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Fédération Internationale des Instituts d'Étud es Médiévales TEXTES ET ÉTUDES DU MOY EN ÂGE, 71
Ei autem qui de politia considerat ... Aristo tele nel pensie ro politico medievale
Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales
Présidents honoraires : L. E. BOYLE (t) (Biblioteca Apostolica Vaticana e Commissio Leonina, 1987-1999) L. HoLTZ (Institut de Recherche et d'Histoire des Textes, Paris, 1999-)
Président: J. HAMESSE (Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve)
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Secrétaire : P. CANIZARES (Universidad Complutense de Madrid)
Éditeur responsable : A. G6MEZ RABAL (lnstituci6n Mila y Fontanals, CSIC, Barcelona)
Coordinateur du Diplôme Européen d'Études Médiévales: G. SPINOSA (Università degli Studi di Cassino)
Président de l'Association des Anciens Étudiants du Diplôme : M. PAv6N RAMÎREZ (Roma)
Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales TEXTES ET ÉTUDES DU MOYEN ÂGE, 71
Ei autem qui de politia considerat ... Aristotele nel pensiero politico medievale
Lidia Lanza
Barcelona- Madrid
2013
Pubblicato con il contributo del progetto «Iberian Scholastic Philosophy at the Crossroads of Western Reason: the Reception of Aristotle and the Transition to Modernity» (PTDC/FIL-FIL/109889/2009), finanziato dalla Fundaçào para a Ciência e a Tecnologia - Portugal, con fondi nazionali e del programa FEDERPrograma Operacional Factores de Competitividade (FCOMP-01-0124-FEDER015290).
ISBN: 978-2-503-55127-2 AU rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system or transmitted, in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwhise, without the prior permission of the publisher. © 2013 Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales. Departamento de Filologia Latina, Despacho A-309, Facultad de Filologia. Edificio A, Ciudad Universitaria - 28040 Madrid - Espaîia.
Indice Generale
Introduzione ............................................................................................................................................
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1. Aspetti della ricezione della Politica aristote1ica ne1 XIII secolo: Pietro d' Alvemia ................................................................................................................................................
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2. Il finis ho minis nell'Etica e nella Politica di Aristote le. Note su alcuni commenti del secolo XIII ..............................................................................................................
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3. 1 commenti medievali alla Politica e la riflessione sullo stato in Francia (secoli XIII-XIV) ................................................................................................................................
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4. 'Luciferianae pravitatis imago'. Il tiranno tra alto e basso Medioevo ......
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5. Guerra e pace in Aristotele: alcune riflessioni sui commenti medievali alla Politica ..............................................................................................................................................
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6. 'Ars acquirendi pecunias'. La crematistica nella Politica di Aristote le e nei suoi commenti medievali ......................................................................................................
205
7. La Politica di Aristotele e il De regimine principum di Egidio Romano ......
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INDIC!........................................................................................................................................................ Manoscritti ........................................................................................................................................ Autori antichi, medievali e rinascimentali.................................................................... Autori modemi e contemporanei ........................................................................................
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INTRODUZIONE
Gli studi raccolti in questo volume sono l'esito delle indagini che ho dedicato nel corso degli anni alla ricezione della Politica di Aristotele nel Medioevo. Ruotano prevalentemente intorno a una serie di testi che considera decisivi nell' iter che ha portato i medievali a riappropriarsi della Politica e a un autore che, più di ogni altro, ha dettato i modi con cui tale riappropriazione è avvenuta. 1 testi sono i commenti dedicati all' opera di Aristotele. Composti nell'ambito dell'insegnamento delle università medievali e talvolta degli studia degli Ordini mendicanti o frutto di operazioni culturali elaborate in un contesto di politica reale, realizzati seguendo la liftera del testo di Aristotele (commentarii o expositiones litterales) o traendo da questa determinate questioni da esaminare e risolvere (quaestiones), i commenti sono il tramite primo attraverso cui la ricezione dell' opera di Aristote le si attua. In passato ignorate o poste in subordine a tutto vantaggio di testi appartenenti ad altri generi della produzione filosofica, la cui maggiore immediatezza era considerata sinonimo di originalità da contrapporre cosi si riteneva - alla pedissequa riproposizione del testo autorevole propria della tradizione del commento, le opere appartenenti a tale tradizione sono state finalmente rivalutate da una storiografia che ne ha compreso a pieno l'importanza: hanno quindi rivelato, e in tutta la sua entità, illoro ruolo di prim'ordine nel processo che ha portato i medievali a riappropriarsi della Politica. Quel che la storiografia cui ho appena alluso ha reso un'acquisizione definitiva è dunque la necessità, per comprendere e misurare in tutti i suoi effetti la ricezione della Politica, a partire dal suo immediato ritrovamento, di non trascurare i canali primi di tale ricezione 1. 1
All'impresa bibliografica di C.H. Lohr si deve l'aver ricostruito la profilica stagione, medievale e rinascimentale, dei commenti alle opere di Aristotele. Si vedano le ricognizioni ricordate al capitolo I, nota 1. Si deve a C. Flüeler l'aver ricostruito entità e diffusione di tutti i commenti alla Politica esistenti, editi o ancora tràditi da manoscritti, compresi gli anonimi: C. FLÜELER, Rezeption und Interpretation der Aristotelischen «Politica» im spiiten Mittelalter, 2 vol!., B.R. Grüner, Amsterdam-Ph iladelphia, PA 1992. Cronologicam ente ormai lontana, l'opera di Ferdinand E. Cranz è stata di un'importanza che non puo essere sottovalutata: F.E. CRANZ, Aristotelianism in Medieval Political Theory. A Study of the Reception of the «Politics», Harvard University 1938 (Ph.D. Thesis). Lo studio di J. Dunbabin ha poi fornito un impulso decisivo a rintracciare i modi con cui la ricezione della Politica si è attuata nella tradizione commentaristi ca medievale dedicata all'opera: J. DUNBABIN, «The Reception and Interpretation of Aristotle's Politics», inN. KRETZMANN-A. KENNY-J. PINBORG (eds.), E. STUMP (assistant ed.), The Cambridge
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Questo volume è esito di tale consapevolezza, che continua tuttora ad alimentare la ricerca e a produrre risultati sul versante editoriale, interpretativo2 e delle traduzioni, in lingua moderna, dei testi appartenenti alla tradizione commentaristica3 . L'indagine in esso proposta è dunque focalizzata sulle opere appartenenti al genere del commento filosofico, ma non esclusivamente: è riservata anche ad altre opere- il Policraticus di Giovanni di Salisbury, il commento alle Sentenze e il De regna di Tommaso d'Aquino, relativamente alla questione della patologia del potere - nel tentativo di comprendere cosa cambia e cosa permane, dopo la riscoperta della Politica, della riflessione politi ca precedente a tale riscoperta (capitolo IV di questo volume); è riservata anche al De regimine principum di Egidio Romano, altro importante tramite perla conoscenza e ricezione della Politica aristote li ca,
History of Later Medieval Philosophy, from Rediscovery of Aristotle to the Dis integration of Scholasticism, Cambridge University Press, Cambridge 1982, pp. 723-737. Non sono che a1cuni esempi tratti da una storiografia che ha ricevuto, in gran parte grazie ai lavori appena menzionati, un notevole impulsa. Ne sono esponenti, tra gli altri, G. Fioravanti, C. Flüeler, R. Lambertini e, più recentemente, M. Toste. 2 Sul versante interpretativo si vedano, oltre a quelli menzionati nel corso del volume, gli studi degli autori menzionati alle note 1 e 14 di questa introduzione. Le edizioni critiche di commenti alla Politica hanno ricevuto negli ultimi anni un incentivo notevole grazie a chi scrive e a Marco Toste: di Pietro d' Alvemia sono in procinto di essere pubblicate la mia edizione dello Scriptum super libros Politicorum (cfr. n. 7) e, a cura di Marco Toste, delle Quaestiones super libros Politicorum. È inoltre in preparazione, a cura di M. Toste e mi a, 1' edizione delle Quaestiones anonime tratte dal manoscritto A 100 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il rinnovato interesse per il genere del commenta filosofico ha prodotto i suoi esiti anche nel caso dell'Ethica Nicomachea: si vedano le edizioni realizzate da Iacopo Costa: Le «questiones» di Radulfo Brito sull', Mediaevalia. Textos e Estudos, 24 (2005) 131-172; V. «Guerra e pace in Aristote1e: alcune riflessioni sui commenti medieva1i alla Politica», in Pace e guerra nel bassa Medioevo. Atti del XL Convegno storico internazionale del Centra !taZiano di Studi sul Bassa Medioevo e dell'Accademia tudertina (Todi, 12-15 ottobre 2003), CISAM, Spoleto 2004, pp. 53-77; VI. «La crematistica nei commenti alla Politica di Aristote1e», in R. LAMBERTINI-L. SILEO (eds.), 1 beni di questo monda. Teorie etico-economiche nel laboratorio dell 'Europa medievale, XVI Con vegno della S.!. S. P. M. («Società italiana per lo studio del pensiero medievale»), Roma 19-21 settembre 2005, F.I.D.E.M., Louvain-la-Neuve 2010, pp. 39-65; VII. «La Politica di Aristotele e il De regimine principum di Egidio Romano», Medioevo e Rinascimento, 15 (2001) 19-75.
Nel ripresentare tali studi, ho apportato qualche leggera modifica in casi in cui mi pareva che il nuovo assetto che andavano assumendo come sezioni di un volume unitario comportasse inutili ridondanze. L'unica modifica sostanziale apportata rispetto alle versioni originarie degli studi riguarda l'edizione dello Scriptum super libros Politicorum di Pietro d' Alvemia: l'inaffidabilità del testo risultante dalla tradizione a stampa mi ha indotto ad adottare il testo della mia edizione per tutte le cita-
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zioni dall'opera, anche quelle apparse in studi che avevo pubblicato prima d'intraprendere l'edizione (nei quali, pertanto, utilizzavo l'edizione Spiazzi). In questi ultimi casi ho riconsiderato i testi e controllato gli esiti cui ero pervenuta, nel timore che tali esiti potessero essere viziati dall'inaffidabilità del testo su cui si basavano. Non è stato cosi: le sezioni dello Scriptum che avevo esaminato negli studi corrispondenti agli attuali capitoli I-III eV sono tra quelle che la tradizione a stampa ha modificato da un punto di vista unicamente terminologico, non contenutistico. Tutte le citazioni dallo Scriptum sono dunque tratte dell'edizione critica da me allestita, senza riferimento alcuno all'edizione Spiazzi; poiché l'edizione non è ancora accessibile, ho inserito, per ciascuna citazione, il riferimento al foglio del manoscritto principale da cui 1' opera dell' Alverniate è tràdita (Città del Vaticano, BAY, Vat. Lat. 777): comparendo tale riferimento nel margine esterno delle pagine del volume che conterrà l'edizione, il reperimento del passo in questione sarà, in tal modo, immediato. L'opera apparirà dunque citata in forma abbreviata come nell'esempio che segue: Petrus de Alvernia, Scriptum, Vat. Lat. 777, f. 97va (ad esempio). Precedenti rispetto agli esiti di una stagione storiografica particolarmente fervida, alcune indagini sono, inevitabilmente, "invecchiate": questo è vero in particolare per il capitolo II, redatto prima che vedessero la luce le nuove edizioni e ricerche sulla prima ricezione dell' Ethica nicomachea condotte da Valeria Buffon, Anthony J. Celano, Martin J. Tracey, Irene Zavattero 13 . Ho inserito parte di questi aggiornamenti nel corso del volume, tra parentesi quadre; è chiaro pero che un'indagine che di tali aggiornamenti tenesse conto sarebbe ora ben altrimenti ricca e complessa; se le ho riproposte è unicamente perché contengono un'interpretazione dei motivi principali di tale ricezione che ritengo an cora valida. Uguale impatto ha senz'altro avuto l'assenza, dalle mie incursioni sui terni dell' Ethica connessi alla ricezione della Politica, delle edizioni realizzate da Iacopo Costa, delle indagini di studiosi quali lo stesso Costa, Jorn Müller, Roberto Lambertini, Marco Toste. Per tutte rimando agli aggiornamenti segnalati nel corso del volume, avvertendo pero che non hanno pretesa alcuna di completezza. L'accoglienza riservata alla Politica nel Medioevo e nell'età moderna non è più confinata a settori limitati o secondari della storiografia: ritengo doveroso un ultimo avvertimento a considerare, oltre quanto è affidato alle pagine che seguono, gli studi e le edizioni realizzati da quanti continuano 13
Ho ricordato tali aggiornamenti ne! corso del capitolo II di questo volume, e in particolare alle note 9-11, 17.
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a corroborarne la conoscenza: Roberto Lambertini e Marco Toste e, su terni particolari tratti dalla Politica, Peter Biller, Claudio A. Fiocchi, Theodor W. Kôhler, Ulrich Meier 14 . Sono solo alcuni nomi, e limitati ai due ultimi decenni di storiografia, che dicono di un'attenzione ai commenti che continua a essere alimentata da nuove edizioni e a incentivarne altre. Il disinteresse, più e meno marcato, che in passato era stato riservato ai commenti, è ora decisamente lontano.
RINGRAZIAMENTI
Questo volume è stato realizzato nell'ambito del progetto Iberian Scholastic Philosophy at the Crossroads of Western Reas on: the Reception of Aristotle and the Transition to Modernity (PTDC/FIL~FIL/109889/ 2009) ~ PI J. Meirinhos ~, finanziato dalla «Fundaçào para a Ciência e a Tecnologia» portoghese. L'ho realizzato nel corso dell'attività svolta alla Universidade do Porto, Faculdade de Letras, come borsista post-dottorato della «Fundaçào para a Ciência e a Tecnologia» (SFRH/BPD/75934/ 2011 ). Nel congedarlo ringrazio innanzitutto il prof. José Meirinhos, cui devo la proposta di realizzarlo e il generoso sostegno durante tutte le fasi di lavorazione. Sono grata alla prof.ssa Jacqueline Hamesse per averne accolto la pubblicazione in una collana cosi prestigiosa. Esprimo poi la mia gratitudine a quanti hanno condiviso con me, in parte o del tutto, il percorso di ricerca che è dietro gli studi che ripresento in questa sede: il prof. Gian Carlo Garfagnini, che ha saputo trasmettermi, sin dagli inizi dei miei studi universitari, l'interesse per questo ambito della riflessione medievale cosi appassionante, e che mi ha poi sempre seguito con la sua premurosa attenzione. 1 terni che prediligo sono uno dei campi di competenza del prof. Roberto Lambertini: mi ritengo fortunata per avere sempre potuto contare sul suo generoso appoggio. Altri, miei interlocutori in alcune fasi della mia ricerca, non ci sono più: ricordo 14 U. MEIER, Mensch und Bürger. Die Stadt im Denken spatmittelalterlicher Theologen, Philosophen und Juristen, Oldenbourg, Mi.inchen 1994; P. Biller, The Measure of Multitude: Population in Medieval Thought, Oxford University Press, Oxford 2000 [edizione riveduta: 2003]; C. FIOCCHI, «Mala potestas». La tirannia nel pensiero politico medioevale, Lubrina, Bergamo 2004; Io., Dispotismo e libertà neZ pensiero politico medievale. Riflessioni all'ombra di Aristotele (sec. XIII-XIV), Lubrina, Bergamo 2007; T.W. KbHLER, «Homo animal nobilissimum». Konturen des spezifisch Menschlichen in der naturphilosophischen Aristoteleskommentierung des dreizehnten Jahrhunderts, 2 vol!., Brill, Lei den-Boston 2008-2014.
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an cora 1'es trema gentilezza con cui, ormai tanti anni fa, Mario Grignaschi mi rendeva partecipe delle sue riflessioni, o l'entusiasmo con cui Francesco del Punta mi fomiva strumenti indispensabili per le mie indagini su Egidio Romano. Da ultimo, i miei 'grazie' più carichi. A Marco, con cui ho il privilegio di condividere i miei studi, oltre che la mia vita. Non potrei ormai immaginare la mia ricerca senza tale condivisione, attenta e rigorosa, critica - talvolta caustica - ma sempre e comunque entusiasta e costruttiva. A Caterina, mia sorella, l'altra costante, imprescindibile, nella mia vita e nella mia ricerca, cui devo un sostegno estremamente competente e straordinariamente amorevole: a lei dedico questo volume.
Aspetti della ricezione della Politica aristotelica nel XIII secolo: Pietro d' Alvernia
Qualora ci si soffermi a considerare l'accoglienza riservata alla Politica aristotelica dai maestri medievali, si puo constatare un fatto che, di primo acchito, suscita una certa sorpresa: il numero dei commenti dedicati a essa è senza dubbio inferiore rispetto a quello dei commenti dedicati ad altre opere aristoteliche 1. Tale constatazione risulta ancor più sorprendente se si considera che la Politica divenne disponibile in un momento particolarmente propizio ad accoglierla, in quanto la sua apparizione avvenne al termine della lenta e graduale assimilazione del pensiero aristotelico da parte della Scolastica latina. Essa, infatti, fu una delle ultime opere a essere rese accessibili nella lunga serie delle traduzioni latine di Aristotele2 , giungendo in Occidente in 1
A tai proposito si vedano innanzitutto i vari contributi di C.H. Lohr: C.H. LOHR, «Medieval Latin Aristotle Commentaries». Traditio, 23 (1967) 313-413, 24 (1968) 149245, 26 (1970) 135-216, 27 (1971) 251-351, 28 (1972) 281-396, 29 (1973) 93-197, 30 (1974) 119-144; ID., «Aristotelica Gallica: Bibliotheca A-L», Theologie und Philosophie, 57 (1982) 225-259; [ID., Latin Aristotle Commentaries, 1.2 Medieval Authors. M-Z, adiuv. C. COLOMBA, SISMEL-Ediz ioni del Galluzzo, Firenze 2010; ID., Latin Aristotle Commentaries, 1.1 Medieval Authors, A-L, adiuv. C. CoLOMBA, SISMEL-Ediz ioni del Galluzzo, Firenze 2013]. Per la Politica disponiamo, grazie a Christoph Flüeler, di una ricognizione completa dei commenti conosciuti, comprensiva- a differenza delle ricognizioni di Lohr appena menzionate - anche dei commenti anonimi: C. FLüELER, «Mittelalterliche Kommentare zur Politik des Aristoteles und zur pseudo-aristotelischen Oekonomilo>, Bulletin de la philosophie médiévale, 29 (1987) 193-229; ID., Rezeption und Inte1pretation der Aristotelischen «Politica» im spiiten Mittelalter, 2 voll., B.R. Grüner, Amsterdam-Ph iladelphia, PA 1992. Ferma restando la scarsità del numero dei commenti dedicati alla Politica, è tuttavia opportuno ricordare - nota Fioravanti - che «praticamente tutti i primi grandi esponenti dell'aristotelis mo latino si sono cimentati con it testo aristotelico: Alberto, Pietro d' Alvemia, Tommaso, Sigieri di Brabante, e che anche in seguito esso attirerà l'attenzione di un Burley, di un Buridano, di un Oresme» (G. FIORAVANTI, «"Politiae Orientalium et Aegyptiorum". Alberto Magno ela Politica aristote !ica», Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosojia, 9 (1979) 195-246; il passo citato è a p. 209, n. 33). 2 La Politica fu disponibile per i medievali in due traduzioni latine dai greco. La prima, composta in un arco cronologico compreso tra il 1260 e il 1264 e tràdita anonima, è attribuita, pur se con qualche incertezza, a Guglielmo di Moerbeke; contiene solo il primo libro dell' opera aristotelica e parte del secondo, arrestandosi al capitolo 11, riga 1273a30 dell'edizione Bekker. È disponibile in edizione critica: Politica, Libri I-II.ll. Translatio prior imperfecta, interprete Guillelmo de Moerbeka (?), ed. P. MICHAUD-QUANTIN, Desclée De Brouwer, Bruges-Paris 1961 (Aristoteles Latinus, XXIX.!). La seconda copre l'intera
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seguito alla riscoperta dell' Aristotele fisico e logico; soprattutto, non va sottovalutato il fatto che la Politica giungeva dopo 1'Etica Nicomachea, a completamento cioè, come asserisce lo stesso Aristotele, della filosofia dell'uomo: Relinquentibus igitur priorum inperscrutabile quod de legisposicione, ipsos intendere magis melius forte et totaliter utique de politeia, ut ad potenciam quae circa humana philosophia perficiatur3 .
opera aristotelica e fu portata a compimento da Guglielmo di Moerbeke, con ogni probabilità nella seconda metà degli anni '60. La sua edizione di riferimento è a tutt'oggi ~non essendo stata ancora completata l'edizione per la serie «Aristoteles Latinus» (XXIX.2), preannunciata da B. Schneider~, quella a cura di F. Susemihl: Aristotelis Politicorum libri octo, cum vetusta translatione Guillelmi de Moerbeka, ed. F. SUSEMIHL, Teubner, Leipzig 1872. Un'edizione parziale (libri I-III.8, vale a dire il testo compreso tra le righe Bekker 1252al e 1280a7) è disponibile grazie a H.F. Dondaine e L.J. Bataillon, che hanno fatto precedere al testo criti co del commenta dell' Aquinate «un texte aussi proche que possible du texte critique de la traduction de Moerbeke» (Sancti Thomae de Aquino Opera omnia iussu Leonis XIII PM. edita, XLVIII, Sententia libri Politicorum. Tabula libri Ethicorum, cura et studio Fratrum Praedicatorum, Romae, ad Sanctae Sabinae 1971, pp. A44-A63: Préface. Le texte d'Aristote. L'edizione del testo è contenuta tra le pp. A 71 e A205). [L'edizione critica del commenta di Pietro d'Alvemia (Scriptum super libros Politicorum), a cura di chi scrive e di prossima uscita, contiene anche un' edizione della versione latina moerbekana commentata dall' Alvemiate (1280a7 fino alla fine dell'opera) non critica ma "prammatica", funzionale alla lettura, comprensione ed edizione del testo critico dello Scriptum. È stata realizzata ponendo come base il testo stabilito da F. Susemihl e confrontando tale testo con gli esiti della collazione realizzata tra esemplari della tradizione del testo latina di Moerbeke cui già H.F. Dondaine e L.-J. Bataillon avevano riconosciuto un alto standard di autorevolezza]. Sulle versioni latine della Politica si vedano: J. DUNBABIN, «The Reception and Interpretation of Aristotle's Politics», in N. KRETZMANN~A.J.P. KENNY~J. PINBORG--E. STUMP (eds. ), The Cambridge His tory ofLa ter Medieval Philosophy, from Rediscovery ofAristotle to the Disintegration of Scholasticism, Cambridge University Press, Cambridge 1982, pp. 723-737; G. VERBEKE, «Moerbeke, traducteur et interprète. Un texte et une pensée», in J. BRAMS~W. VANHAMEL (eds.), Guillaume de Moerbeke. Recueil d'études à l'occasion du 700e anniversaire de sa mort (1286), Leuven University Press, Leuven 1989, pp. 1-21; W. VANHAMEL, «Biobibliographie de Guillaume de Moerbeke. §3: Liste annotée des oeuvres de Moerbeke et aperçu bibliographique», ibid., pp. 319-383: 339-341; [J. BRAMS, La riscoperta di Aristotele in Occidente, trad. A. TOMBOLINI, Jaca Book, Milano 2003, specialmente le pp. 111, 116, 122-123]. Tutte le citazioni dal testo latina della Politica presenti nei capitoli di questo volume sono tratte dall' edizione Susemihl. 3 Ethica Nicomachea 1181 b 13-15. Testo latina in: Ethica Nicomachea. Translatio Roberti Grosseteste Lincolniensis sive «Liber Ethicorum». B. Recensio recognita, ed. R.A. GAUTHIER, Brill~Desclée de Brouwer, Leiden~Bruxelles 1974 (Aristote1es Latinus XXVI.l-3, fasc. IV), pp. 587 (l. 26), 588, 11. 1-2 (d'ora in poi: Aristotelis Ethica Nicomachea [ ... ] Recensio recognita). Cosi commenta 1'Aquinate: «Et dicit quod ex quo
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Sarebbe stato logico aspettarsi, dunque, che allaPolitica venisse riservata la stessa accoglienza che ebbero le altre opere appartenenti al corpus aristotelico. Eppure, limitando l'indagine alle expositiones per modum commenti, si deve concludere che la fortuna della Politica aristotelica fu inferiore rispetto alle aspettative. Per giustificare questo trattamento particolare riservato alla Politica aristotelica dai suoi lettori medievali, è opportuno far riferimento a un duplice ordine di mo ti vi: i primi, intrinseci all' opera, sono riconducibili allo scarto che i commentatori medievali ravvisarono fra l'obiettivo che il Filosofo si proponeva di raggiungere con la sua indagine politica (il costituirsi di una scienza dello stato) e le caratteristiche effettive dell' opera, che sembravano precludere il raggiungimento di tale obiettivo. 1 secondi sono legati al contesto nel quale i principi contenuti nell' opera aristotelica vennero a collocarsi: è innegabile, infatti, che essi provocarono un ampliamento rivoluzionario degli orizzonti entro i quali si era svolto il dibattito politi co medievale. La giustificazione fomita da Aristotele delle istituzioni civili e il valore da lui assegnato alla vita politica sembravano inconciliabili con la tradizione cui si era ispirato da quasi un millennio il pensiero politico medievale. La difficoltà più ardua da affrontare, per un commentatore medievale, era, allora, la seguente: è possibile conciliare i principi basilari dell'aristotelismo politico con quelli della dottrina tradizionale del pensiero politico? L'analisi del commento di Pietro d' Alvemia evidenzia in modo dettagliato le molteplici difficoltà che la Politica creava ai suoi lettori medievali; essa, inoltre, chiarisce fino a che punto i principi contenuti nell' opera aristotelica erano suscettibili di adattamento alla realtà medievale. Ponendosi come una riflessione sul commento dell' Alvemiate, il presente studio intende privilegiame due aspetti: innanzitutto, le reazioni di Pietro al primo ordine di difficoltà che il testo aristotelico provocava ai suoi commentatori; come si vedrà, secondo 1'Alvemiate tali difficoltà non sono tali da pregiudicare lo statuto scientifico dell'indagine politica. priores, idest sapientes qui ante ipsum fuerunt, reliquerunt non bene perscrutatum illud quod pertinet ad legispositionem, melius est quod nos ipsi intendamus ad tractandum de legispositione et universaliter de tota politica, cuius pars est legispositiva, ut sic perficiamus philosophicam doctrinam ad potentiam, idest scientiam operativam, quae est circa humana, quam secundum hoc ultimo tradidisse videtur» (Sententia libri Ethicorum, in Sancti Thomae de Aquino Opera omnia iussu Leonis XIII PM. edita, XLVII/I-II, ed. R.-A. GAUTHIER, Romae, ad Sanctae Sabinae 1969, X.16, p. 607, IL 170-179. D'orain poi: Thomas de Aquino, Sententia libri Ethicorum).
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In seconda luogo, si propane di verificare se Pietro, continuando il commenta interrotto da Tommaso d'Aquino, rimanga fedele alle linee interpretative fornite da quest'ultimo. A tal riguardo, si avrà modo di constatare che nei primi sei capitoli del III libro - per i quali disponiamo delle versioni parallele dei due autori - Pietro segue in maniera pedissequa le argomentazioni dell' Aquinate e condivide le conclusioni dedotte da tali argomentazioni in modo pressoché incondizionato. Eppure, già in questi capitoli, è possibile scorgere alcuni indizi che, assenti nel commenta di Tommaso, svelano gli intenti e le preoccupazioni di Pietro. Proseguendo nel commenta, tali indizi trovano conferma: l' Alverniate, infatti, si allantana dall'assetto di fonda del commenta tommasiano, dimostrando una peculiarità d' approccio al testa aristotelico e fornendone una lettura non sempre o non del tutto riconducibile a quella dell' Aquinate.
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STATUTO SCIENTIFICO DELLA POLIT/CA
Nell'ambito della struttura variegata e complessa che caratterizza la Politica aristote lica, le sezioni iniziali del III libro assumevano, per un commentatore medievale, un ruolo di primo piano. In esse il Filosofo, dopo aver dedicato il primo libro alla presentazione del piano complessivo dell' opera e il seconda all'esposizione delle tesi altrui sulla stato, inizia a formulare la sua personale opinione riguardo agli elementi di cui lo stato è composta, al fine cui esso tende e, in definitiva, a che cosa esso «sia» effettivamente. Sono le lezioni più impegnative per un commentatore medievale: se è vero che il testa aristotelico presentava, in alcune sue parti, una quantità considerevole di esempi storici, la cui identificazione e interpretazione non costituiva l'interesse primario del commentatore, è vero anche che in altre sue parti - come, appunto, nelle prime lezioni del III libro - esso si prestava a teorizzazioni di carattere generale e stabiliva principi validi universalmente. Percependone 1' importanza, 1'Alverniate inizia il suo commenta alla Politica non da dove lo aveva interrotto Tommaso d'Aquino, ma dal primo capitolo del III libro. In tal modo, egli ha la possibilità di ripercorrere i principi fondamentali dell'aristotelismo politico e di fornirne un'interpretazione che ci consente di collocarlo, nell'ambito della riflessione politica medievale, fra colora che, sull'esempio di Tommaso, condivisero i punti fondamentali della dottrina dello stato presente nell'opera aristotelica, comprendendo l'inversione di tendenza che la loro adozione comportava.
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Affermando - con Aristotele - la naturalità del civis e, di conseguenza, dello stato, insistendo sulla sua autonomia e sulla necessità, perché esso possa attingere al suo fine, di un'autorit à che detenga la po testas coactiva, Pietro manifesta in modo inequivocabile la sua posizione in relazione a tali principi, che è di totale condivisione dell'interpretazione che di essi aveva fomito l'Aquinate nel suo commento. Un'analis i comparata dei commenti dei due maestri ai sei capitoli iniziali del III libro evidenzia una dipendenza dottrinale strettissima di Pietro da Tommaso, che giunge, in alcuni casi, sino a una coincidenza letterale; se, dietro l'apparente uniformità del genere del commento filosofico, è possibile riscontrare alcune differenze nel modo in cui i due autori analizzano il testo aristotelico 4, que ste non sono tali da indurre a ravvisare un'originalità dell'Alvemiate. La conclusione di un'analisi comparata delle sezioni del commento alla Politica per le quali disponiamo delle versioni parallele di Pietro e di Tommaso, pertanto, non puo che essere la seguente: è impossibile stabilire un'indipendenza dottrinale di Pietro da Tommaso, poiché in questi capitoli è ravvisabile, in ogni fase dell'argomentazione, dietro al testo dell' Alvemiate que llo dell' Aquinate. È altresi vero, d' altra parte, che tale dipendenza dottrinale dell' Alverniate da Tommaso non permane invariata da un capo all'altro del commento; proseguendo oltre la sezione di testo «letta» da Tommaso, Pietro, come si vedrà analizzando la sua posizione in relazione alla questione dell' optima politia, dimostra infatti una peculiarità d'approccio al testo aristotelico e un'originalità che lo inducono ad allontanarsi, in alcuni casi, dall'assetto di fondo del commento tommasiano. Cio che invece permane invariato è la convinzione - che Pietro condivide con Tommaso - che è finalmente possibile, grazie al ritrovamento della Politica aristotelica, fondare scientificamente lo studio sullo stato. In vista di tale fine, i due autori puntualizzano con precisione i criteri da adottare per attribuire all'indagine politica un carattere scientifico. Sin dai capitoli iniziali del Ill libro, i due maestri ribadiscono a più riprese la necessità di eliminare cio che è contrario a una considerazione scientifica: i 1 dubbio, le considerazioni avulse dalla realtà e, pertanto, non verificabili e, in generale, tutti quei modi di procedere che non appartengono alla scienza5 . Sia Tommaso che Pietro puntualizzano con precisione 4
Cfr. pp. 33-34. Ne! I capitolo del III libro, Pietro afferma: «Dicit igitur quod modi illi secundum quos ali qui aliqualiter dicuntur ciues ut metaphorice et secundum quid, ad modum loquentium poetice, dimittantur ad pre sens» (Petrus de Alvemia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 35rb ). Anche Tommaso aveva espresso, con parole simili, la medesima esigenza: «Dicit 5
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tali criteri, nella consapevolezza che solo in tal modo l'edificio dello stato sarà eretto su basi certe, verificabili e, in quanto tali, inattaccabili. In quest' ottica, prima di soffermarsi sulla forma secondo cui sono strutturate le varie funzioni dello stato, è necessario parlare della forma concreta di stato, della civitas; Pietro ne spiega cosi il motivo: quia illud de cuius quidditate contingit dubitare in politicis, oportet considerare debentem considerare de politia. Sed in politia quandoque dubium est quid est ciuitas. Aliquando enim dubitant de actionibus et contractibus factis, utrum ciuitas egerit uel contractum fecerit: quidam enim dicunt quod ciuitas egit; quidam autem dicunt quod non [ ... ] In omnibus autem hiis dubitant quid est ciuitas, quia qui dubitat de operatione propria alicuius dubitat de forma a qua procedit operatio: si enim determinarent quid est ciuitas, non dubitarent de talibus, puta, utrum ciuitas fecerit uel non6 .
Dalla considerazione scientifica di un oggetto bisogna bandire qualunque elemento che impedisca di pervenire alla certezza assoluta: il dubbio è il primo ostacolo da superare in questo percorso che porta alla verità 7 . Esso è qualcosa che getta ombre sulla conoscenza dell'essenza di una cosa: qualora non venga superato, non è possibile sapere se realmente esistente è solo la civitas, cioè i singoli che operano concretamente, storicamente, ose vi sia anche un'entità giuridica che risponde delle sue azioni e, in quanto tale, costituisce la ragion d'essere, la forma, l'ordine secondo
ergo primo quod debemus ad presens dimittere illos qui dicuntur ciues secundum aliquem modum poeticum, id est secundum methaphoram uel similitudinem, quia isti non sunt uere cives» (Sancti Thomae de Aquino Opera omnia iussu Leonis XIII P.M. edita, XLVIII, Sententia libri Politicorum. Tabula libri Ethicorum, cura et studio Fratrum Praedicatorum, Romae, ad Sanctae Sabinae 1971, III.l, p. Al87, rr. 75-79 (d'orain poi: Thomas de Aquino, Sententia libri Politicorum ). Ancora ne! primo capitolo. Pietro mette in guardia contro gli errori di quanti «determinauerunt ciuem secundum usum et consuetudinem suam» (Petrus de Alvemia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 36ra); «[ ... ] si sic determinaretur ciuis politice, id est secundum consuetudinem quarundam ciuitatum, et celeriter, id est ante debitam disquisitionem, consurgit dubitatio [... ]» (Thomas de Aquino, Sententia libri Politicorum, III.l, p. A188, IL 222-225). Le citazioni dallo Scriptum sono tratte dall'edizione a cura di chi scrive, seconda le modalità di riferimento precisate nell'avvertenza iniziale, p. 14. 6 Petrus de Alvemia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 35ra. 7 Ove è da notare che, in questo caso, non si sta parlando di quel dubbio che permette l'avanzamento della ricerca, come quando dubitando, prospettando cioè il problema in altro modo, si determina se è o non è la stessa la virtù del buon cittadino e quella dell'uomo buono nell' optima politia: «[ ... ] sed etiam contingit adducere dubitando rationem ad idem de ciue in politia una et optima[ ... ]» (Petrus de Alvemia, Scriptum, III.3, Vat. Lat. 777, f. 37vb).
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il quale la civitas viene strutturata. Bisogna inoltre occuparsi- ed è questa la seconda ragione per cui è necessario soffermarsi sulla civitas, prima che sulla politia - di cio che è 1' oggetto primario di considerazione da parte di coloro che elaborano le leggi: Et dicit quod in politia oportet considerare de illo quod ornnes legislatores et politi ci considerant. Nunc autem omnes considerant de ciuitate; quod declarat: nam uidemus quod totum negotium siue negotiatio legislatoris politici uersatur circa ciuitatem, quod apparet, quia politia non est aliud quam ordo habitantium in ciuitate. Tota autem intentio et negotium legislatoris uersatur circa ordinem inhabitantium in ciuitate, quare et circa ciuitatem. Manifestum igitur est quod uolentem considerare de politia oportet considerare de ciuitate8 .
Con tali affermazioni viene espressa la necessità di non perdere di vista la realtà, il dato concreto dal quale si parte e al quale bisogna far riferimento per verificare le conclusioni raggiunte, se si vuol fare della politica una scienza, e non un'indagine astratta, generica; il tutto all'insegna di un metodo che non deve tralasciare nessun elemento che consenta di pervenire alla ratio di ciascuna cosa, e che distingue la scienza tanto dall'opinione quanto da una conoscenza che miri solo all'aspetto pratico: Ille autem qui considerare et philosophari uult circa unamquamque scientiam, et non solum aspicit ad effectus et opera, sed ad causas illorum et ad cognitionem ueritatis in illis, non debet despicere nec dimittere ueritatem, sed declarare ipsam circa unumquodque 9 .
Tommaso e Pietro esprimono con tali affermazioni la consapevolezza dello statuto scientifico dell'indagine politica. La fiducia nelle possibilità che Aristotele offriva quanto a tale compito era enorme, perché le basi sulle quali doveva erigersi tale scienza erano state definite dal Filosofo in modo inequivocabile. Tale fiducia non aveva animato solo Tommaso e Pietro, ma tutti coloro che, conosciuto quasi totalmente il corpus aristotelicum, aspettavano con impazienza la Politica, sicuri che anch'essa avrebbe consentito l'adozione di una conoscenza di tipo causale 10 . La stessa fiducia animava Egidio Romano quando scriveva il De differentia ethicae, rhetoricae et politicae: 8
Petrus de Alvemia, Scriptum, liLl, Vat. Lat. 777, f. 35ra. Petrus deAlvemia, Scriptum, III.6, Vat. Lat. 777, f. 4lrb. 1 Cfr., a tal proposito, FIORAVANTI, «"Politiae Orientalium et Aegyptiorum"».
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Non[ ... ] sufficit dicere justum et bonum consistunt in medio, quod facit liber Ethicorum, sed oportet descendere ad speciales materias, quid sit ibi medium et quid sit ibi justum, quod faciunt leges. Unde, si totam haberemus politicam et esset complete tradita, traderentur in ea leges, et possemus per eas descendere quasi ad speciales contractus 11 .
Antitetiche sono pero le affermazioni con le quali Egidio apre il suo De regimine principum: [... ] in toto morali negotio modus procedendi secundum Philosophum est figuralis et grossus; oportet enim in talibus typo et figuraliter pertransire, quia gesta moralia complete sub narratione non cadunt [ ... ] Cum enim doctrina de regimine principum sit de actibus humanis et comprehendatur sub morali negotio, quia materia morali (ut dictum est) non patitur perscrutationem subtilem, sed est de negocijs singularibus, quae (ut declarari habet II Ethicorum), propter sui variabilitatem, magnam incertitudinem habent, quia ergo sic est, ipsa acta singularia, quae sunt materia huius operis, ostendunt incedendum esse figuraliter et typo 12 .
N elle prime pagine dell' opera Egidio ribadisce con insistenza tali affermazioni richiamandosi all'autorità del Filosofo. II pubblico cui si rivolge Egidio scrivendo il De regimine principum è diverso da quello specialistico della Facoltà universitaria degli artistae, cui si rivolge chi è autore di un commento; questa differenza è uno dei motivi che induce Egidio ad accomunare la politica a quelle discipline caratterizzate da un metodo non scientifico, ma persuasivo: [... ] si per hune librum instruuntur principes, quomodo debeant se habere et qualiter debeant suis subditis imperare, oportet doctrinam hanc extendere usque ad populum, ut sciat qualiter debeat suis principibus obedire. Et quia hoc fieri non potest (ut tactum est) nisi per rationes superficiales et sensibiles, oportet modum procedendi in hoc opere esse grossum et figuralem 13 .
11 G. BRUNI, «The De differentia rhetoricae, ethicae et politicae of Aegidius Romanus», The New Scholasticism 6 (1932) 1-18. Si veda U. STAICO, «Retorica e politica in Egidio Romano», Documenti e studi sulla tradizionefilosofica medievale, 3 (1992) 1-75. 12 Aegidii Romani [... ]De regimine principum libri III, p~r Fr. HIERONYMUM SAMARITANIUM SENENSEM, Romae, apud Bartholomaeum Zannettum 1607, 1.1, cap. 1, pp. 2-3 [d'orain poi: Aegidii Romani De regimine principum]. 13 Aegidii Romani De regimine principum, !.1, cap. 1, p. 4.
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La ragione più profonda della diversità fra le affermazioni di Tommaso e di Pietro e quelle contenute nel De regimine principum è pero un'altra: la delusione provata da Egidio dinanzi ad alcune parti dell' opera aristotelica che sembravano non avere nulla a che fare con la scienza. La fiducia nella possibilità di erigere una scienza dello stato, espressa nel De differentia ethicae, rhetoricae et politicae, lascia il posto, in parte, alla delusione, alla constatazione che tale possibilità non è attuabile. In particolare la presenza, nel testo aristotelico, di un' enorme quantità di materiale empirico, sopprimeva del tutto, secondo Egidio, la possibilità di realizzazione della scienza dello stato. Ai suoi oc chi, infatti, 1' opera sembrava procedere secondo quel modus narrativus che è contrario a ogni considerazione scientifica, ragion per cui la politica non poteva essere considerata scienza in senso proprio; essa, pertanto, veniva accomunata alle discipline caratterizzate dall'adozione di un metodo persuasive: Videtur enim natura rei moralis omnino esse opposita negocie mathematico. Nam demonstrationes mathematicae sunt certae in primo gradu certitudinis, vt ait Commentator II Metaphysicae, rationes vero morales sunt superficiales et grossae. Geometrae igitur est non persuadere, sed demonstrare, rhetoris vero et politici non est demonstrare, sed persuadere. Propter quod 1 Ethicorum scribitur quod par peccatum est mathematicum persuadentem aeeeptare et rhetoricum demonstrationem expetere 14 .
Anche Tommaso e Pietro furono coscienti delle difficoltà che il testo aristotelico presentava. Ma, pur nella consapevolezza che la politica non è scienza cosi come lo è la matematica 15 , essi sottolineano con forza, nei primi capitoli del commento del III libro della Politica, i criteri che bisogna adottare nell'indagine politica perché possa essere fondata scientificamente. 14
Ibid., p. 3. Si veda, a tai proposito, quanto Pietro d' Alvemia asserisce nelle sue questioni suli'Ethica Nicomachea: «[ ... ]et ideo intelligendum quod alique sunt sciencie que sunt de hiis que sunt vera sicut semper et non possunt aliter se habere aliquo modo, sicut sciencie mathematice, ut omnis triangulus habet tres angulos equales duobus rectis; alie vero sunt sciencie que considerant ilia que sunt vera ut in pluribus, non sicut semper, sicut sciencia moralis. Quod enim virtutes generentur ex hoc quod homines operentur secundum virtutem, ut in pluribus, istud est verum. Et ideo dicit Aristotiles in Posterioribus quod de illis que sunt in pluribus bene est sciencia inquantum ilia sunt ut in pluribus. Semper enim ita est quod ilia que proveniunt in naturalibus sunt ut in pluribus, et tamen de naturalibus est sciencia; ergo, similiter erit in moralibus quod, licet ut in pluribus eveniant, bene erit de illis sciencia» (A.J. CELANO, «Peter of Auvergne's Questions on Books I and II of the Ethica Nicomachea: a Study and Critical Edition>>, Mediaeval Studies, 48 (1986) 1-110: p. 38, q. IV, Il. 21-31). 15
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Si è già avuto modo di sottolineare l'importanza, peri medievali, dei capitoli iniziali del III libro della Politica: essi contengono principi suscettibili di adattamento a una realtà diversa da quella nella quale e per la quale erano stati elaborati; in essi, infatti, Aristotele dà vita a una concezione di stato nuova per i latini, erigendolo su basi del tutto naturali e fissandone i punti fondamentali, che riemergono in tutta la loro chiarezza e nella nitidezza che è propria a un modo di procedere scientifico. Esaminandone il contenuto, è possibile constatare quanto siano poveri di quel materiale documentario che puo aver indotto Egidio Romano ad accomunare la politica alle discipline caratterizzate dall'adozione di un metodo persuasivo. Si puo essere indotti a credere, pertanto, che è la materia di questi capitoli che induce i due maestri alle affermazioni viste sopra, ragion per cui è opportuno verificare se esse sono ribadite anche nelle parti più descrittive dell' opera, meno suscettibili di un adattamento alla realtà medievale. Quanto a Pietro d' Alvemia, un esame di queste sezioni dell'opera rivela, in effetti, un atteggiamento diverso: egli sembra recedere dal ruolo di commentatore, che interviene attivamente sul testo, a quello di espositore che si limita a riportare i vari esempi storici addotti dal Filosofo: tale atteggiamento è ravvisabile in partico lare nel commento ai libri IV e V, nei quali Aristotele inserisce una quantità considerevole di esemplificazioni e dettagli tratti dalla storia a lui contemporanea. Senza dubbio la presenza, nel testo aristotelico, di questo materiale empirico, provocava notevoli difficoltà per i commentatori medievali, legate in primis alla sua identificazione. Tuttavia, nonostante tali difficoltà, Pietro non omette alcunché di esso, se non in casi rari e del tutto ininfluenti per la comprensione del testo. Cosi facendo, egli dimostra di essere consapevole della necessità di assolvere il compito che si poneva ai primi commentatori che ebbero a disposizione la traduzione di Guglielmo di Moerbeke: [... ] the first function of the earliest Latin commentators, Albert, Thomas, and Peter of Auvergne, was to engage in the task which Moerbeke had declined, to exp lain what Aristotle was saying, using methods of exposition and philosophical terms familiar to late-thirteenth-century scholars and students 16 . 16
J. DUNBABIN, «The Reception and Interpretation of Aristotle's Politics», in N. KRETZMANN-A. KENNY-]. PINBORG--E. STUMP (eds.), The Cambridge History of Later
Medieval Philosophy. From the Rediscovery ofAristotle to the Disintegration of Scholasticism Il 00-1600, Cambridge University Press, Cambridge 1982, pp. 723-737 (il passo citato è alle pp. 723-724).
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Se Alberto Magno e Tommaso d'Aquino hanno, in parte e per ragioni diverse, disatteso tale compito 17 , Pietro lo adempie pienamente, interpretando la Politica nella sua interezza e riportando tutti gli elementi sui quali si sofferma il Filosofo. L'identificazione dei personaggi e degli eventi riportati da Aristote le era, in alcuni casi, estremamente difficile, si è detto; ma, cio che più conta, tale identificazione non costituiva l'intento primario del commentatore. Analizzando e interpretando un determinato testo, il commentatore intende cogliere il nucleo di verità che è presente in esso e che consente di gettar luce su realtà e dibattiti contemporanei: «Il commentatore avanza [... ] su un crinale posto tra due versanti: dà importanza al proprio testo, è vero, e cerca di intenderlo rettamente, ma non per compiacersi da puro erudito nella restituzione di un sistema ormai superato, ma per trovarvi un testimone della verità [... ]» 18 . Se questo è il fine che il commentatore si propone di raggiungere con il suo lavoro, s'intende il motivo per cui egli mostra minor interesse nei confronti della grande varietà di esempi che Aristotele adduce a conferma delle conclusioni dedotte dalle sue argomentazioni e a illustrazione delle tesi da lui proposte. Cio nonostante, è impossibile tralasciare arbitrariamente alcun elemento: la struttura del commento, infatti, non consente alcun salto, ma costringe il commentatore a seguire pedissequamente la trama fissata dall'Auctor. Dopo tali considerazioni, è plausibile concludere che l'allontana17 Com'è noto, Tommaso interrompe il suo commento al VI capitolo del III libro, per l'esattezza alla linea 1280a6 del capitolo VIII del testo aristotelico. Quanto invece ad Alberto, egli non si limita a esporre e interpretare il testo aristotelico, ma lo sovraccarica di una serie di esempi e resoconti tratti dalla storia a lui contemporanea altrettanto ricca quanto quella già presente nel testo di Aristotele. «[... ] Alberto sembra proprio lavorare come un artifex additus artifici, in una gara con Aristote le a chi sa più cose e trova più notizie, nomi e riferimenti: nessun problema di distinzione all'intemo del materiale proposto dal testo. Lo stesso metodo del commento che segue passo per passo la liftera, qui ripreso da Alberto dopo un ventennio di uso ininterrotto della parafrasi, contribuisce a far si che i terni della costituzione perfetta, della superiorità della legge sulla mutevole volontà degli individui, della definizione della figura del cittadino, non ricevano molta maggior cura ed attenzione e spazio delle note sparse sulla favola di Minerva e la scoperta del flauto, sugli espedienti per rendere più bellicosi i soldati, o sull' antichita della civilità egiziana [... ] I successori del domenicano di Colonia saranno, nel commentare la Politlca, molto più prudenti: se non avranno strumenti migliori per rivivere lo spirito della grecità, se ne renderanno almeno conto e metteranno tra parentesi tutto quello che giudicheranno non strettamente necessario a cogliere it succo filosofico (e quindi atemporale) del testa» (FroRAVANTI, «"Politiae Orientalium et Aegyptiorum"», pp. 232 e 245-246). 18 M.-D. CHENU, Introduzione allo studio di S. Tommaso d'Aquino, Libreria editrice fiorentina, Firenze 1953, p. 179 (traduzione dell'originale in francese, Institut d'études médiévales-Vrin, Montréal-Paris 1950).
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mento dei latini dalla Politica- testimoniato dall'esiguo numero dei cornmenti dedicati all'opera- fu possibile solo in seguito all'apparizione del commento dell' Alverniate. Questi, infatti, assolve completamente il compito che Guglielmo di Moerbeke aveva lasciato irrisolto e che gravava su col oro che, per primi, avrebbero commentato l'opera aristotelica; per questa ragione, il commento di Pietro costituisce un momento di svolta nell'ambito della riflessione sulla Politica. Grazie a esso, infatti, i medievali ebbero modo di conoscere interamente gli argomenti presenti nell' opera aristote li ca, le sue finalità e le sue caratteristiche; in tal modo, essi ebbero la possibilità di constatare che numerose sezioni del testo erano dedicate alla descrizione di fatti e personaggi tratti dalla storia contemporanea ad Aristotele. Ebbene, quanti si dedicarono alla Politica dopo l'apparizione del commento di Pietro, poterono tralasciare la series rerum presente nel testo aristotelico e soffermare la loro attenzione su quelle parti dell' opera, esaminando le quali era possibile far emergere la verità presente nel testo e rispondere a quesiti non del tutto riconducibili alle argomentazioni svolte dal Filosofo. S'intende cosi la ragione per cui essi trovarono maggiormente congeniali altri generi letterari - l' expositio per modum quaestionis o il tractatus, per esempio -, grazie ai quali era possibile svincolarsi dalla trama fissata dall'Auctor. Le considerazioni svolte finora chiariscono il modo in cui Pietro reagisce dinanzi all'enorme quantità di materiale empirico presente nella Politica aristotelica: egli non omette alcun elemento di questo materiale, si è detto, perché la struttura del commento non lo consentirebbe; cosi facendo - si è anche detto - egli adempie il compito che era necessario svolgere in seguito alla disponibilità della traduzione latina di Guglielmo di Moerbeke. Esiste pero una ragione più pro fonda che induce Pietro a non omettere alcun elemento della series rerum presente nella Politica: egli è consapevole che i numerosi exempta e dettagli storici svolgono, nell'ambito dell'indagine politica condotta dallo Stagirita, un proprio ruolo. Pietro è consapevole dello statuto scientifico della politica, si è affermato: ebbene, i numerosi dati sui quali il Filosofo indulge da un capo all 'altro della Politica - e, in modo più evidente, nei libri IV e V - sono il punto di partenza per edificare correttamente la scienza dello stato; ancora: essi devono essere richiamati per convalidare le conclusioni raggiunte; infine, essi assumono una funzione esemplificativa e chiarificatrice. In tal modo, Pietro mostra d'intendere a pieno il capovolgiment o operato da Aristotele rispetto alla trattatistica politica precedente. In primis, tale capovolgiment o concerne il metodo adottato dal Filosofo nella sua
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indagine politica: l'opera aristotelica, è stato giustamente rilevato, mostra una spiccata avversione nei confronti del metodo deduttivo e tende con convinzione al metodo pratico ed empirico, basato sull'osservazione; questo capovolgimento di metodo fece si che l'aristotelismo incentrasse 1' attenzione [ ... ] sulla vita attiva, varia e multiforme degli uomini comuni: la sostituzione del metodo deduttivo col metodo induttivo in altre discipline spiega la nascita di una nuova scienza: la scienza politica come scienza sociale, che considerava l'uomo per quello che era e per come si comportava nella società. Questa scienza empirica lasciava poco spazio alle formule astratte, precise e geometriche che fino ad allora avevano caratterizzato il modo di pensare corrente. Inoltre, questa scienza empirica e basata sull'osservazione dei fatti non pretendeva di avere alcuno standard di assolutezza: il principio base doveva essere quello della relatività 19.
Il Filosofo dichiara in maniera esplicita quali sono gli obiettivi che si propone di raggiungere con la sua indagine. Analizzando le sue affermazioni in proposito, si ha modo di constatare che la Politica non era, come i latini avevano creduto, il libro aristotelico sul perfetto stato; il Filosofo, infatti, nega categoricamente che si possa individuare una volta per tutte qual è l'ordine migliore per uno stato. Nel I capitolo del IV libro- vale a dire poco prima di dare inizio a una delle parti più empiriche dell' opera egli afferma esplicitamente tale convinzione, soffermandosi sui compiti della politica come scienza, sui suoi intenti e sul suo subiectum. Percependo l'importanza di tali questioni e la novità che la Politica costituisce quanta agli obiettivi che si prefigge, l' Alverniate amplia considerevolmente il testo aristotelico e ribadisce alcune caratteristiche fondamentali dell'indagine politica sulle quali Tommaso siera soffermato commentando il primo libro. È il caso della definizione della politica come scienza architettonica, innanzitutto: questa scienza ha a che fare con elementi diversi, con una realtà, cioè, multiforme che, se s'intende dar vita a uno stato che realizzi effettivamente la natura umana, deve comporsi in un ordine che non è definitivo, ma che è il termine cui bisogna tendere, considerando di volta in volta i dati che si hanno a disposizione e le circostanze in cui essi si trovano. Quanta poi all' oggetto d' indagine di tale scienza, Pietro è altrettanto precisa ed esplicito: la politi ca si occupa dell' optima dispositio degli ele19 W. ULLMANN, Individuo
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menti che compongono lo stato; ciascun elemento deve avere la sua giusta collocazione, in modo tale che questa unità si realizzi secondo un' optima dispositio, secondo un ordine architettonico, cioè, in cui ognuno sia in grado di esplicare completamente la sua essenza, di operare perfettamente in vista del fine per cui questa associazione è stata istituita: [... ] in omnibus artibus factiuis et in omnibus scientiis actiuis que non uersantur circa aliquam naturam particularem, sed circa aliquod unum commune, et que perfecte considerant illud unum commune, unius est considerare qualis dispositio conuenit unicuique illorum que sunt et qualis est optima que competit illi communi et primo. Sed politica est scientia actiua consideratiua alicuius unius communis, non particularis, et perfecte considerat illud. Quare ipsius est considerare que politia est optima et que politia quibus conuenit20 .
La considerazione dell' optima politia non è, dun que, 1'uni co compito dell'indagine politica: l'uomo di stato deve conoscere i diversi tipi di costituzione, sia in assoluto, sia nell'applicazione pratica a determinate circostanze. Precisa infatti l' Alvemiate: [... ] manifestum est quod scientie eiusdem, scilicet politice, est considerare que est optima politia. Hec autem est que maxime desideratur, et est secundum uoluntatem, si non sit impedimentum per aliquod extrinsecum ~contin git enim, per aliquod impediens, quod aliquis non appetit optimam politiam ~. Item, poli ti ca scientia considerat que politia quibus conuenit: sunt enim multi qui non possunt attingere ad optimam que illis competat, sed ad illam que illis congruit21 .
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Petrus deAlvemia, Scriptum, IV.!, Vat. Lat. 777, f. 71 vb. L'ordine che si costituisce è la ragion d'essere dello stato: chi comprende questo, sarà in grado d'intervenire sulla realtà modificandola, e puô farlo, perché Jo stato è la massima espressione dell'operatività dell'uomo, ragion per cui la scienza dello stato non è solo una scienza conoscitiva, ma anche attiva. Chi comprende che l'ordine è la ragion d'essere dello stato e sa quale ordine meglio si adatta a una determinata realtà, sa riconosceme anche gli elementi perturbatori; è pertanto anche in grado di intervenire per eliminare tali elementi, ristabilendo le condizioni ottimali: «Üportet enim qui uult corrigere aliquam politiam prius amouere inordinationes que sunt in ilia politia, et deinde inducere nouum ordinem, sicut, si aliquis uult calefacere frigidum, oportet quod prius natura abiciat formam frigiditatis et postmodum inducat formam caliditatis, sicut in proposito» (Ibid., f. 72va). 21 Ibid., f. 72ra.
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Continuando 1' analisi del testa aristote li co, Pietro si sofferma su un altro compito dell'indagine politica, chiarendo il motiva per cui altri hanna errata: [... ] politicus debet considerare politiam optimam simpliciter et ex suppositione, que pluribus ciuitatibus congruit, sicut medicus non solum considerat sanitatem simpliciter, sed sanitatem que competit isti. In hoc autem multi loquentium de politia defecerunt. Et si in aliquibus dicant bene, tamen in politiis que non sunt optime, oportune tamen aliquibus ciuitatibus, defecerunt, quia politicus non solum habet considerare politiam simpliciter optimam, sed ex suppositione, et que cui congruit, et que possibilis; similiter debet politicus considerare politiam faciliorem et communiorem omnibus. Isti autem solum de optima politia determinauerunt, que multis indiget, ad quam pauci pertingere possunt, et ideo solum de illa que uix aut nunquam esse potest considerauerunt22 .
L' Alvemiate coglie e sottoscrive l' allusione polemica, presente nel testa aristote li co, nei confronti di Platone23 : questi, afferma Aristotele, ha dedicato la sua indagine politica unicamente alla considerazione dell' optima politia, «quae vix aut numquam esse potest». Se l'oggetto di considerazione della scienza politica fosse, come aveva creduto Platane, solo 1' optima dispositio degli elementi che compongono 1'aliquod unum commune, la politica sarebbe condannata a non essere una scienza, ma una considerazione astratta e, pertanto, non verificabile. La scienza, al contrario, considera innanzitutto cio che è possibile constatare empiricamente: seconda il Filosofo, essa non puo prescindere dall' osservazione e dall' esame criti co dei dati che si hanna a disposizione sugli elementi che compongono lo stato e sui diversi modi in cui si organizzano dando origine a diverse civitates: questi dati, infatti, devono essere raccolti e vagliati; solo in seguito a questo esame è possibile trarre conclusioni24 . 22
Ibid., f. 72rb. Aristotelis Politica, IV.!, 1288b35: «[ ... ]non enim solum optimam oportet considerare, sed et possilbilem, similiter autem et faciliorem et communiorem omnibus. Nunc autem hii quidem summam et indigentem multis copiis querunt solum» (= Susemihl pp. 374-375). 24 D'altra parte, questi dati sono del tutto inutilise non si possiede un habitus che consenta di utilizzarli e organizzarli in modo scientifico: «Non enim videntur neque medicativi conscripcionibus fieri, quamvis temptent dicere non solum curaciones, set ut sanentur utique et ut oportet curare singulos dividentes habitus. Hec autem expertis quidem utilia esse videntur. Nescientibus autem inutilia. Forte igitur et legum et politeiarum congregaciones potentibus quidem speculari et iudicare que bene vel contrarium vel qualia qualibus 23
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LA DEFINIZIONE DEL CITTADINO
Prima di analizzare la posizione specifica dell' Alverniate in relazione alla questione dell' optima politia, è opportuno soffermarsi a considerare il modo in cui egli commenta le affermazioni aristoteliche riguardanti la definizione del cittadino. Tale considerazione consente di verificare, ancora una volta, la consapevolezza del carattere scientifico dell'indagine politica; non solo: riflettendo sulla virtù del cittadino, l' Alverniate è in grado di affermare 1' autonomia di tale indagine. Come già si è avuto modo di asserire 25 , riguardo a tali questioni Pietro mostra di condividere pienamente le conclusioni cui era pervenuto Tommaso e di seguire passo dopo passo le argomentazioni presenti nel suo commenta. Esempio eloquente di tale vicinanza di contenuti e dottrinale tra i due maestri è il III capitolo del III libro, ove entrambi affermano che, qualora s'intenda fondare scientificamente lo studio sullo stato, bisogna innanzitutto chiarire, come punto di partenza di tale indagine, chi puà essere definito civis e in base a quali criteri. Il motivo è chiarissimo, sia in Tommaso che in Pietro 26 : la civitas è già di per sé un composto, è dunque necessaria la considerazione del suo principio primo, secondo quel metodo analitico che prevede la scomposizione degli elementi da cui un composto è costituito, ma alla quale non si puà arrestare la considerazione scientifica; come nelle scienze speculative bisogna scindere il tutto nelle sue singole parti per giungere ai principia, dai quali poi si puà risalire alle conclusioni verificandole, cosi questa scienza, partendo da una considerazione delle parti di cui la civitas è composta, di essa deve avere il quadro, la notitia, chiacognoscunt utilia utique erunt. Hiis autem que sine habitu talia pertranseunt, iudicare quam bene non utique existit, si non secundum casum. Intelligibiliores autem ad hec forte utique fient» (Aristotelis Ethica Nicomachea [... ] Recensio recognita, X.l4, p. 587 = 118lb2-12). 25 Cfr. p. 21. 26 «ln omnibus illis que sunt composita ex multis partibus, necesse est prius considerare partes; ciuitas autem est quoddam totum constitutum ex ciuibus sicut ex partibus, cum ciuitas nichil aliud sit quam quedam ciuium multitudo: ergo ad cognoscendum ciuitatem oportet considerare quid sit ciuis» (Thomas de Aquino, Sententia libri Politicorum, III.l, p. Al86, Il. 45-51). Con parole simili, Pietro afferma:«[ ... ] debentem considerare de toto oportet considerare de partibus. Sicut enim esse totius est ex esse partium, sic cognitio totius est ex cognitione partium, quare debentem considerare de toto oportet considerare de partibus. Sed ciuitas est quoddam totum; constat enim ex pluribus partibus, sicut quodlibet aliud totum: est enim ciuitas multitudo quedam ciuium. Quare manifestum est quod debentem considerare de ciuitate oportet inuestigare quid sit ciuis et quem oportet uocare ciuem» (Petrus de Alvernia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 35ra).
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rendo gli sbocchi delle passioni e delle operazioni di colora che ne fanno parte. Se i cittadini sono parti di un tutto, la diversa composizione delle parti ha come conseguenza una diversa composizione del tutto, in modo tale che non si puà parlare di una civitas ma di diverse civitates organizzate in modi diversi, dal momento che i composti divergono seconda gli elementi e il modo della lora composizione. Per procedere correttamente dal punta di vista metodologico, dunque, bisogna innanzitutto considerare la pars, il civis. Anche in questo casa, bisogna eliminare il dubbio che riguarda il civis e che ne impedisce una definizione assoluta, applicabile a agni politia 27 . È necessario, pertanto, fomire una definizione del cittadino, per poi verificare se essa è esatta tenendo canto delle diverse organizzazioni statali; tale verifica renderà necessaria una definizione più calzante. Sia Tommaso che Pietro sono chiarissimi in questa tripartizione: Deinde cum dicit Ciuis autem simpliciter etc., ostendit quid sit ciuis simpliciter. Et circa hoc tria facit: primo ponit quandam determinationem ciuis; secundo ostendit quod illa determinatio non est communis in qualibet politia, ibi Oportet autem non latere etc.; tertio ostendit quo modo possit corrigi ut sit communis, ibi Sed habet directionem etc. 28 . Deinde cum dicit Ciuis autem simpliciter, ostendit quis est ciuis simpliciter. Et diuiditur in tres: in prima ostendit quis est ciuis simpliciter; in secunda opponit in contrarium; tertio dirigit diffinitionem29 .
Analizzando il percorso che i due autori seguono per giungere alla definizione del cittadino riferibile a qualunque politia, è possibile riscontrare, pur nella stretta dipendenza delle argomentazioni di Pietro da quelle di Tommaso - che, come si è affermato, caratterizza i primi sei capitoli del III libro- alcune diversità concementi il modo in cui l'uno e l'altro espongono il testa aristotelico. Pietro è più ripetitivo, prolisso, non sottintende mai nulla a una trama che è del tutto chiara, svelata. Tommaso è più rigarosa, conciso: se indulge in divagazioni, queste non sono cosi ripetitive e prevedibili come in Pietro. In tutto il testa di Tommaso agni passaggio è giustificato dal precedente e s'invera nel seguente, preparandolo e renden27 «Et dicit quod de illo oportet considerare in po1itia, de quo dubitatur in ipsa. Sed dubitatur de ciue, quis sit et qua1em oporteat uocare ciuem. Non enim eundem omnes dicunt esse ciuem; a1iquis enim ciuis est in una politia, qui non est ciuis in a1ia» (Petrus deA1vemia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 35ra-rb). 28 Thomas de Aquino, Sententia libri Politicorum, III.l, p. Al87, 11. 116-123. 29 Petrus de A1vemia, Scriptum, liLl, Vat. Lat. 777, f. 35va. 1
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dolo intellegibile, in modo tale che non è possibile intendere l'esegesi di Tommaso a prescindere da questi passaggi necessari: saltare uno di essi preclude la possibilità d'intendere pienamente le sue argomentazioni. Pietro invece sottolinea, ribadendola esplicitamente, la connessione esistente fra le varie tappe dell'argomentazione e, prima di andare avanti, ripete ogni volta le conclusioni cui è pervenuto, anche quando non è necessario. Gli esempi di questo modo di procedere più ridondante di Pietro sono numerosissimi e, come tali, denotano un temperamento differente, un modo diverso di porsi dinanzi ai suoi lettori oltre che, chiaramente, dinanzi al testo da commentare. Pietro inserisce elementi che sovraccaricano la trama essenziale del commento di Tommaso, ampliando il corrispondente passo di Aristotele con excursus filosofici - etici, in particolare30 - e precisazioni sul modo di esprimersi del Filosofo 31 . 30 Ad
esempio, ne! III capitolo del III libro, Pietro inserisce una divagazione sulla prudentia per comporre un'apparente contraddizione in cui sembra essere caduto il Filosofo: «Et est consiùeranùum quod Aristoteles uidetur sibi contradicere. Dicit enim in I huius quod oportet principem esse prudentem et uirtuosum, et dicit quod oportet seruum attingere ad prudentiam et uirtutem moralem; hic dicit quod non oportet quod habeat prudentiam, sed sufficit quod habeat opinionem ueram. Et dicendum quod subditum quantum ad aliquas actiones oportet habere prudentiam, quantum ad alias non. Et hoc apparet [ ... ]»(Petrus de Alvemia, Scriptum, III.3, Vat. Lat. 777, f. 39ra). Ancora, rispettivamente ne! III e ne! II capitolo del III libro, l'Alvemiate si sofferma a precisare cosa siano la prudentia («est enim habitus electiuus in medietate consistens determinata recta ratione, sicut sapiens determinaret», Petrus de Alvemia, Scriptum, III.3, Vat. Lat. 777, f. 37vb) ela giustizia («lustum enim est equale in hiis que sunt ad alterum et in habitudine ad finem simpliciter et in politia simpliciter», ibid., f. 36rb), definizioni che mancano ne! corrispondente passo del commenta di Tommaso e perle quali Pietro ha presente il testo dell'Etica Nicomachea con il commenta dell' Aquinate. Si veda, a proposito della giustizia, il passo del commenta ali' Etica Nicomachea in cui 1'Aquinate afferma che «iniustus est inaequalis et iniustum est inaequale et secundum plus et secundum minus, in quibuscumque autem est plus et minus, ibi oportet accipere aequale; aequale autem est medium inter plus et minus, unde in quibuscumque est invenire aequalitatem, ibi est invenire medium. Patet ergo quod, si iniustum est quiddam inaequale, quod iustum sit quiddam aequale, et hoc etiam absque onmi ratione probante est omni~us manifestum, quod scilicet iustum est quoddam aequale» (Thomas de Aquino, Sententia libri Ethicorum, V.4, p. 277, rr. 112-122). 31 Le aggiunte- per 1o più introdotte dall'espressione et est intelligendum- toccano anche questioni di a1tra natura, etimologiche ad esempio: a proposito dell'autarchia, che è un requisito essenziale della civitas, Pietro aggiunge: «Et dicitur ab autho, quod est ipsum, et archia, quod est sufficientia, quasi ipsa uel per se sufficientia [ ... ]» (Petrus de Alvemia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 36ra). Ancora, esse riguardano anche esempi storico-geografici che non si trovano in Tommaso: ne è esempio l'accenno a Ninive come città circondata dai muri, presente ne! II capitolo (Petrus de Alvemia, Scriptum, III.2, Vat. Lat. 777, f. 37ra); Pietro trae questa informazione dai commenta di Alberto Magno: > (ibid., p. 38); cft. Aegidii Romani ln Rhet., I, f. 1vb: «Rursum et quantum ad modum procedendi plus conueniunt rhetorica et dialectica quam cum aliis. Nam, licet singulae artes procedant modo rationabili, attamen aliae artes procedunt per rationes cogentes et determinantes intellectum, dialecticae vero et rhetoricae rationes modo persuasiuo et probabili, vnde ambae conueniunt quod perfecte intellectum non quietant». 115 Ibid., f. lva-b. 116 Ibid., f. 1va.
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Il passo successivo che Egidio compie, per quel che concerne la materia politica, è la distinzione tra l'oggetto della retorica, scienza razionale, e 1' oggetto della sei enz a politica. Consegue a tale distinzione 1' ammissione, da parte di Egidio, che il campo di applicabilità della retorica si estende alla materia politica; tale materia, tuttavia - avverte Egidio - non è propria della retorica allo stesso modo in cui lo è della scienza politica: [... ] li cet de specialibus propositionibus moralibus intromittat se politicus et rhetor, non tamen hoc est eodem modo. Ideo, quantum ad praesens, dupliciter differt. Primo quia[ ... ] politicus considerat de eis principaliter et primo, eo quod de talibus sit et talium scientiam tradere intendat. Rhetorica vero non est de talibus, sed de enthimematibus et persuasionibus principaliter intendit, et talium scientiam tradere vult. Verum, quia enthimemata et syllogismi rhetorici non sunt syllogismi simpliciter, sed syllogismi sensibiles de se circumcementes moralem materiam, ideo, et si non est negocium morale omnino per accidens de consideratione rhetoricae, non est tamen de consideratione eius prima, sicut sunt enthimemata. Et inde est quia, quod est primo et principaliter, semper est magis eo quod non est primo, et piura potest considerare politicus de morali negocio quam possit rhetor 117 . Il retore ha, in materia politica, una competenza legittima ma limitata: al di là di tale limite si apre il campo della competenza specifica della scienza politica, che consente una comprensione del proprio oggetto specialiter ed exquisite, laddove il retore quaedam communia et superficialia videtur tradere: [... ] considerare de specialibus habet gradus. Nam, cum non spectat ad rhetorem ita exquisite et specialiter perquirere consiliabilia vt politicus, qui de eis est principaliter, li cet aliquo modo ali qua specialia de consiliabilibus tractet, in comparatione tamen ad politicum quaedam communia et superficialia videtur tradere 118 . Esiste, dunque, una scienza politica, cui spetta considerare de specialibus ed exquisite et specialiter perquirere, ma il campo d'indagine e il metodo adottato nel De regi mine si definiscono in contrapposizione a es sa, come un campo e un metodo affidati a un'epistemologia retorica. L'ambito riservato alla "scienza politica" è ricavabile per esclusione, come l'ambito 117 118
Ibid., f. 15va; cfr. Ibid., f. 17rb.
STAICO,
«Retorica e politica», p. 43.
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che si apre al di là della competenza della retorica. Quanto all' esposizione dettagliata delle modalità e dei contenuti della scienza politica, non è dato conoscere alcunché eccetto le dichiarazioni appena ricordate: una ricognizione complessiva dell'opera di Egidio non restituisce nessuna trattazione "scientifica" del negotium morale et politicum 119 • Alcune considerazioni inducono tuttavia a ipotizzare che Egidio identificasse la scientia politica con la scientia legis: nel capitolo XXVIII della parte III/2 del De regimine, ad esempio, l'agostiniano include una delle rare allusioni all'esistenza di una scientia politica, identificando il contenuto di tale scienza con le leggi 120 . Tale ipotesi puo essere avvalorata richiamando le affermazioni presenti nel De differentia ethicae, politicae et rhetoricae: Egidio conosceva, nel momento in cui scriveva il trattato, solo la Politica imperfecta, ma era convinto che il testo aristotelico avrebbe consentito l'adozione di un metodo scientifico; quanto ai contenuti dell' opera, 1' agostiniano era convinto che [ ... ] si totam haberemus politicam et esset complete tradita, traderentur in ea leges, et possemus per eas descendere quasi ad speciales contractus 121 .
119
L'attribuzione a Egidio delle Auctoritates politicorum contenute nei fogli 1-54 del manoscritto IV.Q.52 della Biblioteca Universitaria di Wroclaw è, a tutt'oggi, molto dubbia. Cfr. M. GRABMANN, Die mittelalterliche Kommentare zur «Politik» des Aristote/es, Verlag der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, München 1941, pp. 17-19, 30-31; P. CzARTORYSKI, «Quelques éléments nouveaux quant au commentaire de Gilles de Rome sur la Politique», Mediaevalia Philosophica Polonorum, 11 (1963) 43-49; C. FLüELER, Rezeption und Interpretation der Aristotelischen «Politica» im spiiten Mittelalter, 2 voll., B.R. Grüner, Amsterdam-Philadelphia, PA 1992, II.27 [no. 31]. Afferma Staico: «Che egli abbia scritto dei Commenti all'Etica e alla Politica non è escluso e anzi l'ipotesi non è priva di una qualche probabilità di verifica. Tuttavia - e se è lecito azzardarsi in una ipotesi, la cui verifica è affidata totalmente alla storia della tradizione manoscritta e ai suoi verdetti - non sarebbe forse un caso che Egidio non avesse scritto dei Commenti alle due opere "morali" dello Stagirita o che essi fossero andati perduti (indimostrabile "sentenza" editoriale e storica della loro irrilevanza?). Il fatto è che la "filosofia morale" di Egidio sembra poter fare a meno di trattazioni "scientifiche" sulle due opere aristoteliche e concludersi, invece, tra le pagine del Commento alla Retorica e quelle del De regimine» (STAICO, «Retorica e politica», pp. 26-27). 120 Enumerando gli effetti della legge, Egidio afferma che, «sicut enim medicina per dietam et potionem et per alia quae in ea traduntur vult regulare et aequare humanos humores, sic scientia politica, quae est de regimine regni et ciuitatis, per leges et per alia quae ibi docentur vult aequare et regulare actiones humanas, vt ciues iuste viuant et debite se habeant» (Aegidii Romani De regimine principum, III.2, cap. 28, p. 529). 121 Aegidii Romani De diff., p. 10.
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Le aspettative che l'agostiniano nutriva nei confronti della Politica circa il suo contenuto svelano la permanenza di una tradizione precedente alla riscoperta dell'opera, attestata nelle divisiones philosophiae, nei compendi di filosofia e in altri testi riconducibili all'ambito della facoltà delle Arti e al periodo precedente alla traduzione completa della Politica 122 • Elemento comune a tale tradizione, per quel che qui interessa, è la risoluzione della politica nella lex: la scientia poli tic a assume una connotazione esclusivamente giuridica, conseguente alla sua identificazione con leges et decreta 123 • Le convinzioni espresse in questi testi condizionarono le aspettative che i medievali nutrirono nei confronti della Politica, contribuendo alla delusione che essi provarono quando la conobbero: tradotta nella sua interezza, l'opera rivelà una concezione della politica intesa come una scienza non riducibile esclusivamente alla funzione coattiva della legge positiva, le cui fonti non si identificavano con il diritto romano e canonico, la cui definizione non si basava unicamente sulla giuridicità 124 . 122
Cfr. F. BERTELLONI, «Giuridicità della "scientia politica" nella riflessione politica degli artisti nella prima metà del secolo XIII», Veritas, 38 (1993) 209-217 [anche in: B.C. BAZAN-E. ANDûJAR-L.G. SBROCCHI (eds.), Les philosophies morales et politiques au Moyen Âge 1 Moral and Political Philosophies in the Middle Ages (cfr. nota 4), pp. 333-341]. 123 La concezione espressa nelle divisiones philosophiae è la fonte delle obiezioni espresse contro l'unità dell'etica ne! prolo go al Super Ethica di Alberto Magno. Riproposta la tradizionale tripartizione della filosofia pratica, Alberto ribadisce l'identificazione politica -lex positiva, attribuendola a Eustrazio: «Praeterea, in Commenta dicitur, quod tres tradidit scientias de moribus hominum, scilicet moralem, oeconomicam et politicam vel legis positivam» (Alberti Magni [ ... ] Opera omnia [ ... ] curavit Institutum Alberti Magni Coloniense, Bernhardo Geyer praeside, XIV.1-2: Super Ethica Commentum et quaestiones, ed. W. KüBEL, Aschendorff, Monasterii Westfalorum 1968-1972, prologus, p. 2, IL 5154). L'analisi dell'opera del commentatore greco non restituisce, tuttavia, tale identificazione; questa rimanda, piuttosto, alla tradizione immediatamente precedente alla redazione del Super Ethica, opera databile agli anni compresi tra ill248 e il 1252. Sulla permanenza di tale tradizione ne! Super Eth ica e sul suo successivo superamento da parte di Alberto riscontrabile, secondo quanto ricostruito negli studi che seguono, nella stessa opera e, in maniera più consapevole, ne! suo commenta alla Politica -, cfr. BERTELLONI, «Giuridicità della "scientia politica"»; ID., «De la politica como "scientia legislativa" a Jo politico "secundum naturam". Alberto Magno como receptor de la Politica de Arist6teles», Patristica et mediaevalia, 12 (1991) 3-32; ID., «Die Rolle der Natur in den Commentarii in Libros Politicorum Aristotelis des A1bertus Magnus», in A. ZIMMERMANN-A. SPEER (eds.), Mensch und Natur im Mittelalter, W. De Gruyter, Berlin-New York 1992, pp. 682-700. A tai proposito si veda pero quanto sopra asserito, pp. 192-193. 124 T. W. Kiihler riporta le affermazioni presenti ne! commenta a Porfirio di Johannes Pagus, in precedenza attribuito a Pietro d'Irlanda. Cosi Johannes Pagus qualifica il bonum raggiungibile grazie alla politica dopo aver evidenziato Jo stretto legame che la unisce alla giustizia: «De bono autem, secundum quod homo regitur in dirigendo et conformando se
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La conoscenza completa dell' opera disattese tali aspettative e indusse Egidio ad ammettere che la possibilità di erigere una scienza dello stato basandosi sull'opera dello Stagirita non era attuabile. Ai suoi occhi, l'opera sembrava procedere secondo quel modus narrativus contrario a ogni considerazione scientifica, ragion per cui la politica non poteva essere considerata scienza in senso proprio; essa, pertanto, veniva accomunata alle discipline caratterizzate dall'adozione di un metodo persuasivo: Videtur enim natura rei moralis omnino esse opposita negocio mathematico. Nam demonstrationes mathematicae sunt certae in primo gradu certitudinis, vt ait Commentator II Metaphysicae, rationes vero morales sunt superficiales et grossae. Geometrae igitur est non persuadere, sed demonstrare, rhetocum omnibus equaliter redendo unicuique, quod suum est, dicuntur esse sciencie legum et decretornm et institutornm secundum traditionem institutornm provinciarnm et civitatum» (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, lat. 5988, f. 64rb: T.W. K6HLER, Grundlagen des philosophisch-anthropologischen Diskurses in dreizehnten Jahrhundert, Brill, Leiden-Boston (et aliae) 2000, p. 406, n. 779). A conferma di quanto fosse radicata e diffusa la convinzione della giuridicità della politica possono essere addotte numerose testimonianze, tutte ascrivibili al contesto istituzionale e all'ambito cronologico cui si è fatto riferimento: l'anonimo autore del compendio di Barcellona ribadisce lo stesso assunto, prescrivendo il diritto romano e canonico come fonti per lo studio della politica e fornendo di questa la seguente definizione:« a polis, quod est civitas, eo quod est de iure et defensione universis causarnm, quae sunt in civitatibus constituta» (Barcellona, Archivio della Corona d'Aragona, RipoU. 109, ff. 135va-135vb; cfr., perla citazione tratta dal testo, BERTELLONI, «Giuridicità della "scientia politica"», pp. 215-216). «L' autore, dun que- conclude Bertelloni -, non ritiene la civitas come ambito in cui l 'uomo puà attuare una potenzialità della sua na tura, ma come contesto in cui si decidono controversie di carattere giuridico» (Ibid.). Le stesse tesi vengono espresse negli altri testi appartenenti al genere delle divisiones philosophiae: cfr. le opere edite in: R.A. GAUTHIER, «Arnoul de Provence et la doctrine de la "fronesis", vertu mystique supreme», Revue du Moyen Âge Latin, 19 (1963) 139 e seguenti; G. WIELAND, Ethica-scientia practica. Die Anfonge der philosophischen Ethik im 13. Jahrhundert, Aschendorff, Münster 1981, pp. 94-98; C. LAFLEUR, Quatre introductions à la philosophie au XIIIe siècle. Textes critiques et études historique, Institut d'études médiévales-Vrin, Montréal-Paris 1988. Alla Guida per gli studenti tràdita dal manoscritto Ripoll. l 09 dell' Archivio della Corona d'Arago na e a numerosi altri testi gravitanti intorno a essa è stato dedicato il Colloquio internazionale organizzato nel1993 daC. Lafleur: C. LAFLEUR (ED.)-J. CARRIER (adiuv.), L'enseignement de la philosophie au XIIIe siècle. Autour du «Guide de l'étudiant» du ms. Ripoll. 109, Brepols, Turnhout 1997. Il volume fornisce ulteriori conferme a quanto si è finora asserito; cfr., ad esempio, l'introduzione alla filosofia di Oliviero Bretone, databile probabilmente agli anni compresi tra il 1260 e il 1270 e pubblicato in C. LAFLEUR-J. CARRIER, «L'Introduction à la philosophie de maître Olivier le Breton», ibid., pp. 467-487: «Politica -afferma Oliviero- nominatur que docet re gere populos et ciuitates; unde dicitur a polis, quod est "ciuitas" uel "pluralitas". Et hec traditur in legibus et decretis» (p. 481).
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ris vero et politici non est demonstrare, sed persuadere. Propter quod, 1 Ethicorum, scribitur quod par peccatum est mathematicum persuadentem acceptare et rhetoricum demonstrationem expetere 125 .
La diversità rispetto all'orientamento prevalente nei commenti all' Ethica nicomachea e alla Politica pressoché contemporanei al De regimine è indubbia; basti considerare le innumerevoli clausole presenti in tali commenti, con le quali si accoglie l'avvertimento del Filosofo a non consentire nell'indagine l'impiego di metafore, similitudini o altri procedimenti che non hanno alcuna importanza e validità nell'ambito di un'argomentazione scientifica 126 . Ebbene, tale avvertimento non trova posto nell'opera dell'agostiniano; al contrario: la maggiore disponibilità a concedere l'inclusione, nell'argomentazione, di tesi o teorie proposte secundum metaphoram vel similitudinem, induce l'agostiniano a un'interpretazione che svela convinzioni diverse rispetto a quelle prospettate dal Filosofo e dai suoi commentatori. È il caso della concezione socratica dello stato proposta nel II libro della Politica, che occupa ben 9 capitoli della I parte del III libro del De regimine. Se tale concezione è, per Egidio - cosi come per i commentatori medievali della Politica -, simpliciter improponibile, essa conserva tuttavia una relativa validità, comprensibile a quanti siano in grado di cogliere il nucleo di verità che è oltre un modo di argomentare metaforico: Narrabatur autem supra quod Socrates et discipulus eius Plato dixerunt ciuitatem sic esse regendam et gubemandam vt ciuibus communes essent uxores et filii et possessiones. Quod, si intelligitur vt verba sonant, stare non potest, vt est per habita manifestum; quia modus fuit Platonicorum metaphorice loqui, quem modum loquendi forte ipse Socrates habebat, cum Plato eius discipulus fuisset, si volumus non vt verba sonant intelligere dicta socratica, saluare poterimus positionem eius 127 . 125
Aegidii Romani De regimine principum, I.l, cap. 1, p. 3. Cosi, nel I capitolo del III libro della Politica, Tommaso ri corda che, se vogliamo definire correttamente il cittadino, «debemus ad presens dimittere illos qui dicuntur ciues secundum aliquem modum poeticum, id est secundum metaphoram uel similitudinem, quia isti non sunt uere ciues» (Thomae de Aquino Sententia lib ri Politicorum, III.l, p. A 187, Il. 7 5-79). L' ammonimento a eliminare dalla discussione ogni affermazione non scientifica è accolto dagli altri commentatori; commentando lo stesso passo, Pietro d' Alvemia ribadisce tale convinzione: «[ ... ] modi illi secundum quos aliqui aliqualiter dicuntur ciues ut metaphorice et secundum quid, ad modum loquentium poetice, dimittantur ad praesens» (Petrus deAlvemia, Scriptum, III.l, Vat. Lat. 777, f. 35rb). 12 7 Aegidii Romani De regimine principum, III.l, cap. 15, p. 437. 12 6
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Il distacco dallo Stagirita, realizzato negando ogni pretesa di scientificità all'indagine proposta, si realizza cosi in concomitanza con un'interpretazione che consente a Egidio di ipotizzare quale fosse l'intentio di Platone quando descriveva l'ordinamento dello stato. In tal modo, egli mostra di condividere l'opinione degli "aristotelici" circa l'impossibilità di attuare una comunanza di beni quale quella proposta da Socrate - oltretutto tutt'altro che conveniente per la civitas - e avanzare al contempo un'ipotesi interpretativa secondo la quale hoc ergo modo ciuibus omnia debent esse communia, vt quilibet intendat bonum commune et bonum omnium et sit soli ci tus - cum adest facultas - de rebus aliorum ac si essent suae 128 . Una lettura in questi termini consente di comprendere in qual modo debba intendersi l'unità alla quale la concezione dello stato platonicosocratica mirava: Sed forte vnitatem huiusmodi ad amorem et dilectionem referre volebat, vt quod tune esset ciuitas optima, quando ciues se amando et diligendo maxime vnirentur. Sic ergo exposita mente Socratis de communitate rerum et de vnitate ciuium, verum est quod ipse opinabatur, quod in ciuitate esset maxima pax et non orirentur ibi litigia: nam proprius amoris effectus, esse videtur pax et concordia 129 . Una siffatta interpretazione della pos1z10ne socratica non sarebbe stata proponibile nell'ambito di una considerazione scientifica della politica; essa, infatti, non trova posto nei commenti, come neanche l'ipotesi sull'intentio platonica formulata da Egidio: [... ] dixerunt ciuitatem debere esse maxime vnam, quod forte ideo hoc opinati sunt, quia semper multitudo ab vnitate procedit et semper vnitas videtur esse potior multitudine, vnde prima causa, Deus ipse, quia est summe vnus, arguitur esse summe bonus. Videtur ergo ciuitas esse potissime bona si sit potissime vna. Igitur, quanto plus ad vnitatem procedit, tanto plus appropinquat ad terminum bonitatis 130 . 128
Ibid., pp. 437-438. Ibid., p. 438. 130 Ibid., cap. 7, p. 416. [Sulla parziale ricostruzione che la Politica offre delle dottrine platoniche e sulla lettura che ne dettero i lettori medievali dell'opera si veda S. PERFETTI, «Immagini della Repubblica nei commenti medievali alla Politica di Aristotele: 129
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Se cosi intesa, l'aspirazione all'unità sembra essere più che legittima: un ordinamento cosi concepito non annullerebbe le distinzioni esistenti tra quanti compongono lo stato, ma realizzerebbe quell'assetto gerarchico che caratterizza il processo dall'Uno al molteplice. L'eco neoplatonica di questo passo sembra confermare 1' allontanamento da Aristotele presente in queste sezioni, che Egidio attua non nella lettura delle argomentazioni particolari con le quali il Filosofo analizza e confuta nel dettaglio la posizione socratica- sostanzialmente fedele e vicina all'interpretazione proposta da Tommaso d'Aquino-, ma nella sottolineatura di elementi che travalicano l'ambito proprio a un'indagine naturalistica sullo stato e rimandano a un ordinamento gerarchico, piramidale, ove la summa bonitas e unitas si configura come il termine ultimo cui lo stato deve tendere. L'agostiniano conclude dichiarando l'impraticabilità della proposta socratica; anche in questo caso, le motivazioni addotte per avvalorare tale conclusione lasciano intravedere una prospettiva ben poco aristotelica: la concezione dello stato platonico-socratica è astratta, afferma Egidio- condividendo il giudizio formulato dall' Aquinate- ma, soprattutto, essa è inattuabile perché la natura umana è inferma: Considerata ergo infirmitate hominum et diligenter viso quod communiter populus a via perfecta deuiare, expedit ciuitati, ne inter ciues oriantur dissensiones et iurgia, non sic esse possessiones communes vt Socrates statuebat. Via autem Philosophi, si consideretur modus et status hominum, est expedior ciuitati: ait enim possessiones et res ciuium debere esse proprias et communes: proprias quidem quantum ad dominium, communes vero propter virtutem liberalitatis. Diligenter igitur inspecta humana conditione, prout communiter populus obseruatiuus est legum et laudabilium ordinationum, expedit cuilibet habere res et possessiones proprias quantum ad dominium 131 .
Tali affermazioni contengono l'elemento decisivo che impedisce di trarre dalle proposizioni aristoteliche - che costituiscono il materiale grazie al quale Egidio edifica la sua opera- le conclusioni da esse deducibili: la prospettiva delineata dallo Stagirita non puo attuarsi in tutta la sua compiutezza senza un' adozione convinta del concetto di natura umana a es sa sotteso. Solo una nozione di natura umana non diminuita o impossibilitata i casi di Alberto Magno e Tommaso d'Aquino», Mediaevalia. Textos e estudos, 20 (2001) 81-94; «Platone politico, ovvero il sogno di uno stato "divino"», in M. VEGETTI-P. PISSAVINO (eds.), I Decembrio ela tradizione della «Repubblica» di Platane tra Medioevo e Umanesimo, Bibliopolis, Napoli 2005, pp. 99-125] 131 Ibid., cap. 11, p. 430 (corsivo mio).
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ad agire correttamente o pienamente, perché compromessa dal peccato, assicura 1'autonomia dello stato e del fine che esso consente di realizzare, consentendo una sicura individuazione dei criteri secondo i quali esso puo essere organizzato. Gli allontanamenti dalle teorie prospettate dallo Stagirita svelano una radiee comune che mina l'aristotelismo dell'agostiniano, svelando il permanere di una linea di continuità che lega la riflessione proposta nel De regimine agli esiti cui egli perviene nel De ecclesiastica potestate: sottesa a entrambe le opere è la convinzione che l'uomo non puo produrre il suo mondo senza un riferimento continuo a cio che travalica l'ambito esclusivamente politico. Se un'organizzazione dello stato quale quella prospettata nella Politica è valida, una considerazione attenta della condizione umana puo rendere auspicabile ricorrere a un diverso ordinamento: l'autonomia dell'indagine politica risulta, ancora una volta, irrimediabilmente compromessa.
INDICI
INDICE DEI MANOSCR ITTI CITATI
Leipzig, Universitatsbibliothek Avranches, Bibliothèque Municipale 1386: 92 232: 80 Barcelona, Archivo de la Corona de Aragon Milano, Biblioteca Ambrosiana A 100 inf.: 8, 129, 136, 197, 206 Ripoll. 109: 193, 288 Biblioteca Nazionale «Vittorio Napoli, Universitaria Biblioteca Bologna, II» Emanuele 1625: 129, 197 77-78 VIII.G.8: Apostolica Città del Vaticano, Biblioteca Library Bodleian Oxford, Vati cana lat. mise. c. 71: 80 Pal. lat. 1030: 206 Vat. lat. 777: 14,21-23, 30,32-40,44, Paris, Bibliothèque Nationale de France lat. 3572: 78 46-47, 49-57, 59-60, 62, 64-66, 68, lat. 3804A: 78 70, 93, 105-107, 113-114, 119, 121lat. 14698: 8 122, 124-128, 134, 136-137, 151, lat. 16089: 129, 197, 199 190176, 171-172, 169, 166, 156, lat. 16110: 92 289 221, 215-218, 191, 196, 200, Narodni Knihovna Ceské RepubliPraha, Vat. lat. 5988: 288 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana ky (olim Universitni Knihovna) III.F.l 0: 80 S. Marco 452 (20): 206 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale lat. VI 94 (2492): 206 Conventi soppressi G.4.853: 80 Frankfurt a.M., Stadt-und Universitatsbi- Wroclaw, Biblioteka Uniwersytecka IV.Q.52: 286 bliothek Praed. 51: 129, 197
INDICE DEGLI AUTORI E TESTI ANTICHI E MEDIEVAL!
Aegidius Romanus, 9-11, 13, 16, 23-26, 41, 68-69, 110-111, 133, 136-137, 140, 154-156, 165, 178-179, 210, 213,218-220,22 4,233-292 Commentaria in Rhetoricam Aristotelis, 250, 260-261, 275, 281-286 De differentia ethicae, rhetoricae et politicae, 23-25, 274-275, 286 De ecclesiastica potestate, 110, 275, 292 De regimine principum, 8-9, 13, 2425,41,68-69,110 ,136-137,140,15 4, 156-157, 175, 178-179,210,218 -220, 224, 229, 233-292 In primum librum Sententiarum, 250 A1bertus Magnus, 17, 26-27, 34-35, 41, 75-76, 86-89, 97, 101, 124-125, 155, 192-193, 203 De bono, 157 Ethica, 86-88 Politicorum libri VIII, 27, 34-35, 125, 192-194,206,20 8,216-217,287 Super Eth ica commentum et quaestiones, 86-89, 155, 157, 193, 287 Super Matthaeum, 157 A1farabius, 235 Andreas de Isemia, 152 Andronicus Peripateticus, 235 Anonymus v. Johannes Pecham (pseudo) Anonymus (De potentiis animae et obiectis), 84 Anonymus (Liber de causis), 83-84, 246 Anonymus (Le Songe du Vergier), 173 Anonymus Artium mag., Questiones super Librum Ethicorum Aristotelis, 8 Anonymus Bononiensis, Quaestiones supra libros Politicorum, 129, 197 Anonymus Medio1anensis, Quaestiones
in libros Politicorum, 8, 129, 136, 197-198,206 Anonymus Neapolis, Lectio cum questionibus (Ethica Nicomachea I, 4-10}, 77-78 Anonymus Parisiensis, Lectura in Ethicam novam et veterem, 77-80, 83-84 Anonymus Vaticanus, Quaestiones supra libros Politicorum, 206 Aristoteles, 7-15, 17-137, 140, 151, 156157, 164-179, 181-203, 205-231, 233-292 Analytica posteriora, 117, 249-250 Ethica Nicomachea, 8, 13-14, 18, 2425, 31-32, 34, 41, 61, 67, 73-104, 107, 112, 114-115, 117-118, 121, 123, 126-128, 130, 156-157, 171, 187, 205, 219, 229, 234-235, 252, 254255,265-266,27 1,274,281-283,2 89 Politica, 7-15, 17-74, 100, 104-137, 139-141, 151, 154-156, 164-179, 181-203, 205-231' 233-292, 245, 263-264, 283 Rhetorica, 235, 255, 260, 280-281 Aristote1es (pseudo), Oeconomica, 154, 280 Amulfus Provincialis, 193, 288 Aspasius, 87 Augustinus Aurelius, 80, 83-84, 86, 184, 186,258 Averroes, 88, 235 Bartholomaeus de Cavalcantibus (Bartolomeo Cavalcanti), Trattati o vero Discorsi sopra gli ottimi reggimenti delle repubbliche antiche e moderne, 12 Bartho1us de Saxoferrato, 160, 235 De tyranno, 160
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Boethius, Anicius Manlius Severinus, 235 Boethius de Dacia, 89 Chrysostomus Iavellus, Epythomata in oeta libris Politicorum Aristotelis, II Cicero, Marcus Tullius, I61 Dantes Alagherii, Monarchia, 197 Dionysius Areopagita (pseudo-), 235 Dionysius Foulechat, 144, 154 Donatus Acciaiolus, Expositio super libros Politicorum Aristotelis in novam traductionem Leonardi Aretini, II Eustratius Nicaenus, 87, 287 F erdinandus Rhoensis, 12 Galterius Burlaeus, Expositio super libros Politicorum, Il, 17, 117, 136 Gaufridus de Fontibus, 133 Gaufridus Viterbiensis, 141 Gilbertus Tomacensis, 141 Gratianus, Decretum 184 Guido Vemani de Arimino, Super Politicam, 8, Ill, 206 Guillelmus de Moerbeke, 17-18, 26, 28, 75, 118, 126, 165, 184, 198,202,207208,211-212 ,214,235,245 ,249,260 Guillelmus de Ockham, 10, 236 Guillelmus Peraldus, De eruditione principum, 234 Guillelmus de Sarzano, Il Helinandus Frigidi Montis, De bono regimine principis, 154, 280 Hincmarus Remensis, 141 Jacobus de Viterbio, Ill Iohannes Buridanus, 17, 41, 129-130, I88189,223 Iohannes Buridanus (pseudo-) v. Nicolaus Girardi de Waudemonte
Iohannes Golein mag., 154 Iohannes Guallensis, 142 Iohannes Pagus, Scriptum super Porphyrium, 287-288 Johannes Pecham (pseudo-), Leetura cum questionibus in Ethicam nouam et ueterem, 77, 79-81 Johannes Quidort Parisiensis, 71, Il 0-111, 165 De potestate regia et papali, 71 Iohannes Sarisberiensis, 8, 140-155, 157, 159,280 Policraticus, I40-154, 157, 159, 177, 180,233,280 Johannes de Viterbio, 14I Jonas Aurelianensis, 141 Isidorus Hispalensis, 184 Lactantius, 184 Leonardus Brunus, 208 Lucas de Penna, 154 Ludovicus Valentiae Ferrariensis (Ludovico Valenza), 10 Marsilius de Padua, 168, I72-173 Defensor pacis, 10, 167-168, 172173 Matthaeus de Afflictis, 154 Michael Ephesius, 87 Michael Scotus, 75 Nicolaus Girardi de Waudemonte, 124, 129-130, 188, 199,223, 226-231 Quaestiones super oeta libros PoliticorumAristotelis, 136, 188-189, 197199,206,223 ,226-231 Nicolaus Machiavelli, Il, 234 Nicolaus Oresme, 17, 124, 133, 154, 172173, 179-180, 194, 208 Le livre de Politiques d'Aristote, 136137,173-174, 178-I80, 194,206,208, 214,216,218
Ei autem qui de politia considerat ... Aristotele ne! pensiero politico medievale
Oliverius Brito, 288 Palladius, Rutilius Taurus Aemilianus, 235 Petrus de Alvemia, 8-14, 17-71, 75, 9295, 102-109, 111-114, 118-137, 151152, 155-156, 175-176, 189-190, 194195,200,203 ,206,221-226 ,231,246 Quaestiones super libros I-II Ethicorum, 92,94-95, 102-104, 112-113, 128 Quaestiones super libros Politicorum, 8-9, 129, 197, 199, 203, 206, 222, 225-227, 230 Scriptum super libros Politicorum, 814, 17-71, 92-93, 104-109, 113-114, 118-137, 151, 156, 165-169, 171172, 176, 189-191, 194, 196, 200, 203,206,215 -218,221,224 -225,289 Petrus de Osma, 12 Plato,31, 74,131,170,1 81,245,289-2 91 Plotinus, 235 Ptolomaeus Lucensis v. Tholomaeus de Fiadonis Lucensis Radulphus Brito, 8 Raimundus Augerii, Sententia libri Politicorum Aristotelis, 136, 206 Raimundus de Pennaforti, 185-186 Summa de paenitentia (sive De casibus conscientiae), 185 Robertus Grosseteste, 18, 76, 78, 82, 87, 97,100,126, 193,229 Robertus Kilwardby, 77, 79, 85-86, 89 Sedulius Scotus, 141 Sigerus de Brabantia, 17, 89 Tholomaeus de Fiadonis Lucensis, 111, 141, 165, 239 Thomas de Aquino, 8, 10, 12, 17-18,2023, 25-27, 29, 32-48, 51, 64-65, 78, 84, 86-87, 90-102, 106, 111, 113, 125, 130, 141, 153-165, 186, 189,
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234, 238-241' 245-246, 251-253, 255-260,262 -265,271,291 De regna ad regem Cypri, 8, 141, 158-159, 161-165, 172, 177-178, 180, 186, 234, 238-239, 241, 248, 251-252 Epistola ad ducissam Brabantiae, 186 Expositio libri Posteriorum, 250-251 In oeta libros Physicorum Aristotelis, 240 Quaestiones disputatae de anima, 84 Quaestiones disputatae de virtutibus in communi, 265 Scriptum super Sententiis, 8, 98-99, 159-165 Sententia libri De anima, 94-95 Sententia libri De memoria et reminiscentia, 267 Sententia libri Ethicorum, 18-19, 34, 43-44, 64-65, 78, 86, 90-94, 98-101, 106, 157, 186, 219-220, 229, 253, 255-258, 262-263, 265-270 Sententia libri Politicorum, 10, 12, 18,20-23,25 ,27,29,32-48 ,51,113, 125, 130, 161, 165, 176-177, 182, 186-188, 191, 196, 206-209, 228, 241,245,259 -260,270,289 Summa theologiae, 40, 42-44, 94-97, 101-102, 157-158, 161, 186-187, 195-197, 239-241, 253, 256-259, 262-263,265- 266,271 Super epistolam ad Romanos lectura, 160 Valerius Maximus, 235 Vegetius, Flavius Renatus, De re militari, 235 Vincentius Belvacensis, 141, 154, 185, 234, 279-280 De morali principis institutione, 234, 279-280 Speculum doctrinale, 185
INDICE DEGLI STUDIOS!
Adorno, F., 181 Aertsen J.A., 41, 115-117,201 Allegretti, V., 185-186 Alliney, G., 42 Andujar, E., 235, 287 Angeli, F., 240 Angotti, C., 79 Anton, H.H., 141 deAraujo, N., 142-144 Atucha, 1., 79 Aubonnet, J., 182
Bradley, D.J.M., 91, 97-98 Brams, J., 18, 87, 201-202 Briggs, C.F., 9, 156, 235-236 Briguglia, G., 11-12, 168 Brînzei, M., 79 Brucker, C., 144 Bruni, G., 24, 274, 281 Bubacz, B., 253 Buffon, V., 14, 77, 80-81 Bühler, A., 11 Bullido del Barrio, S., 88
Babbit, S.M., 133, 173 Baeumker, C., 80 Baldini, A.E., 119 Baldwin, J.W., 212 Barrau, J., 140, 233 Bataillon, L.-J., 18, 182, 198, 207, 209, 211, 228 Bazan, B.C., 84, 235, 287 Bejczy, I.P., 8, 42,78-79, 81, 129, 155 Bell, D.M., 236 Belmans, T.G., 253 Beltrametti, A.A., 205 Berges, W., 139, 156, 233-234, 236, 252, 276 Bertelloni, F., 116, 193, 287-288 Bianchi, L., 74, 89, 116, 125, 140, 144, 183,206,233 Biller, P., 15 Bleienstein, F., 71 Blythe, J.M., 69, 93, 189, 235-236 Borgnet, A., 88, 194, 208 Borgnet, E., 88 Bossi de Kirchner, B., 91 Bossier, F., 201-202 Boureau, A., 139 Boyle, L.E., 234
Calabi, F., 205 Callus, D.A., 84 Calma, D., 79 Campese, S., 205-206,211-213 Capitani, 0., 212 Carlyle, A.J., 66 Carlyle, R.W., 66 Carrier, J., 77, 86, 193, 288 Celano, A.J., 14, 25, 77, 81-83, 85, 9192,97,99,102-104,12 8 Charles-Saget, A., 184 Chatelain, E., 75 Cheneval, F., 125 Chenu, M.-D., 27 Ci1iberto, M., llO Colomba, C., 17,73 Comparato, VI., 139, 233 Costa, 1., 8, 14 Costa, P., 150 Courtenay, W.J., 130, 189, 223 Cova, L., 42 Cranz, F.E., 7, 10 Cunningham, S.B., 88 Czartoryski, P., 286 Dahan, G., 261
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D'Ancona Costa, C., 83 Dauber, N., 8 De Benedictis, A., 140, 233 Del Fuoco, M.G., 11 Del Punta, F., 16, 115, 201, 235 Dempf, A., 236 Denifle, H., 75 Diez, L., 185 Dod, B.G., 249 Dolcini, C., 116, 140, 183, 206, 236, 242 Dominguez Reboiras, F., 116 Donagan, A., 98, 253 Donati, S., 274 Dondaine, A., 234 Dondaine, H.-F., 18, 182, 198, 207, 209, 211,228 Drago, G., 118 Dunbabin, J., 7, 18, 26, 56, 67, 73, 87-88, 93, 116, 206 Ehrle, F., 80 Elm, K., 88 Engel, U., 88 Fattori, M., 202 Feckes, C., 157 Felice, D., 189 Feltrin, P., 144 Fidora, A., 183 Finnis, J., 98, 253 Fiocchi, C.A., 15, 139, 189 Fioravanti, G., 8, 13, 17, 23, 27, 55, 75, 91-92, 110-112, 116-117, 133, 140, 172, 183, 192, 218-219, 237, 239, 241,252 Firpo, L., 236 Flasch, K., 183 F1üeler, C., 7-8, 10-11, 17, 73, 92, 115, 129, 140, 183, 189, 197, 203, 206, 223,225,286 Follesdal, D., 88 Fortenbauch, W.W., 170
Fortin, E.L., 253 Frank, LW., 88 Fried, J., 183 Fumagalli Beonio Brocchieri, M., 125, 144 Galati, V., 186 Garcia G6mez, M., 144 Garfagnini, G.C., 15, 71, 74, 100, 110111, 142, 148, 150, 165 Garin, E., 110 Gauthier, R.-A., 18-19,76, 78-80,82-84, 87,90,92,95,97 , 117,126,157,19 3, 219,229,255,28 8 Genet, J.P., 140, 233, 276 George, R.P., 253 Geyer, B., 157 Gilli, P., 139 Ginzburg, C., 11 Goldschmidt, V., 192 Gouron, A., 157 Grabmann, M., 73, 76, 86, 286 Grech, G.M., 35 Grignaschi, M., 16,46-47, 133, 173, 189 Grisez, G., 253 Guckes, A., 186 Hall, P.M., 254 Hamesse, J., 15, 115, 201-202 Hibbs, T.S., 91 Hoffmann, T., 91 Hoffmaster, B.C., 42, 253 Holtz, L., 73, 115 Honnefelder, L., 88 Horst, U., 88 Ilari, V., 185 Imbach, R., 79, 116, 125 Inkeri Lehtinen, A., 88 Johnson, H.J., 42, 253 Jolif, J.Y., 76, 117 Jordan, M.D., 234
Ei autem qui de politia considerai ... Aristotele ne! pensiero politico medievale
Kaluza, Z., 125 Kantorowicz, E.H., 139, 154, 157 Kaye, J., 212 Keats-Rohnan, K.S.B., 143, 145-148, 152-154 Kelly, M.J., 253 Kempshall, M.S., 140, 233 Kenny, A., 7, 18, 26, 73, 76, 91, 93, 116, 206,253 Kerner, M., 154 Keyt, D., 117, 170, 182,212 K1oft, H., 154 Kôh1er, T.W., 15, 183, 287-288 Koenig-Pralong, C., 79 Kretzmann, N., 7, 18, 26, 73, 76, 91, 93, 116, 206, 253 Krynen, J., 133, 139, 141, 173,234,236 Kübe1, W., 155, 157, 287 Küh1e, H., 157 Lachaud, F., 140, 233 Lafleur, C., 77, 86, 193,288 Lagerlund, H., 85 Lambertini, R., 8-11, 13-15, 17, 41-42, 68-69, 76, 116, 136-137, 140, 156, 183, 197, 206, 224, 233-236, 247248, 251-252 Langholm, 0., 212, 214 Lanza, D., 205 Lanza,L., 75,92, 116,140,156,20 3,223 Laredo, M.A., 144 Laurenti, R., 117 Leclerq, J., 71 Leonardi, C., 13, 91, 140 Lewry, P.O., 85 Linder, A., 154, 280 Lines, D., 115 Lisska, A.J., 254 Lohr, C.H., 7, 17,73-74,76, 116 Long, R.J., 85 Lotito, G., 117,212 Lottin, 0., 76, 78
303
Lugt, M. van der, 62, 129, 189, 247 Luna, C., 235 Luscombe, D.E., 73, 115, 253 Lutz-Bachmann, M., 183 Maclntyre, A., 254 Mandonnet, P., 159 Marc-Wogau, K., 117 Marenbon, J., 73 Marmo, C., 260, 281 Martin, C., 73 Mathie, W., 117 Mayali, L., 157 McCarthy, J.M., 234 McGrade, A. S., 253 Mclnemy, R., 253 Meier, U., 15 Meikle, S., 212 Meirinhos, J.F., 15, 167, 220 Ménard, J., 69, 93, 189, 235 Menut, A.D., 133, 154, 194, 208 Mercken, R.P.F., 87-88, 97 Michaud-Quantin, P., 17, 185 Miethke, J., 11, 140, 233 Miller, F.D., jr., 170, 182, 212 Minio-Paluello, L., 249 Môhle, H., 88 Mojsisch, B., 183 Molnar, P., 162 Moraux, P., 118 Moreno-Riafio, G., 168 Müller, J., 14, 88, 91 Murphy, J.J., 281 Nardi, B., 166 Natali, C., 205, 210-211 Nederman, C.J., 42, 129, 142, 144, 155, 168, 198-199,219 Noonan, J.T.,jr., 212 Ochoa, J., 185 Odetto, E., 265
304
Lidia Lanza
O'Donnell, J.R., 234, 281 Omato, M., 233 Pacheco, M.C., 167, 220 Pattin, A., 83, 87 Patzig, G., 205 Pegis, A.C., 234 Pellegrini, L., 11 Pe1zer, A., 87 Peramau i Espelt, J., 185 Perfetti, S., 13, 91, 140, 290 Perkams, M., 91 Perret, N.-L., 9, 235 Pinborg, J., 7, 18, 26, 73, 76, 91, 93, 116, 206,253 Pinchard, B., 197 Pindl, T., 116 Pirola, G., 186 Pirotta, M., 240 Pisapia, A., 140, 233 Pissavino, P., 291 Pluta, 0., 183 Pons, N., 233 Powicke, M.R., 281 Pyron, S., 173 Quaglioni, D., 137, 139-140, 160, 184, 212,233,235 Quillet, J., 133, 173 Randi, E., 74, 89, 125 Redpath, P.A., 253 Renna, T., 62, 66, 68, 92 Resnick, I.M., 88 Ricklin, T., 11-12, 125 Rigaudière, A., 157 Robinson, R., 170 Robles, L., 185 Robles Sierra, A., 185 Rorty, A. O., 117 Rosier-Catach, 1., 261 Rouse, M.A., 142, 146
Rouse, R.H., 142, 146, 234 Rowe, C.J., 182 Russell, F.H., 184 Salomon, M., 118 Sandquist, T.A., 281 Sbriccoli, M., 150, 152 Sbrocchi, L.G., 235, 287 Scattola, M., 186 Schmaus, M., 73 Schmidt, B., 157 Schneider, B., 18, 260 Schneider, R.J., 234 Scholz, R., 168, 173, 236, 252 Schom-Schütte, L., 183 Schrübbers, C., 234 Schultz, J.L., 253 Scordia, L., 140, 233 Scully, E., 253, 258 Senellart, M., 140, 142 Senner, W., 88 Sichirollo, L., 192 Sileo, L., 13 Simonetta, S., 189 Sommer-Seckendorff, E.M.F., 85 Sorabji, R., 87 Sorgia, R.M., 185 Speer, A., 41,115-117, 193,201,287 Spettmann, H., 80 Spiazzi, R., 10, 14 Staico, U., 24, 192, 273-275, 281-286 Staley, K.M., 91 Stevenson, C.L., 170 Stump, E., 7, 18, 26, 73, 76, 91, 93, 116, 206,253 Susemihl, F., 18, 31, 50, 55-57, 63, 118, 123, 126, 198, 207, 209, 211, 228, 245,264 Syros, V., 168 Taranto, D., 233 Teeuwen, M., 79
Ei autem qui de politia considerat ... Aristotele ne! pensiero politico medievale
Todeschini, G., 212 Thom, P., 85 Tomasic, T.M., 253 Tombolini, A., 18 Tordesillas, A., 184 Toste, M., 8, 11, 14-15, 41-42, 61-62, 129, 137, 142, 155, 167, 172, 189, 197,199,203,22 0,222-223,246-2 47 Tracey, M.J., 14, 77-78, 88 Trottmann, C., 197 Trude, P., 118 Turchetti, M., 139 Tyôrinoja, R., 88
Venturi Ferriolo, M., 192 Verbeke, G., 18, 234 Verhelst, D., 234 Vyver, E. van de, 87
Ullmann, W., 29, 66, 154, 238
Walter, E.F., 253 Walter, P., 116 Webb, C.C.J., 143, 145-149, 152-154 Weijers, 0., 73, 79, 115, 201 Weisheipl, J.A., 85 Wenin, C., 85 Westerman, P.C., 254 Wieland, G., 76-77, 91, 193,288 Wilkinson, B., 281 Williams, B., 117
Valls i Tabemer, F., 185-186 Vanhame1, W., 18, 202 Varanini, G.M., 212 Vasoli, C., 110, 119, 236 Vegetti, M., 205, 291
Zamarriego, T., 144 Zanetti, G., 117, 124,210,242,24 5 Zavattero, 1., 14, 77-79 Zimmermann, A., 193, 287 Zoerle, A., 129, 197
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Collection « Textes et Études du Moyen Âge )) publiée par la Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales
Volumes parus : 1.
Filosofia e Teologia ne! Trecento. Studi in ricardo di Eugenio Randi a cura di L. 54 Euros BIANCHI, Louvain-la-Neuve 1995. VII+ 575 p.
2.
Pratiques de la culture écrite en France au xve siècle, Actes du Colloque international du CNRS (Paris, 16-18 mai 1992) organisé en l'honneur de Gilbert Ouy par l'unité de recherche« Culture écrite du Moyen Âge tardif», édités par M. ORNATO et 67 Euros N. PONS, Louvain-la-Neuve 1995. XV+ 592 p. et 50 ill. h.-t.
3.
Bilan et perspectives des études médiévales en Europe, Actes du premier Congrès européen d'études médiévales (Spoleto, 27-29 mai 1993), édités par J. HAMESSE, 54 Euros Louvain-la-Neuve 1995. XIII+ 522 p. et 32 ill. h.-t.
4.
Les manuscrits des lexiques et glossaires de l'Antiquité tardive à la fin du Moyen Âge, Actes du Colloque international organisé par le «Ettore Majorana Centre for Scientific Culture)> (Brice, 23-30 septembre 1994), édités par J. HAMESSE, 67 Euros Louvain-la-Neuve 1996. XIII + 723 p.
5.
Models of Holiness in Medieval Studies, Proceedings of the International Symposium (Kalamazoo, 4-7 May 1995), edited by B.M. KlENZLE, E. WILKS DoLNIKOWSKI, R. DRAGE HALE, D. PRYDS, A.T. THAYER, Louvain-la-Neuve 1996. 49 Euros XX + 402 p.
6.
Écrit et pouvoir dans les chancelleries médiévales : espace français, espace anglais, Actes du Colloque international de Montréal (7-9 septembre 1995) édités 49 Euros par K. FIANU et D.J. Gum, Louvain-la-Neuve 1997. VIII+ 342 p.
7.
P.-A. BURTON, Bibliotheca Aelrediana secunda (1962-1996). Ouvrage publié avec le concours de la Fondation Universitaire de Belgique et de la Fondation 27 Euros Francqui, Louvain-la-Neuve 1997. 208 p.
8.
Aux origines du lexique philosophique européen. L'influence de la « latinitas », Actes du Colloque international de Rome (23-25 mai 1996) édités par J. 34 Euros HAMESSE, Louvain-la-Neuve 1997. XIV+ 298 p.
9.
Medieval Sermons and Society: Cloisters, City, University, Proceedings oflnternational Symposia at Kalamazoo and New York, edited by J. HAMESSE, B.M. KrENZLE, D.L. STOUDT, A.T. THAYER, Louvain-la-Neuve 1998. VIII+ 414 p. et 7 54 Euros ill. h.-t.
10. Roma, magistra mundi. 1tineraria culturae medievalis. Mélanges offerts au Père L.E. BOYLE à l'occasion de son 75e anniversaire, édités par J. HAMESSE. Ouvrage publié avec le concours de la Homeland Foundation (New York), Louvain-laépuisé Neuve 1998. vol. I-II: XII+ 1030 p. ; vol. III: VI+ 406 p.
11. Filosofia e scienza classica, arabo-latina medievale e l 'età maderna. Cielo di seminari internazionali (26-27 gennaio 1996) a cura di G. FEDERICI VESCOVINI, Louvain-la-Neuve 1999. VIII+ 331 p. 39 Euros 12. J.L. JANSSENS, An annotated Bibliography of Ibn Sînœ. First Supplement (19901994), uitgegeven met steun van de Universitaire Stichting van België en het Francqui-Fonds, Louvain-la-Neuve 1999. XXI+ 218 p. 26 Euros 13. L.E. BoYLE, O.P., Facing history: A different Thomas Aquinas, with an introduction by J.-P. TORRELL, O.P., Louvain-la-Neuve 2000. XXXIV+ 170 p. et 2 ill. h.- t. 33 Euros 14. Lexiques bilingues dans les domaines philosophique et scientifique (Moyen Age -Renaissance), Actes du Colloque international organisé par l'École Pratique des Hautes Etudes- IVe Section et l'Institut Supérieur de Philosophie de l'Université Catholique de Louvain (Paris, 12-14 juin 1997) édités par J. HAMESSE et D. JACQUART, Turnhout 2001. XII+ 240 p., ISBN 978-2-503-51176-4 35 Euros 15. Les prologues médiévaux, Actes du Colloque international organisé par 1'Academia Belgica et l'École française de Rome avec le concours de la F.I.D.E.M. (Rome, 2628 mars 1998) édités par J. HAMESSE, Turnhout 2000. 716 p., ISBN 978-2-50351124-5 75 Euros 16. L.E. BOYLE, O.P., Integral Palaeography, with an introduction by F. TRONCARELLI, Turnhout 2001. 174 p. et 9 ill. h.-t., ISBN 978-2-503-51177-1 33 Euros 17. La figura di San Pietro ne !le fon ti del Medioevo, Atti del convegno tenutosi in occasione dello Studiorum universitatum docentium congressus (Viterbo e Roma, 5-8 settembre 2000) a cura di L. LAZZARl e A.M. VALENTE BACCI, Louvain-laNeuve 2001. 708 p. et 153 ill. h.-t. 85 Euros 18. Les Traducteurs au travail. Leurs manuscrits et leurs méthodes. Actes du Colloque international organisé par le « Ettore Majorana Centre for Scientific Culture» (Erice, 30 septembre- 6 octobre 1999) édités par J. HAMESSE, Turnhout 2001. XVIII+ 455 p., ISBN 978-2-503-51219-8 55 Euros 19. Metaphysics in the Twelfth Century. Proceedings of the International Colloquium (Frankfurt,june 2001) edited by M. LUTZ-BACHMANN et al., Turnhout 2003. XIV + 220 p., ISBN 978-2-503-52202-9 43 Euros 20. Chemins de la pensée médiévale. Études offertes à Zénon Kaluza éditées par P.J.J.M. BAKKER avec la collaboration de E. FAYE et CH. GRELLARD, Turnhout 2002. XXIX + 778 p., ISBN 978-2-503-51178-8 68 Euros 21. Filosofia in volgare nef medioevo. Atti del Colloquio Internazionale de la S.I.S.P.M. (Lecce, 27-28 settembre 2002) a cura di L. STURLESE, Louvain-la-Neuve 2003. 540 p., ISBN 978-2-503-51503-8 43 Euros 22. Bilan et perspectives des études médiévales en Europe (1993-1998). Actes du deuxième Congrès européen d'études médiévales (Euroconference, Barcelone, 8-
12juin 1999), édités par J. HAMESSE, Turnhout 2003. XXXII+ 656 p., ISBN 97865 Euros 2-503-51615-8 23. Lexiques et glossaires philosophiques de la Renaissance. Actes du Colloque International organisé en collaboration à Rome (3-4 novembre 2000) par l' Academia Belgica, le projet« Le corrispondenze scientifiche, letterarie ed erudite dal Rinascimento all' età moderna »et l'Università degli studi di Roma« La Sapienza », édités par J. HAMESSE et M. FATTORI, Louvain-la-Neuve 2003. IX+ 39 Euros 321 p., ISBN 978-2-503-51535-9 24. Ratio et superstitio. Essays in Honor ofGraziella Federici Vescovini edited by G. MARCHETTI, V. SORGE and 0. R!GNANI, Louvain-la-Neuve 2003. XXX+ 676 p.54 Euros 5 ill. h.-t., ISBN 978-2-503-51523-6 25. «In principio erat verbum » . Mélanges offerts à Paul Tombeur par ses anciens élèves édités par B.-M. TocK, Turnhout 2004. 450 p., ISBN 978-2-503-51672-6 54 Euros 26. Duns Scot à Paris, I 302-2002. Actes du colloque de Paris, 2-4 septembre 2002, édités par 0. BOULNOIS, E. KARGER, J.-L. SOLERE et G. SONDAG, Turnhout 2005. 54 Euros XXIV+ 683 p., ISBN 2-503-51810-9 27. Medieval Memory. Image and text, edited by F. WILLAERT, Turnhout 2004. XXV 54 Euros + 265 p., ISBN 2-503-51683-1 28. La Vie culturelle, intellectuelle et scientifique à la Cour des Papes d'Avignon. Volume en collaboration internationale édité par J. HAMESSE, Turnhout 2006. XI 43 Euros + 413 p.- 16 ill. h.t., ISBN 2-503-51877-X 29. G. MURANO, Opere diffuse per «exemplan> e pecia, Turnhout 2005. 897 p., ISBN 75 Euros 2-503-51922-9 30. Corpo e anima, sensi interni e intelletto dai secoli XIII-XIV ai post-cartesiani e spinoziani. Atti del Colloquio internazionale (Firenze, 18-20 settembre 2003) a cura di G. FEDERICI VESCOVINI, V. SORGE E C. VINT!, Turnhout 2005. 576 p., 54 Euros ISBN 2-503-51988-1 31. Le felicità ne! medioevo. Atti del Convegno della Società Italiana per lo Studio del Pensiero Medievale (S.I.S.P.M.) (Milano, 12-13 settembre 2003), a cura di M. BETTETINI e F. D. PAPARELLA, Louvain-la-Neuve 2005. XVI + 464 p., ISBN 243 Euros 503-51875-3. 32. Itinéraires de la raison. Études de philosophie médiévale offertes à Maria Cândida Pacheco, éditées par J. MEIRINHOS, Louvain-la-Neuve 2005. XXVIII+ 43 Euros 444 p., ISBN 2-503-51987-3. 33. Testi cosmografici, geografici e odeporici del medioevo germanico. Atti del XXXI Convegno dell' Associazione italiana di filologia germanica (A.I.F.G.), Lecce, 26-28 maggio 2004, a cura di D. GOTTSCHALL, Louvain-la-Neuve 2005. 34 Euros XV+ 276 p., ISBN 2-503-52271-8.
34. Écriture et réécriture des textes philosophiques médiévaux. Mélanges offerts à C. Sirat édités par J. HAMESSE et O. WEIJERS, Turnhout 2006. XXVI+ 499 p., ISBN 2-503-52424-9. 54 Euros 35. Frontiers in the Middle Ages. Proceedings of the Third European Congress of the FIDEM (Jyvaskyla, june 2003), edited by 0. MERISALO and P. PAHTA, Louvainla-Neuve 2006. XII+ 76lp., ISBN 2-503-52420-6 65 Euros 36. Classica et beneventana. Essays presented to Virginia Brown on the Occasion of her 65th Birthday edited by F.T. CoULSON and A. A. ÜROTANS, Turnhout 2006. XXIV+ 444 p. - 20 ill. h.t., ISBN 978-2-503-2434-4 54 Euros 37. G. MuRANO, Copisti a Balogna (1265-1270), Turnhout 2006. 214 p., ISBN 2503-52468-9 44 Euros 38. «Ad ingenii acuitionem». Studies in honour of Alfonso Maierù, edited by S. CAROTI, R. IMBACH, Z. KALUZA, G. STABILE and L. STURLESE. Louvain-la-Neuve 2006. VIII + 590 p., ISBN 978-2-503-52532-7 54 Euros 39. Form and Content of Instruction in Anglo-saxon England in the Light ofContemporary Manuscript Evidence. Papers from the International Conference (Udine, April 6th-8th 2006) edited by P. LENDINARA, L. LAZZARI, M.A. D' ARONCO, Turnhout 2007. XIII+ 552 p., ISBN 978-2-503-52591-0 65 Euros 40. Averroès et les averroïsmes latin et juif Actes du Colloque International (Paris, juin 2005) édités par J.-B. BRENET, Turnhout 2007. 367 p., ISBN 978-2-50352742-0 54 Euros 41. P. LucENTINI, Platonismo, ermetismo, eresia ne! medioevo. Introduzione di L. STURLESE. Volume publié en co-édition et avec le concours de l'Università degli Studi di Napoli «l'Orientale» (Dipartimento di Filosofia e Politica). Louvain-laNeuve 2007. XVI+ 517 p., ISBN 978-2-503-52726-0 54 Euros 42.1. Repertorium initiorum manuscriptorum Latinorum Medii Aevi curante J. HAMESSE, auxiliante S. SZYLLER. Tome I: A-C. Louvain-la-Neuve 2007. XXXIV + 697 p., ISBN 978-2-503-52727-7 59 Euros 42.2. Repertorium initiorum manuscriptorum Latinorum Medii Aevi curante J. HAMESSE, auxiliante S. SZYLLER. Tome II : D-0. Louvain-la-Neuve 2008. 802 p., ISBN 978-2- 503-53045-1 59 Euros 42.3. Repertorium initiorum manuscriptorum Latinorum Medii Aevi curante J. HAMESSE, auxiliante S. SZYLLER. Tome III :P-Z. Louvain-la-Neuve 2009, 792 p., ISBN 978-2-503-53321-6 59 Euros 42.4. Repertorium initiorum manuscriptorum Latinorum Medii Aevi curante J. HAMESSE, auxiliante S. SZYLLER. Tome IV : Supplementum. Indices. Louvain-laNeuve 2010. 597 p., ISBN 978-2-503-53603-3 59 Euros 43. New Essays on Metaphysics as «Scientia Transcendens». Proceedings of the Second International Conference of Medieval Philosophy, held at the Pontifical
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