Frammenti d'un Livio del V secolo recentemente scoperti. Codice vaticano latino 10695
 882100175X, 9788821001758

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STUDI E TESTI 18.

Mons. MARCO

VATTASSO

SCRITTORE DELLA BIBLIOTECA VATICANA

FRAMMENTI

D’UN LIVIO DEL V SECOLO RECENTEMENTE SCOPERTI

CODICE VATICANO LATINO 10696 (CON T R E TAVOLE IN FOTOTIPIA)

ROMA TIPOGRAFIA

VATICANA

MDCCCCVI.

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STUDI E TESTI 18.

Mons. MARCO

VATTASSO

SCRITTORE DELLA BIBLIOTECA VATICANA

FRAMMENTI

D’UN LIVIO DEL V SECOLO RECENTEMENTE SCOPERTI

CODICE VATICANO LATINO 10696 (CON T R E TAVOLE IN FOTOTIPIA)

ROMA TIPOGRAFIA

VATICANA

MDCCCCVI.

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T A V O L A D E L L E A B B R E V IA Z IO N I. R — i nuovi frammenti in onciale rinvenuti nel tesoro del Sancta Sanctorum in Roma, oppure il codice stesso da cui provengono. B — cod. Bambergense C/ass. 3 5 (già M. I V . 9) del sec. XI. S

~

cod. perduto di Spira.

— l’archetipo dei mss. recenti, oppure questi stessi mss. : b — cod. Vatic. Barber. 175, s ZZ cod. Gaertneriano, cod. Harleiano, — cod. Loveliano primo, 1' li

l2 z z cod.

»

secondo,

l3 z z cod.

»

terzo.

1* — cod. P z z cod.

»

quarto,

»

quinto,

l6 z z cod. » sesto. r — cod. Laudiano usato dallo m1 = cod. Meadino primo, m’ — cod. » secondo, 0 z z cod. Ottoboniano 1291, p1 zz cod. Palatino 877, » 88o, p2 — cod. v — cod. Vossiano. M ~

cod. di Magonza; indicato più specialmente da

(M)

quando la lezione si trova nei testi di Carbach e di Gelenio senza l’espressa testimonianza del cod. Moguntino, e da

Me

quando Carbach attesta espressamente che la lezione occorre nel cod. di Magonza.

I frammenti romani sono citati secondo le colonne A, B, C, D, E, H.

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tesoro del Sancta Sanctorum al Laterano, la cui importanza non si limita alla storia ed all’arte, s’ estende ancora alla liturgia ed alla letteratura, provengono pure alcuni antichissimi frammenti la quarta decade di Tito Livio, i quali formano ora il codice Vaticano latino 10696. Essi, al pari di molti altri cimelii, furono rinvenuti,, come ci attesta il p. Grisar r, nello scrigno di cipresso, fatto costruire da Leone III (795-816) e riposto sotto la mensa dell’ altare principale di quel celebre oratorio 2. Servivano d’ involucro e di custodia a certe reliquie di Terra Santa, la cui autentica, tuttora leggibile sui frammenti stessi, noi riferiremo più innanzi. La grande antichità di questi nostri frammenti, la mancanza d’ una poderosa opera critica sulla quarta decade di Livio, la diversità dei criteri seguiti finora dagli studiosi nel darci il testo di questa parte della storia liviana, e la considerazione che di essa, fino a due anni or sono, si avevano soltanto in onciale i miseri, sebbene preziosissimi resti del codice di Ottone III, esumati a Bamberga dal dott. Giovanni Fischer, direttore della biblioteca imperiale di quella città, e così dottamente illustrati dal Traube 3, sono altrettanti motivi che c’ inducono a non restringere il presente lavoro alla semplice descrizione e pubblicazione dei nostri cimelii, ma ad estenderne lo studio alla classificazione rispetto ai codici conosciuti, a rilevarne tutta l’ importanza, a rintrac­ ciarne, per quanto è possibile, le vicende. Incominciamo dalla descrizione.

e per la mirabile conservazione della pergamena e della scrit­

Sono in tutto sette pezzi di pergamena ottimamente con­

tura é forse il più bello dei fogli più antichi finora conosciuti;

servati; il primo dei quali misura all’ incirca mm. 167 X 124,

i tre ultimi pezzi equivalgono a circa mezzo foglio. La misura

il secondo mm. 1 7 4 X 124, il terzo mm. 170 X 165, il quarto

complessiva dei primi quattro, corrispondente a quella del codice,

mm. 1 7 1 X 167, il quinto mm. 1 32 X 122, il sesto mm. 9 3X1 30,

è di mm. 3 3 9 X 2 9 2 ; quella degli ultimi tre è di mm. 339 di

il settimo mm. 1 1 7 X 1 3 7 . I quattro primi pezzi formano uno

altezza per circa 122 mm. di larghezza.

splendido foglio intiero, il quale per la grandiosità dei margini

1

La scrittura, una nitida e bella onciale, è disposta su due

Cfr. I l « Sancta Sanctorum » in Roma e i l suo tesoro novamentetesoro del Sancta Sanctorum nella collezione dei Monuments P iot, dei-

aperto, nella C iviltà

Cattolica, 1906, II, p. 515-518. —

Sul tesoro del

fi Accademia dell’ iscrizioni e di belle lettere di Parigi.

Sancta Sanctorum , testé riapparso alla luce, grazie alla premurosa inizia­

2 Una bibliografia accurata di quest’oratorio si trova nella importante

tiva del p. Jubaru (cfr. L e ch ef de Sain t-A gnès au trésor du Sancta San­

opera del Kehr, Regesta Pontificum Romanorum. Italia Pontificia, vol. I,

ctorum, nel periodico parigino Études, 20 Settembre 1905) e del p. Grisar,

Roma, Berolini, 1906, p. 31. Ma vedi ancora : Rohault de Fleury, L e Latran

vedi: Grisar, loc. cit., p. 513 —544 î Ufi P· 161-176; IV, p. 5 1_7 3 ; id.,

au moyen âge, Paris, 1877, p. 380 sgg. ; Lauer, L es fo u ille s du Sancta

D ie angebliche Christusreliquie im mittelalterlichen Lateran ( Praepuiium

Sanctorum au Latran, in M élanges d'archéologie et d'histoire, XX (1900),

D om ini), in Römische Q uartalschrift, 1906, fase. III, p. 109-122; Ph. Lauer,

p. 251-287; Grisar, Note topografiche storiche sulla p iù antica residenza

L e trésor du Sancta Sanctorum au L atrali, in Revue de l'a rt ancien et mo­

de' papi a l Laterano , in Civiltà Cattolica, 1901, IV, p. 474 sgg.

derne, XX , n.° 112 (1906), p. 5-20; id., Notice sur le trésor du Sancta San-

3 Bam berger

Fragm ente

der

vierten

in Moyen âge, Juillet-Août I9°6, p. 189-198. Il

Abhandlungen der hist. Klasse der königlich

Lauer promette ancora di pubblicare tra breve Una minuta descrizione del

IViss., III Kl., XXIV (1906), par. I, p. 4-44.

etorum au L a tra n ,

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Dekade

des L iv iu s , nelle

bayerischen Akadem ie der

Descrizione dei fram m enti.

4

colonne, ognuna delle quali misura 206 mm. di altezza ed ha una

quale ci apprende che i nostri pezzi appartenevano ai due ultimi

larghezza che varia da 75 a 85 mm. ; il margine tra una colonna

fogli del quaderno XV.

e l’altra è in media di 30 mm. ; le dimensioni delle due colonne sono complessivamente di mm. 206 X 189 incirca,

Non sappiamo se i quaderni del codice erano formati di otto o di dieci fogli ciascuno ; ma se, come ci sembra molto

Le righe, tracciate a punta secca, sono in numero di

più probabile, essi constavano soltanto di otto, allora i nostri due

30 per colonna ; il numero delle lettere per ciascun rigo varia

fogli costituivano rispettivamente il 119 ed il 120 del codice,

da 14 a 22. Tutti i margini, ad eccezione del laterale interno,

ed il codice stesso cominciava senz’ altro col primo libro della

sono ampii e spaziosi.

quarta decade ; se invece i fascicoli erano composti di dieci

L ’ indicazione del contenuto è data dal titolo, scritto nel

fogli ciascuno, allora i nostri fogli corrispondevano al 149 e 150

mezzo del margine superiore e disposto in modo che nel verso

del codice, ed il codice verosimilmente aveva in principio l’indice

è registrato il nome dell’ autore Titi L ivi, e nel recto il libro

dei capitoli o il sommario. A queste conclusioni ci porta il calcolo

delle storie del medesimo Lib. X X X I V 1. E veramente ciascun

approssimativo, fatto in base alla quantità della materia con­

pezzo contiene un frammentino del lib: X X X IV della storia

tenuta nel foglio intiero del codice a noi pervenuto, paragonata

liviana: la tavola seguente dà il contenuto dei singoli frammenti,

con l’edizione del Weissenborn. Di quanti fogli constasse l’intiero

secondo l'edizione del Weissenborn *.

codice non ci è possibile precisare, non sapendo noi se esso contenesse soltanto i primi cinque, oppure tutti e dieci i libri

»

c. IIr c. IIIr = c. IV c. UT c. IVV : c.

»

lv

»

»

IL V

>

VL

»

VII’· =

» »

vv VL

»

VIL =

Frammento Ir

» » »

»

= =

-

36, lin. 17 - c. 37. Un. 1

della quarta decade 12 3, e se al principio o alla fine avesse ancora

37. lin. 1-7 ;

l’ epitome o l’ indice del contenuto. Secondo il computo da noi

37. lin. 7-13 ;

fatto, possiamo soltanto affermare che se il codice conteneva i

37. lin. 1 3 - 19 ;

primi cinque libri della decade, e non aveva l’indice o il sommario

37- lin. 19 - c. 38, lin. 3 ;

né in principio nè in fine, allora esso poteva constare di circa

38. lin. 3-9 ;

168 fogli; se, oltre ai primi cinque libri, aveva ancora al prin­

— c. 38, lin. 9-1 5 ; = c. 38, lin. 15-20; — c. 38, lin. 20-24;

= —

c. c. c. c. c.

cipio l’indice del contenuto od il sommario, allora poteva risul­ tare a un di presso di 198 fogli; se invece conteneva tutti e dieci i libri, ma senza nient’ altro nè in principio nè in fine, esso

38, lin. 24 - c. 39. lin. 4 !

risultava composto di circa 472 fogli; e se, oltre all’ intiera decade,

39. lin. 4-6;

aveva ancora al principio l’indice o il sommario, allora poteva

39. lin. 30-35; 39. lin. 35 - c. 40, lin. 3;

avere circa 504 fogli. Se poi l’indice o il sommario era al fine

40, lin. 3-5-

tava composto di oltre 168 fogli e, nel secondo, di più di 472.

dei cinque o dei dieci libri, allora, nel primo caso, il codice risul­ L ’ iniziale di ogni colonna è assai più grande delle altre

Insomma, il foglio intiero, formato dai quattro primi fram­ menti, contiene i capi 36-38 dalle parole non inriia alle parole

lettere ; cosa questa, che noi troviamo anche in altri codici antichi, come ad es. nel Livio veronese 4 e nel viennese 5.

haec aperta sine ; e la prima e quarta colonna del foglio seguente,

Dei segni di abbreviazione sono usati due soltanto : la

costituite dagli altri tre frammenti, comprendono rispettivamente

lineetta, per indicare la M o la N ; ed il punto dopo la B e

i capi 38-39 da muro loca sunt a per facile Romanus, ed i capi

la Q, per indicare rispettivamente US e UE. Solo nel titolo, il

39-40 da , sono date dai

aneli’ esso irreperibile, e l’antigrafo dei codici più recenti \

due seguenti elenchi :

Ai due archetipi di Chartres (?) e di Piacenza s’ ag­ giungono ora i nostri frammenti d’ un codice romano (R), il

RBd> contro M;

quale per l’ antichità non la cede a quello di Piacenza e nep­ pure forse ai mss. più antichi delle altre decadi di Livio, giunte fino a noi. Dal poco che ce ne è pervenuto, parrebbe eh’ esso appar­ tenesse ad una famiglia diversa da quella rappresentata dagli archetipi di Chartres (?) e di Piacenza. Ne fanno prova alcune

(A, 16) circulos RB ; ad arma subito (M) , (B, 22-24) paucorum excursio lacessentium RB?; a suis (M).

sue lacune e non poche varianti che non si riscontrano in nes­ suno dei codici delle altre due classi, ed il fatto che la lezione

RM contro B (B, 30) commissa B(M); emissa B (C, 27-28) difficiliora RMC; difficilia B ‘I> (E, 9) laboraret RMC; laborabat B (H, 15 e 20) Quintius R(M) ; Quinctius B .

noteremo: le due buone di ubi (A, 24) invece di ibi, e di inbos { = inpos E, 16) invece di inops ; le due notevoli ait (B, 16) invece

Il testo dei nostri frammenti, accanto a poche buone varianti

di pronuntiat, e priorum (A, 5-6) invece di iratorum che si legge

e ad altre poche degne di nota, ha pure degli errori grossolani,

in B , e di irritatorum che si trovava in Mc, e le altre seguenti:

manifestamente dovuti o all’inesattezza dell’antigrafo, o all’ incuria

observabatur (A, 7) invece di obversabatur, ex eaque (A, 24) invece

o all’ignoranza del copista, o a tutte e tre le cose insieme. Ma

di ea quae, nuncupatoribus (A, 30) invece di nunc a partibus,

ad onta di questa scorrettezza, essi non cessano di avere grande

exemplo (B, 24-25) invece di extemplo, aditus (C, 28) invece di

importanza, siccome quelli che servono a chiarire sempre meglio

aditu, clamore sublatus ubi redeundique (D, 16-17) 'n vece di

la strada che dovrà tenere il futuro editore d’ un’ altra edizione

clamore sublato subire undique, ut maxime quisque (E, 8-9) invece

critica della quarta decade.

di ut quisque maxime, terraeque (E, 21) invece di ternaeque, missibilibus (E, 26-27) invece di missilibus, ecc.

Già per il fatto che i nostri frammenti s’ accostano talvolta alla lezione del cod. di Magonza e si discostano dall’archetipo

Le varianti del nostro codice, quand’ esso s’accosta all’arche­

di Piacenza, e viceversa, si arguisce che l’editore dovrà tenere

tipo di Piacenza (B) discostandosi dal cod. di Magonza (M),

in gran conto non solo la lezione del codice Moguntino, con-

1

II cod. di Bamberga Class, 75 contiene, coni’ è noto, i libri XXXI-cap. X XX, 9 (ediz. di Basilea, 1535, p. 33), e si confronti : Drakenborch,

XXXVIII, 46, 4 (ma del lib. XXXIII ci offre soltanto i capi I-17, 6);

loc. cit., p. LVII sgg.; Weissenborn, D e ratione qua S ig . Gelenius quartam

il cod. di Magonza conteneva invece tutta la quarta decade a cominciare

T. L iv ii decadem emendaverit, loc. cit., p. 302-320; Luchs, D e S igism un di

dal lib. XXXIII, 17, 6. Sul cod. di Bamberga si veda specialmente:

G elenii cod. L iv . S p iren si comment.. Erlangen, 1890. — Per ciò che ri­

Kreyssig, T iti L iv it ab Urbe condita liber X X X I I I . A d Codicis Bam-

guarda i mss. del gruppo più recente, cfr. Drakenborch, loc. cit., p. 624-

bergensis et editionum antiquarum fidem denuo edidit et adnotationem cr i­

626; Zingerle, in Sitzungsberichte der Wien Akad., CX X X I (1S95), phi/os-

ticam adiecit Ioan. Theoph. Kreyssig. Accessit varietas lectionum in libris

hisl. C I . , -2 Abh., p. 1 sgg.; CX X X IX (1898),

X X X I - X X X I l et X X X I V - X X X V i l i ex cod. Bamberg. diligenter enotata,

Articoli con proposte di correzioni da introdursi in qualche passo della

Misenae, 1839; Traube, op. cit., loc. cit., p. 18-21. Sul cod. di Magonza

quarta decade scrissero, tra altri : L. Vielhaber ( Z eitsch rift fü r die öster­

é da vedere ciò che ne scrivono Niccolò Carbach nell’avvertenza ai lettori

reichischen Gymnasien, XVIII, 1867, p. 622-625; XIX, 1S68, p. 408-418);

pubblicata dopo la car. 730 dell’ediz. Moguntina del 1518, il Drakenborch

A. Zingerle ( Z eitschrift cit., XXXIX, 1888, p. 701-703; Sitzungsber. der

nella prefazione all’ ediz. di Livio stampata a Stuttgart (voi. XV, 1827,

Wien Akad., CXXVIII, 1893, 5 Abh.); H. I. Müller ( Z eitsch rift cit., loc.

p. CVII-CXIII), il Weissenborn nei suoi due lavori D e codice L iv ii IWogmi-

cit., p. 705-706); R. Novàk (ibid., XLIII, 1892, p. 200 sgg.); A. Schmidt

tino, pars I, Eisenach, 1865 ; De ratione qua Sigism undus Gelenius quartam

(ibid., p. 979). — Per la quarta decade si veda ancora : L. Urlichs, D ie

T iti L iv ii decadem emendaverit, in Commentationes philologicae in honorem

Bam berger H andschriften des L iv iu s, in Eos, I, 1864, p. 84 sgg. ; H. Kraffert,

Th. Momtnseni, Berolini,

1877, p. 302-320; il Madvig nella prefazione

D er L ieg n ilze r L iv iu s Codex, in Iahrb. fü r class. Phi/ol.,C\\\, 1871, p. 69-75;

all’ediz. di Livio curata con G. L. Ussing, voi. Ili, par. I, Hauniae, 1863,

R. Peiper, ibid., p. 211-216; A. Zingerle, nella prefaz. all’ ediz. di Livio,

p. Ili sgg. e nelle Emendationes Livianae iterum auctiores editae. Hauniae,

par. V, Vindobonae-Lipsiae, 1S90; W. Gemoll, K ritisch e Bem erkungen zu

2 Abh., p. 1 sgg. —

1877, p. 443 sgg.; ed il Traube, op. cit., p. 21-26. — Per il cod. di Spira

lat. Schriftstellern, II, Progr. von Liegnitz, 1898. — Per la classificazione dei

si leggano le annotazioni del Rhenano e del Gelenio al lib. XXVI,

codici riguardanti la quarta decade vedi Traube, op. cit., loc. cit., p. 26.

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Storia dei fram m enti.

7

servataci più o meno genuina nelle edizioni di Carbach e di

Queste note indicano le reliquie che erano ravvolte nei singoli

Gelenio, ma ed anche quella del codice di Piacenza. Per il fatto

frammenti. Esse sono del tenore seguente:

poi che il codice nostro molte volte s’ accosta ad M ed al tempo

Iurd\annis (framm. I, marg. sup.) ; hp Tera |de sepu\lcrus \D(omi)ni

stesso alla copia () da cui derivano i codici più recenti, mentre

(framm. II, marg. inf. a destra) ;

s’ allontana dal codice di Bamberga (B), appar chiaro che il

(framm. Ili, marg. sup.); ifi Terra \ de sepclus (leggi: sepulclusì)

testo di B dovrà essere integrato e corretto con l’ esame accu­

D(omi)ni (framm. IV, marg. inf.); ^ Petra | de Calbari\us locus

rato e e diligente di *t>. Quest’ esame, esteso anche alle varianti

(framm. V, marg. sup.);

del codice di Spira (S), che si possono trarre dall’ edizione del

lat.); 0

Gelenio, avrà per risultato di darci la vera lezione dell’ arche­

marg. inf.) 2.

tipo di Piacenza 1

Terra de\flumen

Petra | de pre\sipet \ D(omi)ni

Spunn\ia D(omi)ni (framm. VI, marg.

Terra de s\pilunca Elis\abet cun Io\(an)ne (framm. VII,

Non può essere dubbio che queste note vi furono apposte

Ecco le varianti, in cui R sta con

e con M contro B :

quando vennero utilizzati i nostri frammenti per inchiudere le reliquie suddette. Ora l’epoca in cui ciò avvenne si può fissare

(A, 19) tnmultu Rd>(M); tumulto B

con ogni probabilità al secolo Vili. A questo tempo, infatti, ci

(B, 12) fortunam R (M); fortuna B

richiamano la pessima ortografia delle note stesse, i loro errori

(D, 7) equitumque R(M); B omette que

di grammatica e la loro forma di scrittura, la quale è in onciale

(D,

16) clamore sublato (sublatus R) RiI>(M); sublato

con elementi corsivi in tutti i frammenti, ad eccezione del secondo

clamore B

e del terzo.

(D, 24) trifariam Rd> (M) ; trifaria B

Quanto alla scrittura, la forma di alcune lettere, come p. es.

(E, 13) pavone R(M); omette B

della L ancor priva della lineetta nella parte superiore, sebbene

(H, 9) impetus R (M) ; impetum B

già terminante quasi sempre nella parte inferiore in coda mani­

(H, 19) redierunt in castra R (M) ; in castra redierunt B.

festa, della R con ampio ventre, della T con la sbarra una sol volta inclinata nell’ estremità di destra e di sinistra, e della M

E ciò basti riguardo alla classificazione ed all’ importanza

una sola volta col primo semicircolo quasi chiuso, ci lascerebbe

dei nostri frammenti; v o l g i a m o c i o r a a s o l l e v a r e q u a l ­

incerti tra il sec. VII e 1’ V ili, ma la peculiarità della N già

c h e l e m b o d e l f i t t o v e l o c h e ne c o p r e la s t o r i a .

parecchie volte con la traversa tirata in modo da non arrivare

Giovano al nostro intento alcune note manoscritte che si leg­

né alla testa della prima né al piede della seconda asta ci fa

gono al verso del quinto frammento ed al recto di tutti gli altri.

propendere ad assegnarla al secolo Vili 3. La qual nostra pro-

1 Cfr. Traube, op. cit., loc. cit., p. 21.

loco;

sancì a s i l e x

2 L'indole di questa pubblicazione non ci permette di intraprendere

S io n ;

lapis in quo Dom inus transfiguratus est in monte; l i g n u m praesepe

ubi Dom inus

Domini,

conditus

e s t ; lapis de monte de

uno studio speciale sulle reliquie indicate. Di esse pertanto si dirà apposi­

saneto

in quo puer natus f u t i positus ; lapis

tamente in altro luogo più appropriato; qui ci sia lecito dirne poche parole.

de monte Sina , ubi le x data f u i t ; lapis de sepulcro sanctae Mariae (Ioannis

Le reliquie suddette, stando a quanto ne attesta il Grisar (in L a civiltà

Diaconi liber de ecclesia Lateranelisi, in Migne, Patrologia latina, LXXVIII,

cattolica, 1906, voi. II, p. 517), sarebbero state trovate nello scrigno di

col. 1380). Nel passo surriferito, tre delle reliquie menzionate corrispon­

Leone III; ma nel medioevo, secondo la testimonianza di Giovanni Dia­

dono alle reliquie avvolte nei frammenti liviani ; esse sono quelle della

cono canonico del Patriarchio Lateranense nella seconda metà del sec. XII,

spugna e delle pietre del fiume Giordano e del Calvario; una delle reliquie

una sola di esse si sarebbe conservata nello scrigno di Leone III, ed è questa

nostre non è menzionata, ed è quella della terra della spelonca ove, secondo

la reliquia della spugna di N. S., le altre si sarebbero conservate di fronte

la tradizione, S. Elisabetta si rifiugiò con S. Giovanni Battista (cfr. Proto-

allo stesso altare, in un reparto di pietre preziose collocato sotto i piedi

evangelium Iacobi, c. XXII, in Tischendorf, Evangelia apocrypha, Lipsiae,

dell’immagine del Salvatore. Ecco il testo di Giovanni Diacono, che fa

1S76, p. 43-44); le altre, ossia le due reliquie della terra del Sepolcro di

al caso nostro : In hac eadem arca cypressina est t>anis unus Coenae D o­

N. S. e la pietra del presepio, sembra che trovino il riscontro, una nella

mini, et tredecim de

Coenae, et de arundine, et de

reliquia de sepulcro Dom ini, ubi corpore mortuus requievit, l’altra nella

s p o n g i a c u m a c e t o a d os D o m i n i p o s i t a , et lignum de sycomoro,

sancta sile x ubi Dom inus conditus est , e la terza o nel lapis de sancta

lenticulis

eiusdem

ubi Zachaeus ascendit. E t super hoc altare . est imago Salvatoris m ira­

Bethlehem, oppure nel lignum de sancto praesepe. Non sarà inutile aggiun­

biliter depicta in quadam tabula, quam Luca evangelista designavit , sed

gere che con Giovanni Diacono s’ accordano sostanzialmente il Rasponi

virtus D om in i angelico p erfecit officio; sub cuius pedibus in quadam pre­

(/?