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Italian Pages 344 [354] Year 2006
SAGGI DI STORIA ANTICA 9 Diretti da AUGUSTO FRASCHETTI
e
ANDREA GIARDINA
SAGGI DI STORIA ANTICA I - ScHEto, J. - Le collège des Frères Arvales, 1990. 2 - CANFORA, L., LIVERANI, M., ZACCAGNINI, C. (Edd.) - I trattati nel mondo antico, 1990. 3 - PECERE, O. (Ed.) - Itinerari dei testi antichi, 1991. 4 - Z10LKOWSKI, A. - The Temples of Mid-Republican Rome and their Historical and Topographical Context, 1992. 5 - GRELLE, F., Canosa Romana, 1993. 6 - CHASTAGNOL, A. - Aspects de l' Antiquité tardive, 1994. 7 - SANTALUCIA, B. - Studi di diritto penale romano, 1994. 8 - MAGDELAIN, A. - De la royauté et du droit de Romulus à Sabinus, 1995. 9 - DE RoMANIS, F. - Cassia, Cinnamomo, Ossidiana, 1996.
In programmazione: CRACco RUGGINI, L. - Sicilia, Italia, Mediterraneo (Il-X secolo).
Federico De Romanis
CASSIA, CINNAMOMO, OSSIDIANA UOMINI E MERCI TRA OCEANO INDIANO E MEDITERRANEO
«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER
FEDERICO DE ROMANIS
Cassia, Cinnamomo, Ossidiana: uomini e merci tra Oceano indiano e Mediterraneo © Copyright 1996 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 - 00193 Roma Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore. ISBN 88-7062-926-0
De Romanis, Federico Cassia, cinnamomo, ossidiana : uomini e merci tra Oceano indiano e Mediterraneo / Federico De Romanis. - Roma : «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1996. - 324 p., 20 p. di tav. : ili. ; 21 cm. (Saggi di storia antica ; 9) ISBN 88-7062-926-0
CDD 20. 380.1093 l. Commercio - Mare mediterraneo orientale - Sec. 7. a. C. - 2. d. C.
Questo volume è stato stampato con il contributo del CNR.
Ai miei genitori
INDICE
Introduzione
p.
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Parte prima. Koca{oc e ,m,rxµ.wµ.ov: interpretazione di una contiguità semantica. Ovvero: vie di terra e vie di mare tra Africa Orientale e Mediterraneo dal VII al V sec. a. C.
»
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Premesse geografiche: fondali, coste e venti del mar Rosso.
»
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I.
1. La navigazione della flotta di Elio Gallo; 2. Fondali, coste, venti; 3. Grandi e piccole navi, con e senza remi.
II.
Dalla ss3t di Herkhuf alla xixa(ix di Saffo. Considerazioni sul lessico degli aromi nella Grecia arcaica.
» 33
1. Kota(o,; e xt11ft(3)syt?} da Antico a Nuovo Regno; 4. Da Punt al Nilo; 5. Alle origini di xt11DERBERGH, Agypten und Nubien, cit., p. 207; A. FAKHRY, The Inscriptions of the Amethyst Quarries at Wadi el Hudi, Cairo 1952, n. 23, l. 4; Urk. IV 1099; Pap. Koller 4, 2; P. BARGUET, La Stèle de la Famine à Séhel, Le Caire 1953, I. 16. 103 La possibilità di un'identificazione della /Jm3gt con l'ematite è tenuta presente da J. R. HARRIS, Lexicographical Studies in Ancient Egyptian Minerals, Berlin 1961, p. 119, ma ritenuta 'least likely' rispetto alle identificazioni con 'sard', 'garnet' o resina. Le ragioni per cui Harris ritiene assai improbabile tale identificazione(«[ ... ] although it occurs in a form suitable for the making of amulets, beads and other small objects, it was not commonly so used, and would scarcely have been reckoned among the precious stones as was !Jm3gt»), non mi paiono tuttavia decisive. Va innanzitutto osservato che l'uso dell'ematite (relativamente scarso in rapporto alla storia dell'antico Egitto complessivamente intesa) va di pari passo con 'the relatively few references to /Jm3gt' e che pur se è difficile precisare quale sia stato il valore attribuito dagli Egiziani all'ematite, si deve prendere atto che questo materiale era appunto usato per amuleti, sca,abei e piccoli ornamenti. Più di recente J. VERCOUTTER, }:l.m3gt: pierres semi-précieuses ou résine?, « RdE » 41 (1990), pp. 220-221, ha sostenuto l'ipotesi della resina e AuFRÈRE, L 'univers minéral, Il, cit., pp. 557-558 si è dichiarato in favore dell'ametista. A supporto dell'identificazione di /Jm3gt con l'ematite può ancora osservarsi che il greco 0t!f.1.0t'1+n1ç potrebbe essere una paraetimologia, naturalmente suggerita anche dal colore che questo minerale può assumere, dell'egiziano J,m3gt e soprattutto si potrebbe ricordare che una fonte di Plinio, Sotacus, unus e uetustissimis auctoribus, contava cinque generi di ematiti, il migliore dei quali era appunto l'Aethiopicus, cfr. Plin., n.h. XXXVI 146. 104 È notevole, infatti, che proprio in età saita si diffonda l'uso di amuleti in ematite e in ossidiana, cfr. S. AuFRÈRE, A propos du trousseau d'amulettes saaes en obsidienne et en hématite, in: Hommage Daumas, cit., I, pp. 33-41; C. Mti'LLER-WINKLER, Die iigyptischen ObjektAmulette, Gottingen 1987, pp. 201-208; 235-242; 253-268; 325-334; 405-418; 430-438; 460-465; quest'ultimo minerale allora doveva essere importato in Egitto soprattutto dall'Eritrea, come mostra la definizione erodotea À(8oç Al8wmxòç òçuç a Hdt. Il 86, 4: sull'ossidiana d'Eritrea tornerò più ampiamente infra, parte Il, cap. VI. Reperti in ematite sono stati rinvenuti a Sihi, sulla costa araba antistante l'Eritrea, cfr.
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Se non al ferro lavorato, ma a questo minerale ferroso si riferisce Ezechiele con l'espressione brzl 'swt, tutti gli elementi del v. 19 del capitolo 27 di Ezechiele (con l'apparente eccezione di ywn) coerentemente richiamano il mondo 'erythraeo' meridionale: qdh e qnh sono cortecce aromatiche, quelle che i Greci contemporaneamente chiamavano xcxafo,; brzl 'swt è la gemma IJ,m3gt estratta a wtnt, cioè ematite; wdn e 'wzl corrispondono a wtnt e wgl!_t collegate con Punt nelle Liste dei Popoli Stranieri di Tutmosis III. 7. Per una stratigrafia del lessico greco degli aromi. Una lettura di Ez. 27, 19 che sia al tempo stesso rispettosa del testo e coerente pare, dunque, a portata di mano. Il versetto schiude uno spiraglio sulla storia del mar Rosso agli inizi del VI sec. a. C., lasciando intravvedere le relazioni commerciali che Tiro, attraverso sue basi portuali nel golfo di Aqaba, intrattiene col mondo 'erythraeo' meridionale. Solo resta da spiegare, in quel contesto, la presenza di ywn e il suo legame con 'wzl, ma neppure questa, ormai, appare una difficoltà insormontabile. Da quanto abbiamo sopra osservato, infatti, è possibile stabilire una sorta di stratigrafia di una parte del lessico greco degli aromi provenienti dal mondo 'erythraeo' meridionale. Si distingue innanzitutto un livello tardo, di V sec. a. C., rappresentato dal termine xwixµwµ.011, sotto il quale giacciono strati più antichi, non posteriori all'età di Saffo, che conosce già À(~cx11oc;/À~~cx11w't6c;, µuppcx e xcxa(cx. All'interno di questo grande gruppo più antico, però, un'ulteriore e fondamentale divisione va fatta: mentre xcxa(cx è sicuramente, almeno nella sua lontana origine, una parola egiziana, tutte le altre sono di derivazione semitica. Di questa dialettica egiziano-semitica sono teoricamente possibili due spiegazioni. La prima è che xcxa(cx sia entrata nel vocabolario greco attraverso la mediazione semitica: ciò comporterebbe che mercanti semiti (diciamo, i Fenici) abbiano introdotto nel mondo greco, prima della metà del VII sec. a. C., queste cortecce aromatiche e il loro nome di origine egiziana. La seconda, invece, prevede che xcxa(cx sia penetrata nel greco direttamente dall'egiziano, senza mediazione semitica, con un
J. ZARINS/ A. ZAHRANI, Recent Archaeological Investigations in the Southern Tihama Plain (The Sites oj Athar, and Sihi, 1404/1984), «Atlal» 9 (1985), p. 97.
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passaggio da collocarsi, secondo ogni verosimiglianza, tra la seconda metà del VII e gli inizi del VI sec. a. C. 105 Delle due possibilità, la seconda è di gran lunga più probabile della prima, ché altrimenti non si capirebbe come mai Geremia, Ezechiele e il Deutero-Isaia - i primi due grosso modo contemporanei di Saffo, il terzo, di poco posteriore - usino sempre il termine qnh, mai Q$Y'h, per indicare quelle cortecce aromatiche. La lezione q$y'wt di Ps. 45, 9, sia essa soltanto una glossa o appartenga genuinamente al testo, sarà connessa a un termine affermatosi relativamente tardi nelle lingue ebraica e fenicia, per lo meno dopo la metà del sec. VI a. C. Da ciò discende anche che i prestiti À(~cxvoc;/Àt~cxvw-.6c; e µuppcx documentano un commercio tra genti semitiche e Greci anteriore 106 al momento in cui i Greci mutuarono dagli egiziani il termine xcxcr(cx, ché altrimenti, nel VII-VI sec. a. C., il greco avrebbe 'adottato' le rispettive parole egiziane, non quelle semitiche, per indicare quei due aromi. Tre, dunque, sono gli strati del lessico greco degli aromi e tre saranno le fasi del loro commercio, la prima e la terza dall'impronta semitica, la seconda, invece, sotto l'influenza egiziana: la storia del m_ar Rosso nell'antichità - e non solo in essa - è storia d'Africa e d'Arabia; per quanto si è fin qui osservato, questa polarità caratteristica trova un riflesso nella coesistenza e concorrenza, all'interno del lessico greco degli aromi, delle parole xcx17(cx e xtvCXV't'wv 18 si deve identificare l'Eumede al seguito del quale il Dorion 't'ÉX't'WV si è recato è1tl 't'TJV 871pixv 't'WV èÀ&q>cxv't'wv: in un graffito da el-Kanais, corredato dell'immagine di un elefante 19, Dorion comunica il suo felice ritorno in Egitto. Il IO (?) di Xandiko di un trentunesimo anno di regno, che con ogni probabilità deve essere quello del Filadelfo 20 , una guarnigione di soldati presidiava i dintorni del tempio: se la nostra precedente analisi del passo straboniano è corretta, questa presenza militare potrebbe assai agevolmente collegarsi al ruolo che il geografo attribuisce all'esercito nell'apertura della carovaniera per Berenice 21 • È noto - e già evidente dalle poche fonti sopra menzionate - come la principale motivazione della politica 'eythraea' dei primi Tolemei sia stato il bisogno di rifornire l'esercito lagide degli elefanti da guerra necessari per sostenere il confronto con i rivali seleucidi. Non è quindi il caso di ridiscutere qui tutte le numerose testimonianze sulla caccia e l'importazione degli elefanti nel III sec. a. C. 22 • Converrà piuttosto chiedersi fino a che punto le successive navigazioni commerciali si colleghino alle
BERNAND, Le Paneion d'e/-Kanais, cit., n. 9. Artemid. apud Strab. XVI 4, 5. Per l'identificazione col Satyros dell'iscrizione, cfr. BERNAND, Le Paneion d'e/-Kanals, cit., pp. 42-43. 18 Artemid. apud Strab. XVI 4, 7. 19 BERNAND, Le Paneion d'el-Kanais, cit., n. 9 bis. 20 Oltre le considerazioni di carattere paleografico di BERNAND, Le Paneion d'el-Kanais, cit. p. 47 e di J. B1NGEN, «CE» 48 (1973), p. 196, vale naturalmente il confronto con il testo di Strabone (cfr. nt. successiva): noto che la datazione che così si raggiunge di questo importante documento epigrafico (maggio 254 a. C.) è vicinissima a quella di Wrr.cKEN, Chrest., n. 435 in cui, come abbiamo visto (supra, nt. 3), è implicitamente documentata una via di comunicazione tra mar Rosso e Tebaide attraverso il deserto orientale. 21 Strab. XVII l, 45. 22 Cfr., p. es., H. H. ScuLLARD, The Elephant in the Greek and Roman World, Cambridge 1974, pp. 126-133; M. G. RASCHKE, New Studies in Roman Commerce with the East, «ANRW» Il, 9.2, BerlinNew York 1978, p. 658; L. CAssoN, The Hunting of African Elephante, «TAPhA» 123 (1993), pp. 247-260. 16 17
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cacce agli elefanti dei primi Tolemei e quanto, invece, siano da esse indipendenti. Nella prospettiva di Rostovzev - quella dei Tolemei 'seminatori' e dei Romani 'raccoglitori' - finiscono col confondersi, infatti, grazie soprattutto a un'interpretazione dominata dall'idea di mercantilismo e ereditata alla lontana da Droysen e più direttamente da Wilcken 23 , due aspetti molto diversi della 'semina' tolemaica: da un lato il procacciamento, per conto e con i mezzi del re, di animali ormai indispensabili all'esercito lagide, dall'altro l'importazione (da parte di mercanti 'privati') di beni assai diversi quali avorio, gusci di tartaruga, aromi etc. « lt was a natural thought to use the harbors of the Red Sea protected by an Egyptian navy not only for transporting the elephants but also for shipping through them the other products of the Somali coast » 24 • Tale 'naturalezza' si spiega all'interno di una circolarità colbertina tra commercio, finanze statali e potenza politico-militare: « certainly it was not for providing cheaper African, Arabian, and Indian goods for the residents of Egypt that the Ptolemies undertook ali the measures for concentrating a large part of the trade in the afore-mentioned goods in Egypt. Their chief aim was to increase the export of Alexandria and thereby their income from it, income in good foreign gold and silver» 25 - con cui, va da sé, dovevano essere parzialmente finanziate le spese dell'apparato militare. 23 U. W1LCKEN, Alexander der Grosse und die hellenistische Wirtschaft, « Schmoller's Jahrbuch fiir Gesetzgebung, Verwaltung, und Volkswirtschaft» 15 (1921), pp. 45-116 (spec. 65 sgg.). Che le due interpretazioni di Wilcken e di Rostovzev, diametralmente opposte nell'individuare le finalità del!' 'imperialismo' tolemaico, concordino nel ritenere strumentale al finanziamento della politica estera l'interessamento dei Tolemei alle attività commerciali, ha sottolineato giustamente E. Wru, Histoire politique du monde hellénistique, 12, Nancy 1979, p. 158. 24 Foreign Commerce of Ptolemaic Egypt, cit., p. 74l. 25 lbid., pp. 745-746. La tesi dello storico russo secondo la quale il commercio degli aromi era 'monopolizzato' dallo stato, nel senso che (p. 746) « ali the aromatics [ ... ] were [... ] delivered at a fixed price by the importers to the agents of the state who were in charge in this monopoly » (cfr. Id., Zur Geschichte des Ost- und Siidhandels im ptolemaisch-romischen Agypten, « APF » 4 (1907 / l 908), pp. 314-315; e poi ancora in Socia/ Economie History of Hellenistic World, I, Oxford 1941, p. 389: «As soon as the merchandise of India, Arabia, and Africa reached the soil of Egypt it had to be delivered to the crown at prices fixed by a special tariff»), è condivisa da molti e autorevoli
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Si deve ammettere che sarebbe senz'altro errato, almeno per il III sec. a. C., tracciare una troppo rigida divisione tra i programmi dei dinasti lagidi e la valorizzazione commerciale del1'economia del mar Rosso: per mettere in crisi una troppo netta contrapposizione, basterebbe ricordare l'energica reazione al primo manifestarsi di una pirateria nabatea insidiante i mercanti che navigavano per le acque rese accessibili dai Tolemei 26 e l'elaborazione - anteriore, come abbiamo visto, a Eratostene del concetto geografico di KLwcxµwµocp6poç per indicare alcuni dei territori nei quali si svolgevano anche le cacce agli elefanti 27 • Nello stesso santuario di el-Kanais, inoltre, alle iscrizioni sopra citate si affiancano numerosi ex voto di viaggiatori tornati sani e salvi 'dai Trogodyti', 'dal mare', 'dalla terra dei Sabei' 28 , nei quali è probabile si debbano vedere mercanti reduci da viaggi commerciali nel mar Rosso 29 : poiché questi finivano col ripercorrere gli stessi itinerari dei cacciatori di elefanti inviati dal re, si dovranno presupporre, almeno per quella prima età, collaborazioni e contatti tra cacciatori e mercanti. Dall'inistudiosi, ma non mi pare che sia sufficientemente fondata. Il caso particolarissimo di Eudosso di Cyzico - un inviato prima dell'Evergete Il, poi di Cleopatra II - cui furono per ben due volte sequestrati i beni importati dall'india, difficilmente può considerarsi esemplare; e le rivendite di cpop·dcx ÀL~otVW'tLXIX attraverso funzionari statali e dunque di proprietà della corona [cfr. SB Ill 7176; WILCKEN, Chrest., 309; M.TH. LENGER, Que/ques papyrus inédits de la Bibliothèque Bod/éenne, «CE» 23 (1948), pp. 113-119] non bastano a provare che il re acquistasse t u t t i gli aromi importati in Egitto per poi rivenderli a prezzi maggiorati. Quelle quantità di aromi potrebbero, per es., derivare dalle imposizioni, riscosse in natura, su quei traffici. Questa soluzione appare da preferire soprattutto se si riconosce (come il Rostovzev fa) che all'età del Filadelfo il commercio di questi prodotti in Palestina, Transgiordania e probabilmente Fenicia era libero. 26 Agatharch. 88, GGM, 1, p. 178; Artemid. apud Strab. XVI 4, 18: per una datazione di questo episodio all'età del Filadelfo, cfr. RASCHKE, New Studies in Roman Commerce, cit., nt. 1152. 27 Da notare Strab. Il 5, 35: [... ] ~ KLwotµwµocp6poç Ècn(v, lcp' rjç ~ 'tWV ÈÀEcpixnwv yé.yovE 0~pot 'tÒ 7totÀotL6v. 28 BERNAND, Le Paneion d'el-Kanais, cit., nn. 2, 3, 8, 13, 18, 42, 43, 44, 47, 60 (?), 62, 72 (?), 78(?), 82, 90. 29 Ciò è molto probabile, p. es., per lo Zenodotos crw0dç y'ijç èmò "t'ijç (:E)cx~cx(wv (BERNAND, Le Paneion d'e/-Kanais, cit., n. 2), se con questa formula è indicata l'Arabia meridionale e non, p. es., la regione africana nei dintorni della 1t6ÀLç EÙµqW71ç :Eix~otL, cfr. Artemid. apud Strab. XVI 4, 10; e lo stesso dicasi per l' Apollon che offre [crµu]pvcxv - -/xcxl ÀL~otvw't6v (BERNAND, Le Paneion d'e/-Kanais, cit., n. 72).
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ziativa del re, inoltre, dipendono alcune attività economiche 'erythraee' (come lo sfruttamento delle miniere dì topazio) 30 , che avranno avuto senz'altro uno sbocco commerciale. Ma può bastare tutto ciò a farci ricondurre semplicemente a volontà mercantiliste dei Tolemei lo sviluppo dì una marineria commerciale 'erythraea' nell'età tardo-ellenistica e romana? Certamente no: una più attenta considerazione della complessità del fenomeno ci porterà a constatare che il commercio nella 'Epu8pèt 9a.Àcxaacx (e ben presto 'Epu8pèt xcxt 'IvòtxiJ 8a.Àcxaacx), sebbene fonte, per il regno lagide, di considerevoli entrate, si sviluppa in forme, itinerari e ritmi non previsti dai Tolemei e indipendenti dalle loro esigenze di politica estera. Dopo gli exploits del III sec. a. C., e dopo la lunga secessione della Tebaide 31 , il primo testo, sicuramente datato, che ci parla di un commercio 'erythraeo' che dal mar Rosso attraversa il deserto orientale egiziano fino alla valle è una nota stele del 2 ottobre 130 a. C., dedicata dall' cxpxtawµcx'tOipUÀcxl; Soterichos, « preposto da Paos, O"U')'')'tvrjç e stratego della Tebaide, alla raccolta delle pietre preziose e alle navigazioni, e a fornire sicurezza a coloro che portano dal deserto di Coptos i carichi aromatici e le altre merci straniere» 32 • Questo commercio che
30 Agatharch. 82, GGM, I, p. 170; Artemid. apud Strab. XVI 4, 6; Plin., n.h. XXXVII 107-108. Per un'identificazione dell'isola Topazos con Zeberged, cfr. G. A. WAINWRIGHT, Zeberged: the Shipwrecked Sailor's lsland, «JEA» 32 (1946), pp. 31- 38. 31 E. WILL, Histoire politique du monde hellénistique, Il, Nancy 1967, pp. 32-36. 32 A. BERNAND, Pan du désert, Leiden 1977, n. 86, il quale sottolinea (p. 257) l'asimmetria della formula bti 't~\I auvcx[jw]/y~v 'tTjç 1t0Àu't[t]Àouç Àt8e(cxç xcxt t1tl "twv/ 1tÀwv xcxì 1totpe~6µevoç 't~V ò Aù0tÀl-r11ç e 'wzl "" "AòouÀL fossero valide, e se, soprattutto, }Jwylh -= "'aual>o Aù0tÀl-r11ç e 'wz/"" "AòouÀL dovessero essere ricondotti ai faraonici 'whwl e wd_/!_t, pur nelle intermittenze dei rapporti tra Mediterraneo e Africa orientale, coglieremmo una sorprendentemente lunga persistenza di toponimi africani vicino allo stretto di Bab el-Mandeb 25 • Questa millenaria continuità toponomastica fornisce il migliore commento alla più grande scoperta del giovane R. Paribeni durante la sua attività di scavo nel sito di Adulis 26 : quella, cioè, dell' Adulis pretolemaica, centro abitato dal ragguardevole potenziale cronologico 27 , che
sentiva le regioni africane a ridosso dello stretto di Bab el-Mandeb come un'appendice del mondo sudarabico. 25 I due toponimi potrebbero essere in qualche modo giunti fino all'età moderna: *aual>o AùixÀC'TT}ç (sulla peculiarità di questa designazione, parallela a quella o 'A~wµ&C-criç della città di Axum, cfr. S. MAZZARINO, Gli Aksumiti e la tradizione classica, in IV Congresso Internazionale di Studi Etiopici, Roma 10-15 aprile 1972, I, cit., p. 77, nt. 10= Id., Antico, tardoantico ed èra costantiniana, II, Bari 1980, pp. 107-108, nt. 10) potrebbe essere infatti all'origine del nome della tribù degli Habar Auwal ('coloro la cui madre è Auwal'): cfr. G. STEFANINI, Enciclopedia Italiana XXXII p. 117; per quanto concerne Adulis, che assai probabilmente si continua nel moderno toponimo di Zula, andrà ricordato che nel 1810 (e anche un secolo dopo) gli indigeni indicavano come Azuli il campo di rovine dell'antica Adulis, cfr. H. SALT, Voyage to Abyssinia, London 1814, pp. 451-453; R. PARIBENI, Ricerche nel luogo dell'antica Adu/is, « MonAL» 18 (1907), col. 437. Circa la possibilità che si riferisca ad Adulis l'aggettivo 'adawlf, con cui si indica, nella poesia araba preislamica, un particolare tipo di nave, cfr. CRONE, The Meccan trade, cit., p. 125, nt. 100. 26 Per una valutazione della figura e dell'opera di Paribeni, cfr. G. SALMERI, Epigrafia e storia antica nel Mediterraneo: il «caso» italiano, in V. LA RosA, L'archeologia italiana nel Mediterraneo fino alla
seconda guerra mondiale. Atti del convegno di studi, Catania 4-5 novembre 1985, Catania 1986, pp. 210-212. 27 PARIBENI, Ricerche nel luogo de/l'antica Adulis, cit., col. 566: « Nessuna data si può proporre per questo periodo; sembra, che esso abbia durato uniforme, ossia senza contatti con altre civiltà, per un lungo spazio di secoli, perché il materiale che a esso si riferisce, forma, almeno nel punto dove noi abbiamo scavato, uno strato di grande potenza (circa sette metri)». Cfr. anche F. ANFRAY, Deux villes axoumites: Adou/is et Matara, in: TV Congresso Internazionale di Studi Etiopici. Roma, 10-15 aprile 1972, I, cit., p. 753.
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doveva mantenere relazioni con le civiltà mediterranee, sia pur in misura che l'archeologo giudicava scarsa 28 • Vale la pena di seguire il ragionamento di Paribeni perché la valorizzazione degli strati pretolemaici di Adulis va di pari passo con la rivendicazione dell"africanità' del toponimo e il rifiuto delle tradizioni dotte d'età ellenistica raccolte da Plinio: « Dico Adulis e non semplicemente costa eritrea, perché ritengo sufficientemente provata la presenza di un centro abitato colà in periodo pretolemaico, c e n t r o c h e p u ò a n c h e a v e r a v u t o s i n d ' a 1 I o r a q u e s t o n o m e 29 • La tradizione che fa fondatori della città alcuni schiavi fuggiti dall'Egitto, che avrebbero in tal modo recuperato la loro libertà, tradisce troppo palesemente la sua origine da una di quelle artificiose etimologie (& e 3oi:iÀoç) di cui tanto si compiaceva lo spirito dei viaggiatori greci» 30 • L'intuizione è geniale ed è un peccato che Paribeni non ricordasse che Brugsch era implicitamente giunto a conclusioni simili riconducendo Adulis a wç!.l!_t. I cacciatori di elefanti d'età tolemaica hanno certamente trovato ad Adulis una situazione diversa da quella del luogo in cui sarebbe sorta TI-.oÀ&µcxtç 0TJpfuv, dove Eumede, con abilità e diplomazia, riuscì a imporre agli indigeni l'insediamento di una colonia greca sul loro territorio 31 • Ad Adulis ciò fu impossibile o forse apparve inutile: presso quel porto - dove, in età faraonica, doveva essere stata la 'puntita' wç!.l!_t, e dove lo 'wz/ figlio di yq(n doveva avere ospitato, nel VII-VI sec. a. C., un insediamento greco - , prima che Tolemeo III facesse lì innalzare il suo monumento e incidere l'iscrizione che celebrava le sue vittorie ottenute cogli elefanti africani, c'era già un consi-
28 PARIBENI, Ricerche nel luogo dell'antica Adulis, cit., coli. 565566: « Ho detto, che le relazioni con le popolazioni del mondo classico erano allora scarse; unica traccia a noi apparsane fu un frammento di vaso di vetro che difficilmente potrebbe supporsi lavorato sul posto, e che molto più probabilmente può attestare l'esistenza di qualche scambio tra Adulis e l'Egitto». 29 Spazieggiatura mia. 30 PARIBENI, Ricerche nel luogo dell'antica Adulis, cit., col. 566, nt. 1. Pari beni qui si riferisce a Plin., n.h. VI 172: oppidum Aduli ton: Aegyptiorum hoc serui profugi a dominis condidere. La sua critica a questa tradizione è senz'altro da condividere, per un caso analogo, cfr. Plin., n.h. V 114: iuxta fugitiuis conditum, uti nomen indicio est, Phygela fuit. Ciò che va comunque messo in rilievo nella tradizione pliniana relativa ad Adulis è che lì gli schiavi fuggitivi sono degli Egiziani. 31 Artemid. apud Strab. XVI 4, 7.
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stente centro abitato, c'era già il maximum - emporium Trogodytarum, etiam Aethiopum 32 : se l'accostamento toponomastico che abbiamo proposto è corretto, dall'età faraonica a quella bizantina (si ripensi al soggiorno di Cosma), la baia di Zula rimane il più importante dei crocevia nei rapporti tra Africa orientale e Mediterraneo. 4. wtnt ""' wdn. Più sopra abbiamo proposto l'identificazione dello wdn menzionato in Ez. 27, 19 con la wtnt della 'circoscrizione di Punt'. Il wdn biblico non compare nella 'Tavola dei Popoli' e ciò ben si comprende: nel V sec. a. C. (questa è probabilmente la datazione della tarda sezione 'yoqtanide'), col prevalere delle vie carovaniere d'Arabia sulle navigazioni nel mar Rosso, lo sguardo fenicio-ebraico, dal suo punto di osservazione in Arabia meridionale, riusciva a vedere la costa africana vicina allo stretto di Bab el-Mandeb, cioè /Jwylh, 'wzl e dq/h, ma non quella più a nord, verso l'Egitto, dove, tenendo anche conto della posizione occupata da wtnt nella 'circoscrizione di Punt', doveva trovarsi il wdn che nel VI sec. a. C. intratteneva commerci, per via di mare e attraverso Ezion-geber, con Tiro. A differenza di 'wzl, wtnt I wdn non ha una prosecuzione nella toponomastica ellenistico-romana, il che, però, assai difficilmente potrà spiegarsi con l'esclusione di quell'antico porto dagli itinerari delle navigazioni tolemaiche e poi romane: è di gran lunga più probabile presupporre che la sovrapposizione di un nuovo toponimo dinastico abbia, in questo caso, obliterato il vecchio.
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Plin., n.h. VI 173.
III ASPETTI 'ER YTHRAEI' DEL COMMERCIO TRA ALESSANDRIA E ITALIA IN ETÀ REPUBBLICANA
1. 'Commerçant italien' e 'esprit d'aventures': un giudizio di J. Hatzfeld. Nel libro di J. Hatzfeld sui 'trafiquants italiens' troviamo una decisa negazione della possibilità di una partecipazione di negotiatores provenienti dall'Italia al grande commercio d'oltre frontiera in età imperiale: « Alexandrie en Egypte, Petra en Arabie, Antioche en Syrie, sans doute aussi les villes phrygiennes et pontiques en Asie Mineure, marquent donc les limites de l'expansion des negotiatores. Actif et industrieux, le commerçant italien n'avait pas l'esprit d'aventures et redoutait la nouveauté. li était habitué aux Grecs et ne se sentait sans doute plus depaysé à Ephèse ou à Apamée qu'à Naples ou à Syracuse; mais plus loin, c'étaient pour lui des traversées sur des mers inconnues ou dans des pays étrangers, c'étaient des populations dont la langue et !es coutumes ne lui étaient pas familières, c'étaient enfin des régions où sa qualité de civis romanus ne lui valait pas autant de prestige qu'en pays méditerranéen » 1• Forse non molti, oggi, sarebbero disposti ad accettare le motivazioni addotte da Hatzfeld per sostenere la sua tesi: in effetti è difficile riconoscere nel 'commerçant italien' da lui dipinto il catoniano mercator strenuus studiosusque rei quaerendae 2 op-
1 J. HATZFELD, Les Trafiquants Ita/iens dans l'Orient Hellénique, Paris 1919, p. 184. 2 Cat., de agri cult. pr. 3. Sul carattere competitivo del mestiere
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pure i ciceroniani homines tenues obscuro loco nati che nauigant, adeunt ad ea loca quae numquam antea uiderunt 3; eppure pochi, forse, oggi dissentirebbero dalla sostanza della tesi di Hatzfeld; pochi, cioè, sarebbero disposti a riconoscere che la partecipazione dei negotiatores romani provenienti dall'Italia al commercio 'erythraeo' (per esempio, quello con l'India meridionale) ha avuto, almeno per tutto il primo secolo dell'impero, un peso non trascurabile. A ben guardare, però, l'insieme delle fonti relative ai traffici commerciali nel mar Rosso e nell'oceano Indiano per tutta la dinastia giulio-claudia - un dossier che, seppur limitato, resta pur sempre il più cospicuo tra quelli relativi a uno qualsiasi dei momenti del commercio antico - sembra dare chiare indicazioni proprio in questo senso. Ma prima di arrivare all'accertamento della provenienza dall'Italia di alcuni dei mercanti che nel primo secolo dell'impero navigano e commerciano nel mar Rosso e nell'oceano Indiano - un dato di notevole importanza per un apprezzamento della portata e del significato di quei traffici nel quadro dell'economia e della società romane - sarà bene considerare come l'economia 'erythraea' avesse fatto sentire la propria influenza sul costume e sui gusti romani già prima della conquista dell'Egitto. Quei 'trafiquants italiens' che nella prima età imperiale operano nell''Epu0ptX ScxÀotcrmx non nascono infatti per caso, ma sono i continuatori più audaci e più intraprendenti (o forse solo con maggiore libertà d'azione) dei mercanti romani e italici che dal II sec. a. C. frequentano il porto di Alessandria: è grazie ai loro commerci che si costruisce e si diffonde, dall'ultimo scorcio del II sec. a. C. all'età augustea, quello stile lussuoso della vita quotidiana tipico delle élites romane. Abbiamo più sopra mostrato come la periodizzazione di Rostovzev della storia del commercio nel mar Rosso finisse per uniformare sotto la medesima etichetta di 'semina tolemaica' momenti sostanzialmente diversi della storia della navigazione 'erythraea' in età ellenistica. D'altro canto, però, una sottolineatura della 'raccolta' romana, se non esattamente definita, rischierebbe di oscurare quegli elementi di continuità tra età ellenistica ed età romana, che pure sono essenziali per una corretta comprensione del commercio 'erythraeo' d'età imperiale.
GIARDINA, Le merci, il tempo, il silenzio. Ricerche su miti e valori sociali nel mondo greco e romano, « Studi Storici»
del mercante, cfr. A.
1986, pp. 279 sgg. 3 Cic., li Verr. V 167.
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2. Le merci 'erythraee' e il lusso romano, i mercanti romanoitalici e l'Oriente. La sfumatura all'idea rostovzeviana di 'raccolta romana' passa innanzitutto attraverso una valutazione del contributo 'erythraeo' nel contesto dei rapporti commerciali tra Alessandria e Roma prima della conquista dell'Egitto. Al riguardo, l'atteggiamento di un grande conoscitore dell'Alessandria tolemaica come P. M. Fraser, è stato sostanzialmente negativo:« This trade between Alexandria and ltaly was at this stage largely in locai Egyptian manufactured products. The opening of the Indian trade routes towards the end of the second century B. C. enabled Alexandria in due course to supply Rome with the luxuries she carne increasingly to need, but even in the very last years of the Ptolemaic dynasty this luxury trade had hardly begun, and is nota significant factor» 4 • Questo giudizio può forse condividersi per quanto riguarda il commercio con l'India - Strabone, nella prima età imperiale, dirà che sotto i Tolemei erano meno di venti le navi che osavano navigare oltre lo stretto di Bab el-Mandeb 5 - ma risulta del tutto errato nel momento in cui omette di considerare i traffici più strettamente 'erythraei', quelli, cioè, con l'Arabia meridionale e l'Eritrea. Un apprezzamento senz'altro più positivo tanto del peso via via crescente dei rapporti commerciali tra Alessandria, o meglio, Mediterraneo sud-orientale, e Italia, quanto dell'importanza, nel contesto di quei rapporti, delle merci 'erythraee', è invece possibile, anzi doveroso, anche per il periodo che va dagli ultimi decenni del II sec. a. C. alla fine della repubblica. Nostro punto di partenza sarà un brano della de supp/iciis di Cicerone, un documento che si riferisce a un momento esattamente al centro dell'arco temporale che qui vogliamo considerare. In esso si descrivono le angherie perpetrate da Verre, propretore di Sicilia, ai danni dei mercanti puteolani di ritorno
4 P. M. FRASER, Ptolemaic Alexandria, Oxford 1972, p. 156. Cfr. anche J. FERRARY, Délos vers 58 av. J.-Chr., in: J .-CHR. DUMONT/ J.L. FERRARYIPH. MoREAu/CL. NrcoLET, Insula sacra. La loi GabiniaCalpurnia de Délos, Rome 1980, p. 38: «L'existence de relations directes entre Alexandrie ou les ports phéniciens et Pouzzoles n'est bien attestée que vers le milieu du F' siècle av. J.-C., et il est difficile de préciser dans quelle mesure elle doit etre considérée comme une cause du déclin de Délos, ou seulement comme sa conséquence». 5 Strab. XVII 1, 13.
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dall'Asia, dalla Siria, da Tiro e, appunto, da Alessandria 6 • Senza sapere di dover fare i conti con un governatore dello stampo di Verre, i mercanti puteolani approdavano nel porto di Siracusa, come era abitudine, per un ultimo scalo prima di far vela verso la loro ultima meta. Accusati di essere sertoriani in fuga dalla Spagna, questi, racconta Cicerone, mostravano le loro merci perché « si capisse, in base a esse, da quali luoghi invece provenissero»: chi la porpora tiria, chi l'incenso, chi odori e la veste lintea, chi ancora gemme e perle, chi, infine, vini greci e schiavi asiatici, tutti mostravano le più tipiche merci orientali trasportate dalle loro navi 7• Va da sé che questo elenco non avrà compreso tutta la gamma delle merci importate nei porti dell'Oriente mediterraneo dai mercanti fermati da Verre; anzi, non ci si deve nascondere che la scelta di queste merci e non di altre è chiaramente condizionata da contingenze di tattica oratoria. La 'sceneggiatura' ciceroniana, infatti, è costruita secondo i meccanismi dell'ironia tragica: l'oratore si compiace di mostrare i mercanti - che allora non conoscevano ancora Verre, come ormai lo conoscono, al momento del processo, gli uditori - mentre cercano di trarsi d'impaccio esibendo le più preziose delle merci orientali. I meschini non sapevano, come invece ormai sa il pubblico dell'arpinate, che così facendo solleticavano ancor più la rapacità di Verre 8 • In quel passo, la preziosità delle perle, delle gemme e degli aromi vuole strappare all'uditorio un amaro sorriso di commiserazione nei confronti dei disgraziati mercanti arrestati da Verre: nella pro Rabirio Postumo, invece, quando tutt'altre saranno le esigenze processuali, quando si dovrà dimostrare, cioè, contro la convinzione di malevoli denigratori, che Postumo non si è arricchito con le merci importate da Alessandria, Cicerone darà un'immagine ben diversa del commercio alessandrino 9 •
6 Cic. II Verr. V 145. Naturalmente le navi erano dirette a Puteoli e puteolani soprattutto erano i mercanti, come sottolinea D. Musn, Il commercio degli schiavi e del grano: il caso di P11teoli. Sui rapporti tra l'economia italiana della tarda repubblica e le economie ellenistiche, in J. H. D'ARMs/E. C. KoPFF, The Seaborne Commerce of Ancient Rome: Studies in Archaeology and Histo,~v, «Memoirs of the American Academy in Rome» XXXVI, Rome 1980, p. 199. 7 Cic. II Verr. V 146. 8 Ibid. 9 Cic., Rab. Post. 40 (carta, lino e vetro). Da notare comunque che il lino ricorre in entrambi i passi.
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E tuttavia, se l'elenco delle Verrine ha il difetto di essere parziale, ha d'altra parte il pregio di riportare le merci più caratteristiche dei porti dai quali le navi si dicono provenire: così, se si depennano la porpora tiria, proveniente, ovviamente, da Tiro, gli schiavi asiatici e i vini greci provenienti dal!' Asia minore e dalla Grecia, restano, per i porti della Siria e di Alessandria, il lino, l'incenso, gli aromi, le gemme e le perle. Non è facile ripartire tra Alessandria e gli empori della Siria questo gruppo di beni: se si eccettua il lino, di sicura provenienza alessandrina, l'incenso e gli aromi potevano essere importati tanto dalla prima che dai secondi e lo stesso vale per le gemme e le perle, come fra poco mostreremo. Fin d'ora, però, possiamo sottolineare un punto di grandissimo interesse per la nostra ricerca: da qualsiasi porto del Mediterraneo sud-orientale fossero state importate, tutte queste merci - eccettuate, ovviamente, le vesti di lino - provenivano dal mar Rosso, dal golfo Persico e dall'oceano Indiano, dall''Epui'}p& xetì 'lvÒtXTJ i}iiÀ0taa0t, insomma. Del tus e degli odores, infatti, la provenienza dall'Arabia meridionale o dal Corno d'Africa è assolutamente certa; quanto alle perle, vanno in primo luogo ricordate quelle del golfo Persico: all'età del PME, dagli empori di Apologou e Omana esse erano esportate in Arabia e in India 10 ed è verosimile che già nel I sec. a. C. giungessero al Mediterraneo per le vie che erano state del À(~etvoc; f1:.pp0tfoc; 11 • Accanto a queste ci saranno state anche le perle pescate nel mar Rosso 12 • Nelle gemmae dei mercanti puteolani, inoltre, non potranno non essere compresi gli smeraldi e i topazi 13 , i primi estratti nel deserto orientale egi-
Plìn., n.h. VI 110; 148; PME 36. Sulla via commerciale che attraverso Petra e Charax collegava il golfo Persico e il Mediterraneo, cfr. Plin., n.h. VI 144-150. 12 È probabile che risalga già all'età tolemaica la pesca delle perle nel mar Rosso su cui sovrintende, almeno tra 1'11 e il 18 d. C., il già menzionato tribuno della legio III Cyrenaica P. Iuuentius Rufus: cfr. le due iscrizioni da \Va.di Semnah e Wadi Hammamilt, BERNAND, Pan du désert, cit., n. 51 (11 d. C.); id., De Koptos à Kosseir, cit., n. 41 (18 d. C.). Di pesca delle perle nel mar Rosso presso 'Ay!Iab in età medioevale racconta Ibn-Jubayr, pp. 66-67 Wright (trad. Schiaparelli p. 41). 13 Cfr. nt. prec. e supra, cap. I, ntt. 30; 32. Giustamente L. A. TREGENZA, The Cura/or lnscription and Other Recently Found Fragments Jrom Wadi Semna, « Fouad I University (Cairo), Bullettin of the Faculty of Arts» 13 (1951), pp. 42-43, accosta il ~oc~(ou dell'iscrizione BERNAND, Pan du désert, cit., n. 51 al 1t&~mv [ =µ71Àth-r1i cxÀÀcx ('tcxÀcxV'tcx). Osservo che qui sarebbe anche possibile integrare [èm8]wcrw XCX!J.7JÀtt't7JI, ma sarebbe poi difficile spiegare perché mai sia specificato in questo contratto il prezzo da pagare al XCX!J.7JÀtt't7Jç: per quanto concerne gli cxÀÀcx ('tcxÀcxv-ccx) di I. 2 non seguo infatti le proposte di CASSON, New Light, cit., pp. 203-204, su cui anche infra, nt. 77. 76 Sembra essere andata perduta sulla sinistra del frammento a noi pervenuto una colonna non più piccola di quella che noi leggiamo, ed è sicuro che il testo doveva continuare, anche se forse non lungamente, in una terza colonna a destra, cfr. HARRAUER/SIJPESTEIJN, Ein neues Dokument, cit., pp. 128-129. 77 Alla I. 3 HARRAUERISUPESTEIJN, Ein neues Dokument, cit., p. 130 restituiscono [dcr68o]u (restituzione accolta da A. Rupprecht in SB XVIII 13167); THiiR, Hypotheken-Urkunden, cit., [crw68o]u, attribuendo a questo termine il significato - attestato per auvo8Ccx, non per cruvo8oç - di 'carovana'; CAssoN, P. Vindob. G 40822, cit., p. 74 propone [&.v68o]u. In ogni caso, Thiir ha senz'altro ragione nell'intendere l,t!0tcr1ç come 'Verladung' e dunque a vedere nei talenti versati dal debitore al cammelliere il compenso per il trasporto delle merci da un porto del mar Rosso fino a Coptos, sul Nilo. Inaccettabile, invece, la proposta di CASSON, New Light, cit., p. 204, di intendere 'tCXÀcxV'tcx come unità di peso.
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portare le merci attraverso il deserto orientale garantendone la sicurezza (µt-cà 1tcxpoupuÀcxxijc; x.cxt &crcpcxÀdcxc;) fino ai pubblici magazzini fiscali di Coptos, dove le merci in questione saranno poste 'sotto l'è!;oucr(cx e la crcppcxy(c; del creditore o dei suoi procuratori o di chi è presente di quelli'. Quindi il debitore, a tempo dovuto, porrà le merci su un'imbarcazione sicura (&crcpcxÀtc; 1tÀ0Io11) e le farà discendere lungo il fiume fino al magazzino fiscale della -ct-c6cp-c71 (tassa del 25%) in Alessandria, dove, come a Coptos, le merci saranno poste sotto l'è!;oucr(cx e la crcppcxy(c; del creditore o dei suoi dipendenti (Il. 6-9). Il testo, in seguito, spiega la finalità di questa registrazione delle merci sotto il nome del creditore nel magazzino fiscale della -ct-c6cp-c71 in Alessandria: in ragione di tutte le spese necessarie dal momento del contratto (&1tò -coii 11ii11) fino all'arrivo in Alessandria e al pagamento della tassa del 25% (µixpi n-ccxp-coÀoy(cxc;), se, è.110"toc11-coc; -coii è.11 -ccxic; xcx-cà Mou~tiptv -coii òcx/[vtfoo cr]uvypcxcpcxic; -cijc; &1t0Mcrtwc; wpLcrµivoo XP611ou, il debitore non avrà correttamente restituito il denaro prestatogli, allora il creditore o i suoi procuratori e agenti avranno facoltà di disporre liberamente delle merci, dopo aver pagato la tassa del 25%: « [... ] sia a te e ai tuoi è.1t(-cpo1tot e cppov-cLcr-ccx( la scelta e l'intero potere di comportarvi, nel caso specifico, come volete, senza ingiunzione e citazione (da parte mia): impadronirvi del pegno giacente (=le merci depositate in Alessandria nel magazzino fiscale della n-ca.p-c71), far riscuotere la n-ca.p-c71 e trasferire a chi volete, rivendere, reipotecare, cedere a un altro, come volete. Potrete amministrare i beni ipotecati nel modo in cui volete, potrai prenderli ('comprarli') per te al prezzo allora corrente, potrete sottrarre e mettere in conto -cà 1ttcrouµt11cx [... ]78 , restando la 1tfo-ctc; ;9 circa i 1ttcrouµt11cx su di te e sui tuoi È1t(-cpo1tm e cppo11-ctO"tcx(, non essendo noi calunniati» (Il. 9-25). Seguono a questo punto disposizioni riguardanti casi di evÀuµcx o 1tÀt611cxcrµcx mpt 'tT)II è1181Jx7111 (quando, cioè, il valore delle merci impegnate è inferiore o superiore a quello della somma prestata), che la frammentarietà del papiro non ci permette di conoscere con precisione (Il. 25-26).
78 HARRAUER/SIJPESTEIJN, Ein neues Dokument, cit., propongono di integrare alla I. 23 ['tOii 1tpoyqp0tµµtv]ou 1ì0tvE(ou e traducono ,Òt 1tEaouµEv0t con 'Einnahmen'; THùR, Hypotheken-Urkunden, cit., invece restituisce [Ù1t&p ,oii xE1µÉv ]ou 1ì0tvE(ou e attribuisce a ,Òt 1tEcrouµEv0t il significato di 'Aufwendungen'. 79 HARRAUER/SIJPESTEIJN, Ein neues Dokument, cit., traducono 'Verantwortung'. Secondo THùR, Hypotheken-Urkunden, cit., nt. 30, 1tfo,1ç è qui 'prozessualer Glaubwilrdigkeit'.
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Qual è la natura di questo documento? A L. Casson e G. Thilr va il merito di aver indipendentemente compreso, contro l'opinione dei primi editori, che il debitore non è uno 'Schiffsbesitzer' e soprattutto che non impegna, a garantire il creditore, la nave, ma, come nella già citata cruyyp0tcpTJ della 'Contro Lacrito' 80 , le merci importate. I due studiosi sono pure d'accordo nel ritenere che il papiro non sia il vero e proprio contratto di prestito: poiché, infatti, il termine fissato per la restituzione del danaro si trova espresso alle Il. 12-13 con la locuzione l11cr't