Dai Gracchi alla Repubblica 8880864203


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Dai Gracchi alla Repubblica
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�Icrtopill Collana di Studi e Monumenti per le Scienze dell'Antichità diretta da Salvatore Alessandrì, Giovanni Laudizi Cesare Marangio

2

DAl GRACCHI alla fine della Repu bblica Alli del V Convegno di Studi sulla Puglia Romana Galatina, Congedo editore, 2001 cm 24 x 1 7, pp. 220, figg. 36

Volume stampato con il contributo del Comune di Mesagne

ISBN 8880864203

Tutti i diritti riservati MARIO CONGEDO EDITORE

SOMMARIO

MARIO LOMBARDO,

Dopo Annibale: introduzione ai lavori . . . . . . . . . . . . .

la gue rra ann ibalica e la guerra sociale . . .. . . .. ................................................

p.

7

FRANCESCO GRELLE, L'ordinamento della Puglia fra

GIOVANNI UGGERI, Le divisioni agrarie di età graccana: GIOVANNA BONORA MAZZOLI, Testimonianze

un bilancio.

19 31

di centuriazione nel

Liber Coloniarum........................................................................

61

Problemi storici e topografici . . .

79

ANNAPAOLA MOSCA, Via Minucia

MARINA MAZZEI, Città romane in Daunia·

l'esempio di Sipontum.

ELENA ANlDNACCI SANPAOLO, Tiati - Teanum Apulum.

ritorio tra Il e l sec.

89

Città e ter-

a . C. . . . ... . . . . .. . . ...... . .... . . . . . . . . . . . .. . . ..... . . .. . ... . . . . . .. .

101

CRISTINA CORSI, Le campagne dell'Etruria meridionale

nwrillima storica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

115

L IDIO GASPERINI, Puglia ta rdo-repubblicana. Note epigrafiche . . . . . .

129

/X, 52. Titolo commemorativo ritrovato . . .

147

Osservazioni s u CIL /X, 60................................

155

(?). A proposito di un titulus pictus su di un frammento d'anfora da Brindisi . . . . . . . . .. . . . ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . .

171

Frammento d'a11jora tarda da Brindisi (Appendice) . . . . . . . . . . . . . . .... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

185

Orazio e la Puglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

189

tra Il e l secolo a.C.

Note di topografia

CESARE MARANGIO, CIL BERNADETTE TISÈ,

CATERINA ROMANO, "OI;oç

TERESA ODA CALVARUSO.

GIOVANNI LAUDIZI, ORAZIO BIANCO.

Orazio. Ta ran to

,

/'angulus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

207

DOPO ANNIDALE. INTRODUZIONE Al LAVORI

MARIO LoMBARDO

Grazie al Presidente per avermi dato la parola,

ma

anche per gli ap­

prezzamenti che mi ha dedicato nella sua presentazione degli Atti del I V Convegno sulla Puglia romana. lo, vista anche l'ora, cercherò di essere quanto più rapido possibile, anche perché la mia è solo un'introduzione ai lavori, e per di più "fuori tema". Il nostro Convegno, quest'anno,

è

centrato infatti su

"

La Puglia dai

Gracchi alla fine della Repubblica", mentre io mi soffermerò sul periodo precedente, quello compreso fra le guerre annibaliche e l'età graccana. Sono due le ragioni che hanno suggerito questa introduzione. Da un lato, l'idea di offrire una sorta di ideale raccordo col tema del penultimo convegno, non l'ultimo, centrato su un'area, il Brindisino, piuttosto che su un periodo,

ma

quello su "La Puglia in età annibalica" ( 1988). Dall'al­

tro, e più sostanzialmente, la considerazione del fatto che son passati ol­ tre dieci anni dal convegno del 1986 che ebbe come tema "La Puglia in età repubblicana" (cfr. Marangio 1988). Dieci anni di lavoro molto inten­ so e produttivo, di ricerche, scoperte, discussioni e contributi che hanno notevolmente arricchito sia il quadro documentario, sia le prospettive in­ terpretative e ricostruttive, e che vale quindi la pena di richiamare rapida­ mente per poi metteme a fuoco alcuni aspetti e risultati nella prospettiva che qui ci interessa. Mi riferisco alle ricerche archeologiche e storico-epigrafiche realizza­ te e pubblicate da Giuliano Volpe ( 1990), Marina Mazze i, Francesco Grelle (1993 e

1 995),

Marina Silvestrini ( 1998; 1999) e altri sull'area

della Puglia centro-settentrionale. Alle indagini dei colleghi e amici olan­ desi della Libera Università di Amsterdam nel territorio brindisino: dai lavori di Douwe Yntema ( 1993 e 1995 ) e Johannes Boersma (1990) su Oria e Valesio fino al recente e importane libro sui Messapian Landsca­ pes di Gert-Jan Burgers ( 1998), che scava qui a Mesagne, sul sito di Mu­ ro Tenente [vedi ora Burgers 1999); lavori che propongono delle prospet­ tive interessanti di rilettura della vicenda archeologica e insediativa, e più in generale storico-relazionale, di questo territorio.

8

Mario Lombardo

Mi riferisco, ancora, alle ricerche che sono state svil uppate, e pubbl i ­ c ate, neg l i u l t i m i dieci a n n i sull'orizzonte territoriale messapico in età re­ pubblicana: dal l i bro della Compatangelo ( 19 89), agl i Ani del Convegno di Taranto sui Messapi (ACT 1991, con di versi contributi pertinenti al le problematiche che qui ci interessano), alla monumentale sintesi d i J. L. Lamboley ( 1996) sulla Messapia dal IV al I I secolo a.C., ai volumi del Progetto Strategico del CNR presso l'Un i versità di Lecce, pubblicati a cura rispetti vamente di F. D'Andria ( 1997) e M. Guaitoli ( 1997), agl i ar­ ticol i comparsi su Studi di A ntichità, di Adriana Travagl i n i (1990) sulle evidenze n u m i s matiche, d i Lil iana Giardino sul l'urbani stica di Lecce ( 1994) e di Valeria Melissano ( 1994) sul territorio di Cutrofiano, per ci­ tarne solo alcuni. M i riferisco, i nfine, al recente volume dal titolo T r a Taranto e Roma, in c u i Enzo Lippolis ( 1999) riedita, con aggiornamenti e commenti, nu­ merosi suoi studi, facendoli precedere da un'introduzione scritta ex nova, in cui affronta direttamente le ternatiche che ci interessano. Nonché - non a caso l'ho lasc iata per ultima- alla monografia, per molti aspetti polemi­ ca ma sempre stimolante, che ha ded icato Phi lippe Désy ( 199 3 ) all'eco­ nomia del la Puglia in età repubbl icana. Dopo averl i sommariamente elencati, non potendo qui commentarli dettag l iatamente, come pur meriterebbero, l ungo le l i nee che ha prima proposto Sal vatore Alessandrì, cercherò di indicare qual i sono, a mio pa­ rere, g l i elementi più significati vi che emergono da questo complesso di lavori veramente imponente del l'ultimo decennio, per quanto riguarda, ripeto, il periodo che copre la guerra annibalica e i decenni successi v i e c he precede, quindi, l'epoca oggetto d'indagine in questo Convegno. La c i fra che accomuna q ueste att i v i tà di ricerca mi sembra essere quella di una messa in discussione e revisione critica del modello che po­ tremmo chiamare "toynbee i ano" di lettura e valutazione storica del la vi­ cenda del l 'Ap u lia nel peri odo sopra indicato. Modello che ha dietro di sé lavori di v ari studiosi, ma che in Toynbee ( 1965 ) raggiunge forse il l i vel­ lo più "dogmatico" di formulazione. Un modello, peraltro, che negli anni '70 è stato in qualche misura accolto, anche se con sfumature di verse, i n contri buti i m portanti c o m e quel l i d i E. Gabba ( 197 2 ) o A . Giard i n a ( 19 81) , e c h e appare ancora al centro della lettura del la storia del la Pu­ glia nel li secolo a.C. proposta da V. A. Sirago ( 1993 e 1999; cfr. anche Forni 1990). Si tratta del modello che, traendo spunto da riferimenti of­ ferti da fonti relativamente tarde- come l'affermazione di Cicerone (Att. 8,3 ) sul l ' Apulia come inanissima pars ltaliae o quella sui deserta Apu­ liae di Seneca (Epist. 87,7) -, vedeva la guerra annibalica come una vi­ cenda che avrebbe provocato la destrutturazione rad icale, drammatica, del tessuto i nsediativo e produttivo, oltre che politico, della regione pu-

Dopo Annibal� - lnJroduzioTU' ai lavori

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gliese. Che leggeva, per l'appunto, come conseguenza della guerra anni ­ bal ica, dei fenomeni general iuati di desertificazione e di abbandono del­ le atti vità produttive centrate sull'agricoltura e sui commerc i , d i cui si potrebbero cogliere indizi nelle fonti per quanto riguarda i l periodo pro­ to-repubbl icano, e che avrebbero determinato, più o meno direttamente, il crearsi d i ampie zone espropriate dai Romani e poi abbandonate, con l'affermarsi del latifondo. E quindi un destino di marginal ità sul piano economico (e sociale) della regione pugl iese, che secondo qualche stu­ dioso avrebbe avuto ripercussioni add i ri ttura fino ad epoca moderna (Toynbee 1965). Questo modello che ho qui richiamato schematicamente è stato messo i n d i scussione in maniera radicale nel libro sopra indicato d i Ph. Désy (1993), dove lo studioso, partendo da lavori di Tchemia (1986) ed altri sulle anfore romane di produzione brindisina, arriva, attraverso un esame generale della documentazi one, a sostenere che, i n realtà, la guerra anni­ bal ica non avrebbe affatto avuto effetti devastanti sul tessuto complessi­ vo del la Puglia e che non avrebbe affatto visto fenomeni generalizzati di desertificazione, di abbandono delle terre, di affermarsi del latifondo. La vicenda storica della Puglia post-annibal ica andrebbe, a suo avviso, letta i n c hiave dec i samente più "pos iti va", rec uperando elementi fomiti sia dal l'archeologia, sia dal la numismatica, sia anche dalla documentazione letteraria. Elementi che, a guardar bene, dimostrerebbero una persistente vitalità dell'agricoltura, una ripresa e un dinamismo notevoli delle atti­ vità produttive e commerciali, come quelle testimoniate da noti passi di Varrone sulle produzioni d i olio, grano e vino del territorio brindisino, destinate all'esportazione (Varro, res rust. , I I 6,5: cfr. Manacorda 1993 e Lombardo 1996). Testi monianze che hanno trovato sorprendenti confer­ me nelle indagini archeologiche avviate dal la compianta B. Sciarra e por­ tate avanti da D. Manacorda e dalla sua équipe, sui centri di produzione delle anfore nel territorio bri ndisino, ad Apan i , Giancola, Marmorel le, La Rosa e più in generale sulle strutture insediative e produttive del Brindi­ sino i n età romana (Manacorda 1994; Palazzo 1994; Manacorda-Cambi 1996) Se Désy ha sferrato un attacco frontale contro il mode l lo toynbeeiano, ' un attacco sostenuto da validi argomenti ma che forse passa un po i l se­ gno nella sua troppo generalizzante vis polemica, una seria revi sione cri­ tica di tale modello mi pare di poter cogliere anche in molti dei contributi che ho citato pri ma. Revisione, peraltro, già avv iata con spunti notevoli nel convegno d i Mesagne del l '86 e i n particolare in alcune relaz ion i , quella di Guido Clemente (1988), m a anche quelle di Dan iele Manacorda (1988) e Giulio Volpe (1988), incentrate, non a caso, proprio s u l le anfore, l'elemento documentario la cui scoperta e studio hanno messo in moto i l

IO

Mario Lombardo

processo di revisione storiografica. Merita di esser qui sottolineato que­ sto ruolo svolto dalle indagini e scoperte archeologiche: non a caso la maggior parte dei nomi dei protagonisti che ho elencato in precedenza sono nomi di archeologi, da Yntema a B urgers, da D'Andri a a Lamboley, da Volpe a Lippol is. Ed è dalle loro ricerche che vorrei trarre un pri mo spunto di riflessio­ ne sul piano metodologico, rilevando come in di versi casi ci troviamo di fronte ad ampie indagini sistematiche, che hanno permesso di acquisire n uove documentazioni , partendo dal la posizione di problemi affrontati in prospettive progettuali integrate, sistematiche, di ricerca. Esempio tipico è quello della ricerca di G. Volpe sul l ' insediamento nella Daunia ( 1990). A ltro esempio quello delle ricerche olandesi nel terri torio brindisino (Oria, Valesio, S . Pancrazio, Muro Tenente, M uro Maurizio, Mesagne) (Boersma 1990; Yntema 1993 ; Burgers 1998). Questa mi pare u n ' i ndica­ zione di metodo fondamentale: non si può procedere per valorizzazione di singoli elementi, per quanto nuovi e interessanti, di singole fonti, per quanto "autorevoli ", ma bisogna mettere a fuoco del le problematiche che permettano anche di definire delle strategie di indagine e di ricerca sul territorio in grado di poter fornire delle risposte pertinenti e attendibili. E la prospetti v a entro c u i i mpostare questi progetti non può che essere quella territoriale, quella di ricerche sistematiche che ci consentano di verificare le varie possibili ipotesi interpretative e ricostrutti ve su una do­ cumentazione sufficientemente ampia da permetterei di dare risposte concrete e fondate, non basate sulla casualità del singolo rinvenimento. Questo significa, fra parentesi , c he lo svil uppo del la ricerca in questo campo richiederà un i mpegno sempre maggiore e sempre più organizza­ to, da parte di équipes e non di singol i studiosi, e richiederà anche i mpe­ gni finanziari notevol i , che non potranno esser sostenuti se non sulla base di una convergenza di interessi, sia del le amministrazioni pubbliche, sia degli enti preposti alla ricerca: i l CNR, che ha avuto e continua ad avere un ruolo i mportante, ma anche, speriamo, il Ministero dei Beni Cultural i , anche attraverso i l secondo Bando del l ' Intesa di Programma col MUR ­ ST, quello che dovrebbe riguardare, per l ' appunto, i progetti centrati su aree specifiche del territorio italiano. Come sapete, i l primo B ando, quel­ lo che è uscito, riguardava aspetti di carattere generale, il "Museo Ital ia", per riprendere un' espressione del l ' an . Faggiano; ma questo Museo Italia come rete generale deve poi essere "sostanziato" anche di "Musei Pu­ glia" e "Musei B rindisi", la cui messa i n rete possa permettere effetti va­ mente di avere un' idea sufficientemente approfondita e articolata del lo strati ficarsi delle culture e delle vicende che hanno avuto per teatro i sin­ goli e diversi territori "regionali" nel l ' epoca che ci interessa, in questo caso quella antica.

Dopo Annibal� - lntroduzioM ai lavori

Il

Ma torniamo al tema specifico della mia ' introduzione' . A l d i là della contestazione globale di Désy. come dicevo, i ri sultati più consistenti della revisione critica del modello tradizionale mi pare si possano i nd i viduare nella evidenziazione, nella Puglia di epoca ann i bali­ ca e post-annibalica, di un quadro di dinamiche assai differenziate su sca­ la sub-regionale: di contro alla generalizzante prospettiva toynbee i ana dei deserta Apuliae, mi pare si vengano sempre meglio precisando delle situazioni d'area in cui l ' impatto della guerra annibalica e le dinamiche successi ve presentano caratteri solo per alcuni aspetti simili, ma per mol­ ti altri estremamente d iversificati, c he rendono particolarmente cogente, direi, una valutazione non unilaterale dei fenomen i . U n quadro d i dinamiche differenziate non solo i n riferimento - e que­ sto è un altro aspetto importante - alle preesistenti realtà etnico-territoria­ li del l ' Apulia (tradizionalmente Dauni, Peucezi e Messapi), ma compor­ tante anche, in qualche modo, una ridefi nizione di queste entità, una loro articolazione ulteriore i n rapporto a processi che si determ inano in questo periodo storico e che non posson9 più esser visti soltanto (o essenzial­ mente) come funzione ed espressione d i retta del l a p o l i t i c a romana, del l ' i ntervento romano. Come un aspetto c ioè, della storia della "roma­ n izzazione" di questi territori (cfr. Mazza 1998). Una prospetti va, questa, che era quanto meno unilaterale e che non permetteva di cog l iere la com­ plessità di processi storici in atto. perché non guardava i n maniera ade­ guata, e cioè come a possibili protagoni sti delle di namiche di trasforma­ zione di questi territori , alle popolazioni epicorie, viste per lo più come soggetti passivi del l ' iniziativa pol itica di Roma, in condizioni soltanto di subime le confische, le decurtazioni territoriali, l ' i mposizione di colonie o di una pol itica privilegiante i l latifondo o la pastorizia piuttosto che l ' agricoltura. Al contrario, uno dei dati più forti che emergono dalle ri­ cerche sopra evocate è la necessità, sul piano metodologico, di guardare a questi processi anche, e per certi aspetti primariamente, dal punto di v i ­ sta delle società epicorie, chiedendosi quali sono le risposte c h e l e inizia­ tive romane, la presenza stessa di Roma, i nnescano all ' interno di queste società. Solo così potremo cog l iere la complessità dei processi storici e delle dinamiche che si svil uppano in questi territori . Il punto di vista de­ ve essere integrato: pol itica romana, iniziative romane, presenza romana, ma anche - e per certi aspetti soprattutto - le strategie di risposta e di "riarticolazione" del le soc ietà indigene rispetto a queste nuove realtà. Se questi sono i due punti metodologici essenziali che mi pare di po­ ter sottolineare, guardando più in concreto ai risultati di questa stagione di ricerche per quanto riguarda la guerra annibalica e le sue conseguenze, mi pare di poter constatare che le concl usioni mini mizzanti di Désy non

Dopo Annibal� - lnzroduzione ai lavori

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tuttora, a mio parere, aspetti non perfettamente chiariti, nel l ' intrecciarsi di fenomen i d i ri be llione sociale vera e propria (legati a forme particolari di produzione e di sfruttamento del territorio basati sulla pastorizia) e forme invece di protesta che si colora di caratteri rel igiosi, legati a un fondo, almeno, di identità el lenica; la quale sembra, con queste mani fe­ stazion i , mostrare forme di resistenza radicale, di rifiuto, dei nuovi assetti che la presenza romana tende a provocare, se non a introdurre diretta­ mente, nella regione. Ma, come notava già Clemente nel Convegno del l ' 86, il fatto vera­ mente "rivoluzionario" legato alla presenza romana in questa regione, quello che produce i n prospettiva le conseguenze più radicali, è la fonda­ zione della colonia latina di Brindisi. Salvatore Alessandri richiamava prima la relazione di Giovanni Ug­ geri al Convegno dell996 ( 1 998), che metteva bene in luce l ' importanza che ha il completamento del la via Appia per il ridefinirsi complessivo del l ' organizzazione produttiva e politica di questa regione. Un'iniziativa, questa, che con ogni probabi l ità persegue fin dal l ' i n izio finalità politiche complesse. Territoriali da un lato, ma anche e soprattut­ to di politica estera, di proiezione oltremarina, che Clemente col legava alla prospetti va delle guerre i l liriche. In quest' ottica, le ripercussioni del­ la fondazione coloniale di Brindisi sulla vicenda storica e i n sediativa del­ la reg ione salentina vanno v iste in termini articolati e "di s istema territo­ riale", per il sempl ice fatto che essa crea all'interno del l'area regionale sa­ lentina una direttrice privi legiata di sviluppo. Nel l ibro di Burgers ci sono alcune pagine molto be l le i n cui, util iz­ zando anche dei mode l l i di geografia economica, si fa vedere come i l complesso fenomeno che vede l ' abbandono di alcuni e la sopravvi venza di altri dei centri messapici preesistenti, si "organizzi", e si lasc i com­ prendere, i n funzione del fatto che prende piede, i n maniera sempre più consistente e sempre più decisiva, una direttrice pri v i legiata su cui passa­ no, e attorno a cui si sviluppano, le atti vità economiche fondamentali del­ la regione, quella, per l ' appunto, che ha i l suo sbocco a B rindisi. In effetti , non solo B rindisi di venta sempre più importante, ma pro­ sperano anche i centri ubicati sul l ' asse Taranto-Brindisi e nelle sue vici­ nanze, come Oria che emette moneta nel II secolo (cfr. Travaglini 1 990). Quel l i , invece, che rispetto a questo asse portante risultano "marginali", lo di ventano sempre di più, fino a l l ' abbandono. Fenomeno, quest' ultimo, che non è dunque un fatto generalizzato, ma è piuttosto espressione di strategie di ristrutturazione insediati vo-terri toriale, e soc io-economica, che non possono non fare i conti con la nuova prospetti va determinata dalla direttrice Roma-Brindisi, nel suo ultimo tratto. Ma è forse ancora più interessante ri levare che le dinamiche di riorganizzazione che si svi-

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Mario Lombardo

luppano nel territorio avendo come asse di riferimento questa direttrice, vengono fondamentalmente innescate da quella che potremmo definire un'economia di guerra. Secondo le ricerche sia di Désy che di B urgers, in effetti, la funzione che assume B ri ndisi come porto terminale fonda­ mentale per l 'espansione romana verso l ' Oriente - con il passaggio di eserc iti che vanno mantenuti dal punto di vista del l'equipaggiamento e del vettovagliamento, e con quel lo che essa comporta anche in termini di rapporti con i l uoghi dove gli eserciti vanno, o da cui tornano - crea delle esigenze nuove, crea un mercato nuovo. È proprio questo ad imporre il ristrutturarsi del le produzioni, del l ' organizzazione economico-sociale, dello sfruttamento territoriale in funzione di questo mercato nuovo che si crea e che è il mercato di una città da cui, continuamente, partono o tor­ nano eserciti. Brindisi d iventa rapidamente, dopo la guerra annibalica, una città che ha bisogno di generi di tipo particolare, in grandi quantità; il che i nnesca un processo di concentrazione della proprietà, di specializza­ zione delle colture, che mette fuori gioco i tradizionali assetti della pro­ prietà contadina con produzioni destinate all' autoconsumo e fa sv i luppa­ re invece delle produzioni specializzate: vino, olio e frumento. Produzio­ ni che vedremo poi - io credo, soprattutto a partire dal l ' epoca dei Gracchi - dar l uogo a quei fenomeni registrati , dal suo spec ifico punto di vista, da Varrone (res rust. I I 6.5), ma riconoscibili anche sul piano arc heologico, nelle produzioni anforarie brindisine e soprattutto nel l a loro grandiosa diffusione su scala med iterranea. Non la pol itica economica di Roma o precisi i nterventi romani mira­ ti a ridefin i re g l i assetti economici e produttivi del territorio apulo, i n questo caso bri ndi sino, ma la presenza romana, con le condizioni nuove c he essa i mpone, e che sono i n gran parte legate a fattori che esulano anche dal l a pol itica economica i ntesa in senso proprio, porta al ri strut­ turarsi di queste società e di questo territorio in forme nuove, che pri v i ­ legiano determinati centri , c h e danno spazio a determinate c lassi sociali in grado di i nseri rsi i n questo n uovo "quadro" economico e di sfruttar­ ne le opportunità, mentre altre realtà, marginali in rapporto ad esso sia dal punto di v i sta sociale c he dal punto di vi sta geografico, vengono ad esaurirsi. Questo m i pare l ' aspetto più interessante che emerge dalle ricerche condotte in maniera sistematica sul B rindisino, e che, in effetti , mette in disc ussione, in maniera ancor più radicale, forse, di quanto ha suggerito M. M azza nel 1 996 ( 1 998), il concetto di "romanizzazione" come un processo calato dal l ' alto e passi vamente subito dagli "interlocutori" indi­ gen i . Del resto, anche un libro abbastanza recente di Dyson ( 1 992; cfr. anche Woolf 1995) ha cercato di vedere le radici delle identità regionali nel mondo romano in termini molto più articolati e molto più sfumati di

Dopo Aflllibale

-

Introduzione ai lavori

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quanto non prevedesse i l concetto d i "romanizzazione" applicato i n ma­ niera meccanica. Conc ludo tornando a fare il mio mestiere di storico del mondo greco per dire che tutto sommato anche il concetto di "el lenizzazione", che è stato genera l mente applicato nella lettura dei rapporti tra le colonie gre­ c he e le popolazioni epicorie, mostra sostanzial mente g l i stessi l i miti, veicolando l ' idea di un processo unilaterale che vede quello greco come l ' e lemento attivo, propositi vo, e l'elemento indigeno come quel lo c he su­ bisce, c he al più v iene "acculturato" ma in altri casi viene costretto a per­ dere la propria identità. Sono state proprio la considerazione di uno stretto col legamento tra i due concetti storiografici, quello di "el lenizzazione" e quello di "roma­ nizzazione ", e la necessità di vedere come un processo continuo la storia delle dinamiche relazionali che si sviluppano nei territori interessati dal contatto fra Greci e Iapigi prima, e fra Roman i e Apuli poi, tra le ragioni pri ncipali che hanno suggerito di proporre un progetto di ricerca sul l ' area del Gol fo di Taranto e sulle di namiche relazionali e culturali che vi si svi­ l uppano tra l ' età del la colonizzazione greca e quella della "romanizzazio­ ne". Un progetto che è stato ammesso al cofinanziamento del M URST tra i progetti di interesse nazionale e c he entro due anni ci dovrebbe por­ tare ad una messa a punto degli strumenti e dei concetti con cui affronta­ re in maniera il meno possibile uni laterale la lettura di questi processi storici.

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Mario Lombardo

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L'O RD IN A MENTO DE LLA P UG LIA F RA LA G UERRA A N N IB A LICA E LA G UERRA S OCIA LE FRANCESCO G RELLE

l. Alla fine della gue rra annibalica il rip ristin o del c ontr ol l o roman o e la punizi one degli alleati che e rano passati al nemic o veng on o del inean d o in Pugl i a, gi à n e l c ors o delle ope razi oni mi lita ri, nu ove forme di d omini o e una redist ribuz i one dei pote ri l ocali . Pe r q uant o è possibile acce rtare, l a maggi or parte delle civitates p reesi ­ stenti sopravvive a lle vice nde del c on flitto e c on serva la p ropria indipenden­ za fonnal e 1• L'impeg no delle fazioni fil oromane all 'inte rno dell o schiera­ me nt o avve rsari o e i più o men o tempestivi cambiamenti di fronte salvan o dalla distruzi one degli abitati e dalla estinzi one giuridica anche i principali sostenitori di Anni bale, peral tro s ott oposti a d urissimi castighi e ad ampie mutil azi oni te rrit oriali. C os ì accade ad A rpi , a Salapia, a Herdonia, a Taran­ t o st essa; s ol o Manduria sembra sia sc om parsa dalla geografia politica della regi one d opo la c onquista e il sacc heggi o ad opera di Q. Fabi o Massim o, nel 209 aC.2 Una fine simile è stata i poti zzata anche per Silvium, nella Mur­ gia peuceta . attraverso l 'analisi dei dati archeol ogici; l 'esti nz i one v i olenta del l 'i n sedi amento di Monte San nace, a nch 'es so in Peucezia, sembra invece vada ric ond otta all 'et à della gue rra s ociale, secondo indagini recenti 3; il ri­ c ordo in Livi o della presa di Acuca e la sua presunta distruzi one duplic ano assai verosimilmente, per un fraintendimento del toponimo, la n otizia della ric onquista di Aecae, che invece c on serva , o forse acq uista in queste ci rco­ stanze per la p ri ma v olta, l o statuto di entità indipenden te4• 1 Sull'ordinamento de l l'Ital ia dopo la guerra vd. H . GALSTER ER, llerrschaft und

Vuwaltung im r�publikanisc�n ltalien. MUnchen 1976, pp. 153 ss. 1

Liv. XXVII, 15, 4. 3 Per Silvium vd A. S MA U.. Gravina. An Iran Age and Republican Settlemml in Apu­ lia, l, London 1992, pp. 14 ss.; per l'insediamento dì Monte Sannace, A. CiANCIO, E.M. DE JUUIS, A. RICCARDl, F. ROSSI, Monte Sannac�. Gli scavi dell'acropoli (1978-/983), Galatina 1989, pp. 153 ss. (F. Rossi), 221 (E. M. De J uliis). 4 Liv. XXIV, 20, 8 , su cui vd. G . DE SANCTIS, Storia tki Romani, 111, 2, Firenze 1 9 68 (=Tori no 1916), p. 25 1, nt. 122. Per Aecae vd. F. GRELLE, Canosa romana, Roma 1993, p. 27 e nt. 37.

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Francesco Grelle

È assai probabi le che la restaurazione del dominio romano abbia im­ pl icato in tal uni casi modifiche e revisioni degli accordi attraverso i quali nel corso del secolo precedente si era venuta affermando l ' egemonia e costruendo il si stema del le alleanze, mentre in altri si sarà preferito la­ sciare la situazione nell'incertezza, per eserc itare una maggiore pressione sui vinti: ma di tal i interventi si hanno testimonianze espl icite solo per Taranto, per la quale i preliminari del nuovo foedus si trascinano fino al termine della guerra5. Anche se non è possibile ricostruire analiticamente i caratteri e i con­ tenuti delle convenzion i intervenute con le civitates riportate a l l ' obbe­ dienza, va senz'altro ricondotta alle conseguenze della defezione nel 2 16 la fine del primato del quale Arpi aveva fruito fra gli alleati Apu l i agl i avvii e n e l l a prima fase della romanizzazione, pe r oltre un secolo6 . Al suo posto emerge ora Canosa, il centro indigeno di maggior ri l ievo fra quel l i ri masti fedel i anche nei momenti più diffici l i della guerra,ca­ posaldo delle difese romane nella regione con le tre colonie latine di Lu­ cera, Venosa e B rindisi. Quasi a rendere visibile lo spostamento del bari ­ centro politico regionale dal Tavoliere alla valle del i ' Ofanto, nonché a celebrare l ' infl uenza acquisita nel sistema di potere romano è assai pro­ babile che venisse ora eretto, su una col lina alla periferia del la città, un grande tempio di sti le italico per il culto di Atena Iliaca - Minerva, ri­ vendicando ai Canosini il mito diomedea che aveva trasfuso in forme ideologiche le relazioni fra Roma e Arpi 7 • Si tratta, comunque, di un protagon ismo assai di verso e più contenuto di quello che aveva potuto eserc itare Arpi prima della guerra, anche perché si dispiega in un assetto territoriale nel quale l ' annessione a l l ' agro romano di tante aree sottratte ai vinti e la dislocazione in esse di rappresentanti delle autorità romane progressi vamente rendono superfl ua ogni intermediazione, sostituendo di fatto la gestione diretta all' eserc izio del l ' egemon ia in un sistema gra­ duato di al leanze. ' Liv. XXV I I . 25. 2; XXXV. 16. 3; cfr. E. l.JPI'Ous, Fra Taranto � Roma. Società e cultura urbana in Puglia. fra Annibale � l'età impaio.le, Taranto 1997. p. 40. 6 F. GRELLE. LA parabola della cillà. in M. MAZZE!, Arpi. L "ipogeo della Medusa � la necropali, Bari 1995, pp. 62 ss. 7 V d. M. TORELU, Il quadro mauriale e ideale della romaniunzione, in Principi im­ p�raJori vncovi. D�mila anni di storia a Canosa, a cura di R. Cassano, Venezia 1992, p. 616; O. D A LLY , Il santuario della località San Leucio di Canosa di Puglia., in Alli del 17 Convegno Nazionale sulla Preistoria. Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 1999, pp. 332 ss.; Canosa. Località San Leucio. Untersuchungen zu Akkulturationspro­ ussen am Beispiel einn daunischen Heiligtums. Frankfun a M. 2000. Diversamente P. PENSAB�E.. Il t�mpio italico sotto San Uucio, in Principi imperatori vescovi ci t . . pp. 620 ss ..

che colloca il monumento al la fine del quano secolo a.C.

L'ordÌIUUIILnJo tkl/a Puglia fra la gut'rra annibalica e la guura sociale

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Al n u ov o as setto dei rapporti nella regi one, a un aggi ornamento p ost­ be l l ic o della formula togatorum e a una diversa ripartizi one degli one ri militari può forse ric ondu rsi anche la distinzi one fra Sallentini e Calabri, anc ora ign ota a l l a formula togatorum alla fine del terz o sec ol o. Nella m obilitazi one del 225 la formula elencava infatti cinquantamila fanti e sedici mila cavali e ri "1amlywv KaÌ Mwaamwv auvc:iiJw". c ome P ol i bi o traduce l 'esp ress i one di un d ocumento che t ra gli altri ann otava evidente­ mente un c ontingente Apulorum Sallentinorumque8• Calabri e Sa/lentini individuan o invece due diversi rag gruppamenti di popoli nella quadriparti­ zi one lrpini, Apuli, Calabri e Sa/lentini che Plin i o delinea per la regio secunda nel terzo libro della Naturalis Historia: e la quad ripartizi one ri­ p rende assai ve rosimilmente l o sc hema util i zzat o pe r il censimento di Otta­ vian o e Agrippa, nel quale le popolazi oni censite d ovevan o es sere ag grega ­ te second o più antiche artic olaz i oni amministrative, cert o anteri ori alla guerra soci ale e forse ri salenti all 'ordina ment o territ oriale postannibal ico9. Nella p ri ma fase della romanizzazi one, e fin o all 'intervent o di Ann i ­ bale, l 'annessi one all 'ag ro roman o e ra stata i n Puglia fenome n o l imitato e m arginale, pe r lo più di caratte re t ransit ori o, in quant o p remessa alla deduzi one di c ol onie latine , alle q ual i e ra stata trasfe rita la maggi or p arte deg l i spazi acquisiti al te rritori o del popol o roman o. C os ì e ra accaduto a Luce ra, a Ven osa10 e da ultimo a B rindisi; ma a B rindisi il lung o tempo inte rcorso fra l 'inc orporazi one del l 'area s ottratta ai Sal lentin i , nel 266, e l o stanziament o dei c ol on i , nel 244, p robabilmente lasciava già trapelare un mutament o di indi rizz o11• D opo le muti lazi oni inferte ai te rrit ori deg l i all eati infedeli la ge ografia politica e amministrativa d e l l a reg i one cam­ bia decisamente aspetto e assume una c onfig u razi one c he ri flette la n u o­ va d i s ponibi l i t à romana ad assumere la gesti one d i retta di altre aree , pu r senza e s tende re ad es se il sistema municipale. L'ager Romanus si espan­ de infatti attrave rso le te rre s ott ratte ai vinti dal B i fe rno al Capo di Leuca, inte rponend o p ropaggini o incuneand o sett ori i s olati di ag ro pubbl ic o fra gli spazi l asciati alle civita/es sociorum. Si t ratta di un mutamento nella -

-

1 Po i . II,

1907).

p.

24, su c ui vd. G . DE SA NCilS. Storia tki Romani, I l , Firenze 1 9 60 (=Torino

440, nt.

128.

Plin., N. H. 111, 99; per le fonti cfr. R. THOMSEN, fu lta/ic regions from Augustus lo IM Lombard invasion, Kobenhavn 1947. pp. 18 ss.; C. NJCOI.ET, L'invenJaire S, talora forse peccando di eccessiva facilità nel la identificazione69, in altri casi risalendo, invece, al nome di derivazione e documentandone l ' attestazione in Puglia: è il caso di Agnano, da Annius, Andreano da Andreas, Funiano da Funius, Macriniano da Macrinius, Rossano, anticamente Roscianum da Ro­ scius70. Ancora più ricco a riguardo sembra essere il Salento, dove si sono riconosciuti più di un centinaio di toponimi di origine prediale7 1 . Al di là di questo gruppo, sembra particolarmente significati va una serie di toponimi deri vati direttamente dal la pratica e dal la tecnica del la centuriazione: in area bri ndisina Mesagne deri verebbe da medianus, ad indicare una posizione intermedia fra due agri suddivisi, Quadrazzo, a NO di Torre S. Susanna, che rimanda a l la centuri azione quadrata, Cen­ tonze, una probabile deri vazione di centuria, Scamnum, posto fra Oria e Brindisi ( Tab. Peut., seg. VII, l , M i l ler). Più a nord lo stesso nome di Bitonto sembra deri vare dai botontini ci­ tati dai Gromatic i , monticelli o col linette di terra che fungevano da confi­ ni, ipotesi , questa, confermata dal nome Grumo di un paese vicino72 •

., RUTA 1 986. p. 1 70. 66 RUTA 1 98 1 . pp. 347-377; R trrA 1 983. pp. 1 67- 1 84 61 RUTA 1 98 1 , pp . 378-380. 61 RUTA 1 98 1 , pp. 35 1 . 3 5 3 , 363-365, 369. 69 La tenni nazione in -anus non basta da sola a provare i l carattere predi ale di un toponimo, come dimostra lo stesso autore a proposito di Fasano: R liTA 1 983, pp. 1 78- 1 8 1 . 10 R trrA 1 983, p. 1 83 sg. 1 1 SUSINI 1 962; R trrA 1 98 1 , p. 365. nota 3 1 . n RUTA 1 98 1 , p. 370.

76

G iovanna Bonora Mazzoli

Attestatissimi in tutta l ' area i composti di "cardo": Torre del Cardo, Cascina del Cardo, Casale del Cardo, Via del Cardo, Cardo Dritto73. A l le indicazioni toponornastiche si unisce anche la preziosa testimo­ nianza archeologica dei cosiddetti "termini muti": si tratta di blocchi la­ pidei anepigrafi che segnalavano gli incroci di assi secondari della centu­ riazione e che, nei territori calcarei, dovevano essere molto numeros i : so­ no di forma e d i mensioni molto varie e sono attestati particolarmente nel­ la provincia di Bari e nel Salento, dove se ne annoverano circa un centi­ naio. La maggior parte di questi, orientati in senso NO-SE con angola­ zione di circa 20°, sembrerebbe attestare anche un tale orientamento per la limitaJio salenti na74.

RUTA 1 98 1 . p. 3 74. " PALUMBO 1 95 5 , pp. 86- 1 46.

71

Testimonianu di centuriazioM MI Liber Coloniarum

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VIA MINUCIA PROBLEMI STORICI E TOPOGRAFICI ANNAPAOLA MOSCA

L 'apertura dell 'asse stradale

Benché non fosse conosci uta e utilizzata quanto la via Appia, la via Minucia fu una delle pri nc ipali arterie stradali del l ' Italia centromeridio­ nale, tanto che Orazio si pone la celebre alternativa: Brundisium Minuci melius via ducat an Appi 1 • Non sappiamo esattamente quando fu aperto il tracciato della via Mi­ nucia; quasi sicuramente però dovette essere realizzato nel II sec . a.C. da un qualche Minucius, console o almeno pretore, com'era allora consuetu­ dine per la costruzione di una strada pubblica2• Santo Mazzarino aveva già affrontato i l problema dell'identificazione del magistrato, ponendosi il problema in rapporto alla vicenda della via Appia. La sua attenzione si era soffermata particolarmente sui seguenti personaggi : l ) Q . Minucius C. f C. n . Rufus, che fu pretore nel 2 00 a.C. n e l Bru­ zio, dove si interessò del tempio di Proserpina a Locri ; come console nel 1 97 operò in Liguri a : fu uno dei tre che scribundo arfuerunt al Sena­ tusconsultum de Bacclumalibus3• 2) Q. Minucius Q. f L n. Thermus, che fu ed i le curule nel 19 8 a.C. ; triumviro colonis deducendis negli anni 1 97- 1 94, intervenendo sulla co­ sta dalla Campania al Bruzio; propretore in Spagna nel 1 96 e console nel 1 93 attivo in Liguria; la sua base di partenza per le campagne mil itari fu Pisa4• 1 Hor., Epist. l . 1 8.20. 2 Cfr. E.T. S ALM ON , Samnium and IM Samnites. Cambridge 1 967, p. 2 1 , nota 3; S. MAZZA R INO, Aspmi di storia tk/I "Appia antica. in " H e l i kon" 8 ( 1 968 ), pp. 1 74- 1 96, 1 89 sgg. Sempre sul problema de lla datazione vd. T. P. W!SEMAN, Roman Republican Road· building. in "P B S R " 38 ( 1 970). pp. 1 3 1 -3 3 . 1 R E X V 22,55 ; T . R . S . B ROUGHTON, TM Magistrates of t h e Roman Republic. l , N e w Yor'< 1 95 1 , p. 332. ' RE X V 65 ; B ROUGHTON, TM magistraus. ci t . . l . p. 346.

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3) M. Minucius Rufus, che fu pretore nel 1 97 a.C. e come triumviro colonis deducendis neg l i anni 1 94- 1 92 intervenne nel Bruzio3. Se questi fosse l ' autore, verrebbe a trattarsi di una via praetoria. Questi tre personaggi sono sostanzial mente coevi ed hanno avuto tut­ ti e tre un qualche rapporto con l ' Italia meridionale e con il B ruzio in particolare, pur non essendo documentato un loro espl icito legame con il San n i u m e l ' Ap u lia, reg i o n i attraverso le q u a l i si s n od a v a la v ia Minucia. Accanto a questi tre personaggi, il Mazzarino6 accorda notevole atten­ zione anche un omoni mo più tardo: 4) M. Minucius Q. f [ -]n. Rufus, che fu forse tribuna della plebe nel 1 2 1 a.C. in opposizione a Gaio Gracco, poi pretore nel 1 1 3 e console nel I l O; inoltre, proconsole dal 109 al 1 06 . Probabilmente la lex Minucia e la ponicus Minucia sono da mettere in ri feri mento con il suo operato. Egli condusse pure campagne m i l itari i n Macedonia e in Tracia, contro gli Scord i s c i , i Bessi ed al tre tribù, dovendo anche combattere contro i Daci7• Quindi potè avere notevoli interessi nella apertura di un' arteria che permettesse facili e veloci spostamenti da Roma verso Brindisi per i mbarcare le truppe dirette ad Oriente, verso la penisola balcanica. Il Salmon8, invece, preferisce pensare al fratello del precedente, ossia a: 5) Q. Minucius Q. f (C. n. ) Rufus, che fu triumviro monetale negli an­ ni 1 37- 1 34 a.C. Potrebbe essere stato questi, piuttosto che il fratel lo, il tribuna della plebe oppositore di Gaio Gracco, poiché non ce ne è stato tramandato il prenome. Egli fece parte della commissione speciale per dirimere la controversia tra i Genuates e i Lnn genses Viturii nel 1 1 7 e fu legato negli anni 1 1 0- 1 069 . Ma questo personaggio non ci risulta avere raggiunto le cariche di praetor o consul, magistrature allora indispensabi­ li per costruire o denominare una via pubblica. Non sembra pertanto pos­ sibile prendere in considerazione l ' ipotesi del Salmon. È evidente che preferendo il pri mo di questi due fratel l i , la realizza­ zione del l a strada verrebbe ad inserirsi nel più vasto programma di ri­ strutturazione e completamento della rete viaria romana, che era stato a v' RE X V 5 3 ; BROUGHTON, The magistrates. ci t . . l . pp. 333 (praetor peregrinus). 3 3 5 . 339, 3 5 1 ; cfr. L i v . XXXIV 5 3 , 1 -2; XXXV 40, 6. 6 M AZZARINO, art. c it . , p. 1 93 . 7 RE X V 5 4 ; B ROUGIITON, The magistrates. c i t . , l . p. 543 ; B ROUGHTON, Add. , 1 1 1 . p . 1 44. 1 SAWON, Samnium, c i t . , p. 2 1 . 9 RE X V 56; BROUGHTON, l , p. 544 ; BROUGIITON, A dd. . p . 1 44 ; questo personaggio, secondo F. M UNZER, i n RE X V ( 1 939), col. 1 964, sarebbe i l più probab i l e costruttore del ­ l a s trada . P e r la s u a posizione ne l l a controversia de i Liguri cfr. C /L 1 , 2, 2584.

Via M i nucia. Probl�mi storici � topograf•ci

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viato alla metà del I I secolo e legiferato organicamente d a Gaio Gracco 10 e che fu perseguito nel lo scorcio del secolo1 1 . Se i l richiamo a questa personalità, da parte degli storici più recenti che si sono interessati al problema della via Minucia, tende a far attribui­ re la costruzione di questa strada al secolo segnato dal l ' eredità annibalica e dalla rivoluzione graccana, è pur vero che le uniche menzioni esplicite della via sono posteriori di un secolo e si inquadrano tutte in un lasso di tempo assai ristretto, ossia nella seconda metà del I secolo a.C., tra Cesa­ re ed Augusto; ma questo si verifica anche per strade ben più antiche ed è legato al quadro generale del le nostre fonti superstiti . Il tracciato

In una lettera di Cicerone, indiri zzata all ' amico Attico 1 2, è ricordata esplicitamente la via, a proposito di movimenti di truppe da A lba Fucens a B rindisi intervenuti nel corso del la guerra civile del 49 a.C. Da questa testi monianza ricaviamo che la via correva più a nord e più a l l ' i nterno ri­ spetto alla direttrice del l ' Appia. Da un'altra epistola di Cicerone ad Attico13 siamo informati che una via per Brindisi, della quale non è indicato il nome, passava per A equum Tuticum, ma non è sicuro che questa allusione possa essere messa in rap­ porto di retto con la via Minucia. Anche Cesare accenna ad una strada che doveva congiungere veloce­ mente i l centro della penisola con la Pugl ia14• Da Strabone poi apprendiamo che due strade collegavano Roma con Brindisi. Ma di queste, mentre l 'App ia è definita carreg giabile (a�ai;,Y.a­ nx;), l' altra via è definita mulattiera (r\�tovtK�) e questo indurrebbe a credere che l ' autore si riferisse ad una variante, un'alternati va secondaria rispetto

1 0 P l u t . , C. Gr. VI 3; V li 1 -2 ; F.T. HINRICHS, Der roemische Strassenbau zur 7.Ril da GraccMn, i n " H i storia" 1 6 ( 1 967), pp. 1 62- 1 76. 11 H IN RICHS, art. ci t., p. 168 sgg. 12 Cic., ad Ali. I X 6, 1 (scri tta a Formia l ' i l marzo del 49 a.C . ) : Roma scripsit Balbus putari iam LLntulum consulem tramisiHe {m� j, nec eum a minore Balbo conventum, quod is hoc iam Canusi audisset; inde ad se eum scripsisse, cohortisqu� sex quae A lbae fuiss�nJ ad Curium via Minucia traruiss�; id Caesar�m ad se scripsisse et brevi tempore eum ad Urbem futurum . Cfr. H. NISSEN. ltaliscM Landeskunde, I l . Ber! in 1 902, p. 436. 1 3 Cic., ad Ali. VI 1 . 1 , che richiama una via per Brindisi. di cu1 non si conosce i l no­ me e che passava per Aequum Tuticum ( l ' epistola è stata scri tta i l 20 febbraio del 50): Re· ce111 issimas a Cybistris te meas lilleras haber. ais a.d. X Kal. Oct. datas ti scire vis tuas ego quas acceperim. Omnis fere quas commemoras, praeta eas quas scribis untuli pue· ris el Equo Tutico ti Brundisio datas. 1 4 Caes . • B. C. l , 24.

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all'Appia 1� . Ma la presenza di una mulattiera come importante alternativa al­ la via Appia, regina viarum, non è verosi mile. È stata perciò proposta la cor­ rezione � Mtvo oKHl (la via Minucia), al posto di �j.I IOVIK�. che risulterebbe quindi una lectio facilior; suggerita per contrasto da a cura di J. Crlsen, P. Orsted, J . E. Skydgaard, Roma 1 994, pp. 79-80. 1 2 Siponto antica, pp. 1 46- 1 52 ( A . Danti ) .

Roman Empire,

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Città romaM in Daunia: l 'ntmpio di Siponto

. ;· di anfore tipo Lamboglia 2. Che esistesse una fabbrica pubblica tra II e I sec. a.C. a 7iati è inoltre confermato da un altro importante rinvenimento raccolto nel corso delle in­ dagini topografiche e costituito da un laterizio con bollo [--)A T/A . La produzione locale ed a carattere pubbl ico di anfore tipo Lamboglia 2 i ndizierebbe indirettamente una delle connotazioni produttive del sito rurale, collegata chiaramente alla v i t i v i nicoltura ed a l l a produzione e commercial izzazione del vino, gestite direttamente dal la civitas. La struttura rurale lungo il Tratturo Regio è da marcare per la cessa­ zione del l a sua frequentazione nel corso della tarda età repubbl icana 7 , probabi l mente a l l ' i ndomani de lla ri strutturazione urban istica in epoca municipale del centro di 7iati-Teanum Apulum, impl icante una nuova n ­ conversione del l'assetto insediati vo del suburbio8. Affrontiamo ora l ' aspetto problematico delle eventuali assegnazioni graccane. /tem et Teanus Apulus. iter populo non debetur; Teate. iter populo de­ be tu r. ager eius finitur uiis sepulturis et ceteris signis, sicut consuetudo, prouintiae est 9 . ' La datazione dd frammento di vaso a vernice nera è slala genti l mente indicata da Paolo Poccetti ; per l'ansa d'anfora rimane valida la datazione tradizionale del l e anfore ti­ po Lambogli a 2, i l cui inizio viene col locato ve= l a fine del I l sec. a.C . : M oRJZlO 1 990, p. 58 sg. e V o LPE 1 990. p. 226 (i vi ulteriore bibliografia). ' Si confronti l a grande tegola in terracotta_ del 1 00-90 a.C . . relativa al l a copertura del tempio B di Pietrabbondante, che reca una dupl ice i scrizione i n latino ed i n osco (Sam­ nium 1 99 1 , p. 1 56 sg., d l 4, tav. 3d) e ai bol l i di tegol e e di coperchi di dol i i sia in osco che in latino con il nome del proprietario, nonché ai graffiti su vasi con l 'uso di ambedue gli alfabeti da Fioccag l i a di Flumeri in lrpinia (W. )OHANNOWSKY, L 'abitalo tardo-e/kni­ stico a Fioccaglia di Flumeri e la romanizwzione dell'lrpinia, in Basilicata. L'espansio­ nismo romano nel sud-�st d'Italia. Il quadro arc/u>ologico, Atti del Convegno. Venosa 1 990, p. 270. 6 Tia ricorre, insieme alla legenda Tiati, sulle monete : GARRUCCI 1 88 5 ; PRENCIPE 1 999 . 7 Non è stata ri nvenuta nell 'area alcuna ceramica posteriore alla metà del sec. l a.C. ' V d. infra. 9 Ub. Col. I l , 26 1 . 1 6- 1 9 L.

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I Ubri Coloniarum primus e secundus forniscono un'importante infor­ mazione sulla realizzazione di divisioni agrarie nell ager Teanensis, che, come i territori delle città precedentemente citate (item et), quali Herdo­ nia, A usculum, Arpi, Collatia, Sipontum e Salapia 10, avrebbero adottato il medesimo modulo (centurie quadrate di 200 iugera) e lo stesso inter­ vento legislativo (/ex Sempronia et lulia) di quelle con l'util izzo di signa quali vie, tombe ed altri segni . Le ricognizioni di superficie nonchè lo studio aerofotografico tuttora in corso di svolgimento nel territorio di Teanum Apulum consentono di presentare in questa sede solo risultati parziali e preliminari circa l'indivi­ duazione di tracce attestanti divi sioni agrarie del territorio, tuttavia di na­ tura completamente innovativa rispetto a quanto finora noto, reimpostan­ do secondo nuove prospettive il problema del modulo adottato e fornen­ do dati finora non ancora acquisiti circa la datazione di tal i assegnazioni. In una nota preliminare, il Jones riferiva di una limitatio individuata su base aerofotografica ad est di San Severo 1 1 , con centurie di 16 actus di lato, attribuita dall 'archeologo inglese ad Ergitium, statio della Via Uto­ ranea, nota dalla Tabula Peutingeriana e dall'Itinerario Ravennate 1 2, ubi­ cata in loc. Torre di Casone. '

IO

Lib. Col. l, 2 1 0, 1 0- 1 3 L. JONES 1 980, p. 89. fig. l : TOY NBEE 1 983. p. 700: VoLPE 1 990, p. 2 1 4. Non contem­ pla la zona di Casone (San Severo) un lavoro su una recente ricognizione aerofotografica i n Apulia (D. N. Rll.EY, Ntw Aerial Rtconnai:sanct in Apulia, in "BSR" LX ( 1 992), pp. 29 1 -305 ) . 1 2 Teanum viene menzionata nella Tabula Ptutingeriana quale :statio posta all' incro­ cio di due strade, l a via litoranea, tra Larinum ed Ergitium e quella proveniente da Bobia ­ no la cui comprensione è di fficoltosa in quanto l ' i ndicazione grafica presenta una misura i n più dopo Bobiana (Xl/ m.p. ) per cui si è propensi a supporre l ' omi ssione di un toponi­ mo oppure che si sia veri ficata confusione (a riguardo, Russi 1 976. p. 2 1 5 ) . Per la via l itoranea: Tab. Ptut. V I , 2-3: Larinum - m.p. Xl/ - Ttntapulo - m.p. XVII/ ­ Ergitium - m.p. XXV - Siponto. Per la correzione dei Xl/ m.p. tra Larino e Teanum Apulum in Xl/X m.p .. si veda Russi 1 976, p. 2 1 5, in con fonni là con la più correna distanza riporta­ ta da Cicerone: abt:st ab Larino XVIII milia pas:suum (Cic., Clutnt. lX, 27). Altri Itinera­ rio più tardi, ma che riprendono fonti più antiche. accennano pure al la citià situata l ungo la v i a l i toranea. citià che VIene menzionata Teanopo/on, o Teanopilo, o Teanopolum. o i nfine Ttanum Polonium: e, comunque. sempre col locata dopo Lari no e prima di Ergitium ( Rav., Co:smographia, IV, 3 1 (ed. Pinder-Parthey, p. 260: ed. Schnetz, p. 68): Larium - Ttanapo­ /o - Ergitium - TaJinit - Pordona - Arre - Stponto:s. Rav .. Co:smographia, V I , l (ed. Pin­ der-Panhey. p. 328: ed. Schnetz, p. 84): Larinum - Teanapilo - Egritio - Hoccinie - Pordo­ na - Atrt - Siponto. Guido, Grographica, 70 (ed. Pinder-Panhey, p. 506: ed. Schnetz. p. 1 29 ) : Lacrinium - Ttanopolum - Ergicum - Ocinia - Pordona - Atre - Sipontu:s. Guidoni:s Gtographica, 22 (ed. Pinder-Parthey. p. 463 : ed. Schnetz, p. l t 7): Larium - Ttanum - Po­ 11

/onium - Ergilium - Tatinia - Parthana - Allit - SiponJu:s).

Per la di scussione sug l i iti nerari per quanto riguarda i l comprensorio di Ttanum, si veda R u ss 1 1 976. pp. 2 1 5-225 con bibliografia precedente.

Tiati - Teanum Apulum. Città e territorio tra Il e l uc. a.C.

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Tale d i v i sione agraria era stata datata al momento del l a deditio dei Teanenses nel 3 1 8 a.C. 1 l , con riserva da G. Volpe ad età sil lana o più pro­ babi lmente ad età augustea, sulla base del confronto con le centuriazioni di area campano-laziale 14 e genericamente ad età successiva alle divisioni graccane dal Pani 1 s . Le ricognizioni del l'Uni versità di Bologna negli anni 1 995 e 1 996 1 6 nel territorio di San Severo, precedute da un attento studio aerofotografi­ co, ha consentito di riapri re i termini della questione relativa alla centu­ riazione ind i v iduata da Jones. Il c ontro l l o autoptico di un fotogramma aereo d e l l a R . A . F. (neg. 1 0490/ 1 943, F. IGM 1 56 - Aerofototeca, Roma) ha evidenziato chiare tracce di centuriazione ad ovest di Mass. Scoppa, la cui misurazione del reticolato è risultata di 20 actus di lato, e non di 1 6, con un orientamento dei decu mani SO-NE. La ricognizione sul terreno ha poi consentito di raccogliere ceramica a vernice nera e sigil lata italica nell'area di due fattorie risultate inserite, sulla base della fotografia aerea, nel reticolato centuriale, indirizzandoc i pertanto verso u n a datazione dell'impianto di queste fattorie presumibil­ mente al II - pri ma metà del I sec. a.C. e con una continuità d i vita anche nel l d.C. Le due fattorie indiv iduate in foto aerea sono a pianta quadrata; per una di esse è riscontrabile la suddiv isione in due ambienti ; sono poste vi­ cino al limes e, date le loro piccole dimensioni (sono a pianta quadrata, con il lato misurante m 15 ca. ) dovevano riferirsi ad un lotto non molto ampio; esse sembrano ri mandare alla piccola fattori a di Monte Forco presso Lucus Feroniae, a nord di Roma, sebbene quest'ultima sia a pianta rettangolare. Visibili in foto aerea anche i /imites intercisivi e la destinazione d'uso degli spazi rurali, con appezzamenti adibiti a colture d'ol ivo - come di­ mostrano le fosse visibi li nella crusta - o alla colti vazione della vite, co­ me di mostrano le tracce di trincee -, confermando definitivamente la cen­ tral ità di queste due tipologie di coltivazioni ri spetto a quella cereal icola, ritenuta fino a non molto tempo fa tradizionalmente caratteristica della Daunia tardorepubbl icana. Se pertanto le nostre ricognizioni, affiancate allo studio aerofotografi­ co, non sembrerebbero escl udere, per la presenza di vernice nera, una da­ tazione ad epoca graccana della centuriazione, secondo il modulo usuale 1 1 TORELU 1 984, p. 32 8. 1 4 VOLPE 1 990, p. 2 1 4.

" PANI 1 994, p. 1 67. , . A I'ITONACCJ SANPAOLO 1 998 .

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adottato in tale intervento agrario, rimangono tuttavia i nsoluti gli aspetti derivanti dal l a discrepanza con il modulo proposto da Jones e l'epoca dell'espropriazione di tale comparto territoriale. Per ciò che concerne l'epoca dell 'espropriazione di tale comparto terri­ toriale, la notizia del Liber Coloniarum relativa alle assegnazioni gracca­ ne, a seguito del l l a /ex Sempronia, nel territorio di Teanum Apulum è sta­ ta connessa alle muti lazioni territoriali successi ve ad una presunta defe­ zione di 7iati da Roma nel corso del la guerra annibalica 1 7• Il problema di un eventuale schieramento di 7iati con Annibale 1 8 si presenta, a mio avviso, spinoso e di difficile soluzione, soprattutto in as­ senza di esplicite informazioni da parte delle fonti le quali, al contrario, sono circostanziate circa la defezione di altre città del la Daunia qua l i A r­ pi, A ece, Vìbinum ed Herdonia. Una soluzione definitiva del problema è inoltre ulterionnente compl i­ cata dal la constatazione che 7ìati adottò nella propria monetazione i l si­ stema onc iale ridotto, adozione tradizionalmente datata successivamente al 2 1 7 a.C. e posta in relazione con il sostentamento delle armate romane presenti nella zona 19, denunciando implic itamente, almeno per un deter­ minato lasso di tempo, l'adesione di 7ìati alla politica romana. L'adozione del la riduzione onciale da parte di 7ìati, in mancanza di elementi precisi per la ricostruzione del l'inizio e della durata di tal i emis­ sioni, non contrasterebbe tuttavia con una eventuale defezione non preci­ samente col locabile cronologicamente e, pertanto, non costitui rebbe, a mio avviso. un elemento definitivamente diri mente relati vamente all'at­ teggiamento di 7ìati subito dopo la battaglia di Canne, che, al momento, una valutazione metodologicamente corretta degli elementi in nostro pos­ sesso non consente di ricostruire definiti vamente con estrema sicurezza. LA ClTIÀ L' intervento urbani stico raziona l i zzatore di età municipale viene a cancellare, nell'abbandono dei centri di culto repubbl icani di Coppa Men­ goni e Pezze della Chiesa20, l'espressione ultima, i l ricordo dell'ormai de17 PANI 1 992 . p. 602 ; F. G RELI.E, Canosa romana, Roma 1 993, p. 30 s g . ; PANI 1 994, p. 1 67 ; SILVESTII I NI 1 994, p. 235. 1 8 GRELLE 1 995, p. 6 2 . 1 9 MARCHETTl 1 975. p. 478 sg . ; lo studioso sviuero ritiene che Tiari. insieme a Lanno ed a Ctulia, abbia emesso questa serie neg l i anni 2 1 4-207 a.C. "' QUIUCI. ANTONAC'CI SANPAOLO 1 994. p. 60; ANTON AC'CI SANPAOLO 1 995a. p. 38; ANTONACCI SANPAOLO 1 995b. p. 88; ANTON ACCI SANPAOLO, QUIUCJ 1 995, pp. 8 6- 87; AN­ TONACCI S A N PAOLO 1 99 7 ; ANTONACC'J SAN PAOLO 1 999, p. 33; A NTONACCI SAN PAOLO 2000 , p. 93; ANTONACCI SANPAOLO 200 1 . Sul santuario re pubblicano in loc. Pezze del l a

Tiati - Teanum Apulum.

Cillà e urritorio tra Il e l sec. a. C.

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finitivamente superata condizione paganica. Solo in epoca munic ipale si configura realmente l'assetto poleografico e la definizione architettonica e monumentale della città al cui dimensionamento hanno sensibi l mente concorso le situazioni sociali, politiche economiche ed i n sed iative di Tza­ ti nel III e nel I I sec. a.C. 2 1 La ricostruzione del l ' assetto urbanistico di Teanum Apulum è attual­ mente oggetto di un approfondimento in corso. Appare, d unque, in questa sede i mportante esaminare quella docu­ mentazione che focal izzi la strutturazione urbana 22 alla fine del l ' età re­ pubblicana. Tra questi aspetti v i è sicuramente la ricostruzione del l'esistenza e del­ la del i mitazione delle mura urbiche di Teanum Apulum che ha rappresen­ tato uno dei problemi più diffici l i da risol vere, per le spoliazioni cui la cinta muraria dovette essere sottoposta i n epoca medievale. L'esi stenza di mura urbiche dotate di torri sembra verosimil mente comprovata da un'epigrafe attualmente murata nel la facciata laterale del Tiati, vd. QUJUCJ, A NTON ACCI S A N PAOLO 1 994, p. 60; A NTONACCI SANPAOLO 1 995a, pp. 38-39; A NTONACCJ SANPAOLO 1 995b, pp. 88-89; A NTONACCJ SANPAOLO 1 997 ; ANTON ACCI SANPAOLO 1 999 , p. 35; A NTONACCI SAN­ PAOLO 2000, p. 94; ANTONACCJ SAN PAOLO 200 l .

Chiesa, l ungo i l Trattu ro l ' A q u i l a - Foggia a

2 1 Le

perlustrazioni topografiche a

Tiati hanno consentito di ricostruire l a dettag l i ata

dinamica de l processo i nsediativo che ha condotto al d i mensionamento urbano di Tiati e permettono di ri l evare per la pri ma volta per questo centro, di versamente da quanto g l i studi precedenti avevano affermato, u n a v e ra e propria urbani zzazione n o n pri ma del l 'età munic i pale, innovando gli studi sulla città in Daunia. ll

Le

nostre i ndag i n i topografiche volte al l a de l i m i taz i one del l a c ittà ed al la ricostru­

zione de l la sua strutturazione interna hanno, pertanto, u t i l i zzato elementi epigrafici i l cui rinveni mento effettuato poco ol tre venti anni orsono è stato fac i l mente e puntualmente col locabi le topograficamente con l 'ausi lio del le stesse fonti orali che a quel tempo ne die­ dero la segnal azione; preziosa s i è poi ri v e l ata l a documentazione fotografica real i zzata

circa trent' anni fa ( 1 972) da studiosi di storia locale, che documenta quelle strutture de­ scritte dallo storico M atteo Fraccacreta ed oggi di strutte dai profondi l avori agricol i , per l a cu i esatta collocazione si è uti l i zzata sia l a dettagliata descrizione de l l o storico ottocen­ tesco che i l contri buto deg l i autori de lle riprese fotografiche succitate . Su questa preziosa base documentaria si è i nnestata una rigorosa perl ustrazione del terri torio, registrando, per ogni campo, i l ri nveni mento di superficie di materiale edi l i zio di piena epoca romana, quali frammenti di muri in opera ceme n t i z i a. tegole romane, frammenti di in tonaco dipi nto, fram menti di l acerti musi v i e di mattonel l e pavi mentali di vario tipo, frammenti di vetri di fi nestre , mai disgiunti dal ri nveni mento di ceramica s i g i l ­ lata i talica: i l conti nuo repe ri mento, senza soluzione di conti n u i tà. di t a l e tipologia di ma­ teriali documenta l 'estensione de l l a città. al meno del l ' area i ntramuranea più i n tensamente edificata; l ' i ndi viduazione di edifici ai margini ed in relativo i solamento possono rappre­ sentare pe rtanto un 'area peri ferica suburbana. Per alcuni settori la certezza de ll 'appartenenza al l ' area

extra muros è data dal ri nveni­

mento di epigrafi funerarie o dalla l ocal i zzazione di mausolei. l a cui di slocazione l ungo vie chiaramente v i s i b i l i i n fotog rafia aerea indizia l'i potetica esistenza di porte lungo tali direttrici v i arie di accesso alla città.

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campan i le del la Chiesa di San Nicola, nel la cittadina di Torremaggiore, vicinissima a San Paolo di Civitate; la lastra iscritta fu murata nel 1 63 1 , a l momento della ricostruzione de lla Chiesa danneggiata dal terremoto del 30 luglio del 1 627 2 3 che distrusse gran parte dei centri dell'alto Tavo­ liere e la ci ttà med ievale di Civitate, che, ormai completamente abbando­ nata, fu sicuramente uti lizzata come cava di pietra per la ricostruzione dei centri limitrofi , tra cui Torremaggiore, ricadente nell 'antico ager Tea­ nensis, in cui si ricorda la costruzione di una torre a spese di un magistra­ to aedilis, Publius Tarsaeus, per il costo di 1 5 .000 sesterzi 24• L' iscrizione, datata da Angelo Russi alla metà del I sec . a.C., docu­ menterebbe pertanto la presenza di mura urbiche a Teanum agli inizi del­ l'epoca munic ipale. Controverso appare invece i l tracciato murario per i l quale la presenza di un conglomerato naturale proprio dei pianalti fluviali e simile all 'opera cementizia ha creato motivo di fraintendimento. Al tracciato, proposto da Angelo Russi 2 \ troppo ampio e che ri prende nella sostanza la peri metra­ zione dell'i nsediamento daunia del l'Alvisi 26 , ha fatto seguito una propo­ sta di ridimensionamento territoriale dell'area urbana avanzata da più au­ tori, che tuttavia non tiene conto dei settori necropolari inequi vocabil­ mente ricadenti in essa e che di conseguenza ne segnano i l limite tra spa­ zio urbano e spazio agrario27. Verosi m i l mente doveva appartenere al settore occidentale extramura­ rio la local ità Coppa Mengon i, dove un'area necropolare è attestata da una stele funeraria datata tra il I sec. a.C. e l'età augustea28; l'area di Cop­ pa Mengon i, caratterizzata in epoca mediorepubblicana da un santuario con conti nuità di vita fino ai primi del I sec . a.C. 29, si connota, in piena epoca tardorepubbl icana, come settore eminentemente extraurbano attra­ versato da una strada in uscita dalla città lungo la quale si dovevano di­ slocare le tombe. B M.A. FIORE. La Chi�sa Matrice di Torr�maggiore. Ullt!ammti di storia � di crona­ ca, Torremaggiore 1 967, pp. 1 1 - 1 4. ZEI,

24 RUSSI 1 976, pp. 5 1 -52; LIPPOUS 1 9 84b. p. 260; MA RANGIO 1 987, p. 230; M. MAZ­

F. G REU.E, lL cillà murau d�l/a Daunia � una nuova iscrizion� da Sa n t 'A gata di Pu· '"Taras '" X l i , ( 1 992), l , p. 44. " R USSI 1 976. p. 1 72; inoltre, ID., p. 1 7 3 . 2b A LVISI 1 970, F. IGM 1 5 5 . 27 L I PPO U S 1 984a, p. 230, fig. 280; RUSSI 1 9 89, p . 1 65 , tav . I l ; v d . , i noltre, LIPPOUS, ibid., dove i l peri metro urbano v 1ene riferito al l'epoca tatdorepubblìcana. e Russi 1 989. p. 1 64, tav . I l . 28 I l c1ppo i n pietra calcarea. col locabi le t ra il l se c . a C. e g l i inizi del l d.C . , presenta l ' epigrafe funeraria C( aio) A(ttio) C( ai) l(ibmo) Numnlio) l Tmia l(i�rta) posit ( RUssi 1 976, p. 62 sg . . n. 9). 29 V d. supra, nota 20.

g lia, in

Tiati - Teanum Apulum.

Citrà e turitorio tra

Il

e l sec. a. C.

1 09

I l settore e)(traurbano meridionale è chiaramente indiziato dal monu­ mento funerario denominato local mente "il Torrione "30, a forma di paral­ lelepipedo di cui è tuttora vi sibile i l nucleo cementizio a pianta quadran­ golare (largh. m 3,20; alt. m 5), con orientamento SO-NE. La sua tipologia edi l izia, diffusasi nel mondo romano tra la tarda età repubblicana e gli inizi del l'età imperiale, trova immediati confronti nella Daunia romana ad Ordona3 1 , ad Ascol i Satriano32 e, nel vicino Sannio, a Sepino33. L'orientamento del monumento è del tutto coerente con l'andamento del­ la strada, perfettamente osservabile in fotografia aerea, in uscita dalla città con orientamento NO-SE, per poi continuare, subito dopo il "Torrione" ver­ so sud, secondo un andamento ancora avvertibile in fotografia aerea. La connessione delle tombe con la viabilità di Teanum Apulum è d ' al­ tra parte comprovata dal Liber Coloniarum : ''Teate. Iter populo non de­ betur. ager eius .finitur uiis sepolturis et ceteris signis, sicut consuetudo, prouintiae est "34. Più a nord del monumento funerario "il Torrione" doveva posizionars i un'altra porta urbica, coincidente c o n la succitata strada diretta a sud, che nel I sec . a.C. doveva aver subito già una defi nitiva si stemazione come dimostrano altre tombe che la fiancheggiano, documentate da due epigra­ fi funerarie3 s su c ippo in pietra calcarea con stondatura superiore. Una delle due epigrafi 36 menziona li berti del la gens Avillia attestata, soprattut­ to nel I sec . a.C., oltre che a Teanum Apulum, anche a Larino3 7 , indizian­ do rapporti d'affari e matri moniali fra le ricche famiglie de lle due c i ttà, sicuramente legate tra loro da traffici commerciali connessi con le atti vità della transumanza. Tal i legami emergono ancora nei rapporti tra cittadini di Teanum ed il larinate Cl uenzio, difeso da Cicerone nella sua celebre lO RUSSI 1 976, pp. 1 77- 1 78 ; LIPPOLIS 1 984a, p. 234, fi g . 285; A NTONAC'C'l S A N PAOL.O 1 995a, p. 47 ; A NTONAC'Cl SAN PAOLO, QUILICI 1 995, p. 97, fig. 1 3 . 1 1 Hudonia 1 994, pp. 1 74- 1 76. 32 J . M ERITNS. Ascoli Satriano (Foggia). Sedia d'Orlando, i n ''Taras" X ( 1 990), 2. pp. 309-3 1 1 . H A A . V v . . Saepinum. Campobasso 1 979. pp. l 09- 1 1 2. ,. Ub. Col. I l. 26 1 . 1 6- 1 9 L. " Lo studio interd i sc i p l i nare geoarcheologico condotto su alcuni materiali l i ti ci di

Teanum Apulum ha evidenzi ato lo sfruttamento di cave di calcaremti affioranti nei di ntorni di Apricena; l ' esame al microscopio di una seZione di roccia proveniente da epigrafi di Teanum conservate nei locali di San Paolo di C i v i tate ha indicato. per tale materiale. l ' ap­ partenenza ag l i affioramenti di calcarenite miocenica dei depositi carbonat1ci del Gargano. "' Russt 1 976, pp. 65-67. n . I l .

37 C ic., Cluent. X l i i, 36-39. Per la di ffusione del genti l i ziO, si veda l ' esausti vo reper­ torio i n M . S i L V F.STR t N I , lL gentes di Ordona romana. m llerdoniae, a cura di A. Russ t . San Severo 1 994, pp. 76-79.

I lO

Elena Antonacci Sanpaolo

orazione e nel matri monio tra Oppianico di Lari no e Papia di Teanum Apu/um, la quale venne proprio in quest'ultima città ad educare il figlio38• l vincoli scaturiti dai movimenti stagionali di pastori e greggi appaio­ no dunque formalizzati nei legami parentelari tra famiglie in vi sta di La­ rino e di Teanum che ne dovevano detenere anche la gestione39. Caratteristiche di grande problematicità ed interesse reca un'area ar­ cheologica da noi i n d i v id uata in l oc a l ità Pezze della C h iesa, a sud del l ' attuale i ncrocio del Tratturo Regio con la strada per Ripalta ed a me­ ridione di una profonda incisione diretta verso E-NE40• L' area, di epoca chiaramente tardorepubblicana-primoimperiale in base al materiale rin­ venuto, precedentemente interpretata come villa suburbana con annesse fornaci nel settore settentrionale4 1 , ha restituito frammenti di anfore, si­ gillata ital ica, ceramica da fuoco, nonché tessere musive, frammenti di una statua in bronzo dorato, un dito bronzeo pertinente anch'esso ad una statua di dimensioni naturali e una statuetta bronzea, oggi dispersa, raffi­ gurante una divinità maschi le42. Lo studio appena concluso di due bolli laterizi ivi rinvenuti ci forni­ sce tuttavia elementi per val utare ora l'area come sicuramente occupata da un edificio pubblico, alla cui edificazione contri buì la munificenza di Cn. Raevidius, magistrato (quaJtuorvir) a Teanum in età tardorepubbl ica­ na, come risulta non solo dal contesto del la documentazione materiale rinvenuta sul posto, ma anche dall 'esame paleografico delle iscrizioni sui laterizi uti lizzati per la costruzione dell'edificio, di sicura connotazione rilevante, come indiziano i preziosi pavimenti musi vi in tessere di marmo e le sculture decorative bronzee, a grandezza naturale, i mpreziosite dalla non comune tecnica del la doratura a fogl ia. La destinazione pubblica dell'edificio individuato potrebbe indurc i a ritenere l'area dove esso sorge come intramuranea, senza però escludere una sua posizione immediatamente suburbana, anche in considerazione del fatto che esso appare ad est completamente isolato e non contiguo ad aree edificate, mentre ad ovest ed a nord, se è vero che non esiste solu­ zione di continuità con l'area più intensamente edificata del la città, è pur vero che tale conti nuità presenta caratteri di densità alquanto dissolti, per cui è difficile capire se la fascia intermedia tra l'area sicuramente urbana 11 Samnium 1 99 1 . p. 265.

19 Le

due cittA dovevano fra l ' altro e•sere tra loro raggiungibi l i faci l me nte e con tem­ pi di percorrenza veloci, come •i de•ume da Cicerone (Cic . . Clutnt. X X V I I : [ ... ( arctssit

subito siM causa puuum Teano).

"' Fg. catastale n. 17 V d. Theoph . , d� igne 25, 5 ( ... rò èi{oç ajlton ov I'>OOpv ll ç Èpt6e:Xwç oCov l'>péljlaaa t , B ll ll TOv), dove le muse danno al poeta un ramo d'al loro, che può valere come uno scettro, ma non è esattamente una corona. Il secondo è rappresentato dalla laurea, c he a Roma e ra la corona dei generali, che celebravano il trionfo. Non pare ci siano dubbi, d u nque, che Orazio, sfruttando, i l precedente esiodeo del l'identificazione apoll inea dell'alloro, abbia preteso per sé lo stesso onore c he toccava al generale romano' nel momento del trionfo 1 6, mettendo sullo stesso piano la gloria del generale trionfatore e que l l a del poeta. Se teniamo presente che accanto ad Orazio vi è sempre Augusto, è c h iaro che egl i in questo modo tende a porre le sue real izzazioni poetiche ad un l i vello molto vici­ no a quello dei trionfi m i l i tari, che in questo tempo, in questa società non possono essere altri che que l l i di Augusto.

ziale, l'altro nel carme finale. M a, oltre al la considerazione ovvia che i due componi menti vanno considerati come due momenti di un unico discorso. è necessario che la scelta dio­ nisiaca. che i l poeta sembra fare nel proemio, vada ul teriormente preci sata. In pn mo luo­ go perché alcuni simboli come il nemus. la corona, m fondo le stesse ninfe con i satiri so­ no suscettibi l i di rappresentare la poesia, più che la poesia strettamente dionisiaca (cfr. V . DE FALCO, Varia, " R FIC" 1 4. 1 936, pp. 3 7 1 - 7 3 ; L A l'EN N A , Orazio e / 'ideologia dd prin ­ cipato, Torino 1 963. p. 1 1 3 ) ; in secondo luogo, se in Orazio è presente anche la visione di Dioniso invasatore ( l 'inizio di cann. 2 . 1 9 e 3 . 2 5 ) , è, però, chiara la parte che il poeta gli attribuisce nel l a quarta del l e Odi romane. I n carm. 3,4 VIene narrato l 'assalto dei Giganti a G iove e come tale assalto viene respinto, grazie al l 'aiuto di tutti gli dei . che si schierano con Giove. ed in particolare Apollo, al quale. unico fra tutte le divinità. è dedicata un'inte­ ra strofa ai vv. 60 ss. I l perché di questa preferenza è evidente : Apollo è i l simbolo del l a poe s i a razionale, c h e dà i l lene consilium. che e b be I i sopravvento s u l l a vis consili upus dei Giganti . È significativo che Dioniso, assente in 3.4, venga poi ricordato per la sua partecipazione alla lotta contro i Giganti i n cann. 2 . 1 9, 2 1 ss., dove il dio si con figura chi aramente non come il simbolo del l a furia, ma come i m magine di civile m itezza. Cosi Dioniso diventa consigl iere e al leato di Giove nella lotta contro i Giganti e con un note­ vole rovesciamento di posizioni, il dio del l ' i nvasamento passa a simboleggiare l a sapien­ tia il consilium, l a mente lucida i n confronto al l a forza bruta dei Giganti , i qual i sono re­ spinti da Giove. assistito da questa prudentia. S u l l 'argomento cfr. E. PASOLI, Per una ri­ /ettura del proemio di Orazio lirico, " Studi m onore di V . De Falco" , Napoli 1 97 1 . pp. 43 1 s. " V. PoESCH L. Die Horazode exegi monumentum, " G I F" 20, 1 967 ( In Memoriam E. V. Marmora/e) l , pp. 270 s. (=lo., Horazische Lyrik, Heidelberg 1 97 1 [ 1 99 1 ] , p. 260); cfr. anche H . P. S Y N DI KUS, Die Lyrik des Horaz. Eine interpetration der Oden . Band II. Darmstadt 1 973 [ 1 990], p. 28 1 . I 6 Cfr. V ERG . ec/. 8 . 1 3 .

Orazio e la Puglia

1 93

Orazio crede nel l a sua opera l i rica, è conscio del la durevolezza e del l a grandezza del la medesima ; a ciò si aggi unga po i l ' orgog l iosa consapevo­ l ezza d i aver raggiun to tanta g loria, partendo d a ori g i n i così u m i l i , e quindi la certezza c he si parlerà di l u i in quelle povere terre, dove risuona il fragore dei i ' Ofanto i mpetuoso e Dauno, povero d'acqua 1 7, regnò su po­ po l i agresti. Lo strepito deii'Ofanto, di c u i Orazio enfatizza la natura vor­ ticosa, che travolge ogni argine 1 8 (sat. 1 , 1 ,58 cum ripa simul avolsos fe­ rat A u.fidus acer, carm. 4, 1 4,25 sic tauriformis volvitur A ufulus), e l ' or­ gog l i oso atteggiamento del poeta, sicuro del l a nov ità e del l a validità del­ la sua poes i a l i rica, desti nata a l l ' eterni tà, ri tornano d i nuovo m carm . 4,9, 1 s s . : N e forte credas i nteritura q uae longe sonantem natus ad Aufidum non ante vol gatas per artis verba loquor soc i anda chord i s .

Nel la seconda ode del quarto l i bro all'invito di Iullo Antonio di cele­ brare, seguendo l'esempio di Pindaro, i l trionfo di Augusto reduce dal la vittoriosa spedizione contro i Sigambri , Orazio risponde che, chi unque avesse tentato d i emulare Pindaro, si sarebbe l i brato i n volo su ali d i cera subendo la sorte di Icaro. Il poeta, dunque, confessa la sua inadeguatezza per tale compito e dichiara di non essere in grado di volare alto come i l cigno tebano; egl i , in vece, parvus, con grande laboriosità attende a com­ porre i suoi carm i (vv. 25 ss.): M u l ta Dircaeum l e v a t aura cyc n u m , tendi!, Anto n i , quotiens i n altos nubium tractus: ego apis Mati nae more modoque, grata carpentis thyma per laborem p l u ri m u m , c i rca nemus u v idique Tiburis ripas operosa parvus carm i na fi n go.

" SJRAGO, Orazio e la sua terra. ci t., pp. 59 s.; A . Russi, Sul pauper aquae Daunus oraziano (c. l l l , 30, l l). in Uomo A cqua e Paesaggio. "Atti del l ' I ncontro di studio sul tema lrregimenJazione delle acque e trasformazione del paesaggio antico. S . M ari a Ca­

pua Vete re - 2 2 - 2 3 novembre 1 996 " . Roma 1 997. pp. 36 1 ·64. 18 S IRAGO, Orazio e la sua terra. ci t., pp. 3 5 s.; L G A M BERALE, Aspetti del paesaggio

oraziano, in Musis amicus, " A tti del Convegno lntemaz. di Studi su Q. Orazio Aacco (Chieti, 4-6 magg1o 1 993 ) " . a cura dJ M. L Caletti e P. Domenicucc i , Chieti 1 995 . pp. 94 s . ; Russi, Sul pauper aquae Daunus, ci t., p. 362.

G1ovanm Laudill

1 94

Di nuovo il noto mot i vo della recusatio 19 , ma questa volta il rifi uto di Orazio riguarda i l modo di cantare20, non la materia del suo canto. "Qui i l contrasto fra l a poesia d i Pindaro e quella di Orazio stesso trova l a sua più forte espressione"2 1 , da una parte la subl i me ispirazione di Pindaro, simboleggiata dal cigno, dal l ' altra la faticosa, continua, lenta ricerca del ­ la perfezione formale e la raffinatezza di Orazio, si mboleggiate dall'ape, c he senza posa di fiore in fiore cog l ie i succ hi del timo odoroso22 Il para­ gone dei poeti con le api ri sale alla tradizione23, ma , mentre prima esso a l l udeva alla dolcezza della poesia, ora mira a sottol ineare l ' estenuante fatica del poeta nel comporre i suoi versi, che, come l ' immagine dell'ape lascia i ntendere, trae dai suoi mode l l i ispirazione e soggetto del suo can­ to, indugiando in una rielaborazione del tutto personale. La netta contrapposizione fra l'arte di Pindaro e quella di Orazio, che egl i ironicamente, definendosi parvus 24 , enfatizza con orgogl io� nel con­ fronto con l ' operosità delle api , fi ssando i l i miti e i tratti caratterisitici del l a sua poesia, contri buisce anche a del i neare una "di mensione l i mitata della sua arte, il suo senso di fini tudine"26. E, infatti , Orazio che elegge Ti voli con i suoi boschi e le ri ve dell ' Aniene come luogo ideale del la sua ispirazione poetica, sceglie poi come si mbolo di essa non u n ' ape qualsia­ s i , ma / 'apis Matina 2 7 , che ha i l suo mos e il suo modus, trasferendo 1 9 C fr. LA l'E N N A . Orazio e / "ideologia. ci L , pp. 13 ss.; 1 25 s.; F. CUPAIUOW. Tra �­ sia e ponica. Su alcuni aspetti culturali della poesia latituJ di età augusua. Napoli 1 966, pp. 48 ss. ; G. D'ANNA, w " recusatio " in Virgilio, Orazio t Properzio, "Cul tura e Scuo­ la" 73, 1 980, pp. 52 ss. lJJ C R EMONA, op. ci L , p. 364 S. 2 1 FRAEN KEI, op. cit., p. 594: cfr. anche A. TRAINA. in Orlll. io. Odi td Epodi, i ntrod. di A. Trai na. ttad. e note di E. M andruzzato. M i l ano 1 98 5 . p. 30; R. SCARCIA, Figu" ltt­ terarie e geog rafia poetica in Orazio. Note di lellura, i n LLtture Orazi�. a cura di G. B ru no, Venosa 1 99 3 . p. 1 5 8 . 2 2 Cfr. Q. Orlll. io Fiacco. Le opue l l, IL odi, il carme ucola". gli tpodi, mtrod. di F. DE.I.U. CORIT. Roma 1 99 1 . pp. 90 s. 13 Cfr. ad es., Pi.AT. lo. 534 ab ; LucR. 3 , 1 1 ss.; sull 'argomento con l 'elenco del l e altre fonti, cfr. V . C REMONA, w poesia civile d i Orazio; M i lano 1 9822, p. 370 n . 7 ; M . GIGAN· rr. Orazio: / 'effi=ro divenJa eterno, Venosa 1 994, p p . 1 8 s . ; Q . Orazio Fiacco. IL opere l 2, IL Odi, il Carrtll! secolare. gli Epodi. comm. di E. ROMANO, Roma 1 99 1 , pp. 8 5 6 s. ,. Cfr. LA PENNA, Orazio. Le opere, Cl t . , p. 448; GIGANTE. op.cit . , p. 1 6. '-> A. K I ESS U N G · R. H EI NZE. Q. /loratius Flaccus. Oden und Epoden, Berl i n 1 960 1 0 [ Du bl i n

·

Zurich 1 966 1 2 ) . p . 394 .

,. GAGUARDI, an. cii., p. 1 89. 27 Presso i l litus MaJinum OraZio aveva i mmagi nato che fosse sepolto i l cadavere di A rchita: pulveris txigui prope litus parva Matinum munera (cann. 1 ,28.3 s . ) ; cfr. anche tpod. 1 6, 28 Marina cacumina. Per la probabile identificazione del topon i mo MaJinus = Murgt, cfr. ora Russi, Per l 'idRnJificaziont dell'antico Matino. "Scntti di Antichità i n me moria d i B . Sciarra Bardaro", a cura d i C. Marangio e A . N i t t i . Fasano 1 994, pp. 1 59 ss . ; lo . . v. cit . , pp. 396 s .

Orazio � ID Puglin

1 95

s u l l ' ape il riferimento i mmancabile alla sua terra natale, cui il destino del poeta resta indissolubi l mente congiunto. La gloria poetica d i Orazio, dunque, non può prescindere dal ricordo e dalle i mmagini della regi one in c u i è nato, c he di venta così e lemento es­ senziale del l a sua me moria poetica28, "attorno a cui si raccolgono gli altri miti del mondo oraziano"29. Non è un caso che la sua iniziazione e con­ sac razione di poeta l irico - i l fatto più significativo del l a sua v i ta30 - siano col legate ad un episodio della sua infanzia, veri ficatosi nei bosc h i c he c i rcondavano Venosa3 1 . In carm. 3 ,4, dopo l'invocazione alla musa e i l successivo divagare i n u n paesaggio idi l l ico e ameno, d a l v . 9 i n poi ab­ biamo la rievocazione di un episodio del l ' infanzia di Orazio, quando da fanci u l lo si a l l ontanò sul Vulture12, dove sarebbe stato esposto a tutti i pericoli se del l e colombe non avessero tessuto intorno a l u i una cortina di fronde (v v. 9 ss. ) : Me fab u l osae Volture i n Apulo nutri c i s extra l i mina Pu l l i ae l udo fati gaturnque sornno fronde nova puerurn pa lurnbes texere. rn i ru rn quod foret ornnibus. quicu rnque celsae nidurn Aceruntiae saltusque B anti nos et arvum pi ngue tenent h u rn i l i s Forenti, ut tuto ab atris corpore v i peris dorrn i rern et ursis, ut prernerer sacra l auroque conlataq ue rnyrto, non si ne dis ani rnosus infans.

A parte la convenzionalità del topo s3 1 , è evidente la profonda coscien­ za della propria vocazione poetica, che attraverso l ' autobiografismo assi­ cura u n ' autenticità che non sempre la l i rica sublime d i Orazio pre senta. Sono l e zone vicine a Venosa, che popolano questo episodio favoloso e si trasfigurano; queg l i u m i l i e poco conosc iuti paesi sono nobi l i tati per es­ sere stati teatro del l ' inizi azione poetica34. Anche lo sti le va analizzato at2ll C fr. P. FEDEI.l,

s. v. Venosa, m Enc. Ora�iana. Roma 1 996. l . p. 590. op. cit. . p . 845 . lO S Y N D I K U S , op. cit .. p. 54. 3 1 Cfr. A. LA PENNA, Ora:.io e la morale mondana europea, i n Ora;:.io, Tune le opere, 29 ROMANO,

vers. i n t rod . e note di " C fr. R U S S I , v.

" Plìnto

E. Cetrangolo. F i renze 1 968 . pp. Xl s.

c. .

pp. 403 ' ·

(nat. 1 0. 8 2 )

par l a di u n usignolo c h e

in ore Stnichori c�cinit infantis,

e Pau­

sania ( 1 0.22.2) ricorda de l l e api che fabbn cano det fav t s u l l e l abbra di Pindaro. addor­ menlatoSI pe r la slanchezza durante il v 1 agg w a T e s p i . 34 C fr.

DELLA CORTE.

v. c . . p . 226.

G iovanni Laudizi

1 96

tentamente , perché si tratta d i un un ico lungo periodo, i n cui traspare c h iaramente lo sforzo di i m i tare Pindaro, attraverso un ' ampia e coordina­ ta orchestrazione: i l verbo principale è all ' i n izio del la seconda strofa, po i u n a ri presa mediante u n a proposizione relativa consecutiva e mirum si n ­ collega addirittura a ut dormirem e ut premerer d e l v. 1 7, fino al v. 20, che al nominati vo presenta Orazio stesso e solo l u i . Anche la col locazio­ ne delle parole presenta una cura particolare : me del v. 9 è un ito a pue­ rum del v. 1 2, ed è interessante notare che me è la prima parola del I ver­ so nella strofa, mentre puerum nel IV verso, a l l itterante con palumbes, come per porre un più diretto contatto tra il poeta bambino e lefabulosae palumbes; i nol tre fabulosae è vicino a me, così che la strofa si apre e si c hi ude con Orazio e le colombe, in rispondenza perfetta. Le colombe sono defi n i te fabulosae, perché sono animali collegati ad episodi leggendari di uomini famosi , ma anche perché testimoni di u n ' a l ­ tr a leggenda c he sta per nascere33. Inoltre le colombe sono sacre a Venere e, per quanto i l tema erotico non sia dei più v i tal i in Orazio - almeno c o­ m e amore in atto -, i l fatto c he proprio esse lo abbiano salvato, serve a l Venosino per mostrarsi predestinato come poeta l irico. Tutto questo d i ­ venta lampante al v. l 9, dove le fronde ricordate sono l ' al loro, sacro ad Apo l lo, e il mirto, sacro a Venere. E fi nal mente arri va lo stacco finale che condensa tutto il senso di que­ sto l ungo e interminab i l e periodo: "non senza la protezi one deg l i dei bambino coraggioso". La conseguenza di questo straordinario episodio è duplice: oggetti va, perché da allora Orazi o è stato sotto la tutela delle muse, e soggettiva, perché eg l i è d i ventato un loro devoto. L' i mmagine di Venosa con le sue sel ve è così ben i mpressa nel la men­ te del poeta, c he v iene esp licitamente richiamata nel l ' ode di Arch ita36. Qui l ' ombra vagabonda d i un naufrago, dopo alcune ri flessioni sul l ' ine­ v i tabi l i tà della morte davanti al tumulo di Archita, chiede ad un navigan­ te di dargli sepoltura, i n cambio di ciò gli dei gli concederanno l ' incolu­ mità ri volgendo contro i boschi d i Venosa l ' i mpeto devastante del vento, che sconvolge i l mare Adri atico ( 1 ,28,23 ss.): A t , t u nauta, vagae ne parce malignus harenae ossi bus et capiti i n h u m ato paniculam dare ; sic, q uodcumque mi nabitur Eurus tl uctibus Hesperi is, Venusi nae plectantur s i l v ae te sospite.

35 GIGANTE, op. cit ..

p. 44. 36 Cfr. GAGUARDI, art. cit . . ma 1 996, l .

p.

57 1 .

p . 1 85; S. CATALDI , s . v . Taranto.

i n Enc. Ora�.iana, Ro·

Orazio e la Puglia

1 97

La violenza del le acque e le furi bonde tempeste, scatenate dal terri bi le Austro37 costituiscono un motivo ricorrente della l i rica oraziana, ma è so­ prattutto il mare Adriatico, che il poeta conosce d i rettamente ( carm. 3,27, 1 8 ss. ego quid sit ater /Hadriae novi sinus et quid a/bus /peccet lapyx) a stimolare la sua fantasia38. Questo mare sempre così agitato e violento diventa con efficacia espressiva il term i ne di paragone, quando Orazio vuole desc ri vere il carattere aspro e duro della li berta Mìrtale, a cui è senti mentalmente legato ( 1 ,33, 1 4 ss.): Grata deti nuit compede Myrtale l i berti na, fretis acrior Hadriae curvantis Calabros si nus.

E analogamente nel l ' ode 3,9 - che mette in scena il contrasto d'amore dei due amanti, che si rinfacciano le colpe e, dopo aver vantato l ' attuale felic ità, si riconc i l iano - nella repl ica finale la donna, pri ma di lasciarsi andare defi n i t i vamente, si ri volge a l l ' amante e gli rinfaccia due d i fetti ben precisi e c i rcostanziati39: "più leggero del sughero e più facile all'ira del l o sfrenato Adriatico" ( v. 24 tu /evior canice et improbo liracundior Hadria), e, tuttavia, concl ude: tecum vivere amem, tecum obeam libens, con una dichiarazione d' amore sottolineata dall ' i mpiego del verbo amo, al posto del freddo volo, e "con un abbandono sentimentale che è asse­ condato dal l a musica"40• Al trove ancora l ' Adriatico è definito inquietus (Auster; /dux inquieti turbidus Hadriae; carm. 3,3,4 s.), sempre in balia del vento signore in­ contrastato del mare (nec rabiem Noti, lquo non arbiter Hadriae lmaior; carm. 1 ,3, 1 4 ss.), oppure raucus, quando i suoi flutti si infrangono contro gli scog l i (fractisque rauci jluctibus Hadriae, carm. 2, 14, 1 4 ). Un mare, dunque, che i l poeta descri ve e i mmagina in tutte le man ifestazioni attra­ verso l ' esperienza legata alla sua infanzia oppure ai suoi viagg i . È il caso del suo iter Brundisinum4 1 , allorc hé Orazio c i ta come penultima tappa 37 Cfr., ad es ..

carm. 1 . 1 1 .5 s . ; 3,27, 1 3 s s . ; 4, 1 4,20 ss. Lucanus an Apulus, ci t., pp. 23 ss; lo . . Orazio ' la sua terra. ci t . . pp. 67 ss; L LANA. La natura e gli animali nelle oper� di Orazio, i n "Non omnis nwriar ", La /ezio­ n• di Orazio a du•mila anni dalla scomparsa. " A tti del Convegno lntemaz. di studio, Po­ 38 S t R AGO,

tenza 1 6- 1 8 ottobre 1 992" a cura di C. D. Fonseca. Calatina 1 993 . p. 1 40. ,. I l compli mento fatto al l ' i n n amorato di pri ma è tipico per antonomasia: " be l l o come una stel l a " ; i d i fetti de l l ' al tro, i n vece, sono molto particolari . perché l a donna lo conosce bene e, forse, vuole al l udere anche al fatto che l a rottura è stata causata dal suo brutto ca­ rattere. "' LA l'E N N A , Orazio, LR opere, ci t .. p. 37 1 . " Cfr. V . D'A NTO ' . Il viaggio di Orazio da Roma a Brindisi. " RA A N " 24-25, 1 949-50, pp. 235-255; F. A RNALDI, Il viagg io di Orazio, "Studi i n onore di V . De Falco " , Napoli 1 97 1 . pp. 377-392; W . W . EHLERS. Das Iter Brundisinum J.s 1/oraz. " Hermes" 1 1 3, 1 98 5 .

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Giovanni LaudiZi

Egnazia, aggiungendo due particolari aspetti per caratterizzare la c i ttà

(sat. 1 ,5 ,97 ss.): Dein Gnatia Lymphis iratis exstructa dedit risusque iocosque, dum flamma si ne tura l i quescere l i m i ne sacro persuadere cupi t.

Osserv iamo l ' espressione lymphis iratis exstructa, c he secondo Porti­ rione (ad l. : significar penuria aquae laborare) e lo P s. Acrone (ad 1. : quia eget aqua ve/ quia habet salsam aut amaram) a l luderebbe a l l a pe­ n uria d i acqua potabile. Ma tale interpretazione è assol utamente contrad­ detta dall'esistenza di varie sorgenti nella zona, in cui, come è stato sott o­ l ineato42, la fonte d'Agnazzo, v i c i na ad Egnazia, è "une des mei l leurs sources du pays". Analogamente è da escl udere l'interpretazione che s i basa sulla falsa eti mologia di lymphae nymphae. c h e adirate avrebbero privato la c ittà dell'acqua�3. Recentemente F. D'Andria e K. Mannino44 hanno dato un'interpreta­ zione suggestiva e i nteressante del l ' espressione, che risiederebbe nel l a iunctura i nsol ita lymphis iratis e nel relativo ossi moro. I n altre parole, se Orazio da una parte usa sempre il sostantivo lympha per indicare l ' acqua dolce, dal l ' al tra, i nvece, adopera iratis in riferi mento sempre al mare, c he, come abbiamo v i sto specialmente per l ' Adriatico, appare caratteriz­ zato sempre in modo negativo: raucus, iracwuius, inquietus. L' aggetti v o irata, pertanto, qualificherebbe, modificandone i l signi ficato, i l sostanti­ vo lympha, che, invece del l ' acqua sorgi va, passerebbe ad indicare l ' ac ­ qua del mare. L' espressione, dunque, farebbe riferimento a l l a particolare situazione topografica di Egnazia, "costrui ta sulle acque del mare in tem­ pesta", richiamando in modo icastico l'azione del mare tempestoso che si abbatte s u l l a costa. Non va tralasc iata, tuttavia, un'altra interpretazione, altrettanto verosi ­ m i l e , ripresa recentemente d a l Fedeli45, c h e consentirebbe di contin uare i l =

pp .

69- 8 3 ; P. F FDEU , In viaggio con Orazio da Roma a Brindisi, " A ufidus" 1 7, 1 992, pp . 37-54; I D., s. v . L 'iter Brundisinum, i n Enc. Oraziana. Roma 1 996, l . pp. 248 ss. " P . L EJ A Y , Oeu vres d 'Orace, Satires. Paris 1 9 1 1 [ H i ldeshe i m 1 966] . p . 95; R. PERNA, Ricordi di Puglia in Orazio, Sapri 1 963. pp. 3 1 ss. " Cfr. l a recente traduzione di M . Lombardo ( l Messapi e la Messapia nelle fonti let­ terarie greclu- e laJiflL, Galatma 1 992, pp. 74 s . ) : "Egnazia, coslruit.a sotto l a maledizione del le ninfe acquatiche". " F. D'ANDRIA, Gnatia Lymphis iratis extructa. L 'acqua negli insediammti della Mtssapia. pp. 269 ss. e K. M A N N J NO, Appendice, pp. 279 ss., in Uomo Acqua t Paesag­ gio, cit. " Q. Orazio Fiacco. Le opere, Il 2, Le satire, comm. di P. FEDEU, Roma 1 994, p . 438.

Orazio e la Puglia

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gioco etimologico, enfatizzando i l tono scherzoso e i ronico del passo: lymphati e lymphatici46 , tenn i n i che designerebbero col oro che sono usciti di senno, sarebbero gli abitanti di Egnazia, condannati dal l ' i ra delle n i n fe alla fol lia. Quest' ultima, del resto, trova subito una confenna nella superstizione e nella fede c he gli indigeni hanno del miracolo del l 'i ncenso che bruc ia, consumandos i , senza fi amma47. Orazio, i n fatti , non solo non crede a quanto ha visto o sentito dire, come di mostra la c lausola risusque ioco­ sque, ma sente il bisogno di dare una spiegazione, per così dire razionali­ stica, del fenomeno, e da buon epicureo ribadisce la tesi che g l i dei non si occupano del l e cose del mondo e non inv iano dal cielo prodigi sulla terra (vv. 1 0 1 ss. ) : namque deos d i di c i securum agere aevum 48 , nec , siquid m i ri faciat natura, deos id tristis ex alto cae l i demi ttere tecto.

l ricordi autobiografici riaffiorano naturali e senza sforzo nella mente del poeta, ogni qual volta se ne presenta l 'occasione. Sempre durante i l v iaggi o d a Roma a Brindisi, dopo Benevento si profilano a l l ' orizzonte i monti del la Puglia (vv. 77 s . ) : i ncipit e x i l io montis Apu lia notos ostentare m i h i . . .

La nostalgia assale l ' an i mo di Orazio davanti a l l ' aspetto famil iare d i quel paesaggio49. La partecipazione emotiva e diretta d e l venosino è assi­ curata dal l a collocazione studiata30 di notos alla fine del verso e di mihi alla fine del la frase e in cesura, ma anche del verbo ostenta � 1 • ·che la­ scia trasparire quasi una punta di orgoglio campan i l istico. Ma in tutto i l passo "risuona un profondo senso di soddisfazi one"52 che a l i menta la

46 C fr. PA U L FEST. 1 07. 1 7 ss. L. vulgo autem memoriae proditum est, quicumque spe­ citm qUllllda m e fon/t, id es/ effig iem nymphae, viderinl, furtndi non ftcisse fintm; quos Grtuci v u �I-�IITouc; vocant. Latin i lymphaticos appellant. 47 Il mi racol o è testimoniato anche da P l i n i o (nal. 2.240), che, però. sostitui sce il le­ gno al l ' i ncenso: in Sallentino oppido Gnatia inposito ligno in saxum quoddam ibi sacrum protinus jlammtJ m �:ciste re. 48 I l v . 1 0 1 è una ripresa quasi letterale di LucR. 5 , 8 2 (6.56) bene qui didicert deos securum agere aevum, ma tutto il contesto " l asc i a traspari re un'i ntenzione i ronica a di­ spello de l l a dotta re m i n i scenza" ( FEDEU , Q. Orazio Fiacco, IL opere, ci t . , p. 439 ) . '9 Cfr. GiGANTE. op. cii . , p p . 40 s. "' C fr. I'ERNA, op. cii .. p. 29. " Cfr. FEDELI, /n viaggio con Orazio. c i t., p. 4 5 . 52 FRAF.N K EL, op. cit. . pp. 7 e 1 5 2.

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Giovanni Laudizi

fantasia del poeta nel ricordo di quei monti aridi e bruciati dal vento tor­ rido. che non a caso viene indicato col nome locale (vv. 78 s . ) : quos torre! Atabulus, e t quos numquam erepsemus, nisi nos vicina Tri vici villa recepisse!.

Dopo la sosta a Trevico la comitiva compie i n gran fretta ( rapimur, v. 86) 24 miglia. per fermarsi e passare la notte nell 'oppidulum53, di cui vie­ ne taci uto il nome, perché non potrebbe entrare nell 'esametro54 ( v v. 86 s . ) : mansuri oppidulo, quod versu dicere non est, la cui identificazione è, però, fac i l issima grazie al particolare contrassegno, che lì si vende addi­ rittura l 'acqua55: venit vilissima rerum !h ic CUJUG ( v. 88 s.), una circostan­ za c he non manca di sorprendere il poeta, i l quale enfatizza ancora di più i l contrasto tra venit e vilissima attraverso l'all itterazione56. In questa lo­ calità, tuttavia, i l pane è di ottima qualità, tanto c he i v iaggiatori di pas­ saggio hanno l ' abitudine di fare provvi sta, prima di proseguire il cammi­ no ( vv. 89 s. ): sed panis /onge pulcherrimus, ultra /ca/lidus ut so/eat umeris ponare viator. E, infatti, nel l a vicina Canosa57, che pure è pove­ rissima di acqua, il pane è duro come la pietra58 (V. 9 1 ): Canusi lapido­ sus, aquae non ditior urna, ma, aggiunge quasi di vertito il poeta, la c ittà vanta una nobile origine, risalendo la sua fondazione allo stesso Diomede (v. 92): locus a foni Diomede est conditus olim. L' i ronia' nei confronti dei suoi conterranei, tuttavia, non diventa mai freddo distacco, ma è sempre accompagnata dalla nostalgica memoria di un passato indelebile, che coinvolge i sentimenti e le più intime emozioni " Fi nora maggiore credi to fra g l i studiosi aveva ricevuto l ' i potesi che identificava l 'oppidulum con A scoli Satriano. ma tutta la questione è stata rece ntemente ri presa dal Russi ( v . cit. , pp. 398 ss. ), secondo il quale sarebbe HerdoniaP -oltre ad altre considera­ zioni questo nome presenta una i breve tra due s i l l abe l unghe - l'oppidulum. quod vprsu dicer� non est. ,. Cfr. R. KASSF.L, Quod versu dicerP non est, "ZPE" 1 9. 1 975, pp. 2 1 1 ss. " La penuria d'acqua i n Pugl i a è ricordata anche in rpod. 3 , 1 5 ss., dove l'aggetti vo si­ ticulosa, caratteri stico di tutta la regione con il suo caldo torrido e violento, e l a camicia

di Nesso sono uti l i zzati per esprimere la grande sofferenza del poeta per aver mangiato del l 'aglio: nec tantu.s umquam siderum insedit vapor lsiticulosae Apulia� ln�c munus umeri.s efficacis Hercu/is /inarsit aestuosius. ,. FEDEU , In viaggio con Orazio, ci t . , p. 46. 57 Cfr. RUSSI, v. c., pp. 39 1 s. " Secondo A . K t ESSLING - R . H EI NZE (Q. Horatius Flaccus. Satiren, Berl i n 1 957" [Dublm - Zurich 1 9699], p. 1 04) il pane era lapidosus. perché sarebbe stato i mpastato ma­ le a causa del l a cattiva qualità del l e macme. Secondo F. M OSINO ( Panis lapidosus (Ad Hor. Sat. 15, 86-92) " He l i kon" 2 . 1 962, pp. 630 ss. ) e J. C u. SSEN (EinP unsatirischr Satirt des Horaz ? Zu sat. 1 , 5, ''Gy mnasi um" 80, 1 97 3 , pp. 244 ) , invece. la durezza del pane era

dovuta al fatto che sarebbe stato i mpastato con poca acqua

20 1

Orazio � la Puglia

del poeta. E cosl la simpatia e l'affettuosa considerazione per la sua gente si mani festa già negli Epodi, quando Orazio ricorre proprio alla moglie deii'Apulus, per i ndicare un modello di virtù e d i semplicità (vv. 41 s. : perusta solibus lpemicis ux:or Apuli). La laboriosià di questa donna è se­ gnata sulla sua pelle, bruciata dal sole estivo; anzi , come lascia significa­ tivamente i mmaginare i l pl urale solibus59, da tanti soli , che s i susseguono l'uno a l l'altro, giorno dopo giorno, quasi ad indicare l ' ine luttabi l i tà di un destino segnato dal l a dura fatica. Non è da meno i l mari to, che v iene de­ finito 'svelto ' , costretto a non fermarsi mai . Altrove, infatti , i l poeta lo chiama inpiger, sempre atti vo e sempre pronto alla ricorrente aratura di grandi estensioni di terra (ca nn. 3 , 1 6,26 s.): quidquid ara t inpiger Apulus

/occultare meis dicerer horreis. Agricoltore di Venosa è anche Ofe l l o60 (sat. 2,2), che il poeta conob­

be q uando era ancora pue l' 1 (puer hunc ego parvus Ofellum lintegris opibus novi; vv. 1 1 2 s . ) , proprietario di un campicel l o come il padre di Orazio. La figura e la v i ta d i quest'uomo, elevato dal poeta ad i ncarna­ zione v i vente de l l a frugal ità, susc i tano interesse e c uriosità. Solo a l l a fine della satira ( v v. 1 1 2 s s . ) n o i troviamo dettagl i più prec i s i s u l s u o passato di u o m o i ta l ico, che in seguito alle guerre c i v i l i , v i ene privato del l a terra, che pri ma coltivava come proprietario, e ora, i nvece, come fi ttavolo. Ma Ofello, che ha sempre condotto una v i ta frugale, sia n e l l a b u o n a c he n e l l a catt i v a sorte, persuaso che g l i uom i n i siano solo g l i usufruttuari e non i possessori dei beni loro e l arg iti dal l a fortuna, orgo­ g l iosamente conclude: saeviat atque novos moveat Fortuna tumultus: (v. 1 26) ed esorta i fi g l i ad essere coraggiosi davanti a l l e avversi tà62 ( v v. 1 3 5 s s . ) : quocirca v i v i te fones , foniaque adversis opponi te pectora rebus.

Ofe l lo, d u nque, che c i era stato presentato i n izialmente come un cam­ pagnolo d i vecchio stampo, ignaro di filosofia, ma forni to d i tanta espe­ rienza e buon senso, ora appare quasi un sosia di quei predicatori popola-

" SJ RAGO, Orazio e la sua terra.

ci t . . p.

90.

00 C fr. F. CAVIGUA, s. v. Ofello. i n Enc. Oraziana. l . Roma 1 996, pp. 825 ss. 6 1 La forza e vocativa di q uesto sostantivo. che secondo i l Della Corte ( v. c . , pp. 225

s . ) sarebbe " l a parola ch1ave de l l ' i n tero episodio".

è confermata dal fano che sempre il

poeta puu riceve dal l a vecc hia fattucc hiera Sabella l a profe z i a del l a sua morte per m ano

del seccatore (sat. 1 ,9,29 s s . ) . e ancora il poeta puer, vinto dal sonno, come abbiamo v i · sto, v i e ne salvato d al l e colombe. c h e lo ricoprono d i fronde nove l l e (carm. 3,4, 1 2 s . ) .

6 2 G!GANTF_ op. FEDEU . pp. 582 s .

c i t . . p. 3 9 : Q. Orazio Fiacco. Le opere.

Il

2. Le salir�. comm. di

P.

202

G10vanm Laud1z1

ri di i spirazione c i nico - stoica, così numerosi al tempo di Orazio s u l l e piazze di Roma. La l unga tirata di Ofe l lo, come suggerisce i l verbo disci­ te (v. 4), d i v iene a l lora una vera e propria riflessione su alcuni principi e precetti fi losofi c i , suggeriti certamente dalla sua disgrazia personale, ma "i concetti che g l i vengono messi in bocca sono subl i mati da letture e memorie di grande raffinatezza"63. Degli stessi principi mora l i , eq u i l i brio e moderazione, c he consentono di e v itare ogn i eccesso, appare dotato anche Serv io Oppidid'4 di Canosa, anche lui agricoltore, dives ab antiquo censu. Orazio, attraverso i l fi l o­ sofo Stert i n io, l o presenta n e l l a terza satira d e l secondo l ibro ( vv. 1 68 ss.), mentre, prima di morire, divide ai fig l i , Aulo e Ti berio, i suoi beni consistenti in duo praedia. Ma, conoscendo i l carattere dei figli, prodiga­ le l ' uno, avaro l ' altro, ambedue sensibili anche se in modo diverso al le lusinghe del l ' ambizione, raccomanda al primo di non sperperare, a l se­ condo di non risparmiare al di là del giusto ( vv. 1 77 s . ) : tu cave n e m i n uas, t u n e maius fac ias i d q u od sa t i s esse putat pater e t natura coercet .

A tutti e due, poi , i mpone, sotto solenne gi uramento, mi nacciando! i d i interdizione e maledizione, il d i vieto assol uto pe r la carriera po l i tica ( v v. 1 79 ss.): praeterea n e v a s t i t i l let gloria, i ure i urando obstri ngam ambo: uter aed i l i s fueritve vestrum praetor, i s i n testabi l i s et sacer esto.

Accanto al duro lavoro dei campi , gli Apu l i sono impegnati anche co­ me valorosi guerrieri65. Orazio ne ricorda spesso la fierezza e lo spiri to guerriero. Oltre al caso, già v i sto al l ' inizio, de i i Apula gens sempre pron­ ta a contrastare la violenza dei Lucani (sat. 2, 1 ,38 s . ) , al trove il poeta qualifica l a Daunia come militaris, per sottolineare il carattere be l licoso dei suoi abitanti, arruolatisi così numerosi durante le guerre c i v i l i , che il Nostro tristemente e sommessamente esclama (carm . 2, 1 ,34 s. ) : quod mare Dauniae /non decoloravere caedes? E analogamente n e l l a quinta ode romana, strettamente legata a l l ' attualità pol i tica66, Orazio afferma che Augusto sarà considerato deus praesens, prendendo sulla terra i l po­ sto c he Giove teneva in cielo, solo dopo aver sottomesso i B ritanni e i Parti , vendicando la disfatta di Carre e ponendo fine a l l a disonorevole e '

63 DEU.A CoRTE. v. c. p. 2 2 5 .

s . v. Oppidio Servio, i n Enc. oraziana. l . 1 996, "-" I'ERNA, op. cit., p. 7 3 ; S I RAGO, Orazio e la sua terra, pp. 91 s . 66 Cfr. CREMONA, op. cii. , pp. 244 ss.

64 M . SILVESTRIN I ,

pp. 8 3 1

s.

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Orazio e la Puglia

troppo l unga prigionia dei valorosi soldati romani , costretti a v i vere e ad invecchiare fra i nemici (vv. 5 ss.): mi lesne Crassi coni uge barbara turpis mari tus v i x i t et hostium - pro curia i n versique mores ­ consenuit socerorum in arm i s. sub rege Meda Marsus et Apulus. anc i l iorum et nom i n i s et togae obl i t us aeternaeq ue Vestae, i ncolumi lave et urbe Roma?

Lo sdegno del poeta diventa ancora più grande ed è ac uito proprio dal fatto che tra quei soldati c'erano gli Apu l i e i Mars i , popoli italici di cui era nota e quasi proverbiale la fierezza e i l valore militare. Ma la gente del l ' Apulia è dedita anche ad altre attività, che il poeta non manca di ricordare. Nella dodicesi ma giornata del l Iter Brundisinum la comitiva raggiunge Bari67, che Orazio defini sce ricca di pesce : ad usque /Bari nwenia piscosi (vv. 96 s . ), per indicare che la pesca era la principale atti v i tà dei suoi abitanti68. Taranto, invece, è la città che si van­ ta della migliore qua l i tà del le sue ostriche: pectinibus patulis iactat se nwlle Tarentum (sat. 2, 4, 34). L' aggetti vo nwllis, ripreso dall 'imbellis di epist. I, 7, 45 sed vacuum 1ìbur placet aut imbelle Tarentum, è significa­ tivamente importante perché il ricordo della città, divenuta un tempo fa­ mosa per il d i vertimento e la vita l ussuosa e raffinata, ritorna alla men te del poeta carico di nostalgia e di desiderio. Non a caso Orazio insi ste an­ cora un'altra volta a correlare Taranto con Tivol i , quando nel l'ode a Setti­ mio, ormai stanco ed in cerca di un posto tranquillo e gradevole per la vecchiaia, eg li si augura di poter vi vere gli ultimi giorni del la sua vita a Ti voli o a Taranto (vv. 2, 6, 5 ss. ) : '

Tibur Argeo positum colono si t meae sedes utinam seneçtae, sit modus lasso mari s et viarum m i l i tiaeq ue. Unde si Parcae proh ibent i n iquae, dulce pel l i t i s ovibus Gal aesi tl umen et regnata petam Laconi rura Phalanto. I l le terrarum mihi praeter omnis angulus ridet, . . .

6 7 C fr. R U S S I . V . C . , p . 3 9 1 .

68 S I RAGO, Orazio e la Jua rerra, ci t . , pp. 7 5 s .

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Que l l ' angolo di terra69 con i l suo ottimo miele, con le sue verdi olive, con la sua lunga primavera e g l i inverni tiepidi costituisce la meta ideal­ mente sognata e trasfigurata nel la fantasia del poeta70, "sì che i l pregio esi bito come oggettivo - di Taranto e dei suoi dintorni emerga sempre più quale referente nostalgico (e forse addi rittura archetipico) rispetto al do­ no mecenaziano del podere d i Tivol i , che pure ne è adeguata e più epicu­ rea surroga"7 1 • Per altro verso, se l a TP 1>4> � tarentina e iapigia esercitarono una grande influenza ed un forte richiamo sul poeta, è anche vero c he il vagheggia­ mento nostalgico di Orazio del molle e imbelle Tarentum, costituisce una testi monianza della sicura decadenza della 7rOÀtç magnogreca. E tutta v i a n e l l a memoria poetica e n e l l a trasfigurazione fantastica oraziana Taranto conservava ancora intatto i l suo fascino72 Insieme alle api Orazio, come abbiamo vi sto, ricorda nel territorio di Taranto anche l ' a l levamento delle famose pecore, ricoperte di pelli, per­ ché la loro lana di altissima qual i tà non si sporcasse71. L' allevamento di ovini costituiva, probabi l mente, una delle pri ncipali ri sorse di Lucera74, come lascia intendere i l consiglio c he i l poeta ri volge a Cloride, ormai avanti con gli anni, di lasciar perdere gli amori, le danze e i banchetti , e di dedicarsi , in vece, a tessere la lana (carm. 3 , 1 5 , 1 3 ss.): t e lanae prope nobi lem tonsae Luceri am, non c i tharae decent nec flos purpureus rosae nec poti vetulam faece tenus cad i .

69 I n u n altro luogo i l poeta. pe r descri vere lo stato d'animo sereno di Att1l l o Regolo che tornava a Cartagine, afferma: tendms Venafranos in agros /aUJ Lactdaemonium Ta ­ rentum (carm. 3 , 5 , 5 5 s . ) . E ancora la vegetazione verdeggiante e rigogl iosa del suo fondo n e l l a Sabina trova il suo termine di paragone antonomastico n e l l a campagna di Taran to: dicas adductum proprius frondere Tarentum (epist. l , 1 6, 1 1 ).Cfr. LA PENNA. L 'antiesoti­ smo di Oraz.io, in Saggi e studi su Orazio, Firenze 1 99 3 , pp. 337 s. 70 Che il Traina ( i n Orazio, Odi ed epodi, c i t . p. 1 6) defini sce " l a chi usura protetti v a de l l o spazio" ; c fr. FEDELI , s. v . Spazio, i n Enc. Oraziana, I l , R o m a 1 997 , p. 623 . 1 1 R . SCARc t A , Aspe/li della storia del Salento nell'Antichità, " A tti del Convegno Na­ zionale A . I .C.C 1 989", Lecce 1 992, p. 73. 12 CATALDI, v. c . . p. 572. n S I RAGO, Orazio e la sua terra, ci t . p. 84; A . M ELE. Allevamento nel/ 'anrica Apulia e la lavorazione della lana a Taranto, in Schiavi e dipendenti nell 'ambito dell ' "oikos " e della "fam ilia", "Atti del X X I I ColloquiO G I R EA , Ponti g n ano (S iena) 1 9-20 nove mbre 1 995", a cura di M. M oggi e G. Cordiano, l'l sa 1 997. pp. 97 ss. " A . R u ss t , Orazio, Lucera e la transumanza, in Vir bonus docendi peritus, "Omag­ g i o de i i ' U m v . de l l ' AqU i l a al prof. G wvanni Garuti " , a cura di A . De l l ' Era e A . Russi, S . Severo 1 996, pp. 1 25 s s . ; l o . . v . c . . p. 395.

Orazio e la Puglia

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La l ana, che colorata poi nel l a porpora tarantina, avrebbe acqui stato spendidi colori uguali alle viole: lana Tarentino violas imitata veneno (epist. 2, 1 ,207). A concl u sione di queste note emerge in primo piano nel l ' opera ora­ ziana una caleidoscopica parata di situazion i , personaggi e luoghi del la terra natia: Venosa, l'Ofanto, l'Adriatico, i l Vulture, e, infine, Taranto, ul­ timo porto fel ice della vita e approdo fi nale di eterno riposo. Queste im­ mag i n i di ventano nel la fantasia del poeta l ' estremo rassicurante rifugio di fronte a l l a v i ta caotica d i Roma ed ai tormenti del l ' an i mo. E qui c i sembra opportuno sottolineare la funzional ità d e l paesaggio pe r Orazio, che non è mai casuale, ma spesso assume un valore che va al di l à di quello pri mo del la descrizione, a simboleggiare uno stato d ' an i mo. È i l caso, come abbiamo v isto, del l ' episodio ambientato s u l Vu lture, dove l ' atmosfera d ' incanto e di prodigio, inseri ta in un paesaggio naturale e mitico, contribuisce ad esprimere il sentime nto e il turbamento di Orazio davanti al suo ineludi bile destino d i poeta. Ma la nostalgica rievocazione d i Venosa e i l suo territorio. anche se collocata in un mondo fantastico, ri sulta fortemente ancorata al presente e alla vita a Roma. Il poeta ci dà uno spaccato dei rapporti tra centro e peri feria, tra ricchi e poveri , tra Romani e Italici. Egl i era ben consapevo­ le che la fel i c i tà del l ' i mpero si era real i zzata anc he grazie al valore e ai sacrifici delle popolazioni italiche, il cui ruolo e i l cui prestigio vennero sempre di p i ù ri valutati durante il principato augusteo. Tra g l i obbietti v i pri ncipali d e l programma di Augusto, infatti , vi era quel lo di farsi porta­ voce degli interessi deg l i ltalici, quindi di non l i m i tarsi ad essere il signo­ re di Roma, ma di Roma in quanto inserita nell'Italia. Ed in questo non poteva non trovare d'accordo Orazio, che, come Virgil io, era italico o al­ meno, come afferma il La Penna75, "era ital ico nella coscienza". In que­ sto senso, allora, dovrebbero essere valutate anche le all usioni insistite e ri petute a l l a sua ori g i ne. E così , come abbiamo notato sopra, con una punta d i orgogl i o e di atavica fierezza i valorosi soldati del l 'eserc i to ro­ mano sono impersonati da Marsi e Apuli ( carm. 3,5 ,9), la cui bell icosità viene ricordata i n sieme a quella dei Lucani (sat. 2, 1 ,38 s . ) ; e altrove i l poeta c hiama s e stesso Sabellus ( 1 , 1 6,49 ). Sempre in questa prospettiva la reg ione d'origine di venta un simbolo etico, un mode l l o di v ita da persegu i re e da ri valutare, di nuovo in conco­ m i tanza con i l programma politico di Augusto. Ofello, il conta d i no d i Venosa, c h e ama la campagna e mantiene inalterati i suoi pri ncipi anche davanti alle avversità, incarna gli ideali di moderazione, di vita frugale,

" Ora:io e l "ideologia. c l l . . p. 6 1 .

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Giovanni Laudizi

di mediocritas contro gli eccessi. Altrettanto si può dire di Servio Oppi­ dio, c he perfino in punto di morte sente i l dovere di richiamare i suoi due figli agl i stessi principi moral i, che hanno guidato la sua vita. E ancora la v ita sempl ice, dedita al lavoro, contro la ricchezza e l ' avidità di denaro, è la prerogativa del l ' Apulus (epod. 2,39 ss.), che attende alla coltivaz i one dei c ampi con solerzia, e accanto a lui la mog l ie pudica, che con amore bada alla casa e ai figli, e, in attesa del ritorno del marito stanco ( viri las­ si) prepara da mangiare dapes inemptas. Certo il poeta, via via che i ricordi di ventavano sempre p i ù !abi l i e lontan i , li trasfi gurava idealizzandoli in un mondo fantastico; nondimeno essi erano funzional i alla resa artistica della sua poesia e, dopo tutto, a l l ' ideologia del reg ime augusteo.

ORAZIO, TARANTO, L'A NGVLVS

ORAZIO B I A NCO

L' interpretazi one del l ' ode 2, 6, nel l a quale Orazio vagheggia le bea­ tae arces d i Taranto come sede del la s ua vecchiaia e termine nel faticoso v i ag g i o de l l ' es i stenza, è s tata essen z i a l mente cond i z i onata dal tema del l ' angulus, ' una suggestione archetipica' , i l rifugio remoto nel momen­ to autunnale della v i ta. "Alla chiusura del tempo, dice il Traina, risponde la chiusura protett i va del lo spazio" 1 • Qualche di versa sfumatura s i è pensato d i cog liere secondo l a datazio­ ne del l ' ode, se cioè la sua composizione vada collocata dopo la battagl i a di F i l i ppi ( 4 2 a.C. ) o n o n piuttosto d o po que l l a di Az i o (3 1 a . C . ) e quindi appartenente al primo nuc leo del l e Odi; o se invece non sia da ascri vere alla produzione più tarda della raccolta, per le consonan ze che mostra con Ep. i , 7, 45 sgg., dove torna il tema di Taranto e Ti voli come l uoghi predi letti dal poeta2. Dovendo parlare proprio del rapporto tra Orazio e Taranto è quanto mai opportuno partire da questo passo del l ' epistola, presci ndendo dalla cronologia del l ' ode . Quando Orazio vuole esprimere questa sua pred i le­ zione per Ti voli e Taranto, la sanc isce con due epiteti, c he hanno valore socio-morale: 7ibur vacuum, Tarentum imbelle. Cosa volesse intendere Orazio per vacuum non è problema che per ora è il caso di affrontare; in ogn i modo vacuum, in senso fisico e trasla­ to, v uoi dire senza ostacol i , non affol lato, dove c'è lo spazio vitale per g l i anima l i e le piante3; m a pe r spiegare perché Orazio definisca imbelle Ta1 Hor . . Odi r Epodi, i ntrod. dì A. Trai n a, Mi lano 1 98 5 , p. 1 6. ' E. KIESS U N G - R. Hmrz.E, HortU.. Otkn und Epotkn, Berl i n 1 960 ( ri s l . ) , p. 1 82 , pen­ sano che i due componimenti, C 2 , 6 ed Ep. l . 7, non debbano essere col locati lontano "anche temporal mente" . Sul problema, cfr. R. G. M. NISBET - M. H U B BARD, A Commen­ tary on Horace. Otks, boo k Il, O