Che cosa è il design italiano? Le sette ossessioni del design italiano


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Italian, English Pages 476 Year 2008

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Che cosa è il design italiano? Le sette ossessioni del design italiano

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La Triennale di Milano

Design Museum

Electa

‘ Che Cosa è il Design Italiano?

What is Italian Design?

La Triennale di Milano

Design Museum

Che Cosa è il Design Italiano? I Le Sette Ossessioni

del Design Italiano What is Italian Design? The Seven Obsession of Italian Design a cura di / curated by Silvana Annicchiarico Andrea Branzi

coordinamento editoriale / editorial coordination

Catalogo

Cristina Garbagna coordinamento grafico / graphic coordination Angelo Galiotto

a cura di / curated by Silvana Annicchiarico Andrea Branzi

progetto grafico / graphic design

coordinamento redazionale / editing coordination

Angelo Galiotto

Roberto Giusti

copertina / cover Tassinari / Vetta

crediti fotografici / photo credits Amendolagine — Barracchia, Archivio Fotografico © Triennale Design Museum Giovanni Chiaramonte, Archivio Fotografico © Triennale Design Museum dj Fabrizio Marchesi, Archivio Fotografico © Triennale Design Museum Archivio Fotografico Akg Images, Berlino Archivio Fotografico Album / Contrasto, Milano Archivio Fotografico © Archivio Storico Olivetti, Ivrea (Torino) Archivio Fotografico Artemide / photo miro zagnoli, Pregnana Milanese (Milano) Archivio Fotografico Baleri Italia, Albano S. Alessandro (Bergamo) Archivio Fotografico Basilica Superiore di San Francesco, Assisi/ Antonio Quattrone, Assisi (Perugia) Archivio Fotografico B&B Italia, Novedrate (Como) Archivio Fotografico Campeggi, Anzano del Parco (Como) Archivio Fotografico Cappellini, Cap Design, Mariano Comense (Como) Archivio Fotografico Cappella degli Scrovegni, Padova Archivio Fotografico Castiglioni, Milano Archivio Fotografico chiesa di San Luigi dei Francesi, cappella Contarelli, Roma

redazione e impaginazione / editing and layout Cinzia Morisco, Veronica Bellotti, Barbara Galotta per Il Faggio, Milano coordinamento tecnico / technical coordination Andrea Panozzo

controllo qualità / quality control Giancarlo Berti

traduzioni / translations Barbara McGilvray John Venerella

x =

Archivio Fotografico Corbis Italia, Milano

5 2

| TA

Archivio Fotografico Danese, Milano Archivio Fotografico Driade, Fossadello di Caorsa (Piacenza) Archivio Fotografico Erich Lessing Culture and Fine Arts Archives / Contrasto, Milano Archivio Fotografico Galleria Lia Rumma, Napoli/Milano Archivio Fotografico Gufram srl, Balangero (Torino) Archivio Fotografico ICP-unlimited Archivio Fotografico Johanna Grawunder/ Galleria Alessandro de March, Milano Archivio Fotografico Kartell, Noviglio (Milano) Archivio Fotografico Leemage, Parigi | Archivio Fotografico Luciano Romano, Napoli i Archivio Fotografico Magis, Motta di Livenza (Treviso) Archivio Fotografico Mart, Trento Archivio Fotografico © Massimo Listri/CORBIS Archivio Fotografico Mondadori Electa, Milano / Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Archivio Fotografico Mondadori Electa, Milano / Su concessione Soprintendenza fotografo Foglia } Archivio Fotografico Olycom, Milano Archivio Fotografico Plank, Ora (Bolzano) Archivio Fotografico Poltronova, Montale (Pistoia) E “pe ‘ CW > Archivio Fotografico Studio Museo Castiglioni, Milano Ca i Archivio Fotografico Tecno Spa, Varedo (Milano) DI Pa

Archivio Fotografico The

Bri

nan Art Library, Londra |

La realizzazione del Triennale Design Museum è stata resa possibile grazie all'Accordo di Programma, promosso dalla Triennale di Milano, stipulato il 15 dicembre 2006 da:

The Triennale Design Museum has been produced under the auspices of the administrative program agreement (“Accordo di Programma”) promoted by the Milan Triennale, stipulated on 15 December 2006 by:

Soggetti firmatari dell'Accordo di Programma / Signers of the “Accordo di Programma”: | Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lombardia, Provincia di Milano,

|

Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano, Assolombarda, Fondazione Fiera

_ Milano, Politecnico di Milano, Fondazione ADI, Università IULM, Anfia, Cosmit,

| LaTriennale di Milano. 3

i

Fondazione

La Triennale di Milano

Consiglio dAmministrazione Administrative Council Davide Rampello, Presidente / President Gianluca Bocchi Mario Boselli Paolo Caputo Silvia Corinaldi Rusconi Clerici Maria Antonietta Crippa Arturo Dell'Acqua Bellavitis Carla Di Francesco Carlo Edoardo Valli

Collegio dei Revisori dei conti College of Account Auditors Salvatore Percuoco, Presidente / President Maria Rosa Festari Andrea Vestita Direttore Generale / General Director Andrea Cancellato

Comitato scientifico / Scientific Committee Silvana Annicchiarico, design, moda / design, fashion Aldo Bonomi, industria, artigianato,

società / industry, craftsmanship, society Fausto Colombo, arti decorative e visive, nuovi media, comunicazione e tecnologia / decorative and visual arts, new media, communications and technology Fulvio Irace, architettura e territorio / architecture and territory Settore Affari Generali General Affairs Sector Annunciata Marinella Alberghina Elena Cecchi Franco Romeo

Settore Biblioteca, Documentazione, Archivio / Library, Documentation, Archive Sector Tommaso Tofanetti

Michela Benelli — Elisa Brivio é judia [ Di Martino

Settore Servizi Tecnici Amministrativi Technical Administrative Services Sector Marina Gerosa Nick Bellora Pierantonio Ramaioli Anna Maria D'Ignoti

Giuseppina Di Vito Isabella Micieli Paola Monti Franco Olivucci Alessandro Cammarata Xhezair Pulaj

Ufficio Marketing e Comunicazione Marketing and Communications Office Laura Benelli Valentina Barzaghi Maria Chiara Piccioli Olivia Ponzanelli Ufficio Stampa / Press Office Antonella La Seta Catamancio Damiano Gulli Marco Martello

Triennale Design Museum Direttore / Director Silvana Annicchiarico

Curatore scientifico / Curator Andrea Branzi, Politecnico di Milano

Assistenza all’organizzazione generale, ricerche storiche e iconografiche Assistance for general organization, historical and iconographical research Giorgio Galleani Roberto Giusti Comitato di consulenza Advisory committee Aldo Bonomi Fulvio Carmagnola Fausto Colombo Arturo Dell'Acqua Bellavitis Gillo Dorfles Franco Laera Massimo Negri Alessandro Pedretti

Coordinamento per i prestiti e le assicurazioni Coordination of loans and insurance Carla Morogallo Ufficio Stampa / Press office Antonella La Seta Catamancio Damiano Gulli Marco Martello

Si ringraziano vivamente i prestatori: Sincere thanks to the lenders: Accademia di Brera, Archivio Industriale Bitossi, Arflex Seven Salotti, Artemide, Marco Albini, Alessi, Marco Arosio, Atelier, B&B Italia, Giorgio Baggi Sisini, Baleri Italia, BD Barcelona Design, Carlo Bellini, Beretta, Laura Biagiotti, Bialetti Industrie Spa, Lapo Binazzi, Cinzia Bitossi, Guido ~ Bitossi, Andrea Branzi, Mario Bonacina, Pierantonio Bonacina, Federico Bonomelli, Angelo e Silvia Calmarini, Cap Design, Cassina, Graziano Checchetto, Christofle, Colle Cristalleria, Ivio Codardi, COSMIT, Beatrice Cozzi Parodi, Riccardo Dalisi, Danese, Michele De Lucchi, Design Gallery Milano, Fabio Dodesini, Domodinamica by Modular, Comune di Milano — C.A.S.V.A. — Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, Driade, e DePadova, Edra, Elio Pinottini Galleria Narciso Fantacci Arredamenti, Carlo Ferrari, Fulvio Ferrari, Flexform, Flos, Fondazione Giovanni Michelucci onlus, Fondazione Vodoz Danese, FontanaArte, Barnaba Fornasetti, Galerie Bruno Bischofberger, Galleria Clio Calvi Rudy Volpi, Galleria Toselli, Giuseppe Genazzini, Gruppo spa - Divisione Cinelli,

Gufram, Heller, Illycaffè, Ugo La Pietra, Kartell, KPM K6nigliche PorzellanManufaktur, Franco Laera, Famiglia Londi, Luceplan, Magis, Angelo Mangiarotti, Roberto Mango, Enzo Mari, Ferruccio Marosi, Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto,

Sergio Mazza, Memphis, Alessandro. Immagine istituzionale coordinata Studi Cerri & Associati Web designer Cristina Chiappini www.triennaledesignmuseum.it Restauratrice / Restoration Roberta Verteramo

Testi didascalie



/Texts and captions

Mendini, Molteni&C, Walter Mondavilli, Moroso, Lucia Morozzi e Dario Bartolini, Museo Alessi, Museo Borsalino, Museo Nicolis, Museo Piaggio Giovanni Alberto

Agnelli, Alessandro Pedretti, Claudio Pellegrini, Michelangelo Pistoletto, Plank Collezioni srl, Poggi snc, Poltrona

Frau, Ambrogio Pozzi, Progetti srl, Robots, Italo Rota, Luca Schieppati, Sandra Severi Sarfatti, Nanni Strada, Studio Achille Cast

Luca Tomìo, Uf

Luca Masia

di Alessandria, Giarisderad Collaboratore / Collaborator Daniele Macchi

Î ogistica / Logistics seppe Utano



spa, Viabizzuno, Nanda Vig Zanotta.

‘a

Si ringraziano vivamente tutti gli aderenti alla Rete dei giacimenti del design italiano: Sincere thanks to all the members of Italian Design Repository Network: Abet Laminati Archivio - Galleria (Virtuale / Reale) delle Aziende Guzzini Archivio Olivetti Archivio Storico Barilla Archivio Storico delle Industrie Pirelli Archivio Storico FIAT Bonacina Pierantonio Candy Elettrodomestici srl Cassina Clac - Galleria del Design e dell'Arredamento di Cantù Collezione Freyrie Collezione Pininfarina Collezione privata d'Armi Beretta Collezione Storica Busnelli Collezione Vortice CUP Collezione Umberto Panini Fondazione Antonio Ratti Museo Studio del Tessuto Fondazione Istituto per la storia dell'età contemporanea (Isec) - Onlus Fondazione Museo Arti e Industria di Omegna Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva Galleria Guglielmo Tabacchi- Sàfi lo Group Illy Art Collection Lanifi cio Leo Museo Agusta Museo Alinari Museo aziendale Mario Buccellati Museo del Cappello Borsalino Museo del rubinetto e della sua tecnologia Museo dell'Arte Vetraria Altarese — I.S.V.A.V. Museo dell'Industria e del Lavoro di Sesto Museo della Raccolta Storica | Santi Museo della radio e della televisione RAI Museo dello Scooter e della Lambretta Museo Didattico della Seta Museo Ferruccio Lamborghini Museo Fisogni della stazione di servizio Museo Flaminio Bertoni Museo Internazionale Design Ceramico Civica Raccolta di Terraglia Museo Moto Guzzi Museo Nazionale Alinari della Fotografi a Museo Nicolis Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia Museo Sagsa Museo Salvatore Ferragamo Museo Storico Nazareno Gabrielli Museo Zucchi Collection Museokartell Savinelli Venini

| Vittorio Bonacina & C. Wolfsoniana World Museum

La Triennale di Milano ha altresì sottoscritto un documento di collaborazione con l'Associazione Museimpresa, associazione dei Musei di Impresa promossa da Confindustria che si propone di promuovere la politica culturale dell'impresa attraverso la valorizzazione del museo e dell'archivio di impresa. The Triennale of Milan has also signed a document of collaboration with the Associazione Museimpresa, the association of business museums promoted by Confindustria, which proposes to sustain the cultural policy of businesses through highlighting museum and business archives.

La Triennale di Milano ha inoltre siglato un accordo speciale con Comune di Milano, Castello Sforzesco e Civiche Raccolte d'Arte e con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano.

The Triennale of Milan has furthermore entered into a special agreement with the City of Milan, the Castello Sforzesco, the Civiche Raccolte d'Arte (municipal art collections), and with the “Leonardo da Vinci” National Museum of Science and Technology in Milan.

Visioni in Movimento Visions in Movement

Fiato alle Trombe! / Blow your Trumpet! 2000 anni di Creatività Italiana 2000 Years of Italian Creativity

Exhibition Design Italo Rota

Peter Greenaway Ouverture

Collaboratori / Collaborators Musica / Music Marco Robino / Architorti

Thijs Pulles Andrea Bolla Stefano Conforti Andrea Maestri con / with Andrea Bianchi Matteo Massocco

Luci per il museo / Museum Mario Nanni con / with Giulietta Simeoni

Montaggio filmico / Film editing Irma de Vries e Joris Fabel con la collaborazione di with the collaboration of

Jasper Aapkes lighting

Sound consultants Danio Catanuto Stefano Scarani

Elaborazioni video / Video processing Show Biz Valeria Schiavoni Matteo Costantini Lorenzo Todeschini Carlo Tosi Georgia Tulli Studio Convertino Video didattici / Didactic videos 3d Produzioni, Milano Realizzazione grafica / Graphic production

Marco Di Noia Giovanni Mascherpa Mescalito Sangiovanni Sara Ravagnani Ditte allestitrici Setup and organization firms “Sei persone per 72 mc” di / by Achille Castiglioni per la XVII Triennale / for the XVII Triennale: Arianese Scenotecnica / Staging: Bodino Audio: Bose Videoproiezioni /Video projection: Eletech Cablaggi/ Cabling: ESM Impianti Schermi / Screens: Eurostands / Impianto elettrico / Electrical installation: Marzoratimpianti Divani / Divans: Meritalia /

Luci/ Lights: Viabizzuno / Luci Ouverture / Ouverture Lights: Volume

Direzione della fotografia Photographic direction Reinier van Brummelen Programmazione video / Video programming Josep Hey con Felix Kleisen

Progetto suono / Sound project Huibert Boon Luci / Lights Joep Vermeulen Foto / Photography Luciano Romano e Archivio Scala Coordinamento artistico / Artistic coordination v-factory/change performing arts Produttore esecutivo / Executive producer Franco Laera

Immagini filmiche realizzate ad Amsterdam il 4, 5 e 6, 2007 / Film images produced in Amsterdam 4, 5, and 6, 2007 Produzione tecnica /Technical production Eva Haak Wegmann/Stereomatrix Direttore di produzione / Production manager Saskia van der Tas Assistente direttore di produzione Assistant production manager Lennart Barewijk

Assistente del regista / Assistant director Marita De Ruyter Primo assistente alla regia Director's first assistant Thomas Rhode Operatore alla camera / Camera operator

Nina da Costa Capo elettricista / Head electrician Marius Speller

Coregrafo / Choreographer Hans Beenhakker con gli attori/danzatori with actors and dancers Jim Barnard, Jan Barta, Andrea Beugger, Marcela Giesche, Rikke Mechlenborg Rasmussen, Sasker Polman, Marta Sponzilli, Eva Susova

I Grandi Borghesi e la Sacralità del Lusso The Great Middie Classes and the Sanctity of Luxury di / by Silvio Soldini

Teatro Sommerso Submerged Theater di / by Mario Martone Ideazione / Concept Mario Martone Testi /Texts by Emanuele Trevi

Ideazione / Concept Silvio Soldini Bruno Oliviero

Voci / Voices Eleonora Danco Maddalena Piazzo

Montaggio / Editing Carlotta Cristiani

Cristina Spina Emanuele Trevi

Assistente al montaggio / Editing assistant Francesca Vassallo

Sequenze in pellicola / Film sequences from Roma di / by Federico Fellini,

produzione / production Ultra film (Roma),

Consulenza musicale / Musical consultant Giovanni Venosta

Les Productions Artistes Associeés (Paris),

1972

Musiche / Music by Alfred Schnittke Peer Raben Toru Takemitsu

Distribuzione / Distribution Istituto Luce

Fotografia / Photography

Postproduzione video / Video postproduction Start, Milano

Gian Enrico Bianchi

Montaggio / Editing Ilaria de Laurentiis Operatore / Camera operator Maurizio Lorenzetti Produzione / Production PAV s.n.c. a cura di / by Claudia Di Giacomo Roberta Scaglione

Si ringraziano / Acknowledgments Gianni Canova

Domenico Cuscino AlessandraDe Luca Valerio Gandolfi Piergiorgio Gay Paolo Mereghetti Luca Mosso

Durata / Length 3200

PANASONIC

a Napoli presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli e a Roma presso la mostra “In scaena” al Colosseo nel

novembre 2007

Film recording

Idea e montaggio / Concept and editing Davide Ferrario Scenografia / Set design Francesca Bocca Valentina Ferroni Sound design Vito Martinelli Suono in presa diretta / Sound recordist Mirko Guerra Operatore steadycam / Steadycam operator Luca Dell'Oro Fotografia / Photography Martino Pellion di Persano Musica / Music Officine Schwartz

Direttore di produzione / Location manager ù Federico Mazzola Assistenti di produzione / production assistants Andrea Cremaschi Antonella Grieco Attrezzista / Prop master Paolo Villata Aiuto attrezzista / Assistant prop master Luca Briganti

Alberto Pezzotta

Riprese Effettuate in HD VARICAM

Postproduzione audio / Audio postproduction Mixal, Milano

La Dinamicità Energy di / by Davide Ferrario

Alessio Viola Lumière & Co.

Trucco / Makeup Fiorella Novarino Telecamera /Television camera Lumiq

Materiale tecnico /Technical material Palmira di Armando Madaffari |

Studi di montaggio / Editing studios Tomato di Alessandra Finalino

Alice Caudero Andrea Bocca Giulia Bruno Francesca Rol

Si ringraziano / Acknowledgments Salvatore Cubani Alessandro Renolfi Duilio Nano Marco Valente Beppe Gianolio Tommaso Macrì IPI spa Fabrizio Settime Società Polaris

a

o La Luce dello Spirito

La Democrazia Impilabile

Il Super-Comfort

I Semplici Semplici

Stackable Democracy di / by Daniele Luchetti

Super-Comfort di / by Pappi Corsicato

The Simple Simple di / by Ermanno Olmi

| Ideazione / Concept Antonio Capuano

Ideazione / Concept Daniele Luchetti

Ideazione / Concept Pappi Corsicato

Ideazione / Concept Ermanno Olmi

i Aiuto r egista / Assistant director Pina lervolino

Motion graphics Lorenzo Ceccotti

Direttore della fotografia e operatore / Director of photography and camera

Produzione esecutiva / Executive production

; ; 7 | Consulenza musicale / Musical consultant

‘ Coding

operator Arnaldo Catinari

Ipotesicinema s.r.l

ip ine ssca Balzano

Mauro Staci Trucco ed effetti /Makeup

Paolo Cottignola

The Light of the Spirit di / by Antonio Capuano

2

x

Compositing

Collaboratori /Collaborators "

Produzione / Production

| Armando Lombardo

E



Bd



and effects

Frame by frame

;

Silvia Persica

:

_

_ Supervisione effetti / Effects superviser

7 Guido Pappada

DE

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A

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Gilles Barberis

Grazia Colombini

Ludovico Bettarello

Céline Pozzi

Organizzatore di produzione

fa

Chelu Deiana

Production organizer

Montaggio / Editing

a

Federica Ravera

Davide Pozzi,

Giuseppe di Gangi

Infante

Marianna De Sanctis Elena Tammaccaro Adriana Novello

| Fotografia / Photography 6 ntonio Capuano

_ Laura Pavone FiorenzaBagnariol

Organizzatore / Organizer raro Fasolino

4

Post produzione / Postproduction

=

L'immagine ritrovata, film restoration

i

: |

e lampade / Lamp collection Ferrari (Galleria Ferrari)

Salvatore

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Mario È

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Nanni (Viabizzuno) roduzine / Postproduction

:

A Be nanae

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di

& conservation

A

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Sommario

12 13

373

Introduzione Introduction

Davide Rampello

14 16

19

41

Il Museo delle Relazioni The Museum of Relations Silvana Annicchiarico

Fiato 2000 Blow 2000 Peter

alle Trombe! Anni di Creativita Italiana your Trumpet! Years of Italian Creativity Greenaway

Che Cosa é il Design Italiano? What is Italian Design?

Le Sette Ossessioni del Design Italiano The Seven Obsessions of Italian Design Testo di /Text by Andrea Branzi “|

44

374

Mario Martone

376

Silvio Soldini

378

Davide Ferrario

380

Antonio Capuano

382

Daniele Luchetti

384

Pappi Corsicato

386

Ermanno Olmi

389

Visioni in Exhibition Visions in Exhibition

390

Come Fare un Museo del Design in Italia? How to Make a Design Museum in Italy? Testo di /Text by Italo Rota and Peter Greenaway

100

1_Il Teatro Animista

2_| Grandi Borghesi e la Sacralità del Lusso 2_The Great Middle Classes and the Sanctity

Apparati / Appendix

462

Oggetti esposti Objects on Exhibit

467

Biografie Biographies

of Luxury Testo di /Text by Andrea Branzi



156

3_La Dinamicità

3_Energy Testo di /Text by Andrea Branzi

ae >

196

4 La Luce dello Spirito 4_The Light of the Spirit Testo di /Text by Andrea Branzi

5_La Democrazia Impilabile

5_Stackable Democracy. Testo di / Text by Andrea Branzi

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Movimento Design Movement Design

Italo Rota

1_The Theatre of Animism Testo di /Text by Andrea Branzi \

I Film The Movies

Ss

introduzione

La realizzazione del Museo del Design ci ha obbligato fin dall'inizio a domandarci cosa fosse il design italiano. Ci siamo interrogati a fondo sulle radici storiche, culturali e sociali di una disciplina così complessa, di cui andiamo orgogliosamente fieri, ma che fatichiamo a classificare e dunque a comprendere. l'uomo, per capire le cose, inizia dandogli un nome. Design deriva da disegno, etimologicamente de signo, “sul segno” Già l'origine latina del termine richiama il progetto e la cultura del progetto: quel segno che gli esseri umani tracciano per dare forma alle proprie idee. Attraverso il segno l'homo designer esprime la propria visione del mondo, cercando soluzioni originali ai problemi della realtà, incrociando funzionalità ed estetica, arte e artigianalità, produzione e commercio. Non posso che condividere l'opinione emersa all'interno del gruppo di lavoro, sostenuta soprattutto da Andrea Branzi, Silvana Annicchiarico, Italo Rota e Peter Greenaway, che il design italiano affondi le proprie origini nel mondo latino. In questo senso, forse il più grande progetto di design dell'antichità è il Codice di diritto romano. Ci siamo talmente abituati all'idea che il design sia fatto di oggetti che spesso dimentichiamo il ruolo dei progetti; della cultura del progetto nella sua accezione più ampia e libera. Il designer è colui che si accosta al caos, alla complessità della contemporaneità, cercando di dare un ordine alle cose, interpretandole secondo il proprio punto di vista e formulando soluzioni precise: comprensibili, utilizzabili, realizzabili.

La visione del designer, anche quando si concentra su un problema specifico, abbraccia tutta la realtà, anche da un punto di vista etico. Si Proprio la dimensione etica mi pare un tema centrale nel dibattito sul design. Tutta la tradizione italiana traccia un solco che dalle origini latine porta alla cultura dei Comuni, dal Rinascimento al Barocco, dal primo Novecento al dopoguerra. In ogni epoca, la cultura del progetto ha fatto della qualita, e dunque della ricerca e valorizzazione delle diversita, il proprio tratto distintivo e caratteristico. Una tradizione che muta nel tempo ma che rimane fedele a se stessa, a quell’antico de signo latino che dal Codice di Diritto giunge fino a questo terzo millennio, cosi disperatamente alla ricerca di cultura e di etica. Quindi anche di “cultura del progetto” e design.

Davide Rampello Presidente della Triennale



Introduction

The fulfillment of the Triennale Design Museum has forced us to ask ourselves from the very beginning just what is Italian Design. We interrogated ourselves through and through about the historical, cultural, and social roots of this discipline that is so

complex and about which we are so very proud, but that we find difficulty in classifying — and therefore in understanding. In our attempts to understand things, we start off by giving them names. “Design” derives etymologically from de signo, meaning “from the mark, the sign.” Right off, the term’s Latin origins recall the project and the culture of the project: that sign that human beings trace to give form to their ideas. By using the sign, the species homo designer expresses his own vision of the world, seeking original solutions to the problems of reality, finding crosses between functionality and aesthetics, art and

craftsmanship, production and commerce. | can only share the opinion that emerged from within the workgroup — supported, in particular, by Andrea Branzi, Silvana Annicchiarico, Italo Rota and Peter Greenaway — that the origins of Italian Design go all the way back to the Latin world. In this sense, the greatest design project from antiquity was perhaps the Roman Code of Law. We are so accustomed to the idea that design is made up of objects that often we forget about the role of projects, about the culture of the project, in its broadest and freest meaning. The designer is someone who approaches the chaos, the complexity of what is contemporary and attempts to give an order to things, interpreting them according to his own point

13

of view, and formulating precise solutions: understandable, utilizable, realizable. The designer’s vision, even when concentrating on one specific problem, embraces all of reality, even from an ethical point of view. It is specifically the ethical dimension that appears to me to be a central theme in the debate on design. All of Italian tradition is the tracing of a furrow leading forward, from the Latin origins to the culture of Municipalities, from the Renaissance to the Baroque, from the early nineteenth century to the postwar period. In every epoch, the culture of the project has produced quality, and thence research and emphasis of the value of diversity: its own distinctive, characteristic feature. A tradition that makes its changes through time while still remaining true to itself, to that ancient Latin de signo that, from the Code of Law, comes down to us here in the third millennium, so desperately in search of culture and of ethics. And therefore, also, in search of “the culture of the project” and of design.

Davide Rampello President,

Milan Triennale

Il Museo

delle

Relazioni

Se è vero che i luoghi parlano già a partire dalle soglie che li separano e collegano con il mondo, il Museo del Design Italiano della Triennale accoglie il visitatore obbligandolo a transitare su un ponte sospeso: una sorta di passerella lignea, slanciata sopra lo scalone d'onore, che connette l’austero palazzo razionalista di Giovanni Muzio con lo spazio specificamente deputato alla messinscena della storia e dell'identità del design italiano. Il Museo parla insomma, fin da subito, il linguaggio della relazione: scavalca mezzo secolo di polemiche, dibattiti, ritardi, tentativi falliti, lamentazioni e fraintendimenti, e si offre come luogo “relazionale” non solo nell'accesso, ma anche nella sostanza. Come spazio, cioè, che mette in relazione il passato e il futuro, la tecnica e l'estetica, se stesso e l’altro da sé. Come spazio, soprattutto, che si autodefinisce proprio in funzione della rete di relazioni che in esso converge e da esso si irradia. Il design italiano — come è noto - è costituito da una molteplicità di soggetti che rendono difficile la definizione di un sistema uniforme, centralizzato e organizzato. Esistono numerosi giacimenti di design diffusi sul territorio, di proprietà di aziende

o enti che, agendo alla periferia del sistema, hanno spontaneamente creato luoghi di conservazione e valorizzazione delle “proprie opere” Ciò significa che in passato, forse, il Museo del Design non riusciva a nascere perché di fatto, in una certa misura, esisteva già, anche se restava nascosto al pubblico perché esploso all’esterno di un classico involucro architettonico, perché frammentato e disaggregato sul territorio. Lontano dalle rotte principali del turismo e della cultura, giaceva e giace cioè un patrimonio diffuso di gioielli unici al mondo: collezioni eterogenee, musei aziendali, “magazzini pieni di design” sconosciuti al pubblico perché difficilmente raggiungibili. Da qui la necessità di eleggere un luogo centrale capace di rappresentare e valorizzare questa somma di espressioni in un progetto museale coordinato. Di fondare insomma

una rete,

che mettesse a sistema il tutto e gli fornisse un'adeguata

rappresentazione. Il Triennale Design Museum

nasce, prima

di tutto, con questa ambizione.

Rispetto alla maggior parte degli altri musei del design nel mondo, il Triennale Design Museum presenta così una prima significativa differenza, che è poi anche un segno della sua specifica identità: non si basa su un'enorme collezione di proprietà, archiviata nei depositi e nei magazzini, ed esposta parzialmente nello spazio museale vero e proprio, ma punta a valorizzare proprio la “rete di giacimenti” di cui si diceva poc'anzi. Anche se negli ultimi anni la Triennale di Milano ha fatto un lavoro sistematico di valorizzazione della sua collezione,

incrementandola dal punto di vista quantitativo, trasformando molti prestiti in donazioni e favorendo la sua visibilità attraverso una serie di mostre tematiche e di mostre itineranti nelle più prestigiose capitali europee e mondiali, la scelta finale è stata quella di non replicare collezioni o parti di collezioni già esistenti, inseguendo un'impostazione obsoleta che fa dipendere l'esistenza stessa del Museo dalla proprietà privata degli oggetti che lo costituiscono. Se è vero che l’intero territorio nazionale è un grande archivio, si è scelto di puntare fino in fondo su questo serbatoio, e di valorizzare il più possibile l’idea di un Museo che attinga al territorio e che sappia darne un'adeguata rappresentazione attraverso una fitta rete di scambi e di relazioni incrociate. Ma il Triennale Design Museum ha l'ambizione di essere fortemente innovativo anche da un altro punto di vista: la volontà di non definire meccanicamente se stesso sul modello di un tradizionale museo scientifico o di un museo di arte figurativa. Gli oggetti di design sono per lo più prodotti di serie, non sono pezzi unici. Quindi non hanno l'aura dell'unicità, dell’irripetibilita,

dell’irriproducibilità che può avere un reperto archeologico o un’opera d'arte. Inoltre, sono prodotti realizzati primariamente per l’uso, non tanto e non solo per una fruizione esteticocontemplativa. Quanto più sono “classici” tanto più è altamente

probabile che siano in vendita in uno showroom, e che quindi il visitatore del Museo li possa acquistare e portare a casa. Ciò pone complessi problemi di ordinamento e di allestimento. Per questo si è cercato di immaginare un Museo dinamico, non statico, non cristallizzato in se stesso e nelle proprie granitiche certezze. Un Museo, cioè, capace di rinnovarsi continuamente, e di offrire al visitatore sguardi, punti di vista e percorsi di volta in volta nuovi e diversificati. Un Museo scientifico e rigoroso, certo, ma anche emozionale e coinvolgente. Il design, del resto, è

una disciplina ancora viva, la sua storia non è stata ancora scritta in maniera definitiva, per cui è possibile pensare a più storie, a più prospettive, a più approcci che consentano ogni volta di riattraversare il medesimo territorio secondo una mappa diversa, o di eseguire in modo differente la stessa partitura, giocando su continui cortocircuiti fra il modernissimo e l’antichissimo, fra il futuro e il passato, fra il design e gli altri linguaggi espressivi della contemporaneità. Più che a definire un ordinamento classificatorio tradizionale, si è lavorato per mettere a punto una vera e propria “rappresentazione” in cui gli oggetti e le icone del design siano i protagonisti, ma non gli unici ed esclusivi personaggi. Nello stesso tempo si è voluto anche museo a

un museo-mutante: non un pantheon definito una volta per tutte, con la pretesa di rendere ogni oggetto esposto aere perennius, ma un dispositivo pensato per mettersi perennemente in discussione, per cercare ed esplorare nuove strade, per interrogare la storia complessa e spesso anche contraddittoria del design italiano a partire da punti di vista e da angolature prospettiche ogni volta nuove e diversificate. Nel concreto, questo significa che il Triennale Design Museum ogni 12-18 mesi cambierà pelle, si riprogetterà sulla base di nuovi temi e di nuove parole-chiave e rimetterà in scena se stesso con un allestimento a sua volta completamente nuovo. Con una duplice ambizione: da un lato, quella di indurre il pubblico a visitare il Museo non una volta nella vita, ma almeno una volta all'anno; dall'altro, quella di offrire al sistema design (alle aziende, ai designer, agli operatori del settore) non uno sterile blasone di autorappresentazione narcisistica, ma un'opportunità di ripensare in modo critico, creativo e propositivo alla propria storia e al proprio futuro.

fruizione lenta, che si può vedere stando seduti, e che in ogni

caso invita all’attesa, alla riflessione, alla rielaborazione. Certo, chi si aspettava un museo-showroom, vetrina luccicante di cataloghi aziendali, è destinato probabilmente a rimanere deluso. Stessa sorte per chi avrebbe voluto un museo-mausoleo, con tanto di sfarzose cappelle di famiglia destinate a tramandare ai posteri le glorie del tempo che fu. Il Museo del Design Italiano della Triennale di Milano ha scelto un’altra strada: non quella di celebrare il passato chiudendolo in sterili altarini della memoria, ma quello di interrogarlo perché possa risultare utile al presente e proficuo per il futuro. Un museo-laboratorio, insomma: luogo di ricerca e di sperimentazione, spazio della riflessione invece che della celebrazione. Nello stesso tempo, conseguentemente,

15

Silvana Annicchiarico Direttore Triennale Design Museum

The

Museum

of Relations

If it is true that places have their tales to tell, beginning from the very thresholds that separate them from and connect them to the rest of the world, the Triennale’s Museum of Italian Design welcomes its visitors by making them cross over a suspended bridge: a sort of narrow wooden runway above the staircase of honor, connecting Giovanni Muzio’s austere rationalist building with the space designated specifically for staging the history of the identity of Italian Design. In a word, from the very beginning the museum speaks the language of relations: it leaps over half a century of polemics, debates, delays, failed attempts, lamentations, and misunderstandings, offering itself as a “relational” place, not only in terms of access, but also in substance. As a space, that is, for putting the past into relation with the future, for putting technique into relation with aesthetics, for putting itself into relation with what it is not. As a space that defines itself, above all, in terms of the very network of relations converging within it and radiating outward from it. Italian Design — as is well known — is constituted of a multiplicity of subjects, making it difficult to define a uniform, centralized, organized system. There are numerous repositories of design dispersed throughout the territory, belonging to companies or associations that have spontaneously — and peripherally to the system — created places for the conservation and appreciation of “their own works.” What this means is that in the past, perhaps the Design Museum could not have been founded, because in fact, in a certain measure, it existed already, even if remaining hidden from the public, because it exploded

outside of a classical architectural context, because it was fragmented and disaggregated over the territory, sometimes, even, because it was dispersed. Far from the main itineraries of tourism and culture there lies a widespread patrimony of jewels that are unique in the world: heterogeneous collections, corporate museums, “storehouses brim full with design,’ unknown to the public because of the difficulty in reaching them.

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And hence the necessity for selecting a central place capable of representing and highlighting the value of these expressions within the context of a coordinated museum project. In short, to establish a network within which to organize the entirety and to allow its proper representation. The Triennale Design Museum was born, above all, with this ambition. Viewed in relation to the majority of design museums throughout the world, the Triennale Design Museum presents a significant difference right off, a difference, in fact, that is also the hallmark of its own particular identity: it is not based upon an enormous collection of property archived in depots and warehouses, a part of which is exhibited in the actual museum space. Instead it aims at highlighting the actual “network of repositories” mentioned shortly before. Even if in recent years the Trienniale has made systematic efforts allowing greater appreciation of its collection, by increasing it quantitatively, by transforming many of its loans into donations, and by promoting its visibility through a series of thematic exhibitions and traveling exhibitions touring through the most prestigious European and world capitals, the final choice was made not to replicate already existing collections or parts of collections, because this would have meant pursuing an obsolete imprint and subordinating the museum’s very existence to the private ownership of the constituent objects. Based on the idea that the entire national territory is one great archive, the choice was made to aim at the basis of this reservoir and to highlight to the maximum the idea of a museum whose role is to draw upon the wealth of the entire territory, and in so doing, to represent it properly, through a close network of exchanges and interrelations. The Triennale Design Museum has the ambition of being highly innovative from another point of view as well, namely, it has the specific desire to avoid defining itself mechanically after models of traditional museums of science or figurative art. Design

objects are, for the most part, series products, not one-of-a-kind pieces. For this reason, they do not have the aura of uniqueness, of unrepeatability, of irreproducibility, such as an archeological find or a work of art would have. And furthermore, they are products realized primarily for use, rather than for aesthetic or contemplative

ends. The closer they tend toward the “classical;

the greater the probability that they are on sale somewhere some

showroom,

in

meaning that the museum's visitors can

purchase them and take them home. And this presents complex problems in terms of organization and setup. Accordingly an image was sought for the museum that would be dynamic rather than static, that would

not be crystallized in itself,

or in its own granite-like certitudes. Amuseum that would be capable of continually renewing itself, of offering visions, points of view, and itineraries that would

be new and diversified from

time to time. A museum that would be scientific and rigorous, certainly, but also emotional, engaging. Moreover, design is still

a living discipline: its history has not yet been definitively written, so that it is possible to conceive of various stories,

perspectives, approaches, allowing one, as it were, to pass through the same territory numerous times using different maps. Or to perform the same musical score in different ways, playing on the continual short-circuits between the very modern and the very old, between future and past, between design and the other expressive languages of the contemporary. More than trying to define a traditional classifying organization, the aim was to concentrate on an actual “representation,” in which the objects and icons of design are the protagonists, but not the sole, exclusive personages. At the same time, what was desired was a museum of slow fruition, one that can be viewed while sitting down, and that, in any case, invites waiting, reflection, re-elaboration. To be sure, anyone who was expecting a museum-showroom, with shining display cases of corporate catalogues, will probably

17

end up disappointed. The same goes for anyone who might have been hoping for a museum-mausoleum, complete with opulent family chapels for passing down to posterity the glories of times gone by. The Museum of Italian Design at Milan’s Triennale has opted for a different path: not that of celebrating the past by enclosing it within sterile side-altars to past memories, but that of interrogating it so that it can be useful for the present and profitable for the future. In short, a museum-laboratory: a place for research and experimentation, a space for reflection rather than celebration. And at the same time, consequently, a museum-mutant: not a pantheon that has been defined once and for all, with the expectation of rendering each object on display aere perennius, but an instrument conceived to be brought continually into discussion, to seek and explore new roads, to interrogate the complex and often contradictory history of Italian

Design, beginning from ever new and ever diversified points of view and perspectives. Concretely speaking, what this means is that the Triennale Design Museum will change skin every 12-18 months: it will be projected anew, on the basis of new themes and new keywords; it will be staged all over again, with a completely new face and setup. With a twofold ambition: on the one hand, to induce the public to visit the museum, not once in a lifetime, but at least once a year; and on the other, to offer

the design system (corporations, designers, sector operators) not a sterile and narcissistic blazon for representing themselves, but an opportunity to allow reconsideration — in a manner that is critical, creative, and relevant to its own

to its own future.

Silvana Annicchiarico Director of the Triennale Design Museum

history,

FIATO ALLE TROMBE! Peter Greenaway

BLOW YOURTRUMPET

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Peter Greenaway

Il corpo impone il design.

The body dictates design.

Le persone si siedono, mentono, volano, muoiono, nuotano,

We sit, lie, fly, die, swim, drown, sleep and dream |

annegano, dormono e sognano in un mondo elaborato dal design.

in a designed world. Five senses - sight, sound, taste, hearing, touch. |



|

Cinque sensi — vista, suono, gusto, udito, tatto.

And four elements - fire, water, air, earth.

E quattro elementi - fuoco, acqua, aria, terra. Questi sono i dati di fatto. Potremmo aggiungere la gravità, la temperatura, la velocità ed il testo.

These are the givens. We might add gravity and temperature and speed and text.

E vi daremmo così cinque paesaggi — la scatola (vi diamo in realtà tre scatole in cui mettere ogni cosa al mondo), la torre che aspira verso l'alto (per raggiungere il Cielo), l'arco di trionfo (per celebrare le nostre vittorie), l'ampio ed esteso orizzonte (per soddisfare il nostro bisogno di esplorare), e un segmento della sfera terrestre (per essere sicuri di sapere sempre dove siamo). Questo basta a coprire ogni aspetto nel design, e gli italiani continuano a progettare da duemila anni. Gli Etruschi, i Romani dell’eta repubblicana, i Pompeiani,

i And we might give you five landscapes - the box (we give you: ' three boxes in which to put everything in the world), the aspiring tower (to reach Heaven), the triumphal arch (to celebrate our victories), the wide expanding horizon (to satisfy our need to explore) and a segment of the circular earth (to make sure we always know where we are). 4 This is enough to cover everything in design, and the Italians have been designing for two thousand years. The Etruscans, the Roman Republicans, the Pompeians, the Roman Imperialists, the Christians, the Mediaeval, the Renaissance, Mannerism, Baroque, Rococo and on and on...

i Romani dell’eta imperiale, i Cristiani, il Medioevo, il

Rinascimento, il Manierismo, il Barocco, il Rococò e così via... Pensiamo solo all’enigma degli oggetti disegnati in Carpaccio, in Crevalcore, Caravaggio, Crivelli, Canaletto, Cellini, de Chirico per citare solo gli artisti italiani più celebri il cui cognome inizia con la lettera C. Bisogna proprio festeggiare. | Squillino le trombe rosse del design AT

A gran voce!

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Think of the enigma of designed objects in Carpaccio, in Crevalcore, in Caravaggio, in Crivelli, in Canaletto, in Cellini, in de Chirico — and that’s only the celebrated Italian artists beginning with the letter C. | We should celebrate. Blow that red trumpet of Italian Design. Very loud!

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Photo by Giovanni Chiaramonte

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Backstage Fotografie di / Photo by Fabrizio Marchesi

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CHE COSA È IL DESIGN ITALIANO? WHAT IS ITALIAN DESIGN?

Il nuovo Museo del design italiano della Triennale si propone di rispondere a questa domanda attraverso una serie di contributi tematici, ciascuno dei quali avrà la durata di circa

un anno, e che indagheranno alcuni dei molteplici aspetti della complessa natura di questa attività nel nostro paese. Il design italiano infatti non può essere spiegato soltanto come una disciplina professionale o una pratica imprenditoriale, ma è parte integrante della storia del nostro paese, di cui fornisce preziose informazioni di natura culturale e tecnologica, ma anche filosofica, economica

o domestica.

Si tratta dunque di una formula museale nuova, che si sviluppa nel tempo e che si avvale della collaborazione di intellettuali e di creativi, che interpretano le vicende del design italiano in termini non accademici Andrea Branzi

ma come

una realtà vivente e dinamica.

The new Museum of Italian Design at the Triennale di Milano

intends to answer this question through a series of thematic presentations, each of about a year's duration, which will look into — some of the many aspects of the complex nature of the activity l in this country. Italian Design cannot in fact be explained simply as a professional i 4 discipline or an entrepreneurial activity, but is an integral part _ j of the history of our country, about which it provides valuable also but — nature technological information of a cultural and philosophical, economic and domestic. So we are talking about a new museum formula that develops over . time and takes advantage of collaboration with intellectuals and creative artists, who interpret the cycles of Italian Design not in academic terms but as a living, dynamic reality. Andrea Branzi

.

LE SETTE OSSESSIONI

DEL DESIGN

THE SEVEN OBSESSIONS

In generale i Musei di design fanno risalire l'origine di questa attività all’inizio della Rivoluzione

Industriale nel XVIII secolo,

quando cioè iniziò la produzione di serie e l'uso di tecnologie industriali, da cui sarebbe nato l'industrial design. Questa tradizione storiografica esclude quindi di indagare l'origine più antica e profonda di questa cultura oggettuale; perché la considera frutto dall’artigianato che segue logiche lontane del funzionalismo e dalla Ragione della modernità. Ma così facendo si divide in due parti la storia materiale di una società, considerando l’antichità ininfluente e lontana, e la contemporaneità incomprensibile perché priva di radici. Per capire il design italiano occorre invece accostare queste due storie, cercando di interpretare le sue antiche radici latine,

cristiane o rinascimentali, come parti di un'unica vicenda che serve a spiegare la complessa realtà contemporanea; che non è riconoscibile da uno stile (ma da tanti stili) o da una strategia industriale (che cambia continuamente nel tempo). Si tratta invece di una storia caratterizzata dal permanere di alcune “ossessioni” di natura intellettuale o politica, spesso molto antica; ma che rendono del tutto particolari le vicende del Design italiano rispetto a quelle di altri paesi. Andrea Branzi

43

ITALIANO

OF ITALIAN DESIGN

Generally speaking, Design Museums date the beginning of this activity to the start of the Industrial Revolution in the 18" century, in other words the start of mass production and the use of industrial technologies, which led to the emergence of industrial design. This tradition in historical studies excludes the possibility of investigating the older and deeper origin of this culture of objects, because it sees it as resulting from a craft industry that follows lines far removed from the functionalism and Reason of modernity. But in doing this, we divide the material history of a society into two parts, seeing antiquity as irrelevant and distant and contemporaneity as incomprehensible due to its lack of roots. To understand Italian Design, however, we must bring these two

histories together. We must try to interpret its old Latin, Christian or Renaissance roots as part of a single cycle, which serves to explain the complex contemporary reality — that Italian Design cannot be identified in a style (but in many styles) or in an industrial strategy (which changes continually over time). Instead, what we have is a history distinguished by the persistence of a few “obsessions” of an intellectual or political and often ancient kind, sharply distinguishing the cycles of Italian Design from those of other countries. Andrea Branzi

1 IlTeatro Animista

La casa come teatro e gli oggetti come attori

1 The Theatre of Animism The House as a Theatre and Objectsas Actors

l'idea A partire dalla domus latina fino ai nostri giorni è presente dove della casa come luogo teatrale, cioè un luogo scenografico, (come abitanti gli con ono gli oggetti sono attori che interloquisc nell’Antologia Palatina), e come degli “animali domestici” proteggono la casa dai pericoli del Fato e dai male intenzionati. l'idea di uno spazio scenico e non soltanto funzionale, nasce dalla filosofia secondo la quale ogni uomo aveva una parte nella commedia della vita, a cui solo la morte poneva fine restituendo a ciascuno la sua vera identità. Dunque la storia era vista come un passaggio, una finzione che non permetteva di avere modelli certi, ma soltanto delle “messe in scena”; questa attitudine a rappresentare la “commedia della vita” è assente nell'Europa (protestante) e presente nell'Italia (cattolica). Questa antica radice influenza ancora una parte del design italiano quando usa gli oggetti come “servi di scena” per una rappresentazione dello spazio come il palcoscenico della modernità, più che come luogo tecnologico e specializzato.

A. B.

44

The idea of the home as a place of theatre, in other words a stage, where the objects are actors that take part in ~ conversations with the inhabitants (as in the Palatine Anthology) and, like “domestic animals” protect the house from the dangers of Fate and from those with evil intent, has been with us from the Latin domus to the present day. The idea of a space that is theatrical and not just functional comes from the philosophy according to which every person \ had a part in the play that is life, which only ended when death restored to each one his or her true identity. So history was seen as a passage, a pretence that did not allow guaranteed models, but only “productions”; this tendency to present the “play of life” was absent in (protestant) Europe

and present in (Catholic) Italy. This ancient beginning still influences part of Italian Design when it uses objects as “stage hands” for a portrayalof space as modernity's stage rather than as a technological and specialised element. A. B.

Luminator, Luciano Baldessari

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1929

iodelli preparatori er la Napoletana di Alessi, ccardo

Dalisi,

1979-1987

Preparatory models for Alessi's coffeemaker Napoletana, designed by Riccardo Dalisi, 1979-1987

Luminator,

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Luciano Baldessari, 1929 Modelli preparatori per la Napoletana di Alessi, Riccardo Dalisi, 1979-1987

Preparatory models for Alessi’s coffeemaker Napoletana, designed by Riccardo Dalisi, 1979-1987

46

L’ossessione italiana per le marionette, i burattini, i manichini, ha origine dalla tradizione animista e dal mito della vita come commedia The Italian obsession with marionettes, puppets and manikins originated from

the animistic tradition and the myth of life as theatre i

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48

_Giovanni Battista Bracelli, Bizzarrie di varie figure (Oddities of various shapes), 1624 Bruno Munari, Illustrazione per/ Illustration for Le macchine di -Munari, 1942

49

Robot Nando, O.PS.E.T., 1950

Burattino, Michele De Lucchi con / with Mario Rossi Scola, Artemide, 1994

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Ferreri,

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Light Tree, Nanda

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1983

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Soldatino Hop Hop, Fortunato Depero, 1917 Costruzione di donna, Fortunato Depero, 1917

Costruzione di bambina, Fortunato Depero, 1917

55

“Ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno. Ohi! Tu m'hai fatto male!grido rammaricandosi la solita vocina” (Collodi, Pinocchio, 1883)

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“Taking up the hatchet again, he struck an almighty blow upon the piece of wood. Ouch! You hurt me! — cried the same little voice in sorry tones” (Collodi, Pinocchio, 1883)

Personaggio protagonista dello

spettacolo Pinocchio, quattro atti e ventun quadri di Dario Cesare Piperno dal romanzo omonimo di Carlo Collodi. Realizzazione Luigi _ Gressani

Main character for the performance of Pinocchio, four acts and twentyone pictures by Dario Cesare Piperno, after the novel by Carlo

Collodi. Production by Luigi Gressani Signor Bonaventura, Sergio Tofano (Sto), ideazione del personaggio per il “Corriere dei Piccoli” 1917 Signor Bonaventura, Sergio Tofano (Sto), conception of the personage for Corriere dei Piccoli, 1917

Nella filosofia epicurea la vita era una commedia, dove tutti recitavano una parte, a cui solo la morte poneva fine

In Epicurean philosophy life was a play, in which everyone acted a part, that ended only with death

Costume di scena di / stage costume for Arlecchino servitore di due padroni, regia di / directed by Giorgio Strehler, 1947 Arlecchino

59

Pino, Stefano Giovannoni, Alessi, 1998 Maschera di Pulcinella su modello di Antonio Petito

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61

Maschera,

Lapo

Binazzi,

1980-20

64

Jo Il Mare, Ettore Sottsass, eria Clio Calvi e Rudy Volpi, 2007

L fia Anima, Ettore Sottsass, Galleria Clio Calvi e Rudy Volpi, 2007

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67

Pittura murale / wall painting, Pompei / Pompeii, | secolo a.C. / first century BC Pitture murali / wall paintings, Pompei / Pompeii, | secolo a.C. / first century BC

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Le case romane erano decorate come scenografie, piene di penombre e maschere teatrali

The Roman domus were painted as scenography, full of twilight and theatrical masks

69

“Filenide, dai da bere l'olio alla lampada, testimone silenziosa dei nostri amori segreti; e poi vai e chiudi a chiave la porta, ad Amore non piacciono i testimoni viventi. Tu Xanto baciami; e tu letto d'amore impara tutto ciò che appartiene alla divina Afrodite...” (Filodemo in Antologia Palatina)

“Philaenis, give oil to the lamp to drink, it is the silent witness of our secret loves; then go and lock the door, Love does not like living witnesses. You, Xanthus, kiss me; and you, bed oflove, learn all that belongs to the divine Aphrodite...” (Philodemus in Palatine Anthology)

Diavoli, Gio Ponti, Paolo De Poli, 1956 Tema e variazioni, Piero Fornasetti, 1950-1955

Painted Persons, Alessandro Guerriero, 1986

“Flacco mi donò come argentea testimone fedele alla sua Nape infedele, e adesso mi consumo vicino al letto di questa spergiura, a vedere tutte le vergogne che compie...” (Statilio Flacco in Antologia Palatina) “Flaccus gave me as faithful silver witness to his unfaithful Nape, and now | am burning near this perjurer, to see her every shametul act...” (Statilius Flaccus in Palatine Anthology)

Fallo /phallus, Pompei / Pompeii,

‘secolo a.C. / first century BC Lucerna / lamp, Pompei / Pompeii,

secolo a.C. / first century BC Finaetrusco / etruscan phallus, Vili secolo a.C. / VIII century BC

Satyricon, Federico Fellini, 1969

Fallo / phallus, Pompei / Pompeii, | secolo a.C. / first century BC

Priapo / Priapus, Pompei / Pompeii, | secolo a.C. / first century BC Shiva, Ettore Sottsass, Bd Barcelona Design, 1973

‘SATYRICON' Una Produccién ALBERTO GRIMALDI

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FELLINI

Nella domus

latina

gli oggetti parlavano, e come i Lari e i Penati proteggevano la casa

In the Latin domus, objects talked; like the Lares and Penates, they protected the household

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Nella tradizione latina la natura

era abitata da divinità e spiriti,

«che costituivano l’anima ‘segreta dei materiali e degli oggetti

In the Latin tradition nature was inhabited by deities and spirits, which were the secret

soul of materials and objects

Come animali domestici gli oggetti avevano forme zoomorfe per tenere lontani dalla casa il malocchio e i ladri As domestic animals, objects had zoomorphic forms to keep the evil eye and thieves away from the house

Scaldavivande / chafing dish

(particolare / detail), Pompei / Pompeii, | secolo a.C. / first century BC Lampada a olio con stambecco/ Oil lamp with an ibex, Pompei / Pompeii, V-IV secolo a.C. / 5th to 4th century BC Lucerna / lamp (particolare / detail),

Pompei / Pompeii, | secolo a.C. / first century BC

Gatto, Gio Ponti, Paolo De Poli, 1956

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16 Animali, Enzo Mari, Danese, 1957, 1965

16 Pesci, Enzo Mari, Danese, 1973

irume ju aperto per rivelare la vita sportiva di un gentiluomo

di campagna

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to reveal the sporting life of a country gentleman, Piero Fornasetti Armadio per sala da pranzo / sideboard, Giacomo Balla 1918 Tavolinetto e sedia / small table and chair, Giacomo Balla, 1918

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85

Gilet / vest, Giacomo

Balla,

1924-1925 Proust, Alessandro Mendini, Studio Alchimia, Atelier Mendini,

1976, 1978

Sii crepi ni

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Ashoka, Ettore So Memphi Ss, 1991

Carlton, Ettore Sotts Memy phis, 198 31



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Yang, Carlotta De Bevilacqua, Artemide,

1996

Fossile Moderno, Massimiliano Adami, Meritalia Spa Forniture, 2004

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Camera da letto / bedroom, Gio Ponti, Piero Fornasetti, 1951

93

Gli oggetti italiani sono spesso oggetti di scena, che servono a rappresentare una funzione, come dentro a una commedia

Italian objects are often objects of theatre, used to represent a particular function, as in a play

Trumeau, Gio Ponti, Piero Fornasetti, Elli Radice, 1951 Moloch, Gaetano Pesce, Bracciodiferro, 1970

95

Bozzetto per /model for Acrobati musicali in gabbia, Bruno Munari, 1935

| Luoghi Deputati, bozzetti per sculture / models for sculptures, giardino Grimaldi, Fausto Melotti, 1975

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97

Collodi trasformò un burattino in un uomo; ma nel secolo dopo le avanguardie

immaginavano l'uomo come una marionetta, mossa dalla modernità Collodi changed a puppet into a human; but in the following century the avant-gardes imagined man as a marionette, with modernity pulling the strings

98

Giorgio de Chirico, Bagni misteriosi, 1935 Carlo Carrà, /dolo Ermafrodito,

1917

Fausto Melotti, Teatrino Angoscia, 1961

99

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2 I Grandi Borghesi e la Sacralità del Lusso

és, Una borghesia inquieta, tra lusso e sacrilegio

Ay,_The Great Middle Classes and the Sanctity of Luxury A Restless Bourgeoisie, between Luxury and Sacrilege

Il design italiano è l’unico in SR

ad’avere avuto origine

non solo dalle avanguardie ma soprattutto dai “club illuministi”

della borghesia (milanese in particolare) che hanno ricercato nello stile moderno uno strumento che le fornisse sicurezza e identità. Tra le due guerre l'alta borghesia e gli intellettuali di opposizione hanno usato l'arredamento moderno anche come espressione della loro profonda inquietudine, come ricerca di una modernità letteraria, benpensante ma anche torbida (come nel caso ~ di Carlo Mollino). Negli spazi interni delle ville e delle grandi magioni borghesi si è formata una realtà culturale inquieta, che ha caratterizzato anche il design italiano contemporaneo, sempre incerto tra lusso, buon gusto e rigore calvinista. Dall’antica tradizione bizantina e paleocristiana il design italiano ha inoltre ereditato la tendenza ad attribuire ai gioielli e agli oggetti preziosi, ai fragili vetri, un alto valore simbolico, quasi sacro, come testimonianze di valori spirituali.

| gioielli e gli oggetti preziosi erano considerati oggetti transizionali, che trasferivano cioè le qualità organolettiche dei materiali e delle pietre preziose in virtù civili, esaltando la nobiltà e la fertilità di chi li indossava o li possedeva. A. B.

100

Italian Design is unique in Europe in having its beginnings not only in the Avant-gardes but above all in the “Enlightenment clubs” of the middle classes (Milanese in particular) which looked to the modern style as an instrument for providing security and identity. In the period between the two wars, the upper middle class and the “opposition intellectuals” also used modern furnishings to express their deep anxiety and search for a literary modernity

that was orthodox but also troubled (as in the case of Carlo Mollino). In the interior spaces of the villas and middle class mansions a culture of restlessness emerged which characterised contemporary Italian Design, always wavering between luxury, good taste and Calvinist severity. Italian Design has also inherited from the ancient Byzantine and early Christian tradition the tendency to attribute high symbolic value to jewels, precious objects and fragile glassware as tokens of spiritual values. Jewels and precious objects were considered transitional items: in other words they transferred the organoleptic qualities of materials and precious stones to civil virtues, enhancing the nobility and the

fertility of those who wore them or possessed them.

A. B.

- Leoncillo Leonardi, Ritratto di Elsa, 1948

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Specchiera / large mirror, Carlo Bugatti, 1900

Lampadario di conchiglie / chandelier in shells, Piero Fornasetti, Fornasetti, 1956

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Miller, ingresso / entrance,

Carlo Mollino,

1936

Casa A. e C. Minola, ingresso / entrance, Carlo Mollino, sostegno della mensola di / shelf support by U. Mastroianni, 1944-1946

Applique, Casa Rivetti, Carlo Mollino, 1949 Tavolo / table, Casa Provera, Carlo Mollino, 1955

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Il lusso borghese italiano

si è sempre mosso tra design e tradizione, tra trasgressione e lusso

Italian middle-class extravagance has always moved between design and tradition, between transgression and luxury

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105

La borghesia italiana non ha mai espresso un suo modello domestico diverso da quello aristocratico The original Italian bourgeoisie did never assume a domestic model to counter that of the aristocracy

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Tenda Veneziana, Piero Fornasetti, Fornasetti, 1958

Mobili con specchio / Furnitures with mirror, Gio Ponti, 1931

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Consolle / Console, Guglielmo Ulrich, 1934 Tavolino / small table, Gio Ponti, 1954 ——_——

6

Tavolino / small table, Gio Ponti, 1953-1954

111

“Stile” n. 13, gennaio 1942, Gio Ponti, copertina di / cover

by Gienlica Sedia per appartamento / chair for flat Lucano, Gio Ponti e Piero Fornasetti, 1951 EA)

0

Superleggera, Gio Ponti, Cassina, 1951-1957

113

Sedia / chair, Gio Ponti, Cassina, 1949 Sedia / chair, Gio Ponti, 1950 ca.

Sedia / chair, Carlo Bugatti, 1900

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Sedia per/ chair for Casa Trobis, disegno / drawing, Guglielmo Ulrich, 1945 Sedia / chair, disegno / drawing, Guglielmo Ulrich, 1945

Sedia / chair, Guglielmo Ulrich, 1936

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Martingala, Marco Zanuso, Arflex, 1954

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PL19, Franco.Albini, Franca Helg, Poggi, 1959 (

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Cab, Mario Bellini, Cassina, 1976

Incisa, Vico Magistretti, De Padova, 1951 Sanluca, Achille e / and Pier Giacomo Castiglioni, Gavina, Knoll, Bernini, Poltrona Frau, 1960, 1969,

1990, 2004

121

Michelangelo Antonioni Cubo, Achille e / and Pier Giacomo Castiglioni, Arflex, 1957

© Achille e Pier Giacomo Castiglioni

Dollaro, Ufo, 1968

Vaso delle donne sui fiori e delle architetture, Gio Ponti, Richard Ginori, 1924-1925

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Il design italiano ha ereditato questa incertezza: ogni oggetto è frutto di una ricerca che non arriva mai a una certezza

Italian Design has inherited this _uncertainty: every object is the _ fruit of a search that never | achieves certainty 125

La casa degli Efebi, Gio Ponti, Richard Ginori, 1923-1930

Ritratto femminile, Lucio Fontana,

1938-1939

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La comodità

italiana nasce dal Barocco,

come spiritualità

e non come forma

Italian comfort was born out of the Baroque — as spirituality, not as form

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athan De Pas, Donato bino, Paolo Lomazzi,

Poltronova,

1971

Pratone, Gruppo Strum (G. Ceretti, P. Derossi, R. Rosso), Gufram, 1966, 1971

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Blow, Jonathan De Pas, Donato D'Urbino, Paolo Lomazzi, Zanotta, 1967-1968

Collinetta su ruote, Gruppo Strum (G. Ceretti, R Derossi, R. Rosso) 1969

Flag chiocciola, Piero Gilardi, Gufram, 1968

293

1i Boeri, Arflex,

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Sebastian

1970

Ceretti,

R. Rosso), Gufram,

Superstudio,

Malitte,

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Poltronova,

1969 1968

Matta, Gavina,

Superimbottiti come ricerca di un benessere misurabile sui centimetri di schiume morbide

Super-padded in the quest for comfort measurable in the centimetres of soft foam » ®

294

295

297

Il divano italiano non è il lettino di Freud

(che libera dalle nevrosi), ma è quello di Italo Svevo (che coltiva le nevrosi) The Italian sofa is not Freud’s couch

(which frees you from your neuroses), but Italo Svevo’s (which cultivates neuroses)

Italo Svevo Letto / bed Laputa, tavolini / side tables Placebo, vasi / vases Ephemera di /by Shiro Kuramata, allestimento per / arrangement for “Il Dolce Stil Novo - della casa”

per / for Pitti Immagine Casa 1991 Antonio Canova, Paolina Borghese, 1804 Capitello, Piero Gilardi, Gufram,

1970

rek Bambole,

B&B

Torso,

Italia,

Sipek,

Driade, 1987

Mario

Bellini, 1968-1969

Paolo Deganello,

Cassina,

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Le Bambole,

Mario Bellini,

B&B Italia, 1968-1969

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Wink,Toshiyuki

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Osvaldo

Kita, Cassina, 1980

Borsani, Tecno, 1955

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Dixon, Cappellini, 1991

Francesco

Binfaré, Edra, 2000

Xito, Giovanni Levanti, Campeggi, 1999

305

Allestimento speculare per la XIV Triennale con poltroncina Athena, Pierluigi Spadolini, 1968

Mirrored arrangement for the XIV Triennale, with Athena armchair,

Pierluigi Spadolini, 1968 Camaleonda,

Mario Bellini,

B&B, 1971 Sistema Addizionale, Joe Colombo, Sormani, 1967 Adone, Didone, Nidone, Giulietto Cacciari, Gavina, 1972-1973

Safari, Archizoom Associati (A. Branzi, G. Corretti, R Deganello,

M. Morozzi), Poltronova, 1968 Lombrico, Marco Zanuso, B&B, 1967 Serpentone, Cini Boeri, Arflex, 1971

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rimental project n. 187, gio Giugiaro, 1973 A

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air, Joe Colombo,

— Sormani, 1970 7 e

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Teneride, Mario Bellini, Cassina, 1970

Dalila 1, 2 e 3, Gaetano Pesce,

Cassina, 1980 Habitat for 2 people, ambiente sotterraneo post-atomico /

post-atomic underground environment, Gaetano Pesce, 1972

IN 301, Angelo Mangiarotti, Zanotta, 1968

313

7.1 Grandi Semplici La ricerca della semplicità come razionalità spontanea

7_The Great and the Simple The search for simplicity as spontaneous functionality

‘A differenza di molte altre culture del progetto, europee o internazionali, quella italiana ha conservato le sue radici con - la cultura popolare e contadina, elaborando prototipi semplici, che interpretano la modernità come la nascita di un nuovo alfabeto elementare, che permette di riscoprire valori spirituali e ideali. La semplicità dunque non è il risultato di un processo ingenuo, ma al contrario è il risultato di un procedimento molto sofisticato, che seleziona le forme e le tecnologie per ottenere il massimo risultato espressivo con il minimo sforzo formale. | “grandi semplici” costituiscono dunque una categoria caratteristica del design italiano, lontana dalla classicità e dal razionalismo, e più attenta alle tradizioni “povere” della cultura latina e italica. i

A.B.

314

Unlike many other European or international design cultures, italian design has preserved its roots in popular and peasant culture, developing simple prototypes that interpret modernity as the emergence of a new basic alphabet that allows us to ‘rediscover spiritual and ideal values. So the simplicity is not the result of an ingenuous process, but quite the contrary: it is the result of a highly sophisticated procedure which selects the forms and technologies to achieve maximum expression with minimum formal effort. The “great and simple” are thus a typical feature of Italian Design, far from classicism and from rationalism and paying more attention to the “poor” traditions of Latin and Italian culture. A.B.

TURN

Giovanni Michelucci, / fioretti di san Francesco, 1920

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Il design italiano ha la capacità di dare risposte semplici a problemi complessi

Italian Design has the ability to give a simple answer to complex problems

1919 PT, Giovanni Michelucci, Fantacci Arredamenti, 1919

Sedia / chair, proposta per autoprogettazione / proposal

for self-projection, Enzo Mari, Simon International, 1973

317

La semplicità è il risultato di una ricerca di purezza, innocenza e di infanzie perdute This simplicity is the result of a search for purity, innocence and lost childhoods

a. 318

Poltroncina in compensato/ small armchair in plywood, Giotto Stoppino, Vittorio Gregotti, Luigi Meneghetti, SIM, 1953 Carlo Carrà, Antigrazioso, 1916

Carlo Carrà, /l pino sul mare, 1921 Arturo Martini, Solitudine (Natale), 1932

319

Bicicletta in legno e alluminio/ bicycie in wood and aluminum, modello / model Littorina autarchica 900, Vianzone, 1935

Sei persone per 72 mq, Achille Castiglioni con / with Roberto Avanzini ed / and Emilia Promontorio, di Milano, 1986

XII Triennale

The Big Stone Game, Enzo Mari, 1968

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Allestimento per la mostra/ arrangement for the exhibition “Dove va l'artigianato?”

Achille Castiglioni, Firenze/ Florence, 1981-1982 Porcellana della serie “Samos” / porcelain “Samos” series, Enzo Mari, Danese, 1973

Totem 1, Totem 2, Ettore Sottsass, Flavia Manifattura Ceramiche Artistiche, 1964, 1995-1996

(riedizione / new edition)

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Vianifattura Ceramiche e, 1961-1962, 1982 dizione / new edition)

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Vaso a forma di coppa / cup-shaped vase, Ettore Sottsass, Manifattura ivalier G. Bitossi & Figli, 1958

Vaso a forma di coppa / cup-shaped vase, Ettore Sottsass, Manifattura Cavalier G. Bitossi & Figli, 1958

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di alzate / pair of fruitstands,

Sottsass, Flavia Manifattura (

iche Artistiche, 1958-1959,

| 1982 (riedizione / new edition)

Piatti in ceramica trafilata / | plates in drawn ceramic, Roberto | Mango, Ceramiche SAV, 1955

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San Francesco e il diritto alla povertà

basilica Patriarcale Francesco

St. Francis and the right to Poverty

Sacco e bianco, Alberto Burri, 1953

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“I frati abbiano una sola tonaca con cappuccio ed un’altra senza, il cingolo e le mutande. E tutti i frati vestano di abiti vili, e possano rattopparli con sacco e altre pezze...” ~ San Francesco dssisi

“Let the brothers have just one tunic with a hood and another without the hood, and a cord, and breeches. And let all the brothers clothe themselves in mean garments, and they may patch them with sackcloth and other pieces...” St. Francis of Assisi

331

Quadro da pranzo (Oggetti meno), Michelangelo Pistoletto, 1965

Da lontano era un'isola, Bruno Munari, 1984

I sassi, Piero Gilardi, Gufram, 1968

333

Mele cadute, Piero Gilardi, 1977

Poltrona di paglia, Alessandro

Mendini, 1974

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Sedie in materiali poveri / chairs in rude materials, Riccardo Dalisi, 1971-1973 Vestirsi é facile, Lucia Bartolini, Archizoom Associati, 1973

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337

Favela, Fernando e / and Humberto Campana, Edra, 2003

Animali domestici, Andrea Branzi, Zabro Zanotta, 1985

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Esen Examples

from Slitta

“arte contadina” )llezione Achille Castiglioni of “peasant art”

Achille Castiglioni collection per erba / Grass sledge

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letail), 1296 a di San Francesc

rtello, Enzo Mari, 1973 Putrella,

Enzo Mari, Danese,

1960

Mezzadro, Achille e / and Pier Giacomo Castiglioni, Zanotta, 1957, 1971

344

345

ile seer Li ilo, Vico Magistretti, OLuce, 1977

Le forme semplici del design italiano

vogliono insegnare un nuovo alfabeto da cui far nascere una nuova e severa grammatica

The simple shapes of Italian Design aim to teach a new alphabet from which to create a new rigorous grammar

347

Qing, Vittorio Locatelli, Driade, 2007

Per forza di levare, Enzo Mari, KSnigliche Porzellan-Manufaktur, 1994

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/asi / vases, serie “Evanescenti” / ‘Evanescenti” series, Ercole 3arovier, Barovier & Toso

/aso in alabastro / alabaster vase, Angelo Mangiarotti, Cooperativa \rtieri dell’Alabastro, Volterra, 1983

“MAS

ih, rondini, umilissima

dell’umile Italia!” (PP Pasolini, Lumile

voce

Italia, 71954)

“Ah, swallows, most humble

voice

of humble Italy!” (PP Pasolini, Lumile Italia, 1954)

Pier Paolo Pasolini Vasi in bambù / bamboo vases, Bruno Munari, 1965

353

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Pantysol, Nanni Strada, Clino Trini - Castelli, Calza Bloch, 1973 __

Falkland, Bruno Munari, Danese, 1964

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; Coreografia d'ambiente,

Carlo Bevilacqua, 1952

Nuvola Rossa, Vico Magistretti, _ Cassina, 1977 Thinking Man, Jasper Morrison,

Cappellini, 1989

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357

La cultura italiana ha spesso identificato la semplicità con la modernità, e la modernità come un dono spontaneo Italian culture has often equated modernity with simplicity, and identified modernity as a natural talent

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Less, Jean Nouvel, Unifor-Molteni, 1994

Joy, Achille Castiglioni, Zanotta, 1990

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ilo, Mario Nanni, izzuno, 2003

Candela di Vals, Peter Zumthor, Viabizzuno, 1996

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| Moka, Mario Asnago e / and _> Claudio Vender, Flexform, 1939-1985

x E Box, Enzo Mari, Castelli, |

Aleph Driade, 1971, 1976, 1995

‘>(riedizione / new edition)

Tavolo con ruote / rolling table, Gae Aulenti, Fontana Arte, 1980

Fongri, Elli Grignani, Fongri, 1919

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Lariana,

Giuseppe Terragni, 1935

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Radio, Franco Albini, 1938-1940

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Set da terrazzo / terrace ensemble, Vittoriano Viganò, Vittorio Bonacina &C, 1951

Poltrona seggiovia / chairlift seat, Franco Albini, 1940, ricostruzione

a cura del / reconstruction by Cosmit, Salone del Mobile di Milano, 1988

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S-Chair,Tom Dixon, Cappellini, 1991 Casetta, Michele De Lucchi, 2004-2006

Serigrafia Edizioni d'arte, serie “Natura” / “Natura” series, Enzo Mari, Danese, 1963

“[...] Quando la sera assonna le gallinelle, mettono voci che ricordan quelle, dolcissime, onde a volte dei tuoi mali ti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai [...]” (U. Saba, A mia moglie, 1909-1910) “[...] When evening makes the young hens sleepy, they put on voices that call to mind those gentle sounds with which at times you lament your troubles, and you do not know - that your voice has the soft, sad music of the chicken pens [...]” (U. Saba, A mia moglie, 1909-1910) 371

Teatro Sommerso di Mario Martone

Submerged Theater by Mario Martone

Se la Grecia ha inventato il teatro occidentale, sono state le città della penisola italica (quelle della Magna Grecia e dell'Etruria, e poi Roma) a dare forma visiva, con innumerevoli testimonianze artistiche, alla “vita teatrale” Non solo le scene del mito, dunque, ma lo spettacolo in senso concreto: vasi, mosaici e terrecotte sono infatti piene di palchi, tendaggi, scale, maschere, tutti oggetti che formano la scena insieme ad attori, mimi, musicisti, acrobati, ballerini. Sottratto alla rigidità del calendario liturgico greco, il teatro (soprattutto i generi “poveri” come il mimo drammatico e l'atellana) pervade la vita quotidiana delle | popolazioni italiche e si infila addirittura nei corredi funebri, come nella necropoli di Lipari e in tante tombe etrusche e romane.

374

If Greece invented Western theatre, it was the cities of the Italian peninsula (of Magna Grecia and Etruria, and later Rome) that gave visual form to “theatrical life” as proved by countless depictions in various art forms. So, not just mythological scenes but theatre in a concrete sense: vases, mosaics and terracottas are full of stages, curtains, staircases, masks — all objects that go to make up theatre along with the actors, mimes, musicians, acrobats and dancers. Removed from the rigidity of the Greek liturgical calendar, theatre (especially the “poor” genres such as mime and the Atellan fables) pervaded the daily lives of the Italic peoples and even inserted itself into tomb furnishings, as seen in the necropolis in Lipari and many Etruscan and Roman tombs.

37

I Grandi Borghesi e la Sacralità del Lusso di Silvio Soldini Tuffo nel cinema italiano alla ricerca di frammenti che possano raccontare la nostra borghesia nel suo concetto di casa, arredo, lusso. Un breve film di montaggio che inventa una nuova musica prendendo a prestito alcune immagini dai grandi autori del cinema italiano.

376

The Great Middle Classes and the Sanctity of Luxury by Silvio Soldini A dive into Italian cinema in the search of fragments that tell the story of our middle class in its concept of home, furniture,

and luxury. A brief edited film that invents a new music, borrowing images from the greatest directors of Italian cinema.

377

La Dinamicità

Energy by Davide Ferrario

di Davide Ferrario Futurismo! “Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. È dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo” (ET. Marinetti, 1909). La velocità irrompe nell'arte e nella vita quotidiana. Nel corso del secolo tutto diventerà mobile, portabile, scomponibile, flessibile. Dal punto di vista del design gli oggetti si fanno (aero)dinamici, plastici, leggeri, trasportabili e indossabili. Irrompono sul mercato automobili e scooter per un pubblico di massa che cambiano la vita dell’Italia contemporanea. Sarebbe stato contento Marinetti delle Cinquecento con cui i suoi connazionali si riversano sulle spiagge nelle domeniche d'agosto degli anni sessanta? Futurismo o fu turismo? Da questo paradosso ecco l’idea di un piano sequenza in una location insieme avveniristica e nostalgica (il vecchio stabilimento della FIAT al Lingotto di Torino) che metta in scena una sorta di corto circuito tra Topolino e bici Laser, tra vecchio modernismo e modernità che guarda indietro. Una steadycam che non si ferma mai, alla ricerca di oggetti creati con l'ossessione di essere nuovi, facili da usare, per tutti.

.

Dove va il design? E dove stiamo andando noi?

Le risposte sono solo opinioni. i La passerella olimpica che dal Lingotto si avventura nel vuoto

è una metafora rivelatrice.

378

Futurism! “We shall sing the broad-chested locomotives, the gliding flight of aircraft. It is in Italy that we launch this manifesto of sweeping and incendiary violence with which today we inaugurate Futurism” (ET. Marinetti, 1909). Speed erupts into art and everyday life. In the course of the century everything will become movable, portable, flexible, able to be dismantled. From the design point of view objects become (aero)dynamic, plastic, lightweight, transportable, wearable. Cars and scooters for a mass public burst onto the market and change the life of contemporary Italy. Would Marinetti have been happy with the Fiat 500 beachbuggies in which his compatriots poured onto the beaches on those August Sundays in the 1960s? Futurism or just tourism? From this absurdity came the idea of a sequence in a futuristic and at the same time nostalgic location (the old FIAT factory in Lingotto, Turin) presenting a kind

of short circuit between the Topolino and Laser bikes - between the old modernism and modernity looking backwards. A steadycam that never stays still, looking for objects created with an obsession for what is new, easy to use, and for everyone. Where is design heading? And where are we heading? The answers are only opinions. The Olympic walkway from Lingotto out into the void is a revealing metaphor.

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La Luce dello Spirito di Antonio Capuano

The Light of the Spirit by Antonio Capuano

Buio assoluto. Luce improvvisa, a scatti. Una scritta neon bianca illumina un passaggio sotterraneo della metro. La scritta è un verso di Dante. Una donna giovane, in nero aderente, tacchi, sale la scala mobile, proprio sotto la scritta. Tiene con tutt'e due le mani una bellissima lampada chiara. La scala la porta verso di noi. Quando ci passa accanto, le notiamo il collo esile, le labbra rosse, gli occhi sfuggenti. Strada città. Esterno sera. Un ragazzo, giacca e cravatta, scarpe lucide, cammina rasente una strada piena di traffico. Porta con attenzione una grande lampada bianca. La lampada tenuta molto accostata alla faccia gli illumina il volto pallido. Mare. Porto. Esterno sera. Due ragazzi portano a spalla un grande arabesco al neon. La banchina è grigia e deserta. | ragazzi hanno le facce serie di chi sta facendo un lavoro necessario. Di giovani che portano lampade accese, ne vedremo forse venti. Poi un grandissimo ambiente. Bianco. Interno sera. | ragazzi, uno alla volta, entrano con le lampade. Le poggiano ai piedi della parete lunga, che diventa via via più chiara. Due ragazzi sospendono l’arabesco. Il grande neon oscilla, fluttua nel vuoto e comincia lentamente a salire verso l'alto. Città. Esterno alba. La luce sale da est, dietroi palazzi bui. Lentissimamente, l'arabesco spunta dalle cime dei palazzi e si arrampica in cielo illuminando tutta la città.

380

Total darkness. Sudden flashes of light. A sign in white neon lights up a subway tunnel. The writing is a verse from Dante. A young woman in a clinging black dress and high heels goes up the escalator just beneath the sign. She is holding a bright, beautiful lamp in both hands. The escalator carries her towards us. When she passes close to us we notice her slender neck, her red lips, her evasive look. City street. Exterior, night. A youth wearing jacket and tie and shiny shoes is walking close to the speeding traffic. He carries a large white lamp, carefully. The lamp, held very close, casts light on his pale face. Sea. Port. Exterior, night. Two youths are carrying a big neon arabesque on their backs. The wharf is drab and deserted. The youths have the serious expression of someone doing a necessary job. We see young people carrying lit lamps, perhaps twenty of them. Then a very large room. White. Interior, night. One by one the youths enter with the lamps. They put them down on the floor against the long wall, which gradually grows brighter. Two youths hold the big neon arabesque suspended. It oscillates and floats in space and starts to rise slowly upwards. City. Exterior, dawn. The light begins to appear from the east, behind the dark buildings. Very slowly the arabesque rises up from behind the tops of the buildings and climbs higher in the sky to light up the entire city.

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La Democrazia Impilabile di Daniele Luchetti Quanto è possibile impilare oggetti impilabili prima che perdano di senso e diventino un altro oggetto, impilabile a sua volta? È possibile immaginare una città formata da oggetti impilati? E una volta formata, una città del genere sarebbe definitiva, o rischierebbe di essere a sua volta soppiantata da altri gusti e da altri oggetti, impilabili a loro volta?

382

The Stackable Democracy by Daniele Luchetti - To what extent is it possible to stack stackable objects before they lose meaning and become another object, stackable in its own turn? Is it possible to imagine a city formed of stackable objects? And once formed, would such a city be definitive, or would it risk being supplanted in turn by other tastes and by other objects, stackable in their own turn?

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Il Super-Comfort di Pappi Corsicato

Super-Comfort by Pappi Corsicato

Un corpo o parti del corpo entrano in contatto con materiali e forme che di fatto stabiliscono quello che noi definiamo genericamente “comfort” Siano essi piume, legno, schiume, chiodi, lattice o altro. Ho cercato di suggerire o evocare con le immagini un concetto tanto definito ma al tempo stesso indefinibile. Con l'augurio che rimanga un mistero.

The body or parts of the body come into contact with materials and shapes which effectively establish what we define generically in Italian as “comfort” We could be talking about feathers, wood, foam, nails, latex or other material. With the images, | have tried to suggest or evoke a concept that is often defined but at the same time indefinable. Hoping that it will remain a mystery.

384

385

Semplici Semplici di Ermanno Olmi

The Simple Simple by Ermanno Olmi

| “Grandi Semplici” si confrontano con i “Semplici Semplici” Sono, costoro, gli anonimi artigiani: umili artefici, che fin dalla lontananza dei secoli provvedono agli utensili necessari al compimento.dei vari lavori e al sostegno del nostro vivere quotidiano. Dall’opera delle loro mani sono nati ogni sorta di arnesi. Così che questi utili oggetti accompagnano da sempre la storia di tutte le genti e da essi, ogni popolo, ne trae la propria immagine.

The “Great Simple” meet the “Simple Simple” They are the anonymous craftsmen: humble craftsmen that from the far-away centuries provide the tools necessary for performing the various tasks that sustain daily life. The work of their hands produced every kind of tool and these useful objects have throughout history accompanied all peoples and in them all peoples reflect their image.

“Le figurazioni popolari sono il contenuto spirituale della Storia” Josè Bergamin 1895-1983

386

“Popular representations are the spiritual content of History.” Josè Bergamin 1895-1983.

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VISIONI IN MOVIMENTO EXHIBITION Italo Rota

DESIGN

Come Fare un Museo del Design in Italia? Riuscite a immaginare un film su Chicago senza una pistola, un telefono o un'automobile? Riuscite a immaginare un dramma di Shakespeare senza un teschio, un fioretto e un arazzo? Si può rappresentare |’ Otello di Shakespeare senza il fazzoletto di Desdemona? Otello è ambientato a Venezia. Shakespeare ha ambientato i suoi drammi più belli in Italia. E si sa da dove venivano i gangster di Chicago. L'oggetto di scena, il materiale da rappresentazione teatrale, l'artefatto, l'oggetto significante. L'oggetto che crea azione, contesto, senso, scambio, stimolo immaginativo, desiderio, simbolo, metamorfosi. E negli ultimi cinquant'anni la maggior parte di questi oggetti, prodotti materiali, artefatti che creano senso, sensazioni e desiderio sono arrivati dall'Italia. Si potrebbe obiettare: perché parliamo solo degli ultimi cinquant'anni? Perché non gli ultimi duemila anni? Bene, se dicessimo così, faremmo ingelosire tutto il resto del mondo, e l'invidia, come

diceva Livio, è un'emozione

distruttiva

e corrosiva. Mettiamo insieme un oggetto e un nome del design italiano e la scena si fa più chiara — Olivetti, Lambretta, Vespa... Tali oggetti di design significano stili di vita desiderabili, standard di eccellenza nella qualità di vita e contesti molto speciali. Nessun oggetto o artefatto è un'isola, potremmo parafrasare John Donne dicendo “Nessun uomo è un'isola” Nessun oggetto è un'isola. Né nella storia né nella geografia. Quindi tanti di questi oggetti hanno antenati e una certa provenienza, esistevano sedie e tavoli e letti e bikini nella Roma Imperiale.

Esistevano lampade e carri con ruote a Pompei, c'erano vasi e vetri a Venezia. C'erano pure sedie e sgabelli nella Divina Commedia di Dante a Firenze nel 1300; c’erano,sedie nella Cena ad Emmaus di Caravaggio, c'erano sedie nella Dolce Vita di Fellini

7 390 =

nel 1959, ci sono sedie negli uffici della Fiat a Torino nel 2007. Oggetti che creano senso in letteratura e nella pittura, nel cinema e nel mondo del business. Tali oggetti possiedono un significato nel contesto di celebri accadimenti storici quanto in celebri finzioni artistiche. Un museo che parla di oggetti senza molti oggetti, poiché il contesto dell'oggetto è rilevante tanto quanto |’oggetto stesso. Possiamo realizzare tutto questo oggigiorno con massima economia di mezzi rispetto al passato, tramite le potenzialità dei nuovissimi strumenti tecnologici che sono essi stessi una straordinaria evocativa testimonianza e rappresentano la pratica quotidiana della nostra visual information age. Vogliamo proporvi quindi un museo-installazione dell'era dell'informazione visiva. Il nostro obbiettivo è quello di creare un'esposizione autoriflessiva che faccia vedere il significato degli oggetti del design nell'ambiente originale della loro stessa orgogliosa progettazione; gli oggetti dovranno mostrare la fierezza della loro esistenza — dato che la mente umana richiede e insiste sempre sulla novità - ma anche quella di appartenere al celebrato club degli altri oggetti di design, poiché questo significa solidarietà, rispetto e continuità con il passato. Vogliamo fare questo con eleganza, ma anche giubilo ed esuberanza - ben sapendo che queste caratteristiche spesso sono gridate con enfasi e autocompiacimento — e perché no? “Non nascondere la tua luce dietro un mucchio”- Esodo. “Squilli una tromba per ogni vittoria ben conquistata”— Ettore. “Sii valoroso e fai squillare la tua tromba” — Garibaldi. “Mulini, vele, trombe e ambizioni hanno bisogno del vento favorevole” — Beaumarchais. Dunque un museo di oggetti che non sia una semplice esposizione di oggetti, creata con strumenti moderni, poiché il contesto dell'oggetto parla più forte dell'oggetto. Cento oggetti significativi dell’Italia contemporanea offerti a voi in modo tale che l'oggetto numero centouno sia il museo stesso. Italo Rota, Peter Greenaway

VISIONS

IN MOVEMENT

EXHIBITION Italo Rota

DESIGN

How to Make a Design Museum in Italy? Can you imagine a film about Chicago that doesn't have a pistol, a telephone, or an automobile? Can you imagine a Shakespeare play that doesn't have a skull, a foil, and a tapestry? Could you perform Shakespeare's Othello without Desdemona’s handkerchief? Othello is set in Venice. Shakespeare set his most beautiful plays in Italy. And we all know where Chicago’s gangsters came from. The stage object, material for a stage performance, the artifact, the significant object. The object that creates action, context, meaning, exchange, imaginative stimulus, desire, symbol, metamorphosis. And in the last fifty years, the majority of these objects, material products, artifacts that create meaning, sensations, and desires,

have come from Italy. One might object: Why speak only of the last fifty years? Why not the last two thousand years? Well, if we said it that way, we would make the rest of the world jealous. And jealousy, as Livy said, is a destructive and corrosive emotion. If we put together an object and a name from Italian design, the scene becomes clearer — Olivetti, Lambretta,

Vespa... These design objects signify desirable lifestyles. Standards of excellence in quality of life, and very special contexts. No object or artifact is an island, to paraphrase John Donne's “No man is an island” No object is an island. Neither historically nor geographically. To be sure, many of these objects have ancestors, and a certain origin: chairs and tables and beds and bikinis existed in Imperial Rome. Lamps and carriages with wheels existed in Pompeii. There were vases and glasses in Venice. There were even chairs and stools in Dante’s Divine Comedy, in Florence in the 1300s.

There were

chairs in Caravaggio’s Supper at Emmaus. There were chairs in Fellini's Dolce Vita from 1959. There are chairs in the Fiat offices in Turin, in 2007.

391

Objects that create meaning in literature and in painting, in cinema, in the business world.

Such objects have significance in the context of celebrated historical happenings, just as they have meaning in celebrated artistic inventions. A museum without many objects, but that speaks about objects, because the object's context is as revealing as the object is itself. In comparison with the past, we are able nowadays to realize all this with the utmost economy of means using the potentials of tools based on the latest technology, which themselves are an extraordinary and evocative testimony, representing the context of daily practice in our “visual information age.” What we are proposing here, then, is a museum-installation of the visual information age. Our aim is to create an auto-reflective exhibition that demonstrates the significance of design objects within the original setting of their own proud planning. The objects must display their pride in existing, given that the human mind requires and relentlessly insists upon novelty. But they must also display their pride in belonging to that famous club of the other design objects, because this signifies solidarity, respect, and continuity with the past. We want to do this with elegance, and with rejoicing and exuberance as well, knowing fully that these characteristics are often shouted, emphatically and with self-satisfaction — and why not? “Hide not your light behind a heap” — Exodus. “Sound a trumpet for each well-won victory” — Hector. “Be courageous and sound your trumpet” — Garibaldi. “Mills, sails, trumpets, and ambitions all have need of favorable winds” — Beaumarchais. And therefore, a museum of objects that will not simply be an exhibition of objects created using modern instruments, because the object's context speaks more loudly than the object. One hundred significant objects from contemporary Italy, offered to you in such a manner that museum itself becomes the hundred-and-first object. Italo Rota, Peter Greenaway

Backstage Fotografie di / Photo by Fabrizio Marchesi

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IX

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Oggetti esposti Objects on Exhibit 1 Il Teatro Animista 1 The Theatre

of Animism

Luminator, Luciano Baldessari, 1929, Comune di Milano, C.A.S.V.A. Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, p. 45.

Modelli preparatori per la Napoletana di Alessi, Riccardo Dalisi,

1979-1987, Museo Alessi, p. 46. Foto Fabrizio Marchesi. Preparatory models for Alessi’s coffeemaker Napoletana, designed by Riccardo Dalisi, 1979-1987, Museo Alessi, p. 46. Photo by Fabrizio Marchesi. Robot Nando, O.P.S.E.T., 1950, Collezione Italo Rota / Italo Rota Collection, p. 50.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Costume di scena di / stage costume for Arlecchino servitore di due padroni, regia di / directed by Giorgio Strehler, 1947, Collezione Italo Rota / Italo Rota Collection, p. 58. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Pino, Stefano Giovannoni, Alessi, 1998, Alessi, p. 60. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Maschera

privata Carlo Bellini / Carlo Bellini Private Collection, p. 52. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Light Tree, Nanda Vigo, 1983,

Collezione Nanda Vigo / Nanda Vigo Collection, p. 53. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Soldatino Hop Hop, Fortunato Depero, 1917, Galleria Narciso,

Torino /Turin, p. 54. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Personaggio protagonista dello spettacolo Pinocchio, quattro atti e ventun quadri di Dario Cesare Piperno dal romanzo omonimo di Carlo Collodi. Realizzazione Luigi

Gressani, Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli / Associazione Grupporiani, p. 56. Foto Fabrizio Marchesi. Main character for the performance

of Pinocchio, four acts and twentyOne pictures by Dario Cesare Piperno, after the novel by Carlo Collodi. Production by Luigi Gressani, Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli /Associazione Grupporiani, p. 56. Photo by Fabrizio Marchesi. Signor Bonaventura, Sergio Tofano (Sto), ideazione del personaggio per “Corriere dei Piccoli” 1917,

FL / FL Private Collection, p. 61.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Lampadario di conchiglie/ chandelier in shells, Piero Fornasetti, Fornasetti, 1956, Archivio Fornasetti, pag 103.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Proust, Alessandro Mendini, Studio Alchimia, Atelier Mendini, 1976, Atelier Mendini

collection, p. 87.

Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Ashoka, Ettore Sottsass, Memphis, 1991, Memphis, p. 88. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Applique, Casa Rivetti, Carlo Mollino, 1949, Museo Casa — Mollino, Torino /Turin, pag 105.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Tenda Veneziana, Piero Fornasetti, Fornasetti, 1958, Collezione Barnaba

Fornasetti / Barnaba Fornasetti Collection, pag 108.

Il Diavolo, Gio Ponti, Argenti

Sabattini, 1978, (riedizione / new

Carlton, Ettore Sottsass, Memphis, 1981, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 89. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Tavolino / small table, Gio Ponti,

Yang, Carlotta De Bevilacqua,

1951-1957, Collezione privata FL / FL Private Collection, p. 113.

Parigi / Paris, p. 62. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

1953-1954, Collezione Walter Mondavilli /Walter Mondavilli

Collection, p. 111. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Superleggera, Gio Ponti, Cassina,

edition 2007), Christofle, Artemide,

1996, Artemide, p. 90.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Fossile Moderno, Massimiliano Adami, Meritalia Spa Forniture,

Sedia / chair, Carlo Bugatti, 1900,

collezione privata / private

2004, Meritalia Spa Forniture, p. 91.

collection, Milano / Milan, p. 115.

Maschera, Lapo Binazzi, 1980-2006,

Collezione Claudio Pellegriti / Claudio Pellegriti Collection, p. 65. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Guardo Il Mare, Ettore Sottsass, Galleria Clio Calvi e Rudy Volpi, 2007, Clio Calvi e Rudy Volpi, p. 66. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

La Mia Anima, Ettore Sottsass, Galleria Clio Calvi e Rudy Volpi, 2007, Clio Calvi e Rudy Volpi, p. 67. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Fallo etrusco / etruscan phallus, VIII secolo a.C. /VIII century BC, Collezione privata FL / FL Private Collection, p. 73. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Shiva, Ettore Sottsass, Bd Barcelona Design, 1973, Bd Barcelona Design,

(a), 769.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Camera da letto / bedroom, Gio Ponti, Piero Fornasetti, 1951,

Sedia / chair, Guglielmo Ulrich, 1936,

Bischofberger Collection, Svizzera /

Switzerland, pp. 92-93. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Martingala, Marco Zanuso, Arflex, 1954, Arflex, p. 118.

Elli Radice, 1951, Barnaba

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Fornasetti,

Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, (a, See Foto / photo by Amendolagine-

PL19, Franco Albini, Franca Helg, Poggi, 1959, Poggi, Collezione Design — Triennale Design Museum / Triennale Design Museum Design

Barracchia.

Collection, p. 119.

Moloch, Gaetano Pesce, Bracciodiferro, 1970, Collezione

Famiglia Cassina / Famiglia Cassina Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Alessi, 1990, Museo Alessi, p. 76.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

| Luoghi Deputati, bozzetti

Scaramantico, Ugo La Pietra, 1999, Ugo La Pietra, p. 77. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

per sculture giardino Grimaldi, Fausto Melotti, 1975, collezione privata / private collection, Milano / Milan, p. 97.

Magic Bunny, Stefano Giovannoni, Alessi, 1998, Alessi, p. 80.

Elmar Flototto, 1999, Collezione Andrea Branzi / Andrea Branzi

Foto / photo by Archivio Fotografico Mart.

Collection, p. 81.

2 | Grandi Borghesi e la Sacralità del Lusso 2 The Great Middle Classes and the Sanctity of Luxury Specchiera / large mirror, Carlo Bugatti, 1900, collezione

462

1951, DePadova, p. 120. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Sanluca, Achille e / and Pier

1961, Mart, Museo di Arte Moderna

16 Pesci, Enzo Mari, Danese, 1973, Danese, pp. 82-83. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Incisa, Vico Magistretti, DePadova,

Giacomo Castiglioni, Gavina, Knoll, Bernini, Poltrona Frau, 1960, 1969, 1990, 2004, Casa Irma Barni

e Contemporanea di Trento e Rovereto, p. 99.

Foto/ photo by AmendolagineBarracchia.

Cab, Mario Bellini, Cassina, 1976, Cassina, p. 120. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Teatrino Angoscia, Fausto Melotti,

Bennybrush, Stefano Giovannoni,

16 Animali, Enzo Mari, Danese, 1957, 1965, Danese, pp. 82-83.

Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Collezione Giancorrado Ulrich / Giancorrado Ulrich Collection, p. 117. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Trumeau, Gio Ponti, Piero Fornasetti,

Collection, p. 95.

100% Make-up, Alessandro Mendini,

Collezione Italo Rota, p. 57.

Signor Bonaventura, Sergio Tofano (Sto), conception of the personage for Corriere dei Piccoli, 1917, Italo Rota Collection, p. 57. Photo by Fabrizio Marchesi.

Biagiotti

di Pulcinella su modello

di Antonio Petito, Collezione Privata

Eddy, Carlo Bellini e / and Marco Ferreri, Luxo, 1984, Collezione

Balla,

1978, Collezione Atelier Mendini /

Arlecchino, Collezione privata FL/ FL Private Collection, p. 59.

Burattino, Michele De Lucchi con / with Mario Rossi Scola, Artemide, 1994, Archivio De Lucchi, p. 51.

Gilet / vest, Giacomo 1924-1925, Fondazione Cigna, p. 86.

privata / private collection, Milano/ Milan, p. 102. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Castiglioni / Irma Barni Castiglioni’s house, p. 121. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Cubo, Achille e / and Pier Giacomo Castiglioni, Arflex, 1957, Studio

Museo Achille Castiglioni, © Achille e Pier Giacomo Castiglioni, p. 123. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Dollaro, Ufo, 1968, Lapo Binazzi, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 124.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Vaso delle donne sui fiori e delle architetture, Gio Ponti, Richard Ginori, 1924, 1925, collezione privata / private collection, Milano / Milan, pi 125; Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Lucio Fontana, Ritratto femminile,

1938-1939, collezione privata / private collection, Milano / Milan,

Palizzi Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Vitruvio, Sergio Asti, Cedit, 1967, Collezione Permanente — Triennale

Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, PASS: Foto / photo by AmendolagineBarracchia. Libellula, Vittorio Zecchin, MVM Cappellin & C., 1925, Collezione Marco Arosio / Marco Arosio Collection, p. 134. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Vaso a zucca / squash vase,

Vittorio Zecchin, Venini, 1925, collezione privata / private collection, Milano / Milan, p. 135. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Vaso scozzese / Scottish vase,

Ciotola / bowl, collezione “Che fare

Algol, Marco Zanuso, Richard

a Murano” / from the “Che fare a Murano” collection, Enzo Mari,

Sapper, Brionvega, 1964, 1965, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design

Danese, Driade, 1991, 2001, Driade,

p. 144.

Museum

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

p. 170. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Liriope, collezione “A cosa servono i vasi di fiori?” / from the “A cosa servono i vasi di fiori?” Michele De Lucchi, Produzione

Privata, 1999,

Archivio De Lucchi, p. 145. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Clesitera, Ettore Sottsass, Memphis,

1986, Memphis, p. 146 Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Astidamia, Ettore Sottsass, Memphis, 1986, Memphis, p. 146. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Fililla, Ettore Sottsass, Memphis,

1986, Memphis, p. 147. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Cappello / hat Borsalino, Borsalino, 1930, Comune di Alessandria — Museo del Cappello Borsalino, p. 154. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Nove gonne, Roberto Capucci, Fondazione Roberto Capucci, 1956,

Museo della Fondazione Roberto Capucci, p. 155. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Permanent Collection,

TS 502, Marco Zanuso, Richard Sapper, Brionvega, 1964-1965, Collezione Alessandro Pedretti — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Alessandro Pedretti Collection, p. 171. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Grillo, Marco Zanuso, Richard Sapper, Auso Siemens, 1966, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, DENZA Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Mazzetti, Vittorio Valle, Beretta, 1975,

for gasoline, Roberto Menghi, Pirelli,

1960, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent

vase from the “Inverno” collection,

L’anguria lirica, Tullio d’Albisola,

Collection, p. 174.

Angelo Mangiarotti, ColleVilca

Bruno Munari, Edizioni Futuriste di “Poesia” 1933, Wolfsoniana, p. 161.

Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Occhiali paraluce / light-shielding

Branzi, Design

glasses, Bruno Munari, Danese,

Formichino 125, Donnino Rumi, Rumi, 1954, Collezione Ferruccio Maroli / Ferruccio Maroli Collection,

1953, Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, p. 162. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

p. 175; Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Tessuti Battuti, Carlo Scarpa, Venini, 1940, Venini, p. 140.

Spalter, Achille e / and Pier Giacomo Castiglioni, Rem, 1956, Collezione

1946, Museo foe FAG):

Bottiglia 526.19, Gio Ponti, Venini, 1956, Venini, p. 141. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Permanente — Triennale Design Museum / Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 167. Valentine, Ettore Sottsass, Perry A. King, Olivetti, 1968, 1969, Collezione

Serpente, Carlo Scarpa, Venini, 1940, Venini, p. 142. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum

a Murano” collection, Enzo Mari, Danese, 1991, Fondazione

Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, p. 143. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Vespa, Corradino D'Ascanio, Piaggio, Piaggio, Pontedera,

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Lambretta 125, Pier Luigi Torre, Innocenti, 1946, Collezione Vittorio Tessera / Vittorio Tessera Collection, p. 177. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Permanent Collection, p. 168.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Triplo, collezione “Che fare a Murano” / from the “Che fare

Lettera 22, Marcello Nizzoli,

Giuseppe Beccio (progetto tecnico/ technical project), Olivetti, 1950, Collezione Permanente —Triennale Design Museum / Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 169. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

463

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Olympiona, Denis Santachiara, Domodinamica, 1991,

Domodinamica, p. 192. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Parentesi, Achille Castiglioni, Pio Manzù, Flos, 1970-1971,

Flos, p. 193. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Moka Bialetti, Renato Bialetti, Bialetti, 1933, Bialetti, p. 194.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Gallery, 2000, Design Gallery, Milano / Milan, p. 139. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

/ Bonomelli

Macchina inutile, Bruno Munari, 1995, Edizioni Corraini, Mantova, p. 191.

Fabbrica d’armi Pietro Beretta, p. 157. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Preti, Iso, 1953,

Doney, Marco Zanuso, Richard

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

lpomea, Andrea

Collezione Bonomelli

Blow, Ferdi Giardini, Luceplan, 1997, Luceplan, p. 190. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

collection, Milano / Milan, p. 137.

Cristalleria, 1989, ColleVilca Cristalleria, p. 138.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi: Isetta, Ermenegildo

1968, Collezione Alessandro Pedretti — Triennale Design Museum / Triennale Design Museum Alessandro Pedretti Collection, p. 172. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Tanica per benzina / jerry can

Vaso della collezione “Inverno” /

Ciclo, Luca Schieppati, prototipo / prototype, 2005, Luca Schieppati,

p. 183.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Beretta 92, Carlo Beretta, Giuseppe

Vaso / vase, Vittorio Zecchin, Venini, 1925, collezione privata / private

Permanente —Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 182. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

Pic Boll, Stg. Studio, Fratelli Guzzini,

3_La Dinamicita 3_Energy

Fulvio Bianconi, Venini, 1957,

Laser Evolution, Antonio Colombo, Paolo Erzegovesi, Gianni Gabella, Cinelli, 1980, Gruppo, Collezione

Collection, p. 188.

Sapper, Brionvega, 1951, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 173. Foto / photo by AmendolagineBarracchia.

collezione privata / private collection, Milano / Milan, p. 136. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Bicicletta militare, modello unificato / military bicycle, unified model, Societa Anonima Edoardo Bianchi, 1924, Museo della Bicicletta degli Aregai, Santo Stefano al Mare, p. 1811: Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Mosquito, Carlo Alberto Gilardi, Garelli, 1960, Collezione Ferruccio Maroli / Ferruccio Maroli Collection,

p. 178. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Graziella, Rinaldo Donzelli, Teodoro Carnielli, Carnielli, 1964, Collezione

Graziano Checchetto / Graziano Checchetto Collection, p. 180.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

4 La

Luce dello Spirito

4 The

Light of the Spirit

2097, Gino Sarfatti, Arteluce, Flos, 1958, Flos, p. 201.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Titania, Paolo Rizzatto, Alberto Meda, Luceplan, 1989, Luceplan, p. 205. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Eclisse, Vico Magistretti, Artemide, 1965, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale

Design Museum Permanent Collection, p. 206. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Parole di luce, Alberto Meda, Paolo Rizzatto, Luceplan per Enel, 1999,

Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum

Permanent Collection,

p. 208. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

F Gio Ponti, Artemide, 1967, \llezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 209. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Boalum, Livio Castiglioni, Gianfranco Frattini, Artemide, 1969-1970, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 210. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Cicatrices de luxe 8, Philippe Starck, Flos, 2000, Flos, p. 211. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Logico sospensione 3, Michele De Lucchi, Gerhard Reichert, Artemide, 2000-2004, 2001, Artemide, pp. 212-213. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Morocco, Vico Magistretti, Fontana Arte, 1998, Fontana Arte, p. 214. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Dolly, Antonio Citterio, Kartell, 1996,

Kartell, p. 246. Foto / photo by Archivio Kartell.

Design Museum /Triennale Design Pagoda, Paolo Tilche, Fratelli Guzzini,

Museum

1972, Collezione Alessandro Pedretti — Triennale Design Museum / Triennale Design Museum

Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

La Marie, Philippe Starck, Kartell, 1998, Kartell, p. 248.

Alessandro

Foto / photo by Archivio Kartell.

Tosca, Richard Sapper, Magis, 2006, Magis, p. 249. Foto / photo by Archivio Magis.

Chair One, Konstantin Grcic, Magis, 2003, Magis, p. 250. Foto / photo by Archivio Magis. Juliette, Hannes Wettstein, Baleri Italia, 1987, Baleri Italia, pazbar

Foto / photo by Archivio Baleri Italia.

Foto / photo by Archivio Kartell.

1976, Collezione Permanente —

Plia, Giancarlo Piretti, Anonima

Castelli, 1968-1969, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 238.

Toga, Sergio Mazza, Artemide, 1968, Collezione Dodesini / Dodesini Collection, collezione privata / private collection, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 239.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Canguro, Giorgina Castiglioni, Gufram, 1970, Collezione

Permanente - Triennale Design Museum /Triennale Design Museum

5 in 1, Joe Colombo,

Progetti, 1970

Her, Fabio Novembre, Casamania, 2007, Fabio Novembre, p. 288. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Vaschetta per corrispondenza, linea “Segmenti” Michele De Lucchi,

Ermafrodito dormiente Calco della copia in marmo dell’originale della Collezione Borghese eseguita da Martin Carlier tra il 1679 e il 1680. Realizzazione Laboratorio di formatura del Musée Centrale des Arts, 1802, Collezione Accademia di Brera, p. 289. Foto Fabrizio Marchesi. Cast of the marble copy of the original from the Borghese Collection, executed by Martin Carlier between 1679 and 1680, produced at the modeling laboratory of the Musée Centrale des Arts, 1802, Accademia di Brera Collection, p. 289. Photo by Fabrizio Marchesi.

Foto Archivio Kartell. Correspondence tray, “Segmenti” line, Michele De Lucchi, Kartell, 1988, 1988, Kartell, p. 268. Photo by Archivio Kartell.

Portariviste / magazine rack, Giotto Stoppino, Kartell, 1971, Kartell, p. 269.

Box, Jasper Morrison, Magis, 1997, Magis, p. 271. Foto / photo by Archivio Magis.

2000, Magis, p. 253.

Optic, Patrick Jouin, Kartell, 2006,

Foto / photo by Archivio Magis.

Kartell, p. 272. Foto / photo by Archivio Kartell.

Aggregato, Enzo Mari, Artemide, Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, pp. 232-233.

Yuyu, Stefano Giovannoni, 2000, Magis, p. 254.

Magis, La Bohème, Philippe Starck, Kartell,

1971, Gufram, p. 291.

Chair First, Stefano Giovannoni,

Foto / photo by Archivio Kartell.

Magis, 2007, Magis, p. 255. Foto / photo by Archivio Magis.

Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Attila, Philippe Starck, Kartell, 1999,

Mod. S21,Tito Agnoli, Pierantonio Bonacina, 1983, Bonacina

Kartell, p. 274.

Blow, Jonathan

Foto / photo by Archivio Kartell.

D'Urbino, Paolo Lomazzi, Zanotta,

Cloud, Rowan

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Cappellini, 2004, Cap Design, p. 276. Foto / photo by Archivio Cap Design.

e Erwan Bouroullec,

Donald, Pierluigi Cerri, Poltrona

Frau, 2000, Poltrona Frau, p. 257. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Bottle, Jasper Morrison, Magis, 1994, Magis, p. 277. Foto / photo by Archivio Magis.

Battista, Antonio Citterio, Kartell,

1991, Kartell, p. 258. Foto / photo by Archivio Kartell.

Componibili tondi / round modular elements, Anna Castelli Ferrieri, Kartell, 1970, Kartell, p. 260. Foto / photo by Archivio Kartell. Cono, Ambrogio Pozzi,

De Pas, Donato

1967-1968, Zanotta, p. 292.

Pierantonio, p. 256.

Environnement Pierre Cardin, 1969Selene, Vico Magistretti, Artemide,

Pratone, Gruppo Strum (G. Ceretti, P. Derossi, R. Rosso), Gufram, 1966,

2001, Kartell, p. 273

Book Worm, Ron Arad, Kartell, 1993, Kartell, p. 278. Foto / photo by Archivio Kartell.

Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Superonda, Archizoom Associati (A. Branzi, G. Corretti, P Deganello, M. Morozzi), Poltronova, 1967,

Collezione Permanente —Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 296. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Panier, Ronan e Erwan Bouroullec,

Torso, Paolo Deganello, Cassina,

Kartell, 2006, Kartell, p. 279. Foto / photo by Archivio Kartell.

1982, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 300. Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Permanent Collection, p. 241.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

UP5&6, Gaetano Pesce, C&B,

B&B Italia, 1969, B&B Italia, p. 286. Foto / photo by Amendolagine-

(prototipo / prototype), 1990, Progetti, p. 265. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Kartell, 1988, Kartell, p. 268.

Air Chair, Jasper Morrison, Magis,

Impilabile

Pedretti Collection,

p. 264. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Permanent Collection, p. 285.

Barrachia. Charles Ghost, Philippe Starck, Kartell, 2005, Kartell, p. 248. Foto / photo by Archivio Kartell.

5 La

Democracy

1949 (prototipo / prototype), 1978, Collezione Permanente —Triennale

Miura, Konstantin Grcic, Plank, 2005,

FPE Chair, Ron Arad, Kartell, 1997, Kartell, p. 252.

Democrazia

Antropus, Marco Zanuso, Arflex,

Plank, p. 247. Foto / photo by Archivio Plank.

Taraxacum ‘88, Achille Castiglioni, Flos, 1988, Flos, p. 215. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

5 Stackable

Tazzina Illy / Illy coffee cup, Matteo Thun, Illy, 1990, Illy, p. 263. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

6_Il Super-Comfort 6_Super-Comfort

Heller, 1968-1969, 2001, Heller,

1970, Collezione Ambrogio Pozzi / Ambrogio Pozzi Collection, p. 261.

p. 242.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Franco Teodoro, Zanotta, 1968-1969,

Universale, Joe Colombo, Kartell,

Servizio Colonna/ coffee-tea service

1965-1967, 1968, Kartell, p. 244.

Collezione Permanente —Triennale Design Museum /Triennale Design

pp. 300-301.

Colonna, Giovanni Gariboldi, Richard Ginori, 1954, Collezione

Museum

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

K4999, Marco Zanuso, Richard

Foto / photo by Amendolagine-

Permanente - Triennale Design Museum /Triennale Design Museum

Barrachia.

Permanent Collection, p. 262.

P40, Osvaldo Borsani, Tecno, 1955, Collezione Permanente —Triennale

Ardea, Carlo Mollino, Zanotta, 1944,

Foto/ photo by AmendolagineBarracchia.

1992, collezione privata / private collection, Milano / Milan, p. 284. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 303.

Sapper, Kartell, 1960, Collezione Alessandro Pedretti —Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Alessandro Pedretti Collection, pp. 244-245.

Sacco, Piero Gatti, Cesare Paolini,

Permanent Collection, p. 283.

Le Bambole, Mario Bellini, B&B Italia, 1968-1969, B&B Italia,

Foto /photo by AmendolagineBarrachia.

464

Bird,Tom Dixon, Cappellini, 1991, Cappellini, p. 304. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Artistiche, 1964, 1995-1996

Serpentone, Cini Boeri, Arflex, 1971, Arflex, p. 307.

(riedizione / new edition), Collezione Archivio Industriale Bitossi / Archivio Industriale Bitossi Collection, p. 323.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Victoria and Albert, Ron Arad,

Moroso, 2002, Moroso, p. 308. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Tube Chair, Joe Colombo,

Flexform,

1969, collezione privata / private collection, Milano / Milan, p. 311. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Totem 1, Totem 2, Ettore Sottsass, Flavia Manifattura Ceramiche

Yantra Y28, Ettore Sottsass,

Famiglia Londi / Famiglia Londi Private Collection, p. 324. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

1970, Cassina, p. 312. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Artistiche, 1961-1962, 1982 (riedizione / new edition), Collezione privata Famiglia Londi / Famiglia Londi

IN 301, Angelo Mangiarotti, Zanotta,

Private Collection, p. 325.

1968, Collezione Permanente —

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Semplici

7_The Great and the Simple

Vaso a forma di coppa / cup-shaped vase, Ettore Sottsass, Manifattura Cavalier G. Bitossi & Figli, 1958, Collezione Archivio Industriale Bitossi / Archivio Industriale Bitossi Collection, p. 326-327. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

1919 PT, Giovanni Michelucci,

Coppia di alzate / pair of fruitstands,

Fantacci Arredamenti, 1919, Centro

Ettore Sottsass, Flavia Manifattura Ceramiche Artistiche, 1958-1959, 1982 (riedizione / new edition),

Giovanni Michelucci, Pistoia, per

gentile concessione di / courtesy by Fantacci Arredamenti, Agliana, p. 316. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Sedia / chair, proposta per autoprogettazione / proposal

Collezione privata Famiglia Londi / Famiglia Londi Private Collection,

p. 328. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Branzi, Galleria Clio

Calvi e Rudy Volpi, 2007, Galleria Clio Calvi e Rudy Volpi, p. 341. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

the discovery, above all, of what an

object is used for. Studio Museo Achille Castiglioni,

pp. 342-343. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Mezzadro, Achille e / and Pier

Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 317. Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, pis29: Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Poltroncina in compensato / small armchair in plywood, Giotto Stoppino, Vittorio Gregotti, Luigi Meneghetti, SIM, 1953, Collezione Ivio Conardi / Ivio Conardi

Quadro da pranzo (Oggetti in meno),

Giacomo Castiglioni, Zanotta, 1957, 1971, Collezione Permanente —

Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 345.

Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Pistoletto, 1965,

Collezione Fondazione Pistoletto/ Fondazione Pistoletto Collection, Ds 332.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

I sassi, Piero Gilardi, Gufram, 1968,

Atollo, Vico Magistretti, OLuce, 1977,

collezione privata / private

Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 347. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

La Cubica, Aldo Rossi, Alessi, 1988, 1991, Museo Alessi, p. 346.

Collection, p. 318.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

modello / model Littorina autarchica ‘900, Vianzone, 1935, Museo della

Bicicletta degli Aregai, Santo Stefano

Poltrona di paglia, Alessandro Mendini, 1974, ricostruzione a cura

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

di / reconstruction by Triennale Design Museum, p. 335. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Sei persone per 72 mq, Achille Castiglioni con / with Roberto Avanzini ed / and Emilia

Sedie in materiali poveri / chairs

al Mare, p. 320.

Promontorio, XII Triennale di Milano, 1986, ricostruzione a cura di /

reconstruction by Triennale Design Museum, p. 321. Foto / photo by Archivio Studio Museo Castiglioni.

in rude materials, Riccardo Dalisi,

1971-1973, Collezione Permanente — Triennale Design Museum/ Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 336. Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

465

Foto / photo by AmendolagineBarrachia. Less, Jean Nouvel, Unifor-Molteni, 1994, Unifor-Molteni, p. 358.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Sga Bello, Mario

Nanni, Viabizzuno,

2003, Viabizzuno, p. 360.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Candela di Vals, Peter Zumthor,

Slitta per erba / Grass sledge Collezione Carlo Ferrari / Carlo Ferrari Collection p. 343 Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Mango,

collection, Milano, p. 333.

Nuvola Rossa, Vico Magistretti, Cassina, 1977, Collezione

Permanent Collection, p. 356.

in drawn ceramic, Roberto Ceramiche SAV, 1955,

bicycle in wood and aluminum,

Falkland, Bruno Munari, Danese, 1964, Collezione Permanente —

Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 355. Foto / photo by Archivio Danese.

Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum

Putrella Enzo Mari, Danese, 1960, Danese, p. 344. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Bicicletta in legno e alluminio/

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Pantysol, Nanni Strada, Clino Trini Castelli, Calza Bloch, 1973, Nanni Strada Design Studio, p. 354.

fanno parte di quella continua ricerca volta a scoprire prima di tutto a cosa serve un oggetto. Examples of “peasant art’ from Achille Castiglioni Collection: a part of that continuing research toward

Piatto in ceramica trafilata / plates

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

collection, p. 351.

Esempi di “arte contadina” dalla Collezione Achille Castiglioni, che

for self-projection, Enzo Mari, Simon International, 1973, Enzo Mari, Collezione Permanente —

Michelangelo

Vaso in alabastro / alabaster vase, Angelo Mangiarotti, Cooperativa Artieri dell’Alabastro, Volterra, 1983, Collezione Mangiarotti / Mangiarotti

Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Animali Domestici, Andrea Branzi, Zabro Zanotta, 1985, Galleria Clio Calvi e Rudy Volpi, p. 339. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Sugheri, Andrea

Vaso rocchetto, Ettore Sottsass,

Flavia Manifattura Ceramiche

7_| Grandi

Favela, Fernando e / and Humberto Campana, Edra, 2003, Edra, p. 338. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Manifattura Cavalier G. Bitossi & Figli, 1969, 1972-1979 (riedizione/ new edition), Collezione privata

Teneride, Mario Bellini, Cassina,

Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 313. Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Vestirsi è facile, Lucia Bartolini,

Archizoom Associati, 1973, Lucia Morozzi e / and Dario Bartolini, p. 337. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Viabizzuno, 1996, Viabizzuno, p. 361.

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Moka, Mario Asnago e / and Claudio

Vender, Flexform, 1939-1985, Flexform, p. 362. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Box, Enzo Mari, Castelli, Aleph Driade, 1971, 1976, 1995 (riedizione/ new edition), Collezione Permanente

— Triennale Design Museum / Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 363. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Tavolo con ruote / rolling table, Gae Aulenti, Fontana Arte, 1980,

Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 364. Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Fongri, Elli Grignani, Fongri, 1919, Museo Nicolis, p. 365. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Qing, Vittorio Locatelli, Driade, 2007, Driade, p. 348. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Lariana, Giuseppe Terragni, 1935, collezione privata / private collection, Cosmit, p. 366. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Per forza di levare, Enzo Mari, Konigliche Porzellan-Manufaktur, 1994, Kònigliche Porzellan-

Albini Collection, p. 367.

Manufaktur, p. 349. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Vasi / vases, Barovier

& Toso,

Collezione privata FL/ FL Private Collection,.p. 350. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

Radio, Franco Albini, 1938-1940, Collezione Marco Albini / Marco

Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Set da terrazzo / terrace ensemble, . Vittoriano Viganò, 1951, Vittorio Bonacina &C, Collezione Mario

Bonacina / Mario Bonacina Collection, p. 368. Foto / photo by AmendolagineBarrachia.

Poltrona seggiovia / chairlift seat, Franco Albini, ricostruito a cura del / reconstruction by Cosmit, 1988, Salone del Mobile di Milano, 1940, collezione privata / private collection, Cosmit, p. 369. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. S-Chair,Tom Dixon, Cappellini, 1991, Collezione Permanente — Triennale Design Museum /Triennale Design Museum Permanent Collection, p. 370. Foto / photo by Fabrizio Marchesi. Casetta, Michele De Lucchi, 20042006, Archivio De Lucchi, p. 371. Foto / photo by Fabrizio Marchesi.

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Biografie Biographies Silvana Annicchiarico

Architetto, svolge attività di ricerca,

Nel 1987 ha ricevuto il Compasso d'Oro alla carriera. È professore ordinario e presidente del corso di laurea alla Facoltà di Interni e Design al Politecnico di Milano

critica, didattica e professionale.

Dal 2007 è il Direttore del Triennale Design Museum della Triennale di Milano. Dal 1998 al 2007 è stata Conservatore della Collezione Permanente del Design Italiano della Triennale di Milano, dal 2002 è membro del Comitato Scientifico per l'area design, dal 1998 al 2004

ha insegnato come professore a contratto presso il corso di laurea di Disegno industriale del Politecnico di Milano. Dal 1998 al 2001 è vicedirettore del mensile di design "Modo” attualmente collabora con varie testate giornalistiche e radiofoniche, è curatrice di mostre e di libri in Italia e all’estero.

In addition to her professional activities, architect Silvana Annicchiarico is currently involved in research, criticism, and education. Since 2007 she has performed the role of Director of the Triennale Design Museum of the Milan Triennale. She was curator for the Milan Triennale’s Permanent Collection of Italian Design between 1998 and 2007, and has been a member of the Scientific Committee for the Design Area since 2002. Annicchiarico taught as contract professor between 1998 and 2004 for undergraduate studies in Industrial Design at Milan’s Politecnico, and, between

1998

and 2001, she was vice director of the design monthly Modo. At present she collaborates on various journalistic and radio features, and

she acts as supervisor, both in Italy and abroad, for the organization

of exhibitions and the production of books. Andrea

Branzi

Andrea Branzi, architetto e designer, nato a Firenze nel 1938, dove si è laureato nel 1966, vive e lavora

a Milano dal 1973. Dal 1964 al 1974 ha fatto parte del gruppo Archizoom Associati, primo gruppo d'avanguardia noto in campo

internazionale, i cui

progetti sono oggi conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma; la sua tesi di laurea e numerosi progetti sono conservati presso il Centro Georges Pompidou di Parigi. È co-fondatore di Domus Academy,

prima scuola internazionale postlaurea di design. Autore di numerosi libri sulla storia

e la teoria del design, ha curato | numerose mostre di questo settore in Italia e all’estero.

Andrea Branzi, architect and designer, was born in 1938 in Florence, where he graduated

in 1966; he lives and works in Milan since 1973. From 1964 to 1974 he was member of the group Archizoom Associati, first vanguard group internationally recognized, whose projects are preserved at Centro Studi e Archivio della Comunicazione of Parma

Naples.The same city is once again protagonist in Polvere di Napoli (1988), an enchanting look into a microcosm, crisscrossed by bursts of surrealism and by a dreamlike tone, in his language representing a turning point. His Luna rossa (2001), which attempts to transfer Shakespearean and Greek tragedy into the kitsch and Hyperrealist world of the Neapolitan camorra through accounts of feuds and selfdestructive incestuous relationships, aspires to trace an ironic and bitter anthropology of power.

field. In 1987 he has received the Compasso d'Oro award for his career. He works in industrial and experimental design, architecture, urban planning, education

and cultural promotion. He is professor and president of the graduation course of Interior Design at the Faculty of Design of Politecnico di Milano. Antonio

Capuano

Pittore e scenografo, esordisce

nel lungometraggio nel 1991 con Vito e gli altri, uno spietato e disperato racconto sulla vita di alcuni adolescenti napoletani, fra prostituzione, droga e malavita. Del 1996 è Pianese Nunzio 14 anni a maggio, storia di pedofilia che coinvolge un prete in un quartiere

Pappi Corsicato Studia Architettura in Italia, Danza,

Coreografia e Recitazione a New York. Assistente alla regia per Elvio Porta e Pedro Almodovar, nel 1990 gira il suo primo cortometraggio Libera, poi nel 1992 Carmela e Aurora,

e compone così il suo primo film a episodi, Libera, che racconta

tre storie di donne, fumettistica rivisitazione dei generi popolari. Del 1995 è / Buchi Neri, una strana favola di matrice mitologica e magica che trasfigura un amore di periferia, cui segue Chimera (2001) che conferma la tendenza del regista a mischiare influenze basse ed erudite. In aggiunta ai film, invitato da musei nazionali e internazionali, realizza video sull'opera di artisti contemporanei; dirige anche documentari-ritratti e video-clip e si dedica al teatro e alla messa in scena di opere liriche e prosa.

He studied Architecture in Italy and Dance, Choreography, and Onstage performing in New York. After acting as assistant to directors Elvio Porta and Pedro Almodovar, in 1990 he shot his first short-length feature,

degradato di Napoli, città che è

Libera, followed

ancora protagonista di Polvere di Napoli (1998), uno sguardo incantato su un microcosmo attraversato da squarci surreali e da un tono onirico, che segnano una svolta nel suo linguaggio. Con Luna rossa (2001) tenta invece di trasferire Shakespeare e la tragedia greca nel mondo kitsch e iperrealista della camorra napoletana, attraverso una vicenda di faide e incesti autodistruttivi che ambisce a tracciare un’ironica e amara antropologia del potere. >

Aurora in 1992; the three then became individual episodes within his first full-length film, again titled Libera, relating three stories of women in a cartoon-character style revisiting of popular genres. He directed / Buchi Neri in 1995 — a strange fable with a mythological, magical imprint — telling of the transfiguration of a peripheral love. story, which was followed by Chimera (2001), confirming the director’s proclivity for blending the coarse with the erudite.

Painter and set designer, he debuted in 1991 with his first full-length

In addition to his own films, he has been invited by national and international museums to produce videos on the works

feature, Vito e gli altri, a ruthless and

despairing account of the lives of a group of adolescents in Naples amid prostitution, drugs, and lowlifes.

In 1996, he directed Pianese Nunzio 14 anni a maggio (released in the USA under the title Sacred Silence), a story of pedophilia involving a priest in a rough neighborhood in

467

Ferrario

Inizia a lavorare nel campo del cinema negli anni settanta come critico cinematografico e saggista, avviando al contempo una piccola

societa di distribuzione a cui si deve la circuitazione in Italia di Fassbinder, Wenders, Wajda e di altri registi. Lavora, in seguito, in qualita di agente italiano per alcuni registi americani indipendenti come John Sayles e Jim Jarmusch. Il suo debutto alla regia è del 1989 con La fine della notte, giudicato miglior film

indipendente della stagione. Dirige poi sia opere di finzione

University; his graduation thesis

and many projects are preserved at Centre Georges Pompidou in Paris. He's co-founder and director of Domus Academy, first international post-graduate school of design. Author of many books about history and theory of design, he has been curator of many exhibitions in this

Davide

by Carmela and

of contemporary artists, and he

directs other documentary portraits and video-clips. His dedication to the theater is evident in his staging of operatic works and dramatic productions.

che documentari, che gli procurano una grande considerazione in Italia e che sono stati presentati in numerosi festival internazionali, da Berlino

al Sundance, a Venezia, Toronto, Locarno. Tra gli altri: Tutti giù per terra (1997), Figli di Annibale (1998), Guardami (2000) e i lavori realizzati con Marco Paolini. Ferrario occupa un posto singolare all’interno della scena italiana. Rigorosamente indipendente, non è solo regista ma guida, al contempo, e con notevoli risultati

la propria casa di produzione. Dopo mezzanotte (2004), realizzato con un

budget molto ridotto, ha ottenuto un grande successo in Italia, ed è stato venduto in tutto il mondo. È anche autore di romanzi e collaboratore di testate giornalistiche e radiofoniche e, recentemente, fotografo.

Ferrario entered the world of cinema

in the seventies as film critic and essayist, establishing at the same time a small distribution company that was responsible for the circulation in Italy of Fassbinder, Wenders, Wajda, and other directors.

He worked subsequently as the Italian agent for certain independent American directors, including John Sayles and Jim Jarmusch. In 1989 he directed his first film, La fine della notte, which was recognized

as “Best Independent Film” of the season.

Following this, the films

he directed — works of fiction as well as documentaries — received great acclaim in Italy and were presented at numerous international film festivals, including Berlin, Sundance, Venice, Toronto,

and Locarno. Among the others were: Tutti giù per terra (1997), Figli di Annibale (1998), Guardami (2000) and works realized with Marco Paolini. Ferrario occupies a unique position in the Italian scene:

rigorously independent, and not



only director but leader as well, his own production house has achieved

remarkable results. His Dopo mezzanotte (2004), produced on a very limited budget, obtained great success in Italy and has been sold throughout the world. Ferrario writes novels and collaborates in newspaper and radio features; his interests have also turned

recently to photography.

Peter

Greenaway

Peter Greenaway was born

Daniele

Luchetti

Mario

Martone

in Newport, England, in 1942.

Peter Greenaway nasce a Newport in Inghilterra nel 1942. Con l'idea di diventare pittore studia alla Walthamstow School of Arts affascinato dal Tiepolo, Veronese e Bronzino e in generale da tutto il Barocco e il Manierismo. Nel 1964

tiene alla Lord’s Gallery la sua prima mostra dal titolo “Ejzenstejn” at Winter Palace. Nel 1965, dopo una breve parentesi come critico cinematografico inizia a lavorare come tecnico del montaggio al Central Office Information, un organismo governativo con cui collaborerà per una decina d'anni. Il suo primo film The draughtman’s Contract (I misteri del giardino di Compton House), che ultimerà

nel 1982, ottiene un enorme successo di critica e lo rivela a livello internazionale, accreditandolo

come

uno dei registi più originali e importanti della nostra epoca. Tra i suoi film successivi: The belly of an architect (Il ventre dell’architetto,

1987); Drowning by numbers (Giochi nell'acqua, 1988); The cook the thief his wife & her lover (Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, 1989); Prospero’s Books (1991) e The pillow book (I racconti del cuscino, 1995) e Eight and a half Woman (Otto donne e mezza, 1999). Il suo recente

Nightwatching è stato presentato alla Biennale di Venezia nel 2007. Parallelamente alla sua carriera

With the aim of becoming of painter, he studied at the Walthamstow School of Arts, fascinated byTiepolo, Veronese and Bronzino and

generally by all Baroque and Mannerist art. In 1964 he held his first exhibition, named Ejzenstejn at Winter Palace, at the Lord’s Gallery. In 1965, after a brief stint as a cinema critic, he began working as an editor assistant at the Central Office Information, a governmental agency for which we worked for about ten years. His first film, The draughtsman’s

Contract, which he finished in 1982, received huge critical acclaim and brought him on the international scene as one of the most original and important directors of our time. Then he directed: The belly of an architect, 1987; Drowning by numbers, 1988; The cook the thief his wife & her lover, 1989; Prospero’s

Books, 1991, The pillow book, 1995, and Eight and a half Woman, 1999. His latest film, Nightwatching, was screened at the Venice Biennale in 2007. Along with his directing career, Greenaway kept making paintings, texts, exhibitions and installations in prestigious venues all over the world, such as Palazzo Fortuny in Venice, the Joan Mirò Gallery in Barcelona, the Boymans-van Beuningen in Rotterdam, the Louvre

cinematografica Greenaway ha

in Paris, the Groninger Museum,

continuato a produrre dipinti, testi, mostre e installazioni in sedi prestigiose in tutto il mondo tra cui Palazzo Fortuny a Venezia, la galleria Joan Miro di Barcellona, il Boymansvan Beuningen di Rotterdam, il Louvre a Parigi, il Groninger Museum, la Hayward Gallery

the Hayward Gallery in London, the Rijksmuseum in Amsterdam, and museums and galleries in Valencia, Malmo, Budapest,

a Londra, il Rijksmuseum

Amsterdam

di

e in musei e gallerie

a Valenza, Malmo, Budapest, Edimburgo, Parma, Milano, Vienna,

Lubiana, Anversa e Atene. | suoi film hanno ricevuto nomination a Cannes,

Venezia e Berlino e da oltre venti anni partecipano a festival internazionali ricevendo riconoscimenti e premi. Ha pubblicato sceneggiature, cataloghi, romanzi e racconti brevi. Ha scritto testi per il teatro e libretti d'opera. Nel 1994 firma la sua prima regia lirica Rosa, A Horse Drama, di cui è anche librettista. Nel 1997 inventa la prop-opera 700 Objects to Represent

the World, rappresentata in diverse nazioni europee e americane e nel

1999 mette in scena l’opera Writing to Vermeer ad Amsterdam. Recentemente ha ideato la mostra “Children of Uranium” (Genova, 2005) ed è previsto nel dicembre 2007 il debutto dello spettacolo teatrale Rembrandt's mirror a Rotterdam. Tiene corsi di arte e cinema e ha ricevuto la laurea ad honorem dalle università di Edimburgo, di Utrechte dello

Staffordshire.

ee

Edinburgh, Parma, Milan, Vienna,

Ljubljana, Antwerp and Athens. His films have received nominations in Cannes, Venice and Berlin and

for over twenty years they have been screened in international festivals where they have received awards and accolades. He has published screenplays, catalogues, novels and short stories. He has written plays and librettos. In 1994 he directed his first opera, Rosa,

A Horse Drama, of which he also wrote the libretto. In 1997 he invented the prop-opera 100 Objects to Represent the World, which has been staged in quite a few European and American nations and in 1999 he staged the opera Writing to Vermeer in Amsterdam. He has recently created the exhibition Children of Uranium (Genoa, 2005) and in December 2007 his play Rembrandt's mirror should make its debut in Rotterdam. He holds art and cinema courses and has received an honorary degree from the Universities of Edinburgh,

Utrecht and Staffordshire.

Debutta nel con Domani ambientato 1848. Dopo

1988 nella regia accadra, curioso film nella Maremma del La settimana della sfinge

(1990) ottiene grande successo con

Il Portaborse (1991), velenoso ritratto del malcostume politico italiano e dell’arroganza del potere interpretato da Nanni Moretti che, come produttore, lo aveva fatto esordire. Ancora intrecci tra politica e corruzione sono al centro di Arriva la bufera (1993) cui segue La scuola (1995), racconto grottesco e amaro sulla vita dietro la cattedra che Luchetti padroneggia con sicuro mestiere e senza mai cadere in ovvietà narrative o di caratterizzazione. Nel 1998 traspone per il grande schermo il romanzo di L. Meneghello / piccoli maestri, provando a raccontare da un'angolazione inedita la Resistenza e la vita di alcuni partigiani. Nel 2002 gira Dillo con parole mie, commedia sentimentale sulla sessualità femminile scritta a quattro mani con la moglie S. Montorsi.

È del 2007 il successo ottenuto con Mio fratello è figlio unico, racconto di formazione di due fratelli dagli opposti orientamenti politici ambientato nell'Italia degli anni sessanta e settanta. In 1988, he made his debut into film

directing with Domani accadrà, a curious film set in the Maremma of 1848. After La settimana della sfinge (1990), he obtained great acclaim with his Portaborse (1991), a venomous portrait of Italian political malpractice and the arrogance of power, interpreted by Nanni Moretti, the producer who occasioned his debut. The intrigues between politics and corruption were again the focus of Arriva la bufera (1993), a film followed by La scuola (1995), a grotesque, bitter tale of the life behind the cathedra, which Luchetti handles with mastery and sureness, without ever succumbing to narrative banalities or typecasting. In 1998 he transposed L. Meneghello’s novel I piccoli maestri for the big screen, attempting to bring a completely new perspective to the Italian resistance movement and the lives of some of the partisans. In 2002, he shot Dillo con parole mie,

a sentimental comedy about feminine sexuality, written as “a duet” with his wife S. Montorsi. Rated as a major success, his Mio

fratello è figlio unico of 2007 relates the story of the coming of age of two brothers with opposing political orientations, set against the backdrop of Italy during the sixties and seventies.

Protagonista delle scena sperimentale del teatro italiano

(è tra i fondatori dei gruppi Falso Movimento eTeatri Uniti) esordisce al cinema con Morte di un matematico napoletano (Gran Premio della Giuria a Venezia nel 1992), onirica istantanea degli ultimi giorni di vita dello scienziato partenopeo Renato Caccioppoli, morto suicida. Dopo Rasoi (1993,

dall'omonimo spettacolo realizzato con Enzo Moscato e Toni Servillo), Napoli torna a essere protagonista in L'amore molesto (1995) e Teatro di guerra (1998). Il film più recente, L’odore del sangue (2004), è tratto dal romanzo di Goffredo Parise. Numerosi sono i suoi lavori in altri formati: cortometraggi, documentari, film di montaggio, tra cui Lucio Amelio/Terraemotus, Antonio Mastronunzio pittore sannita, La salita (episodio del film collettivo I vesuviani), Una storia saharawi,

Un posto al mondo (coregista Jacopo Quadri), Nella Napoli di Luca Giordano, Caravaggio l’ultimo tempo (questi ultimi entrambi vincitori del premio Asolo per i film d'arte, nel 2004 e nel 2006). Per il suo lavoro cinematografico ha ricevuto numerosi premi in Italia e all'estero, tra cui due David di Donatello e un Nastro d'argento. Tra i suoi spettacoli in teatro spiccano gli allestimenti di tragedie greche (da Filottete ai Persiani a Edipo re) e, negli ultimi anni, di opere liriche tra cui l’intera trilogia di Mozart e Da Ponte. Protagonist of the experimental scene in Italian theater (and among the founders of the groups “Falso Movimento” and “Teatri Uniti”), he made his debut in cinema with Morte di un matematico napoletano (Jury's Special Award at the Venice Film Festival in 1992), a dream-like, instantaneous vision of the last days in the life of Neapolitan scientist Renato Caccioppoli before his suicide. After Rasoi (1993, based on the homonymous performance realized with Enzo Moscato and Toni Servillo), Naples returns once again as protagonist in L'amore molesto (1995) and Teatro di guerra (1998). His most recent film, L'odore del sangue (2004), is based on the novel

by Goffredo Parise. He has also produced numerous works in other formats: short features, documentaries, and edited films, including Lucio Amelio/Terraemotus, Antonio Mastronunzio pittore sannita, La salita (an episode from the compilation film / vesuviani), Una

storia saharawi, Un posto al mondo (co-director Jacopo Quadri), Nella Napoli di Luca Giordano, Caravaggio l’ultimo tempo (the last two of which

won the Premio Asolo for the Best Film on Art, 2004 and 2006).

di,

| 468

He has received numerous awards,

versions) and, in recent years,

a ragione indicata come il suo capolavoro per l’attenzione affettuosa alle psicologie elementari e ai rituali arcaici di un mondo ormai scomparso, confluiscono la fede cattolica di Olmi e le sue origini biografiche. Il tono fiabesco ritorna nell'allegoria di Cammina cammina (1983), sull’episodio evangelico dei Re Magi, e poi — dopo una malattia

of operatic works, including the

che lo allontana dalla regia (ma non

entire Mozart and Da Ponte trilogy.

dal cinema: fonda la scuola di Ipotesi Cinema a Bassano del Grappa) — anche nelle opere della maturità, da

both in Italy and abroad, for his work in film making, including two David di Donatello awards and a Nastro d'Argento (Silver Ribbon).

Outstanding among his work in theater are his staging of Greek tragedies (from Philoctetes to The Persians to Oedipus Rex, Italian

Ermanno

Olmi

Nato in una famiglia contadina del bergamasco, dopo la morte

del padre si trasferisce a Milano dove studia all'Accademia di Arte Drammatica e viene assunto alla Edison-Volta. Per la sezione cinema dell'azienda, da lui medesimo fondata, intraprende un'intensa attività di documentarista (1953-

1961), mostrando gli ambienti del lavoro tecnico-industriale senza retorica (La diga sul ghiaccio, 1953; Tre fili fino a Milano, 1958).

L'attenzione per la poesia dei gesti e dei volti della gente comune gli fornisce l'ispirazione per l'esordio del lungometraggio di finzione, Il tempo si è fermato (1959), scabra cronaca delle monotone giornate dei due guardiani invernali di una diga, un anziano operaio e un giovane studente, girato in presa diretta e con attori non professionisti, non a caso iniziato come documentario. Il successivo

Il posto (1961, premio della critica a Venezia) racconta le prime esperienze di un giovane della provincia milanese nel mondo del lavoro, adottando uno stile diretto e immediato, con la macchina

a mano (è operatore in quasi tutti i suoi film), come pure / fidanzati (1963), amaro ritratto della solitudine

di un operaio del nord trasferitosi per lavoro al sud. Mentre si cimenta brevemente nella produzione — con la società XXII Dicembre finanzia alcuni esordienti, come L. Wertmuller

ed E. Visconti — continua come regista a raccontare piccoli mondi. Con la parziale eccezione di E venne un uomo (1965), rievocazione biografica della vita e dell'apostolato di papa Giovanni XXIII, attenta all'uomo più che

al pontefice, anche nei film realizzati per la televisione di stato (I recuperanti, 1969; Durante l'estate, 1971; La circostanza, 1973), il suo

cinema guarda con occhio compassionevole e sincero a ‘un'umanità colta nella umile laboriosità quotidiana. Si dedica poi all’A/bero degli zoccoli (1978, Palma d’oro a Cannes), minuziosa ricostruzione della vita di una cascina bergamasca della fine

Lunga vita alla signora! (1987), racconto di formazione di un altro

giovane alle prese con le insidie della vita, a La leggenda del santo bevitore (1988, Leone d’oro

a Venezia), rielaborazione dell'omonimo romanzo di J. Roth che ne accentua il misticismo raccontando l'avventura di un barbone (R. Hauer) che riceve da un misterioso benefattore la somma di duecento franchi, a patto che li restituisca alla chiesa dedicata a Santa Teresa di Lisieux. Con il passare degli anni diventa pero difficile conservare la misura degli esordi e finisce per tracimare nell’arcadia leziosa (// segreto del bosco vecchio, 1993) o nella maniera anodina (Genesi. La creazione e il diluvio, 1994). Soltanto con Il mestiere delle armi (2001), corrusca ricostruzione degli ultimi giorni di vita del condottiero mercenario del Cinquecento Giovanni delle Bande Nere, il regista ritrova in pieno l'equilibrio tra studio delle psicologie e attenzione all'ambiente delle opere migliori, firmando un capolavoro che riassume e sintetizza la sua poetica umanista e la sua idea di cinema, antropocentrico sia sul piano figurativo che sul piano morale. Anche il successivo Cantando dietro i paraventi (2003), delicata parabola pacifista ambientata in una Cina ottocentesca, favolistica e lontana, conferma il ritrovato stato di grazia di un autore che vive con piena consapevolezza la propria maturità artistica e umana. Nel 2005 dirige Carlo Delle Piane in uno struggente episodio del film collettivo Tickets,

diretto insieme a K. Loach e A.

Kiarostami. È del 2007 il suo film più recente, Centochiodi, per dichiarazione stessa dell'autore il suo ultimo film, prima di tornare

al documentario, primo grande interesse di Olmi.

Born into a farming family in the province of Bergamo, Olmi transferred to Milan after his father’s death, where he studied at the

Accademia di Arte Drammatica and found work at the Edison-Volta company. For the company’s cinema section, which he himself founded,

scaturigine della società italiana

he was intensely active as documentary filmmaker (1953-61), showing the brutal realities of technical-industrial work

moderna. In questa pellicola,

environments (La diga sul ghiaccio,

del secolo scorso, nel quale tenta

un ambizioso affresco della civiltà contadina, considerata come

469

1953; Tre fili fino a Milano, 1958).

His attention for the poetry of gestures and of the faces of common people provided him the inspiration for his debut into full-length film fiction, with // tempo si è fermato (1959), a harsh account of the monotonous days of two winter guardians for a dam, one an elderly worker, the other a young student; the film was recorded onsite live, and with non-

professional actors — not by chance, it started out as a documentary. His next film, // posto (1961, Critics’

Choice at the Venice Film Festival) relates the first work experiences of a youth from the province of Milan, adopting a direct and immediate style, with handheld camera (for which he himself was operator in nearly all his films), as also for / fidanzati (1963), a bitter

portrait of the solitude of a northern worker who transferred to the south for work. While he put himself to the test briefly in producing — with the company XXII Dicembre, he financed certain debutants, including

L. Wertmuller and E. Visconti — he continued directing works portraying accounts of small worlds. With the partial exception of E venne un uomo (1965), a biographical commemoration of the life and apostleship of Pope John XXIII, more attentive to the man than to the pontiff, his cinema work captured through compassionate and sincere eyes a humanity taken in its context of humble daily laboriousness, as also in his films realized for state television

through the telling of the adventures of a tramp (R. Hauer) who receives the sum of 200 francs from a mysterious benefactor on condition that he return them to the church dedicated to SaintThérèse of Lisieux. With the passing of the

years, however, it proved difficult to maintain the measure shown by the debuts, and he ended by spilling over into idyllic sentimentalism

(II segreto del bosco vecchio, 1993) or into colorless styling (Genesi. La creazione e il diluvio, 1994). Only with his // mestiere delle armi (2001),

the brilliant reconstruction of the last days in the life of Giovanni dalle Bande Nere, mercenary leader of the Cinquecento, did he return to directing better works: the film is a masterpiece synthesizing his humanist poetics and his concept — both figurative and moral — of anthropocentric cinema, displaying

perfect equilibrium between psychological study and attention to setting. Furthermore, his successive Cantando dietro i paraventi (2003), the delicate pacifist parabola set in remote, fable-like China of the nineteenth century confirms the renewed state of grace of an author's full consciousness of his own artistic and human maturity. In 2005, he directed Carlo

Delle Piane in a harrowing episode in the compilation film Tickets,

directed jointly with K. Loach and A. Kiarostami. Olmi declared that his most recent film (Centochiodi, 2007) would be his last before returning to documentaries, his first and main interest.

(I recuperanti, 1969; Durante l'estate,

1971; La circostanza, 1973). He dedicated himself subsequently to L'albero degli zoccoli (1978, Golden Palm at Cannes), a probing

reconstruction of life on a provincial farmstead of Bergamo at the end of the preceding century, presenting an ambitious fresco of country life considered as mainspring for modern Italian society. This film ties together elements of Olmi’s Catholic faith and his biographical origins, and is rightly indicated as his masterpiece, for its affectionate attention to the elementary psychologies and archaic rituals of a world now vanished. The fairytale-like tone returns in his allegory Cammina

cammina (1983)

of the gospel story about the Three Wise Men, and then again — after an illness interrupting his film direction (but not his work for the cinema: he established the school Ipotesi Cinema at Bassano del Grappa) — also in some of his later works, including Lunga vita alla signora! (1987), a story of the formative years of another youth at grips with the pitfalls of life, and La leggenda del santo bevitore (1988, Golden Lion at Venice), after J. Roth's novel of the same name, accentuating the mysticism of life

Italo Rota

| lavori dello studio Rota spaziano per soggetto, scala e tipologia ma resta evidente la specializzazione acquisita attraverso gli anni nei progetti di allestimento, eventi,

scene e strutture temporanee. Nel 2006 realizza i progetti per le mostre “Good N.E.W.S” Triennale, Milano; “Fashion D.N.A” presso

il Rijksmuseum, Amsterdam; Padiglione DARC (X Biennale di Architettura di Venezia, Venezia)

e mostra “Città-Porto” X Biennale di Architettura, Venezia-Palermo.

Un progetto in corso è il riassetto del palazzo Forcella De Seta a Palermo-Kalsa, intervento su un fabbricato dalla complessa sedimentazione storica condotto con intento non-invasivo e con tecnologie di avanguardia nel campo del risparmio energetico. Il lavoro è stato preceduto da allestimenti temporanei durante l'estate del 2005,

occasione in cui il palazzo è stato riportato così allo stato di episodio urbano. ì Il Museo del Novecento è il progetto di conversione del palazzo dell’Arengario di Milano in museo delle arti di avanguardia. Sempre a Milano è in progetto un complesso

C(

tro, museo,

centro

nerciale e parco pubblico n area in via di riurbanizzazione. In India sono in fase di realizzazione i progetti della risistemazione ambientale del grande complesso siderurgico di Dolvi, una residenza

privata

a Mumbai

(Navdisha Palace),

un tempio Indu (sempre a Dolvi). Lo studio Rota ha firmato le boutique Just Cavalli di Milano, Shangai,

Mosca, Hong Kong, Dubai e altre sono in fase di realizzazione (Mexico City, Londra, Parigi, Las Vegas, Beirut). Per la recente Olimpiade Invernale di Torino 2006 è stato realizzato il progetto per la Medal Plaza di piazza

Castello, comprensiva di palco, platea, scene, servizi per stampa e pubblico, comunicazione e apparati tecnici-logistici.

Nel 2004 è stata inaugurata la nuova mediateca di S. Sisto a Perugia. Nel 2002 progetta e realizza per il Comune di Jesi, Ancona, nel Complesso S. Floriano Mestica, il Nuovo Museo archeologico di Jesi e il nuovo auditorium civico. Nel 2001 per la municipalità di Lugano sviluppa il progetto di immagine globale e allestimenti interni del nuovo casinò Kursaal della città, realizzato poi alla fine del 2002. Nel 2000 progetta e realizza la chiesa di Santa Margherita Maria Alacocque inTor Vergata (Roma), come chiusura

del Grande Giubileo; in questo stesso anno viene attuato e realizzato il suo progetto per l'illuminazione

delle rive della Senna a Parigi. Nel 1998 elabora il progetto di restauro e allestimento della Rocca Paolina di Perugia destinata a ufficio d'accoglienza turistica e museo della città di Perugia, realizato poi tra il 1999 e il 2003. Nel 1998 vince il concorso per la Nuova mediateca di Anzola dell'Emilia, Bologna, progetto realizzato dal 1999 al 2002. Nel 1998 vince il concorso per la nuova sede centrale per l'Europa del Sud della Deutsche Bank (per 2200 impiegati) ultimata nel 2005 e dal 1999 cura il progetto e la realizzazione di due linee di metropolitana leggera ad alta mobilità (L.A.M.) per la città di Brescia. Dal 1981 lavora in Francia dove vince vari concorsi ed è incaricato dei progetti per le sale di Pittura Francese nella Cour Carré del Louvre e per la ristrutturazione del centro di studi avanzati di Nantes; nel 1990 inizia il progetto per il centro di studi avanzati della Columbia University

a New York, realizzato nel 1996. Nel 1980 firma con Gae Aulenti i progetti per il Musée d'Orsay e per il nuovo allestimento del Centre Pompidou a Parigi. Dal 1976 al 1981 è redattore della rivista “Lotus International” cura alcune edizioni d'architettura tra cui: Mario Botta, Milano 1979 e Vittorio

Gregotti, Milano 1979.

Projects by Studio Rota range through different subjects, scales and types but they never fail to show the level of specialisation acquired through years of work in fittings, events, stages and

for the new media library of Anzola dell’Emilia, Bologna, completed between 1999 and 2002. In 1998 they won the competition for the new South-European

temporary constructions.

2200 employees) completed in 2005, and since 1999 they have worked at the project and development of two high-mobility light railway lines (L.A.M.) for the city of Brescia. Since 1981 they have been working in France where they have won several competitions and have been commissioned with works at the French Painting halls in the Cour Carré of Louvre and the refurbishment of the centre for advanced studies of Nantes; in 1990 they started working at the centre of advanced studies of Columbia University, New York, completed

In 2006 they designed the exhibitions Good N.E.W.S. Triennale, Milan; Fashion D.N.A. at the Rijksmuseum, Amsterdam; DARC

hall (X Biennale di Architettura di Venezia, Venice) and the exhibition Citta-Porto, X Biennale di

Architettura, Venice — Palermo. They are currently working at the refurbishment of Palazzo Forcella De Seta in Palermo-Kalsa, a work on a building with plenty of historical layers through a non invasive work and cutting-edge technology in the area of energy saving. The work followed temporary fittings in summer 2005, the occasion in which the building was taken back to its urban dimension. The TwentiethCentury museum is a project for the conversion of Milan’s Palazzo dell'Arengario into an avant-garde art museum. Also in Milan, a complex is being designed which includes a theatre, a museum, a shopping centre and a public park in an reurbanised area. In India they are working at the environmental rearrangement of the big steel and iron site of Dolvi, a private residence in Mumbai

(Navdisha Palace)

and a Hindu temple (also in Dolvi). Studio Rota designed the Just Cavalli Boutiques in Milan,

Shanghai, Moscow, Hong Kong, Dubai, while more are under construction (Mexico City, London,

Paris, Las Vegas, Beirut). For the latest 2006 Turin Winter Olympics, they designed the Medal Plaza of Piazza Castello, inclusive of a stage, stalls, scenes, press and public services, communication and technical-logistic equipment. The new media library of S. Sisto at Perugia was opened in 2004. In 2002 they designed and built, for the Municipality of Jesi, Ancona, the new Archaeological Museum of Jesi and the new city auditorium in the Complesso S. Floriano Mestica. In 2001, for the municipality of Lugano, they developed the design of the global image and inner fittings of the city’s new Kursaal

casino; completed in late 2002. In 2000 they designed and built the Church of Santa Margherita Maria Alacocque in Tor Vergata (Rome) to

close the Grand Jubilee. In the same year, their project for the lighting of the riverbanks along the Seine in Paris was implemented. In 1998 they developed a project for the restoration and layout of Rocca Paolina in Perugia converted

into a tourist information office and the city museum of Perugia; completed in 1999-2003. In 1998 they won the competition

headquarters of Deutsche

Bank (for

in 1996. In 1980 they designed, with Gae Aulenti, the Musée d'Orsay and the

new layout of the Centre Pompidou in Paris. From 1976 to 1981, Italo Rota has

been editor of the journal Lotus International and some books of architecture, such as: Mario Botta, Milan 1979 and Vittorio Gregotti, Milan 1979. Silvio Soldini

Autore colto e sensibile, debitore ad Antonioni e Kieslowski, affascinato da personaggi sospesi in una deriva esistenziale che diventa materia narrativa, esordisce alla regia nel 1984 con il mediometraggio Giulia in ottobre, algida radiografia di una solitudine femminile sullo sfondo di una Milano fredda e quasi sbiadita. Il suo Varia serena dell'Ovest (1990), racconto minimale sul caso e spietata analisi del disagio del vivere, è uno dei titoli che

guidano la rinascita del cinema italiano. Dopo Un’anima divisa in due (1993) e Le acrobate (1997), Soldini cambia registro, ma non tematica narrativa, con la frizzante

e fortunata commedia Pane e Tulipani (1999), campione di incassi e premiato con numerosi riconoscimenti italiani e internazionali, in cui narra

la paradossale vicenda di una donna sposata che approfitta di un'occasione offertale dal caso per dare una svolta alla propria vita. Dopo l’esperienza di Brucio nel vento (2001), narrazione scabra e dolente, torna alla commedia brillante con tanti personaggi, tanti colori, in un clima meno fiabesco e più surreale con Agata e la tempesta (2004). Soldini occupa una posizione inconfondibile nel cinema italiano contemporaneo per l'originalità con cui sa fondere una raffinata ricerca figurativa con un'inesausta riflessione morale. A cultivated and sensitive author

following in the footsteps of

Antonioni and Kieslowski, Soldini was intrigued by personages

suspended in an existential drift, becoming the narrative substance.

He made his film debut in 1984 with the mid-length feature Giulia in ottobre, a chilling x-ray of one woman's solitude against the background of a cold, somewhat faded Milan. His L'aria serena dell'Ovest (1990), a minimal account of fate and a ruthless analysis of the uneasiness of living, is one of the titles that led the rebirth of Italian cinema. After Un’anima divisa in due (1993) and Le acrobate (1997), Soldini changed register — but not narrative theme — with the effervescent and successful comedy Pane e Tulipani (1999), a box-office winner with numerous recognitions both in Italy and abroad, about the paradoxical events of a married woman who takes advantage

of a chance opportunity to give a new turn to her life. After the experience in Brucio nel vento

(2001), a harsh and painful account, he returned to brilliant comedy with a variety of personages and vivid colors, in a less fanciful, more surreal climate, with Agata e la

tempesta (2004). Soldini occupies an unmistakable position in contemporary Italian cinema for his originality in melding refined figurative searching with indefatigable moral reflection.

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2.1 Grandi Borghesi

| ela Sacralità del Lusso

Una

borghesia inquieta,

tra lusso e sacrilegio 3. La Dinamicità Segno dell’ansia del Paese di non arrivare in tempo 4. La Luce dello Spirito Una luce che crea ombre e penombre; sorprende e vibra 5. La Democrazia Impilabile Una modernità componibile, ripiegabile, lavabile 6. Il Super-Comfort La comodità italiana è un'utopia piu che un servizio 7. |Grandi Semplici La ricerca della semplicità come razionalità spontanea

1. The Theatre of Animism The house as a theatre and objects as actors 2. The Great Middle Classes and the Sanctity of Luxury A restless bourgeoisie, between luxury and sacrilege 3. Energy Sign of the Country's concern that it would not arrive in time 4. The Light of the Spirit A light that creates shadows and semi-darkness; it Surprises and vibrates 5. Stackable Democracy A modernity that’s modular, folding, washable 6. Super-Comfort Italian comfort is more an utopia than a service 7. The Great and the Simple The search for simplicity as spontaneous functionality

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