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Italian Pages 62 [65] Year 2013
L’autore Simone Cireddu è uno studioso di storia e critica del cinema, in particolare di avanguardie cinematografiche, videoarte e non-fiction. Fotografo e videomaker, sta ultimando il documentario Cose sparse - Storie di scrittori emiliani viventi. Tiene corsi e conferenze sul linguaggio cinematografico e coordina laboratori didattici presso Istituti Medi Superiori.
Editore SEFER Books www.studioletterario.it [email protected] in collaborazione con
www.letturevisioni.it [email protected]
Indice INTRODUZIONE - Comunicare il libro e promuovere la lettura PARTE PRIMA - CHE COSA È IL BOOK-TRAILER - Piccola storia del book-trailer - Dove si vedono i book-trailer - Book-trailer: fra film-trailer, videoclip e video-arte PARTE SECONDA - IL LIBRO ABITATO: BOOK-TRAILER E DIDATTICA - Il book-trailer come laboratorio didattico - Il book-trailer a scuola - Come fare un book-trailer in classe - Quando un book-trailer comunica bene - Diario di un’esperienza Bibliografia Sitografia
Introduzione
COMUNICARE IL LIBRO E PROMUOVERE LA LETTURA Oggi il libro compete non solo contro altri libri, ma soprattutto contro i quiz, i telefonini, le scarpe da ginnastica e ogni altra merce desiderabile. Massimo Coppola e Giacomo Papi1
Dopo aver dominato incontrastato per secoli, oggi il libro è solo una fra le tante opzioni di consumo mediale. Sopravvissuto all’avvento della TV, oggi la sua parabola sembrerebbe portarlo, lentamente ma inesorabilmente, ai margini della fruizione culturale. La comunicazione alfabetica e la lettura tuttavia non si sono arrestate: a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, internet ha proposto nuove modalità di informazione, consultazione, ricerca e intrattenimento, e nonostante la capillare diffusione di video, videogames, animazioni e mondi virtuali, buona parte dell’informazione proposta dal web è ancora e sempre testuale. Tutto il sistema dei media viene dal web non tanto inglobato, quanto riprodotto e ri-mediato. Da un lato la rete ospita al proprio interno i sistemi comunicativi tradizionali e i loro testi; dall’altro introduce forme comunicative che appaiono come nuove. Il destinatario della comunicazione in rete è un “navigatore” che agisce in modo interattivo: la ricerca, la lettura e la visione sono filtrate da competenze cognitive e percettive che rendono possibili i processi della comunicazione e della navigazione in rete. La upload generation, la generazione dei nativi digitali, sembra provare un interesse sempre maggiore per la lettura di blog, e-mail, articoli di news, opinioni sui social network come Facebook e Twitter, notizie e informazioni su siti internet come Wikipedia; è sempre più
interessata a creare e immettere contenuti, condividerli, copiarli, modificarli, frammentarli, montarli, riassemblarli, giudicarli con un mi piace o un non mi piace. Una forma di fruizione e partecipazione attiva, collettiva, aperta, ricca di scambi e molto lontana dalla modalità classica della lettura immersiva e solitaria. Il libro sta cercando di stare al passo dei tempi e delle mutazioni generali, evolvendosi dal punto di vista tecnologico, superando la rigida e ormai non più scontata associazione libro-stampa e sperimentando nuove forme promozionali multimediali che possano avvicinare alla lettura e incentivarla. I media analogici e i media digitali non solo non hanno ucciso il libro, ma possono partecipare attivamente e fattivamente alla sua reinterpretazione, riconfigurazione e ricollocazione del suo ruolo e dell’approccio del lettore a esso. In questi ultimi anni il settore editoriale e certe nuove forme di didattica stanno puntando programmaticamente sulle possibilità offerte dalla rete, sulla diffusione di diverse tipologie di prodotti informatici, su una diversa concezione e fruizione della lettura, su interazioni e scambi tra i diversi media e su strumenti alternativi di promozione e comunicazione che agevolino l’avvicinamento e l’accesso ai libri, rendendoli più “abitabili”. Oggi è soprattutto l’intermedialità, la connessione tra media, piattaforme tecnologiche e linguaggi distinti, a costringerci a ripensare completamente l’oggettolibro, le sue strategie di produzione e distribuzione e le sue forme di consumo. La lettura dei libri e l’utilizzo di internet in Italia Dai dati diffusi nel 2013 dall’Istat2 e dall’Aie3, in Italia nel 2012 circa 26 milioni di persone con più di 6 anni (il 46% della popolazione) dichiarano di aver letto almeno un libro in un anno; il 52,5 % non ha letto alcun libro nel tempo libero per motivi non strettamente scolastici o professionali. In Italia chi legge, legge molto poco. Tra i lettori, il 46% ha letto al massimo tre libri in 12 mesi: sono i così detti “lettori deboli”. I “lettori forti” nello stesso lasso di tempo leggono 12 o più libri e sono il 14,5% del totale. Bambini e ragazzi
tra i 6 e i 17 anni leggono decisamente di più rispetto alla media della popolazione italiana: nel 2012 circa 4 milioni di ragazzi, il 57,9% di loro, ha letto almeno un libro all’anno. Il 42% dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola non legge libri se non quelli scolastici. La fascia di età nella quale si legge in assoluto di più è quella tra gli 11 e i 17 anni, ma il 38,1% di questi ragazzi non ha letto altri libri al di fuori dei testi scolastici. Tra i ragazzi di 6-14 anni legge il 77,4% di chi ha la madre e il padre lettori e solo il 39,7% di coloro che hanno entrambi i genitori non lettori. A partire dai 18 anni, quando il livello di partecipazione scolastica tende a diminuire, la quota di lettori si riduce. Una famiglia italiana su dieci non possiede alcun libro in casa; il 63% ne ha al massimo 100. I non lettori mostrano un livello di fruizione di attività culturali (visita a musei, mostre, monumenti; visione di spettacoli cinematografici e teatrali) sempre decisamente inferiore a chi ha letto almeno un libro nell’arco di un anno. Nel 2011 si è verificata una drastica diminuzione della produzione libraria italiana: i titoli pubblicati si sono ridotti del 9,4% e le tirature del 5,9% rispetto al 2010. Nello stesso anno il 15% delle opere pubblicate a stampa in Italia (9000 titoli) è stato reso accessibile ai lettori anche sotto forma di e-book; un e-book su quattro presenta funzionalità e contenuti aggiuntivi (collegamenti ipertestuali, applicazioni audio-video) rispetto alla versione a stampa della stessa opera. La diffusione dell’e-book, a detta degli editori, è ostacolata dalla scarsa alfabetizzazione informatica, dalla carente dimestichezza nell’uso delle tecnologie e dall’immaterialità del libro digitale. In Italia nel 2012 14.500.000 fruitori del web (corrispondenti al 50,5% degli internauti totali) hanno utilizzato internet per leggere riviste, quotidiani, news online. Le attuali tecnologie e funzionalità dei dispositivi mobili producono effetti positivi sulla lettura: quasi la metà degli utenti di internet che ha navigato in luoghi diversi da casa o dal posto di lavoro utilizzando dispositivi portatili diversi dal pc (telefoni cellulari, smartphone, tablet, lettori mp3, lettori di e-book, consolle
per videogiochi portatile), ha utilizzato questi device per leggere o scaricare quotidiani, news, riviste; è più contenuta la percentuale di chi ha scaricato libri online o e-book. Oltre un terzo delle persone che non ha letto nemmeno un libro in un anno ma ha utilizzato internet negli ultimi 3 mesi, ha comunque frequentato la lettura attraverso le nuove tecnologie digitali. Il 26,8% delle persone con più di 6 anni che dichiarano di non possedere nemmeno un libro in casa, dispone però di un PC; la percentuale è più che doppia (62%) tra quelle famiglie che hanno una biblioteca domestica di almeno 50 titoli. La generazione dei nativi digitali è naturalmente più disponibile nei confronti delle nuove tecnologie. I livelli e le forme di fruizione del web dei giovani sembrano sempre correlati con la loro maggiore o minore propensione alla lettura. Nel 2012 la quota di persone tra i 16 e i 24 anni che dispone di un accesso internet da casa è pari all’87,9%; raggiunge il 92,4% tra coloro che leggono libri e aumenta al crescere del numero di libri letti (il 96,7% tra i lettori forti). Tra i giovani che leggono di più l’abitudine di ricorrere alla rete per acquisire informazioni è maggiormente diffusa: la percentuale di persone tra i 16 e i 24 anni che leggono o scaricano quotidiani, news, riviste, materiale scritto didattico o di intrattenimento, sale dal 45,6% dei lettori deboli al 68,3% dei lettori forti. I giovani che non leggono mai libri nel tempo libero dispongono in misura rilevante di nuove tecnologie per navigare in internet: l’82,5% di essi ha una connessione web in casa e ha l’opportunità di accedere a contenuti culturali; il 29,4% dei non lettori ha letto o scaricato prodotti editoriali digitali dalla rete. Una recente indagine promossa dall’Aie, intitolata Dal consiglio del libraio al consiglio di Facebook, ha evidenziato come dal 2007 al 2010 sia aumentata dell’8% la percentuale di persone che dichiarano di aver acquistato un libro grazie a un’informazione suggerita da internet. L’esperienza della lettura ai tempi del web 2.0
La cultura del libro è messa in crisi dall’uso multimediale del tempo cui sono esposti i giovani nativi digitali: il libro si sta allontanando sempre di più dallo studio e dalla formazione, dal divertimento e dallo svago, dalle questioni esistenziali, dalla creatività e dall’immaginario delle giovani generazioni in formazione, si sta allontanando dalla loro vita. L’esperienza della lettura è un’immersione meditativa che permette di immaginare dei mondi a partire dalla carta stampata: man mano che procede con la lettura, prende forma nella testa del lettore una sorta di “cinema mentale”. Questa immersione completa nella scrittura, questo fantasmagorico pensare per immagini, per certi versi parrebbe conferire un ruolo attivo al lettore. Ma per la cultura digitale il dogma è l’interattività: poter partecipare, intervenire, rispondere, condividere, conversare e lasciar un’opinione o un commento, la traccia di un passaggio. Per i nativi digitali il libro non è abbastanza attraente, è quasi un anacronismo. È tutto quello che i nuovi media non sono: non c’è movimento, non c’è modo di interagire direttamente con personaggi e storia, non c’è possibilità di contatto, condivisione e risposta istantanea. Il tipo di interattività che il libro può proporre non è visibile, è più lenta e più autoriflessiva e presenta modalità immersive non immediate; è interamente demandata al lettore: alla sua capacità di ricostruire e immaginare realtà, personaggi, situazioni, azioni, suoni e immagini a partire dalle parole scritte con inchiostro nero sulla pagina bianca; alle sue riflessioni, considerazioni, argomentazioni e approfondimenti. Nonostante il pensare per immagini e il cinema della mente che avvia, la lettura di un libro rimane un’attività solitaria e riflessiva: il lettore, se vuole, può interagire con parole scritte su una pagina solo leggendole e interpretandole in un arco di tempo più o meno lungo. La lettura su internet è molto differente da quella di un libro: è rapida, informativa, a piccoli morsi. I giovanissimi hanno sempre meno tempo da dedicare alla sfida silenziosa con il libro anche a causa della proliferazione di stimoli forniti da canali di comunicazione, media, dispositivi interattivi e multimediali, da offerte di intrattenimento e da tutte le forme di testo sempre più convergenti su internet.
La velocità informativa della rete e lo stile conciso e sintetico della scrittura sul web hanno esercitato modificazioni e avuto conseguenze imponderabili sulle modalità generali di lettura e sui tempi e la capacità di concentrazione delle persone; inoltre, demandandole alla rete, le nuove generazioni stanno parzialmente perdendo, o perlomeno non più acquisendo, le capacità mentali tipiche della cultura del libro, come la memorizzazione, l’abilità di ricerca e comparazione, il senso critico. Riconfigurare la cultura del libro attraverso i nuovi media L’editoria libraria e certe nuove forme di didattica scolastica intelligente devono affrontare le mutate abitudini della generazione dei nativi digitali. In Italia il ciclo di corrispondenze positive tra crescita dell’alfabetizzazione della popolazione e crescita del pubblico dei libri si è invertito: ad ogni nuovo alfabetizzato non corrisponde più un nuovo lettore. Ancora di più dunque è necessario conquistare nuove categorie di lettori “morbidi”, privilegiando non tanto i contenuti quanto le modalità espressive, e adeguando le forme della narrazione e della promozione. Per non perdere la centralità che ha sempre avuto nelle culture occidentali degli ultimi secoli, oggi il libro ha bisogno di mettersi in gioco, reinventarsi e evolversi. Appare ormai indispensabile comprendere il ruolo dei nuovi media elettronici nella nostra società, come è indispensabile essere consapevoli dell’interazione tra parola e immagine così caratteristica dei mezzi di comunicazioni elettronici, dove spesso le parole diventano immagini. Bisogna reinterpretare e riconfigurare il libro e le modalità di lettura e immaginare nuove forme di interazione con il testo, tradizionalmente associato a parole e immagini su carta, ma potenzialmente legato ad altri supporti e trasmesso per mezzo di linguaggi e codici diversi, cercando di superare la supposta rivalità dei media. La cultura del libro e della lettura ha la possibilità di stare al passo dei tempi e di non venire travolta dal prepotente avvento dei
nuovi media, trovando anzi in essi delle opportunità di rinascita e sviluppo. Il web rappresenta una possibile salvezza per la cultura del libro e un’importante svolta per il marketing editoriale: permette alle case editrici di stabilire dei contatti diretti con il mondo dei lettori (attivando siti informativi e promuovendone dei propri autori) e introduce nuove aree di sperimentazione; il lettore/utente della rete è ormai abituato a fare richieste, porre domande, esprimere commenti e giudizi, entrare nel merito delle scelte editoriali, scrivere recensioni dei libri letti, condividere e proporre contenuti. Andando sempre più verso un modello multisensoriale televisivo, cinematografico e informatico, l’esperienza della ricezione dei testi oggi si può fare via video da uno schermo digitale luminoso invece che da una pagina (e-book), via audio da un lettore mp3 (audiolibro); in entrambi i modi attraverso il book-trailer. Il book-trailer è di fatto uno dei riflessi più significativi del particolare momento che sta vivendo il mercato editoriale che comincia a comprendere l’importanza decisiva della cultura delle immagini e decide di ricalcarne le strategie più efficaci: la lettura in questo modo si fa visione. Facendo propri, mettendo in contatto e sintetizzando i linguaggi della letteratura, del cinema e della pubblicità, il book-trailer può essere un buon strumento per far conoscere e amare i libri e la lettura; l’ideazione e la realizzazione del book-trailer in classe attraverso dei laboratori didattici può portare all’utilizzo consapevole dei diversi media digitali e delle risorse infinite offerte dalla rete, e può sostenere e incentivare le potenzialità della creatività e avvicinare i giovani alla lettura.
Parte prima
CHE COSA È IL BOOK-TRAILER Si tratta di rendere i nostri romanzi più abitabili. Wu Ming 24
Ogni testo si costituisce come mosaico di citazioni, ogni testo è assorbimento e trasformazione di un altro testo. Julia Kristeva5
Suggestivo e accattivante come un film-trailer o un videoclip e potenzialmente dotato della stessa immediatezza comunicativa; simbolico e astratto come certa video-arte; efficace come uno spot pubblicitario. Il book-trailer è un breve video multimediale il cui scopo - attraverso immagini, musica, suoni e parole - è evocare i temi, le emozioni e le atmosfere di un libro, accendendo l’interesse dello spettatore e lasciandogli la curiosità di saperne di più. Funziona un po’ come una quarta di copertina; è un vero e proprio invito alla lettura, un primo approccio a un testo scritto e da leggere: in un tempo molto breve traduce le emozioni delle parole in immagini. Spot pubblicitari, videoclip, film-trailer, book-trailer: quelli promozionali sono piccoli testi audiovisivi ad altissima coerenza e coesione interna che rispettano sempre tre regole fondamentali: brevità, densità, ritmo. La forma testuale dell’audiovisivo promozionale è sincretica e multidimensionale, essendo formata da più materie dell’espressione, da più linguaggi: implica una dimensione visiva (immagini in movimento, immagini fotografiche, fotografie in movimento, tracce
grafiche, scritte) e una dimensione sonora (voci, suoni, rumori, musica). L’uso abile e articolato di tutte le opportunità offerte da tale multimedialità porta alla creazione di un vero e proprio ambiente che ospita il senso della comunicazione. Parlare di multimedialità significa sottolineare il fatto che ognuno dei differenti elementi che si possono rintracciare in un prodotto audiovisivo è uno specifico mezzo di comunicazione di massa, con le sue caratteristiche e il suo potenziale comunicativo. I testi audiovisivi promozionali giocano su una vasta gamma di registri (descrittivo, evocativo, simbolico); fanno confluire richiami colti e modelli popolari; ruotano attorno a una strategia essenziale nella comunicazione, la persuasione. Quello dell’audiovisivo è un tempo calcolatissimo: la dinamicità del ritmo e l’incalzare rapidissimo delle immagini sono quasi sempre compensati dall’essenzialità iconografica delle immagini stesse, che appaiono nette, piane e semplificate; la dimensione visibile del testo è retta da una composizione iconica e scabra, marcata e dunque identificabile e riconoscibile; la messa in scena è definita per sottrazione e rarefazione espressiva. Tali testi sono costituzionalmente brevi: si producono per semplificazione, scegliendo i contenuti essenziali; procedono per sintesi, in modo sincopato, frammentato, fulmineo; suggeriscono ellitticamente, per tracce, accenni, allusioni, rinvii, indizi, richiami. Devono avere la capacità di catturare sguardo e ascolto, di fare presa, di catturare l’attenzione di uno spettatore sempre più circondato e spesso sopraffatto dalla moltiplicazione di stimoli, testi e linguaggi. Devono riuscire a brillare, sia pure per un momento, nel flusso più o meno rumoroso cui sono destinati, per svolgere la loro funzione di rinvio ad altre situazioni, altre storie, altre narrazioni, altri testi, per i quali riuscire a suscitare un po’ di desiderio o curiosità o nostalgia. Il principale meccanismo regolatore di ogni comunicazione promozionale, e non solo di quella audiovisiva, è l’intertestualità. Il rimando ad altro è costitutivo e oggi sempre più insistentemente autoriflessivo. Molta pubblicità contemporanea rimanda a sé stessa, al proprio linguaggio in continua mutazione, spettacolarizza i propri meccanismi di funzionamento.
Sino all’avvento del medium televisivo e di internet, la storia dei film pubblicitari incrocia e segue i mutamenti del cinema, le sue tecnologie, modi di produzione e linguaggio. Oggi il linguaggio audiovisivo è il luogo di un costante mutuo scambio e di una complessa e reciproca interazione tra cinema e pubblicità. Il cinema guarda con interesse alla pubblicità come a un laboratorio permanente in cui si sperimentano nuove forme e pratiche audiovisive. La pubblicità guarda con interesse al cinema per il suo immaginario cinematografico, dal quale mutua generi, storie, star in funzione di testimonial. Il book-trailer Il book-trailer è sia un modo per comunicare l’uscita e il carattere di un libro, sia un’autonoma forma di espressione creativa. Come si può intuire già dal nome, si tratta di un testo audiovisivo promozionale ibrido. Fra differenti e molteplici tipologie, capaci di andare dalla forma dello spot pubblicitario alla video-arte, dal videoclip al film-trailer, dal video ufficiale delle case editrici al video amatoriale del lettore, il book-trailer è difficile non solo da definire ma anche da rintracciare. Nato negli anni Novanta del secolo scorso negli Stati Uniti, in questi ultimi anni si è diffuso in Italia come pratica di marketing: è considerato un supporto artistico alla promozione di un libro ed è realizzato con lo scopo di comunicarne l’esistenza ai potenziali lettori e garantirne la vendita lungo un arco di tempo non circoscritto all’imminente uscita. Ha una distribuzione trasversale che si estende a linguaggi e piattaforme differenti e si adatta a condizioni di fruizione mutevoli: il web, lo schermo televisivo, la sala cinematografica, i canali a circuito chiusi delle librerie, lo schermo di uno smart-phone o di un lettore multimediale. Il book-trailer non è tanto una descrizione riassuntiva per immagini del contenuto del libro, né la comunicazione del suo senso o messaggio: è (o dovrebbe essere) qualcosa di più profondo:
un’evocazione del suo spirito e della sua essenza. È una trasposizione parziale, più o meno fedele, dei suoi “caratteri” su un mezzo diverso dalla pagina scritta, caratteri che in questo modo circolano liberamente ed esternamente al libro a cui si riferiscono, estendendone l’esistenza in una dimensione spazio-temporale diversa. Costituisce una vera e propria pratica discorsiva: attinge da un altro testo elementi narrativi e ritmici e li ricombina, sintetizzandoli in altre forme e linguaggi. Nel caso del book-trailer, il libro funge da argomento e spesso da materiale testuale: la copertina, il titolo, le pagine scritte, brevi frasi, singole parole, la quarta di copertina, nel video possono essere mostrate integralmente, o ingrandite, frammentate, ispezionate, modificate, ritagliate, cancellate. È molto difficile stabilire la sua lunghezza standard: quelli che si possono vedere in rete hanno una durata variabile, oscillante dai trenta secondi ai 5 minuti. Mentre 30 secondi possono essere insufficienti per incuriosire un potenziale lettore, difficilmente un book-trailer di 5 minuti può trattenere uno spettatore; 60-70 secondi dovrebbe essere un tempo sufficiente per dare allo spettatore la possibilità di provare interesse e curiosità per una storia, rimanendo poi con il desiderio di saperne di più e trasformandosi magari in lettore. Per essere uno strumento promozionale efficace, un buon booktrailer deve essere semplice e diretto, breve e coinvolgente. Ha caratteristiche dinamiche molto attuali e vicine a un’utenza giovanile fruitrice e protagonista del web: la sua tecnica di narrazione è agile, veloce, invitante, scattante, sintetica, il suo ritmo è sincopato e cadenzato, il montaggio è frammentato, accattivante ed ellittico; ha la volontà esplicita di mescolare e coniugare letteratura e cinema, libri e film, parole e immagini, lettura e visione; vuole rendere i libri più vicini e accessibili, donandogli una nuova vita, contemporanea e multimediale; ha una diffusione nello spazio illimitato della rete, tra YouTube, Facebook e gli altri social network. La possibilità per i ragazzi di realizzare un book-trailer all’interno di un progetto didattico, può permettere di integrare la lettura del
racconto con la propria visione del mondo, con i propri gusti, con i propri interessi e passioni, con la propria gerarchia di valori, e può aprire agli altri spettatori/lettori uno spiraglio intrigante sul mondo raccontato dal libro, rendendolo più abitabile. PICCOLA STORIA DEL BOOK-TRAILER I libri sono percussioni, la tv è un pianoforte, l’iPad un violino, l’iPhone un sassofono. Combinati tra loro danno origine a una vera e propria sinfonia: l’opera d’arte del futuro. Jeff Gomez6
Fin dai primi anni Novanta del secolo scorso, negli Stati Uniti circolavano forme embrionali di book-trailer, davvero molto lontane dagli attuali e accattivanti racconti per immagini. In California, durante alcune pubbliche letture tenute nelle librerie, gli scrittori leggevano passi delle loro nuove opere, mentre alle loro spalle venivano proiettate delle immagini o delle animazioni per aiutare il pubblico a visualizzare la storia. Alcune registrazioni digitali di queste performance venivano messe online da diversi siti locali. Il primo book-trailer vero e proprio, costato 10.000 dollari, viene realizzato e prodotto nel 1994 da Judith Keenan, poi fondatrice della società Bookshorts, per promuovere Amnesia, romanzo thriller di Douglas Cooper. Il video, della durata di 3’30’’, viene trasmesso dalla televisione americana e a circuito chiuso nelle librerie, ma inizia a ottenere buoni risultati solo quando incontra la rete. Nel 2000 la libreria Barnes & Noble produce BNtv, una sezione del suo sito in cui vengono trasmessi brevi filmati e programmi televisivi dedicati ai libri. Dal 2002 le case editrici iniziano a sperimentare programmaticamente il book-trailer, promuovendo soprattutto romanzi che raccontino storie dall’elevato potenziale cinematografico.
Uno dei pionieri è stato l’inglese Peter Collingridge, cofondatore di Screenbase, un’agenzia di narrazione interattiva. Nel 2002 Collingridge produce il book-trailer interattivo del romanzo d’avventura Life of Pi, dello scrittore Yann Martel: prodotto in contemporanea con l’uscita del libro e realizzato in Flash dal web designer Hoss Gifford, è il primo esperimento di video promozionale destinato al solo pubblico della rete. Link al book-trailer Life of Pi http://www.youtube.com/watch?v=CQhwAvW2nWA Il book-trailer di Life of Pi, sfruttando la voce fuori campo dello stesso Yann Martel, in pochi giorni fa registrare 128 mila visualizzazioni sul web, e il libro vende 10mila copie nel giro di un mese; il book-trailer viene poi premiato con il Man Booker Prize for Fiction. Nel 2012 esce Life of Pi, film in 3D diretto da Ang Lee e tratto dal libro. Nel 2002 la casa editrice americana Jove Books produce il booktrailer di Dark Symphony, romanzo fantasy scritto da Christine Feehan. Link al book-trailer Dark Symphony http://www.youtube.com/watch?v=Hmo4VMcbbXg Sempre nel 2002 lo stesso regista di Dark Symphony, Michael E. Miller, realizza il book-trailer di un romanzo inedito di Sheila Clover English, Circle of Seven. Dalla collaborazione tra Miller e Clover English nasce la società di produzione Circle of Seven Productions, che registra il marchio Book Trailer®. In collaborazione con «Kirkus Review» (la principale rivista di critica letteraria statunitense), nel 2006 gli editor della casa editrice Random House iniziano a individuare giovani aspiranti filmmaker in età liceale: l’obiettivo è quello di elaborare con loro dei video innovativi che possano funzionare come promozione editoriale dei
nuovi titoli della loro collana per ragazzi. «Kirkus Review» e Random House iniziano a investire notevoli risorse finanziarie per produrre i lavori degli studenti (circa 3500 dollari a book-trailer). Dal 2006 negli Stati Uniti si organizza il Kirkus Reviews Book Video Awards, primo contest americano di book-trailer. Nel 2007 i colossi dell’editoria americana (Random House, Bentam Dell Publishing Group, HarperCollins) fanno entrare stabilmente i book-trailer tra gli strumenti di promozione delle loro opere letterarie in catalogo. Nello stesso anno il regista messicano Alfonso Cuaròn presenta alla Mostra del Cinema di Venezia un lungo video per promuovere The Shock Doctrine, saggio scritto da Naomi Klein. Nel 2008 in Inghilterra la collaborazione tra la Random House, la National Film and Television School e la rivista «Bookseller» dà vita ai Book Video Awards. Sempre nel 2008, a New York una casa editrice indipendente, la Melville House, istituisce i Moby Awards, un premio per i migliori e i peggiori book-trailer dell’anno. In Italia I primi esempi di book-trailer in Italia risalgono al 2004, quando il mensile «Ciak», la Regione Piemonte e il Premio Grinzane Cavour indicono il concorso Ciak si legge, che richiedeva la realizzazione di un book-trailer. Il premio della critica viene assegnato al book-trailer della fiaba noir Coraline (Neil Gaiman) realizzato da un gruppo di creativi milanesi, i BonsaiNinja. Link al book-trailer Coraline http://www.youtube.com/watch?v=wgcwsZ8tRE8 Ai vincitori del concorso la casa editrice Marsilio commissiona il book-trailer del romanzo Baciami, Giuda (Will Christopher Baer), presentandolo poi nel 2005 al Courmayeur Film Festival.
Link al book-trailer Baciami Giuda http://www.youtube.com/watch?v=XvrisQDo5QU Alla fine del 2004 a Roma, alla Fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi, viene organizzato l’incontro Un trailer per il libro. Presentazione del formato Booktrailer. Dal 2005 la Marsilio avvia una sperimentazione sistematica di questa nuova forma di comunicazione del libro e di promozione della lettura, e lo fa sfruttando le sue collane di romanzi di genere, principalmente noir e pulp. 2007: gli editori italiani iniziano a fare un utilizzo programmato e metodico del book-trailer. Sulla scia della Marsilio, altre case editrici fanno coincidere l’uscita di alcuni nuovi titoli con la pubblicazione sul loro sito e sul canale YouTube dei video multimediali corrispondenti. Accanto ai BonsaiNinja, emergono altri service di book-trailer come Ketai, Oblique Studio, Digital Chemistry. Nasce il sito BookTrailers.eu e, in occasione della manifestazione Firenze Città dei Lettori, viene presentato il progetto Laboratorio di booktrailer, frutto della collaborazione tra il Comune di Firenze e Rai Educational che, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, presenta i primi book-trailer per il mercato televisivo, visibili su Rai Edu2 all’interno della trasmissione Cult Book. Sulla rete televisiva Sat2000 la trasmissione La Compagnia del libro inizia a dedicare ampio spazio ai book-trailer. 2008: a Catania, all’interno del TrailersFilmFest, la più importante manifestazione europea dedicata ai film-trailer, in collaborazione con la Marsilio e l’Università di Catania, viene organizzato Booktrailer Factory, un concorso per la realizzazione di un book-trailer basato sul romanzo Novalis di Giorgio Fontana. Link al book-trailer Novalis http://www.youtube.com/watch?v=3WwytoV06FY
Anche celebri musicisti entrano nelle colonne sonore dei booktrailer, come per esempio Paolo Fresu e Uri Caine per il romanzo di Aldo Tanchis Una LucePasseggera. Book-trailer Una luce passeggera http://www.youtube.com/watch?v=-jzEFKjidZE Il Liceo Scientifico A. Calini di Brescia organizza il Booktrailer Film Festival, concorso aperto agli studenti delle scuole superiori. Il Meeting degli Indipendenti (MEI) di Faenza, all’interno del Premio Italiano Videoclip Indipendente, assegna un Premio Booktrailer al video che incontri o descriva lo spirito di un libro con maggior creatività. Alcune tra le principali manifestazioni letterarie italiane dedicano una serie di incontri ai book-trailer: Salone Internazionale del Libro di Torino, Parolario di Como, Festival del racconto-Premio Chiara di Varese, Fiera della piccola e media editoria Più libri Più liberi di Roma. 2011: all’interno di Maredilibri, festival letterario di Rimini dedicato “ai ragazzi che leggono”, viene ospitato il concorso Ciak, si legge: grazie alla collaborazione con varie case editrici (Rizzoli, San Paolo, Mondadori), i ragazzi, di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, realizzano dei book-trailer a partire da bozze di libri non ancora usciti nelle librerie. La Mondadori e il Centro Sperimentale di Cinematografia organizzano laboratori di alta specializzazione con l’obiettivo di creare i book-trailer per alcuni titoli dedicati ai teenager; nello stesso anno la Fondazione Mondadori organizza il primo corso di formazione in Booktrailer e Nuovi Media. A Oristano, Letture/Visioni e la Biblioteca Comunale attivano un laboratorio didattico basato sul booktrailer insieme a docenti e studenti di un istituto professionale.
2012: al Salone Internazionale del Libro di Torino viene presentata la prima edizione de L’Antonello, premio ai migliori booktrailer selezionati dal sito IlTrovaLibri.it e dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Il primo premio è stato assegnato al video La meccanica del cuore (Mathias Malzieu); al secondo e terzo posto La profezia dell’armadillo (Zerocalcare) e Alex (Pierre Lemaitre). Link al book-trailer Meccanica del cuore http://www.youtube.com/watch?v=R7-cymVWPl8 Link al book-trailer Profezia armadillo http://www.youtube.com/watch?v=FvCAEagHcco Link al book-trailer Alex http://www.youtube.com/watch?v=u2wkPBSHchQ La Mondadori annuncia un accordo con la Open Road Integrated per la distribuzione digitale dei suoi libri in inglese e per la produzione di book-trailer da diffondere su siti e store online. Il sito del settimanale «Panorama» pubblica la lista dei dieci migliori booktrailer italiani scelti dalla redazione di LibriMondadori.it. La rivista cinematografica «Segnocinema» ospita la rubrica SegnoBookTrailer, a cura di Edoardo Becattini. Il sito TropicoDelLibro.it costituisce un Osservatorio permanente del book-trailer, visibile sul suo canale YouTube. 2013: In collaborazione con Rai Eri, Rai 5 e Radio 3, una sezione specifica del Festival Cortinametraggio è dedicata ai book-trailer; su Rai 5 viene trasmesso il programma Booktrailer-Come raccontare un libro con un video. Al Salone Internazionale del Libro di Torino la seconda edizione de L’Antonello viene vinta dal book-trailer di Quattro etti d’amore, grazie (Chiara Gamberale). Oggi in Italia sono molti i marchi editoriali che contano titoli promossi da book-trailer. Il genere che si presta maggiormente ad
essere rappresentato attraverso il book-trailer è il romanzo; sono soprattutto le piccole case editrici, con grande intraprendenza e inventiva, a produrre book-trailer anche per volumi di saggistica, raccolte poetiche, libri per ragazzi, biografie, fumetti, cataloghi d’arte. Alcuni video promozionali vengono realizzati anche in seguito a iniziativa privata degli stessi scrittori, come ha fatto Paolo Nori con il suo libro Mo mama. Link al book-trailer Mo mama www.youtube.com/watch?v=TgMBvRaq_O4
Attualmente i book-trailer hanno una grande diffusione Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Spagna; questi paesi, oltre alle case editrici, si occupano di creazione produzione di book-trailer anche case di produzione, agenzie comunicazione e imprese di produzione di video e multimedia.
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DOVE SI VEDONO I BOOK-TRAILER Ogni atto del guardare è anche una lettura. Mieke Bal7
La vera rivoluzione del web 2.0 è stata rendere possibile e semplice la diffusione dei contenuti in tutto il web grazie anche alla possibilità di aggregare gli utenti in comunità. In rete si naviga, si partecipa, si commenta, si condivide, si interagisce, si fruiscono testi e se ne producono: questa è l’epoca della convergenza dei media, in cui le differenti tipologie di contenuti circolano attraverso più mezzi e supporti. La rete è il luogo ideale su cui far circolare prodotti audiovisivi innovativi e stimolanti, interattivi, multimediali e crossmediali; è inoltre sempre più diffusa la progettazione di complessi sistemi transmediali, adattabili a più forme di media, in un’ottica di collaborazione aperta e spontanea con il pubblico. Quelli che tradizionalmente erano chiamati produttori o consumatori, ora, interagendo gli uni con gli altri, sono diventati partecipanti: una vera e propria cultura partecipativa, in opposizione alla vecchia concezione di spettatore. Il web è sempre più la nuova frontiera dove si gioca la comunicazione della cultura, e lo è soprattutto alla luce del boom del social networking, una serie di tecnologie disponibili in rete che consentono ai singoli di partecipare a servizi attivati all’interno di comunità virtuali: il meccanismo si basa sulla registrazione e sull’invito di amici, che a loro volta invitano i loro e così via, fino a creare una rete di contatti; ogni utente è portatore di informazioni, cultura, gusti personali. Oggi in Italia la maggior parte del traffico in rete per tablet e smart-phone è composto di testi audiovisivi: ci sono statistiche che prevedono che nel 2016 i video saranno il 70% dell’offerta dati che circolerà nelle reti mobili. Nel 2011 gli audiovisivi siano stati il modello di testualità più utilizzato sugli smart-phone degli italiani8.
Cinema, film, immagini e smart-phone oggi sono sempre più interconnessi e trovano percorsi comuni in varie applicazioni: per esempio Action Movie, app per iPhone, iPad e iPod Touch, permette all’utente di ricostruire nel proprio ambiente le più spettacolari scene di effetti speciali del film blockbuster Mission Impossibile-Protocollo fantasma: strategie di marketing come questa realizzano nuove e più o meno ludiche forme di diffusione dell’immagine audiovisiva. L’interattività, l’affermarsi di nuovi device come lo smart-phone, nuove tecnologie come le app, stanno imprimendo una svolta decisiva alla fruizione dei dati audiovisivi in rete. Oggi Skype rimane l’esempio di una comunicazione personale che si configura come videochiamata, e mentre YouTube sta diventando sempre di più un archivio di forme espressive e sperimentazioni, iniziano a farsi largo social network basati sugli scambi di informazioni tramite audiovisivo: Tout, per esempio, permette di condividere messaggi audiovisivi della durata di 15 secondi. In rete in questi ultimi anni sono emerse varie forme audiovisive promozionali le cui modalità di produzione e ricezione-fruizione, nonché le modalità discorsive, sembrano derivare da una confluenza e ibridazione ipermediale di diversi sistemi comunicativi. Sono sempre più numerosi i data base di book-trailer, spot, film-trailer, videoclip. Dalla lettura della loro piccola storia, si è già potuto evincere come sia proprio internet il canale principale di diffusione dei booktrailer, grazie anche all’assenza di costi di distribuzione; la loro diffusione capillare in questi ultimi anni nel web, dimostra come la rete e i social network possano essere sfruttati per catturare nuovi lettori e invogliare a leggere. La loro forma ibrida, rapida e ludica, sembra fatta apposta per attirare l’interesse dei navigatori della upload generation. Oggi quello dei book-trailer è soprattutto un pubblico che naviga nella rete, che esprime le sue opinioni inviando commenti, condividendo con gli amici frasi, filmati e immagini, aggiungendole tra i preferiti, etichettandole, determinandone la loro eventuale diffusione virale o la loro cancellazione. Inoltre i book-trailer sono
potenzialmente fruibili anche attraverso altre tipologie di canali dotati di uno schermo: smart-phone, televisione, cinema, canali a circuito chiuso (in libreria come in metropolitana, in biblioteca), megaschermi delle stazioni ferroviarie e dei centri commerciali. BOOK-TRAILER: FRA FILM-TRAILER, VIDEOCLIP E VIDEOARTE Il vedere viene prima delle parole. John Berger9
Dagli anni Cinquanta del secolo scorso il trailer è la forma di promozione più importante dell’industria cinematografica per comunicare l’uscita e i contenuti di un film. Parafrasando Gérard Genette, le forme-trailer possono essere definite come delle soglie, zone indecise tra il dentro e il fuori che offrono a tutti la possibilità di entrare o di tornare sui propri passi. Si riferiscono a un altro testo e lo contornano e lo prolungano, per presentarlo, nel senso corrente del termine, ma anche nel suo senso più forte: ovvero per renderlo presente, per assicurare la sua presenza nel mondo, la sua ricezione e il suo consumo. Sono zone di transizione, ma anche di transazione: luoghi privilegiati di una pragmatica e di una strategia, di un’azione sul pubblico, con il compito di far meglio accogliere il testo e di sviluppare una lettura più pertinente10. Nel film-trailer classico si parte dalle immagini e le si fonde con le parole; il book-trailer deve fare esattamente il contrario: dato che ha il testo scritto come riferimento, deve partire dalle parole e fonderle con le immagini. Oggetto culturale misterioso, talvolta considerato di natura subordinata al film che promuove, il film-trailer si dimostra un apparato complesso, spesso vera e propria opera a sé per valori e significati, visibile anche a prescindere dalla pellicola cui è legato indissolubilmente.
Nella società della mass-medializzazione e del digitale, il filmtrailer ha assunto proprietà e modalità di fruizione sempre più diversificate e continua a mantenere il suo ruolo fondamentale nella promozione cinematografica. Nel nuovo scenario mediale garantito dalla rete, la fruizione del trailer rischia talvolta di diventare più appagante della visione dell’intero film: se l’avvento di internet ha avuto un impatto rivoluzionario sugli stili di fruizione, è anche perché ha permesso agli spettatori degli approcci alla visione più liberi, veloci e disinvolti. Grazie ai nuovi dispositivi portatili, inoltre, i luoghi della visione si sono delocalizzati. La forma trailer Il termine trailer, da to trail, significa tanto “trascinare (dietro di sé)”, quanto “seguire (le tracce di)”. Il “trascinare” si riferisce al potenziale spettatore o lettore; il “seguire” si riferisce al testo, oggetto dell’azione promozionale. Il book-trailer, traducibile letteralmente come “trascinatore di libri”, lo fa alimentando la curiosità dello spettatore con immagini, parole, musiche, suoni, suggestioni, evocazioni. Il trailer si è diffuso in rete non tanto come oggetto promozionale del film, ma come forma audiovisiva dominante: il suo format è in linea con il dinamismo percettivo e la concentrazione frammentaria degli utenti della rete. Sempre più l’esperienza della visione è soddisfatta non da un “testo” integrale, ma da un suo frammento, uno spezzone, un estratto: un trailer. E mentre la forma-film soprattutto sul web sembra perdere la sua centralità, grazie alla rete la forma-trailer sta vivendo un momento di splendore. È infatti un mezzo per presentare e far conoscere eventi (mostre d’arte, sfilate di moda, fiere, festival letterari, eventi sportivi, serate in discoteca), descrivendo il tipo di esperienza che ci si può aspettare partecipando a essi. Lo fa utilizzando forme audiovisive particolarmente creative, sospese tra video-arte e videoclip, che stanno invadendo, oltre al mercato dello spettacolo, anche quello dell’intrattenimento.
Come il film-trailer, anche il book-trailer è un testo che promuove un altro testo; è un’anteprima, un prodotto in sostegno di un altro prodotto, ma mentre il primo in genere è realizzato a partire da immagini già girate, il secondo richiede nuove immagini che il libro non sempre possiede: per questo il book-trailer richiede obbligatoriamente di generare, produrre o recuperare nuove immagini, concedendo in tal modo una grande libertà ai suoi creatori. Il film-trailer anticipa in diversi modi parti del testo filmico: spesso ne mostra frammenti di sequenze o inquadrature, altre volte immagini e materiali extrafilmici. Preleva dal film uno o più livelli di senso e i corrispettivi livelli di lettura. Anticipandolo e annunciandolo, tesse una serie di relazioni con il film: attraverso voci over e/o lettering ne comunica il titolo, i nomi del regista, degli attori, del produttore, della casa di distribuzione, eventuali successi di pubblico e box office. La sua strategia mira a promuovere il film senza rivelarlo troppo: lo mostra parzialmente, ne sospende la logica del racconto. Può trattare in maniera ellittica e coerente il contenuto del film, oppure può alterarne il senso, comunicando in modo ambiguo. Tale calcolata “imperfezione” o mancanza di chiarezza concorre a costruire le aspettative e i desideri del potenziale spettatore. Non è definibile come una micro-narrazione; non necessariamente opera un riassunto e spesso manipola il senso filmico di partenza, i contenuti del film. Come il film-trailer non è il riassunto del film, il book-trailer non è il riassunto di un libro. Il book-trailer non è (o non dovrebbe essere) nemmeno il trailer del film che si potrebbe ricavare dal libro: è legato a un testo scritto, non a un testo filmico, e della scrittura può visivamente proporre dei frammenti attraverso il video, e può contemporaneamente presentare una serie di immagini e di suoni evocati dalla lettura. Non avendo l’obbligo di trasmettere dei messaggi o il senso di qualcosa, il book-trailer può anche essere un montaggio di sole immagini o suoni senza alcuna linearità narrativa, rimanendo sempre strettamente legato all’oggetto-libro: il video deve
mostrare con evidenza la copertina, il titolo, il nome dell’autore e la casa editrice, stessa funzione dei credits nel film-trailer. Book-trailer e videoclip Il book-trailer può cercare spunti e riferimenti nel videoclip, un testo audiovisivo promozionale caratterizzato da una breve durata (3-5 minuti) e da una testualità ibrida. Il videoclip visualizza, mette in immagini, illustra in maniera più o meno narrativa, la musica leggera, pop e rock; prende origine dalla comunicazione televisiva e mira alla promozione di singoli canzoni o brani musicali. La sua sintassi è frammentata: il montaggio presenta sbalzi ritmici di visione e dimensione; il ritmo visivo è caratterizzato da ripetizioni; la temporalità è manipolata con accelerazioni e rallentamenti continui. Le inquadrature sono brevissime, sotto la soglia di due, a volte un secondo; si presentano in modo dinamico e instabile. Un elemento che accomuna videoclip e book-trailer è l’utilizzo del montaggio visibile, caratterizzato dalla negazione della continuità e della verosimiglianza. Il ritmo del videoclip è caratterizzato dai processi di associazione e di sincronizzazione tra immagini e suoni: operazioni spesso dettate dalla musica. Il videoclip non cerca solo il sincronismo ma anche la sintonia tra montaggio e sviluppo musicale: il ritmo della musica su cui si monta si deve trovare, prima che nel ritmo del montaggio, nelle inquadrature stesse, nella velocità con cui i personaggi compiono le azioni, nella dinamica dei movimenti di macchina, nella scelta del punto di vista. Il videoclip ha cambiato progressivamente la struttura e le modalità del film-trailer e dello spot pubblicitario. Oggi iI video musicale si spinge fino ai territori di frontiera della comunicazione audiovisiva, offre continui stimoli alla sperimentazione e agisce in piena libertà, senza i vincoli di comprensibilità e verosimiglianza di altre tipologie audiovisive.
Il brano musicale fornisce al filmato una fortissima continuità, ma riduce l’illusione di realtà e la verosimiglianza. Una delle sue caratteristiche più interessanti è l’effetto di straniamento che può produrre, dato dallo scollamento costante tra audio e video: non sempre ciò che vediamo genera il suono che ci aspettiamo. Ciò, paradossalmente, avvicina i videoclip al cinema muto; talvolta vi si possono rintracciare scelte stilistiche di ripresa, grafica e montaggio vicine a certe ricerche d’avanguardia degli anni Venti del secolo scorso di Gance, Dulac, Ruttmann, Epstein, Man Ray, Vertov, Ejzenstejn. Book-trailer e video-arte Il book-trailer può avvicinarsi anche alla video-arte che, con la sua comunicazione simbolica e astratta, sempre più spesso influenza tutte le altre forme audiovisive, cinema compreso. Solitamente la video-arte non ha una linea narrativa chiara e quasi mai mette in scena la realtà: al contrario, evitando di fare uso del montaggio invisibile e trasparente e di ricorrere ai dialoghi, tende ad astrarla. Si sviluppa senza una precisa sceneggiatura e fa un utilizzo differente della parola scritta e parlata, che si relaziona con modalità eterogenee con le immagini, la musica e i suoni; sfrutta la vasta gamma di effetti visivi che l’immagine elettronica permette; enfatizza il potere evocativo derivato dai suoni e dalla musica, dal silenzio e dai rumori, e utilizza frequentemente la scrittura visiva. La video-arte trae ispirazione più dalla composizione poetica che dalla prosa, gioca sulla musicalità, sulle assonanze delle parole invece che sul loro significato funzionale. Tratta le parole al pari delle immagini, combinandole sullo schermo, creando scompiglio tipografico e giochi visivi con lettere e caratteri; usa in maniera creativa le didascalie, animandole, come già avevano fatto Ejzenstejn e Vertov nel periodo del cinema muto. Il book-trailer consente la sperimentazione di nuove forme e modalità di scritture visive su schermo: può utilizzare e modificare in ogni maniera il testo scritto al quale si riferisce, prelevandone frasi o
singole parole, segmentandole, ingrandendole, rendendole illeggibili; può dare corpo, movimento e vita alla scrittura, renderla immagine e privilegiarne i significanti sui significati. Facendo lo sforzo di concentrarci su ogni singolo segno grafico, comprese le spaziature, possiamo cogliere l’aspetto di immagine che è insito, sebbene nascosto, anche nella pagina scritta, che diventa colore nero su fondo bianco, luogo pieno di elementi visivi. La pagina scritta può essere un campo in cui compiere esperimenti, fornendo alle parole e alle singole lettere una libertà che non possiedono quando sono cristallizzate nel loro ruolo di significati: in realtà le parole sono prima di tutto dei significanti, si estendono nello spazio, hanno un loro colore, corpo e forma. Il book-trailer, proprio in quanto mette in contatto e fa convergere libro e film, letteratura e cinema, lettura e visione, può sperimentare l’utilizzo nel video delle parole come immagini, privilegiando la loro dimensione visiva.
Parte seconda
IL LIBRO ABITATO: BOOK-TRAILER E DIDATTICA I ragazzi d’oggi hanno bisogno di un ritmo più veloce, nei racconti: il ritmo del cinema, il ritmo del nostro tempo. Gianni Rodari11
Alla fine del 2002 Robert Kenny, docente di Progettazione e supporti didattici presso il Dipartimento di Media Digitali alla University of Central Florida, inizia a utilizzare i book-trailer per avvicinare gli studenti alla lettura dei libri e alla scrittura, sfruttando la loro familiarità con il mondo digitale e la loro passione per film e videogames, racconti e narrazioni fantastiche. Così, in collaborazione con Glenda Gunter, coordinatrice del programma per le tecnologie didattiche, nel 2003 Kenny sviluppa il Digital Booktalk Project-Digital Media for Reluctant Literates, un curriculum didattico supplementare per l’insegnamento delle nozioni di base della narrativa digitale. È lo stesso Robert Kenny a scrivere che il Digital Booktalk Project è rivolto a due categorie di “lettori riluttanti”: quelli che provano a leggere ma lo trovano noioso e quelli che iniziano a leggere ma interrompono quasi subito perché incontrano troppe difficoltà. Una delle strategie elaborate da Kenny e Gunter per aiutare gli studenti ad acquisire familiarità con la lettura, entrare nel libro e visualizzarne il contenuto e l’essenza, è guidarli nell’ideazione e realizzazione dei book-trailer. Digital Booktalk è anche un sito web che raccoglie vari esempi di book-trailer e tutta una serie di consigli per aiutare un potenziale lettore a scegliere un libro, introdurlo alla lettura e poi realizzarne il video.
In Italia il book-trailer come strumento didattico diffuso ha fatto capolino dal 2007, quando si sono moltiplicati laboratori, workshop, campus, seminari, corsi di formazione dedicati agli studenti delle scuole superiori e delle università, promossi da associazioni culturali, agenzie di comunicazione e biblioteche. Nel 2009 l’OCSE, Organisation for Economic Cooperation and Development, appura che la maggior parte delle scuole dell’Unione Europea non possiede le competenze e gli strumenti adeguati a sviluppare una didattica in linea con i paradigmi della cultura digitale. Due anni dopo, all’interno del programma Comenius, nasce il progetto READ IT, destinato alle scuole superiori italiane, danesi, turche, rumene e britanniche. READ IT prevede la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti e la creazione di laboratori per gli studenti finalizzati a stimolare e promuovere la passione per la lettura attraverso l’ideazione e la realizzazione dei book-trailer. Oltre a essere uno dei paesi europei in cui si legge di meno, l’Italia ha il più alto tasso di analfabetismo iconico d’Europa e di tutto l’Occidente: la stragrande parte degli italiani non possiede gli strumenti minimi di decodifica di quel linguaggio audiovisivo con il quale, attraverso il web, si mette in contatto mediatico con il mondo. Gli studenti digitali avrebbero bisogno di essere istruiti alle pratiche di alfabetizzazione attraverso strategie pedagogiche più creative e diversificate, mediante le quali possano utilizzare consapevolmente i linguaggi vicini alla loro realtà quotidiana di fruizione e espressione, come quelli del cinema, dei videoclip, dei videogames, di internet, della tv. Sviluppare il book-trailer di un libro in aula può essere una di queste strategie pedagogiche. Il book-trailer non ha solo un’anima e a seconda di come lo si guardi mostra molteplici sfaccettature. Lo si può indagare analizzandolo sotto diversi aspetti strettamente interconnessi tra loro (parole/immagini; lettura/visione); possono stabilirsi delle relazioni profonde con la letteratura, il cinema, la pubblicità, la musica, l’informatica. La didattica del book-trailer può essere il pretesto per analizzare concretamente il linguaggio della letteratura e il linguaggio del cinema, le loro differenze e le loro convergenze.
Nell’epoca dei nuovi media, la scrittura con la sua forma narrativa e il cinema con la sua forma rappresentativa si stanno mostrando sempre più vicini e interconnessi: lettura e visione si intrecciano sempre di più, integrandosi, completandosi e rendendosi in vario modo complementari, come dimostrano con una certa evidenza gli stessi book-trailer. Quello riguardante il loro potenziale formativo è l’aspetto dei book-trailer che oggi merita maggiore attenzione. Un laboratorio didattico sulla produzione dei book-trailer educa il gruppo classe alle pratiche di lettura e interpretazione dei diversi testi, e lo fa analizzando i fondamenti della comunicazione visiva e del linguaggio cinematografico, insegnando a guardare e a leggere le immagini. Ognuno vede ciò che sa, scrive Bruno Munari: conoscere le immagini che ci circondano vuol dire allargare le possibilità di contatti con la realtà, vuol dire vedere di più e capire di più12. La didattica del book-trailer può portare gli studenti a raggiungere maggiori consapevolezze sul mondo che li circonda e su sé stessi, e può avere un grande valore sociale: privilegiando il lavoro di gruppo, la condivisione dei saperi, il dialogo e la compartecipazione, avvicina gli studenti all’empatia condivisa. IL BOOK-TRAILER COME LABORATORIO DIDATTICO I lettori non sono scomparsi, basta andarli a cercare. André Schiffrin13
Un progetto didattico sul book-trailer mira non solo a leggere un libro, ma a vederlo, ad abitarlo: entrarci dentro, percorrerlo, capirlo, approfondirlo, visualizzarlo e riscriverlo in maniera personale, senza vincoli, con i mezzi e i linguaggi più vicini ai giovani nativi digitali. Per gli studenti l’esperienza del book-trailer in classe può portare alla scoperta del piacere della lettura: una rilettura del pensiero e delle opinioni personali sviluppate durante la lettura; un modo pratico
per rendere attivo e pieno di vita concreta e pulsante qualcosa che in sé è un’astrazione. L’esperienza della lettura può mutare e diventare più profonda, dinamica, coinvolgente e appagante nel momento in cui gli studenti avessero la possibilità di dare un seguito visuale a ciò che leggono. L’approccio al libro muta nel momento in cui la lettura non viene vissuta passivamente come attività imposta, ma in maniera dinamica e partecipe: i giovani lettori hanno la possibilità di assumere un ruolo attivo, interagiscono con il libro e diventano produttori e creatori di immagini, dispensatori di emozioni, non più solo lettori e spettatori. Il montaggio creativo di suoni, musiche, parole e immagini deve sintetizzare le emozioni del libro, proporre l’atmosfera, il tono e il ritmo delle pagine scritte e conquistare gli spettatori/lettori: presuppone una lettura profonda e un rapporto intimo, esclusivo, intenso e diretto con il testo scritto. Per le generazioni più giovani, che vivono in una cultura sostanzialmente di immagine digitale, sembra essere naturale cimentarsi in una riflessione sul testo scritto per mezzo del linguaggio visivo. L’ideazione e la creazione di un buon book-trailer può costituire una modalità interessante per interpretare e interagire con il testo: permette agli studenti di mettersi in gioco, di osare, di tirare fuori le loro abilità e competenze trasversali, per poter ottenere un prodotto audiovisivo breve che abbia le caratteristiche indispensabili di sinteticità e efficacia comunicativa. Esperienze tra libro e film Gli studenti possono interrogarsi sui rapporti tra letteratura e cinema, apprendere le tecniche di narrazione comuni ai due media e le pratiche di traduzione da un media all’altro: nel book-trailer letteratura e cinema si interconnettono e si intrecciano, talvolta creando un vero e proprio cortocircuito di linguaggi. Gli studenti possono apprendere le differenti possibilità e modalità di fruizione e consumo tra film e libro: mentre un film nasce per essere “usato” in un arco di tempo limitato, un libro richiede molto più tempo, prevede
una lettura protratta e differita, e talvolta un particolare lavoro di interpretazione. Le parole del libro evocano sensazioni anche visive, sviluppandosi lungo un asse temporale medio/lungo; un film evoca catene di pensieri principalmente attraverso immagini, lungo un asse temporale di fruizione breve o medio. Grazie all’immediatezza delle immagini, il film colpisce l’immaginazione del fruitore con maggiore violenza e potenza nel corto e nel medio periodo, suscitando una reazione spontanea e immediata, ma poco duratura; le parole di un testo letterario, a fronte di un impatto iniziale più delicato, lasciano una traccia che lavora in profondità e che viaggia ai margini della coscienza, per poi riaffiorare improvvisamente. Nelle sue Lezioni Americane Italo Calvino ha scritto: «se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una possibile pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente»14. La progettazione e la realizzazione di un book-trailer in classe può permettere a queste immagini interiori, a questo pensare per immagini, di cristallizzarsi e venire fuori, di esprimersi visivamente. Lo studente legge le immagini, le organizza e le mette in scena nella sua testa, per poi scrivere per immagini. E chissà che attraverso la proposta didattica del book-trailer, negli anni a venire, non si realizzi una delle intuizioni di Gianni Rodari, che ha scritto della necessità «di gettare un seme, di sperimentare un “libro del futuro”, il meno letterario, il più compromesso con quotidianità e tv»15, e con cinema, web, nuove tecnologie, funzionalità e supporti multimediali, aggiungiamo noi. Il tentativo perseguito sarà quello di aiutare lo studente ad acquisire fiducia nella propria capacità di intellegere e produrre
significato, di interpretare un testo scritto attraverso molteplici letture, per poi visualizzarlo attraverso la composizione di un testo audiovisivo; rendere lo studente consapevole della propria autonoma capacità di lettura e di ri-elaborazione di un’opera, raggiungendo lo stadio dello spettatore emancipato del quale scrive Jacques Rancière: «chi insegna senza emancipare abbruttisce, e chi emancipa non deve preoccuparsi di ciò che l’emancipato debba o non debba apprendere; apprenderà ciò che vorrà, forse anche nulla, ma saprà però di poter apprendere»16. IL BOOK-TRAILER A SCUOLA L’ideazione e la realizzazione di un book-trailer in classe, dai limitatissimi costi di realizzazione e distribuzione, permette agli studenti di osare, di mettersi alla prova e di conseguire molteplici risultati. Questi sono solo una parte dei motivi per i quali riteniamo oggi importante la sperimentazione della didattica del book-trailer in classe: acquisire un utilizzo più consapevole degli strumenti e delle tecnologie multimediali, dei social network e più in generale del web; fare proprie le modalità di lettura profonda di un testo; interrogarsi sulle convergenze e sulle divergenze tra letteratura e cinema, libro e film, pagina e schermo, lettura e visione, scrittura e immagini; apprendere le modalità per poter leggere le immagini e scrivere per immagini, cioè fare propri quegli strumenti linguistici audiovisivi fondamentali che permettano non solo di realizzare un audiovisivo, ma anche di orientarsi meglio nel quotidiano bombardamento di immagini e stimoli multimediali; stimolare efficacemente la curiosità dei ragazzi attraverso l’analisi delle infinite possibilità combinatorie, comunicative ed emozionali fornite dallo smontaggio e dal riassemblaggio di immagini e testi;
manifestare e rendere evidenti quelle propensioni, interessi, attitudini, passioni e competenze nascoste e talvolta inaspettate; coinvolgere lo studente, attraverso il dialogo e la discussione, nella pratica costante del confronto, della condivisione, della compartecipazione, tenendo il più possibile lontana la competizione; lavorando insieme al gruppo, scoprire l’empatia condivisa: saper ascoltare e non giudicare gli altri, ma accoglierli come portatori di valori, atteggiamenti, parole, pensieri, emozioni diverse dalle proprie. L’apprendimento cooperativo che persegue la didattica del book-trailer, risulta una modalità ideale per promuovere valori come quelli della solidarietà, della cooperazione e della responsabilità, valori che sono alla base del senso di soddisfazione e di identità scolastica. Come abbiamo più volte sostenuto e sottolineato, attraverso la didattica del book-trailer gli studenti possono fare propria la pratica della lettura profonda e della visualizzazione del testo, diventando in grado di svolgere a pieno titolo il ruolo di lettori creativi. Gli studenti possono imparare a “vedere racconti”: scoprono le forme di implicazione del visivo nella narrativa letteraria e apprendono come il più semplice ed essenziale degli enunciati narrativi venga dal lettore trasformato in scena. La lettura stimola una serie di traduzioni simultanee da parola a immagine: quando si legge, si tende a sceneggiare, a visualizzare, a collocare in determinati scenari gli eventi narrati, in base al repertorio di stereotipi che il lettore ha a disposizione e con il quale riempie i sottintesi e le lacune, i silenzi e gli spazi bianchi del testo narrativo. Le competenze intertestuali del lettore sono intermediali, e dunque durante la lettura vengono attivati modelli figurativi interiorizzati attraverso il cinema, il web, la televisione, con effetti di risonanza che agiscono sul lettore, ma che in precedenza avevano agito sullo scrittore. Durante la lettura prendiamo atto della nostra forza immaginativa: le scene che si organizzano nella mente, dileguano all’arrivo di altre scene; la memoria tende a cancellare tutto una volta finito il libro, ma rimangono sempre delle tracce. La letteratura è affascinante e
misteriosa proprio perché ognuno la riscrive nella propria testa, e mentre la riscrive la vede, e vedendola la fa sua: leggere mette in moto la creatività individuale, è un viaggio fantastico in cui ogni lettore diviene sceneggiatore e regista. Le immagini che vengono organizzate mentalmente durante la lettura di un libro sono frutto di un’attenzione che ci lega al testo, attenzione che apre la libertà di creare a nostra volta le forme e le situazioni descritte nel libro. Attraverso la didattica del book-trailer gli studenti hanno la possibilità di comprendere come un libro possa essere letto in tanti modi diversi e generare non uno ma tanti sensi, e come l’attività di lettura produca sempre differenti riformulazioni interpretative. La lettura e la rilettura del testo, la sua analisi e la sua visualizzazione per immagini, consentono ai ragazzi di fare propria la consapevolezza che un buon libro, quello che conquista il lettore, deve costruirsi in maniera coerente e credibile, essere attraente e misterioso, e la lettura deve diventare uno strumento di condivisione, di discussione e di valutazione del proprio posto nel mondo in relazione con gli altri. COME FARE UN BOOK-TRAILER IN CLASSE Di seguito descriviamo il percorso ideato da Letture/Visioni per la realizzazione di un laboratorio didattico basato sul book-trailer. Per prima cosa, il responsabile del progetto e un esperto di linguaggi visivi incontrano i docenti, ai quali viene illustrato il progetto. Si programma un incontro con gli studenti di una o più classi per spiegare loro che cosa sia il book-trailer, mostrandogli esempi di video professionali e di video già realizzati da altri studenti. In un secondo momento si svolge con gli studenti una lezione introduttiva, in classe o in biblioteca, per dare loro semplici basi teoriche per un approccio consapevole alla pratica del video e degli strumenti multimediali. Durante questo incontro propedeutico vengono analizzati quegli elementi chiave che consentiranno ai ragazzi di “leggere le immagini” e di “scrivere attraverso le immagini”: elementi visivi (l’uso dell’immagine, la fotografia, il
montaggio, il fumetto, l’animazione), elementi sonori (la musica, il suono ambientale, la voce fuori campo, la voce narrante), elementi testuali (testo scritto/testo parlato). Si cerca inoltre di approfondire il rapporto pregresso, spesso ludico e inconsapevole, dei ragazzi con il linguaggio audiovisivo (fotografia digitale; utilizzo degli smartphone; rapporto con social network, YouTube e sfera di internet in generale; videoclip; spot pubblicitari; videogames). In costante sinergia con i docenti, mostrando estratti di film, video e altre tipologie di immagini, si cerca di far emergere negli studenti la consapevolezza che il loro modo di affrontare ogni tipo di visione/lettura deve essere da spettatori/lettori attivi e partecipi, dotati di coscienza critica e propositiva. Con la collaborazione dei docenti, la classe viene suddivisa in gruppi di lavoro costituiti da 4-5 studenti, in base ai loro molteplici interessi e attitudini (analisi del testo, immagini, disegno, fumetti, fotografia, musica, informatica); ogni gruppo avrà un suo referente. Il lavoro sul book-trailer è l’occasione per far emergere le abilità e le competenze più o meno nascoste che non sempre la didattica tradizionale mette in luce. In base al programma di studio, o a opportunità/interessi rilevati dal docente,ogni gruppo di studenti sceglie il testo che vuole leggere, analizzare, rielaborare e comunicare visivamente. La scelta è libera: può essere un romanzo, un saggio, una raccolta di poesie, un racconto, una novella, una commedia, una tragedia. Da notare comunque che un testo breve può essere letto e analizzato velocemente, e un romanzo ha maggiori possibilità di attrarre i ragazzi. Analisi del testo Attraverso la lettura e la rilettura del testo, le discussioni, il dialogo, la condivisione e il confronto interno al singolo gruppo, gli studenti cercano di individuare il senso generale e le peculiarità del testo in oggetto. I singoli gruppi devono isolarne le caratteristiche individuando:
Genere: l’individuazione del genere narrativo permette di progettare adeguatamente il book-trailer, adattandolo alle peculiari convenzioni narrative (per esempio, per un romanzo giallo, attraverso il montaggio delle varie componenti audiovisive, si cercherà di creare un’atmosfera thriller). Trama: deve essere compresa ma non descritta, se non per quei tratti necessari a suscitare la curiosità degli spettatori e la loro voglia di saperne di più. Sentimento: non si intende il senso o il messaggio del testo, cioè cosa ci voglia dire il libro, ma quale sentimento ci susciti, quali siano i movimenti emozionali più forti e i picchi e le svolte emotive, e che tipo di risonanza interiore possa far vibrare in chi lo legge. In questa maniera si affronta una lettura più profonda e coinvolgente del testo e soprattutto si dà agli studenti la possibilità di poter esprimere efficacemente, grazie all’audiovisivo, le emozioni vissute durante la lettura. Prendendo consapevolezza delle proprie emozioni ed immagini interiori, dandogli forma con suoni, parole e immagini, evocando il testo attraverso il video, gli studenti potranno toccare le corde più intime proprie e dello spettatore. Parole: la scelta di qualche parola che descriva il libro può aiutare a fare in modo che il book-trailer rifletta il gusto, lo stile e le scelte estetiche di chi lo fa. Ritmo: descrizione del ritmo narrativo. Questa caratteristica risponde alla domanda: quale tipo di musica ci ricorda questo libro? Ciò è fondamentale per definire come sarà il ritmo del montaggio e in definitiva il tono della comunicazione video. Stile/trattamento: dopo aver scomposto il testo nei suoi elementi e nelle sue peculiarità fondamentali, già in questa fase si inizia a progettare un audiovisivo che sia il più possibile accattivante. Le scelte di stile e trattamento saranno quelle tra immagini in bianco e nero o a colori, immagini in movimento o fisse, immagini fotografiche statiche o in movimento, immagini autoprodotte o recuperate, uso di didascalie (super) o di una voce fuoricampo. Queste sono delle scelte che, in questa fase, sono ancora strettamente legate al cinema mentale che ha preso avvio durante la lettura, e rispondono a interrogativi del
tipo: come vediamo le immagini che prendono forma nella nostra testa? Le vediamo a colori o in bianco e nero? Vediamo tutto in maniera dettagliata oppure ci sono zone sfocate o prive di forma? È una realtà concreta, materica, tangibile o siamo in una dimensione surreale e onirica? La scrittura mantiene un suo corpo, una sua fisicità o si trasforma istantaneamente in immagini mentali? Sentiamo una voce calda che in terza persona racconta la storia e presenta i personaggi, oppure sentiamo la nostra voce e il personaggio che si muove da una pagina all’altra, da una frase all’altra, siamo noi? La scaletta e lo story-board A questo punto il gruppo ha tutti gli elementi per progettare un racconto del racconto, ovvero una descrizione delle scene e delle immagini che si dovranno montare. Lo può fare attraverso una scaletta scritta e/o uno story-board. La scaletta indica in sintesi gli snodi narrativo-emozionali, in modo che appaia chiaramente e dettagliatamente l’ossatura dell’audiovisivo; è costituita da una successione di punti: a ciascuno di essi corrisponde un evento, un’azione, un’emozione. Nella scaletta tradizionale sono assenti i dialoghi; nel caso della progettazione di un book-trailer si annoteranno le frasi o le parole estrapolate dal libro e le descrizioni sintetiche delle singole immagini. Attraverso la scrittura della scaletta si può capire se ciò che il book-trailer ha intenzione di comunicare abbia un buon ritmo, una sua omogeneità, coerenza e compattezza, o se ci siano momenti di lentezza o di velocità eccessiva, o di pausa, o di caduta d’interesse, o scene gratuite eventualmente da non inserire. Bisogna essere in grado di scrivere con chiarezza ogni movimento, ogni passaggio di ciò che sarà il book-trailer, in modo tale da raggiungere il massimo di efficacia e potenza comunicativa. Se la scaletta è una sintetica linea guida, lo story-board è una dettagliata sceneggiatura visiva costituita da disegni o immagini fotografiche e brevi note che illustrano ognuna delle inquadrature/immagini che andranno a comporre l’audiovisivo.
È la storia illustrata passo per passo: rappresenta figurativamente e visivamente ciò che la scaletta descrive con le parole. Attraverso di esso gli studenti imparano a visualizzare su carta, a pre-vedere il loro montaggio audiovisivo. Ci si può creare anche uno story-board personale: è fondamentale la presenza dei riquadri (per i disegni delle singole immagini-inquadrature) e degli spazi per le notazioni audio-video (testi scritti o detti, descrizioni delle scene).
Fig. 1: Bozza di storyboard realizzata da studenti di Oristano
Fig. 2: Bozza di storyboard realizzata da studenti di Lodi
Attraverso il lavoro sulla scaletta e sullo story-board gli studenti individuano quali idee progettuali abbiano una effettiva possibilità realizzativa. Si interrogano sulle proprie intenzioni comunicative e su come trasferire un’idea in un’immagine, ponendosi il problema fondamentale di cosa comunicare e di come farlo efficacemente. Produzione del book-trailer Per realizzare il book-trailer possono essere utilizzate varie tipologie di immagini: immagini in movimento, immagini fisse, animazioni, fumetti. Le immagini in movimento possono essere riprese attraverso videocamere digitali e telefonini, oppure possono essere recuperate da internet attraverso i vari archivi e siti di immagini prive di diritti. Nel web si può trovare molto materiale che può essere usato liberamente. Per un uso interno alla scuola può essere utilizzata ogni tipologia di immagine che, se protetta da diritti, non potrà però essere mostrata in occasioni pubbliche o pubblicata su internet; lo stesso discorso vale per le musiche. La scelta di recuperare le immagini da internet, sceglierle, rimontarle, assemblarle, combinarle, dando loro un nuovo significato, può ricordare l’atteggiamento dadasurrealista nei confronti degli object-trouvé e dei ready-made. Nel book-trailer possono essere utilizzate le immagini (in movimento o fisse) del libro: copertina, costola, illustrazioni interne, pagine, singole frasi, singole parole, quarta di copertina. L’immagine dell’oggetto-libro, completa di titolo, nome dell’autore e casa editrice, deve chiudere immancabilmente il book-trailer. Qualora si scegliesse di dare forma video non all’intero testo ma solo a una sua parte (un racconto, un capitolo, una scelta di poesie, una novella), alla fine del book-trailer ci sarà sempre l’immagine della copertina del libro dal quale è stato effettuato il “prelievo”. Le immagini fisse possono essere statiche o in movimento; possono essere autoprodotte con una qualunque fotocamera digitale o telefonino, oppure possono essere recuperate da internet;
possono essere scansionate vecchie fotografie di famiglia, cartoline, immagini ritagliate da giornali e riviste. L’utilizzo di immagini fisse nel video non è una forzatura: il rapporto tra il cinema e l’immagine statica è indissolubile, moving pictures letteralmente significa quadro in movimento. L’immagine filmica non è altro che fotografia animata: un certo numero di fotogrammi che si succedono davanti agli occhi dello spettatore nell’arco di un secondo, restituendo l’impressione del movimento. Gli altri elementi che concorrono alla costituzione del book-trailer sono: I testi e i titoli: le frasi e le parole estratte dal libro; un breve elenco di parole (emozioni, oggetti, luoghi, caratteri) scaturite dalla lettura; i commenti del lettore creativo; le critiche riportate dalla stampa, sul modello dei film-trailer. Si possono utilizzare i testi scritti (didascalie omogenee con lettering di semplice lettura) o la voce fuoricampo. Le immagini possono illustrare i testi scritti, quasi come pagine di un libro vivo, in movimento. Effetti di transizione: dissolvenza (in apertura, in chiusura, incrociata), iris, tendina; le transizioni hanno sempre un contenuto concettuale, grafico e stilistico. Sarebbe meglio non abusarne. Effetti di compositing digitale: consentono di impaginare le immagini in movimento attraverso dei procedimenti di composizione multi-layers. Lo schermo diventa come una pagina bianca da comporre con due o più immagini in movimento, testi fissi e in movimento, disegni statici e animazioni, fotografie, elementi grafici. Nei videoclip, nei video istituzionali, nella pubblicità e nel cinema della modernità, l’immagine in movimento è sempre di più un’immagine impaginata, in cui i diversi elementi coinvolti nella composizione assumono un immediato contenuto grafico e i testi si dispongono secondo un ritmo e una forma corrispondenti allo sviluppo dell’intero filmato. Suoni (musiche, parola/voce fuoricampo, rumori ambientali): è la stessa natura ritmica del linguaggio filmico ad aver condotto il
cinema a stabilire con la musica un rapporto strettissimo. Oltre a utilizzare musiche autoprodotte, gli studenti possono recuperare da internet effetti sonori e musiche libere da diritti. Nel caso del book-trailer sono da evitare i dialoghi e gli eccessi di parole; bisogna puntare al limite sulla voce fuoricampo (voce off): ha una funzione narrativa, evocativa, emozionale; gli studenti possono facilmente realizzare uno speakeraggio attraverso pc e telefonini. Immagini e suoni non rimangono mai componenti tra loro separate ma instaurano un rapporto stretto di interrelazione, dando vita al montaggio audio-visivo. Seguendo i consigli del progettista, ogni gruppo di studenti, anche in base alle capacità e all’utilizzo pregresso, sceglierà il software di montaggio audiovisivo che gli è più congeniale. Grazie alla loro creatività, attraverso il montaggio audiovisivo gli studenti potranno mettere insieme e avvicinare elementi disparati e lontani, formando inedite combinazioni e associazioni, dandogli un nuovo ordine e nuovi significati, originando nuove comunicazioni e emozioni, secondo il loro gusto, le loro passioni, le loro scelte estetiche e stilistiche, e le loro esperienze di vita. È vero che chiunque possegga un minimo di alfabetizzazione informatica può comunicare con le immagini. Ma l’alfabetizzazione informatica spesso non è sufficiente: per trasformare una successione di “immagini in movimento” in “comunicazione audiovisiva” bisogna operare avendo una piena consapevolezza del linguaggio cinematografico. Il montaggio è il principale strumento per raccontare con le immagini: fino a poco tempo fa è stato accessibile ai soli professionisti, ma oggi è alla portata di tutti attraverso software di semplice uso. Saper montare un audiovisivo sta diventando una competenza fondamentale per molti giornalisti, webmaster, grafici, fotografi, addetti alle vendite, educatori, ricercatori, docenti e studenti. Il montaggio è l’operazione reale di taglio e cucito, di scomposizione e assemblaggio, che costruisce il significato di una comunicazione audiovisiva e dà all’insieme delle immagini e dei
suoni una forma specifica e un ritmo, creando un tempo e uno spazio della comunicazione. In tutti i prodotti audiovisivi il montaggio produce senso: senso inteso come direzione, percorso, sviluppo e quindi racconto, descrizione di un’azione e del suo progredire; ma anche senso inteso come significato e concetto. Nel momento in cui crea un senso, lo fa proprio in quanto è capace di dare forma audiovisiva agli elementi della comunicazione stessa: immagini, parole, suoni, gesti, durate, movimenti, effetti, composizione e impaginazione delle inquadrature. Nella costruzione del film, come in quella del romanzo o del racconto, il montaggio è il momento insostituibile che dà alla storia narrata la sua peculiare qualità. Attraverso il montaggio il regista organizza e sistematizza il materiale girato, interpretandolo, tagliandolo, stravolgendolo e dandogli un nuovo senso spaziotemporale; anche lo scrittore, come il regista, si serve dei meccanismi di montaggio per dare corpo alla sua storia, visto che dall’ideazione di una storia alla sua trasformazione in narrazione compiuta sono necessari innumerevoli passaggi e procedure. Gli studenti realizzeranno i book-trailer a seconda dei propri punti di vista e interpretazioni sviluppate durante la lettura e il “cinema della mente” che questa ha avviato. I diversi gruppi dovranno confrontarsi tra loro, in un continuo scambio di consigli, competenze e abilità diverse. La condivisione e la distribuzione del book-trailer Una volta che i gruppi ultimano i book-trailer, li condividono tra loro: i confronti e i dialoghi in classe rifletteranno soprattutto su come ogni gruppo abbia interpretato in maniera soggettiva il testo in oggetto. I componenti dei singoli gruppi avranno la possibilità di spiegare il processo di creazione e le scelte produttive del proprio book-trailer. Emergeranno le differenti modalità di lettura e analisi dei libri, le diverse sensibilità e punti di vista, incentivando l’attitudine a un pensiero critico basato sul confronto e sullo scambio di opinioni. Ci si potrà chiedere in quale modo il book-trailer descriva
visivamente il libro, ci si interrogherà sui differenti trattamenti realizzati. Riflettendo sulle varie interpretazioni offerte da ciascun book-trailer, alla classe il libro si mostrerà in tutta la sua libertà di approccio e godimento. Una volta realizzato e discusso, analizzato e commentato in classe, il book-trailer può essere pubblicato online sulle principali piattaforme di video publishing. Bisogna operare una attenta scelta tra i termini con i quali assegnare un tag al video, in modo tale che sia rintracciabile dai vari motori di ricerca. Per capire quali parole digitino gli utenti per rintracciare in rete un determinato genere di video, si possono utilizzare strumenti di ricerca delle parole chiave, come Google Keyboards Search, YouTube Keyword Tool e la funzione Insight for Audience del canale YouTube. QUANDO UN BOOK-TRAILER COMUNICA BENE Un book-trailer funziona quando comunica bene. Tre degli elementi fondamentali per realizzare un buon book-trailer sono la creatività, l’immaginazione e la semplicità. La creatività, a dirla con Bruno Munari, è un uso finalizzato della fantasia: la fantasia è una facoltà dello spirito capace di inventare immagini mentali diverse dalla realtà, immagini che possono anche essere irrealizzabili; la creatività è una capacità produttiva nella quale fantasia e ragione sono collegate, per cui il risultato che si ottiene è realizzabile praticamente; l’immaginazione è il mezzo per visualizzare, per rendere visibile ciò che la fantasia e la creatività pensano17. Per Gianni Rodari è creativa una mente sempre al lavoro, sempre a fare domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quale gli altri fiutano solo pericoli; è creativa una mente che è capace di giudizi autonomi e indipendenti, che rifiuta il codificato, rimanipola liberamente oggetti, concetti e immagini: tutte queste caratteristiche si manifestano nel processo creativo, processo che per Rodari deve sempre avere un carattere giocoso18. Abbiamo visto come il book-trailer oggi possa diventare un’intrigante forma di didattica, oltre che una forma di
comunicazione: quando comunica bene, riesce in poche decine di secondi a incantare, affascinare e far sognare, e può riuscire ad avvicinare alla lettura e ai libri anche la talvolta imperscrutabile upload generation. La didattica del book-trailer vuole portare gli studenti a far emergere la forza della loro immaginazione e della loro creatività cognitiva ed emotiva, coniugandola con la semplicità. Non serviranno complicate tecnologie o intricati effetti di manipolazione digitale, ma si privilegeranno progetti video realizzabili con pochi mezzi, idee brillanti, efficaci, dirette, non competitive (non è un concorso per il miglior book-trailer e non ci sarà una valutazione finale). Il passaggio dalla lettura del libro alla sua trasposizione visiva, porta gli studenti a venire in contatto con questioni molto complesse e sfuggenti, come la differenza dei linguaggi e delle forme d’espressione, e le loro convergenze reciproche e divergenze: il book-trailer didattico funziona bene quando gli studenti, metabolizzate queste problematiche, riescono nel contempo a far emergere efficacemente il loro “giocare con le immagini”, un gioco ludico ma serissimo. Un book-trailer riesce a comunicare bene quando non è troppo lungo: dovrebbe durare al massimo un minuto, o poco più; in rete si trovano video della durata anche di tre, quattro minuti, che richiedono allo spettatore uno sforzo notevole, a volte eccessivo, in termini di attenzione e concentrazione. In circa 60-70 secondi, un buon book-trailer deve riuscire a creare le giuste suggestioni audiovisive che aprano degli squarci sul testo attraverso l’evocazione di luoghi, ambienti, temi, emozioni. In quelle poche decine di secondi il lettore/spettatore deve riuscire a inquadrare genere, ritmo e atmosfera del libro. Un book-trailer comunica bene quando non scimmiotta il cinema, quando non vuole tentare di mettere in scena il film tratto dal libro e riassumerne i principali avvenimenti e le svolte della trama. Non è importante che ne rispecchi il plot: non deve mettere in scena e
intrecciare storie, narrazioni e dialoghi; non deve mettere in sequenza, azioni, personaggi e parole parlate. Deve raccontare l’anima del libro, non il senso o, peggio, il messaggio. Deve evitare il teatro filmato e, per quanto possibile, non utilizzare attori, in modo tale da lasciare che i personaggi rimangano proprietà dei lettori. Perciò non è necessario presentare e descrivere i personaggi, ma è sufficiente suggerirne dei minimi tratti. Nel book-trailer che comunica bene conta la creatività, il ritmo e l’efficacia dell’idea, ciò che riesce a trasmettere. Per funzionare, deve raccontare per immagini, parole e suoni in maniera semplice, lineare, coerente; deve evitare dissolvenze gratuite, leziosismi e inutili tecnicismi; deve rispettare le normali consuetudini estetiche e armoniche nell’utilizzo del lettering delle didascalie (super) e dei titoli. Per raccontare suggestioni, pensieri ed emozioni, comunicare sensazioni sfuggenti, e narrare evocando, il book-trailer deve percorrere strade periferiche e non troppo battute. Soprattutto, attraverso il linguaggio del video deve provare ad aprire uno spiraglio su quel libro/mondo che gli altri spettatori/lettori ancora non conoscono, fornendone una mappa cognitiva ispirata e suggestiva, anche se sfocata, vaga e distante. Per creare un buon book-trailer bisogna analizzare in profondità, con passione, le parole del libro: la scrittura deve rapire tutta l’attenzione del lettore creativo. Dopo aver spremuto le parole del libro, bisogna mescolarle con ciò che il lettore produce inconsciamente durante l’attività della lettura: le immagini. Lo studente può estrapolare i passaggi più intensi e le svolte emozionali, può suggerire ed evocare un’atmosfera e una sensazione, estrarre frammenti particolari e significativi e unirli assieme, in modo da presentare e rendere presente in maniera assolutamente soggettiva e personale il testo. È di importanza fondamentale che il book-trailer mantenga sempre con il testo di partenza un rapporto esclusivo, intimo e significativo: dalla visione del book-trailer deve emergere vivo e vivido il testo, il suo contenuto emotivo, le emozioni che la lettura ha
originato, e la scrittura, con i suoi silenzi alternati ai rumori e alle musiche, e le zone bianche della pagina. Una grande possibilità di aderenza al testo è data dall’utilizzo della scrittura visiva sullo schermo: estratti, brevi frasi, singole parole possono essere montate non solo tra le immagini ma anche dentro le immagini. In questo modo la scrittura acquista una sua dimensione materiale e materica, prende il sopravvento, e lo schermo si fa visibile e leggibile, e la visione diventa lettura, per poi magari tornare ad essere visione quando sul significato delle parole prevale il significante grafico del loro lettering. Un book-trailer didattico riesce a comunicare bene quando lo studente mette interamente in gioco il proprio patrimonio emotivo e soggettivo; attraverso la lettura profonda lo studente può abitare il libro e se ne può appropriare. Successivamente, confrontandosi direttamente con la dimensione personale del proprio immaginario, attraverso una prima fase di scrittura (scaletta/story-board) e poi una seconda fase di produzione e combinazione di immagini, parole e suoni, lo studente dà forma alla propria visualizzazione interiore, attribuendo alle descrizioni dei luoghi, ai personaggi, alle voci, alle emozioni generate dalla scrittura/lettura altrettanti elementi del proprio vissuto e del proprio immaginario privato. DIARIO DI UN’ESPERIENZA Durante l’anno scolastico 2011-2012 presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale “Othoca” di Oristano si è svolto il Progetto Didattico book-trailer. Il progetto, curato da Letture/Visioni in stretta collaborazione con la Biblioteca Comunale di Oristano, ha coinvolto i docenti e gli studenti di una quarta e di una quinta. Un primo incontro in biblioteca tra i progettisti e i docenti è servito a spiegare le procedure, le metodologie e le finalità del laboratorio didattico. Dopo aver diviso alcuni studenti della quarta in sei gruppi e quelli della quinta in tre gruppi, i ragazzi, guidati dai docenti e dai progettisti, hanno scelto i seguenti romanzi: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (Mark Haddon) e Bellas Mariposas (Sergio
Atzeni) nella quarta; Chiedo scusa (Francesco Abate) e Il naso (Nikolaj Gogol) nella quinta. Durante il primo incontro a scuola, i progettisti del laboratorio hanno spiegato ai ragazzi che cosa fosse il book-trailer, mostrandogli alcuni video editoriali presenti nel web; in un secondo tempo i ragazzi hanno seguito una lezione sulla poetica del montaggio audiovisivo. Effettuata la lettura profonda dei testi, con la costante supervisione dei docenti e dei progettisti del laboratorio, i ragazzi hanno iniziato a lavorare all’analisi del testo, individuandone gli elementi fondamentali (genere, trama, sentimento, ritmo, parole, stile/trattamento). Dopo una verifica in biblioteca, quattro lezioni-laboratorio in aula e un costante monitoraggio via e-mail della varie fasi di progettazione e realizzazione dei lavori video, i gruppi sono riusciti a produrre 9 book-trailer di buon livello. I ragazzi hanno dimostrato di provare interesse per le relazioni di interscambio tra i differenti linguaggi di cinema e letteratura e per il passaggio dalla lettura del libro alla sua visualizzazione per immagini. Inizialmente ci sono state non poche difficoltà. Dopo aver effettuato senza problemi l’analisi del testo e aver scritto/disegnato le scalette/storyboard, i ragazzi sono sembrati impauriti, diffidenti e sfiduciati: non si ritenevano in grado di ideare e produrre un audiovisivo. Erano spaventati soprattutto dalla difficoltà di recuperare o produrre immagini, mentre l’utilizzo di software per il montaggio non sembrava preoccuparli, visto che già in passato molti di loro avevano montato musiche, immagini fisse e in movimento; alcuni di loro frequentemente pubblicavano su internet dei piccoli video autoprodotti. Dopo un costante incoraggiamento (soprattutto per mezzo di email), i ragazzi hanno preso fiducia nei propri mezzi, manifestando quelle competenze e quegli interessi che, per riserbo o timidezza, tenevano nascosti. Così nella quarta un gruppo ha coinvolto alcuni amici nella realizzazione della colonna sonora per il book-trailer di Bellas Mariposas; nella quinta, uno studente ha realizzato i disegni per il book-trailer de Il naso; un altro gruppo ha realizzato le musiche per il book-trailer di Chiedo scusa.
In aula, durante le varie proiezioni di verifica dei diversi booktrailer, gli studenti hanno dimostrato di apprezzare i lavori dei compagni, chiedendo chiarimenti e suggerendo modifiche e correzioni: la compartecipazione e la condivisione sono stati due dei grandi traguardi del progetto. Nei loro book-trailer, per mezzo di didascalie, i ragazzi hanno inserito brevi estratti dei testi, frasi o anche solo poche parole. Hanno utilizzato sopratutto immagini fisse, spesso in movimento, in gran parte recuperate da internet; nessuno di loro ha messo in scena il testo, evitando in questa maniera di cadere nelle trappole del teatro filmato. Hanno prestato grande attenzione alle musiche, sempre molto evocative; tutti i gruppi hanno correttamente chiuso i book-trailer con l’immagine della copertina del libro, il titolo, il nome dell’autore, la casa editrice. I book-trailer realizzati riescono a trasmettere delle forti emozioni, quelle emozioni che loro hanno avvertito nella fase della lettura profonda. Per i docenti e per i progettisti, la risposta e l’impegno degli studenti sono stati altamente gratificanti e stimolanti; i ragazzi sono sembrati positivamente orgogliosi e sorpresi di essere riusciti a realizzare concretamente un loro progetto audiovisivo partendo dalla lettura e dall’approfondimento di un testo. link ai booktrailer realizzati dagli studenti oristanesi: http://www.letturevisioni.it/? page_id=prodotti&idcontenuto=313&idparent=100019&iddetail=123& LID=0 In seguito ci sono stati positivi riscontri: una studentessa della quinta ha presentato all’esame di maturità il suo book-trailer tratto da Chiedo scusa; un ragazzo della quarta, durante l’anno scolastico successivo, ha presentato all’esame di maturità il video-trailer di una tesina intitolata Rappresentare nel cinema e in letteratura. Nel questionario di fine laboratorio, alla domanda Qual è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato nel realizzare il book-trailer?, uno dei ragazzi della quinta ha risposto: «dopo le varie letture del libro, abbiamo selezionato le frasi che meglio rappresentavano gli
stati d’animo del protagonista e i cambiamenti apportati alla sua vita dal destino, frasi che a mio parere erano piene di significato e che a me personalmente hanno colpito durante la lettura. La difficoltà maggiore è stata senza dubbio mettere insieme i vari elementi (immagini, musiche, parole) attraverso il montaggio, mantenendo intatto il messaggio e cercando di riprodurre ciò che abbiamo provato durante la lettura. Avevamo le idee chiare su come dovesse essere il risultato finale e abbiamo fatto vari tentativi, sino a che l’esito video non è stato più che soddisfacente». Un altro studente alla domanda Che immagini e che musica avete utilizzato?, ha risposto: «le immagini sono state recuperate da Google con una ricerca specifica. Abbiamo cercato immagini fotografiche di un mare in tempesta e di una piscina; dovevano essere necessariamente dotate di una certa qualità e dimensione. Le immagini che poi abbiamo scelto rendevano molto bene alcuni momenti del libro, meglio di qualunque altro video o immagini autoprodotte. La musica che abbiamo utilizzato è stata composta da me e registrata con mezzi di fortuna, un portatile, Audacity e un normalissimo piano elettrico. Quando mi sono deciso a pensare a una possibile soundtrack, ho pensato dovesse essere un po’ malinconica, quindi ho immaginato un’armonia semplice, ma efficace». Alla domanda È stato interessante progettare e realizzare un book-trailer in classe?, uno studente ha risposto: «senza ombra di dubbio interessante. È stata una cosa molto utile e divertente. È stato sicuramente qualcosa di nuovo e utile come esperienza nel caso in cui ci venga riproposta in futuro un’attività simile, che sebbene non sia proprio nel nostro ramo è comunque una possibilità in più di lavoro, se ovviamente ulteriormente approfondito».
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[1] Massimo Coppola e Giacomo Papi; frase riportata dal sito della casa editrice ISBN; http://www.isbn.it. [2] Statistiche Istat del 16 maggio 2013; dal sito http://www.istat.it. [3] Statistiche Aie del 2013; dal sito http://www.aie.it. [4] Wu Ming 2; frase riportata dal sito http://www.wumingfoundation.it. [5] Julia Kristeva, Semeiotikè. Ricerche per una semanalisi, Feltrinelli, Milano,1969; frase riportata in Nicola Dusi e Lucio Spaziante (a cura di), Remix-Remake, pratiche di riproducibilità, Meltemi, Roma, 2006, p. 31. [6] Jeff Gomez; frase riportata dal sito http://www.comuniclab.it. [7] Mieke Bal, Leggere l’arte?; in Teorie dell’immagine, a cura di Andrea Pinotti e Antonio Somaini, Raffaello Cortina Editore, Roma, 2009, p. 223. [8] Tendenze attestate da Cisco Italia nel Visual Networking Index 2012; dal sito http://www.cisco.it. [9] John Berger, Questione di sguardi, Il Saggiatore, Milano, 2009, p. 9. [10] Gérard Genette, Soglie-I dintorni del testo, Einaudi, Torino, 1989, pp. 3-4. [11] Gianni Rodari, 1953; frase riportata in Marcello Argilli, Gianni Rodari-Una biografia, Einaudi, Torino,1990, p. 154. [12] Bruno Munari, Design e comunicazione visiva, Laterza, Roma-Bari, 1993, p. 16. [13] André Schiffrin, Editoria senza editori, Bollati Boringhieri, Torino, 2000, p. VII. [14] Italo Calvino, Lezioni americane, Mondadori, Milano, 1993, p. 103. [15] Gianni Rodari; frase riportata da Marcello Argilli, Gianni Rodari-Una biografia, Einaudi, Torino, 1990, p.156. [16] Jacques Rancière, Il maestro ignorante, Mimesis, Milano, 2008, p. 48. [17] Bruno Munari; estratti da Fantasia (Laterza, Roma-Bari, 1977, pp. 21-28) e Artista e designer (Laterza, Roma-Bari, 1971, p. 87). [18] Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973, pp. 171-172.