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Italian Pages [106] Year 2013
GUIDO CREPAX Portrait d’un artiste Palazzo Reale, Milano
NUAGES
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a Guido
Guido e Luisa Crepax, 1968.
Guido Crepax Ritratto di un artista
Nuages
GUIDO CREPAX Ritratto di un artista Palazzo Reale, Milano
20 Giugno - 15 Setiembre 2013 Milano Comune di Milano
©PALABREALE
Cultura
Sindaco/Mayor Giuliano Pisapia
Direttore/Director Domenico Piraina
Presidente/Chairman Antonio Crepax
Assessore alia Cultura/ Councillor for Arts and Culture Filippo Del Como
Coordinamento mostra/Coordination of the exhibit Luisella Angiari
Amministratore Delegato/Managing Director Giacomo Crepax
Responsabili Organizzazione e Amministrazione/ Organizing and Administration Department Managers Giovanni Bernardi Simone Percacciolo
Vicepresidente/Vice-Chairman Caterina Crepax
Direttore Centrale Cultura/ Head of Culture Department Giulia Amato
Organizzazione/Organizing Giuliana Allievi Filoména Della Torre Christina Schenk Diego Sileo Giulia Sonnante Roberta Ziglioli
Amministrazione/Administration Roberta Crucitti Valeria Giannelli Laura Piermattei Sonia Santagostino Luisa Vitiello
Coordinamento eventi/Coordination of events Anna Appratti Responsabile Coordinamento Tecnico/ Head of technical coordination Annalisa Santaniello
Coordinamento tecnico/Technical coordination Luciano Madeo Lorenzo Monorchio Andrea Passoni Responsabile Comunicazione e Promozione/ Communication and Promotion Manager Luciano Cantarutti Comunicazione e Promozione/ Communication and Promotion Francesca La Plaça Antonietta Bucci
Ufficio stampa Comune di Milano/ Council of Milan Press Office Elena Conenna Comunicazione visiva/Visual communication Dalia Gallico Art Lab Assistenza Operativa/Operating Assistance Palma Di Giacomo Giuseppe Premol i Luciana Sacchi
Servizio Custodia/Security Corpo di guardia Palazzo Reale
Palazzo Reale è stato restaurato grazie a
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partner istituzionale
Cura e coordinamento scientifico/ Scientific coordination and management Archivio Crepax Contenuti mostra/Exhibition contents Antonio Crepax Testi/Scripts Francesca Brunati e Antonio Crepax Traduzione inglese/English translation Claudio Silipigni
Progetto espositivo/Exhibition project Caterina e Giacomo Crepax Elaborazione disegni tecnici/ Technical drawing development Giacomo Crepax Installazioni/Layout Caterina Crepax, Ilaria Berardi ed Emanuele Bestetti Scenario western/Western scenery Caterina Crepax e Adam Katsoukis Scultura in resina dipinta “Valentina”/ Painted resin sculpture Paolo Cassarä
Progetto tecnico cornici e totem/ Frames and booths blueprint Marco Giunta (Disegni) Realizzazione cornici/Frames draeger gpp, Milano, Italia Realizzazione totem/Booths Marco Giunta (Disegni) Realizzazione sagome/Models Arche Allestimenti Coordinamento allestimento/Layout coordination Jairo Vilhora Cardoso Video Archivio Crepax Luca Scarzella e Francesco Lupi Timini, Luca Lisci, Studio Universal e Lorena Tortora (Arcenciel New) Tecnologia Video/Video Technology STS communication Sri Ufficio Stampa Archivo Crepax/ Archivio Crepax Press Office Manzoni 22 con Antonio Crepax Social media Marta Tiezzi
Progetto grafico comunicazione mostra/ Graphic design for exhibit communication Tita e Archivio Crepax Fotografia Guido Crepax/ Photo of Guido Crepax Livia Sismondi
Market research partner Susanna Gonnella
CATALOGO/CATALOGUE
Media Partners Discoradio e Studio Universal
NUAGES
Organizzazione e coordinamento/ Organizing and coordination Raimondi & Campbell Literary Agency Assicurazioni/Insurance Lloyd's- MAG JLT Broker
Sponsored by Banca Popolare di Milano, La Rinascente, Adenium soluzioni di viaggio
Si ringrazia/Many thanks to Amazon EU Sari per il supporto nella produzione digitale dei titoli: “La Curva di Lesmoparte I”, “La Curva di Lesmoparte 11" e “Ciao Valentina" Si ringraziano/Many thanks to Douglas Andreetti, Maurizio Baruffi, Francesca Brunati, Nicoletta Cicald, Valeria Raimondi e Francesco Raimondo
Coordinamento e introduzione/ Intro and coordination Cristina Tavema
Testi/Scripts Francesca Brunati, Antonio e Luisa Crepax Traduzione inglese/English translation Claudio Silipigni Traduzione francese/French translation Lucie Moreno
Progetto grafico copertina e impaginazione/ Cover graphic design and layout Ilaria Berardi ed Emanuele Bestetti Referenze fotografiche/Photography Archivio privato famiglia Crepax/Crepax family’s private archives
Facebook Valentina Rosselli di Guido Crepax palazzorealemilano
/«Rinascente -4ßdemum 9 sokJZKXv d voggo
ÖI/CQ RADIO
STUDIO l* TV ML CIHtMA DA CHI TA CIHEMA
Stampa/Printing Grafiche Milani
Si ringraziano/Many thanks to Paolo Daffara e Raffaella Rietmann
Info comune.milano.it/palazzoreale valentinabyguidocrepax.com guidocrepax.it
8ANCA POPOLARE 01 MILANO
Nessuna parte di questo libro pud essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o di altra natura senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. L’editore resta a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.
NUAGES
GRAFICHE MilAMI
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©2013 Nuages www.nuages.net Per le illustrazioni: ©2013 Archivio Crepax Per i testi: ©2013 Antonio Crepax
manzom22 Susanna gonnella. —-----
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Guido Crepax e il cinema di mchiostro. E’ Milano, è il nostro sogno di eleganza e di mistero, il nostro lato oscuro e il nostro lato in piena
luce. E’ Valentina: mille donne e una sola. Un solo Crepax, irripetibile, e mille diversi Crepax. Questo è Guido per tutti noi: il fondatore di un archetipo, di un mito originario capace
di raccontarci, di raccontare un’epoca, un mondo, e di creare un
universale che attraversa il tempo.
Ten years after Crepax’s death, Milan has asked him to return, to tell us another story, at Palazzo Reale. Valentina might have liked the ten rooms ofthe Appartamento di Riserva: elegant rooms filled with ghosts, of women, ofmen, ofstories. She would have photographed them and turned them into visual poems, for us in Milan, andfor everyone.
With her and with Guido Palazzo Reale takes on life, moves, comes to meet us. The hundred panels on display are a film, the film of our 1960s, but ofour today as well. A film whose star is not Valentina, and not Bianca, Anita or Giulietta either. It is Guido Crepax, and it is us: us as he revealed us to ourselves, us and our fantasies, our dreams, our desire to savour life.
A Palazzo Reale, grazie al lavoro dell’Archivio Crepax, c’è tutta la
galassia Crepax: i fumetti, i periodici, il design, il teatro, i giochi, le scenografie. Tutto è immagine e movimento, perché Guido Crepax ha messo in moto cio che era fermo, o si muoveva poco: ha
trasformato gli istanti in fotogrammi. Forse è proprio lui il grande
erede del Futurismo, o meglio: l’erede di Milano, del suo dinamismo che sembra frenesia senza meta, ma è creazione.
Guido Crepax, c ’est le cinéma sur le papier. C ’est Milan, notre rêve d’élégance et de mystère, notre côté sombre, et notre côté en pleine lumière. C’est Valentina, mille femmes et une seule. Un Crepax unique, et mille Crepax différents. Voilà ce qu 'est Guido pour nous tous: lefondateur d’un archétype, d’un mythe originel capable de nous raconter, de raconter une époque, un monde, et de créer une universalité qui traverse le temps.
A dieci anni dalla scomparsa di Crepax, Milano gli chiede di tomare, di raccontarci ancora una storia, a Palazzo Reale. A Valentina
sarebbero forse piaciute le dieci sale dell’Appartamento di Riserva: sale eleganti e piene di fantasmi, di donne, di uomini, di storie.
Le avrebbe fotografate e trasformate in altrettanti poemi visivi, per noi Milanesi, e per tutti. Con lei e con Guido il Palazzo prende vita, si muove, ci viene
incontro. Le cento tavole esposte sono un film, il film dei nostri anni Sessanta, ma anche del nostro oggi. Un film il cui protagonista non
è Valentina, e nemmeno Bianca, Anita o Giulietta. E’ Guido Crepax,
Grâce au travail des Archives Crepax, toute la galaxie Crepax se trouve au Palazzo Reale: les bandes dessinées, les magazines, le design, le théâtre, les jeux, les décors. Tout est image en mouvement, car Guido Crepax a donné vie et mouvement à tout ce qui était immobile, ou bougeait peu: il a changé les instants en vignettes. C’est peut-être lui, le grand héritier du Futurismo, ou mieux: l'héritier de Milan, de son dynamisme qui semble frénésie sans but, mais qui est création.
lui raconter une histoire, au Palazzo Reale. Valentina aurait peut-être aimé les 10 salles de FAppartement de Réserve: salles élégantes et pleines de fantômes, de femmes, d’hommes, d’histoires. Elle les aurait photographiées et transformées, dans de nombreux poèmes visuels, pour nous Milanais, et pour tous.
e siamo noi: noi come ci ha raccontati lui, noi e i nostri fantasmi, i nostri sogni, la nostra voglia di assaggiare la vita. Giuliano Pisapia Sindaco di Milano
Guido Crepax is cinema in ink. He is Milan, he is our dream of elegance and mystery, our dark side and our side in plain view. He is Valentina: a thousand women andjust one. Just one Crepax, unique, and a thousand different Crepaxes. This is Guido for all of us: the creator of an archetype, ofan original myth capable oftelling a story, about ourselves, an era, a world, and of painting a universal picture that cuts across time.
At Palazzo Reale, thanks to the efforts ofthe Crepax Archives, the whole Crepax galaxy is there: the comic strips, the periodicals, the design, the theatre, the games, the scenery. Everything is image and movement, for Guido Crepax set in motion what was still, or moved very little: he turned instants into frames. Perhaps he was the true heir ofFuturism. Or rather: the heir ofMilan, ofits dynamism that looks like aimless frenzy, but is creation.
Avec elle et avec Guido, le Palazzo prend vie, il bouge, vient à notre rencontre. Les cent planches exposées sont un film, lefilm de nos années soixante, mais aussi de notre présent. Un film dont le personnage principal n ’est ni Valentina, ni Bianca, Anita ou Giulietta, mais Guido Crepax, et nous-mêmes: nous, tels qu ’il nous a racontés, nous et nos fantômes, nos rêves, notre envie de goûter la vie.
Da appassionato di música, Crepax sa bene che tutto é ritmo, tensione emotiva. Nelle sue storie, narrate con linguaggio
cinematográfico, c’é come una colonna sonora silenziosa. Immagini e parole vengono collocate sul foglio come note su una partitura.
La struttura di ogni pagina ricorda l’architettura di un edificio, ma anche in questo caso contano ritmo e capacita di coinvolgere. Per
apprendere il senso, basta lasciarsi andaré al flusso delle immagini.
Si avverte che sono state concepite ascoltando música: la classica delle radici pateme é la música dei sentimenti. Crepax li cristallizza
in attimi silenziosi, trattenuti. E per aiutare il lettore, cita anche il
brano che meglio si adatta al pathos della scena: il Quartette in fa
maggiore di Ravel, il Trio n°l di Schubert, la Quinta Sinfonía di Tchaikovsky e qualche opera, da Wagner a Berg. Il jazz scandisce idealmente il tempo dell’azione. Come il quintette
di Miles Davis improvviso in diretta la colonna sonora del film di
Malle “Ascensore per il patibolo ”, cosi Crepax spezzetta le
As a music enthusiast, Crepax knew well that everything is rhythm and emotional strain. In his ‘movie-like ’ language, you can almost hear a silent soundtrack in the background ofhis stories. Images and words are impressed on paper like the notes ofa score. Every page layout recalls the architecture of a building, but here again the rhythm and his ability in involving readers are what counts the most. To understand the meaning, you just need to surrender to the stream of imagery. You can sense that they were conceived while listening to music: the classical heritage from his father’s side is the music ofhis own feelings, that Crepax crystallized into silent and still moments. He even helps the reader by quoting what’s the best piece for the scene pathos: Ravel’s ‘Quartet in F Major ’, Schubert’s ‘Trio No. 1 ’, Tchaikovsky’s Fifth Symphony and a few opera pieces, from Wagner to Berg.
Jazz ideally dictates the tempo ofthe action. Like Miles Davis ’ quintet improvised on set the soundtrackfor Malle’s movie ‘‘Elevator to the Gallows ”, so did Crepax break his own narrative images in smallfragments, breaks and tight rhythms. This exhibition is a precious compendium ofhis work, which also contains a series ofcameos he dedicated to arts, that made up for his own cultural background. We want to share it with the Milanese people, for them to make it their own and rediscover their own roots.
immagini della sua narrazione in frammenti, pause, ritmi serrati. Questa mostra é al tempo stesso un prezioso compendio della sua
opera e una serie di camei dedicate alie arti che costituiscono il suo
background cultúrale. Viene offerta ai milanesi perché essi se ne
approprino ritrovando le loro radici.
Filippo Del Corno
En passionné de musique, Crepax sait bien que tout est question de rythme et tension émotionnelle. Dans ses histoires, qu ’il raconte dans un langage cinématographique, il y a comme une bande originale silencieuse. Les images et les mots s’impriment sur la feuille comme des notes sur une partition. La structure de chaque page rappelle l’architecture d’un bâtiment, mais dans ce cas aussi, le rythme et la capacité à émouvoir sont présents. Pour en saisir le sens, il suffit de se laisser aller au rythme des images.
Assessore alia Cultura - Comune di Milano
On sent qu ’elles ont été créées en musique: la musique classique, qui renvoie aux racines paternelles, est celle des sentiments, que Crepax cristallise dans des instants silencieux, retenus. Et pour aider le lecteur, il évoque aussi le morceau qui convient le mieux à la tension émotionnelle de la scène : le quatuor à cordes en fa majeur de Ravel, le Trio n°l de Schubert, la Cinquième Symphonie de Tchaïkovski et quelques opéras, de Wagner à Berg.
Le jazz scande idéalement le temps de l'action. A l’image du quintette de Miles Davis qui improvisa en direct la bande originale du film de Louis Malle “Ascenseur pour l’échafaud”, Crepax découpe les images de sa narration en fragments, pauses, rythmes saccadés.
Cette exposition est tout autant un guide précieux pour comprendre son oeuvre qu 'une série de camées dédiés aux arts qui constituent son contexte culturel. Nous la offrons aux Milanais, pour qu ’ils se l’approprient, et qu ’ils retrouvent leurs racines.
Desidero iniziare questo breve contributo dichiarando la nostra
gratitudine ai familiari di Guido Crepax. La ragione risiede nel fatto
che quando ci incontrammo per discutere il progetto di una mostra su Crepax, di cui quest’anno ricorrono gli ottanta anni della nascita e i
dieci anni della morte, apprezzai la loro grande disponibilitá a
cogliere una serie di suggerimenti che ci eravamo permessi di avanzare riguardo alia struttura che la mostra dovesse avere e agli
obiettivi che essa dovesse prefiggersi. Quasi un lustro, infatti, era trascorso dalla mostra della Triennale Bovisa tutta incentrata sulla
figura di Valentina e ci eravamo convinti che Topera complessiva di
Crepax potesse essere lo spunto per raccontare Milano e per riflettere sui legami di altri linguaggi come il cinema, la fotografía, la pubblicitá, la letteratura, la moda e l’arte sul suo lavoro.
Mentre il primo obiettivo parti va da un fondamento giá solido essendo ormai acquisito che Crepax fu un cantore di Milano, cittá che rappresentó gran parte del suo universo creativo, Tanalisi
reflect on the way his work was connected to cinema, photography, advertising, literature, fashion and art.
Whereas the first of these goals was already based on solid ground - it’s taken for granted by now that Crepax used to be the ‘Bard of Milan ’, the city that served as backgroundfor most of his creative universe — the study of Crepax’s works, as weighed through other artistic means, has been a very inspiring intellectual challenge. This one challenge led to such interesting results that it opened up new fields ofdevelopment for the study of Crepax’s art, fields that will be certainly examined closer after this exhibition. That’s also the point of exhibitions: creating assumptions, verifying them and proving them, then jump to conclusions - which are always a temporary matter themselves - and start again in order to answer more questions, more suggestions. A research exhibit then, as the Archivio Crepax has conceived it. Having been developed by the artist’s family, it becomes even more genuine, almost an intellectual biography, dedicated to Valentina’s creator and written by the ones who used to know him and live with him more than everyone else.
Finally, I’m convinced that Crepax would have liked very much the majesty ofPalazzo Reale reserve halls as the venue for an exhibition, as his shy and bashful ambition made him long to feel like the great painters ofthe past.
dell’opera di Crepax,vagliata attraverso il punto di vista di altri linguaggi, é stata una sfida intellettuale molto stimolante che ha
raggiunto esiti talmente interessanti da aprire nuovi scenari di indagine e di sviluppo sullo studio della creativitá di Crepax che,
dopo questa esposizione, sono certo saranno approfonditi
ulteriormente. Anche questo é il senso delle mostré: ipotizzare
delle tesi, verificarle e dimostrarle, giungere a delle conclusioni per definizione sempre provvisorie, e poi ripartire per rispondere ad
altri interrogativi, ad altre suggestioni.Una mostra dunque di ricerca,
effettuata dell’Archivio Crepax e che, proprio perché effettuata dai
familiari, rende questa esposizione piú autentica, quasi una biografía intellettuale del creatore di Valentina, scritta da chi lo ha conosciuto
e vissuto piu di chiunque altro. Ritengo infíne che anche la scelta di esporre la mostra nelle sontuose
sale dell’appartamento di riserva di Palazzo Reale sarebbe piaciuta
a Crepax che, con schiva e composta modestia, ambiva di sentirsi simile ai grandi pittori. Domenico Piraina
Direttore Palazzo Reale
First ofall, I wish to express all my gratitude to Guido Crepax’s family. When we first met to discuss the project ofan exhibition celebrating Guido Crepax’s work, who would have turned eighty this year and actually passed away ten years ago, I really appreciated how open they were to a number ofsuggestions we took the liberty to putforward regarding the exhibit layout and goals. Almostfive years had passed since that entirely ‘Valentina-focused’ exhibition at Triennale Bovisa took place, so we were convinced that Crepax ’s complete work could be a good starting point to relate Milan and to
Je voudrais débuter cette brève intervention en exprimant ma gratitude à la famille de Guido Crepax. Car lorsque nous nous sommes rencontrés pour discuter du projet d’exposition sur Guido Crepax, en cette année où nous fêtons les quatre-vingts ans de sa naissance et les dix ans de sa mort,j ’ai grandement apprécié leur disponibilité et leur ouverture quant aux suggestions que nous nous étions permis defaire à propos de la structure de l’exposition et des objectifs qu 'elle devait remplir. Près de cinq années étaient passées, en effet, depuis l’exposition de la Triennale Bovisa, centrée sur la figure de Valentina et nous étions convaincus que l’exposition de Crepax pouvait être le point de départ d’une vision plus large, autour de Milan et des liens entre l’œuvre de Crepax et les autres langages artistiques comme le cinéma, la photographie, la littérature, la mode et les arts.
Tandis que le premier objectifde l’exposition s'appuyait sur un postulat déjà solide, dans la mesure où il est aujourd’hui entendu que Guido Crepax fut un artiste qui célébra Milan, la ville qui représenta une grande partie de son univers créatif, l ’ analyse de l’œuvre de Crepax, considérée elle à travers le point de vue des autres langages artistiques, a été un défi intellectuel très stimulant dont les résultats ne manqueront pas d’ouvrir de nouvelles perspectives de recherche et de développement dans l’étude de l'œuvre de Crepax, qui seront, j’en suis certain, approfondies suite à cette exposition. Car tel est aussi le but de cette exposition: élaborer de nouvelles thèses, les vérifier, les démontrer, arriver à des conclusions, par définition toujours provisoires, puis répondre à d’autres interrogations, à d’autres suggestions. C ’est donc une exposition qui entre dans le cadre d’une recherche effectuée par les Archives Crepax et qui, justement car elle a été effectuée par les membres de sa famille, rend cette exposition plus authentique, en faisant presque une biographie de l’auteur de Valentina, écrite par ceux qui l’ont connu le mieux.
Je pense aussi que le choix même d’exposer ces œuvres dans les somptueuses salles de l’Appartamento di Riserva du Palazzo Reale aurait plu à Crepax qui, avec pudeur et modestie, avait l’ambition de se rapprocher des plus grands peintres.
T
Sommario Introduzione Milano Guido Crepax Valentina e le altre Moda Non solo bianco e nero Design
61 69 77 83 89 93 96
Letteratura Cinema Fotografía Música Arte Biografía e bibliografía Esposizioni
Ä -a .
9 12 19 27 35 41 57
Vent'anni dopo la nascita di Valentina, Guido Crepax ricorda, in un'unica tavola del 1985, l’idea di donna cui si era
ispirato.
Autunno ’67, come tante ragazze ero arrivata a Milano dalla
sentiré l’odore dell’inchiostro, guardare Valentina, Bianca, Anita...
provincia per frequentare l’universitá.
le loro storie passavano nelle mani di chi le aveva create e, nel caso
Per andaré alie lezioni prendevo il tram 25 e per ritomare il 26.
di Valentina, di Luisa che con Louise Brooks l’aveva ispirata.
Salivo alia fermata di via Carducci quasi all’angolo con via San
La linea 25 e 26 verrá soppressa nel giugno ’76.
Vittore, il tram súbito girava a sinistra in via De Amicis passando
Quando ho aperto la mia galleria non ho avuto dubbi su quello che
sotto le finestre di Guido Crepax, davanti alia casa dove era nata
volevo esporre, gli autori come Crepax e Topor. Dopo Crepax, il
Valentina, in tutti i sensi, e dove lui disegnava sentendo il rumore dei
primo amore, sono arrivati dal fumetto Pratt, Moebius, Pazienza,
tram che passavano.
Mattotti, Muñoz, e poi Elfo, Matticchio, Perini, Nine.
Milano era bellissima, aveva i teatri, i cinema d’essai, nelle
Crepax partecipava sempre alie mostré degli altri disegnatori e non
fabbriche si faceva teatro, si respirava liberta, amore, solidarietá e
solo quelli di fumetto, lo ricordo alie inaugurazioni di Folon,
partecipazione. Darío Fo, Franca Rame, Gaber, Jannacci, i Gufi.
Luzzati, Sempé, Milton Glaser, Pericoli. Fulvia Serra che dirigeva
Música e impegno.
Linus, Alter Alter, Corto Maltese mi aiutava a conoscere gli autori.
Nei nostri cuori erano giá arrivate le parole e le note di Paoli, De
Negli ultimi anni Guido veniva in gallería sovente, a meta
André, Tenco, ed era stato proprio il fratello di Guido Crepax, Franco
pomeriggio. Insieme a mia figlia Valentina, Valentina non a caso,
che aveva contribuito a questo, lavorava infatti alia CGD e si
facevamo merenda.
occupava dei nuovi movimenti musicali italiani.
Parlavamo del libro che aveva illustrate per i classici di Nuages, La
La poesia e la cultura erano entrate nelle nostre vite, non solo con la
marchesa di O....
scuola ma in altri modi, molto piu divertenti, le canzoni e i fumetti.
A M...importante cittá dell’Alta Italia...cosí inizia il racconto e non
Linus era il nostro giomale. Proprio su Linus é apparsa per la prima
a caso, come non a caso la storia della Marchesa é, come quella di
volta Valentina, un bellissimo personaggio, complesso, sempre in
Valentina, una storia di emancipazione.
bilico tra sogno e realtá. Mi piaceva non solo per i contenuti delle
Parlava di Venezia, la cittá d’origine della sua famiglia, raccontava
storie ma anche per il modo cosí origínale di come venivano
di suo padre Gilberto, grande violoncellista e di quando Toscanini
disegnate. Ricordavano il cinema, i suoi primi piani, le sue
lo aveva voluto per 1’orchestra della Scala. Ricordavamo la sua
dissolvenze. Quanti film formidabili si vedevano seduti sulle
esposizione del 1992 curata da Stefano Cecchetto e realizzata grazie
poltroncine di quelle sale poco distanti da via Carducci e via De
alia passione di Giandomenico Romanelli direttore dei Musei Civici
Amicis: film di Buñuel, Pasolini, Carné, Bellocchio, Petri, Polanski,
Veneziani e di come, in quell’occasione, si fossero aperte al fumetto
Truffaut, Godard...
le porte di un museo d’Arte Moderna.
In quell’autunno ho visto per la prima volta un’occupazione, quella
Oggi tutto é piú difficile, ma questa grande mostra preparata con
della Cattolica e li mi sono unita a un corteo, tutti gridavano
amore dalla moglie e dai figli, accolta e offerta dal Comune alia cittá
“democraticizzazione”. In seguito ho saputo che Guido Crepax
e non solo, mi fa pensare che il respiro di Milano - che si é sentito
aveva partecipato a quel corteo e a molti altri con il figlio Antonio
forte come ha detto Paolo Jannacci alia morte del padre - possa
sulle spalle, tenendo alto tra le mani un grande ritmóte di Trotsky che
continuare a farsi sentire. Palazzo Reale, piazza Duomo, pensó
aveva disegnato proprio per quelle occasioni.
a certi pomeriggi della primavera ’68 quando seduta sugli scalini
A proposito di democraticizzazione, nel ’68 Paolo Grassi aveva
dell’Arengario respiravo una nuova aria e mi sembra che il tempo
voluto creare un dialogo piú diretto con la cittá, portando la cultura
non sia passato e voglio credere che esista un único grande tempo, il
a tutti coloro che ne erano stati esclusi. Nacque cosí Milano Aperta
tempo del fare bene, di Milano Aperta.
per portare il teatro in quei quartieri che rischiavano di essere solo
quartieri dormitorio.
Cristina Taverna
Tutto ció che succedeva intomo apriva la mente e il cuore, l’aria era tersa nonostante qualche lacrimógeno. II 25 e il 26 continuavano a passare sotto le fmestre di Crepax che continuava ad ascoltare jazz e
disegnare.
A volte i sogni si avverano e cosí mi sono trovata a lavorare con
Roland Topor alia fine degli anni ‘70 e sempre in quegli anni a trascorreré una serata in casa di Luisa e Guido Crepax. E’ stato emozionante vedere l’autore togliere dalle buste di plástica le tavole,
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It was the Autumn of '67 and like many other girls I'd come to Milan from the countryside to attend university. I went to classes by catching the number 25 tram, and I came back with the number 26. I got onboard in via Carducci, near the corner with via San Vittore. Right after, the tramway turned left into via De Amicis, passing right below Guido Crepax ’s windows, by the house where Valentina was born and where he used to draw while listening to the trams rattling by. Milan was so beautiful with its theatres, its cinemas showing avant-garde movies and its factories, thosefactories where drama was also performed. In the air ofMilan there was love, freedom, solidarity and a sense of involvement. There were the actors Dario Fo and Franca Rame, and musicians like Giorgio Gaber, Enzo Jannacci or ‘I Gufi ’. Music and commitment. Our hearts were airea dy filled with Gino Paoli, Fabrizio De André and Luigi Tenco’s words and notes: a contribution to this came rightfrom Guido Crepax’s brother Franco, who worked at CGD record-company and dealt with the newborn musical trends in Italy. Culture and poetry had entered our lives not only through school education, but also by way ofother much funnier means: songs and comics. ‘Linus ’ was our beloved magazine. And right on Linus first appeared ‘Valentina ’, an amazing and complex character, always halfway between dream and reality. I liked this strip not onlyfor the contents of its stories, but also for its genuine drawings. They reminded me ofcinema, with its close-ups and its fadings. How many wonderful films we could watch while sitting on those small seats, in cinemas not farfrom Via Carducci and Via De Amicis: movies which were directed by Buñuel, Pasolini, Carné, Bellocchio, Petri, Polanski, Truffaut, Godard and many others. On that autumn I witnessed the first student occupation, the one concerning the Catholic University; right there Ijoined my first demonstration, where everyone called outfor “more democracy ”, Later I came to know that Guido Crepax had also joined that same demonstration march, as well as many more, carrying his son Antonio on his shoulder and brandishing a big Trotsky portrait he'd drawn right in those days. Talking about the claim for democracy in '68, the theatrical impresario Paolo Grassi had meant to create a more straightforward interaction with the township by bringing culture to whoever it was denied to: that’s how the movement called ‘Milano Aperta ’ (‘Open Milan ) was born, to bring drama even in those quarters that risked to exist as no more than dormitory suburbs. Whatever was happening around us was opening our minds and our hearts, and the air was clear despite the occasional tear gas. Number 25 and 26 trams carried on rattling below Crepax’s windows, who on his turn went on drawing and listening to jazz. Dreams come true sometimes and so, in the late 70s, Ifound myself working with Roland Topor and, in the same years, spending an evening at Luisa and Guido Crepax’s house. I was thrilled to see the author pulling out his panels from plastic bags, to smell the ink and to stare at Valentina, Bianca, Anita... Their stories had passed through the hands oftheir creator and, for Valentina, through the ones ofLuisa that, together with Louise Brooks, had inspired them. Meanwhile the tramways number 25 and 26 were cancelled, in the June of 1976. When Ifirst opened my own art gallery I had no doubt about the artists I wanted to exhibit, authors like Crepax and Topor, indeed. After Crepax, my first love ’, the world ofcomics knew the likes of Pratt, Moebius, Pazienza, Mattotti, Muñoz and, later, Elfo, Matticchio, Perini and Nine. Crepax had always attended other drawers ’ exhibitions and not only in the field of comics: I remember catching him at the inaugurations ofFolon, Luzzati, Sempé, Milton Glaser or Pericoli. Fulvia Serra, who was then editor of ‘Linus ’, 'Alter Alter ’ and ‘Corto Maltese ’, always helped me to meet the authors. In his last years Guido used to visit my gallery very often, always by
mid afternoon, and have tea with me and my daughter Valentina - a name which was all but casual. We talked about the book he had illustratedfor Nuages classics, The Marquise of O... “A M..., importante citta dell'Alta Italia ” [“in M..., a prominent north Italian town ’]. That’s how that story began and that was not by accident, like all but accidentally is the Marquise’s story, as well as Valentina’s one, a story ofemancipation. He talked about Venice, the city where his family hailed from: he told me about hisfather Gilberto, an excellent cello-player that once Toscanini had requestedfor his orchestra at Teatro alia Scala. We recalled his exhibit of 1992, which was curated by Stefano Cecchetto and made possible by Giandomenico Romanelli’s involvement Romanelli was the head ofMusei Civici Veneziani. We also recalled how, on that very occasion, comics had entered a museum ofModern Art. Everything is much more difficult nowadays, but this great exhibition Crepax's wife and sons have prepared, and which was welcomed and promoted by the Town Council, makes me think ofhow the soul of Milan - which you can stillfeel, as Paolo Jannacci said the day his father died - might really live again, at last. Palazzo Reale, Piazza Duomo: I still recall those afternoons in the spring of '68 when, while sitting on the steps ofArengario and sensing a wind ofchange was blowing, and Ifeel as if the time’s never passed. I really want to believe in a unique big time, the time to do well: the timefor an Open Milan.
A l'automne 1967, comme de nombreuses jeunes filles, j’arrivais à Milan pour faire mes études. Pour aller à l’université, je prenais la ligne 25 du tramway, et pour rentrer, la ligne 26. Je le prenais à l'arrêt via Carducci, presque à l'angle de la rue San Vittore, et le tramway tournait tout de suite à gauche dans la rue De Amicis, passant ainsi sous les fenêtres de Guido Crepax, devant la maison où est née Valentina, dans tous les sens du terme, et où il dessinait, en entendant le bruit des tramways qui passaient. Milan était magnifique, avec ses théâtres, ses cinémas d’art et essai, ses usines, et dans les usines on faisait du théâtre, on respirait la liberté, l'amour, la solidarité et l'engagement. Dario Fo, Franca Rame, Gaber, Jannacci, les Gufi. Musique et engagement. Les textes et les notes de Gino Paoli, De André, Tenco étaient déjà dans nos cœurs, et c 'était le frère de Guido Crepax, Franco qui y avait contribué. Il travaillait en effet à la Compagnie Générale du Disque où il s'occupait des nouveaux mouvements musicaux italiens. La poésie et la culture étaient entrées dans nos vies, pas seulement à travers l’école, mais aussi par d'autres biais, beaucoup plus amusants, comme les chansons et les bandes dessinées. Linus était notre magazine préféré. Et c ’est dans ce magazine que Valentina a été publiée pour la première fois. Un personnage magnifique, complexe, toujours entre rêve et réalité. Ce que j’aimais chez Valentina, ce n ’était pas seulement les histoires, mais aussi l'originalité du dessin. On était proches du cinéma, de ses premiers plans, de ses fondus. Combien de films formidables on voyait sur les fauteuils de ces salles prêts de la rue Carducci et de la rue De Amicis, des films de Bunuel, Pasolini, Carné, Bellocchio, Pétri, Polanski, Truffaut, Godard... Cet automne-là, j’assistais pour la première fois à l’occupation d’une université, celle de la Cattolica, etj’ai rejoint le cortège des manifestants. Tout le monde criait: “démocratisation ! ”. Par la suite, j'ai su que Guido Crepax avait participé à ce cortège et à beaucoup d’autres avec son fils Antonio sur les épaules, brandissant un grand portrait de Trotsky qu 'il avait dessiné pour l'occasion. Oeuvrant pour cette démocratisation, en 1968 Paolo Grassi avait voulu créer un dialogue plus direct avec la ville, permettant un accès à la culture à tous ceux qui en étaient exclus, et c 'est ainsi que naquit Milan Ville Ouverte, pour faire entrer le théâtre dans tous les
quartiers qui risquaient de n 'être que des cités dortoirs. Tout ce qui se passait ouvrait l'esprit et le cœur, l'air était frais, malgré quelques gaz lacrymogènes. Les tramways 25 et 26 continuaient à passer sous les fenêtres de Crepax qui continuait à écouter du jazz et à dessiner. Parfois les rêves se réalisent, et ainsije me retrouvais à travailler avec Roland Topor à la fin des années 70. A cette même période, j’étais invitée à passer une soirée chez Luisa et Guido Crepax. Quelle émotion de voir l’auteur manipuler ses planches, sentir l’odeur de l’encre, regarder Valentina, Bianca, Anita... leurs histoires passaient dans les mains de celui qui les avait créées et, dans le cas de Valentina, de Luisa qui, avec Louise Brooks, avait inspiré le personnage. Les lignes 25 et 26 du tramwayfurent supprimées en juin 76. Quandj'ai ouvert ma galerie, je savais exactement ce que je voulais exposer: des auteurs comme Crepax e Topor. Après Crepax, le premier amour, sont arrivés d’autres auteurs de bandes dessinées comme Pratt, Moebius, Pazienza, Mattotti, Muñoz, puis Elfo, Matticchio, Perini, Nine. Crepax participait aussi aux expositions des autres dessinateurs, et pas seulement de bande dessinée. Je me souviens de lui aux vernissages de Folon, Luzzati, Sempé, Milton Glaser, Pericoli. Fulvia Serra, qui dirigeait Linus, Alter Alter, et Corto Maltese, m 'aidait à entrer en contact avec tous ces auteurs. Ces dernières années, Guido venait souvent à la galerie, en milieu d’après-midi. Avec ma fille Valentina - que je n 'ai pas nommée ainsi par hasard - nous prenions le goûter. Nous parlions du livre qu ’il avait illustré pour la collection Classici de Nuages, La marquise d’O.... Ce n ’est pas un hasard si la nouvelle débute avec ces mots: AM... ville importante de la haute Italie..., et ce n ’estpas non plus un hasard si, comme celle de Valentina, l'histoire de cette Marquise est une histoire d’émancipation. Il parlait de Venise, ville d’origine de sa famille, de son père Gilberto, grand violoncelliste et du jour où Toscanini l’avait voulu pour l’orchestre de la Scala. Nous nous remémorions son exposition de 1992 organisée par Stefano Cecchetto et réalisée grâce à la passion de Giandomenico Romanelli, directeur des Musei Civici Veneziani, qui avait permis d’ouvrir à la bande dessinée les portes d'un musée d’art moderne. Aujourd’hui tout est plus difficile, mais cette grande exposition préparée avec amour par sa femme et ses enfants, accueillie et offerte par la mairie à la ville, me fait penser que le souffle de Milan, qui fut sifort, comme l'a dit Paolo Jannacci à la mort de son père, peut continuer à se faire sentir. Palazzo Reale, piazza Duomo, je pense à ces après-midis du printemps 68, lorsque, assise sur les marches de FArengario, je respirais un air nouveau, et il me semble que le temps n 'a pas passé etje veux croire qu 'il existe un unique et vaste temps, le temps de bien faire, le temps de Milan Ville Ouverte.
“Allegoria deU’industria " (1971 ) è l’immagine della Milano che si sviluppa per affermarsi corne città europea.
Milano
Prima la Milano come laboratorio di cultura e di idee. Poi
la Milano della política e delle contrapposizioni tra destra e sinistra. Infine la Milano buia, quella degli anni di piombo. Sono ambiéntate in gran parte a Milano, la sua città, le storie
raccontate da Guido Crepax. Fu un incredibile testimone del suo tempo: la cronaca (vera) veniva trasfigurata dalle
sue metafore. Nelle sue tavole entraño gli avvenimenti di un
trentennio. E non si tratta solo di quel fermento culturale che ha riproposto popolando gli ambienti delle sue storie con le comparse di Emilio Tadini e degli altri artisti dello Studio Marconi, degli intellettuali che facevano parte della
redazione di Linus, e ancora, di designer, pubblicitari, architetti, giomalisti, discografici, cantanti, attori, cabarettisti,
o con le suggestioni di moda e design, ma anche di vicende che hanno segnato la storia di Milano e d’Italia. Si va dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1969 e dalla
scia di tensione e sfiducia nelle istituzioni che ne derivó,
agli scontri tra i giovani della sinistra extraparlamentare e i sanbabilini, i neofascisti milanesi che a cavallo tra gli anni
’60 e i primi ’70 avevano fatto di Piazza San Babila il loro
luogo di ritrovo. E ancora, la stagione del terrorismo e della
guerriglia urbana culminata con l’omicidio di Antonio Custrá,
l’agente di polizia ucciso il 14 maggio 1977 mentre prestava
servizio durante una manifestazione indetta dai militanti dell’Autonomía Operaia, in via De Amicis, proprio dove
Crepax ha sempre abitato. Ma accanto a questa, Crepax svela anche un'altra Milano, quella dei tesori nascosti, quella che
púdicamente si ritrae: é la Milano dei cortili, dei giardini e degli eleganti palazzi di porta Venezia, dei salotti chiusi ma dalle idee aperte, dei mezzanini affollati della metropolitana,
dei suoi corsi d’acqua, delle bancarelie, magari della milanesissima fiera degli Oh bej oh bej. Spunti, scorci,
dettagli. Nella narrazione a volte sono protagonisti, a volte si
defilano per lasciare posto agli edifici e ai monumenti símbolo: il Duomo, la torre Velasca, la Scala. Una Milano intima, discreta ma colta e, per Guido Crepax, única. First it was a melting-pot ofculture and new ideas. Then came politics and the contrast between Right and Left wings. Finally, the Years ofLead cast their dark shade upon Milan. Guido Crepax set most ofhis stories right here, in his hometown Milan: the way he rendered the everyday news through his metaphors made him an amazing witness to his times. His drawings encompass three decades ofhistory. And it’s not only about the Italian cultural turmoil he depicted by mentioning artists and intellectual people - such as Emilio Tadini and the other artists from Studio Marconi, the editors at ‘Linus', but also designers, advertising agents, architects, journalists, music-industry people, singers, actors and cabaret artists - or through the hints to fashion and design.
It’s also about the facts that left a mark in the history of Milan and Italy. These facts range from Piazza Fontana Bombing ofDecember 12 th, 1969 and the following trail of tension and distrustfor institutions, to the clash between the left-wing extraparliamentary youth and the so-called ‘sanbabilini ’ - the Milanese neo-fascist groups hanging around Piazza San Babila during the 60s and 70s. Or again, the season of terrorism and urban guerrilla culminating with the murder ofAntonio Custra - a policeman who got killed on the 14th ofMay 1977 while on duty during a demonstration from the left-wing group Autonomia Operaia, right in Via De Amicis, where Crepax had always lived. Still, Crepax also wanted to show a different, much more discreet Milan: a city of hidden treasures, with its back gardens and its backyards, thefine buildings ofPorta Venezia, the exclusive but open-minded parlours, the crowded underground stations, its canals and its market-stalls - especially the ones at the ‘bej oh bej ’fair, as Milanese as it gets. Hints, views and details that Crepax made the centre ofhis stories, but at times also decided to leave aside in favour ofmore symbolic buildings and monuments such as the Cathedral, the Velasca Tower, the Teatro alia Scala. An intimate, reserved but educated Milan -for Guido Crepax, a unique town market-stalls - especially the ones at the ‘bej oh bej ’fair, as Milanese as it gets. Hints, views and details that Crepax made the centre ofhis stories, but at times also decided to leave aside in favour ofmore symbolic buildings and monuments such as the Cathedral, the Velasca Tower, the Teatro alia Scala. An intimate, reserved but educated Milan -for Guido Crepax, a unique town. Tout d'abord, Milan comme laboratoire de culture et d’idées. Puis, le Milan de la politique et des affrontements entre la gauche et la droite. Et enfin le Milan sombre des années de plomb. Les histoires de Guido Crepax se déroulent en grande partie à Milan, sa ville. Ilfut un témoin incroyable de son temps: la chronique (authentique) étant transfigurée par ses métaphores. Les événements de trois décennies sont présents dans ses planches. Et il ne s’agit pas seulement de ce ferment culturel qu ’il a revisité en peuplant les décors de ses histoires avec les apparitions de Emilio Tadini et des autres artistes du Studio Marconi, des intellectuels qui faisaient partie de la rédaction de Linus, des designers, publicitaires, journalistes, discographes, chanteurs, acteurs, artistes de cabaret, des tendances de la mode et du design, mais aussi les événements qui ont marqué l’histoire de Milan et de l’Italie. Cela va de l’attentat de Piazza Fontana le 12 décembre 1969 et de la vague de tension et de défiance dans les institutions qui en découla, jusqu ’aux affrontements entre jeunes de la gauche extraparlementaire et les « Sanbabilini », néofascistes milanais qui, entre 1960 et 1970, avaientfait de Piazza San Babila leur quartier général. On y trouve aussi la période du terrorisme et de la guérilla urbaine qui culmina avec l’assassinat d’Antonio Custrà, agent de police tué en service le 14 mai 1977, pendant une manifestation organisée par les militants de FAutonomie Ouvrière, dans la via De Amicis, où a toujours habité Crepax. Mais Crepax dévoile aussi un autre Milan, celui des trésors cachés, celui qui se cache pudiquement: le Milan des petites cours, des jardins et des élégants palais aux portes vénitiennes, aux salons fermés mais aux idées ouvertes, aux allées surpeuplées du métro, des cours d’eau, des marchés, et de la foire si milanaise de Oh bej oh bej. Impulsions, perspectives, détails. Ils sont parfois les protagonistes du récit, puis se dilatent pour laisser place aux bâtiments et aux monuments emblématiques: le Dôme, la tour Velasca, la Scala. Un Milan intime, discret mais empreint de culture, et, pour Guido Crepax, unique.
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“Dicono di me che esco poco da Milano, dalia mía casa e perjino dalla mía stanza. E’ vero. Non mi piace viaggiare. O meglio, sono un viaggiatore im mobile. Amo stare in casa, ma mipiace sentiré il rumore della cittä, i tram
che sferragliano, il pulsare delle attivitä. E in questo senso, quale altra cittä meglio di Milano?
Diversi volti di Milano: la città del sogno, del quotidiano e delle angosce nottume.
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Guido Crepax
‘...come un ragno nella sua tela, succhio immagini e fatti delle vite degli altri traducendole inframmenti di storie”.
La prima nota del ‘concerto’ per immagini di Guido Crepax
arrivava dalla sua vita privata, quella della famiglia, degli
affetti, dell’intimitá della sua casa. Una vita privata che, assieme alia vivacitá cultúrale e política dell’Italia tra gli anni ’60 e ’70, era il la delle sue storie. Era l’incipit da cui si dipanavano i suoi racconti, rielaborazioni fantastiche del
vissuto quotidiano. E che dalla famiglia germogliassero le
sue storie a fumetti ne sono testimonianza le figurine da lui ritagliate a mano libera a soli tre, quattro anni: un soldatino,
un leone, un carro trainato da cavalli e una signora con un cagnolino al guinzaglio, il suo primo personaggio femminile.
A soli 12 anni, nel 1945, l’esordio vero e proprio: un piccolo
album in cui diede la sua interpretazione del film di Victor
Fleming Dottor Jekyll e Mr. Hyde. La trama gli era stata narrata dalla madre Maria. Per vent’anni, a dimostrazione
della sua poliedricitá creativa, la produzione di Crepax esploró altri mondi prima di tomare al fumetto. Ancora
studente di architettura al Politécnico di Milano, cominció a lavorare come disegnatore free lance di prospettive. Poi, grazie al fratello Franco, manager nel mondo discografico,
illustró alcune copertine di dischi: é sua la firma, giá nel 1953, sulle cover dei 33 giri di Fats Waller e di Louis
Armstrong, due grandi del jazz, passione che riverserá nelle sue tavole. Da qui la sua carriera nel mondo della pubblicitá. Guido Crepax venne notato nell’ambiente e ben presto gli
furono affidate campagne pubblicitarie prestigióse, come quella per Campari o la Rizzoli, che lo portarono, con quella
della Shell, a vincere la Palma d’Oro nel 1957. Furono anni in cui applied alia pubblicitá lo stile del fumetto costruendo storie e abbinandole ai testi. Fu un periodo che, come una sorta di palestra del disegno, preparó il terreno
alia sua pagina piú feconda, quella che lo ha reso celebre: Valentina e le altre. Ed e’ proprio con questa pagina che
Guido Crepax apri il sipario anche sulla sua vita privata. La
sua macchina fotográfica scattó un susseguirsi di istantanee tratte dal suo diario personale. Si va dalle zoomate sugli
intemi della sua casa, nel cuore di Milano, con il suo studio e
i suoi attrezzi del mestiere, a quelle sugli estemi della villetta rossa in Versilia, in omaggio al luogo delle sue villeggiature estive. Fotogrammi di un sogno raccontato la mattina davanti
a una tazza di caffellatte o di quei disegni fatti dai suoi figli, Antonio e Caterina, oppure della nascita del suo terzogenito, Giacomo. E ancora, immagini delle serate trascorse con la moglie Luisa e gli amici piú cari attomo a quei campi di
battaglie antiche da lui ripescate dalle pagine della storia e trasformate in giochi di societá, fino a ingrandimenti della “La signora con il cagnolino ” (1936), il primo personaggio femminile di
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Crepax.
sua città: le guglie del Duomo, il Métro o la torre Velasca.
Spunti ed echi che popoleranno le avventure délia sua eroina, Valentina, e che ora hanno l’importante ruolo di citazioni autobiografiche.
In “Rembrandt e le streghe” (1977), Phil è in balia di quelle femministe che
criticarono Crepax per Valentina ‘donna oggetto’.
Guido Crepax’s ‘concert ofimagery ’ struck its veryfirst note within his private life, the one he led with his family in the intimacy ofhis house. A private life that, along with the cultural and political liveliness ofItaly during the 60s and 70s, set the tone ofhis own stories. This was the incipit of these tales of his, imaginary reinterpretations ofhis everyday life. Thefact that his comic-strips sprung up from his family environment was proven by the small paper figures he used to hand-clip at the bare age ofthree orfour: a little soldier, a lion, a horse-drawn cart and a lady with a dog on the leash, the latter being his firstfemale character. In 1945 - only 12 years old - he knew his proper debut: a small picture-book where he gave his personal rendering of Victor Fleming’s film Doctor Jekyll and Mister Hyde, a movie of which his mother Maria had told him the plot. In the following twenty years, Crepax went on to explore otherfields ofart before returning to comics, which goes to prove the artist’s versatility. Still as an Architecture student at the Technical University ofMilan, he began to work as a freelance perspective designer. Then, courtesy ofhis brother Franco who worked as a music-industry manager, he illustrated some record-covers: in 1953 he could already put his signature on LP covers from the likes ofFats Waller and Louis Armstrong, beingjazz a passion he would have soon transferred into his own drawings. Hence his career in commercial art, where Guido Crepax could distinguish himself and soon after was commissioned prominent campaigns byfirms like Campari, Rizzoli or Shell, leading him to win the Palma d’Oro prize in 1957. Those were the years when he applied to advertisements the same style ofcomics, by making up stories he combined with scripts. That same period, as in a sort of drawing workshop, set the ground to his most productive ‘page ’: Valentina and her girlfriends. Right with this page, Guido Crepax opened the curtains upon his private life. With his camera he shot a long series ofsnapshots on his everyday existence. He started out with the interior ofhis house in the core ofMilan, showing his own studio and working tools, and went on with the exterior ofhis red cottage in Versilia, a tribute to the place where he used to spend his summer holidays. Snapshots either ofa dream he told at breakfast-time by a latte, or of those drawings his sons Antonio and Caterina made, or ofthe day his third son Giacomo was born. Or still, pictures from the evenings he spent with his wife Luisa and his closestfriends around those ancient battlefields he recoveredfrom the history books and turned into board games. Or pictures which were enlarged details from his hometown: the Cathedral spires, the Underground or the Velasca Tower. Echoes and hints which will recur in his heroine Valentina’s adventures, and now working as useful autobiographical references. La première note du « concert » pour images de Guido Crepax est issue de sa vie privée, de sa vie familiale, de ses proches, de l’intimité de son foyer. Une vie privée qui, avec la vitalité culturelle et politique italienne des années 60 et 70 donnait le la de ses histoires. Elle est le point de départ de ses récits, qui ne sont que les réélaborations imaginaires de son quotidien. Lesfigurines qu ’il taillait à la main à seulement
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trois ou quatre ans montrent à quel point la famille est le lieu où germaient ses bandes dessinées: un petit soldat, un lion, un char tiré par des chevaux et une femme tenant un chien en laisse, son premier personnage féminin. A seulement 12 ans, en 1945, ilfait véritablement ses débuts : un petit album dans lequel il donne son interprétation du film de Victor Fleming Docteur Jekyll et Mr. Hyde. L'histoire lui avait été racontée par sa mère, Maria. Pendant vingt ans, à l'image de la multiplicité de son œuvre, Crepax explore d’autres mondes avant de se mettre à la bande dessinée. Encore étudiant en architecture à l'école Polytechnique de Milan, il travaille en free lance comme dessinateur de perspective. Puis, grâce à son frère Franco, manager dans le monde du disque, il illustre quelques pochettes de disques. En 1953, il signe déjà les pochettes des 33 tours de Fats Waller et de Louis Armstrong, deux grands du jazz, une passion qui transparaîtra dans ses planches. Sa carrière se poursuit ensuite dans le monde de la publicité. Guido Crepax est remarqué dans le milieu et très vite lui sont confiées des campagnes publicitaires prestigieuses, pour Campari ou Rizzoli, qui lui valurent, avec la campagne pour Shell, la Palme d’Or en 1957. Durant ces années-là, il applique le style de la bande dessinées à la publicité, construisant des histoires et en les accompagnant de textes. Cette périodefut comme un entraînement au dessin, et prépara le terrain à son univers plus fécond, celui qui le rendit célèbre: Valentina et les autres. Et c 'est avec ce nouvel univers que Guido Crepax ouvrit le rideau également sur sa vie privée. Son appareil photo captura une suite d'instantanés tirés de son journal personnel : depuis les zoom sur les pièces de sa maison au cœur de Milan, avec l'atelier et ses outils de travail, aux extérieurs de la petite villa rouge de Versilia, en hommage au lieu de ses vacances estivales. Les images d'un rêve raconté le matin devant une tasse de café au lait, ou bien des dessins de ses enfants, Antonio et Caterina, ou de la naissance de son troisième enfant, Giacomo. Ou encore des images des soirées passées avec sa femme Luisa et ses amis les plus chers autour de ces champs d'anciennes batailles, recueillies dans les pages de l'histoire et transformées en jeux de société, jusqu 'aux agrandissements de sa ville: les flèches du Dôme, le métro, ou la tour Velasca. Des premiers pas et des échos qui peupleront les aventures de son héroïne, Valentina, et qui aujourd 'hui ont le rôle important de citations autobiographiques.
lo zio Mario mi ha perro rB CHE 1 GUERRIER! RUSSI ANTICHI ■ AMEVANO UN ELMO A FORMA QUELLE DI SAN MARCO... Il
' TÏUTONICI E^pTsCCChÎo CON UNA SPEC _una LSURA A CR0C6 ... ü
“Le zattere” (1980), è una piccola storia autobiográfica che racconta
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la Venezia di Crepax, sfollato durante la guerra.
Ho conosciuto Guido a 18 anni, quando avevo da poco superato
l ’esame di maturité al Liceo classico Tito Livio di Padova. Per
riposarmi, ero andata con mia madre in montagna, a Moena in Val di Fassa. Li avevo conosciuto casualmente uno studente di
architettura del Politécnico di Milano che aveva portato con sé un compagno d’université, Guido Crepax. Diventammo amici.
Facevamo delle belle gite sulle montagne circostanti. Mazzucchelli era più disinvolto nell ’avvicinare le ragazze, mentre Crepax era tímido, ma si capiva che era una persona affettuosa e interessante.
Sapeva molto di música classica e di jazz, e amava il cinema. Finita la vacanza ci rivedemmo a Milano, dove anch 'io ero andata ad
abitare. Mentre Guido frequentava la facolté di architettura del Politécnico, io mi ero iscritta a Lingue e letterature straniere alia
Bocconi. Guido veniva spesso aprendermi all’uscita dell’université
e mi accompagnava a casa. Mi raccontava di quand ’era bambino e ascoltava in silenzio dietro la porta dello studio dove suo padre provava, assieme al violinista Michelangelo Abbado e al pianista
Vidusso, le musiche che avrebbero suonato nel prossimo concerto. Guido, atiento a non disturbare, restava a lungo ad ascoltare quella música che lo affascinava: questo racconto mi aveva commossa.
A poco a poco, il nostro rapporto di amicizia é diventato un legame
più profondo. Ai miei genitori quel ragazzo, cresciuto in un ambientefamiliäre coito e dedito alia música classica, piaceva molto, ma volevano che prima di sposarci terminassi l'université. Superad tutti gli esami, ci sposammo nel dicembre del 1960 ed io
dedicai l ’anno seguente a scrivere la tesi. Lavorai molto, scrivendo
pagine e pagine, ma a meté del 1961 mi accorsi di aspettare un figlio. Nel novembre era nato Antonio e io battevo a macchina la tesi
con la mano destra, mentre con la sinistra spingevo avanti e indietro
la carrozzella. Ricordo che il giorno della mia laurea, la professoressa Rosenfeld mi disse che da quel momento avrei dovuto dedicare più tempo ad Antonio che avevo un po ’ trascurato. Quello
che in realté si era sentito particolarmente trascurato era Guido che
sembrava avere un assoluto bisogno di avermi accanto. Avevo cominciato ad insegnare tedesco in un liceo, il preside era molto
contento del mió lavoro e voleva che facessi il membro interno alia maturité. Avrei dovuto restare a Milano in quell’inizio d’éstate,
mentre Guido e ifigli (nelfrattempo, era nata anche Caterina) sarebbero dovuti partiré per il mare senza di me. Apriti cielo! Guido
disse che la cosa non era possibile e io dovetti rinunciare, perdendo cosí
la possibilité di continuare a insegnare in quel liceo. Anche se
in realté era totalmente assorbito dal disegno, avvertiva sempre la
mia assenza dal suo studio. Se ero in camera dei bambini a giocare
con loro, o se, qualche anno dopo, H aiutavo nello studio, Guido mi rimproverava: “E tutto il giorno che non ti vedo ”. Certo il suo
desiderio di avermi sempre accanto a sé mi lusingava e mi faceva Guido e Luisa in tre foto scattate tra gli anni ‘50 e ‘60.
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piacere ilfatto che molti aspetti della mia vita e molti avvenimenti della mia infanzia li potessi ritrovare nelle sue storie. Rivedevo me
da piccola, durante la guerra, nel disegno di Guido dove Valentina, in braccio a suo padre, incrocia un soldato tedesco, e rivedevo in
una Valentina magra magra che non voleva piü mangiare, me stessa quando mi ammalai di anoressia mentale. Guido aveva anche un grande interesse per la política e in particolar modo per la figura e
l 'opera di Leone Trotsky di cui aveva persino disegnato un grande
ritratto a colorí che sbandierava alie manifestazioni. Ricordo che per questo una volta era stato persino insultato da un gruppo di studenti
stalinisti del Movimento Studentesco. II problema era che aveva
portato con sé anche Antonio, che allora aveva solo 9 anni, cosa che gli rimproverai al ritorno a casa. Ma a parte i testi politici, Guido
era un lettore appassionato anche di Thomas Mann, Kafka, Brecht, Sciascia, Volponi e molti altri. Quando non disegnava le sue storie a
fumetti, progettava campagne pubblicitarie, disegnava manifesti, copertine di dischi o di libri, biancheria per la casa,
piastrelle per decorare pareti di bagni o cucine. E per riposarsi,
creava bellissimi giochi da tavolo, tra cui una ventina di grandi battaglie del passato: da quella del Lago Ghiacciato, raccontata in un film di Eizenstein, ad Azincourt del 1415, fino a Pavia del 1525;
dalle battaglie napoleoniche a quelle risorgimentali. Per realizzare scenari e soldatini senza commettere errori, si documentava alia Sormani su testi di storia militare: la sera, poi, disegnava su cartoncino centinaia di soldatini, che poi venivano
colorad, ritagliati e incollati su piedistalli, sui quali si potevano
leggere nome e ruolo di ogni combatiente: se erano fanti o arcieri, se sul cavallo sedeva Cario Capeto o il Duca di Borgogna. Ma il giocopiü bello resta quello dell'Orlando Furioso, l’idea del quale ci
era venuta da una simpática consuetudine familiare: spesso la sera,
mentre preparavo la cena, Guido si divertiva a leggermi il poema
dell 'Ariosto che piaceva molto ad entrambi. Dopo cena, quando avevamo chi ci tenesse i bambini, andavamo volentieri al cinema a vedere ifilm della Nouvelle Vague, di Alain
Resnais o Alain Robbe-Grillet, ma ancor piü ci appassionavano
le opere di Bergman. L 'influenza della técnica cinematográfica ha sicuramente contribuito a trasformare il montaggio della sua
pagina a fumetti e tutta la struttura del racconto disegnato. Anche
l 'interesse per l 'arte del suo tempo gli ha suggerito le citazioni che faceva nelle sue storie della body art di Yves Klein o delle sculture di
Calder e Consagra. Quando non uscivamo, venivano a casa nostra
degli amici per giocare alie battaglie di Guido: Giovanni Gandini e Neri Carano di Linus, qualche volta suo fratello Franco e molti altri giovani artisti, architetti, giornalisti e intellettuali di quella Milano che era per noi il centro del mondo. Certo, ilfatto di volermi sempre
accanto a sé, non escludeva il piacere di Guido di stare con i suoi
figli. Lui sapeva che a Caterina piaceva molto portarsi nel lettino un mucchio di animali di pezza e aveva scelto per lei gli animali più belli e morbidi. A lei, che non andava ancora a scuola, piaceva
copiare su un quaderno le cose che Antonio scriveva a scuola, senza
saperle leggere: ed era felice quando andava da Guido a farglielo vedere e lui apponeva sulla pagina un timbro dov ’era scritto “urgente ” o “raccomandata ”. Poi ritornava nella sua camera felice a giocare con la sua casa delle bambole o con il teatrino dietro il cui
sipario si affacciava per recitare delle storie a Giacomo, ilfratellino più piccolo.
Non minore era l'attaccamento di Guido verso i suoi genitori. Dopo il nostro matrimonio, avevamo trovato casa in via De Amicis,
vicino a Sant’Ambrogio, mentre loro abitavano in via Zezon, non
lontano dalla stazione Centrale. Immaginavo quanto gli mancasse
il piacere di sentiré suo padre Gilberto suonare il violoncello.
Quando egli morí, nel 1970, Guido aveva trovato per sua madre un bell 'appartamento nella nostra casa, due piani sotto al nostro.
Lei saliva spesso da noi, entrava nello studio di Guido, si sedeva
dall ’altro lato del suo tavolo da lavoro e vi appoggiava varie cose estratte dalla sua borsa. Lui, dall ’altro lato, guardava con una certa
apprensione questa invasione di campo e senza dire nulla spostava boccette d’inchiostro, gomme, matité e naturalmente ilfoglio di cartone Schoeller su cui stava disegnando. Maria, cosi si chiamava sua madre, era una donna molto intelligente e colta. Aveva
una straordinaria abilità nell’usare la macchina da cucire con cui realizzava, con avanzi di stoffe, bambole, cuscini o piccoli arazzi che
erano delle vere opere d’arte. L ’única cosa che mi dispiaceva in Guido era la sua riluttanza a
viaggiare. Andava volentieri solo nella grande casa che avevamo
comprato in Toscana, nel comune di Castellina Marittima, dove
aveva riprodotto fedelmente il suo studio di Milano. Sono stati anni piacevolissimi, poi ha iniziato a camminare con una
certa fatica ed è cominciato il calvario. A Milano, dove prima della malattia si muoveva giá poco, lavorava ancora, ma si accorgeva che la sua mano non aveva più la sicurezza di una volta. La sclerosi
múltipla avanzava, nonostante le cure. Negli ultimi mesi mi diceva sempre “Non so comefare, vorrei moriré, ma non so comefare ”.
Era uno strazio per me vedere quell uomo, con il quale avevo vissuto
i momenti più belli della mia vita, in preda a una disperazione che non potevo in alcun modo alleviare. Poi venne il ricovero in
ospedale e, dopo pochi mesi, la fine nel 2003. Ma Guido, in realtà, come ha voluto spiegarmi un ñipóte che allora aveva nove anni, non mi ha mai lasciato. Non puo che essere qui, tra i suoi disegni, i suoi
libri, i suoi dischi di música e le sue vetrinette piene di soldatini.
Luisa Crepax
25 Luisa Crepax ‘indossa’ uno dei foulard realizzati per la Rinascente (1970).
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Una perfetta descrizione del ‘triangolo’ di Crepax: sullo schermo Louise Brooks, alla base Valentina e la moglie Luisa.
Valentina
e le altre
Se Valentina incamava Palter ego di Guido Crepax e
rispecchiava in toto il suo modo di essere, le altre giovani donne da lui create rappresentavano solo un aspetto della sua personality e, in alcuni casi, esprimevano la sua percezione di
come i costumi e la famiglia si erano evoluti in Italia nell’arco di un trentennio. Dopo la giovane fotografa milanese,
protagonista di gran parte delle sue storie e compagna di quasi tutta la sua carriera, nasce Belinda, la ragazza di una sola
avventura. Sara poi il momenta di Bianca, emblema di liberta,
anzi essenza di liberta: senza veli e senza freni inibitori, vive immersa in un mondo onirico. Anita, invece, e vittima delle nevrosi generate dalla crescente invadenza di tecnologia, media e consumismo nella vita degli italiani. Francesca,
infine, liceale negli anni ’90, e il simbolo di una generazione di adolescenti alle prese con un nuovo modo di intendere la
vita, i rapporti interpersonali, la famiglia, quella allargata, in cui il fumettista non si riconosceva piu.
Ma prima di dar vita alle sue eroine, frammento o sintesi dell’universo femminile, il percorso creativo di Crepax ha
seguito il solco della tradizione sulla scia degli altri autori di fumetti. Anche lui ha cominciato con Phil Rembrandt, un
personaggio maschile creato a sua immagine e somiglianza e non molto diverso da Superman o dall’Uomo Ragno: di giomo critico d'arte e di notte Neutron, uomo con
straordinari poteri usati per fare giustizia. A Valentina, la sua
fidanzata, toccava un ruolo secondario. Ma presto si imporra come protagonista. Sara proprio lei, frutto di un incontro tra il mito dell’attrice Louise Brooks e la reale quotidianita della moglie Luisa, a incamare il carattere di Crepax, i suoi
ideali e il suo stile: ha lo stesso modo di essere e di pensare, le stesse passioni e gli stessi tormenti. E’ sensuale e al tempo stesso mascolina, dolce e aggressiva, sentimentale e razionale.
Proprio per aver affidato a una donna il compito di esprimere il suo alter ego, Crepax ha inventato un personaggio di rottura e, infrangendo le regole cristallizzate della narrativa a fumetti,
ha creato un icona intramontabile. Whereas Valentina embodied Guido Crepax’s alter ego and totally reflected his own way ofbeing, the other young women he created only represented one ofthe many sides ofhis personality, and in some cases even went to express his own perception ofhow Italian family and lifestyle had evolved in a thirty years time. After the young Milanese photographer, who was protagonist in most ofhis stories and a constant presence in nearly his whole career, Crepax created Belinda, who barely lasted one adventure only. Soon after would appear Bianca, a symbol offreedom or, even better, the real essence of it: reckless and in the buff, she lives aloft in a dream world. Anita, instead, is subjected to every possible mania generated by the increasing invasion of technology’, media and consumerism in the Italian lives.
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Disegno “A proposito di Valentina”, 1977.
Finally we meet Francesca, a high-school girl of the 90s and the symbol ofa teen generation facing a new attitude towards life, personal relationships andfamily (in its enlarged version), an attitude the authorjust couldn't identify with. But prior to bringing his heroines to life, Crepax had also stuck to the more beaten ground of comic-strips tradition. Like all other strip-designers, he begun with Phil Rembrandt, a male character he created in his likeness and that wasn’t that differentfrom Superman or Spiderman: an art reviewer at daytime, at night-time he turned to Neutron, a man with supernatural powers he used in the sake ofjustice. His girlfriend Valentina was barely granted a secondary role, but soon she would assess as the real protagonist. A crossing between the legendary actress Louise Brooks and the everyday reality of his wife Luisa, Valentina would have been definitely the one to embody Crepax’s personality, ideas and style: with her own creator, she shared the same way to be and to think, the same passions and the same afflictions. She’s sensual but mannish at the same time, sweet but aggressive, sentimental but rational. Just as a consequence ofletting a woman embody his own alter ego, Crepax made up a non-traditional character, and by breaking all the most entrenched rules ofcomic-fiction, he created an immortal icon. J
“Anita una stória possibile ” ( 1971 ), è il primo episodio della saga dedicata da Crepax alia nevrosi da elettrodomestici, in questo caso un televisore
Brionvega.
Si Valentina incarne l'alter ego de Crepax et reflète sa façon d’être, les autres jeunes femmes qu 'il a créées ne représentent qu ’un aspect particulier de sa personnalité aux multiples facettes. Dans certains cas, elles reflètent sa perception de trente ans d'évolution des traditions et de la famille en Italie. Après la jeune photographe milanaise, personnage principal d’une grande partie de ses histoires et qui l’a accompagnée presque toute sa carrière, est née Belinda, qui ne connut qu 'une seule aventure. Viendra ensuite Bianca, symbole, et même emblème de liberté, sans voiles et sans freins, qui vit dans un monde onirique. Anita, en revanche, est victime des névroses générées par l’invasion croissante de la technologie. Lycéenne des années 90, elle est le symbole d’une génération d’adolescents aux prises avec une nouvelle manière d’appréhender la vie, les rapports avec les autres, la famille, cette famille élargie dans laquelle le dessinateur ne se reconnaissait plus. Mais avant de donner vie à ses héroïnes, fragment ou synthèse de l’univers féminin, le parcours créatifde Crepax a suivi les traces et la ligne des autres auteurs de bande dessinée. Lui aussi, il a commencé avec Phil Rembrandt, un personnage masculin créé à son image, proche de Superman ou Spiderman: critique d’art le jour, et Neutron la nuit, super héros justicier aux pouvoirs extraordinaires. Sa fiancée, Valentina, n 'avait au départ qu 'un rôle secondaire. Mais elle s’imposera bientôt comme un personnage de premier plan. C ’est elle, fruit d’un mélange entre l'actrice mythique Louise Brooks et sa femme Luisa, qui incarnera le caractère de Crepax, ses idéaux et son style. Elle a la même manière d’être et de penser, les mêmes passions, les mêmes tourments. Elle est à la fois sensuelle et masculine, douce et agressive, sentimentale et rationnelle. En faisant d’une femme son alter ego, Crepax a inventé un personnage de rupture, et en brisant les règles de la narration de la bande dessinée, il a créé une icône éternelle.
In “Valentina nel metro ” (1975) la situazione si ribalta: Valentina guarda
Anita che è finita ncllo schermo.
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“Bianca, una storia eccessiva" (1969), nella ‘casa matta’ la protagonista viene sottoposta alie prove piú stravaganti: una partita a dama con uno scimpanzé che bara.
Valentina si confronta con il suo mito irraggiungibile: Louise Brooks.
VALENTINA
METRO'
Belinda su un chopper accerchiato dai
Mangiadischi, una
metafora dell’industria discografica negazione
Giulietta con Belinda, la modella Becky Lee e l’adolescente Francesca, sono le protagoniste di singóle storie pubblicate a púntate su noti
periodici. “GiuZZefta” (1987) è una giovane figlia degli anni ‘80 che impersona la crisi della coppia tradizionale.
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“Baba Yaga ” (1971) é diventato un film grazie al regista Corrado Fariña e Valentina ha dato vita alia scultura di Paolo Cassará.
Moda
Scorrere le raccolte dei fumetti di Guido Crepax e un po’ come sfogliare riviste e cataloghi delle Maison che hanno
segnato la storia della moda. Dietro ogni racconto e ogni
eroina si cela una meticolosa ricerca di abiti, accessori, scarpe e gioielli, specchio delle tendenze del momento. Tendenze a cui si e ispirato e che hanno ispirato generazioni di donne. Prima di prendere in mano la matita, Crepax frugava tra le
pagine di libri di costume e di magazine come Elie e Vogue, nelle vetrine delle boutique milanesi, o piu semplicemente
nell’armadio della moglie Luisa, per scovare il modello giusto per le sue protagoniste. Una sorta di ‘gioco’che negli ultimi
anni, a dimostrazione di quanto fosse artista a tuttotondo, lo potto a disegnare i costumi per 1’opera Lulu di Alban Berg,
diretta da Mario Martone. Al di la degli abiti d'epoca nelle sue interpretazioni di Casanova, Dracula o Dr. Jekyll e Mr. Hyde, e tra le pagine de “Il giro di Vite ” di Henry James che si scorge una raffinata rivisitazione della moda degli anni ‘30:
acconciature e cappelli che esaltano l’eleganza femminile, drappeggi, scolli e trasparenze che sottolineano la sinuosita di corpi quasi eterei e geometrie stampate su stoffe abbinate
sapientemente ai motivi di orecchini e scarpe. Ma a fare da mannequin a Crepax, con uno stile inconfondibile e tutto
suo, e stata soprattutto Valentina. Non a caso fotografa di moda, emancipata e trasgressiva, ma al tempo stesso donna
normale. Al mattino sceglie l’abito adatto per gli appuntamenti della giomata seguendo i dettami della moda:
dai blue jeans e la camicia legata sotto il seno alle magliettine aderenti e alle minigonne. Dagli impermeabili
fiorati, gli ampi cappotti o i trench maschili, ai tailleur e alle scarpe da uomo. Dalle tute mimetiche modello para ai vestiti corti con piastre metalliche stile Paco Rabanne. Con lo scorrere degli anni, Valentina, proprio come una donna qualsiasi, dismette i capi piu eccentrici per indossare quelli
piu classici di Armani, Valentino, Krizia e Yves Saint Laurent. E se il suo caschetto rimarra sempre immutato, il suo abbigliamento mutera insieme al costume italiano, di cui
Crepax e stato fedele testimone per quasi un trentennio.
At a glance, Guido Crepax's comic-strip collections almost look like catalogues from the most prominent maisons in the history offashion. Behind every single story or character there’s a meticulous research ofclothes, accessories, shoes andjewels, a mirror ofall current trends: the same trends that have inspired both Crepax and many generations of women. Even before picking up his pencil, Crepax would skim through lifestyle books and magazines like Elie and Vogue, stare into the windows of Milanese boutiques, or simply peep into his wife Luisa’s wardrobe, in order to catch the suitable model for his female characters. A sort of ‘game ’ that in his last years led him to draw costumesfor Alban
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Berg’s piece Lulu, directed by Mario Martone - -which goes to prove what a complete artist he was. Aside from vintage clothes in his own rendering of Casanova, Dracula or Jekyll and Hyde, a well refined revisiting offashion from the 30s can be found through the pages ofHenry James’s “The Turn of the Screw”: hat and hairstyles exaltingfemale beauty, as well as drapes, necklines and see-through effects underlining almost ethereal silhouettes, and well-defined layouts which were printed on fabrics wisely combined with earrings and shoes. Still, Crepax ’s favourite mannequin has always been Valentina, with her very personal unmistakable style. No wonder she’s a fashion photographer, an emancipated, unconventional and yet ordinary woman. In the morning she chooses the right dress for the day’s appointments by following fashion dictates: either blue jeans and a blouse she ties under her bosom, or close-fitting t-shirts and miniskirts. Flowery macks, wide coats and male-trench coats, as well as pants suits and manly shoes. Para-like combat uniforms, but also short dresses with Paco Rabanne-style metal plaques. Like any other woman, as the years go by Valentina replaces some of her most eccentric clothes with more classic models by Armani, Valentino, Krizia and Yves Saint-Laurent. And while her legendary wedge-cut shall always remain untouched, her dressing-code has changed along with the Italian fashion, of which Crepax has been a close witness for fl almost three decades. «
Da testimone della moda, negli anni ‘70 Valentina diventa ispiratrice di una
collezione.
Parcourir les recueils des bandes dessinées de Guido Crepax revient un peu à feuilleter les magazines ou les catalogues des grandes maisons qui ontfait l’histoire de la mode. Derrière chaque récit et chaque héroïne se cache une méticuleuse recherche de vêtements, accessoires, chaussures et bijoux, autant de miroirs des tendances de l’époque. Des tendances dont il s’est inspiré et qui ont inspiré des générations de femmes. Avant de prendre son crayon en main, Crepax se plongeait dans les livres et les magazines de mode comme Elle et Vogue, flânait devant les vitrines des boutiques milanaises, ou, plus simplement, observait l’armoire de sa femme Luisa, pour trouver le bon modèle de vêtement pour ses personnages. Une sorte de « jeu » qui, dans ses dernières années, l’amena à dessiner les costumes de Lulu d’Alan Berg, mis en scène par Mario Martone, ce qui montre à quel point il était un artiste complet. Au-delà des vêtements d’époque dans ses versions de Casanova, Dracula, ou Dr. Jekyll et Mr. Hyde, c ’est dans les pages de “Le tour d’écrou ’’d’Henry James que l’on trouve une relecture raffinée de la mode des années 30: coiffures et cheveux qui exaltent l’élégance féminine, drapés, décolletés et transparences qui soulignent les courbes des corps presque éthérés, et les motifs imprimés sur les tissus savamment assortis aux formes des boucles d’oreilles et des chaussures. Mais celle qui servait de mannequin à Crepax, avec son style incomparable et personnel, c ’est surtout Valentina. Elle est photographe de mode, libre et transgressive, mais c ’est aussi une femme normale. Le matin, elle choisit les tenues les plus adaptées à ses rendez-vous de l’après-midi en suivant les critères de la mode: depuis les jeans portés avec une chemise nouée sous la poitrine, en passant par les petits tee-shirts moulants et les mini-jupes, jusqu ’aux imperméables fleuris, les larges manteaux, les robes courtes à pièces métalliques style Paco Rabanne. Avec les années, Valentina, comme n ’importe quelle autre femme, abandonne ses vêtements les plus excentriques au profit des plus classiques tels que Armani, Valentino, Krizia et Yves St Laurent. Et son petit carré court reste immuable, sa manière de s’habiller change en même temps que la mode italienne, dont Guido Crepax a été le témoin pendant près de trente ans.
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FUNNY VALENTINE
THE LADy IS A TRAMP
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“Funny Valentine” (1968): una fmestra sulla moda del tempo con uno dei suoi simboli, Veruschka.
VIETATO L’INGR AGLI ESTRANEI
PERlCOLO DI MORTE
.. MA LA VUOI PROPRIO PORTARE IN AMERICA, QUESTA _ VALENTINA f
/COME NO; E' UNA \PACCENDA PIUTTO5TÖ GROSSA... DA'i, SVE GLIAMOLA;
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“La discesa” (1966): la moda si mischia con 1’Op Art.
Non solo bianco e nero
Ncppure per tirare le linee del le vignette si faceva aiutare. Mió padre ha sempre lavorato a casa, facendo tutto da solo: il
soggctto. la sccneggiatura, gli ambienti, i testi. le ‘matite’, gli ‘inchiostri’ e anche i colori. Non ha mai avuto collaboratori o
apprendisti. La sua famiglia, oltre che principale fontc di
ispirazionc, era l’unica ammessa a saltuari c talvolta inconsapevoli contributi: un'idca per risolvere il fínale di una storia, per costruire una scena, per il testo di una battuta, una
fotografía che di venta spunto per un’immagine. Era meticoloso, pignolo, puntúale, e nel lavoro si fidava solo di se stesso. Forse anche per questo non ha lasciato
successori ed é sempre rimasto un solitario artigiano. contrapposto ai piccoli c grandi team che lavoravano intomo
a pcrsonaggi come Tex, Diabolik, Dylan Dog, Corto Maltese. Avcndo avuto la fortuna di potcrlo osservarc per
oltre trent’anni, vorrei sottolineare come, al di lá del successo pcrsonale e del lustro che ha dato a tutto il mondo del fumetto
non soltanto italiano, egli sia sempre stato un innovatore. E dimostrare come, in fondo, non fosse vera quella scarsa dimestichezza coi colori che lui stesso ammctteva. Voleva essere ricordato, come tutti, c non aveva paura di suscitare
le critiche dcgli appassionati di fumetti, l’imbarazzo della
redazione di Linus, la rabbia dclle fcmministe e la scomunica di un noto critico d'artc che l’aveva definito "un banalissimo
disegnatoredifumetti”, consignándolo di lasciar starc le gallerie dove "non avrebbe dovuto entrare”.
Non era presuntuoso, pur avendo l’ambizione che il suo lavoro fosse ammesso nel ‘salotto buono' delle arti. Sempre molto esigente e critico con sé stesso, tanto che
quando scopriva di aver fatto un errore era capace di rifare tavole disegnate anni prima, di pentirsi per aver disegnato una
storia troppo spinta. Anche di fronte all'evidenza di una
diagnosi di sclerosi múltipla, presagio di un inarrestabile
decadimento, non si capacitava di come l'invaliditá gli rendessc difficili proprio le cose che amava. Era testardo, questo si, determinato, c la passione con cui lavorava gli
bruciava dentro, portándolo a disegnare in continuazionc. Dalla mattina (ma non troppo presto) alia sera; tutta la
settimana, domenica compresa; a Milano come nei luoghi di vacanza, dove si portava sempre qualcosa da fare.
E' stato bello, per me, Caterina e Giacomo poter imparare le
tccniche c i trucchi del mcstiere ‘sul campo', anche perché lui non pretendeva di insegnarti. Essendo un completo
autodidatta, non era il tipo da nozioni teoriche: bastava stare a guardarlo, per ore, provare, sperimentare, sbagliare e, infine,
riuscire. Ricordo di aver imparato a fare tratteggi di diversi
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In un' illustrazionc di Novclla (1964), Crepax si ritrae con le cover da lui disegnate.
TEMPO" spessori, aumentando o diminuendo la pressione sul pennino.
Per dare maggiore stabilitá all'impugnatura della cannuccia. mio padre se ne era costruita una su misura, piú larga e adatta alie sue grandi maní. Ricordo come si prepara la tempera nera per i fondi pieni, con poca acqua, per essere piú
coprente c corposa. E poi le chine coIorate, piú valorizzate quando i contomi non sono ncri, ma dello stesso colore con una tonalitá piú scura: un ‘seppia’ per delimitare il marrone,
un ‘prussia’ per campiture blu c azzurre, un ‘bordeaux’ per il rosso. Ricordo quella técnica, ‘stile batik', di certi sfondi
indefiniti: basta stendere un po' d'acqua e poi punteggiare con il penncllo. usando il colore puro che, come per magia, si diffondeva ovunque ci fosse l’acqua, creando ghirigori, aloni.
dissolvenze. Ricordo il cotone, utilizzato per asciugare certi fondi ncri,
creando quegli cffctti marmoreggiati, brumosi, per cui
erano giustamente famosi Dino Battaglia, Sergio Toppi e l'argentino Alberto Breccia. Anche utilizzare la lametta per
graffiare il ñero sul cartone Schoeller ti faceva sentiré grande,
quasi uno scultore dei tuoi disegni. E poi c'cra l'artigianalc costruzione dei soldatini, dei pugili, dei ciclisti: dalla
rcalizzazione dei rctri, usando la lavagna luminosa, aH'incollatura dei piedistalli di balsa tagliati con un taglierino Stanley che andava maneggiato con cura. Le lance dcgli ulani
napoleonici, separate con la pinza da bacchcttc di mctallo
in vendita nei negozi di modcllismo. Le lance dei cavalieri
antichi, invece, le costruivamo con stuzzicadcnti maxi, piatti e sagomati, poi decorati con le tempere c le polverine metalliche da sciogliere in acqua: Loro, il ramc e l'argento.
Tagliare con la forbice i fogli di piombo in piccoli quadretti che davano stabilitá ai soldatini faceva un gran male alie mani, ma che soddisfazione ti dava! II tempo sembrava non
passarc mai in quella stanza avvolta dall'odore inebriante dclla nitro. Giornate intere trascorse a creare giochi che poi avresti condiviso in famiglia e con gli amici. Disegni da
appcndcre alie pareti del le nostre stanze che ancora oggi ci
ricordano chi siamo e da dove veniamo. Un padre che era soprattutto un compagno di giochi c che proprio giocando ci
ha insegnato ad apprezzare ció che é bello e ció che c giusto.
Antonio, Caterina, Giacomo Crepax
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He never ever askedfor help, not even to draw the lines. My father has always been working at home, doing everything on his own: the subject, the screenplay, the settings, the scripts, the ‘pencils ', the 'inks', even the colours. He’s never hired any helper or apprentice. His own family was not only his main source ofinspiration, but also the only one allowed to random and sometimes unaware contributions: a suggestion for an unfinished story, for a new scene to paint or a cue to write, or maybe a snapshot that became the hint for an image. He was meticulous, precise and scrupulous: when it came to working, he would rely on no-one hut himself. That might be another reason why he didn't leave any successor and he’s always remained a solitary craftsman, as opposed to the small and big teams revolving aroundfamous characters such as Tex, Diabolik, Dylan Dog or Corto Maltese. Having been so lucky to observe him for more than thirty years, I wish to emphasise how he's always been an innovator in spite ofhis personal success and the prestige he gave the whole world of comics, not only in Italy. And I’d like to show how, all in all, he didn’t really have that poorfamiliarity with colours he'd always claimed he had. He just wanted to be remembered, like everyone else, and he wasn’t afraid to be criticized by comics-enthusiasts and to cause ‘Linus' editorial staffa good amount ofembarrassment, or to trigger the rage offeminists and the harsh disapproval by a well-known art reviewer who described him as “yet another uninteresting cartoonist ” and even advised him to stay away from art galleries where he “shouldn't even dare settingfoot in ”, Though aimingfor his works to be allowed into the art ‘elite', he wasn 't conceited at all. He was always very critical and demanding in his own regards, to the point that when he realized he’d made a mistake he could even redo from scratch a painting he’d made years before. He could even regret having drawn too smutty a story. Even after he was diagnosed a multiple sclerosis - a prediction ofhis relentless decay - he just couldn 't accept how his disability prevented him from doing the things he loved. Yes, he was stubborn indeed, and determined, at that, and his passion for work burned him from the inside and led him to draw on and on: he started (not too early) in the morning and went on until the evening, the whole week long, even on Sundays. Back home in Milan as well as on holiday, he always brought some work with him. Both for me, Caterina and Giacomo it’s been great how we could learn his tricks and techniques right ‘on the spot ’, especially because he didn’t really expect to teach us anything. Being utterly self-learned, he didn't really go for theory: by simply observing him for hours, you could try, make mistakes and eventually succeed. I remember how I’ve learned to dot lines ofa different thicknessjust by increasing or decreasing the pressure on the nib. In order to give the pen-holder more stability, my father had crafted a custom-made one that was thicker andfitting into his big hands. I still remember how you must prepare black distemper to paintfull backgrounds -just a little water was needed, to make it much thicker and effective. And then the coloured Indian inks, getting more effective when silhouettes
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