaus-Wahrig, bei Weinrich, Fleischer/Barz, der Duden-Grammatik und Langenscheidts Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache erscheinen,] in Kürze dargestellt. (Th7) Bei mehreren Präfixverben werden außerdem [die Vorschläge = der Innsbrucker Außenstelle des Instituts für deutsche Sprache (Kühnhold, Wellmann), die Monographie von Motsch und weitere monographische Untersuchungen] aufgeführt. (Th7) Dann folgen [«eigene Modifikationsgruppen»]. (Th7)/(Th2)*5 =? (v. citazione)*3 = Bei den mit-Verben sind [es] zwei: die eine mit der Gesamtbedeutung ‚zusammen, gemeinsam bzw. gleichzeitig’ mit drei semantischen Untergruppen, die andere mit der Bedeutung ‚etwas bei sich haben’. (Th7)/(Th2)*6 Dazu werden [Satzbeispiele] in ausreichender Zahl gebracht. + aus(Th7) reichend ?

Eigene sta per: «von der Autorin». Es sostituisce eigene Modifikationsgruppen.

VI

31

30

171

*7

49

47 48

45 46

44

43

42

40 41

39

Anschließend werden [die von den Präfixverben abgeleiteten Substantive] beschrieben. (Th5) Zunächst wird morphologisch klassifiziert: (Th7) Es werden [-ung-, -er- und -e-Bildungen (Mitbestimmung, Mitfahrer, Mithilfe) und Null-Ableitungen (ohne Suffix)] unterschieden. (Th7) [Diese Ø-Ableitungen] weisen freilich vielfach Ablaut im Stamm auf, vgl. Mitgift, Mitschnitt. (Th5) Anschließend werden [die Substantivableitungen] semantisch geordnet nach bekannten Klassen wie Nomina actionis, acti, patientis/facti, instrumenti, agentis sowie Locativa und Collectiva. (Th7) [Dies alles] ist fleißig gemacht und durch Beispiele, der Argomenti per Literatur entnommene und selbstgemachte, veranschaulicht. la valutazione (Th7)*7 Zusätzlich erleichtern [zahlreiche Tabellen] den Überblick. (Th7) Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt [es] freilich [von Zirkeldefinitionen, bei denen das zu beschreibende Präfix im Definiens wiederkehrt]. (Th7) Aber [das] ist so sehr gängige Wörterbuchpraxis, (Th7) und [so viele ihrer «eigenen Modifikationen»] sind der Literatur entnommen oder an sie angelehnt, dass der Autorin daraus kaum ein Vorwurf zu machen ist. (Th2) Schwerer wiegt [ein anderer Einwand, der sich dem aufmerksamen Leser zunehmend aufdrängt]. (ThX)

Dies alles è un rimando al metodo di lavoro dell’autrice sopra descritto.

IX

VIII

VII

-

+ fleißig / selbstgemachte? + = kaum?

=? (v. ci-tazione)*3

= freilich ?

= =

=

172

*9

*8

[Aktaş] bringt, wie gezeigt, divergierende Beschreibungen aus der Literatur, (Th2) aber [sie] prüft (Th2) und {sie} bewertet diese Beschreibungen nicht, (Th2) und [sie] macht nirgends deutlich, ob und inwiefern sich ihre eigenen Beschreibungen aus den vorangegangen ergeben. (Th2) [Dies] ist ein Verfahren, das bei Germanisten mit nichtdeutscher Muttersprache häufig anzutreffen ist: (Th7)/(Th2)*9 Es wird dokumentiert, also gezeigt, [wie es andere machen] (Th7) (und [das allein] ist schon hilfreich für weitere Forschungen (Th7) und {es} kann auch als Stütze beim Spracherwerb genutzt werden). (Th7) Aber [das eigene Vorgehen] wird nirgends begründet, wie es grundsätzlich von wissenschaftlichen Darstellungen zu erwarten ist. (Th7)/(Th2)*5 [Dass die Verfasserin einfach Vorhandenes aufzählt und dann, völlig unvermittelt, eigene Vorschläge macht], ist sehr zu bedauern. (Th2) [Man] hätte schon gerne gewusst, warum die feinsinnigen, teils übersensiblen «Innsbrucker» Beschreibungen, warum Motschs kühn straffende Definitionen nicht übernommen wurden, warum andere nicht wenigstens diskutiert und ihr Erklärungspotential ausgeschöpft wurde. (ThX)

L’inciso (wie gezeigt) non è considerato frase indipendente. La proforma dies sta per: «Das Verfahren der Autorin».

60

Conclusione 59

58

57

55*1 56

54

51 52 53

50*8

= +

=

Argomento

=

Conclusione dell’argomentazione -

Circostanza limitativa

173

68

67

66

64 65

[Dass Aktaş Beschreibungen ad hoc einleuchten], hilft da wenig. (Th2) Wenn man Vorschläge anderer vorlegt, hat [man] sie sorgsam zu prüfen, zu akzeptieren oder zu verwerfen, (ThX) und [jede getroffene Entscheidung] muss begründet werden. (ThX) [Das] ist gute wissenschaftliche Praxis. (ThX)*11 Eher nachdenkliches Schmunzeln rufen [die Formulierungen] hervor, [mit denen auf wissenschaftliche Darstellungen anderer Forscher Bezug genommen wird]. (Th8) [Die Termini Arbeit, Untersuchung, Studie und andere] sind eben keinesfalls frei austauschbar. (Th8) [Dass sie dennoch häufig so eingesetzt werden, als ob sie exakt die gleiche Bedeutung hätten], zeigt, dass hier noch ein Forschungsdefizit vorliegt. (Th8) [Weitere kleinere Mängel der Arbeit] fallen kaum ins Gewicht. (Th9) -

=

-

Tema parziale: = kleinere altri difetti Mängel / dell’opera (Th9) kaum ? (nicht verständlich / sprachlich unkorrekt)

Tema parziale: terminologia (Th8)

Circostanza limitativa Tesi generale

*10

Le tre clausole costruite con zu + infinito in dipendenza da soggetto impersonale man + forma verbale hat sono conteggiate come sezione unica. *11 Das è proforma di rinvio a quanto formulato in 62-63.

XI

X

63

62*10

61

174

XII

Epilogo

72 73 74 75

71

70

69

[Dass etwa bei den hinter-Verben Bildungen aufgeführt sind (hínterkauen, hínterbringen, híntertrinken, s. S. 168), die weitab vom deutschen Standard liegen (und auch in der betreffenden Quelle als «ostmitteldeutsch» eingegrenzt werden)], kann der Verfasserin kaum vorgeworfen werden. (Th9) [Dass stellenweise Formulierungen stehen geblieben sind, die nicht verständlich oder auch einfach sprachlich unkorrekt sind; dass auf zwei aufeinander folgenden Seiten ein wörtlich identischer Text steht], ist eher dem zur Endredaktion verpflichteten deutschsprachigen Mitleser anzulasten. (Th9) Im Ganzen ist [das Buch] in flüssigem Deutsch geschrieben (Th1) und {es} besticht durch die Klarheit der Darstellung. (Th1) [Es] bleibt dabei: (ThX) Exortatio [Solche Bücher] sollten öfter geschrieben werden. (Th1) Und: [Man] könnte sie noch besser machen. (Th1) + besticht? = + - noch besser?

+

La struttura tematica può essere descritta facendo perno su vari elementi formali e pragmatici. La suddivisione in capoversi (prima colonna) non permette di determinare con esattezza la ripartizione del testo, anche se appare chiara una certa logica tematica nella scelta degli accapo. Le tre parti costitutive del testo argomentativo non sempre vi corrispondono: mentre l’introduzione ipotizzata coincide con il primo capoverso, la conclusione ne comprende più di uno (parte di IX e fino a XII). La natura tematica e la struttura simmetrica delle sezioni 1-2 dell’introduzione e 73-75 permettono inoltre di distinguere, al loro interno, un esordio e un epilogo di natura retorica. Tra le funzioni dell’esordio elencate nel modello retorico si trovano: Erlangen der Aufmerksamkeit (attentum parare); Erwecken der Gelehrigkeit (docilem parare); Erlangen des Wohlwollen (captatio benevolentiae) (Ueding/Steinbrink 1986: 241-242), il testo in questione sembra aderire alla prima, mirare cioè a risvegliare l’interesse del lettore. Nella parte conclusiva (peroratio) si riconoscono, almeno in nuce, entrambi le componenti previste dal modello: zusammenfassende Aufzählung (enumeratio) e l’intenzione di muovere gli affetti (Affekterregung) (delectare, movere) (Ueding/Steinbrink 1986: 256), visibile, quest’ultima, nella exortatio della clausola finale. Un altro confine tematico si pone nel testo tra una parte tendenzialmente descrittiva (capoversi II-VII) e un’altra prevalentemente valutativa (VIII-XI). All’interno della sezione descrittiva sono enucleabili blocchi tematici (quinta colonna) corrispondenti allo sviluppo del tema centrale del testo (l’opera recensita), siglato Th1, e dei temi parziali, siglati come segue (l’identificazione dei temi parziali avviene mediante le prime formulazioni con cui compaiono nel testo, sempre in funzione di soggetto): Th2 Th3 Th4 Th5 Th6 Th7 Th8 Th9 ThX

Die Autorin [3] Das Vorhaben [5] Der [...] Titel [6] Der Gegenstand [7] Das «Corpus» [15] Das Verfahren... [28] Die Formulierungen... [65] Weitere kleinere Mängel der Arbeit [68]. altri temi. 175

All’interno delle singole sezioni sintattiche (quarta colonna) si rileva lo sviluppo locale del singolo tema, codificato dal soggetto della frase e non sempre corrispondente al tema corrispondente al blocco (quinta colonna). Nella zona argomentativa del testo (VIII-XI) sono identificabili tutti gli elementi costitutivi del modello di Toulmin (v. quinta colonna). Gli argomenti utili alla valutazione conclusiva non sono confinati entro tale zona; al contrario, proposizioni di carattere valutativo e operatori modali sono presenti un po’ ovunque, come segnalato nell’ultima colonna a destra. La descrizione sistematica degli aspetti parziali del fenomeno considerato (l’opera recensita) non ha a sua volta confini netti. Compresa essenzialmente in II-VII, trova interruzione all’interno del IV capoverso, le cui sezioni [22-27] comprendono argomenti di premessa utili alla formulazione della tesi generale [62-64], e riprende a partire dalla sezione X. L’alternanza, nel testo, tra le parti tendenzialmente descrittive e quelle fondamentalmente argomentative è evidenziata in tabella (quinta colonna) tramite il diverso grado di ombreggiatura. Nello specifico, il tema centrale (Th1) è scindibile in due temi parziali: a) il libro come volume e novità editoriale; b) il contenuto del libro come oggetto di interesse per la comunità scientifica. Il tema in accezione (a) è codificato nella parte superiore della cornice che nel testo in esame comprende, oltre al titolo dell’opera, dettagliate informazioni sulla pubblicazione: nome dell’autrice, luogo di edizione, casa editrice, anno di pubblicazione, collana, numero di serie, numero del volume, codice ISBN, numero delle pagine, prezzo. Dell’intera serie di dati informativi, la progressione tematica del testo riguarda solo il nome dell’autrice (Th2). Da Th1 in accezione (b) derivano i temi parziali considerati (Th3-Th9). La ricorrenza tematica descritta in tab. 22 riguarda le relative formulazioni nominali o pronominali in funzione di soggetto della frase.

176

TAB. 22 Tema/parziale Th1 Th2 Th3 Th4 Th5 Th6 Th7 Th8 Th9 ThX

Totale occorrenze 7 19 + 5 (= tema secondario) 1 1 8 2 23 3 3 8

Evidente, dalle cifre riportate, la sperequità di presenza di Th2 e Th7 rispetto agli altri temi, compreso il tema centrale (Th1), che si presenta un’unica volta [71] mediante formulazione diretta (das Buch), una seconda come soggetto implicito [72]. Il tema dell’autrice, come in parte segnalato con nota di rimando a pie’ di pagina (tab. 21), compare anche come rinvio implicito e, come lascia percepire l’analisi più sofisticata delle microstrutture, vieppiù frequente. Ad esempio la sequenza 29-47, attribuita per successione logica a Th7, è connessa con und alla frase [48], la quale rinvia a Th2 data l’inclusione, nel sintagma in funzione di soggetto (corsivo), della forma pronominale ihrer, cataforica rispetto a der Autorin. In tal modo [48] e il tema Th2 si correlano all’intera sequela [29-47] e alle corrispettive forme passive del predicato con agente inespresso. Il rinvio all’agente del mondo reale, ossia l’autrice del libro, è in tal modo più che un’allusione. – Aber das ist so sehr gängige Wörterbuchpraxis, und so viele ihrer «eigenen Modifikationen» sind der Literatur entnommen oder an sie angelehnt, dass der Autorin daraus kaum ein Vorwurf zu machen ist [4748]

Analogo rinvio implicito all’agente è compreso nelle numerose sezioni caratterizzate da forme verbali passive o impersonali [38-41, 43-44, 48, 62, 67, 70]. Ad esempio soggetto di [38] è il sostantivo Satzbeispiele, rinvio a esempi di frasi evidentemente apportati dall’autrice; anche in [46] si percepisce la presenza innominata 177

dell’autrice nella menzione di Zirkeldefinitionen evidentemente prodotte da un agente. – Dazu werden Satzbeispiele in ausreichender Zahl gebracht [38] – Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt es freilich von Zirkeldefinitionen, bei denen das zu beschreibende Präfix im Definiens wiederkehrt [46]

Pur nella diversa ampiezza dedicata ai temi parziali e nell’assoluta preminenza del tema dell’autrice e del suo (discutibile) metodo classificatorio, lo sviluppo descrittivo è palpabile. Palese a sua volta è lo sviluppo argomentativo, conforme al modello di Toulmin in tutte le sue parti: la conclusione valutativa, formulata in [59], esprime una gravosa riserva nei confronti del lavoro: – Dass die Verfasserin einfach Vorhandenes aufzählt und dann, völlig unvermittelt, eigene Vorschläge macht, ist sehr zu bedauern [59].

Il giudizio negativo fa seguito a un argomento essenziale: la carente scientificità del metodo scientifico, ampiamente illustrata in un’apposita sezione esemplificativa [32-53]. Argomento e conclusione poggiano sulla tesi generale, l’assolutezza della cui validità è trasmessa dalle forme verbali utilizzate (zu + Infinitiv + haben; müssen) in funzione di operatori modali e dall’intransigente dichiarazione conclusiva ([62-64], corsivo). La tesi, come nel modello prototipico della scrittura argomentativa, è introdotta da connettore wenn: – Wenn man Vorschläge anderer vorlegt, [dann] hat man sie sorgsam zu

prüfen, zu akzeptieren oder zu verwerfen, und jede getroffene Entscheidung muss begründet werden. Das ist gute wissenschaftliche Praxis [62-64]

Nel contesto immediato della formulazione della tesi generale [6264] vengono addotti altri argomenti di sostegno [60, 66-67]:

178

– Man hätte schon gerne gewusst, warum die feinsinnigen, teils übersensiblen «Innsbrucker» Beschreibungen, warum Motschs kühn straffende Definitionen nicht übernommen wurden, warum andere nicht wenigstens diskutiert und ihr Erklärungspotential ausgeschöpft wurde [60]

– Die Termini Arbeit, Untersuchung, Studie und andere sind eben keinesfalls frei austauschbar. Dass sie dennoch häufig so eingesetzt werden, als ob sie exakt die gleiche Bedeutung hätten, zeigt, dass hier noch ein Forschungsdefizit vorliegt [66-67].

Sono inoltre formulate, e regolarmente contraddette, possibili circostanze limitative; in [61] la circostanza riguarda l’apprezzabilità di alcune descrizioni dell’autrice, cui si obietta che ciò dovrebbe accadere sistematicamente e non occasionalmente («ad hoc»). Altra attenuante del giudizio negativo riguarda la consuetudine documentaria dei germanisti non madrelingua, di cui alle frasi [5358], una circostanza che di nuovo non solleva il giudizio di carente rigorosità scientifica: – Dass Aktaş Beschreibungen ad hoc einleuchten, hilft da wenig [61] – Dies ist ein Verfahren, das bei Germanisten mit nichtdeutscher

Muttersprache häufig anzutreffen ist: Es wird dokumentiert, also gezeigt, wie es andere machen (und das allein ist schon hilfreich für weitere Forschungen und kann auch als Stütze beim Spracherwerb genutzt werden). Aber das eigene Vorgehen wird nirgends begründet, wie es grundsätzlich von wissenschaftlichen Darstellungen zu erwarten ist [54-58].

La conclusione argomentativa, coincidente con il giudizio fortemente critico [59], fa seguito a un’argomentazione stringente sul carente rigore metodologico. Tale argomentazione si svolge all’interno di luoghi simmetrici – in particolare la formula introduttiva [1-2] e il finale [71-75] – in cui si formulano apprezzamenti positivi sul lavoro, riguardanti in particolare i propositi [5] e la fluidità espressiva del libro [71-72]. L’apparente contraddizione lascia percepire la presenza di contenuto implicito. La valutazione complessivamente negativa dell’opera recensita è suffragata spesso in modo indiretto, vale a dire mediante giudizi positivi che riguardano aspetti marginali (tecnici e 179

quantitativi) dell’opera, come la presenza di esempi e tabelle [38, 45]. L’ironia caratterizza la struttura complessiva del testo: l’incipit e il finale [1-2, 73-74], dedicati al Th1, enunciano, contrariamente alle intenzioni comunicative, la positività di un’impresa scientifica, la cui sostanziale negatività è oggetto di argomentazione in numerose proposizioni (tab. 21, colonna destra). L’ultima frase [74], in particolare, volge al negativo la precedente dichiarazione positiva [73]. Come ogni contenuto implicito, l’ironia viene percepita in base all’esperienza del mondo e alle capacità logiche individuali. Il testo oggetto d’analisi presenta allusioni e riferimenti impliciti non sempre scontati o arguibili con sicurezza, come nell’esempio che segue (a quali «altre» descrizioni allude l’autore?) (corsivo): – Man hätte schon gerne gewusst, warum die feinsinnigen, teils übersensiblen «Innsbrucker» Beschreibungen, warum Motschs kühn straffende Definitionen nicht übernommen wurden, warum andere nicht wenigstens diskutiert und ihr Erklärungspotential ausgeschöpft wurde [60].

Nel finale, la lode espressa nei confronti del libro (das Buch), interpretata alla luce della modifica operata alla designazione iniziale (Untersuchung), permette di capire un messaggio del tipo: «bello il prodotto editoriale, scritto bene, peccato il lavoro in sé, indegno di essere definito indagine scientifica», anche considerando il peso che l’autore dà alla terminologia di tale contesto [66]: – Die Termini Arbeit, Untersuchung, Studie und andere sind eben keinesfalls frei austauschbar [66].

Altre note positive, riguardanti ad esempio la diligenza [fleißig, 44]) e l’audacia [tapfer, 11]), lasciano percepire un tono paternalistico scaturente dalla voce autorevole del recensore nei confronti di una studiosa non madrelingua, tema cui si allude in [1, 6, 54, 70, 71, 72]. Trapela allo stesso tempo la severità di giudizio nei confronti della Auslandsgermanistik, che non può permettersi di affrontare lo studio del tedesco con insufficiente rigore metodologico, quasi godesse di una sorta di «libertà dei folli», metafora con cui il recensore definisce la condizione di limbo prescientifico di innominati linguisti ante litteram (grassetto): 180

– Die Grammatiker des 19. und des beginnenden 20. Jahrhunderts genossen

in dieser Hinsicht eine Art Narrenfreiheit oder sie befanden sich doch im Zustand früher Unschuld [23-24].

Di contro, si afferma che oggi la scienza linguistica pone doveri precisi a chi intende praticarla: – Die rigorosen Maßgaben des Strukturalismus setzen neue Ansprüche,und

denen sollte sich ein Wissenschaftler, der heute die Dinge angeht, schon fügen [25-26].

L’antitesi è chiara: da un lato ein Wissenschaftler, der heute die Dinge angeht, il ricercatore che sottosta al rigore imposto dallo strutturalismo; dall’altro eine junge Wissenschaftlerin, la cui pretesa giovane età è in realtà immaturità scientifica (Forschungsdefizit). Il suo non essere di madrelingua tedesca non le garantisce attenuanti: la sua competenza linguistica, come è del resto rimarcato, è buona, altre sono le sue carenze, di natura appunto metodologica. La menzione di altre fonti, oltremodo generiche (Die Grammatiker des 19. und des beginnenden 20. Jahrhunderts), crea una serie di allusioni culturali: la libertà dalle convenzioni di cui godono gli esseri irragionevoli (Narrenfreiheit), l’età dell’innocenza dell’umanità (Zustand früher Unschuld) connesso al tema della «giovane età» dell’autrice non madrelingua. Tratti marcati. Il tema centrale (l’opera) è sviluppato con attenzione spiccata per due temi parziali: l’autrice e il suo metodo d’indagine. La forte presenza del tema dell’autrice è reso esplicitamente o implicitamente, anche nell’uso delle forme verbali passive prive di agente. Vi è una grande quantità di contenuto implicito quale non ci si aspetterebbe in un testo scientifico, deputato a illustrare con chiarezza e disambiguità dati empirici.

181

6. La struttura lessicale e grammaticale

A livello di lessico, non si notano deviazioni fonetiche e morfologiche o anomalie di frequenza o distribuzione delle classi di parole standard. Rimarchevole l’uso di tecnicismi d’ambito linguistico e di studi sulla formazione di parola, con numerosi esempi, in particolare, di composti (es. Präfixverben, Wortbildungs-konstruktionen, Simplizia, Verbalpräfixe, Verbzusatz, Präfigierungen, Substantivableitungen, Präfixverben, Ø-Ableitungen), ciò che corrisponde, del resto, a un tratto tipico di modalità scientifica. Divergente, al contrario, l’uso ironico e/o metaforico di lessemi e fraseologismi colloquiali [11, 12, 21b, 46], nonché di terminologia specialistica [61m, 21b]:

– definiert tapfer [11] – Bei der Frage nach dem Begriff des Wortes freilich knickt sie ein [12] – Schon die Liste der elf Partikeln zeigt, dass sie klassifikatorisch schwer unter einen Hut zu bringen sind [21a]

– selbst wenn man einmal außer Acht lässt, dass sich hier trennbare, nicht trennbare und sowohl-als-auch-Präfixe tummeln [21b]

– Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt es freilich von Zirkeldefinitionen [46]

– Dass Aktaş Beschreibungen ad hoc einleuchten [61]. A livello di sintassi, si registrano le seguenti caratteristiche: l’alternanza di coordinazione e subordinazione vede prevalere il primo modello, con 47 frasi principali o coordinate. Nei rimanenti 27 casi, 25 frasi presentano subordinazione di primo grado; tre [67, 69 e 70] di secondo grado. La tipologia sintattica prevede un’assoluta dominanza di frasi dichiarative e un’unica frase interrogativa: – Welchen Kategorien gehören diese Elemente an? [22]. L’interrogativo produce un paradosso, nel momento in cui mette in luce che il lavoro recensito non offre risposta all’interrogativo centrale 182

dell’indagine (la cui centralità è connotata anche formalmente, mediante l’unica frase interrogativa del testo): – Die von Aktaş nicht beantwortete Frage, welche Arten von Präfixen zu unterscheiden sind, was ein Verbzusatz ist, ja und weiter: was als Adverb, was als Präposition aufzufassen ist, hat als legitim und auch als selbstverständlich zu gelten [27].

Le 30 frasi subordinate comprendono due tipologie ricorrenti: otto casi [6, 13, 28, 49, 54, 65, 69, 70] di frasi relative in funzione attributiva del referente nominale, del tipo: – der Blick auf die unübersehbare Schar von Lexikologen, die nicht zu sagen wissen, was ein Wort ist, entlastet sie [13].

La frequenza di frasi appartenenti a questa tipologia rientra presumibilmente entro la media d’uso della prosa tedesca contemporanea di carattere scientifico. Più rimarchevole appare la frequenza (12 casi) di frasi subordinate in funzione di soggetto o oggetto della principale [11, 19, 20, 21, 32, 56, 59, 60, 61, 67, 69, 70]; es. – Wie im Einzelnen vorgegangen wird, sei am Beispiel der mit-Verben und ihrer Substantivableitungen skizziert [32].

Alcune frasi possiedono struttura multipla (più subordinate con funzionalità unica [60, 1-3] o doppia, ossia due frasi subordinate in funzione di, rispettivamente, soggetto (a) e oggetto (b) della principale [67]. La ricerca di parallelismo strutturale si rileva sia all’interno di una stessa frase [70, corsivo], sia tra frasi diverse [69, 70, grassetto]: – Man hätte schon gerne gewusst, [warum die feinsinnigen, teils übersensiblen «Innsbrucker» Beschreibungen]1, [warum Motschs kühn straffende Definitionen nicht übernommen wurden]2, [warum andere nicht wenigstens diskutiert und ihr Erklärungspotential ausgeschöpft wurde]3 [60]

– [Dass sie dennoch häufig so eingesetzt werden, als ob sie exakt die

gleiche Bedeutung hätten]a, zeigt, [dass hier noch ein Forschungsdefizit vorliegt]b [67]

183

– Dass etwa bei den hinter-Verben Bildungen aufgeführt sind (hínterkauen,

hínterbringen, híntertrinken, s. S. 168), die weitab vom deutschen Standard liegen (und auch in der betreffenden Quelle als «ostmitteldeutsch» eingegrenzt werden), kann der Verfasserin kaum vorgeworfen werden [69]

– Dass stellenweise Formulierungen stehen geblieben sind, die nicht verständlich oder auch einfach sprachlich unkorrekt sind; dass auf zwei aufeinander folgenden Seiten ein wörtlich identischer Text steht, ist eher dem zur Endredaktion verpflichteten deutsch-sprachigen Mitleser anzulasten [70].

L’ordine dei costituenti alterna, nelle frasi principali, i due modelli tipici del tedesco: SV (48 casi) e XV (19 casi). Nel primo caso, in posizione topic è di regola un soggetto nominale, pronominale o frasale riconducibile a un tema; le eccezioni riguardano cinque casi di es non referenziale [31, 34, 41, 55, 73], tipo: – Es bleibt dabei [73]. Nelle frasi con ordine XVS, l’occupazione della posizione topic riguarda di frequente connettori avverbiali [14, 16, 36, 38, 39, 40, 43, 45], gli ultimi sei dei quali forma una serie reciprocamente connessa: – Dann folgen «eigene Modifikationsgruppen». [...] Dazu werden

Satzbeispiele in ausreichender Zahl gebracht. [...] Anschließend werden die von den Präfixverben abgeleiteten Substantive beschrieben. [...] Zunächst wird morphologisch klassifiziert: [...] Anschließend werden [die Substantivableitungen [...] Zusätzlich erleichtern [zahlreiche Tabellen] den Überblick [36-45].

In altri casi, in posizione preverbale sono elementi marcati come «noti», a loro volta coesivi: – Mit den gleichen Methoden will Aktaş die verbliebenen Lücken schließen, also die restlichen, von Mungan noch nicht erfassten Verben und die von ihnen abgeleiteten Substantive behandeln [4]

184

– Die Wahl dieser Untersuchungsbasis begründet die Verfasserin folgendermaßen: [...] [17]

– Nach dem diachronischen Überblick werden «bisherige Gruppierungen» aufgeführt, [...] [33].

In alcune frasi la topicalizzazione di elementi diversi dal soggetto rende alla frase un profilo informativo non banale: – Schwerer wiegt ein anderer Einwand, der sich dem aufmerksamen Leser zunehmend aufdrängt [49]

– Wenn man Vorschläge anderer vorlegt, hat man sie sorgsam zu prüfen, zu akzeptieren oder zu verwerfen [62]

– Eher nachdenkliches Schmunzeln rufen die Formulierungen hervor, mit

denen auf wissenschaftliche Darstellungen anderer Forscher Bezug genommen wird [65]

– Im Ganzen ist das Buch in flüssigem Deutsch geschrieben [71]. All’interno di tale casistica, una serie di frasi mostra parallelismo strutturale grazie al sintagma in Vorfeld introdotto da preposizione bei: – Bei der Frage nach dem Begriff des Wortes freilich knickt [...] ein [12] – Bei jedem Präfix wird [30] – Bei mehreren Präfixverben werden [36] – Bei den mit-Verben sind [38] – Bei den semantischen Beschreibungen wimmelt [46].

Solo quattro frasi del testo [12, 16, 37, 65] hanno elementi dislocati fuori parentesi. La Ausklammerung riguarda, come è usuale nel tedesco standard, aggiunte informative al senso compiuto trasmesso 185

dalla frase; negli esempi si tratta di una frase attributiva [65] e un’apposizione [16] del soggetto posto in Mittelfeld (corsivo): – Vielmehr sind alle Verben mit den genannten Präfixen sowie die

zugehörigen Substantivableitungen dem sechsbändigen Deutschen Wörterbuch (Brockhaus-Wahrig) entnommen, insgesamt 1295 Verben mit ca. 1584 «Bedeutungen» (gemeint sind semantische Varianten) und 750 Substantiva [16]

– Eher nachdenkliches Schmunzeln rufen die Formulierungen hervor, mit denen auf wissenschaftliche Darstellungen anderer Forscher Bezug genommen wird [65].

In generale, l’ordine dei costituenti non presenta preferenze palesi per determinati schemi; ciononostante è evidente una ricerca consapevole di simmetrie nelle frasi e nel testo, al fine di orientare il focus informativo su determinati elementi. Nell’esempio che segue, un avverbio di modalità minimizzante (kaum), ripetuto due volte in due frasi successive, fa da cornice a un altro avverbio (weitab) posizionato grosso modo a metà del luogo testuale, messo in risalto anche a causa dell’effetto ossimorico dell’insieme (grassetto): – Weitere kleinere Mängel der Arbeit fallen kaum ins Gewicht. Dass etwa

bei den hinter-Verben Bildungen aufgeführt sind (hínterkauen, hínterbringen, híntertrinken, s. S. 168), die weitab vom deutschen Standard liegen (und auch in der betreffenden Quelle als «ostmitteldeutsch» eingegrenzt werden), kann der Verfasserin kaum vorgeworfen werden [68-69].

A livello testo, l’analisi della morfologia verbale mette in rilievo l’uso delle forme passive – stilema della scrittura scientifica – in ampie zone del testo (introduzione, finale, [29-45, 55-58], altri casi sporadici), cui si alternano sezioni caratterizzate da catene pronominali [9-13, 50-53], con rinvio tematico all’autrice. Nelle frasi passive, il soggetto corrisponde spesso a una personificazione dietro cui si nasconde l’operato dell’autrice [6, 14, 21] o del recensore [13]: – Der etwas ungefüge Titel bezieht sich [...] [6]

186

– und der Blick auf die unübersehbare Schar von Lexikologen, die nicht zu sagen wissen, was ein Wort ist, entlastet sie [13]

– Trotzdem ist die [...] Folgerung [...] enttäuschend [14] – trennbare, nicht trennbare und sowohl-als-auch-Präfixe [sich] tummeln] [21].

Risalta la presenza di due soli connettori tipici della scrittura argomentativa: il primo [62] serve a introdurre, come visto, la tesi generale; il secondo compare nel contesto che tematizza il falso argomento della giovane età della studiosa: – Das Vorhaben verdient Anerkennung, weil der Unabhängigkeitsanspruch

einer jungen Wissenschaftlerin hier zugunsten einer flächendeckenden Erforschung wichtiger Bereiche der Sprache zurück gestellt wurde [5].

In generale, il testo presenta un alto grado di connessione resa da connettori che mettono in relazione due diverse sezioni sintattiche [Vorfeld o Vorvorfeld in 11, 13, 14, 16, 21, 24, 26, 36, 38, 39, 40, 43, 45, 47, 48, 51, 52, 53, 56, 57, 58, 63, 65, 72, 75], in alcuni casi con effetto retorico, come nel seguente esempio di polisindeto (corsivo): – aber sie prüft und bewertet diese Beschreibungen nicht, und sie macht

nirgends deutlich, ob und inwiefern sich ihre eigenen Beschreibungen aus den vorangegangen ergeben [51-53].

Tratti marcati. L’uso ironico e/o metaforico di lessemi e fraseologismi colloquiali e di termini tecnici appare come tratto di stile non usuale per un testo scientifico. Una scelta divergente a livello di contrasto nel contesto emerge a livello sintattico: tutte le frasi sono per tipologia dichiarative, con l’unica eccezione di una frase interrogativa. La messa a fuoco di tale struttura non sembra essere causale, trattandosi dell’interrogativo centrale per l’indagine in oggetto. In generale, vi è un uso rilevante di strutture formali peculiari (altri esempi: parallelismi e simmetrie sintattiche), la cui particolarità produce la messa a fuoco degli elementi e dei significati che trasmettono. Secondo le aspettative comuni, l’attenzione per le simmetrie formali è più usuale nella letteratura o nella critica letteraria, il cui stile sembra essere più vicino al suo oggetto (Klauser 1992), di quanto lo sia nella prosa scientifica. 187

II. L’analisi intertestuale e interculturale: valutazione dello stile I tratti di stile messi in luce dall’analisi microtestuale (§ I) vengono confrontati con gli stilemi di genere (analisi intertestuale verticale), nonché ampliando il confronto alla rete testuale e alla prospettiva interculturale, recuperando ad esempio caratteristiche di generi paralleli di diversa provenienza culturale, di generi affini d’epoca contemporanea e generi equivalenti di epoca diversa. Ogni analisi contrastiva permette di delineare il grado di aderenza alle caratteristiche convenzionali di diverse modalità comunicative e di tracciare con sempre maggiore incisività il profilo stilistico del testo. L’identificazione delle strutture di interesse per lo stile chiarifica quanto il testo trasmette implicitamente, il suo scopo e la sua efficacia comunicativa (Michel 2001: 50), permette dunque di interpretare i suoi significati capillari (Sandig 2006: 145). La prospettiva interculturale lascia ipotizzare la specificità culturale (nel nostro caso: la «tedeschità») degli stilemi rilevati nel testo. Nei paragrafi che seguono l’analisi della rete testuale propone, a titolo paradigmatico, il confronto, solo abbozzato per esigenze di brevità, con la seguente tipologia di generi: a) la recensione scientifica in lingua italiana, esempio di genere parallelo appartenente ad altra cultura linguistica, unitamente a una brevissima incursione in testi equivalenti in lingua inglese (§ 2); b) la recensione letteraria del XVIII secolo, esempio di genere affine d’epoca antecedente (§ 3); c) la recensione cinematografica, esempio di genere affine per tipologia (§ 4).

1. Originalità e convenzionalità dello stile

Le caratteristiche del testo messe in luce dall’analisi microtestuale con gli stilemi di genere sono riassunte in tabella (tab. 23, colonna sinistra) e confrontate con caratteristiche di pari livello riscontrate mediante indagine empirica di 15 testi equivalenti (recensioni d’area germanistica e linguistica pubblicate su riviste specializzate negli anni 2000-2006, costituenti un corpus di 20.494 parole) (Carlini 2008). Tale indagine produce una serie di caratteristiche di stile di genere (colonna destra), ovvero un Textmuster di tipologia bottom up che in 188

parte conferma, in parte amplia e contraddice le aspettative trasmesse dal modello top down prodotto dal Textsortenwissen (§ I, 1). Il confronto permette di discernere tra le caratteristiche del testo conformi allo stile convenzionale (stilemi di genere: caselle bianche) e quelle equivalenti a scelte idiosincratiche (stilemi individuali: caselle ombreggiate). Il confronto tra gli stilemi del testo oggetto di analisi e le altre recensioni permette una serie di oservazioni: la recensione di Engel rispetta la struttura bipartita, non aggiunge elementi eccessivi di paratesto, articola la materia nella tradizionale struttura tripartita del testo argomentativo con l’aggiunta di formule retoriche a mo’ di esordio e conclusione. Esplicita il modello argomentativo in tutte le sue parti e si mantiene a distanza dalla materia come ci si attende da un testo scientifico, non concede spazio all’autoreferenzialità, utilizza forme passive e terminologia tecnica, non racconta, bensì argomenta sulla base di dati evincibili dalla descrizione minuziosa dell’oggetto di interesse. Alcune notevoli differenze e caratteristiche idiosincratiche si palesano invece nelle seguenti caratteristiche: la descrizione si sofferma più a lungo su alcuni aspetti e sorvola su altri; alcuni mezzi tipici della scrittura scientifica sono utilizzati con funzionalità diversa da quella usuale (tecnicismi, passivi); vi è un uso diffuso e insistente di metafore, ironia e figure retoriche. L’imponente presenza di figure a vari livelli strutturali (a-d), può essere interpretata come segue: a) struttura pragmatica: l’uso di allusioni, ironia e altre figure (antitesi, litoti, eufemismi) svelano, al di là della pretesa obiettività di prospettiva, la vera intenzione del recensore che tende più a persuadere il lettore della scarsa validità dell’opera recensita, di quanto non sia interessato a descriverne contenuti e caratteristiche; b) struttura superficiale: i due punti «devianti» convogliano l’attenzione sul messaggio trasmesso dalla frase finale «a effetto», tipico esempio di capovolgimento retorico: – Solche Bücher sollten öfter geschrieben werden. Und: Man könnte sie noch besser machen (74-75).

Tenuto conto della valenza che alcuni temi assumono nel testo, il messaggio, oltre l’eufemismo, è interpretabile come segue: «Il libro in oggetto è un libro ben scritto; scrivere bene un libro è 189

un’iniziativa lodevole: si dovrebbero produrre più spesso libri scritti così bene. Anzi: si dovrebbero produrre libri che siano fatti meglio in generale, ossia non solo bei prodotti editoriali, bensì lavori scientifici degni di questo nome»; c) struttura tematica: i riferimenti ironici e allusivi alla personalità «immatura» dell’autrice e al suo operare «intraprendente» sono espressione di un giudizio severo nei confronti di un lavoro giudicato carente dal punto di vista della rigorosità scientifica. I mezzi retorici permettono all’autore di enunciarlo con finta distanza e neutralità; ad esempio all’interno dell’impeccabile struttura argomentativa si fa strada l’implicito mediante l’agentificazione di soggetti inanimati (personificazione), pratica che, accoppiata a una scelta oculata di verbi, rende l’immagine viva di un metodo di classificazione poco rigoroso: in (21) «prefissi di tutti i tipi» (l’espressione sowohl-als-auch-Präfixe è resa con composto ad hoc) «caracollano»; in (46) le descrizioni semantiche «formicolano» di «definizioni circolari» in cui il prefisso da descrivere (das zu beschreibende Präfix) compie una sorta di movimento intorno al proprio asse funzionale, riproponendosi nel ruolo di espressione nei termini della quale produrre la definizione (im Definiens wiederkehrt); d) struttura sintattica: l’unica frase interrogativa presente nella serie di frasi dichiarative focalizza l’attenzione sul paradosso reso da un lavoro scientifico che non offre risposta al suo quesito centrale. Ciononostante, la simmetria strutturale tra le prime e le ultime frasi del testo trasmette l’impressione di una valutazione d’insieme positiva.

190

191

*1

Textmuster Struttura pragmatica Autore menzionato in calce. Indicazione di nome e cognome (11 occ.*1), a volte anche provenienza (4 occ.), indirizzo (1 occ.). Tendenziale assenza di deissi personale (10 occ.). Se presente, in prima persona singolare (2 occ.) o plurale (3 occ.) (pluralis modestiae). Idem. Idem. Idem. Non sempre possibile verificare il grado di esperienza professionale del recensore. Intervallo di tempo medio tra pubblicazione del volume e della recensione: 1,3 anni (= stesso anno 2 occ., un anno di distanza 8 occ.; 2 anni 2 occ.; 3 anni 1 occ.).

Occ si utilizza d’ora in poi come forma abbreviata di occorrenza/e.

Destinatario non menzionato Mezzo: scritto Canale: rivista specializzata Situazione: un esperto valuta un’opera dedicata a un tema di sua competenza, pubblicata di recente. Intervallo di tempo tra pubblicazione del volume e della recensione: due anni.

Assenza di deissi personale.

Autore menzionato nel paratesto, con nome, cognome, provenienza.

Tab. 23 Stile del testo analizzato

Intervallo tra la pubblicazione del volume e della recensione leggermente più lungo della media.

Usi convenzionali.

Osservazioni

192

Ironia presente in un testo. Eufemismi. Kommentaradverbien. Abtönungspartikel. Intertesto: Citazioni dell’opera recensita a scopo documentario (14 occ.). Un caso di uso della citazione come «svelamento». Altri indicatori intertestuali: Incisi comunicativi*2. Connettori discorsivi*3. Uso del Konjunktiv come tecnica di discorso riportato.

Funzione primaria: informativa (15 occ.). Funzione secondaria: valutativa (12 occ.). Esempi di indicatori espliciti di funzione in un testo. Esempi di indicatori espliciti di funzione in due testi.

Diversa funzionalità della citazione. Assenza di incisi comunicativi, connettori discorsivi e di tecniche di discorso riportato (Konjunktiv).

Accentuata tendenza a esplicitare la funzione argomentativa-valutativa. Tecnica privilegiata: ironia. Diversa funzionalità degli avverbi di commento. Assenza di alcuni tipi di indicatori modali

Capovolgimento di gerarchia illocutiva.

*3

*2

Es. «so der Herausgeber im Vorwort»; «wie der Autor es formulierte» (Foschi Albert 2009a: 267). Es. «sie begreifen sich also nicht mehr als autonomes Medium der Information»; «Die Frage ist dann nach dem Zusammenbestehenkönnen beider Betrachtungsweisen (Foschi Albert 2009a: 268).

Funzione primaria: argomentativavalutativa. Secondaria: funzione informativa. Indicatori espliciti di funzione descrittiva: non presenti. Indicatori espliciti di funzione argomentativa-valutativa: alcuni esempi. Indicatori modali: ironia; antitesi, litoti, eufemismi; Kommentaradverbien «ironici». Indicatore di intertestualità: citazioni a scopo di «svelamento».

193

Idem.

Struttura superficiale

Lunghezza media del testo (calcolata escludendo i due più lunghi e più brevi): 1459 parole. Quantità di paragrafi: 1-18. Media: 10,7 paragrafi di 19,1 parole. Dati bibliografici dell’opera recensita Dati bibliografici dell’opera recensita compresi nella cornice alta. Nello compresi nella cornice alta. Nello specifico: nome e cognome dell’autrice; specifico, dati sempre presenti: titolo; luogo di edizione; editore; anno nome e cognome dell’autrice; titolo; luogo di edizione; editore; anno di di pubblicazione; collana; numero pubblicazione. Mai presenti: collana; di serie; numero del volume; codice numero di serie; numero del volume. ISBN; numero delle pagine; prezzo. A volte: codice ISBN (3 occ.); numero delle pagine (13 occ.); prezzo (12 occ.). Altri componenti di paratesto: nessuno. Due casi di note a pie’ di pagina; uno di bibliografia. Stili di carattere: diversi per testo e Caratteri diversi per testo e cornice. cornice; alternanza tondo/corsivo nel Tendenziale alternanza di tondo/ Kerntext. corsivo (10 occ.); uso minoritario di virgolette (4 occ.) o sottolineatura (1 occ.) come tecnica di evidenziazione.

Layout: struttura bipartita (testo nucleare e paratesto) Testo nucleare di 1108 parole. Struttura: 12 capoversi / 71 frasi principali. Media = 10,7 parole per capoverso.

Usi convenzionali.

Informazione bibliografica particolarmente minuziosa.

Testo più breve e articolato della media.

Uso convenzionale.

194

Menzione esplicita dell’autrice mediante designazione nominale: 10 occ. Progressione tematica: temi parziali: autrice, scopo, titolo, oggetto, corpus, metodo, forma espressiva, pregi e difetti dell’opera.

Tema enunciato nella cornice superiore (l’opera recensita). Ricorrenza del tema centrale mediante designazione nominale (das Buch): 1 occ.

Materiale grafico e iconografico: nessuno. Punteggiatura: tendenzialmente standard.

Temi parziali (frequenza di occorrenza): oggetto (15 occ.); pregi e difetti (9 occ.), metodo (9 occ.); genere (9 occ.); struttura dell’opera (8 occ.); autore (5 occ.); forma espressiva (5 occ.), corpus (4 occ.); scopo (3 occ.); genesi della pubblicazione (3 occ.); pubblico di destinazione (2 occ.).

Ricorrenza media per designazione nominale (Buch, Band, Werk, Text, Publikation, Darstellung, Projekt): 5,3 occ. Menzione esplicita dell’autore: 77 occ. in 15 testi. Media: 5,1.

Idem.

Struttura tematica

Standard.

Idem.

I temi parziali considerati sono usuali. Gerarchia illocutiva sbilanciata in favore di due temi: l’autrice, il metodo scientifico

Frequenza di occorrenza sbilanciata in favore del tema dell’autrice.

Uso convenzionale.

195

Specularità strutturale tra introduzione e conclusione di stampo retorico. Articolazione ricca e minuziosa dello sviluppo argomentativo.

Introduzione e conclusione speculari, di In rari casi, l’introduzione o la funzionalità retorica. conclusione presentano funzionalità retorica. Sviluppo argomentativo: il modello di Conclusione valutativa: presente e argomentata (12 occ.). Modello Toulmin è individuabile in tutti i suoi completo di Toulmin: mai. componenti (conclusione; argomenti; regola generale; operatori modali; circostanze limitative). Osservazioni di carattere valutativo non delimitate entro la sezione argomentativa. Argomenti per la valutazione positiva: Argomenti per la valutazione positiva mole del lavoro; interesse della ricerca; sempre o quasi sempre presenti: interesse della ricerca; coerenza; fluidità espressiva; uso di tabelle adeguatezza (14 occ.). Spesso/a volte illustrative; chiarezza espositiva; utilizzati: novità (9 occ.); cospicuità (8 qualità personali (ardire, diligenza, occ.); precisione (7 occ.); originalità (5 modestia) dell’autrice. occ.); esaustività (4 occ.); chiarezza (4 occ.); intelligenza (4 occ.); oggettività (3 occ.); sinteticità (2 occ.). Argomenti insoliti.

Dati non significativi.

Sviluppo tematico: sensibile Corrispondenza forma/contenuto per corrispondenza tra struttura di introduzione: 7/15. superficie e blocchi tematici. Conclusione: 8/15. Introduzione e conclusione discernibili.

196

Argomenti per la valutazione negativa: pecche editoriali; manchevolezze redazionali; carente chiarezza/ appropriatezza metodologica; debolezze argomentative; lacune bibliografiche; interpretazioni manchevoli; difetti strutturali. Sviluppo descrittivo: visibile. Sviluppo descrittivo: sempre visibile. A volte esclusivo (3 occ.). Struttura lessicale e grammaticale Lessico: tendenzialmente standard, Tendenzialmente standard, presenza presenza di tecnicismi e metafore. di tecnicismi (7 occ.). Sintassi: tendenzialmente standard; una Tendenzialmente standard. Frasi frase interrogativa. esclamative (2 occ.); interrogative (2 occ.). Testo: ricorrenza sintattica; uso diffuso Uso sporadico di forme passive. di forme passive e personalizzazioni; parallelismi e polisindeto.

Argomenti per la valutazione negativa: mancanza di rigore scientifico e metodologico; indefinitezza del titolo; inadeguatezza terminologica; manchevolezze redazionali.

Uso peculiare: largo uso di forme passive; figure sintattiche.

Uso convenzionale.

Uso peculiare: metafore.

Uso convenzionale.

Argomenti per lo più tipici (eccezione: indefinitezza del titolo).

2. Confronto con la recensione scientifica in lingua italiana

Per il confronto interculturale, le cui osservazioni sono riassunte in tabella (tab. 24) si è utilizzato un piccolo corpus di 20.494 e 28.069 parole, equivalenti ai 15 testi in lingua tedesca sopra considerati e a 15 testi italiani di genere parallelo per funzione, tema e cronologia (recensioni d’area germanistica e linguistica pubblicate su riviste specializzate negli anni 2000-2006) (Carlini 2008). Le osservazioni delle note si rifanno a fenomeni medi e tendenze osservati nei testi delle due diverse culture linguistiche, generalizzabili solo a livello di ipotesi, in quanto il genere non presenta caratteristiche rigidamente formalizzate in nessuna delle due culture. A maggior ragione vale il carattere di ipotesi per i casi in cui la nota dice «stilema interculturale». Avendo a disposizione una tabella contrastiva di questo tipo (tab. 24), il profilo del testo può delinearsi con ulteriori particolari, come si mostrerà sulla base di due esempi. Il primo esempio riguarda l’ironia, stilema riconosciuto come peculiare del testo campione (tab. 20) dall’analisi microtestuale. Il confronto intertestuale (tab. 23) rileva l’uso di ironia in un solo altro testo della serie considerata, da cui una percentuale totale piuttosto esigua (2 testi su 16): un risultato di questo tipo lascia ipotizzare che l’ironia non sia uno stilema tipico delle recensioni in lingua tedesca. Il secondo esempio concerne gli argomenti recati dall’autore del testo per la valutazione critica dell’opera recensita (mancanza di rigore scientifico e metodologico; inadeguatezza terminologica; manchevolezze redazionali). L’analisi intertestuale (tab. 23) documenta come tale tipologia di argomenti sfavorevoli al giudizio sia tipica, si può supporre universalmente tipica, del genere. Entrambi le ipotesi sono confutate dal confronto interculturale. In primo luogo risulta infatti che l’ironia, pur se presente in pochissimi testi in lingua tedesca, non compare mai nei testi italiani. Il tratto, seppur raro, è dunque più tipicamente tedesco che italiano. Quanto agli argomenti critici addotti, pur apparendo essi ragionevoli e potenzialmente interculturali, non sono tuttavia diffusi nei testi italiani, per la ragione che i testi italiani sembrano evitare tendenzialmente qualsiasi tipo di critica, privilegiando, nella recensione scientifica, la funzione descrittiva rispetto a quella argomentativa e con ciò fornendo più informazioni che commenti. In 197

tal senso, si palesa una terza caratteristica di specificità culturale: la critica mediata dall’eufemismo, pur apparendo come tratto di interculturalità in quanto stilema presente in entrambe le culture, è utilizzata nelle due culture con funzionalità diametralmente opposta: per la cultura italiana la critica edulcorata rappresenta in sostanza l’unico modo possibile di esprimere riserve sull’opera considerata. Per la cultura tedesca, l’eufemismo appare al contrario come scelta di grado «zero» in fondo a una scala che prevede, quale possibilità intermedia, la critica espressa con formulazioni neutrali, e al suo vertice la critica mordente mediata dall’ironia.

198

199

Textmuster tedesco

Tendenziale assenza di deissi personale (10 occ.). Eventuale autoreferenzialità del recensore espressa in prima persona sia singolare (2 occ.) sia plurale (3 occ.). In quest’ultimo caso, si tratta di pluralis modestiae. Destinatario non menzionato Mezzo scritto Canale rivista specializzata Situazione: un esperto valuta un’opera, uscita di recente. Intervallo di tempo medio 1,3 anni. Funzione informativa primaria nel 100% dei testi; valutativa (secondaria): 81%. Indicatori espliciti di funzione descrittiva: esempi in un testo.

Menzione dell’autore in calce, tramite nome, cognome, ev. provenienza.

Tab. 24

Funzione informativa primaria nel 100% dei testi; valutativa (secondaria): 65%. Esempi in tre testi.

Tendenziale assenza di deissi personale (10 occ.). Eventuale autoreferenzialità del recensore espressa in prima persona sia singolare (2 occ.) sia plurale (3 occ.). In quest’ultimo caso, si tratta di pluralis maiestatis. Idem. Idem. Idem. Idem. Intervallo di tempo medio 1,1 anno

Textmuster italiano Struttura pragmatica Menzione dell’autore per lo più in calce (14 occ.); in alternativa (1 occ.) come «sottotitolo». I dati riguardano nome e cognome, ev. provenienza (1 occ.)

La funzione valutativa è meno pregnante nei testi italiani. Equivalenza di mezzi espressivi

Stilemi interculturali.

Anche nei testi italiani l’indicazione dell’autore in calce è la regola, ma documentata una possibilità alternativa. La menzione della provenienza è, più che nei testi tedeschi, eccezionale. I testi tedeschi tendono a usare il pluralis modestiae, i testi italiani il pluralis maiestatis.

Note

200

Layout: struttura bipartita (testo nucleare e paratesto). Lunghezza media del testo (calcolata escludendo i due più lunghi e più brevi): 1459 parole. Quantità di paragrafi: tra 1 e 18. Media: 10,7 paragrafi di 19,1 parole. La cornice alta del paratesto contiene i dati bibliografici dell’opera recensita: nome e cognome dell’autore; titolo; luogo di edizione; editore; anno di pubblicazione; numero di pagine (13 occ.); prezzo (12 occ.); ISBN (3 occ.).

Indicatori espliciti di funzione argomentativa (= valutativa): esempi in due testi. Eufemismi. Kommentaradverbien, Abtönungspartikel. Intertesto: Citazioni dell’opera recensita a scopo documentario (14 occ.). Tecnica di svelamento: 1 occ. Incisi comunicativi. Connettori «discorsivi» (1 occ.). Uso del Konjunktiv (5 occ.) come tecnica di discorso riportato.

Lunghezza media del testo (calcolata escludendo i due più lunghi e più brevi): 1882 parole. Quantità di paragrafi: tra 1 e 15. Media: 10,5 paragrafi di 26,7 parole. Stessa funzione delle cornice alta. Dati sempre presenti: nome e cognome dell’autore; titolo; luogo di edizione; editore; anno di pubblicazione. Presenti a volte: numero di pagine (11 occ.); prezzo (9 occ.). Mai presenti: ISBN, collana, numero di serie e del volume.

Struttura superficiale Idem.

Eufemismi. Kommentaradverbien. Abtönungspartikel Intertesto: Citazioni dell’opera recensita a scopo documentario (12 occ.). Incisi comunicativi. Connettori «discorsivi» (3 occ.) Uso del condizionale (5 occ.) o futuro (1 occ.) come tecnica di discorso riportato.

Nessun esempio.

I testi italiani offrono minori dettagli informativi

Maggiore strutturazione dei testi tedeschi: i testi italiani sono tendenzialmente più lunghi e meno articolari.

Stilema interculturale.

201

Un caso di note a pie’ di pagina; uno di bibliografia. Idem. Utilizzato (1 occ.) anche il grassetto.

Idem. Idem. Struttura tematica Tema è l’opera recensita. Ricorrenza media Idem. Ricorrenza media mediante mediante designazione adeguata (es. Buch, designazione adeguata (es. volume, libro, lavoro, testo, opera, scritto, mediante Band, Werk, Text, Publikation, Darstellung, Projekt, ecc.): 5,3 occ.. titolo ecc.): 6,4 occ.. Il tema dell’autore ricorre, con menzione Progressione tematica: il tema dell’autore ricorre, con menzione esplicita, 77 volte in 15 esplicita, 137 volte in 15 testi; media: 9,1. testi; media: 5,1. Presenza dei temi parziali: Altri temi parziali: 1) scopo (5/15) testi, 2) 1) 8/15 testi; 2) tutti; 3) nessuno; 4) oggetto (100%), 3) titolo (3/15), 4) corpus, metodo, procedimento classificatorio 11/15; 5) 2/15 6) 4/15. Sono trattati (11/15), 5) difetti dell’opera (9/15); 6) inoltre i seguenti temi: 7) genesi della pubblicazione (2 occ.); 8) struttura forma espressiva (5/15); 7) genesi della pubblicazione (3 occ.); 8) struttura dell’opera dell’opera (5 occ.); 9) il genere (9 occ.); (8 occ.); 9) il genere (9 occ.); 10) pubblico di 10) il pubblico di destinazione (3 occ.). destinazione (2 occ.).

Altri elementi di paratesto: due casi di note a pie’ di pagina; uno di bibliografia. Stili di carattere: carattere diverso per testo e cornice; alternanza tondo/corsivo nel Kerntext. Tendenziale uso alternato di tondo/ corsivo (10 occ.); minoritario l’uso delle virgolette (4 occ.) e della sottolineatura (1 occ.) per evidenziare titoli e parole. Materiale grafico e iconografico: nessuno. Punteggiatura: tendenzialmente standard.

Differenze rimarchevoli: menzione esplicita dell’autore superiore nei testi italiani (9 : 4). Menzione dei difetti dell’opera molto meno presente nei testi italiani (2 contro 9 testi tedeschi).

Menzione esplicita dell’opera recensita leggermente superiore nei testi italiani.

Stilemi interculturali.

202

Sviluppo tematico Corrispondenza forma/contenuto per introduzione: 5/15. Conclusione: 8/15. Rara presenza di introduzione o conclusione con funzionalità retorica. Presente e argomentata una conclusione valutativa dell’opera in 11/15 testi. Il modello completo mai. Argomenti per la valutazione positiva Argomenti per la valutazione positiva (gerarchia di distribuzione): (gerarchia di distribuzione): 1. novità (14 occ.) 1. coerenza / interesse (15 occ.) 2. adeguatezza (14 occ.) 2. esaustività (13 occ.) 3. novità (9 occ.) 3. cospicuità / interesse / precisione 4. cospicuità (8 occ.) (11 occ.) 5. precisione / comprensibilità (7 occ.). 4. chiarezza / impegno dell’autore (9 6. unicità (5 occ.) occ.) 7. esaustività / chiarezza / intelligenza 5. intelligenza / piacevolezza (6 occ.) (4 occ.) 6. unicità / oggettività (5 occ.) 8. oggettività (3 occ.) 7. adeguatezza (4 occ.) 9. sinteticità (2 occ.). 8. comprensibilità (3 occ.) 9. forma (1 occ.)

Corrispondenza forma/contenuto per introduzione: 7/15. Conclusione: 8/15. Rara presenza di introduzione o conclusione con funzionalità retorica. Sviluppo argomentativo-valutativo in 12/15 testi. Il modello completo mai.

Diversa gerarchia di distribuzione. Argomenti presenti solo nei testi tedeschi: sinteticità; nei testi italiani: impegno dell’autore; piacevolezza; forma.

Stilemi interculturali.

203

Argomenti per la valutazione negativa: Argomenti per la valutazione negativa: pecche editoriali; manchevolezze pecche editoriali; uso di testi in lingua redazionali; carente chiarezza/ appropriatezza straniera non tradotti; inappropriata metodologica; debolezze argomentative; motivazione; riferimenti inappropriati lacune bibliografiche; interpretazioni per il lettore. manchevoli; difetti strutturali. Sviluppo descrittivo: sempre visibile. A volte Sviluppo descrittivo: sempre visibile, a esclusivo (3 occ.). volte esclusivo (4 occ.). Struttura lessicale e grammaticale Lessico: tendenzialmente standard, presenza Tendenzialmente standard, presenza di di tecnicismi (7 occ.). tecnicismi (7 occ.); metafore (1 occ.). Sintassi: tendenzialmente standard. Frasi Usi sintattici standard. esclamative (2 occ.); interrogative (2 occ.). Testo: uso sporadico di forme passive. Idem. Stilemi interculturali.

Stilema interculturale.

Argomenti diversi, ad eccezione di uno (pecche editoriali).

3. Confronto con recensioni critiche del XVIII secolo

Un altro confronto, a titolo esemplificativo, si pone con testi di genere affine di altra epoca. Si utilizzano a tale scopo i risultati di uno studio recente dedicato alla recensione critica nella Germania del XVIII secolo, nel quale sono presi in considerazione otto scritti critici di Lessing, Goethe, Claudius, Schiller e A.W. Schlegel (Uhlig 2000). Riassumendo: i testi, pubblicati tra il 1760 e il 1800 circa su riviste letterarie, uscirono a volte in forma anonima (l’attribuzione di una recensione a Goethe è per tale motivo assai probabile, ma non del tutto certa); non discutibile è l’autorevolezza dei recensori, non a caso Uhlig parla di Künstler-Rezensionen (2000: 356). Il pubblico, determinato dai lettori delle riviste, è colto e avvezzo alla lingua letteraria. Come nelle recensioni moderne, le recensioni tedesche del 1700 presentano struttura bipartita, includendo nel paratesto dati concernenti titolo, autore, anno e luogo di pubblicazione, editore, ampiezza del volume recensito, a volte anche formato e prezzo. Vi si rileva sia la funzione tipica, informativa e valutativa, della recensione moderna, sia una diversa funzionalità, formulata in appelli programmatici in favore di un movimento di pensiero. Nei testi in questione, come mostra ad esempio la recensione di Matthias Claudius nel suo appello alla vita virtuosa di spirito illuminista (Uhlig 2000: 363), l’opera recensita e la sua valutazione appaiono essere mero pretesto. Tra i mezzi linguistici caratteristici dell’epoca, Uhlig documenta l’uso di punteggiatura enfatica, come i punti esclamativi indicatori di apprezzamento in Goethe e Schlegel; i periodi sono complessi, ma di struttura ordinata (le frasi in Schlegel contengono da 16 a 79 parole); in generale, si segnala una prosa curata di alto registro letterario in cui confluiscono elementi espressivi (Uhlig 2000: 362), come per esempio le allitterazioni in Claudius o – utilizzo pressoché universale – tropi e figure retoriche (Lessing, Schiller, Schlegel). Altro tratto osservato è l’ironia (Lessing, Schlegel), che assume anche aspetto di valutazione parodistica (Claudius) o di critica severa che non rifugge dall’utilizzare toni ed epiteti offensivi (Schiller). A conclusione della sua indagine, Uhlig afferma, riferendosi ai recensori: Sie formulieren ihre Urteile i.d.R. vorsichtig und begründen sie sorgfältig, fühlen sie sich jedoch in ihrem Empfinden oder in ihren 204

Auffassungen von Kunst durch die Rezensionsobjekte verletzt, können die Kritiken polemisch bis aggressiv werden. Auf Berufsgenossen, die ihre hohen Ansprüche nicht teilen, schauen sie mit Verachtung oder Spott (Uhlig 2000: 361-362).

Detto in altre parole, il tono polemico e l’aggressività del recensore si spiegherebbero con l’atteggiamento pedagogico tipico della cultura dell’epoca, non solo di lingua tedesca. Si può ricordare, a tale proposito, la tradizione europea istituita dal periodico inglese The Spectator (1711-1714) di Joseph Addison e Richard Steele, nei cui saggi letterari e filosofici l’ironia serve a mediare i contenuti didascalici. Le riviste europee specializzate in recensioni letterarie rappresentano una filiazione di tale tradizione. Di fatto, le caratteristiche individuate nelle recensioni tedesche, tra cui la polemica ironica e aggressiva, non sono esclusive, ma se ne trova traccia, ad esempio, anche in Italia. Il periodico veneziano di Giuseppe Baretti è denominato, non a caso, La Frusta letteraria (1763-1765). Le sue recensioni affrontano con tono sferzante la lettura di opere letterarie contemporanee non giudicate degne di rispetto e gli stessi critici che osano reputarle tali. Nel valutare, ad esempio, l’edizione delle Lettere familiari di Iacopo Bonfadio, con altri suoi componimenti in prosa e in verso e colla vita dell’autore scritta dal signor conte Gianmaria Mazzucchelli Accademico della Crusca; tomi due, in 8°, in Brescia, 1746, Baretti inizia con il criticare il curatore Mazzucchelli per la pigrizia che lo induce, come a volte fanno i letterati, a «lasciar dormire il proprio giudizio» (Baretti 1932: 69) e a citare le voci autorevoli di altri critici, nel suo caso del «melenso» Gian Mario Crescimbeni (1663-1728) (Baretti 1932: 68). Da parte sua, Crescimbeni riuscirebbe solo accidentalmente, «parlando di tutti, e lodando tutti», a formulare valutazioni accurate. Secondo Baretti, la lode generalizzata è una caratteristica tipica di tanti critici italiani, la cui osservazione provoca i suoi commenti aspri e irridenti: Egli era uno di que’ letteratacci cenciosi, di cui l’Italia ha sempre abbondato e abbonda per sua vergogna piú che non alcun’altra colta parte d’Europa; di que’ letteratacci che lodano ogni persona, che lodano ogni libro, che lodano ogni cosa (Baretti 1932: 69). 205

Non più tenero o sfumato è il giudizio formulato da Baretti sull’autore cinquecentesco dell’opera recensita, come si legge ad esempio nel seguente brano: Se il Bonfadio riuscé male nel capitolo, riuscí peggio ancora nelle ottave, che oltre all’essere languide e stiracchiate nel meccanismo delle parole e delle rime, sono poi anche piene di quella lubrica morale, che tende ad imbagasciare il bel sesso, esortandolo in alcune d’esse a gittarsi nelle braccia di giovani amanti, perché, secondo la sua profana frase, Di quell’etá, di sí pulito viso sono gli angeli ancor del paradiso. si può sentir di peggio? Eppure ha procurato di far peggio ancora in un capitolaccio burlesco, che la piú ladra cosa non si può propio lettere. Senti che gentilezze e’ seppe dire contro una donna che non si volle piegare alle disoneste voglie di un prete qual egli era (Baretti 1932: 73).

Nella conclusione della recensione si fa evidente l’intento esortativo: Ecco i grossi spropositi che si dicono quando non si ha ingegno, e che si vuol far pompa d’ingegno. Potrei cotarne cent’altro de’ concetti che in quella famosa lettera sono o puerili o pazzi; ma dietro a un autorello, come il Bonfadio, mi pare d’aver giá perduto soverchio tempo; onde farò fine con avvertire i giovani studiosi a non si fidar mai di alcuno di que’ tanti elogi fatti in migliaia e migliaia di libri a’ nostri scrittori del cinquecento, perché sono per la maggior parte sí fatti, che poco di buono vi è da imparare da essi, e moltissimo di cattivo (Baretti 1932: 75)

4. Confronto con recensioni cinematografiche online

La recensione cinematografica, variante tipologica della critica letteraria la cui storia risale agli esordi del cinema (Diederichs 1985: 55), è un genere che, nella sua forma moderna, trova ampia diffusione; nel nostro secolo, soprattutto in rete. L’analisi a confronto di un piccolo corpus di esempi paralleli tratti da domini di lingua tedesca e italiana permette di rilevare, a confronto, caratteristiche comuni e divergenti rispetto al modello della 206

recensione scientifica, sia dal punto di vista della variabilità di genere, sia in prospettiva interculturale5. In questo ultimo senso, si considerano qui, a mo’ di esempio, due tratti che confermano il fattore di variabilità culturale già constatato dall’analisi interculturale delle recensioni scientifiche (tab. 24). Il primo esempio riguarda la strutturazione della materia, più evidente e articolata nei testi tedeschi, sia dal punto vista formale che tematico. Il secondo esempio concerne gli aspetti tematici che riguardano la valutazione dell’opera recensita, laddove i testi italiani, confrontati con quelli in lingua tedesca, mostrano una palese tendenza a evitare di prendere posizione, omettendo gli eventuali difetti e menzionando, nel caso, esclusivamente i pregi dell’opera. Entrambi i dati confermano quanto già rilevato a proposito delle recensioni scientifiche (tab. 23) e permettono di ipotizzare quanto segue: a) i testi tedeschi presentano, in generale, una struttura mediamente più organizzata rispetto a quelli italiani; b) i recensori tedeschi sono meno disposti dei recensori italiani a sorvolare sui difetti dell’opera recensita. Quest’ultimo dato sembra curiosamente confermare l’irritazione storica del critico Baretti nei confronti della tendenziale piaggeria dei letterati italiani ed è confortato inoltre da un altro elemento di confronto, offerto dai risultati di uno studio dedicato a recensioni tedesche e statunitensi. Tale studio rileva, nel campionario di testi analizzati, pari presenza di tutt’e due le funzioni, sia quella informativa sia quella valutativa (Hutz 2001: 117). Ne deriverebbe che la tendenza a fare della recensione un testo più descrittivocelebrativo che argomentativo-valutativo sia un «culturema», per dirla con Oksaar (1988), tipicamente italiano.

5 Devo i dati presenti ai lavori seminariali di Bettina Ricceri e Susanna Battistini, studentesse del corso di Lingua e Traduzione Tedesca I della Laurea Magistrale in Traduzione Letteraria e Saggistica nell’anno accademico 2007-08. Ricceri ha curato la raccolta e analisi della struttura formale di otto recensioni online in lingua tedesca e pari numero in lingua italiana; Battistini ha analizzato la modalità di commento critico negli stessi testi di Ricceri.

207

5. Valutazione dello stile del testo: alcune osservazioni

Alla luce dei saggi d’analisi intertestuale effettuati, la recensione di Ulrich Engel si pone come testo più strutturato e articolato della media, laddove i testi tedeschi, paragonati a quelli italiani, appaiono già molto ben organizzati. Rilevante inoltre la tendenza, più alta della norma osservata, a mettere in luce ironicamente le caratteristiche negative dell’opera recensita, laddove le recensioni in lingua tedesca – anche le recensioni cinematografiche – appaiono in generale più critiche rispetto a quelle italiane. Tendenzialmente, la critica mordace è un tratto che non ricorre diffusamente delle recensioni contemporanee, mentre appare come caratteristica alquanto comune delle recensioni settecentesche di autori tedeschi. Nella stessa epoca, il recensore italiano Baretti lamenta invece il carente piglio critico dei contemporanei. Sembra essere una caratteristica comune d’epoca illuminista l’uso insistente di figure retoriche e, in generale, di un registro alto. L’ottica intertestuale, come deducibile dalle brevi osservazioni addotte, serve a relativizzare la valutazione dello stile e a renderla flessibile, nella consapevolezza che il profilo stilistico del testo appare ogni volta diverso, in ragione del diverso sfondo sul quale si staglia.

208

RIFLESSIONE CONCLUSIVA

Ripercorrere gli sviluppi essenziali della stilistica di lingua tedesca è utile a comprendere i motivi per cui lo stile, fenomeno essenzialmente linguistico, sia reputato comunemente – e non solo in Germania – appannaggio esclusivo degli studi letterari. Tale visione limita l’ambito d’applicabilità dell’analisi stilistica al raggio d’azione, pur amplissimo, dell’ermeneutica e della critica letteraria e deriva essenzialmente da un equivoco della tradizione: la confusione semantica tra la parola stile riferita al concetto retorico di elocutio (greco antico lexís) e la forma omonima tradotta da genus (greco antico genos). Che lo stile sia un fenomeno linguistico complesso che coinvolge l’intera configurazione testuale e non la sola espressione verbale era evidente agli antichi, come documenta il seguente passo di Cicerone (corsivo): Un punto è comunque ben chiaro: un unico stile non si adatta a ogni tipo di causa né a ogni ascoltatore, a ogni oratore o a ogni circostanza. Infatti i processi capitali richiedono uno stile ben diverso da quello delle cause civili o di poca importanza; e stili diversi fra loro esigono i discorsi deliberativi, i panegirici, le cause giudiziarie, le conversazioni, le consolazioni, l’invettiva, la discussione teorica e la narrazione storica. È importante anche l’uditorio, che può essere composto da senatori, dal popolo, da giudici, può essere folto o sparuto o costituito da una sola persona; bisogna considerare anche di che tipo di persone si tratti. Si deve inoltre prestare attenzione all’età, alla carica, al prestigio degli oratori stessi, e se ci sia la pace o la guerra, se il tempo ci incalzi o se ne abbiamo ampia disponibilità (Cicerone, Dell’or.: 725).

Tema del passo, riportato in traduzione italiana, sono i genera orationis e il loro dipendere da tutta una serie di circostanze pragmatiche; la frase sopra evidenziata si presenta, nel testo originale, come segue: «non omni causae nec auditori neque personae neque tempori congruere orationis unum genus» (Cicerone, De oratore, libro III § 211, corsivo mio). 209

I pensatori dell’antichità che hanno profondamente inciso sulla tradizione retorica e stilistica dell’occidente avevano intuito questioni ancora valide, che l’avanzare degli studi linguistici permette di recuperare, ammodernandole. In particolare, la confluenza d’interessi dell’antica retorica con la stilistica del testo è stata enucleata nei capitoli precedenti in tre modi diversi: 1) nella visione dello stile come fenomeno percepibile non solo a livello di parola, classe di parola, costituente sintattico e frase, come da programma della stilistica grammaticale (Schneider 1960: V), bensì come fenomeno testuale, dipendente dalla modalità d’uso delle strutture e della funzionalità comunicativa dei testi; 2) nella descrizione dello strumentario per l’analisi delle strutture testuali, nel quale confluisce l’imperituro arsenale delle figure retoriche; 3) nella considerazione della fruibilità normativa dell’analisi stilistica a scopi didattici e di autoapprendimento. L’analisi dello stile, mirando essenzialmente a una più profonda comprensione del meccanismo di funzionamento dei testi, dà come esito un tracciato stilistico che può servire per la produzione di testi, siano essi testi originali o in traduzione. Anche in ciò le intuizioni degli antichi non sembrano essere irrimediabilmente superate. Il precetto della imitatio, infatti, nella cultura antica vale fondamentalmente come orientamento per le scelte individuali, nella consapevolezza che la scelta originale dell’autore serve a evitare l’irrigidimento della forma. Lo stile, come ogni fenomeno linguistico, non è una grandezza statica. Ogni divergenza di stile individuale (X) rispetto allo stilema convenzionale (Y) può affermarsi e diventare nuova norma (YX); la variazione (X) realizzata dal singolo testo rispetto allo stile di genere (Y) produce, nel momento in cui si afferma come uso diffuso in una comunità linguistica, una nuova norma (XY). La variante idiosincratica dello stilema convenzionale resta tale finché costituisce eccezione. In seguito, se imitata dai più, diventa nuova convenzione e stilema di genere. In tal senso, il gesto normativo non va inteso come prescrittivo. Una volta presa coscienza delle norme di genere, l’utente della lingua può decidere di scostarsene in parte, per produrre un testo con alto grado di stile individuale – purché segua le convenzioni di genere in maniera adeguata a renderne riconoscibile la Gestalt, permettendo il flusso agevole della comunicazione. Come asserisce Adamzik (in corso di stampa), l’idea che la produzione testuale sia un semplice seguire un modello di genere è fallace, mentre 210

è necessario tenere conto del principio di variabilità e del dinamismo storico e sociale che è alla base della formazione dei prototipi di genere. Necessario, pertanto, porsi la domanda: Was genau will ich wem mitteilen? L’orientamento al prototipo è essenziale come la dialettica tra esigenze comunicative e forme convenzionali. Ciò che qui si è definito stile è il risultato di una dinamica di scelte che coinvolge tanto le preferenze individuali quanto la potenzialità di norme e codici 1. L’analisi dello stile porta a comprendere il funzionamento del testo come «macchina comunicativa», anche con le peculiarità che sono proprie di determinate comunità culturali. Vista in questo senso, l’analisi stilistica, ampliata in direzione interculturale, può essere di grande vantaggio per gli apprendenti di una lingua straniera, per i quali la conoscenza delle regole di configurazione testuale può fungere da guida alla produzione di esemplari del genere agilmente recepibili nella cultura d’arrivo. Per la produzione testuale, è essenziale la consapevolezza delle configurazioni tipiche dei generi testuali e dell’efficacia comunicativa dei testi conformi alle convenzioni. Conoscere lo strumentario per l’analisi interculturale può essere utile al traduttore per mettere in luce le prassi discorsive delle culture con cui opera (Fernández 2007: 154), ai mediatori culturali ed esperti di comunicazione e in generale a tutti coloro che nella prassi formativa e professionale hanno a che fare con la ricezione e produzione di testi.

1

«Kompetenz im Sinne der Kenntnis und des Verfügens über Muster ist allerdings nur eine erste Ebene. Die höchste Sprach- und Textkompetenz weisen jene Individuen auf, die über eine breite Palette verfügen, aus dieser situationsangemessen auswählen können, aber auch noch in der Lage sind, sich von den Vorgaben zu lösen und kreative Lösungen zu finden» (Adamzik in corso di stampa: 8-9). 211

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