Dialettica del Capitale

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. NICOLA BADALONI

DIALETTICA ,. DEL CAPITALE J

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Indice

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Introduzione 1. Le due categorie portanti: sussunzione e derivazione

97 113 125

2. La relazione reciproca delle forme del capitale e la ' derivazione 3. Produzione e circolazione 4. Merce e scambio con la forza-lavoro 5. Il processo lavorativo 6. Il lavoro incorporato e la condizione indifferente di equivalenza 7. Assenza di oggetto e rapporto di padronanza 8. Antinomia dell'economia politica 9. Plusvalore assoluto, tempo libero e teoria delle sovrastrutture 10. Plusvalore relativo e critica alla smithiana divisione del lavoro 11. « Libertà » sociale e macchinismo 12. In attesa dei nuovi manoscritti: il valore 13. Alcune riflessioni conclusive

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Indice dei nomi

23 27 33 41 49 59 67 77

Introduzione.

Ogni nuovo testo di Marx ci fa conoscere aspetti non ancora noti del suo pensiero e scoprire coerenza là dove, a prima vista, appariva una sovrapposizione di concetti. Il lettore si accorgerà che anche questa parte dei Manoscritti (1861-1863), che è stata pubblicata in lingua tedesca e di cui gli Editori Riuniti preparano la traduzione italiana, non sfugge a questa regola. A me sembra straordinariamente importante la spiegazione materialistica della sovrastruttura nel suo nesso con l'appropriazione « legittimata » di tempo di lavoro, con- la questione riel potere statale, con la cultura e con la scienza. Stimolanti sollecitazioni potranno essere ricavate anche dalla lettura del!' esposizione critica dei temi della soggettività, della divisione del lavoro, del!' associazione e della tecnologia. Confesso di essere particolarmente compiaciuto perché, pur in un momento assai difficile della mia vita, do per primo l'avvio alla discussione su questi Quaderni marxiani. Il mio compiacimento è anche d'altra natura: quando non è piu di moda « sviluppare » criticamente il marxismo, ma solo confutarlo, io mi sforzo, anche in questa interpretazione, di utilizzare le straordinarie potenzialità teoriche di quella corrente di pensiero. Spero che il lettore non scambi per dogmatismo tale sforzo. Sono perfettamente consapevole che « sviluppare » il pensiero di Marx significa anche prendere le distanze ed inventare il nuovo. Egli però per primo, nella sua ricerca sulla società ha congiuntamente sviluppato la scienza del!' economia politica e criticato quegli elementi coercitivi che, uniformando le volontà e i comportamenti, erano la base di ìquesta stessa scienza. Nel testo condenso tutto ciò nella categoria di « sussunzione »; al centro della questione resta comunque

che Marx ha cominciato a pensare connessioni tra razionalità e libertà che sono insieme attuali e non realizzate. Ringrazio M. Di Lisa, M. Barbera Veracini e G. De Paola che in vario modo hanno cooperato. Desidero infine ,dire che, senza l'aiuto di Marcella e di Claudia, questo mio lavoro non sarebbe mai apparso.

1.

Le due categorie portanti: sussunzione e derivazione

:fl uscito in lingua tedesca il terzo capitolo del Per la critica dell'economia politica, steso da Marx negli anni 1861-1863 e rimasto finora inedito. Viene cosi portata a conoscenza degli studiosi una parte cospicua dei Manoscritti di questi anni, mentre è atteso il completamento colla pubblicazione dei restanti quaderni 1 • Si tratta di un testo assai importante cbe ci fa conoscere un momento rilevante del processo di sviluppo del pensiero. di Marx tra i periodi corrispondenti alla stesura dei Grundrisse e del Capitale 2 • Il capitolo ora pubblicato rappresenta, come vedremo, 1 Karl Marx, Zur Kritik der politischen Okonomie (Manuskript 1861-1863) Text-Teil 1 und Apparat-Teil 1, Karl Marx-Friedrich Engels, Gesamtausgabe (Mega) Zweite Abteilung « Das Kapital )> und Vorarbeiten Band 3, Herausgegeben vom Institut fiir Marxismus-Leninismus beim Zentralkomitee der Kommunistischen Partei der Sowjetunion und vom Institut fiir Marxismus-Leninismus beim Zentralkomitee der Sozialistischen Einheitspartei Deutschlands, Dietz Verlag Berlin, 1976 (a questo testo si rinvierà da ora in poi, in tutta la ricerca con la sigla Ms). Il voluminoso manoscritto di Matx (23 quaderni), composto tra l'agosto 1861 ed il luglio 1863, era ancora inedito, salvo per la parte riguardante la storia delle Teorie (quaderni VI-XV). La nuova soddisfacente edizione comprende i quaderni I-VI e ci è 'promessa a breve scadenza l'edizione di tutto il resto (compresi quindi i quaderni XVI-XXIII). Il testo ora edito (quaderni I-VI) corrisponde alle sezioni II, III e IV del Capitale. I quaderni XVI-XVIII, di cui attendiamo fa pubblicazione, corrispondono ai temi trattati nel II e III libro del Capitale (saggio di profitto e trasformazione). I quaderni XIX-XX riprendono il tema del plusvalore relativo, con un'appendice sulla sua combinazione con quello assoluto, e sono stati pubblicati in lingua russa (K. Marx-F. Engels, SoCineniia, t. 47, Moskva, 1973). I quaderni XX-XXIII, contenenti in gran parte citazioni, sono del tutto jnediti. 2 Senza entrare direttamente in questioni di «filologia» (è prossima la pubblicazione di questi testi nella collezione delle Opere complete di Marx-Engels ed a cura di L. Calabi), possono essere presi come punti di riferimento in primo luogo il progetto contenuto nei Grundrisse, in secondo luogo il Progetto cOSf -detto del '59. Nel primo testo Marx intende partire dalle « determinazioni generali astratte che come tali sono comuni piu o meno a tutte le forme di società »; a ciò progetta di far seguire « le categorie che costituiscono l'articolazione interna della

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un passo in avanti, sia per l'.uso del ~oncetto ~oprastrut!ura, sia per la conseguente c':'rrez1~1:e degli elei_nent1 d1 autoi:iausmo e spontaneismo ancora nlevab1h nella teona, esposta nei Grundrisse, della transizione dai modi di produzione precapitalistid a quello capitalistico come pure del superamento di quest'ultimo '. Inoltre l'attenzione di Marx si sposta dalle categorie che mantengono validità anche in diversi modi di produzione a quelle specificamente connesse alla produzione capitalistica. Ne consegue che le categorie piu generali (valide per piu epoche), siano ora piu direttamente strutturate entro le specifiche modalità di funzionamento del processo capitalistico di produzione, e quindi risultino, entro di questo, profondamente trasformate. Seguendo Marx, intendo appunto per sussunzione il rapporto che si istituisce tra il processo di valorizzazione del capitale ed il processo lavorativo; chiamo derivazione la trasformazione cui sono sottoposte le categorie piu generali quando divengono funzionali al sistema capitalistico. società borghese e su cui poggiano le classi fondamentali »; quinç!L al terzo punto, pone « la sintesi della società borghese nella forma dello Stato» e si propone di concludere trattando « del rapporto internazionale della produzione » ed infine « del mercato mondiale e delle crisi» (K Marx, Lineamenti fondamentali di critica deWeconomia politica (« Grundrisse I, a cura di G. Backhaus, Torino, 1976, p. 34). Se da questo progetto passiamo a quello contenuto in appendice ai Grundrisse, notiamo che le grandi partizioni sono disposte in modo diverso. Il primo libro avrebbe dovuto essere intitolato Il processo di produzione del capitale, cioè Marx lascia cadere il primo punto del precedente progetto e comincia col secondo. Il libro seguente avrebbe dovuto essere intitolato Il processo di circolazione del capitale ed i1 terzo trat.tare di Capitale e profitto, comprendendo anche il tema del profitto « uniforme in tutte le parti del capitale». Questo secondo abbozzo di stesura indicato generalmente come Progetto di piano del 1859 per la stesura del capitolo sul capitale, terzo capitolo di Per la critica dell'economia politica è stato datato dai curatori dell'edizione che abbiamo citato, all'estate 1861. Questo mutamento di datazione sembra pienamente giustificato dal fatto che dei cinque capitoli in cui è suddiviso il primo libro, i primi tre corrispondono quasi letteralmente alla suddivisione in capitoli e paragrafi del nostro testo. Possiamo ancora aggiungere che un terzo progetto, pubblicato da Kautsky e riprodotto dal Rosdo1sky (R. Rosdolsky, Genesi e struttura del « Capitale» di Marx, Bari, 1971, pp. 35-36) e fatto risalire al gennaio 1863, corrisponde anch'esso all'indice del nostro testo nelle sue. parti essenziali. Si può supporre che la seconda parte dell'indice pubblicato da Kautsky corrisponda ai Quaderni ancora inediti dei Manoscritti di Marx. 3 A tale superamento Marx alludeva colla espressione ,

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Il terzo capitolo del Per la critica dell'economia politica è intitolato Il capitale in generale. Con tale espressione Marx intende designare la rappresentazione del capitale fuori dalle sue perturbazioni casuali. Il carattere di « generalità » si riferisce però ad una struttura la cui formazione e sviluppo erano avvenuti storicamente ed il cui tramonto era storicamente possibile. Marx attribuiva una grande importanza a questo suo lavoro ed il 28 dicembre 1862 scriveva a Kugelmann: « La mia Critica dell'economia 'politica nella seconda parte è ora finalmente pronta [ ... ] . Saranno circa 30 fogli a stampa. È la continuazione del fascicolo I, ma compare come opera a se sotto il titolo "Il capitale" e "Per la critica dell'economia politica" solo come sottotitolo. Infatti essa abbraccia soltanto la materia che doveva costituire il terzo capitolo della prima sezione, cioè "Il capitale in generale". Non vi sono quindi compresi la concorrenza dei capitali e il sistema creditizio. In questo volume è contenuto ciò che gli inglesi chiamano "the principles of politica! economy''. È la quintessenza (insieme con la prima parte), e lo svolgimento di ciò che segue potrebbe essere elaborato facilmente anche da altri (a eccezione forse del rapporto fra le diverse forme dello Stato e le diverse strutture economiche della società) sulla base di ciò che è stato fornito » 4 • Quando scrive questa lettera a Kugelmann, Marx ha già chiarito a se stesso la soluzione che intende dare al problema del profitto, nella sua connessione con la rendita, col prezzo medio e col profitto medio 5 • Siamo quindi a un grado assai sviluppato della sua complessiva elaborazione teorica. Eppure, proprio ora egli sente così intensamente il problema del rapporto tra le diverse forme dello Stato e le diverse strutture economiche della società. Quale ne è la ragione? Una risposta non c'è nel testo che esamineremo. Tuttavia, il problema è presente, in quanto Marx ha incentrato la sua esposizione intorno alle due categorie fondamentali della sussunzione e della derivazione. In forza della prima, nello sviluppo storico, una categoria, come espressione di determinanti rapporti reali, assume, per cosi dire, il primato (Gramsci, ma con piu diretto riferimento politico, avrebbe parlato di egemonia): Chiariremo piu oltre come nella logica di Hegel la sussunzione sia un modo di « predicazione » dei giudizi di· riflessione e non di inerenza. Si tratta di un predicato ancora ricco di possibilità di fronte al 4 5

Marx-Engels, Opere, XLI, Roma, 1973, p. 694. Lettera di Marx a Engels, 2 agosto 1862, ivi, pp. 296-301.

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soggetto. Ciò che è sottom1:sso. è essenzi~lmei:te il sogg~tt~. ~~ I~ sussunzione non è una predicazione del tipo d1 quella de1 gmdm di inerenza (tale cioè che il predicato è il genere con cui il soggetto si identifica). Qui il soggetto è « l'esistente e l'apparente» 6 • Tra soggetto e predicato non vi è dunque un rapporto di « inerenza »; il predicato è ciò che è in sé (das Ansichseiende), una potenzialità, « sotto cui ogni individuo viene sussunto come un accidentale » 7 • Hegel aggiunge solo: « Se i giudizi dell'esser determinato si possono anche determinare come giudizi d'inerenza, i giudizi della riflessione sono anzi giudizi di sussunzione»'. Detto altrimenti, l'elemento di accidentalità e casualità storica, proprio dei giudizi di riflessione, è entrato in un rapporto di dipendenza, di sussunzione che tuttavia, avendo l'accidentalità la sua origine nei giudizi di riflessione, è sempre «imposto», non è conforme alla natura della cosa, essendo una costrizione esercitata su questa, da cui essa può essere liberata '. La seconda categoria utilizzata (anche se in misura minore nel testo in esame) è quella di derivazione. Marx prende le mosse dalla categoria generale di capitale e tende a fissarne i passaggi in rapporto a ciò che è dominante (sussumente). Cosl, il capitale finanziario assume significato completamente diverso, se è in posizione dominante o se, invece, è una forma-funzione derivata dal profitto. La forza concettuale di tale categoria è data dal procedimento dell'integrazione matematica. Su questo punto sia Marx che Hegel combattono le forme mistiche del calcolo infinitesimale fondate sulla riduzione a zero delle quantità infinitamente piccole. Dice Hegel: « Questo procedimento ha per suo presupposto la scoperta generale che forma la base di questo campo dell'analisi, qui in questa guisa, che la curva quadrata, l'arco rettificato, ecc. sta ad una certa funzione data dall'equazione della curva, nel rapporto della cosiddetta funzione originaria alla derivata. Si tratta pertanto di sapere quando una certa parte di un oggetto matematico (p. es. di una curva) venga presa come la funzione derivata, qual altra parte di quello sia 6 7

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G.W.F. Hegel, La scienza della logica, trad. A. Moni, Bari, 1925, III, p. 101.

Ibidem. Ibidem.

9 L'opposto del giudizio di riflessione sarebbe il giudizio di inerenza,. ove tra soggetto e predicato viene stabilito un rapporto di necessità. I giudizi di sussunzione sono tali che in essi è assente la necessità (perché sono giudizi di riflessione); ma questa è sostituita dall'esistenza del legame che viene imposto ai termini. Questa violenza, che prende il posto della necessità, è però storica. e non logica o naturale.

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espressa dalla corrispondente funzione or1gmaria. [ ... ] Il vero e proprio merito della perspicacia è di aver scoperto, per mezzo dei risultati già d'altronde conosciuti, che certi lati di un oggetto matematico stanno nel rapporto di funzione originaria e di funzione derivata e di aver trovato quali sono codesti lati » ". Ovviamente i significati originari delle categorie di sussunzione e di derivazione si trasformano · in cose assai diverse, quando si applicano al campo della ricerca economico-storica. Ma la questione diventa piu interessante se dal luogo della loro genesi passiamo all'uso che Marx fa di queste categorie sul terreno sociale. Qui il rapporto di sussunzione entro il capitale in generale è visto tra processo lavorativo e processo di valorizzazione. Si tratta di due punti fissi, in cui l'elemento della sussunzione non equivale a quello della trasformazione o metamorfosi, perché il secondo, a differenza del primo, implica la determinazione reciproca e quindi la possibilità di un ritorno. Di fatto processo lavorativo e processo di valorizzazione si determinano reciprocamente. Ma i due termini non sono sullo stesso piano. Il primo è sussunto sotto il secondo, sotto il suo potere ed il suo comando. Tutto ciò è colto da Marx drammaticamente come alienazione umana del lavoratore, furto del suo tempo, riduzione della sua cultura e della sua individualità. Tuttavia (lo ripetiamo) tale « sussunzione » non è mai assoluta (equivalente a un giudizio di inerenza), implica la violenza della sottomissione esterna, e di contro può esprimere da sé la risposta della lotta di classe. Diverso è il caso della « derivazione ». Queste forme derivate non hanno direttamente una funzione di fissaggio del tempo di lavoro, e anzi esse sono lontane dal luogo in cui avviene il furto del tempo di lavoro. Il profitto è già una categoria che, come plusvalore trasformato, rende meno visibile il processo di esistenza di quest'ultimo. Il capitale finanziario assume addirittura un'apparenza di 10 G.W.F. Hegel, La scienza della logica, I, pp. 358-359. Nella seconda nota dello stesso capitolo Hegel identifica il qualitativo con la « Pontenzenfunk.tion » come « der Funktion ihrer Entwicklung oder Potenzierung ». Se in questo potenzia• mento è contenuto qualcosa di finalistico, Marx si affretta a correggere usando « i coefficienti simbolici differenziali» in « Operationssymbole, in Symbole vòn Prozessen [ ... ] zur Auffindung ihrer "Abgeleiteten" »: K Marx, J.V!.atematiCeskie rukopisi, Moskva, 1968, p. 56. Il testo di Marx cosi prosegue: « Originariamente nato come espressione simbolica della derivata, dunque come espressione di [un'operazione] già eseguita, il coefficiente differenziale simbolico ha ora soltanto il ruolo di simbolo per operazioni di differenziazione da eseguirsi»: Marx, Manoscritti matematici, Bari, 1975, p. 64.

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completa separazione d~ll'.est'?rs!one. del plusvalore. Dal punto di vista del capitale finanziario s1 d1ce (m un brano del quaderno XV) che « lo spostamento (~tel[enwech~el) del denaro, q~ando ~ prestato come capitale e qmnd1 non viene trasformato m cap1tale ma entra come capitale nella circolazione, non esprime altro che transfer del medesimo denaro da una mano all'altra. Il titolo di proprietà res.ta nelle mani del prestatore, ma il possesso passa nelle mani del capitalista industriale » 11 • Il prestatore di denaro appare qui anche come il proprietario, ha un'esistenza giuridica. Il ritorno del denaro imprestato non si presenta « come conseguenza e risultato di una serie di processi economici, ma come effetto di una particolare transazione giuridica tra venditore e compratore » ". Una forma derivata del capitale assume quindi una funzionalità del tutto nuova su base capitalistica (per es., la figura del denaro che viene prestato come capitale all'imprenditore). D'altro canto essa esercita la vecchia funzione di mantenere in vita (insieme al proprietario fondiario) 13 la proprietà come potere sul complesso della società. Dunque la società capitalistica assume questo carattere: essa ha una classe dominante che (al tempo di Marx) esercita la sua funzione imprenditoriale in prima persona. Tuttavia il potere che deriva dalla proprietà accumulata dal capitale è espresso anche dalle forme derivate di tale funzione. In apparenza anzi sono queste derivazioni che esercitano il potere secondo una loro volontà. Nella realtà esse non hanno una « volontà » propria e rispondono alle sollecitazioni materiali profonde che si sviluppano al livello del processo di produzione nel suo intreccio con quello di valorizzazione. Detta in altro modo, la cosa suona cosl: le forme derivate 11

Marx-Engels, Operè, XXXVI (Teorie sul plusvalore, III), Roma, 1979,

pp, 491-492. 12

Ivi, p. 492. Su questo punto si veda K. Marx, Il capitale. Critica del!' economia politica, Roma, 1974, III, pp. 714-715, n. 26, ove è contenuta la nota polemica contro Hegel sul diritto di proprietà della terra. Hegel conclude che non è possibile porre un limite al possesso di cose, tutte collegate tra loro, e scopre il limite nella volontà. A questo punto « deve affermare i suoi principi il diritto positivo, perché nient'altro può essere dedotto dal concetto}>. Marx commenta: « Ciò costituisce una confessione estremamente ingenua del u concetto " e >: S. de Sismondi, Nuovi principi di economia politica, o della ricchezza nei suoi rapporti con la popolazione, a cura di P. Barucci, Milano, 1975, p. 69. 3 « Prendiamo l'Inghilterra. La sua economia politica classica cade nel periodo in cui la lotta fra le classi non era ancora sviluppata. Il suo ultimo rappresentante, il Ricardo, fa infine, consapevolmente, dell'opposizione fra gli interessi delle classi, fra salario e profitto, fra il profitto e la rendita fondiaria, il punto di partenza delle-sue ricerche, concependo ingenuamente questa opposizione com.e legge naturale della società. Ma in -tal modo la scienza borghese dell'economia era anche arrivata al suo limite insormontabile. Ancora mentre il Ricardo viveva, e in contrasto con lui, le si contrappose la critica, nella persona del Sismondi »: K. Marx, Il capitale, Roma, 1974, I, p. 39. Si veda ançhe Per la critica dell'economia politica: « Se Ricardo porta deci7 samente l'economia politica alle sue ultime conseguenze, e cosi facendo la conclude, Sismondi completa questa conclusione rappresentando i dubbi che l'economia politica nutre nei riguardi di se stessa»: K. Marx, Per la critica delteconomia politiCa, Roma, 1974, p. 43. 4 J.B. Say, Traité d'économie politique, II, Paris, 1819 4, p. 454. 5 Come dietro all'idealismo dell'immaterialità si nasconda il problema del lavoro > (cfr. Marx-Engels 1 Opere, XXXVI, p. 425). Jones attraversando con la sua teoria della rendita diverse formazioni sodali aiuta Marx a modificare in senso materialistico la fondamentale teoria della sussunzione, riconoscendo IaStoricità dei modi in cui si articolano le forme-funzioni. 32 Cfr. I socialisti ricardiani, Milano, 1976, p. 9. 33 J. Townsend, A dissertation on the poor laws, by a .well wisher to mankind, 1786, pp. 39--41. Lo scritto del Townsend è largamente citato da K. Polanyi, La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca, Torino, 1974. Egli prende lo spunto dal celebre paradigma delle capre e dei cani e sostiene « che 1a natura biologica dell'uomo appariva come fondamento dato di una so~ cietà che non aveva un carattere politico. Avvenne cosi che gli economisti abbanda.. narono i fondamenti umanisti di A. Smith e incorporarono quelli di Townsend; La legge della popolazione di Malthus e la legge dei rendimenti decrescenti, cosi come era trattata da Ricardo, facevano della fecondità dell'uomo e della fertilità della terra gli elementi costitutivi del nuovo campo, la cui esistenza era stata scoperta. La società economica era emersa come .distinta dallo Stato :Politico» (ivi, p, 116). Va sottolineato che Polanyi ignora quasi completamente l'antinaturalismo di Marx e giunge a ripresentare (attraverso una rivalutazione della legge sui po.. veri) la parziale proposta, che Marx aveva sottolineato in P. Rossi e in G. Ramsay, cioè la creazione di un fondo di lavoro capace di garantire la sorte della classe operaia, affidando al potere politico la capacità di creare una tale condizione. La crisi attuale dello Stato assistenziale mostra la parzialità di queste ffiisure e di questa interpretazione della « grande trasformazione».

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naturalismo, quando ha affermato che « è perché l'uno lavora che l'altro può riposarsi» 34 , e ancora che « il lavoro incessante, senza soste, è possibile soltanto quando ci si devono procurare le cose •

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necessarie » .

L'intelligenza, la conoscenza, lo sviluppo delle facoltà umane, un grande tema da Marx perennemente avvertito, passando attraverso il ·filtro della storia, appare come il risultato dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, della separazione sociale, della Gegenstandslosigkeit. Di ciò sono consapevoli i naturalisti del Settecento e i positivisti dell'Ottocento. Marx coglie genialmente in questa disponibilità materiale di tempo libero, offerta alle classi dominanti, la base della sua teoria della sovrastruttura 36 • Anche la disponibilità di tempo, di reddito, di cultura da parte delle classi dominanti induce Marx a interpretare la società capitalistica come un tipo di società fondata sulla divisione delle classi. Per questo egli insiste sul lavoro produttivo e, come vedremo nelle pagine che seguono, sulla critica severa della teoria smithiana della divisione del lavoro. Per questo ancora nel II libro del Capitale e nelle Teorie sul plusvalore svilupperà la sua polemica contro le false spese di produzione e contro la contabilizzazione di tali spese entro il processo produttivo. Egli inoltre ha chiaramente visto che proprio tale struttura di classi contrapposte permetteva, entro l'insieme piu vasto, l'insorgere di ceti sociali che scambiavano lavoro con reddito, ed è significativa la sua critica a Ricardo di non aver saputo valutare la formazione di nuovi ceti medi. Proprio la complessità concettuale della sovrastruttura a cui Marx è ora pervenuto gli permette di cogliere, in relazione al factory act, un movimento storico anche dello Stato quando scrive: « Nei secoli precedenti, nei tempi cne precedono la produzione capitalistica, noi troviamo parimenti un regolamento violento, cioè legale, da parte dei governi, ma per costringere il lavoratore a lavorare per un determinato tempo, mentre gli odierni regolamenti sono tutti indirizzati all'opposto, a costringere il capitalista a farlo lavorare solo per un determinato tempo. Di fronte al capitale sviluppato il tempo di lavoro può S. de Sismondi, Nuovi principi di economia politica, Milano, 1975, p, 62. Ivi. p. 64. 36 La categoria della sussunzione era già presente nell'Ideologia tedesca. Si vedano, per esempio, le pp. 73~74, ove sono coniugati i temi della sussunzione, della liberazione e della divisione del lavoro. Si vedano ancora le pp, 424-425, ove sono coniugati i temi dell'utilizzazione reciproca e della sussunziQge, Ciò che manca però è la teoria della sovrastruttura, ancora sostituita da quella della socie~ 34

35

tà civile.

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essere limitato con la costrizione governativa. Ai livelli in cui il capitale si sviluppa dapprima, la costrizione governativa "interviene per trasformare violentemente il lavoratore in lavoratore salariato » 37 • Il problema della lotta di classe, il suo rapporto coi nuovi ceti medi che nascono e anche si arricchiscono nello scambio di lavoro con reddito, l'inversione imposta alla legislazione, sono pro: blemi strutturali e politici ai quali Marx fa riferimento, nell'atto stesso in cui conferma la sua strategia della socializzazione del lavoro cooperante e del riassorbimento, entro tale nuova forma sociale, delle istituzioni separate.

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Ms, pp, 203-204.

1 O. Plusvalore relativo e critica alla smithiana divisione del lavoro

Il passaggio alla trattazione del plusvalore relativo corrisponde alla restrizione entro i limiti della società capitalistica, e del suo sviluppo, del problema del nesso tra lavoro necessario e pluslavoro, che è apparso, come abbiamo visto nel capito'lo precedente, quale condizione materiale per soluzioni storiche diverse e per molteplici alternative. Il punto di partenza del plusvalore relativo va cercato nella rivoluzione industriale. Idealmente, alla sua nascita, stanno i metodi di sir R. Arkwright, inventore del lavoro notturno, oltre che geniale costruttore di varie macchine filatrici. Ma gli autori fondamentali su cui si basa Marx sono Ch. Babbage e A. Ure. Il problema è sempre naturalmente quello del rapporto tra lavoro necessario e tempo di pluslavoro. La questione si esprime anche su un piano che possiamo dire filosofico. Abbiamo già visto che il valore riposa sul fatto che gli uomini si pongono in rapporti reciproci lavorando, eseguendo lavori uguali, generali e quindi sociali. Questa, osserva Marx, « è un'astrazione, come ogni pensiero umano, e i rapporti sociali esistono tra gli uomini, solo in quanto essi pensano e prendono possesso di questa capacità astrattiva dalla singolarità e dalla casualità sensibili. Pertanto quel genere di economisti che attacca la determinazione del valore attraverso il tempo di lavoro, poiché i lavori di due individui nello stesso tempo non sono assolutamente uguali (sebbene nello stesso ramo), non sa ancora, in generale, in che cosa i rapporti sociali umani si distinguano da quelli delle bestie » 1 • Questi stessi economisti non hanno difficoltà a misurare tra loro valori d'uso e a gabellare come valori di scambio, secondo il grado della loro utilità, valori d'uso che non hanno alcuna possibilità di misurarsi reciprocamente. La polemica, come il lettore rileve1

Ms, p. 210. 77

rà, si rivolge particolarmente contro J.B. Say. Marx aggiunge un'altrn osservazione, con cui conclude il paragrafo: questa misura astratta è data spesso dal denaro, purché esso, come talvolta accade per lunghi periodi, mantenga il suo valore e la somma di lavoro necessario e pluslavoro si rappresenti in prodotto di valore costante '. L'intero discorso è volto a mostrare come,_man mano che si procede nello sviluppo della società capitalistica, si avanzi in un camP.o di astrazioni, di cui il denaro potrebbe essere adeguata rappresentazione se non fosse sottoposto a oscillazioni e rivoluzioni che rendono necessario il vincolo del tempo di lavoro. Data la giornata lavorativa media, data una suddivisione costante del tempo di lavoro tra il capitalista e il lavoratore, « la somma del lavoro necessario e del plusvalore si rappresenta nel prodotto di valore costante e di eguale espressione monetaria di quel valore, finché il valore del denaro rimane costante » 3 • Ma, se si entra piu da vicino nei temi del plusvalore relativo, si vede che esso è dato dal rapporto di una flussione (il pluslavoro) rispetto al suo fluente (il lavoro necessario). Per comprendere il rapporto flussione-fluente, bisogna presupporre il limite della giornata lavorativa. Presupposto tale limite, l'accorciamento del tempo di lavoro necessario diventa automaticamente accrescimento del plusvalore. Il segreto del plusvalore relativo è quindi la trasformazione del tempo di lavoro necessario in tempo di pluslavoro. Ciò è possibile« attraverso l'aumento della produttività del lavoro, ovvero, ciò che è lo stesso, attraverso un piu alto sviluppo delle forze produttive del lavoro » '. Bisogna presupporre cioè che i valori d'uso che il lavoratore riceve come mezzi di sussistenza rimangano press'a poco gli stessi e cada invece il loro valore di scambio. Ciò può avvenire soltanto se si fa cadere il valore dei mezzi di sussistenza della forza-lavoro per mezzo dello sviluppo della produttività. Si può notare che questa diminuzione dei salari reali avviene solo quando la maggiore produttività riguardi i beni che entrano nel potere d'acquisto dei lavoratori. Ma già Ramsay aveva fatto notare che la diminuzione del valore dei mezzi di sussistenza può avvenire anche per effetto della diminuzione del valore delle macchine e delle materie prime necessarie a produrle 5 • Marx aggiunge 2

3

4

Lvi, pp. 210-211. Ivi, p, 211.

Ivi, p. 213. Ivi, p. 214, e di G. Ramsay si veda An essay on the distribution of wealth, Edinburgh, 1836, pp. 168-169. 5

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che, pur se lo sviluppo della produttività del lavoro avviene in una determinata branca della produzione e il prodotto di tale branca non entra o entra solo scarsamente nel consumo dell'operaio, tuttavia, ove si prenda il capitale complessivo della società di fronte alla classe dei lavoratori, allora la classe dei capitalisti può aumentare il plusvalore senza prolungamento della giornata lavorativa e senza accorciamento del salario normale, in quanto la maggior produttività del lavoro permette di accorciare il tempo complessivo di lavoro necessario per la riproduzione del salario. Il carattere fondamentale del plusvalore relativo è che, restando il lavoro aggiunto esattamente lo stesso, cresce la forza produttiva del lavoro e, quindi, cresce la massa dei prodotti; ma il vincolo del valore seguita a operare, e una massa piu grande di prodotti, in termini di valore, è perfettamente uguale a una massa piu piccola di essi, se il tempo di lavoro necessario a produrli resta uguale. Abbiamo notato sopra che resterebbe uguale anche il valore monetario, ove si presupponesse la sua costanza per un lungo periodo. La legge fondamentale del plusvalore relativo (« il valore del prodotto del lavoro sta in rapporto inverso alla produttività del lavoro » ') è perciò, piu che una legge, una proposizione identica. È infatti evidente che, se il lavoro, pur restando uguale, diventa piu produttivo, esso deve in pari tempo rappresentare un quantum piu grande degli stessi valori d'uso. Marx esprime ciò anche nel modo che segue: « Il lavoro si incorpora (verkorpert) in una massa piu grande dei valori d'uso dello stesso tipo» 7 • L'aumento della forza produttiva del lavoro giuoca nella gerarchia imposta dalla sussunzione delle strutture, solo a livello del processo lavorativo. Tale accrescimento non avrebbe a che fare col processo di valorizzazione (cioè col superiore livello di sussunzione), se, restando invariata la somma complessiva di valore, essa non si distribuisse diversamente tra le due parti in giuoco, determinando in tal mqdo la possibilità del!'accumulazione. Tra le varie ipotesi esposte, di straordinaria modernità è quella che non esclude una crescita _continua del plusvalore relativo, una discesa altrettanto continua del valore della forza-lavoro e un contemporaneo continuo allargarsi dei mezzi di sussistenza e delle soddisfazioni vitali offerte dalla quantità e qualità dei valori d'uso che il lavoratore può appropriarsi, senza che aumenti il loro valore di ' Ms, P. 219. ' Ibidem.

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scambio•. In tali condizioni ogni interpretazione del plusvalore su basi naturalistiche è fuori luogo. È vero invece che ogni_calcolo va sempre fatto, tenendo conto del tempo storicamente originario di pluslavoro. Infatti, « il rapporto in cui un accorciamento del tempo di lavoro necessario fa crescere il tempo di pluslavoro è tanto piu piccolo quanto è già piu grande la grandezza complessiva del tempo di pluslavoro e tanto piu grande quanto fino ad oggi era piu piccola la grandezza complessiva del tempo di pluslavoro » 9 • È qui accennata una questione che avrà ampio svolgimento nella trattazione del profitto: ossia « tanto piu avanzata è l'industria, tanto piu piccola sarà la crescita proporzionale del plusvalore, se la forza produttiva continua a crescere nella medesima misura » 10 • Marx accenna, infine, al fatto che un certo sviluppo della produttività del lavoro è presupposto anche per il plusvalore assoluto, « e perciò per l'esistenza della produzione capitalistica, come per ogni precedente modo di produzione, nel quale una parte della società non lavori solo per se stessa, ma anche per l'altra parte» 11 • Il rapporto capitalistico si sviluppa infatti su una base storica della formazione economica della società (auf einer historischen Stufe der okonomischen Gesellschaftsformation ), che è già il risultato di una serie di precedenti sviluppi. Il grado di produttività « non è niente di naturale (naturwiichsig), ma qualcosa di creato storicamente » 12 , quando il lavoro sia uscito dai suoi rozzi inizi. Anzi, a maggior chiarimento circa la questione sopra sollevata della natura, Marx osserva che, se un paese fertile per natura è paragonato ad altri, « è richiesto meno tempo [ ... J per produrre i mezzi di sussistenza necessari » 13 • Dunque fin dall'inizio è possibile un'eccedenza maggiore del lavoro per altri, al 8 9

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lvi, p. 222. Ivi, p. 223.

Ibidem.

Ivi, p. 226. Ivi, p. 226~227. L'espressione qui usata copfertna sia il concetto della continuità della formazione economica della società, sia quello della discontinuità che si introduce col modo di produzione capitalistico, cioè l'interpretazione di C. Luporini sopra ricordata. E da aggiungere che ai risultati qui esposti, circa il plusvalore relativo, Marx giunge sotto l'influenza di Ramsay. Si veda An essay on the distribution of wealth, p. 206, ove si sostiene che fesistenza vera e propria della classe capitalistica, come classe distinta, dipende dalla produttività dell'industria. Ma si veda anche P. Ravenstone, Thoughts on tbe funding syst,em and its effects, London, 1824, p. 14, ove è affermato che, « se il lavoro di ciascuno fosse appena sufficiente a produrre il suo proprio cibo, non vi sarebbe proprietà». Marx affer.. ma che qui proprietà sta per capitale. 13 Ms, p. 227. 12

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di là del lavorp necessario per se stessi: il tèmpo assoluto di plusvalore è qui fin dall'inizio piu grande. Là dove c'è la maggiore fertilità il capitale ottiene il maggior pluslavoro assoluto; la fertilità naturale facilita il prolungamento del tempo di pluslavoro, ma « non crea plusvalore relativo nel nostro senso » ". Là dove domina il rapporto capitalistico « e la produttività del capitale è al massimo; cioè il piu grande pluslavoro e il piu grande plusvalore, ovvero, il valore della capacità lavorativa è natura/iter al minimo, ivi le condizioni naturali del lavoro, specialmente il possesso terriero, sono fruttiferi al massimo. Da ciò non segue in nessun modo che siano le terre piu fruttifere quelle piu appropriate allo sviluppo del rapporto capitalistico stesso, dunque anche alla sua redditività» 15 • Tutta la parte dedicata al plusvalore è in sostanza una riprova del carattere storico che sempre pili assume nel suo sviluppo la produzione capitalistica. Marx dà a questa tesi il sostegno che le deriva dalla sussunzione storica della forma della cooperazione e. di quella della divisione del lavoro. La prima di tali forme è la piu naturale (naturwuchsigste), ma è attualmente una particolare forma che esiste accanto a forme piu sviluppate. È, infine, « una forma 14

Ibidem. Ibidem. È evidente su questo punto la polemica con Ricardo, che parla della fertilità del possesso tertiero come condizione fondamentale della produttività del lavoro. Del resto dice Marx: « Ciò non nuoce a Ricardo per il quale esiste solo il modo capitalistico di produzione». Analizzando l'espressione famosa del quinto capitolo dei Principi: « In differenti stadi della società, l'accumulazione del capitale o dei mezzi che impiegano lavoro è piu o meno rapida e deve in tutti i casi dipendere dalle forze produttive di lavoro. Le forze produttive di la~ varo sono generalmente piU grandi dove vi è un'abbondanza di terra fertile)> (D. Ricardo, Principi dell'economia politica e dell'imposta, Torino, 1965, p, 62), Marx mostra di essere in pieno accordo con il primo periodo, mentre attribuisce il secondo, su cui è in disaccordo, alla visione esclusivamente capitalistica di Ricardo. Ma, se la prima parte del discorso di Ricardo è già pienamente in chiave capitalistica, non va dimenticata l'importanza che ha avuto su Marx, per la critica a Ricardo, il libretto di J. Anderson, Ricerche sopra le cagioni che hanno ritardato sin qui l'avanzamento dell'agricoltura nell'Europa, Firenze, 1783, e ·quello di J. Barton, Observations on the circumstances which influence the condition of the labouring classes of society, London, 1817. Su entrambi gli autori cfr. Teorie sul plusvalore, in Marx-Engels, Opere, XXXV, Roma, 1979. Su tutta la questione poi mostra di aver rag_ione l'autore di Observations on certain verbal disputes in politica! economy, cit., quando, dopo alcune osservazioni a Ricardo di non grande importanza, conclude che sm:plus significa eccedenza dell'intero prezzo di una cosa so_l?ra quella parte di essa che va ai lavoratori che l'hanno fatta, « una parte che è stabilita per decisione umana (settled by human arrangement) e non fissata dalla natura». Marx commenta cosf: contro Ricardo egli ha ragione solo in quanto riconosce che il ·pluslavoro « è stabilito per decisione umana» (Ms, p. 228). 15

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che si estende al di là dei suoi propri attuali sviluppi » 16 • Si tratta quindi di una « forma generale che sta a fondamento di tutte le decisioni (arrangements) sociali per l'aumento della produttività del lavoro sociale e che in ciascuna di esse riceve solo ulteriore specificazione » 17 • Nella sua forma piu semplice essa è l'immediato agire insieme (Zusammenwirken) non mediato dallo scambio (nicht durch den Austausch vermittelte) ". Molti lavoratori agiscono insieme per la produzione dello stesso risultato, dello stesso prodotto, dello stesso valore d'uso. I presupposti della cooperazione sono il lavorare insieme, l'ammassarsi nello stesso luogo, la contemporaneità. Le grandi costruzioni degli asiatici, la navigazione sono espressioni della cooperazione semplice. Quando la cooperazione s'intreccia con la divisione del lavoro, allora. compare il principio « della proporzione dei multipli, che devono essere usati per ogni particolare branca» 19 • Nella fabbrica automatica la principale attività si fonda non sulla divisione, ma sull'omogeneità (Dieselbigkeit) del lavoro compiuto contemporaneamente da molti. Cosi accade, per esempio, nelle macchine filatrici (spinning mules), poste in movimento contemporaneamente e sorvegliate da un certo numero di filatori 20 • La cooperazione s'intreccia cosi col plusvalore assoluto e col plusvalore relativo. Nella sua forma piu semplice - per esempio, 100 lavoratori agricoli che falciano insieme ottenendo il risultato che il fieno sia tagliato prima che sia marcito - l'aumento della produttività si genera come una forza « che il singolo non possiede isolatamente, ma che possiede solo se opera insieme, contemporaneamente con altri » 21 • È essenziale la contemporaneità. In tale 16 Ms, p. 229: « ganz ebenso wie sie eine Form ist, die iiber ihre bisherigen Entwicl