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Italian Pages 132 [66] Year 1998
François Zourabichvili
Deleuze Una filosofia dell/evento .,
I
corte edizioni
è nato nel 1965. Ha conseguito la libera docenza in filosofia nel 1989. Attualmente insegna in alcuni licei della banlieue parigina e sta preparando una tesi di Dottorato sull'idea di «trasfonnazione» in Spinoza. Deleuze e il possibile (sul non volontarismo in politica) è il titolo di un suo saggio apparso in «aut aut», 276, 1996, numero interamente dedicato al pensiero d i Gilles Deleuze. FRANCOIS ZOURABICHVJl,J
François Zourabichvili
Deleuze Una filosofia dell'evento
ombre corte edizioni
Pubblicato con il contributo del Ministero degli Esteri francese
Indice
Abbreviazioni
7
Prefazione
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Il pensiero e il suo fuori (critica dell'immagine dogmatica) 11 Volere Riconoscere Fondare Note sull'evento, la fine, la storia
Incontro, segno, affetto
L'editore desidera rivolgere un particolare e sincero ringraziamento a Massimiliano Guareschi e Judith Revel, che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione di questo volume.
Titolo dell'opera originale Deleuze. Une philosophie de l'événement © Presses Universitaires de France, Paris 1994; 1996 Traduzione dal francese di Fabio Agostini
Prima edizione italiana: maggio 1998 © ombre cart• . -
25
Stupidità, senso, problema Eterogeneità Segno- I: punto di vista e forze Campo trascendentale e piano di immanenza
Immanenza
51
Critica del negativo: il falso problema Delusione e fatica Il «nostro» problema
Tempo e implicazione
73
Abitudine, divenire, caso L'eterogeneità del tempo La molteplicità: differenza e ripetizione Aiéìn e Cronos
95
di gianfranco morosato Via Alessandro Poerio, 9, 37 I 24 Verona Tellfax: 045/8301735 Progetto grafico e impaginazione: ombrw mrt• edbiant
Divenire
In copertina: Gil/es Deleuze
Conclusione
125
ISBN 88-87009-05-8
Postfazione ali' edizione italiana
127
Segno-2: abitudine, dispars, singolarità Sintesi disgiuntiva e differenza etica Ritornello, ecceità, discorso libero indiretto
Abbreviazioni
La riedizione di questo libro è naturalmente dedicata alla memoria di Gilles Deleuze e a tutti coloro che continuano ad amarlo.
Sono qui elencate solo le opere esplicitamente menzionate. I testi sono citati con le seguenti sigle, seguite dal numero di pagina:
AE B CC C
DR E ES F IM
IT LS
L'anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia (scritto con Félix Guattari) (1972), trad. it. di A. Fontana, Einaudi, Torino 1975. Il bergsonismo (1966), trad. it. di F. Sossi, Feltrinelli, Milano 1983. Critica e clinica ( 1993), trad. it. di A. Panaro, Raffaello Cortina Editore, Milano 1997. Conversazioni con Claire Pamet (1977), trad. it. G. Comolli, Feltrinelli, Milano 1980. Differenza e ripetizione (1968), trad. it. di G. Guglielmi riv. da G. Antonello e A. M. Morazzoni, Raffaello Cortina Editore, Milano 1997. L'épuisé, in Sarnuel Beckett, Quad, Les Éditions de Minuit, Paris 1992. · Empirismo e soggettività ( I953), trad. it. M. Cavazza, Cappelli, Bologna I981. Foucault ( 1986), trad. it. di P. A. Rovatti e F. Sossi, Feltrinelli, Milano I987. Immagine-movimento. Cinema I (1983), trad. it. di J.-P. Manganaro, Ubulibri, Milano 1984. Immagine-tempo. Cinema 2 (1985), trad. it. di L Rarnpello, Ubulibri, Milano I989. Logica del senso (I 969), trad. it. di M. de Stefanis, Feltrinelli, Milano I979'.
FB-LS Francis Bacon. LA logica della sensazione ( I 981 ), trad. MP N NF P PS PSM
it. di S. Verdicchio, Quodlibet, Macerata 1995. Mille Piani. Capitalismo e schizofrenia (scritto con Félix Guattari) (1980), trad. it. di G. Passerone, Castelvecchi, Roma, 1997 (in 4 volumi). Nietzsche (1965), trad. it. di F. Rella, SE, Milano 1997. Nietzsche e la filosofia ( I962), trad. it. di F. Polidori. Feltrinelli, Milano 1992. Pourparlers, Les Éditions de Minuit, Paris 1990. Proust e i segni (nuova edizione aumentata) ( 1970), trad. it. di C. Lusignoli e D. De Agostini, Einaudi, Torino 1986. Presentazione di Sacher-Masoch (1967), trad. it. di M. de Stefanis, Bompiani, Milano I 978.
PV
Pericle e Verdi. LA filosofia di François Chiitelet
CF
Che cos'è la filosofia? (scritto con Félix Guattari) (1991), trad. it. di A. De Lorenzis, Einaudi, Torino 1996. Sovrapposizioni. Un manifesto in meno (con Carmelo
(1988), trad. it. di A. Moscati, Cronopio, Napoli 1996.
S
Bene), Feltrinelli, Milano 1978.
SPE
Spinoza et le problème de l 'expression, Les Éditions dc Minuit, Paris I 968.
SPP
Spinoza. Filosofia pratica (198 I), trad. it. di M. Scnaldi, Guerini e Associati, Milano 1991.
Prefazione
Gilles Deleuze non ha mai smesso di commentare altri autori e di affennare, nel fare questo, un pensiero proprio ed originale. Gli stessi motivi logici, spesso gli stessi concetti, ritornano da un libro ali' altro, ogni volta mutati, dislocati; l'opera sempre in corso si presenta come un gioco di echi o di risonanze. Noi cercheremo di mettere in luce questa configurazione logica ricorrente, la quale presenta unità e coerenza sufficienti, nonché forza problematizzante, per imporsi come una filosofia - una filosofia dell'evento: «in tutti i miei libri ho cercato la natura dell'evento», «ho passato il mio tempo a scrivere su questa nozione di evento» (P., 194, 218). La natura di questa particolare filosofia, costantemente innovativa e meticolosamente ostinata, stazionaria e mutevole, come recita la paradossale definizione del nomadismo che essa propone, sembra legittimare e insieme compromettere il nostro proposito. E a maggior ragione, può sembrare derisorio esibire il ·prototipo di un pensiero sempre impegnato in un elemento variabile, inseparabilmente etico, estetico e politico. Questo libro ha dunque senso solo in quanto ausilio di lettura o di esercizio logico adiacente: è scritto per chi legge o vorrebbe leggere Deleuze. Come ogni guida, esso propone un intinerario sperimentato dal1'autore, ma che non può essere percorso al posto del lettore (il quale conserva naturalmente ogni libertà di emendarlo o di sottrarsene, pur~hé a sua volta ne sperimenti un altro).
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DELEUZE. UNA FILOSO~lA DELL'EVENTO
Ma la· difficoltà implica un altro aspetto. Si commetterebbe un errore a dividere in due l'opera di Deleuze commentari da un lato, opere in prima persona dall'altro. A partire da Nietzsche e la filosofia, il cui titolo annuncia uri confronto piuttosto che un mero commentario, il tono utilizzato avverte il lettore non della presenza sottostante ed autonoma del commentatore, bensì di una causa comune tra l'autore commentato e il commentatore. Appare l'uso non convenzionale del discorso libero indiretto che caratterizzerà molti libri posteriori, prima di diventare esso stesso un tema: un modo di prestare la propria voce alle parole d'altri, che giunge a confondersi con il suo inverso - parlare per conto proprio prendendo a prestito la voce d'altri. Il commento e la scrittura a due sono casi di discorso libero indiretto. Si potrebbe applicare a Deleuze ciò che in prima persona egli dice del regista Perrault: «io mi sono dato degli intercessori ed è così che posso dire ciò che ho da dire» (P, 171 ). Reciprocamente, la presenza e l'insistenza di autori amati in opere cosiddette indipendenti non è minore di quella del commentatore nelle sue monografie: non abbiamo quindi ritenuto che un libro come Proust e i segni avesse minore importanza. dal punto di vista del pensiero «proprio» di Deleuze, di Di.fferenw e ripetizione e Logica del senso, dato che i concetti enunciati in queste opere derivano spesso dal dirottamento e dalla combinazione di motivi venuti da altrove. Più sovente, dunque, attribuiamo a Deleuze solo gli enunciati presentati. È spinozista, nietzscheano, bergsoniano? (È buono? È cattivo?) Ciò che si deve a Deleuze e agli altri non è quasi discernibile e non può essere valutato in terrnini di autenticità o di influenza. Distinta, invece, è la configurazione nuova ed autonoma che si afferrna in quest'opera indiretta libera e che può portare solo il nome di Deleuze. Ad essa siamo qui interessati.
Il pensiero e il suo fuori (critica dell'immagine dogmatica)
Il problema più generale del pensiero è forse quello della sua necessità: non della necessità di pensare, ma di come pervenire ad un pensiero necessario. La prima esperienza del pensiero sta nel fatto che non abbiamo scelta, che non vogliamo averla e che non enunceremo ciò che desideriamo. Il pensatore è felice quando non ha più scelta. La filosofia ha sempre compreso ed ammesso questa correlazione tra pensiero e necessità e, ancor più, ha riconosciuto il legame tra la necessità e l'esteriorità. Il pensiero, in effetti, non decide che cosa sia necessario e quanto viene pensato non deve affatto dipendere da lui. Verità è il modo in cui la filosofia ha chiamato questa necessità, riscontrandovi non solo l'oggetto di una rivelazione, ma anche l'esatto contenuto corrispondente a quanto deve essere detto o pensato. Ciò ha condotto la filosofia a raddoppiare la verità stessa con un correlato esterno alla mente, indipendente da essa e identico a sé (la realtà e la sua essenza). Pensare, in filosofia, ha innanzitutto voluto dire conoscere. La filosofia ammette dunque volentieri che le sorti del pensiero si giochino nel suo rapporto con l'esteriorità. Ma il problema è sapere se essa giunga effettivamente a pensarlo, se afferrni proprio una relazione autenticamente esteriore tra il pensiero ed il vero. La diagnosi di Deleuze è la seguente: sebbene la filosofia riconosca nella verità
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DELEUZE. UNA F1LOSOF1A DELL' EVENTO
un elemento indipendente d11l pensiero, essa, nondimeno, interiorizza il rapporto e postula una relazione intima e naturale tra pensiero e verità. Il filosofo non sceglie iI vero, vuole sottomettersi alla legge del fuori; ma nello stesso tempo non smette di dirsi l'amico o l'intimo del fuori, colui che lo cerca spontaneamente, che si trova originariamente sulla sua via. La verità non è ancora conquistata o posseduta, ma il pensatore se ne dà in anticipo la forma; il pensiero «possiede formalmente il vero», sebbene gli resti da conquistarlo materialmente (DR, 215). Esso non sa ancora cosa sia il vero, ma si sa almeno dotato per cercarlo, atto a priori a raggiungerlo. Da ciò deriva, ad esempio, l'idea di una verità dimenticata piuttosto che sconosciuta (Platone), o il tema dell'idea innata piuttosto che forgiata o occasionale, a costo di interiorizzare il rapporto con Dio come fuori assoluto o trascendenza (Descartes). Deleuze procede quindi ad una critica del concetto di verità o della determinazione del necessario come vero, ponendo il problema della capacità del pensiero di affermare il fuori e quello delle condizioni di una simile affermazione. È sufficiente pensare il fuori come una realtà esteriore identica a se stessa? Non si rimane forse, malgrado le apparenze, ad un'esteriorità relativa? Quindi, la necessità, cui aspira il pensatore, appartiene effettivamente ·all'ordine di una verità, nel senso almeno in cui è stata definita? Qualifica un discorso vòlto ad esprimere ciò che le cose sono, un'enunciazione che farebbe corrispondere il senso e l'essenza? Il fuori del pensiero è da conoscere, è di natura tale da farne I' oggètto di un contenuto di pensiero? È certo difficile rinunciare all'idea di una realtà esterna... Deleuze osserva come attraverso la storia della filosofia si affermi una determinata immagine del pensiero, che egli chiama dogmatica, perché assegna a priori una forma al fuori (NP, 131-8; PS, 89-96; DR, cap. 111). Tale immagine permea, almeno formalmente, tutte le filosofie fino alla grande crisi nietzscheana, anche se qua e là è messa
ILPENSIERO E IL SUO FUORI
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in discussione all'interno di un sistema (come in Spinoza, dove l'idea di composizione, sviluppata attraverso il concetto di nozione comune e la teoria· affettiva del corpo, tende a far vacillare tutto il sistema in un empirismo che richiede una .lettura «nel mezzo»: SPE, 134 e cap. xvn; SPP, cap. v e v1). L'immagine dogmatica deriva dall'interiorizzazione del rapporto filosofia-fuori, o •filosofia-necessità, e si esprime: I) nella credenza in un pensiero naturale; 2) nel modello generale della ricognizione; 3) nella pretesa al fondamento. Volere
In filosofia si dà per scontato che noi pensiamo in modo naturale. Viene cosl presupposta la buona volontà del soggetto pensante: