Casa Schumann. Diari (1841-1844) 8870633713, 9788870633719

«Mia amatissima giovane sposa, lascia che ti dia il più tenero dei baci in questo giorno, il primo della tua vita di spo

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Italian Pages 304 [308] Year 1998

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Casa Schumann. Diari (1841-1844)
 8870633713, 9788870633719

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M ROBERT SCHUMANN - CLARA WIECK

CASA SCHUMANN DIARI 1841-1844

Biblioteca di cultura musicale Improvvisi

13

La pubblicazione di questo volume è stata promossa da

ORDINE MAURI ZIANO

PROVINCIA DI TORINO

Titolo originale: Robert Schumann, Tagebucher Pubblicato in Germania da Stroemfeld/Roter Stern, Basel und Frankfurt am Main © 1987 VEB Deutscher Verlag fur Musik, Leipzig

Traduzione di Quirino Principe (Diario IV) e Anna Rastelli (Diari I, II, III e Indice biografico) Redazione di Silvia Castelli e Chiara Peruccio

Impaginazione di Anna Dellacà Grafica di copertina di Marco Rostagno

In copertina: Caspar David Friedrich, La grande riserva (1832), Dresda, Staatliche Kunstsammlungen

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la preventiva autorizzazione scritta dell’editore

© 1998per l’edizione italiana E.D.T. Edizioni di Torino 19, via Alfieri — 10121 Torino ISBN 88-7063-371-3

ROBERT SCHUMANN - CLARA WIECK

CASA SCHUMANN DIARI 1841-1844 a cura di Gerd Nauhaus

Edizione italiana a cura di Enzo Restagno Traduzione di Quirino Principe e Anna Rastelli

Indice

x

Nota dei traduttori Quattro anni indimenticabili (Enzo Restagno)

3

Diario I

vii

12 settembre 1840-luglio 1841 71

Diario II 7 luglio-19 settembre 1841

133

Diario III

20.9.1842-24.1.1844 161

Diario IV 25 gennaio-31 maggio 1844

239

Indice biografico

269

Indice dei nomi

V

Nota dei traduttori

Nel loro insieme i Diari di Robert Schumann, inclusi i Diari del matrimonio. tenuti da Robert e Clara comprendono 23 volumi e copro­ no un arco di tempo che va dal 1827 al 1854. La scelta di tradurre unicamente i Diari del matrimonio non riguarda soltanto il desiderio di mettere in luce l’inizio di un’esistenza e di un destino in qualche modo straordinari e ricchi di conseguenze per la storia della musica del secolo passato, ma ha anche radici in una precisa scelta stilistica. Non tutti i diari sono compilati alla stessa maniera. Negli anni giovanili Schumann pensava alla sua vita come a quella di un futuro scrittore, solo in anni successivi prese la decisione definitiva di dedicarsi alla musica. Accanto a una vita che si apriva alla consapevolezza appare evidente a chi legge i diari anche il desiderio di fermare sulla carta la maggior parte degli avvenimenti quotidiani, per cui lo stile che all’ini­ zio è carico di tensioni ed entusiasmi letterari a poco a poco si piega all’urgenza di vivere. Al principio assistiamo al dialogo di un giovane intellettuale con se stesso, Schumann usa infatti la scrittura per indagare la parte più profonda della sua coscienza secondo una tradizione che ha radici nel Pietismo quan­ do romanzieri, poeti e filosofi vivevano la stesura della propria autobiogra­ fìa come un’autocritica e contemporaneamente un’esaltazione dell’io. Più tardi la scrittura diventa un lungo succedersi di accenni, di date, di riferi­ menti alle contingenze del vivere, la narrazione lascia il posto a un tenere semplicemente nota degli avvenimenti più o meno essenziali dell’esistenza. È con il matrimonio che il quotidiano torna a una nuova ragione di essere e la bellezza della vita comune riporta i diari alla loro originaria funzione di compagni di vita, di luogo del ricordo, in cui sia cementato per sempre l’incontro vissuto tra arte e vita, vita che assume un significato vasto e assoluto, come vasto e assoluto è il sentimento che lega Robert e Clara.

VII

Casa Schumann

La presente traduzione è stata condotta sull’edizione critica del 1987, Robert Schumann, Tagebiìcher voi. 2 1836-1854 a cura di Gerd Nauhaus, Stròmfeld/Roter Stern, 1987.1 diari del matrimonio vi com­ paiono come Ehetagebuch I - Ehetagebùch II - Ehetagebilch III e rappre­ sentano i volumi 12 - 13 - 15, il resoconto del viaggio in Russia è compreso nella seconda parte del 15° volume, mentre il 14° volume contiene unicamente una serie di annotazioni di Robert riguardo al viaggio a Brema e Amburgo, poi narrato in maniera estesa da Clara nella seconda parte del 13° volume. Il “Viaggio in Russia” è stato presentato insieme con i diari di matri­ monio non solo perché rappresenta un momento importantissimo della vita di Robert e Clara, ma anche perché è una testimonianza irrinuncia­ bile sulla vita musicale di quel tempo in Russia e sui profondi rapporti della cultura tedesca ed europea in genere con quella russa. L’edizione critica, oltre al vastissimo apparato di note, segnala anche tutti gli errori di scrittura, i nomi riportati in maniera erronea o in­ completa. I traduttori della presente edizione, pur nel rispetto assoluto dello stile di Robert e Clara, hanno preferito riportare i nomi propri nella loro forma corretta e hanno uniformato le scelte grafiche spesso variamente adottate nei diari (es. «Kraegen» o «Kràgen»), per non cre­ are malintesi e confusioni nel lettore che può non avere familiarità con tutti i personaggi nominati. I nomi dei regnanti sono stati riportati in forma italiana (“Cristiano Vili” o “lo zar Paolo I”). Per quanto riguar­ da i brani musicali si è deciso di adottare la forma con lettera maiuscola solo in presenza di una precisa definizione del pezzo (es. il Trio op. 66 di Mendelssohn) e la lettera minuscola quando si tratta solo di una definizione di genere. Nella traduzione delle poesie si è cercato nella maniera migliore di riportare il verso esatto dell’originale, endecasillabi, alessandrini e altri. La difficoltà di addentrarci in problematiche tecniche non ci impe­ disce tuttavia di sottolineare che sia Robert sia Clara Schumann scrivo­ no in un tedesco diverso da quello odierno e spesso fanno uso di espressioni dialettali proprie del dialetto sassone. Era inevitabile ripor­ tare lo stile a una vivezza contemporanea in modo da rendere palpabile la differenza tra Robert, la cui scrittura ha momenti illuminanti anche se talvolta egli è eccessivamente meticoloso e complesso, e Clara, più impulsiva, a volte incoerente, con uno stile che acquista però a poco a poco in sicurezza e profondità. Molte sono le parole francesi che Clara adotta nel suo scrivere (a volte compare anche qualche termine in italiano) e spesso le usa per esprimere non solo un concetto, ma uno stato d’animo. Nell’edizione critica compare anche la scansione di pagina dei qua­ derni originali, cosa che nell’edizione italiana si è preferito tralasciare.

Vili

Nota dei traduttori

Il nostro più affettuoso ringraziamento va a Enzo Restagno che ha seguito e incoraggiato questa traduzione.

Quirino Principe Anna Rastelli

Luglio 1998

IX

Quattro anni indimenticabili

Le pagine di questi diari sono piene di un’intima e struggente bellezza che non mancherà di meravigliare e commuovere il lettore. La meravi­ glia non nasce però soltanto da intermittenti illuminazioni poetiche, pe­ raltro assai frequenti, ma da una miriade di dettagli modesti in apparen­ za, la cui somma produce un tutto quanto mai armonioso, dal quale emana una vibrazione quieta e profonda. Che cosa sia questa vibrazione non è facile dire, ma sicuramente proviene da un territorio che coincide con quello della più elevata moralità. Condurre una vita operosa ed equilibrata, piena di comprensione e di indulgenza per gli altri, una vita sorretta dalla convinta accettazione del destino vissuto come fede nel proprio talento, non vi sembra già un capolavoro? Potrà sembrare strano, ma il capolavoro della vita quotidiana di Ro­ bert e Clara Schumann non è diverso da quello che risplende nella loro opera musicale: l’uno più fulgido e l’altro più quieto, ma si tratta di due itinerari complementari. Conoscere la vita di ogni giorno in casa Schumann è innegabilmente interessante per scoprire come e quando presero corpo le opere che amia­ mo, ma il racconto di quel ménage (il titolo originale del nostro diario, Haushaltbuch) si potrebbe tradurre proprio con “Diario di casa”) racchiu­ de in sé anche altri valori che vorrei definire autonomi. Attraverso la lettura di quelle pagine torna, per dirla con Thomas Mann, a palpitare nella mente del lettore un brano dell’anima della migliore civiltà europea. Per apprezzare adeguatamente questi diari occorre un poco della pa­ zienza e del puntiglio che Robert e Clara Schumann impiegarono nello scriverli e forse anche un piccolo sforzo di immaginazione per inseguire ritmi interiori, immagini e riti che paiono oggi molto lontani. Compiamo dunque quel piccolo sforzo di immaginazione mettendoci nei panni di un regista che volesse, per illustrare quei quattro anni della vita dell’illustre coppia, penetrare nella loro casa in un momento preciso del loro ménage.

X

Quattro anni indimenticabili

È una domenica mattina dell’anno 1841 e siamo a Lipsia al numero 5 della Inselstrasse. L’edifìcio ha una facciata solida e ben fatta con qualche spunto neoclassico nell’architettura. In un appartamento di quella casa abita una giovane coppia di musicisti: lui, Robert Schumann, ha 31 anni e fa il compositore. Scrive opere squisite per pianoforte, raccolte di Lieder e da qualche tempo si è anche impegnato con l’orchestra scriven­ do la sua prima sinfonia. La signora, giovane e molto graziosa, nel 1841 ha solo 22 anni, ma già è una pianista di notorietà internazionale. E Clara Wieck, figlia di un professore di pianoforte presuntuoso e poco simpatico, che di quell’enfant-prodige avrebbe voluto fare una star da gestire con la meticolosità di un gelosissimo Pigmalione. Naturalmente si è opposto con tutte le sue forze al matrimonio della figlia con quel, secondo lui, mediocre compositore, ma la ragazza, pur buona e devota, ha dato prova di una tenacia invincibile e alla fine l’ha spuntata diven­ tando nel 1840 Frau Schumann. Poiché abbiamo immaginato di essere nel 1841, probabilmente verso la fine dell’anno, ci tocca precisare che nella casa di Inselstrasse vive da qualche mese anche Marie, primo ger­ moglio di una numerosa figliolanza che avrebbe negli anni registrato i nomi di Elise, Julie, Emilie, Ludwig, Ferdinand, Felix e Eugenie. I co­ niugi Schumann sono felici e conducono una vita piena di decoro: è domenica mattina ed è l’ora della prima colazione, che in Germania era ed è rimasta, specialmente la domenica, decisamente più abbondante e accurata che da noi. Sulla tavola ben apparecchiata c’è anche un quader­ no dal quale uno dei due sta leggendo qualche pagina: sono le note di diario prese nel corso della settimana. All’indomani delle nozze Robert ha avuto l’idea squisita di un diario da tenere a quattro mani, ovvero a settimane alterne, e ha offerto alla sposa il primo quaderno con una pagina di dedica che per la sua poetica dolcezza merita di essere citata per intero: Mia amatissima giovane sposa, lascia che ti dia il più tenero dei baci in questo giorno, il primo della tua vita di sposa, il primo del tuo ventiduesimo compleanno. Questo piccolo quaderno che oggi inauguro è destinato ad avere un significato molto profondo: diventerà il resoconto quotidiano di tutto quanto concerne la nostra casa e la nostra vita coniugale. Qui troveranno spazio i nostri desideri e le nostre speranze, ma dovrà anche essere il quaderno delle nostre preghiere, quelle che ciascuno di noi vorrà rivolgere all’altro, quando la parola detta si sarà rivelata inef­ ficace. Se avremo dei contrasti diventerà anche l’intermediario delle nostre riconci­ liazioni. Insomma, sarà per noi un amico buono e fedele a cui apriremo i nostri cuori e nel quale confideremo totalmente. Se sei d’accordo, cara moglie, prometti che anche tu ti atterrai scrupolosamente allo statuto della nostra segreta Confraternita Matrimoniale, come io prometto a te la stessa cosa. Una volta la settimana ci scambieremo le funzioni di segretariato. Ogni domeni­ ca, la mattina presto, all’ora del caffè se possibile, avrà luogo la consegna del diario e nulla vieta che sia accompagnata da un bacio. Il resoconto della settimana verrà poi

XI

Casa, Schumann letto a voce bassa o alta, secondo il contenuto, e se qualcosa è stato omesso sarà aggiunto. Presteremo ascolto ai nostri desideri e alle reciproche richieste, le appro­ veremo, e soprattutto valuteremo la vita della settimana: se è stata vissuta degnamen­ te e attivamente, se abbiamo consolidato il nostro benessere interiore ed esteriore, se abbiamo fatto qualche passo avanti nel perfezionamento della nostra amata arte. Le annotazioni di una settimana non dovranno occupare meno di una pagina, chi non rispetterà questa norma sarà passibile di una penitenza da stabilire. Se dovesse accadere che uno dei componenti della nostra Confraternita Matrimoniale non annotasse nulla per un’intera settimana, allora la punizione sarebbe davvero esemplare, ma è diffìcile che possa avvenire conoscendo la nostra reciproca stima e il nostro senso del dovere. Tutti questi principi e regolamenti dovranno essere osservati anche durante i viaggi o situazioni analoghe e il diario dovrà essere sempre con noi. Un vanto del nostro piccolo diario sarà — come è già stato detto - la critica della nostra attività artistica. Tu per esempio potresti prendere nota di ciò che hai studiato in maniera particolare, di ciò che hai composto, o trascrivere quanto di nuovo hai appreso e le tue riflessioni in proposito. Dal canto mio farò lo stesso. Altro vanto di questo diario sarà l’analisi del carattere degli artisti più noti che avremo l’occasione di osservare da vicino. Non dovranno esserne esclusi né gli aneddoti, né i particolari umoristici. Ma ancora non voglio nominare, mia cara moglie, la cosa più bella ed emozio­ nante che sarà racchiusa in questo diario: le tue e le mie belle speranze, che il cielo voglia benedirle, le tue e le mie preoccupazioni che il matrimonio porta con sé; insomma tutte le gioie e i dolori della vita coniugale troveranno spazio qui dentro come una storia vera, che sarà la nostra gioia negli anni della vecchiaia. Se tu sei d’accordo scrivi il tuo nome sotto il mio e pronunciamo insieme ancora tre parole che saranno il nostro talismano, poiché su di esse si fonda ogni gioia della vita. Impegno, parsimonia e fedeltà. Io sono davvero il tuo profondamente innamorato marito Robert, e tu? Clara Schumann

Anche io, tua moglie Clara, che ti è devota con tutta l’anima.

L’idea di un diario a quattro mani, dolce e squisita nel proporre un prolungamento del dialogare quotidiano in una dimensione più intima e riservata, è anche una di quelle idee in cui s’adunano i riflessi della storia. La proposta che l’uno legga all’altro le pagine di diario ogni domenica mattina risale a un’abitudine tipicamente tedesco-protestante di almeno un secolo prima. Nella Germania luterana costellata di cellule pietiste si faceva proprio così. Nacquero diari sterminati e pedanti dei quali gli autori davano pubblica lettura alla piccola comunità cui appar­ tenevano, intendendo in questo modo mettere meticolosamente in pra­ tica quel dialogare con la propria coscienza che del luteranesimo costitu­ iva il principale fondamento spirituale. Quella diaristica così puntigliosa e prolissa ebbe una diffusione oggi diffìcilmente immaginabile, che arri­ vò a contagiare anche gli spiriti più elevati, come quello di Herder, di Lavater, del prediletto (da Schumann) Jean Paul e, in una certa misura, perfino quello di Goethe. Nessuna sorpresa dunque se il giovanissimo

XII

Quattro anni indimenticabili

Robert Schumann, figlio di un libraio di Zwickau e divoratore insaziabile di libri d’ogni sorta, decise prestissimo di cominciare a scrivere i suoi diari. A 15 anni Robert era uno studente ginnasiale che, pur dotato di un sicuro talento musicale, ancora pensava alla letteratura come alla propria principale risorsa. Fu una delusione ad aprire le cateratte della diaristica di Schumann: nel 1825 il padre chiese a Cari Maria von Weber di dare lezioni di musica al figlio, ma Fautore del Freischiitz rifiutò. Ma altri avvenimenti tristi contribuirono ad alimentare la vena letteraria del gio­ vane Robert: nel 1826 la sorella Emilia, in età di ventanni, si suicidò in seguito a una crisi di neurastenia e poco dopo il padre morì di esauri­ mento e di disperazione. L’adolescente Robert poteva confidare ai diari tutte le sue malinconie e, seguendo l’esempio dell’adorato Jean Paul, lo fece nella dimensione di un’autobiografismo fantastico componendo, con La vita di un cacciatore, il suo primo saggio letterario. Sarà una combinazione, ma da quella pagina ancora acerba emana una Stimmung destinata a vibrare a lungo sull’orizzonte tedesco, fin quando verrà Gu­ stav Mahler a darle corpo con la sua prima sinfonia. C’è però un altro aspetto degno di attenzione in questa passione diaristica del giovane Schumann e si tratta ancora una volta di un’eredità spirituale di Jean Paul. Confidarsi a un diario significa esplicitare le contraddizioni che più o meno intensamente travagliano la coscienza di ognuno; ora gli aspetti contraddittori costretti a coabitare nella coscienza di un singolo possono, sulla pagina scritta, separarsi e incarnarsi in quelle figure altre che si sogliono definire Doppelganger. Schumann saprà pochi anni dopo fare un uso ben più geniale di quei doubles nelle sue opere pianistiche, trasfe­ rendo la congenialità con le pagine di Jean Paul nell’ambito sonoro, ma l’eccellenza di quei componimenti pianistici non fa che dimostrare come proprio nelle pagine diaristiche si debba ricercarne l’origine. C’è un altro aspetto di quella bellissima dedica che dovrebbe incurio­ sire il lettore italiano e che invero rientra in un comportamento che non mancò di essere criticato dagli intellettuali tedeschi più eccentrici. Pro­ babilmente Heine fu il primo a chiedersi come facevano gli artisti tede­ schi a conciliare l’ispirazione e la pedanteria, e la stessa domanda torna­ rono a porsela con insistenza Ernst Bloch e Adorno. Non tenteremo di rispondere ora a questa domanda, ci limiteremo piuttosto a prendere atto che la dedica dello Haushaltbuch, pur nella sua poetica squisitezza, quanto a pedanteria non scherza affatto. Fortunatamente Schumann fu pedante solo nelle intenzioni e la lettura del Diario dimostra abbondan­ temente che fu proprio lui a trasgredire con frequenza le regole che nella dedica aveva fissato, e tuttavia la pedanteria, qui e altrove, resta. A prima vista sembra difficile immaginare che l’autore dei Pezzi Fantastici più indimenticabili che mai si siano ascoltati fosse l’uomo che annotava scrupolosamente nei suoi diari quanti sigari comprava e quanti Groschen

XIII

Casa Schumann

spendeva in birra, ma le cose stanno proprio così. È evidente che nel caso di Schumann l’arcinoto binomio di “genio e sregolatezza” va rettificato in quello di “genio e regolarità”, ma avendo un po’ di esperienza con l’operare artistico, c’è da chiedersi se quel famoso binomio non sia un luogo comune privo di fondamento. L’operare artistico richiede preci­ sione, tenacia e regolarità, e Schumann era perfettamente consapevole della necessità di una tale disciplina; in lui c’era però uno scrupolo ancora maggiore nell’organizzare diligentemente la propria vita, e qui le ragioni toccano sia la sfera personale sia quella artistica. In una nota di diario del 1833, ben sette anni prima delle nozze con Clara, Schumann scrive: «Nella notte fra il 17 e il 18 ottobre mi è venuto improvvisamente il più orribile dei pensieri: l’idea che perderò la ragio­ ne...». Nel 1826 una crisi di neurastenia aveva portato sua sorella al suicidio, Hoelderlin viveva nella torre del falegname Zimmer... Non a torto Charles Rosen nel suo The Romantic Generation inizia il capitolo dedicato a Schumann osservando che «all’inizio del XIX secolo la follia emanava attrazioni e terrori». A chi è preda di siffatti terrori, e Schu­ mann lo era indubbiamente, quale ancora di salvezza può apparire più solida del mettere un ordine minuzioso fin nei fatti più minuscoli della propria vita? Mettere ordine nella vita e nell’arte è molto più spesso di quanto si creda un’azione difensiva, e non è neppure necessario che la minaccia sia rappresentata dalla follia. A suscitare sgomento è sufficiente la consapevolezza dell’irrazionalità e della cieca violenza che infieriscono sulla vita umana. In questo senso l’arte astratta e quella concettuale, che tanto ampiamente sono dilagate nel nostro tempo, ci hanno svelato definitivamente come, ben lungi dall’essere diretto, il rapporto tra l’arte e la vita passi attraverso complesse mediazioni. I buoni borghesi, “filistei” secondo Schumann o “mascalzoni” secon­ do Heine, erano perfettamente al riparo da quelle minacce e allora ecco Schumann intonare le sue gagliarde “Marce dei Fratelli di Davide contro i filistei”, ma assumere esteriormente le sembianze decorose di un buon borghese. Romantico nell’anima come nessun altro, Schumann intese benissimo la forza disgregatrice contenuta potenzialmente nell’arte ro­ mantica e cercò di porvi rimedio con uno studio appassionato dell’opera di Bach adorna, ai suoi occhi, di una taumaturgica bellezza. Ecco perché l’ombra benefica di Bach si affaccia come reminiscenza di un ideale irraggiungibile nei momenti in cui le partiture di Schumann toccano gli apici del fervore romantico. Schumann aveva una struttura nervosa fragile e i patimenti inflittigli dall’implacabile Wieck durante i quattro anni del contrastato fidanza­ mento con Clara devono averlo logorato non poco. Si aggiunga il dispe­ rato lavoro a cui si sottopose per sviluppare un’opera incredibilmente varia e copiosa e si comprenderà come, date le premesse, il suo destino

XIV

Quattro anni indimenticabili

fosse segnato. Tutto questo non lo diciamo col senno di poi: Schumann era ben conscio che il tempo accordatogli non era molto e i diari sono costellati di cupi richiami non alla brevità della vita in genere, ma alla brevità della sua vita. Se dal fantasioso spunto autobiografico della Vita di un cacciatore scrit­ to a 16 anni, si salta all’ultima annotazione scritta nel gennaio 1854, prima di entrare nella clinica del dottor Richarz a Endenich, la parabola diaristica di Schumann si estende su un periodo di quasi quarantanni. All’interno di una vicenda così estesa i quattro anni dello Haushaltbuch costituiscono un’isola felice e meravigliosa, quasi una benevola tregua concessa da quel destino che abbiamo visto incombere in maniera tanto assillante. Valeva dunque la pena di isolare questa luminosa parentesi e di farla conoscere nella traduzione in lingua italiana, cosa che è puntualmente stata fatta con le raffinate traduzioni di Quirino Principe e di Anna Rastelli, ai quali va un fraterno ringraziamento da chi scrive queste note introduttive.

Le opere e i giorni

Negli anni che precedettero il matrimonio con Clara Wieck Schu­ mann compose la maggior parte delle sue opere pianistiche. Fu una stagione irripetibile della storia del pianoforte nella quale nacquero i capolavori che ancora oggi alimentano i programmi dei recital, uno di quei momenti che raramente si producono nella storia, quando tutte le energie spirituali sembrano convergere in un punto mosse da sintonie irresistibili. Dell’eccezionale fertilità della stagione romantica Schumann era perfettamente consapevole e nello Haushaltbuch annota come fra sé e sé: «Quanto mi rallegro di appartenere a un periodo come il nostro in cui tante belle cose fioriscono». Il 1840, l’anno del matrimonio, è al tempo stesso una stagione in cui si verifica un evento senza pari. Robert fa sapere a Clara che sta scrivendo «una musica di nuovo genere»: non c’è niente di nuovo in verità, ma è semplicemente arrivata l’ora del Lied. A questo genere a lui così conge­ niale che, quanto a intimismo, non si discosta dal pianoforte, Schumann si rivolge con un fervore che trova confronto solo nell’opera dell’adorato Schubert. Se si sommano i grandi cicli del Frauenliebe und Lebeny del Dichterliebe, dei due Liederkreis op. 24 e op. 39 e i vari Lieder che compongono le raccolte degli op. 27, 29, 30, 31, 35, 36, 37, 40, 49, 51, si constata che nell’anno 1840 Schumann ha composto più di 150 Lie­ der. Una fetta imponente del repertorio del più squisito Lied romantico nata in un anno soltanto! E quelle pagine indimenticabili mettono in musica i versi di Heine, di Goethe, di Chamisso, di Rùckert, di Geibel, di Hebbel, di Justinus Kerner in un modo tale che dopo averli ascoltati

XV

Casa Schumann

ci è praticamente impossibile concepire quei versi senza la profondità e il tormento di cui la musica di Schumann li ha arricchiti* Nel 1841 Schumann decide di evadere dalla dimensione intimistica del Lied e del pianoforte per affrontare le grandi opere e con uno slancio irresistibile comporrà la sua prima sinfonia. Clara non manca di cogliere l’entusiasmo di Robert per la grande forma musicale e davanti a tutto quel fervore si adatta a sostituire il coniuge nella stesura del diario: «È contrario al nostro patto che sia io a tenere il diario questa settimana, ma quando un uomo sta scrivendo una Sinfonia non si può davvero aspettarsi che si occupi di altre cose. E persino sua moglie deve mettersi in secondo piano! La Sinfonia è quasi terminata e benché non Fabbia ancora sentita, sono infinitamente felice che Robert sia entrato nel campo a cui, per la sua grande fantasia, egli appartiene. Credo che approfondirà questo genere fino a comporre solo musica strumentale». Da tutto quel fervore non nacque però soltanto la Sinfo­ nia: Fanno 1841 vide anche apparire Ouverture Scherzo e Finale op. 52 e quella Fantasia in la minore per pianoforte e orchestra destinata a diventare il primo dei tre movimenti che formeranno quattro anni più tardi il Concerto per pianoforte e orchestra. Il linguaggio concertistico e orchestrale di Schumann non era affatto convenzionale, perché pre­ vedeva tra lo strumento solista e Forchestra un rapporto di fusione e non di contrapposizione. Clara lo intuì perfettamente fin dalle prime prove al Gewandhaus: «Ho suonato anche la Fantasia in la minore e Fho trovata straordinaria. Ben studiata deve fare un grande effetto sul pubblico. La parte del pianoforte si intreccia così bene con quella delForchestra che non si può pensare all’una senza l’altra». Il successo arride poco alle opere orchestrali di Schumann; al massimo si può parlare di un successo di stima, ma nel 1843 si ha una fortunata ecce­ zione con FOratorio profano II Paradiso e la Peri che a Lipsia e a Dresda sembra attrarre finalmente l’attenzione sul Nostro. A uno Schu­ mann trentatreenne il successo di stima poteva però bastare, specialmente se veniva da uomini come Mendelssohn e da una donna capace di comprendere la qualità della sua musica come nessun altro al mon­ do. Si veda per esempio come Clara commenta nel Diario l’impegno del marito intento a comporre il suo grande Oratorio: «Robert ora ha iniziato il suo Oratorio II Paradiso e la Peri e progredisce rapidamen­ te... Credo che sia la cosa più bella che ha scritto... Penso che al cielo debba far piacere che un uomo crei qualcosa di tanto nobile, quindi vorrà proteggerlo!». Quel modo di scrivere di Schumann che Clara definiva «la cosa più bella e più cara» può in certi casi apparirci come il substrato dal quale nasce la sua musica: vediamo come Fautore di alcune tra le più ispirate pagine della poesia dell’infanzia riferisce la nascita della figlia Marie:

XVI

Quattro anni indimenticabili

Dieci minuti prima delle undici di mattina la, piccola è arrivata tra lampi e tuoni, perché proprio in quel momento era scoppiato un temporale. Non appena abbiamo sentito i primi vagiti - e la vita ci pareva di nuovo chiara e luminosa - siamo stati felici [...] Adesso le ore fuggono veloci, tra inquietudini e gioie. La piccola cresce di giorno in giorno e Clara a poco a poco si sta rimettendo [...] La nostra felicità invero è stata sempre grande, ma se c’era qualcosa che poteva aumentarla e renderla ancora più salda questa è la piccola Marie, che un giorno sarà la tua immagine interiore così come ora assomiglia fisicamente a me.

Secondo quell’alternanza dei generi che è tipica di Schumann, il 1842 sarà Fanno della musica da camera con la nascita dei tre Quartetti per archi op. 41, dedicati al carissimo Mendelssohn, del meraviglioso Quin­ tetto con pianoforte op. 44 del quale Clara si impadronisce immediata­ mente («Abbiamo provato il Quintetto di Robert appena terminato. È un’opera stupenda, straordinariamente brillante e piena di effetto»). La signora si diede un gran daffare con quest’opera: cercava di ese­ guirla appena se ne presentava l’occasione, in pubblico o in casa di amici, considerandola una specie di inno nazionale dell’amore di lei e di Ro­ bert. Ma l’anno 1842 avrebbe portato alla letteratura della musica da camera altri splendidi doni firmati da Schumann con il Quartetto con pianoforte op. 47, i Phantasiestilcke op. 88 e quelF;4Wrf^ e Variazioni per due pianoforti, due violoncelli e corno sul cui difficile equilibrio sonoro Clara, pur avanzando qualche dubbio, non esita a esprimersi favorevolmente: «Al pomeriggio da Hàrtel abbiamo provato le Variazio­ ni per due pianoforti, due violoncelli e corno di Robert, sono molto affascinanti».

Dalla parte di Clara «La sera sono andata dai List e Robert è venuto a prendermi. Sono sempre felice quando arriva perché fino a quel momento mi sento addos­ so una grandissima nostalgia. Quando non è con me penso a lui conti­ nuamente». «Il sabato giunge sempre come un giorno a me particolarmente caro! Mi fa pensare che è trascorsa un’altra settimana di felicità coniugale... Bisogna che le cose non vadano avanti così altrimenti finiremo col tro­ varci invecchiati e grigi senza sapere come». «La cosa più grande che Dio ha creato è un buon marito. Mi ripeto ogni giorno queste parole e ringrazio Dio che mi ha regalato la felicità di poter dire mio un uomo così buono». «In questi giorni non sto suonando nulla; a volte dipende dal fatto che non mi sento bene, altre volte perché Robert compone. Se fosse possibile risolvere l’inconveniente delle pareti sottili!».

XVII

Casa Schumann

«Terminando questa settimana ti bacio con tenerezza infinita, non solo per la tua sinfonia ma per il cuore da cui è nata». «Comincerò dal giorno più bello, quello del tuo compleanno. L’8 di giugno il tempo era orribile ma le nostre anime erano illuminate da un sole splendente». «Il tuo modo di scrivere per me è la cosa più bella e più cara». «Durante gli ultimi tre giorni mi sono sentita malissimo. Prego Dio di non volermi togliere a Robert proprio ora - è la cosa più triste a cui posso pensare. Ho ancora bisogno di molto, molto tempo per mostrare a Robert tutto Famore che ho per lui - che è infinito».

Dalla parte di Robert

«Questa è stata una settimana serena, trascorsa tra la composizione e molta tenerezza e baci. Mia moglie è Famore, la premura e la riservatezza in persona... Finché sono giovane e ne ho le forze vorrei creare e lavorare il più possibile, anche se non avessi un demone che mi spinge». «Non finirei mai se volessi raccontare tutte le testimonianze d’amore che Clara mi ha dato durante gli ultimi tempi. Potrei cercare tra milioni di donne, ma non ne troverei una che come lei sappia dimostrare tanta indulgenza, tanta attenzione. Ora lascia che ti baci, amatissima sposa, che amo e ammiro ogni giorno di più». «Domenica scorsa, il 21 sera, abbiamo festeggiato con una piccola bottiglia di champagne; sono ore felici quelle trascorse seduti accanto alla propria moglie e gioire mentre fuori è ancora inverno e fa freddo. Non c’è nulla di più bello di questo, soprattutto quando si è terminato un lavoro e si ha l’intenzione di iniziarne presto uno nuovo». «Mi accorgo ora che il nostro quaderno è finito. Lo chiudo con amore, così come l’ho iniziato, ma con un amore ancora più grande e profondo». «Da molto tempo ho in animo di approfondire meglio con Clara la musica antica, quella precedente a Bach: gli antichi italiani, i fiammin­ ghi, i tedeschi stessi, che conosciamo assai poco. Ed è invece così impor­ tante che un artista sappia rendersi pienamente conto dell’intera storia della sua arte». «C’è una cosa che mi fa felice ed è la consapevolezza di essere ancora molto lontano dalla meta: dovrò creare sempre qualcosa di meglio, ma ho tuttavia coscienza della mia forza e so che potrò farcela. Avanti con coraggio, dunque, e la mia Clara sempre al mio fianco». «Se avessi tempo mi dilungherei su alcuni particolari, ma progressiva­ mente si perde in me la capacità di scrivere parole. Non vorrei scrivere altro che musica... Le parole sono diventate diffìcili per me e in un

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Quattro anni indimenticabili

quarto d’ora al pianoforte posso esprimere molto di più che in una pagina fitta di scrittura». «Il crepuscolo mi sorprende. Mi fanno male gli occhi. Posa un bacio su di essi, mia cara e buona moglie».

Una coppia molto tedesca

Nella casa di Inselstrasse entrava un gran numero di musicisti: su amici di vecchia data e stranieri di passaggio i padroni di casa confidava­ no al diario i loro giudizi. Mendelssohn, l’amico carissimo, il pianista forbito, il grande direttore d’orchestra e l’animatore della vita musicale della città: a lui va l’ammirazione incondizionata dei due e Robert non esita a definirlo «Il miglior critico, con una lucidità che nessun altro musicista vivente possiede». Bellini e Donizetti trovano invece pochissi­ mo credito agli occhi della signora, che commentando l’entusiasmo di una sua amica per quella musica, non esita a dichiarare: «questo lo si può accettare da una persona incompetente, ma non da un musicista, che vuole essere considerato tale». I due si concedono un breve viaggio in Boemia e nel castello di Koenigswart vengono ricevuti molto affabil­ mente dal principe di Metternich che per dimostrare le sue buone dispo­ sizioni musicali si mette a tessere l’elogio di Donizetti! Su Berlioz il giudizio dei due si divide: Clara ne avrebbe un’opinione completamente negativa, ma sospende un poco il giudizio dal momento che Robert ha ammesso che il francese, pur tra catastrofiche lacune nella sua prepara­ zione tecnica, rivela di tanto in tanto lampi di genialità. Per Wagner la signora prova invece una decisa antipatia. Di ritorno da Dresda, dove ha assistito alla rappresentazione del Rienzi, annota sul diario: «Un uomo che non smette mai di parlare di se stesso, molto arrogante e che ride continuamente in maniera lamentosa». I giudizi su Liszt sono contra­ stanti: da un lato si ammira il virtuoso ineguagliabile con qualche punta di insofferenza, dall’altro spuntano grandi perplessità sulla qualità della sua musica. In casi come questi le testimonianze offerte dal Diario, essendo totalmente private, acquistano un valore unico. Clara e Robert sono stati invitati a una serata che il violinista David, una delle colonne della vita musicale lipsiense, ha organizzato per festeggiare Franz Liszt. Il resoconto di Clara la dice lunga sul grande virtuoso, ma anche sul modo di pensare di colei che così annota l’episodio: «La domenica 12 David ha offerto una cena in onore di Liszt e anche noi siamo stati invitati. Dopo cena Liszt ci ha fatto ascoltare il Settimino di Hummel che suona straordinariamente bene, benché qua e là si vor­ rebbe che alcuni passaggi fossero interpretati in maniera differente. Ma quale artista al mondo raggiunge sempre la perfezione? Liszt può suonare

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Casa Schumann

come vuole, sempre pieno di spirito, anche se qualche volta manca di gusto, principalmente nelle sue composizioni. Non posso definirle altro che orribili — un caos di dissonanze, le più stridenti, un continuo mor­ morio nel registro più basso e in quello più alto insieme, introduzioni noiose ecc. Come compositore potrei quasi odiarlo. Come virtuoso però nel concerto del 13 mi ha riempita di ammirazione, soprattutto nella Fantasia sul Don Giovanni^ che ha suonato in maniera entusiasmante, non potrò mai dimenticare la sua interpretazione dell’Aria dello cham­ pagne. Quella insolenza, quella gioia sfrenata con cui l’ha suonata era unica! Sembrava quasi che Don Giovanni fosse lì, davanti ai nostri occhi, mentre faceva saltare i tappi dello champagne...». Il modo di suonare di Liszt raggiunge i suoi apici nei momenti di insolenza e di gioia sfrenata: non è un gran complimento, si deve am­ mettere, ma l’indizio più intrigante contenuto in questa preziosa pagina di diario è il disagio di Frau Schumann di fronte a uno stile di vita così palesemente esibizionista. E a conferma di questo disagio morale arriva un’ipotesi indulgente: «Sono convinta che sia tutta colpa delle signore se Liszt talvolta si mostra arrogante, perché dovunque sia gli fanno una corte che detesto e trovo anche indecente». Nel cuore profondo della Germania, nella Sassonia in cui vivono Robert e Clara Schumann, si sta delineando uno stile musicale fatto di riserbo e profondità che troverà la sua prosecuzione alcuni anni dopo nella vita e nell’opera di Johannes Brahms, non per niente adottato dagli Schumann come un vero e pro­ prio figlio spirituale. In fondo l’orizzonte di Lipsia in cui Robert e Clara passano la loro vita è piuttosto provinciale: ci sono i concerti del Gewandhaus diretti da Mendelssohn con alcuni musicisti di passaggio, si scopre un monumen­ to a Bach accanto alla Thomaskirche, ci sono le tournée della signora nella vicina Danimarca o nella lontana Russia, ma il ritmo fondamentale è scandito da quella quiete provinciale che assume non di rado un senso di autonomia che arriva perfino a tingersi lievemente di xenofobia. Se gli inglesi decidono di studiare musica, osserva Clara, lo fanno solo per seguire la moda e nelle annotazioni della signora Schumann non è raro trovare frasi di insofferenza nei confronti degli ebrei. I giudizi sul modo di suonare degli altri, che si tratti di allievi propri, di concertisti illustri, di cantanti o direttori d’orchestra, rivelano in Clara un fiuto praticamen­ te infallibile e si assiste, attraverso le pagine del diario, al processo di crescita culturale di questa donna intelligentissima che, ben oltre l’affet­ to, mostra una comprensione straordinaria per l’arte difficile e profonda del marito. Nella Germania romantica, sublime e provinciale, alcuni musicisti più avventurosi, come Wagner e Liszt, passavano come comete o uraga­ ni; altri conducevano una vita la cui modestia e operosità non costituiva

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Quattro anni indimenticabili

certo un freno alla fioritura della fantasia. Le voci più ispirate apparten­ nero spesso a modesti precettori cresciuti all'ombra delle parrocchie, dotati però di una potenza visionaria tale da consentir loro di scorgere i profili delle divinità antiche lungo le rive del Reno. Al termine della dedica con cui offriva alla moglie il diario, Schu­ mann aveva scritto: «Pronunciamo insieme ancora tre parole che saran­ no il nostro talismano poiché su di esse si fonda ogni gioia della vita. Impegno, parsimonia e fedeltà». Come abbiamo visto, la giovane sposa sottoscrisse con tutta l’anima quella triplice esortazione e vi restò fedele per tutta la vita. Nel 1873 la città di Bonn organizzò un grande festival per onorare la memoria di Schumann, e Clara, appena arrivata (a quel­ l’epoca era professore di pianoforte a Berlino), si recò a visitare la tomba del marito. Aveva continuato a tenere diligentemente i suoi diari dove in una nota datata 15 agosto possiamo leggere: «Questa mattina la mia prima visita è stata alla sua tomba, che ho trovato coperta di lauro e che ho magnificamente addobbato. Potrò mai dire quello che ho provato? Un misto di sofferenza, di gioia e di ricono­ scenza per il favore accordato a me e ai miei figli di vivere simili festeg­ giamenti e di prendervi parte come artista. Mi sono sentita profonda­ mente confortata dalla pace del cimitero: là riposa colui al quale sono rivolti tutto il mio amore e tutta la mia ammirazione. Che tristezza pensare che lui non possa conoscere tutti questi festeggiamenti e tuttavia tutto questo è poca cosa di fronte alla gioia che gli ha procurato il suo lavoro». Onori pubblici e festeggiamenti erano veramente poca cosa per colui che aveva scritto nello Haushaltbuch di preferire di gran lunga una dedica di Chopin a un’onorificenza.

Enzo Restagno

Torino, 31 luglio 1998

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Questo diario come anche i successivi apparterrà dopo la mia morte alla mia amata figlia Marie. Clara Schumann Francoforce sul Meno Giugno 1889

Diario I 12 settembre 1840-luglio 1841

Robert Schumann

13 settembre 1840

Mia amatissima giovane sposa, lascia che ti dia il più tenero dei baci in questo giorno, il primo della tua vita di sposa, il primo del tuo ventiduesimo compleanno. Questo piccolo quaderno che oggi inauguro è destinato ad avere un significato molto profondo: diventerà il resoconto quotidiano di tutto quanto concerne la nostra casa e la nostra vita coniugale. Qui troveranno spazio i nostri desideri e le nostre speranze, ma dovrà anche essere il quaderno delle nostre preghiere, quelle che ciascuno di noi vorrà rivol­ gere all’altro, quando la parola detta si sarà rivelata inefficace. Se avremo dei contrasti diventerà anche l’intermediario delle nostre riconciliazioni. Insomma, sarà per noi un amico buono e fedele a cui apriremo i nostri cuori e nel quale confideremo totalmente. Se sei d’accordo, cara moglie, prometti che anche tu ti atterrai scrupolosamente allo statuto della no­ stra segreta Confraternita Matrimoniale, come io prometto a te la stessa cosa. Una volta la settimana ci scambieremo le funzioni di segretariato. Ogni domenica, la mattina presto, all’ora del caffè se possibile, avrà luogo la consegna del diario e nulla vieta che sia accompagnata da un bacio. Il resoconto della settimana verrà poi letto a voce bassa o alta, secondo il contenuto, e se qualcosa è stato omesso sarà aggiunto. Preste­ remo ascolto ai nostri desideri e alle reciproche richieste, le approvere­ mo, e soprattutto valuteremo la vita della settimana: se è stata vissuta degnamente e attivamente, se abbiamo consolidato il nostro benessere interiore ed esteriore, se abbiamo fatto qualche passo avanti nel perfezio­ namento della nostra amata arte. Le annotazioni di una settimana non dovranno occupare meno di una

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Casa Schumann

pagina, chi non rispetterà questa norma sarà passibile di una penitenza da stabilire. Se dovesse accadere che uno dei componenti della nostra Con­ fraternita Matrimoniale non annotasse nulla per un’intera settimana, allo­ ra la punizione sarebbe davvero esemplare, ma è diffìcile che possa avve­ nire conoscendo la nostra reciproca stima e il nostro senso del dovere. Tutti questi principi e regolamenti dovranno essere osservati anche du­ rante i viaggi o situazioni analoghe e il diario dovrà essere sempre con noi. Un vanto del nostro piccolo diario sarà - come è già stato detto - la critica della nostra attività artistica. Tu per esempio potresti prendere nota di ciò che hai studiato in maniera particolare, di ciò che hai com­ posto, o trascrivere quanto di nuovo hai appreso e le tue riflessioni in proposito. Dal canto mio farò lo stesso. Altro vanto di questo diario sarà l’analisi del carattere degli artisti più noti che avremo l’occasione di osservare da vicino. Non dovranno esser­ ne esclusi né gli aneddoti, né i particolari umoristici. Ma ancora non voglio nominare, mia cara moglie, la cosa più bella ed emozionante che sarà racchiusa in questo diario: le tue e le mie belle speranze, che il cielo voglia benedirle, le tue e le mie preoccupazioni che il matrimonio porta con sé; insomma tutte le gioie e i dolori della vita coniugale troveranno spazio qui dentro come una storia vera, che sarà la nostra gioia negli anni della vecchiaia. Se tu sei d’accordo scrivi il tuo nome sotto il mio e pronunciamo insieme ancora tre parole che saranno il nostro talismano, poiché su di esse si fonda ogni gioia della vita. Impegno, parsimonia e fedeltà. Io sono davvero il tuo profondamente innamorato marito Robert, e tu? Clara Schumann

Anche io, tua moglie Clara, che ti è devota con tutta l’anima. Robert Schumann

Prima settimana: dal 13 al 20 settembre

Pochi avvenimenti, felicità assoluta. La mia sposa è un vero tesoro che di giorno in giorno diventa più prezioso. Possa ella accorgersi di quanto mi rende felice. Il giorno 13 è stato realmente un giorno di festa. La mattina siamo andati a Grimma, noi due soli, con un tempo bellissimo. Poi siamo saliti alla Rudelsburg1. Lì c’era la Grabau con il marito. Nel frattempo i parenti e gli amici avevano preparato tutto per il complean­ 1 Deve trattarsi di un errore di Schumann, perché la Rudelsburg - rovine di un castello nei dintorni di Naumburg - dista circa 70 lem. da Grimma.

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no di Clara e lei è stata davvero contenta di tutto. Con noi c’era sua madre [Marianne Bargiel], i Carl, i List, madame Devrient, Becker da Freiberg, Wenzel, Reuter, Hermann. Elise [List] ha cantato, con qualche incertezza. Anche Clara ha suonato, in maniera davvero geniale, poi anch’io ho suonato un po’. Tutto questo in un’atmosfera di assoluta intimità e serenità, senza eccessi eppure con un grande senso di pienezza. Ora abbiamo qui con noi una parente di Carl, Agnes [Roller], una brava ragazza che si occupa in modo eccellente della casa. Alle nove ci siamo separati. Tutta quella gioia e quella felicità ci avevano stancati. Lunedì 14. Per la prima volta Clara ha preparato un piatto: grande attesa sul viso dei presenti. Era davvero eccellente. Al pomeriggio Becker, al quale abbiamo suonato molti Lieder. Ci siamo congedati da lui alla sera. Martedì 15. Emilie [List] è venuta molto presto. Primo arrosto con la mamma. La nostra vita domestica si svolge in un’atmosfera di assoluta intimità e credo produca lo stesso effetto sui nostri ospiti. Ci hanno fatto visita Lorenz e Julius Becker. La mia Clara è affascinante nel ruolo di padrona di casa. Non si può dire lo stesso di me e spesso mi considero un sempliciotto, ma solo quando penso troppo alla fortuna che mi è capitata. Alla sera siamo stati dai Cari. Salutato la madre di Clara che voleva partire mercoledì per Magdeburg. Mercoledì mattina siamo stati a far visita ufficiale a Hàrtel, Kistener, madame Mendelssohn, David, Voigt e Friese. Con questi ultimi abbia­ mo bevuto dello champagne che subito ha dato alla testa alla mia signo­ ra. La giovane Rieffel ha rinnovato la sua amicizia per Clara. Finora non sono ancora riuscito a lavorare come si deve: voglio recu­ perare. Anche Clara comincia a studiare, ora suona le fughe di Bach e Mendelssohn. Al pomeriggio è stata da noi Emilie [List]. Lieder nel mio studio. Il dottor Oesterlei da Hannover, uomo colto. Un professor Kiittel2 da Praga, che mi ha mancato per poco. Alla sera sono state da noi madame Friese e la Rieffel, quest’ultima è una giovane sensibile e piena di carat­ tere, e si rivela tale anche nella musica. Giovedì 17. Giornata tranquilla. Felicità tra le nostre quattro mura. In generale Clara è di ottimo umore. La mattina è venuta Elise con delle arie di Hàndel. Venerdì 18. Giornata molto semplice. Al pomeriggio mi ha raggiunto il dottor Kahlert da Breslavia, gli ho fatto ascoltare alcuni Lieder, li ha

2 II nome corretto è Kittl.

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mandati giù lodandoli come un critico. Alla sera sono andato a prendere mia moglie (!) da madame List. Ho chiesto a Elise con molta discrezione se potevo «osare dedicarLe i miei Eichendorff-Lieder» - La mia Clara si presenta già come una moglie degna di grande rispetto. Sabato 19. Proposito di analizzare uno a uno i brani del “Clavicem­ balo ben temperato” [di Bach]. Ora sto analizzando l’Oratorio di Hiller “La distruzione di Gerusalemme”3. Al mattino è venuto il cugino Pfund, al quale abbiamo mostrato un pezzo del nostro paradiso. Poi siamo andati insieme in città. Al pomeriggio è stato da me il dottor Kahlert che mi ha suonato alcune sue composizioni, alle quali sembra dare una grande importanza; in lui tuttavia lo scrittore è di gran lunga superiore al musicista. Con lui e con la signorina List siamo andati da Voigt, il quale ha commesso una sciocchezza incomprensibile, che è stata sufficiente a incrinare per sem­ pre la nostra amicizia. Desideriamo tanto stare insieme agli altri e tutta­ via quante volte le persone di buon cuore sono sciocche mentre agli intelligenti manca la sensibilità! L’ho detto a Clara che nella sua umiltà ha considerato questa frase rivolta a lei. David ha suonato un quartetto di Mendelssohn con Eckert, Klengel e Grenser, e Clara ha suonato il Trio di Mendelssohn. Per la precisione entrambi i gruppi hanno suonato contro la mia volontà. Che il cielo mi perdoni, se non riesco ad ascoltare così tanta musica! L’ho fatto notare a Clara e lei è rimasta male, ma poi si è calmata subito, cosicché alla fine della nostra prima settimana posso confermare che ella possiede tutto quanto può far felice un uomo e il mio più grande desiderio, cara moglie, è che tu sia altrettanto soddisfatta accanto a me. Clara Schumann

Seconda settimana: dal 20 al 27 settembre

Prima che io inizi il resoconto della nuova settimana devo confessarti, caro marito, che non ho mai vissuto giorni così felici come questi ultimi e certo sono la donna più felice sulla terra. E come se ti amassi di più ogni minuto che passa. E posso proprio dirti che vivo solo in te. La mia più grande gioia è che tu sia sempre felice accanto a me e se ci fosse qualcosa che non ti aggrada, ti prego di dirmelo subito. Non è vero, mio amato marito, che lo farai? Ora passiamo a Domenica 20. L’architetto Limberger è venuto a farci visita e ha insistito affinché io accetti di tenere un concerto al Gewandhaus, ma 3 Schumann aveva già recensito la prima esecuzione dell’opera di Hiller sulla «Neue Zeitschrift fur Musik», il 10 aprile 1840.

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sono un po’ reticente e anche Robert non è d’accordo. Limberger è un caro vecchio, ma talvolta è un po’ noioso. E stato da noi Wenzel e abbiamo suonato la Sonata di Moscheles per pianoforte a quattro mani in mi bemolle maggiore. È un capolavoro! A tavola con noi c’erano i Cari, il dottor Reuter e Wenzel. Io però non mi sono gustata nulla, tutta presa com’ero dalle mie ansie di padro­ na di casa: la preoccupazione che agli ospiti possa non piacere qualcosa o che il cibo non sia sufficiente e cose simili. Dopo cena è venuta Emilie insieme a Linna [Caroline List] - io ero di pessimo umore perché Robert non stava bene. E venuto anche David con la moglie. Lei è molto dolce, eppure è impossibile sentirsi davvero vicini a lei — sarà la sua posizione sociale a tenere le persone a distanza? Credo di sì, perché di carattere è davvero molto semplice! — Alla sera abbiamo ancora fatto una passeggiata e Robert mi ha parlato con tanto affetto che mi è tornato il buonumore. Dipendo totalmente dal suo stato d’animo. Forse non è un bene, ma non posso fare altrimenti. Emilie è voluta tornare con me, la cosa non mi ha fatto piacere perché la mia domestica ha dovuto riaccompagnarla a casa con il temporale. Temo che accadrà spesso ed è una cosa che detesto. Mi stupisco che Emilie non lo capisca da sola e si faccia sempre accompagnare. Tra parentesi, era affettuosa e di ottimo umore e rimane sempre la mia amica più fidata. 21 settembre. Da un po’ di tempo in qua non sono veramente attiva, ma oggi mi sono alzata con i migliori propositi. Abbiamo iniziato con le fughe di Bach; Robert mi mostra i passaggi in cui riappare il tema — quello delle fughe è uno studio interessante che mi piace ogni giorno di più. Robert mi ha rimproverato aspramente: avevo raddoppiato in ottave una voce e di conseguenza avevo introdotto una quinta linea in un brano a quattro voci, cosa che non è permessa. Aveva ragione a rimproverarmi, tuttavia ero amareggiata per non esser­ mene accorta da sola. Continuano ad esserci delle distrazioni: Elise, Auguste Kietz, e al pomeriggio madame Devrient ed Emma Meyer mi hanno sottratto al mio lavoro. E un peccato che il suono del mio pianoforte arrivi alla stanza di Robert, così non posso utilizzare le ore della mattina, che sono perfette per lo studio serio. Emma Meyer mi ha portato a casa sua in città. Mi sono trovata in mezzo a una rumorosa famiglia ebrea, ed ero un po’ a disagio, anche se non si nota molto che i Meyer sono ebrei. Emma è una buona e piace­ vole ragazza, che mi vuol bene, credo, con assoluta franchezza. Robert è venuto a prendermi e ha mostrato tutta la sua amabilità tanto che mi ha completamente conquistata.

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Mi sembra davvero che Emma lo ami più di quanto confessi a se stessa, io però non mi preoccupo. Martedì 22. Emilie è venuta a trovarmi per qualche ora - io stavo studiando. Se continuo a lasciarmi disturbare così non combinerò più nulla - le mie amiche dovranno rassegnarsi. Al pomeriggio c’è stata la visita del signor Nathan da Copenhagen. Ha suonato degli studi di Chopin, con abilità, ma senza una briciola di ispirazione. Appartiene a quel genere di musicisti degni di compassione, cui manca la qualità principale, il talento. La sera mi sono rimessa a studiare seriamente il Concerto in mi minore di Chopin. Ora mi dedico seriamente anche alle composizioni di mio marito. Ho una pericolosa rivale, la Rieffel. Robert, come ho potuto capire da una sua osservazione, preferisce ascoltare le proprie composi­ zioni da lei piuttosto che da me. Questo mi da non poco da pensare! Dice che lei suona con maggiore precisione; può essere, perché io prendo in considerazione innanzitutto l’insieme e tralascio un gran numero di piccoli, ma non meno importanti accenti, come ce ne sono molti nelle opere di Robert. Si può dire che nella sua musica ogni nota abbia un proprio significato. Quando studio un pezzo il mio sguardo è già volto all’esecuzione e non devo più fare così, voglio impegnarmi per raggiun­ gere il suo ideale. Friedrich Kistner ci ha fatto visita e anche lui ha insistito affinché io suoni al primo concerto del Gewandhaus. Io non voglio assolutamente suonare, in nessun caso, ma rifiutare sarà per me terribilmente diffìcile. Kistner è un uomo molto affabile e gli sono affezionata, ma è comico quando si presenta nella veste di rappresentante della direzione del Gewan­ dhaus, e con il più grande sussiego si mette a dire: «Noi facciamo tutto quello che è in nostro potere», «Noi dobbiamo assolutamente avere questo artista». 24 settembre. È venuta a trovarmi Bertha Constantin. Abbiamo par­ lato moltissimo della defunta madame Voigt. La sera sono stata dai List e Robert è venuto a prendermi. Sono sempre felice quando arriva perché sino a quel momento mi sento ad­ dosso una grandissima nostalgia. Quando non è con me penso a lui continuamente. È strano che Elise, nonostante la sua voce meravigliosamente bella, non mi abbia finora — come si dice — conquistata. Oggi però mi ha mandata in estasi, io stessa fatico a capire come, con un’aria di Rossini. Ha cantato con una eccezionale vivezza. Poi ha fatto alcuni Lieder di Robert, ma a me pare che nell’interpretazione del Lied tedesco le manchi un modo di sentire più profondo, una comprensione intima del testo. So di non essere capace a esprimermi: è qualcosa per cui non trovo le parole. Sono stata assalita dall’identica sensazione provata quando ascoltai la

io

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Gretchen di Schubert di Pauline Garcfa: un’interpretazione più mirata all’effetto sul pubblico che permeata da quell’intimo ardore così ben presente invece sia nel testo poetico sia nella musica di Schubert. Pauline Garcfa mi ha sempre entusiasmata, solo con quel Lied tedesco mi ha lasciata insoddisfatta. E non capisco come ciò possa accadere a siffatte personalità, assolutamente musicali, che normalmente compren­ dono ogni cosa velocemente e in tutta la sua verità. 25 settembre. Duvigneau, il mio vecchio insegnante di lingue, è ve­ nuto a trovarmi per farmi le sue congratulazioni. E una cara persona, molto colto: parla e scrive dodici lingue. Sabato 26. Oggi sono già 14 giorni da che siamo sposati! Come sono stati belli questi giorni e con quale felicità li abbiamo vissuti! Questa settimana siamo stati anche molto attivi e abbiamo portato avanti il nostro studio sulle fughe. È interessante notare che questo rende ogni volta più affascinante il mio studio del pianoforte. Un fluire naturale e nonostante ciò una grandissima arte: qualcosa che si può dire di quasi tutte le fughe. Le fughe di Mendelssohn tuttavia sembrano povere accan­ to a quelle di Bach. E evidente da come sono costruite e da quanto devono essere state a volte difficili per lui. E certamente una follia da parte mia fare un confronto, ma mi si impone quasi involontariamente se (cosa che faccio spesso) suono le fughe di Mendelssohn dopo quelle di Bach. Del resto sono assolutamente certa che non c’è nessuno, oggi, in grado di scrivere fughe come Mendelssohn; Robert Schumann [a margine]

Cherubini, Spohr, Klengel Clara Schumann

... il quale fin dalla giovinezza è vissuto solo con Bach, Handel, Haydn e altri grandi maestri. L’avvocato Schleinitz è di nuovo venuto come inviato della Direzione dei Concerti — si trovano nel più grande imbarazzo, io dovrei suonare eppure non posso, non avrei neppure un attimo di calma prima. Ho suonato un’ora per Amalie Rieffel. Mi diventa sempre più cara, perché vedo proprio che si dedica alla sua arte con grande passione. Ha pianto amaramente perché era scontenta di se stessa - diceva. So cosa vuol dire, è uno stato d’animo che ha portato anche a me dei momenti di grande tristezza. Al pomeriggio sono venute Emma Meyer con sua cugina per ascoltarmi - ho suonato e cantato molti Lieder di Robert con un ardore tutto particolare. La raccolta di Lieder che mi ha regalato per il mio compleanno e

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quella che avevo già ricevuto da lui tempo prima4, sono un vero tesoro per me. Talvolta vorrei immergermici totalmente. Quale ricchezza di immaginazione e quale profonda sensibilità si trovano in questi Lieder. Mi hanno fatto visita Emilie List e sua madre. Mi fa molto piacere di tanto in tanto ricevere gli amici da me; a casa mia mi sento totalmente felice. Chiudo questa settimana, mio caro Robert, con una preghiera: sii con me e perdona quando mi accadrà di dire qualche scioc­ chezza, cosa che non potrà non accadere. Robert Schumann

Terza settimana: dal 27 settembre al 4 ottobre

«Ogni inizio è diffìcile». Hai ragione cara moglie. Allora iniziamo a raccontare di questa settimana che è stata una settimana di gioia, una autentica settimana di matrimonio felice. Potrei giurare che anche tu sei d’accordo con me. In cento occasioni ho ritrovato in te una donna affet­ tuosa, attenta, per nulla esigente, e ogni giorno scopro in te qualcosa di nuovo e perfetto. Solo una volta abbiamo avuto una discussione sul tuo modo di interpretare le mie composizioni. Ma non hai ragione, piccola Clara. Il compositore, e lui soltanto, sa come si debbono interpretare le sue opere. Se tu credi di poter fare meglio allora fai come il pittore che crede di poter raffigurare un albero meglio di come Dio l’ha creato. Può dipingerne uno bellissimo, ma è sempre un altro albero rispetto al model­ lo. In una parola, così stanno le cose. Certamente nessuno vuole obiettare che ci siano delle eccezioni, in presenza di artisti illustri. Ma è sempre meglio che il virtuoso interpreti l’opera e non se stesso. La mia Clara ha studiato molto. Ha una grande passione per la musica. L’ho sentita studiare i nuovi e i vecchi studi di Chopin, quelli di Henselt, diverse pagine di Bach, la mia Fantasia e la Kreisleriana. Anche la Sonata in fa minore di Beethoven. Abbiamo portato avanti il nostro studio quotidiano sul “Clavicembalo ben temperato”. Ho scritto due duetti su “Wenn ich ein Vóglein wàr” e “Herbstlied” di Mahlmann. Clara è così gentile da mettermi in bella copia una raccolta di ballate (in cui c’è anche la Lòwenbraut5), cosa che mi evita un lavoro ingrato. Se è per me, fa volentieri qualsiasi cosa. Abbiamo visto spesso i List; il vecchio è qui da noi adesso. La scorsa domenica mattina siamo andati insieme al Kuchengarten. Sono davvero una famiglia strana, interessante, sia per i pittori sia per gli scrittori.

4 Clara Schumann si riferisce ai manoscritti delle due prime raccolte di Lieder di Robert Schumann. 5 Si tratta del manoscritto dei Drei Gesànge op. 31 che comprende: Die Lòwenbraut, Die Kartenlegerin, Die rote Hanne.

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Oltre a queste ci sono state diverse altre visite che ci hanno disturbato. Cari è stato arrestato per i suoi debiti. Noi dovremmo aiutarlo, anche se - pur avendo le migliori intenzioni — si può fare pochissimo. Julius Becker ha portato dei nuovi Lieder; ogni sua composizione è delicata, piccola e fragile in modo del tutto particolare. Uno di questi Lieder ci è piaciuto più degli altri. Molto spesso viene a farci visita un tale di Weimar, Kellner, allievo di Montag. Ogni sera gira per casa e mi rende pazzo di gelosia. Penso con apprensione al viaggio in Russia, e credo che anche per Clara sia così. Allontanarci dal nostro piccolo, tiepido nido dove ci siamo appena sistemati! Oh! Però dovremo proprio farlo quel viaggio. Ho dato a Clara un poema di Burns perché scriva un Lied; ma lei non ha abbastanza fiducia in se stessa. E uscita ieri una Ballata di Chopin dedicata a me6. La cosa mi fa più onore di una decorazione ufficiale. Oggi c’è il primo concerto della Stagione in abbonamento. Dirigerà David perché Mendelssohn è ancora in Inghilterra. Oltre ad Elise [List] canterà anche la Schlofi. La piccola Rieffel continua a tenersi del tutto cachée. Un anno meraviglioso. Una abbondanza di frutta come non l’ho mai vista - e sino ad ora nessun temporale. Questa settimana per la prima volta ho letto qualcosa in più di Beranger, certamente il poeta più noto per il suo carattere francese7. Per oggi non ho altro. Non avertene a male, piccola Clara. Oggi per me le cose vivono solo immerse nella musica: devo mettermi al piano­ forte. Clara Schumann

Quarta settimana

4 ottobre. Finalmente ho sentito di nuovo un Concerto della Stagio­ ne. Tranne l’Eroica di Beethoven, il resto non mi è piaciuto perché nella prima parte c’erano tutte composizioni chiassose e superficiali. Una sin­

6 Si tratta della Ballata in fa maggiore, op. 38, pubblicata una prima volta nel 1838 e poi rielaborata in una nuova edizione nell’ottobre del 1840 con la dedica a Robert Schumann. 7 Schumann aveva già musicato due liriche (Die Kartenlegerin e Die rote Manne} di Pierre Jean de Béranger (1780-1857) nella traduzione di Chamisso. In Germania in quegli anni esistevano due raccolte di poesie di Béranger, una nella traduzione di Chamisso e F.F. Gaudy, apparsa a Lipsia nel 1838 e una di T.E. Nathusius (Braun­ schweig 1839). Béranger fu poeta molto amato dalla generazione dei romantici. Le sue liriche erano intrise di nostalgia, sentimenti popolari, accorati accenti sociali e un sentimentale ritorno a Napoleone che, dopo il 1821, ebbe un gran peso nell’opinione pubblica.

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fonia come quella di Beethoven è capace di arricchire notevolmente il nostro pensiero. Più la ascolto più mi sento appagata — non c’è nessuna musica che faccia vibrare tutti i miei sensi come questa. L’esecuzione, tranne alcuni errori nel movimento finale, era ottima e, se si avvertiva la mancanza di Mendelssohn, questo era solo per una ragione visiva, perché siamo abituati a vederlo sul podio. Comunque questa considerazione non vale per me perché devo confessare che mi è tornata in mente molto chiara una riflessione fattami da Robert, non so se a voce o per iscritto, in cui mi diceva che si sentiva molto imbarazzato nel dirigere. Sono d’accordo con lui: di fronte alla musica si ha un’im­ pressione assai più libera e poetica se la bacchetta del direttore non continua a muoversi solo per battere il tempo. L’ultimo movimento dell’Eroica mi è sempre sembrato poco chiaro, ma questo dipende dalle esecuzioni, ad esempio quella che ho sentito a Berlino, dove le varie entrate del tema non emergevano con chiarezza. Questa volta però tutto mi è sembrato più comprensibile, soprattutto perché l’esecuzione (eccetto gli errori che ho detto sopra) era assai precisa. Sophie Schlofi ha una voce piena e forte, ma non ha affatto il carattere nobile di quella di Elise. Lei ha una miriade di sfumature, di colori, ma come fa?, questo non se lo chiede nessuno. Ulrich ha suonato un concerto di David in maniera assai diligente ma con un suono un po’ dimesso. Una madame Moody mi ha scritto per chiedermi se do delle lezioni. Qui a Lipsia non lo farei a nessun costo, ma visto che lei è straniera potrei essere meno inflessibile, cosa che le ho scritto. Se è un’inglese, come presumo dal nome, ho paura, perché gli inglesi non prendono lezioni per imparare, ma perché è una moda. 5 ottobre. La sera ho fatto visita a mia zia [Emilie] Carl. E molto controllata! I guai non le insegneranno mai a comportarsi meglio! Uhlmann da Schneeberg e Kellner da Weimar hanno pranzato da noi. Il pomeriggio era noioso, non sapevamo proprio cosa fare con loro. Uhlmann non è affatto musicale e Kellner è ancora un principiante. Ha suonato qualcosa di Hummel, mostrando di avere una buona scuola. Come la maggior parte dei ragazzi che vengono da piccole città, manca del tutto di educazione. Non ci ha lasciati un momento durante tutto il giorno, ha seguito tutti i nostri passi, e qualche volta ci siamo dovuti inventare delle scuse, cosa che solitamente faccio assai malvolentieri, ma da questi giovani non ci si libera mai! Un Rakemann8 senior! Martedì 6. I List hanno trascorso la serata da noi. Elise soffre e si 8 II pianista Louis Rakemann, che nel 1839 era partito per l’America. Era stato un insistente corteggiatore di Clara. (Cfr. The marriage diaries ofRobert & Clara Schumann^ tradotto da Peter Ostwald, Northeastern University Press, Boston 1993).

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lamenta per il timore del palcoscenico. Vorrebbe piacere a tutti, ma la cosa non può funzionare. Ognuno le dà un parere diverso e questo finirà per confonderla totalmente, se lei non va in scena decisa e risoluta e canta quello che lei vuole cantare. La compiango, non ha né un padre né una madre musicista, che la possano consigliare. Però è straordinario vedere come questa ragazza abbia saputo andare avanti nella sua carriera senza alcuna guida e malgrado la resistenza da parte dei genitori (soprat­ tutto all’inizio). La piccola Lina [Caroline List] ha un grande talento per la musica, ma questo sarà soffocato in lei; la madre la vuole una donna di casa, visto che le due figlie maggiori non le hanno dato questa soddi­ sfazione. Che cosa penosa! 7 ottobre. Oggi ho studiato con un certo profitto, la Ballata di Cho­ pin, la Sonata in do maggiore di Beethoven, Kreisleriana ecc.: se il piacere di suonare durasse più a lungo allora a volte studierei volentieri di più, purtroppo però mi stanco così facilmente e divento così indiffe­ rente che dopo due ore di studio cado in uno stato d’animo terribile. L’ho osservato spesso e penso che dipenda da una sorta di stanchezza mentale. Il mio Robert compone alacremente. Oggi ha finito un Coro di Zigani9, che trovo assolutamente pieno di fascino - che grande effetto deve fare se è ben cantato! Con il nostro viaggio a S. Pietroburgo le cose vanno male - la guerra con il pascià d’Egitto sembra diventare seria10 e quindi “Addio Virtuosi”! Vorrei tanto persuadere Robert a venire con me in Olanda e in Bel­ gio, sarebbe un’ottima cosa utilizzare il prossimo inverno — è terribile per me non essergli di alcuna utilità con il mio talento, proprio adesso che ho le forze migliori per farlo. Riflettici ancora, mio adorato marito! fa in modo che possiamo trarre profitto da almeno un paio di inverni — io sono in debito verso la mia reputazione e non è ancora il momento di ritirarmi totalmente. È un senso di responsabilità nei tuoi e nei miei confronti che parla in me. La scorsa settimana abbiamo terminato il primo libro del “Clavicem­ balo ben temperato” di Bach, ma non abbiamo ancora iniziato lo studio del secondo volume — Robert ha voluto una settimana di riposo! Giovedì 8. Ho trascorso la serata dai List. Ho trovato Elise in uno stato di profondissima malinconia, Emilie piangeva, madame List mi

9 Si tratta di Zigeunerleben, op. 29 n. 3, per piccolo coro, pianoforte, triangolo e tamburello ad libitum. 10 II conflitto tra il pascià d’Egitto Mohammed Alì e il sultano turco, che durava dal 1831, era entrato nell’autunno del 1840 in una fase critica. La capitolazione del pascià avvenne nel 1841, quando un’azione militare dell’Inghilterra e dell’Austria mise fine al conflitto.

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supplicava di non andarmene; in breve, la scena era convincente! Ho fatto il possibile per rasserenarle un poco e rincuorare Elise, cosa che poi mi è in parte riuscita. Sicuramente è una bella famiglia, e ci sono giorni in cui Elise è assolutamente adorabile - come oggi, nonostante la malin­ conia, che anzi la rendeva ancora più interessante. 9 ottobre. L’angoscia di Elise cresce in maniera impensabile. Già diverse volte era decisa a non cantare, ad abbandonare la carriera pùbbli­ ca (e non l’ha neppure iniziata). I genitori sono fuori di sé, la povera Emilie piange lacrime amare, ma più di tutto mi fa pena Elise, che non ha l’appoggio di nessuno. Neppure i genitori, totalmente estranei alla musica, possono infonderle un po’ di coraggio. L’immaginazione le pro­ cura presentimenti terribili, ed è praticamente sicura che sabato sarà un fiasco. Ci sarebbe da ridere talvolta, ma mi è impossibile - tremo al pensiero che sabato possa fermarsi in mezzo al pezzo! Da due giorni non sono riuscita a studiare seriamente a causa dei Lisz, e per me, se non studio anche solo per un giorno, vedo che la mia tecnica ne risente. Anche oggi però non ho saputo oppormi alle preghiere dei List e questa sera mi hanno di nuovo trascinato a casa loro. Emilie ha letto qualche passaggio della vita di Lord Byron, che ho trovato molto interessante. Ignoravo praticamente tutto di lui e non conosco nulla di ciò che ha scritto. Mi pesa enormemente la mia ignoranza in materia di scienza e le mie scarse letture! Ma quando posso mettermi a leggere? Io non trovo il tempo, come invece fanno gli altri, perciò credo mi manchi lo slancio istintivo verso la lettura e tuttavia quello non posso darmelo. Certo, leggo volentieri, ma posso anche lasciare un libro senza toccarlo per molto tempo, cosa che ad esempio Emilie ed Elise sono incapaci di fare. Si buttano su qualsiasi cosa ci sia da leggere, da qui la loro cultura e la loro conoscenza di tutto ciò che accade nel mondo. Talvolta, quando mi rendo conto di avere la testa così vuota, mi sento davvero infelice. Mah! Fintanto che il mio Robert si accontenta di me allora va bene, ma se non fosse così per me sarebbe tutto finito. Sabato 10. Il sabato giunge sempre come un giorno a me particolar­ mente caro! Mi fa pensare che è trascorsa un’altra settimana di felicità coniugale. Per me non c’è settimana che sia trascorsa così velocemente come queste ultime quattro. Bisogna che le cose non vadano avanti così altrimenti finiremo per trovarci invecchiati e grigi senza sapere come! Chiacchiero di cose stupide, non è vero mio caro Robert? — Ma se, secondo i patti, scrivo tutto ciò che mi passa per la mente al momento, allora non posso evitare le sciocchezze, questo lo comprenderai e non sarai severo nel giudicare tua moglie. Oggi sono andata alla prova al Gewandhaus con un certo timore, ma tutto è andato bene. La voce di Elise non lasciava trapelare nulla della sua

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grande ansia, mi è solo parsa leggermente debole rispetto al solito. Ha cantato bene anche se i tempi sono troppo lenti, ma è una sua caratteri­ stica e ha ragione: meglio cantare lentamente e in modo chiaro che veloce e poco pulito à la Schlofi. Se solo sabato fosse già passato! Alla prova c’era anche Moscheles che è tornato dall’Inghilterra con Mendelssohn. Dovrei suonare per lui, ma la cosa mi mette più in ansia che suonare davanti a un intero pubblico. In generale mi accorgo che la mia paura di suonare aumenta sempre di più. Da cosa può dipendere? Non lo so! Visto che non posso disturbarti ora nel tuo studio, permettimi, mio caro marito, di concludere questa settimana dandoti, almeno con il pensiero, un tenero bacio. L’essere tua mi fa ogni giorno più felice e se accade che talvolta io appaia insoddisfatta, si tratta soltanto di scrupoli che mi assalgono — e il più delle volte sono scontenta di me. Vorrei essere degna di stare al tuo fianco — e di questo non me ne vorrai! Robert Schumann

Quinta settimana: dall'l 1 al 18 ottobre

Questa settimana è trascorsa tra ogni genere di distrazioni interessan­ ti. La prima apparizione pubblica di Elise [List], la visita di Moscheles e altre cose ancora: preparazione delle feste ecc. ecc. Tutto questo ci ha portato un po’ fuori dalla vita consueta. Non è mancata neppure qualche sensazione spiacevole. Il padre di Clara ha trascorso qui una settimana e sembra sempre che voglia farmi del male, sia con le parole sia con le azioni. Gli affari dello zio Cari nello stesso tempo sono andati di male in peggio, per cui la bilancia oscilla sempre tra gioia e dolore. Ma la mia Clara rimane ogni giorno uguale a se stessa, piena di affetto e di confor­ to, sempre pronta ad essere di aiuto per gli altri non appena può. La passione per la sua arte cresce in lei di giorno in giorno e la scorsa settimana mi è accaduto, sentendola suonare con tanta perfezione, di dimenticare la donna e di vedere in lei solo l’artista e anche davanti agli altri non ho potuto trattenermi dal farle dei complimenti. Domenica mattina ha eseguito la Sonata in do maggiore di Beethoven come non l’ho mai sentita; poi ha suonato a Moscheles qualche brano di Kreisleriana e giovedì sera, durante un ricevimento che abbiamo dato a casa nostra, ha suonato i Trii di Moscheles e di Mendelssohn. Avrei molto da dire su Clara, mentre lei potrebbe dire ben poco di me. Nonostante tutti gli sforzi per lavorare e scrivere non riesco a creare nulla, cosa che spesso mi deprime moltissimo. Tuttavia so bene qual è la causa. Non sono stato affatto inattivo, ma mi sono avventurato in un territorio nel quale in­ dubbiamente non per tutti è facile fare il primo passo. Di questo parlerò più tardi.

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La prima apparizione di Elise [List] è andata discretamente; ancora per un po’ di tempo però dovrebbe farsi ascoltare giornalmente da un maestro, un compositore, uno che sia in grado di mettere in luce la bellezza di questo strumento che e la voce. Aveva certamente molta paura e questo ha recato un danno anche alla qualità della voce. Lunedì 12 ci sono state molte visite. Burck da Weimar, David con un signor Landsberg da Roma a cui Clara ha suonato qualcosa, poi Moscheles con qualcuno che lui ha condotto con sé e poi il celebre letterato Chorely; al pomeriggio le signorine von List e poi Mendelssohn con la moglie. Gli studi su Bach sono fermi da 14 giorni però sto leggendo Shake­ speare, per prendere nota di tutto quanto si riferisce alla musica. Clara mi trascrive ogni cosa in un bel libro. Tra qualche tempo ho intenzione di scrivere un saggio sui rapporti di Shakespeare con la musica11: tema che dovrebbe trattare Mendelssohn se fosse uno scrittore. Shakespeare ha scritto sulla musica cose belle e appropriate più di chiunque altro e questo in un’epoca in cui era praticamente nella culla. Qui si mostra di nuovo il genio del poeta, che emerge e sa guardare al di là del tempo. (Più tardi) Ma presto bisognerà riprendere con Bach. Martedì è venuto Zuccalmaglio, una natura poetica, la cui vicinanza mi trasmette sempre uno senso di tranquillità e sicurezza. Insieme a lui c’era anche il conte Reuss con il quale si riesce a parlare solo in maniera discontinua, ma è un amabile gentiluomo. Mercoledì abbiamo ricambiato la visita a Moscheles, è stato molto educato, ha parlato lentamente e con gravità, come un maestro. Ci ha fatto piacere. Vive a casa di Mendelssohn. Giovedì sera dev’essere sottolineata in rosso. «Prima soirée da mada­ me Schumann». Clara stava molto bene con la sua cuffietta. Circa venti ospiti, incluso un principe. Clara ha suonato i trii di cui ho detto prima; Elise [List] ha cantato un paio dei miei Lieder e uno di Mendelssohn, ma non particolarmente bene. Invece Clara ha immerso tutti quanti nella bella musica, la stessa da cui lei sembra emergere ogni volta fresca e serena. Così abbiamo salutato i nostri ospiti a mezzanotte. Madame Mendelssohn arde in modo così impercettibile, come una can­ dela. Un’immagine molto strana. Mendelssohn era molto affabile, e ha avuto la sua giornata d’artista. E così Moscheles che ha suonato con Clara la sua Sonata in mi bemolle maggiore e poi ha eseguito qualcosa da solo, ma queste ultime cose con molta insicurezza, rigido e mai con un po’ di virtuosismo. 11 II quaderno che porca il titolo UberMusik aus Shakespeares Schrifien. Begonnen im J. 1841, beendigtim J. 1853, (Sulla musica negli scritti di Shakespeare. Iniziato nell’anno 1841 e finito nell’anno 1853). Contiene citazioni dai drammi di Shakespeare scritte da Clara e Robert Schumann. Più tardi queste annotazioni confluiranno nella raccolta Giardino poetico per la musica.

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Venerdì cena dalla signora Kistner, praticamente con le stesse persole che erano a casa nostra. Clara sedeva tra Mendelssohn e il conte Reuss, ed era molto allegra. Un complimento di Mendelssohn la rende felice per ore. Io ero molto contento di sedere accanto a Moscheles. Tutto quel cibo e quel vino eccellenti mi hanno annebbiato la mente e alla fine siamo stati contenti di alzarci da tavola. Il tempo tra l’altro era - se possibile — peggio del solito. Alla sera ho incontrato Verlhulst di ritorno dal suo viaggio a Vienna, aveva delle notizie interessanti. Clara non ha potuto dissimulare la gioia che queste notizie le procuravano. Infine ieri, sabato, abbiamo fatto un po’ di musica a casa di David, più o meno con la stessa gente. L’ottetto di Mendelssohn: un’opera scritta con straordinaria freschezza giovanile. Il settimino di Moscheles ha sfigurato dopo la composizione di Mendelssohn. Ha cantato anche la Schlofi. Mia cognata Therese [Schumann] è qui a casa di Fleischer; sono stato ieri a trovarla. Oggi non posso scrivere più nulla. Clara Schumann

Sesta settimana

Domenica 18 abbiamo provato: Moscheles, Mendelssohn e io, il Concerto in re minore di Bach per tre pianoforti e qualche altro pezzo. Mi pare che negli ultimi tempi Moscheles abbia fatto dei passi indietro, sia nel modo di suonare sia nel comporre. E anche normale, sta diven­ tando vecchio. Perché tanti compositori commettono l’errore di soprav­ vivere a se stessi! Io credo che ognuno di noi dovrebbe rendersi conto del momento in cui comincia a declinare e quindi sapersi ritirare dalla vita pubblica in tempo. Povero Moscheles, mi fa pena: deve essere doloroso vedere che l’entusiasmo per lui diminuisce di giorno in giorno. Lunedì 19. La scorsa settimana il mio caro Robert ha parlato di me davvero con molto affetto, però vorrei aggiungere qualcosa a proposito di alcune frasi come queste: «Un complimento da parte di Mendelssohn la rende felice per ore» oppure «a stento ha potuto trattenere la sua gioia per il ritorno di Verhulst». Sono degli scherzi che non mi fanno onore, se sono scritti in maniera tanto seria. Robert crede di non riuscire a comporre in questo momento, questo lo rende triste e per me è una grande preoccupazione. Non pensa a ciò che ha composto durante lo scorso anno? Forse che lo spirito ogni tanto non deve riposare? Dopo verrà fuori con forza ancora maggiore. Oppure credi che le cose non vadano più bene perché io sono tua moglie? Op­ pure hai delle preoccupazioni a causa mia? Sarebbe terribile e potrebbe mettere seriamente in pericolo la mia felicità nello stare con te. Tu dici:

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«So bene da cosa deriva». Perché non parli più chiaramente? Ti prego di dirmelo la prossima settimana. Non vorrai nascondermi qualcosa — me l’hai promesso! La serata di Mendelssohn al Gewandhaus è stata molto vivace e brillante, ma la musica era troppa e non c’era un vero e proprio spirito a permeare il tutto, cosa che invece si poteva supporre data la presenza di Liszt. Sono state eseguite le due Ouvertures Leonore di Beethoven, il Salmo “Wie der Hirsch schreit” di Mendelssohn, (’Ouverture delle Ebridi di Mendelssohn, l’Hommage à Hàndel di Moscheles, interpretata dall’au­ tore stesso e da Mendelssohn, il Concerto in sol minore di Moscheles e il Triplo Concerto di Bach. L’Ouverture Leonore (la prima) per me è stata il pezzo più significativo della serata. La seconda, sempre in do maggiore, mi pare non abbia la stessa compattezza, pare più che altro l’abbozzo di quella più lunga, tuttavia racchiude anche delle cose stupen­ de e molto interessanti, soprattutto per chi conosce bene la prima. Nel Salmo ha cantato [Livia] Frege con una bella voce piena e un’ottima interpretazione. Dopo molti anni mi ha fatto molto piacere riascoltarla. L’Hommage à Hàndel e il Concerto in sol minore di Moscheles non mi sono piaciuti. Dal punto di vista compositivo entrambi i pezzi non sono brutti, il Concerto in sol minore è scritto in uno stile nobile, ma non è stato eseguito adeguatamente dall’autore. Mi dispiace avere quest’ultima impressione di un compositore. Il Concerto di Bach è andato piuttosto bene; io non ero molto bril­ lante, ma non si può esserlo quando si è spiritualmente esausti da due ore di musica come lo ero io! Bach va sempre affrontato con energia e freschezza. Ora mi auguro che ci sia di nuovo un po’ di pace nella nostra vita, la desideriamo moltissimo. Martedì 20 visita del dottor Tischendorff e la sera sono venute madame Friese e Amalie Rieffel. Sempre le solite vecchie storie! Mada­ me Friese si lamenta della casa, della cucina, della cantina, del marito, dei bambini e non ha più alcuna gioia di vivere. Amalie si accorda con quest’ultima affermazione: vive in un mondo totalmente separato, vede davanti a sé una meta irraggiungibile, è sempre in uno stato d’animo di tremenda agitazione e non può ammettere che ci sia qualcuno mi­ gliore di lei perché questo la rende infelice. Io sono tra coloro che le procurano le ore più amare, lei ammette questo con me, e tuttavia vorrebbe sommegermi con il suo affetto — come può conciliare le due cose? Non può vedermi, né ascoltarmi, però si esalta quando mi vede o mi ascolta — una ben strana persona che si logora, giorno dopo giorno, in uno stato d’animo davvero lacerante. Provo per lei la più profonda compassione!

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Mercoledì 21 sono stata a trovare madame Schmidt (moglie del can­ tante). Li ho trovati tutti e due così teneri uno con l’altro, come fossero appena sposati. Ho pensato a me stessa: «Se soltanto il tuo Robert man­ tenesse il suo amore per te in questo modo lungo gli anni, allora non mancherebbe nulla alla tua felicità» - e credo che sarà così. Naturalmen ­ te vorrà vedere il mio amore per lui e come mi comporto nei suoi riguardi. Non è vero mio caro marito? Giovedì 22 terzo concerto della Stagione. Sinfonia di Mozart, Ouver­ ture del Berggeist di Spohr, David con un nuovo Concerto, la SchoE, Elise [List] ecc. L’Adagio della Sinfonia è ciò che mi ha entusiasmato maggiormente: è così semplice, così calmo, che ti comunica davvero una grande serenità. Cosa riesce a fare Mozart con dei mezzi semplicissimi! Penso che il suo animo sia stato sempre sereno e quieto, perché questo è ciò che la sua musica comunica. L’Ouverture del Berggeist mi ha lasciata insoddisfatta. Non mi è parsa particolarmente fluida - Robert pensa che sia stato a causa dell’ese­ cuzione. David ha suonato magistralmente, però la sua composizione è povera di invenzioni - quell’uomo non ha assolutamente alcun talento per la composizione. La Schlofl ha cantato bene, meglio di tutte le altre volte in cui l’ho sentita — naturalmente bisogna mettere in conto alcuni pas­ saggi non proprio fortunati. La voce era piena e forte, ma nel suo carat­ tere c’è qualcosa di ordinario. Se solo Elise in concerto cantasse la metà di come canta a casa manderebbe in estasi tutti con la sua voce così nobile. Farebbe davvero furore. Anche oggi la paura le ha creato molti problemi. Ha cantato con una voce troppo debole e ha riscosso pochi applausi - Oddio, che peccato! Quella povera ragazza ha studiato così tanto, non le manca nulla per avere un ottimo successo nel mondo e invece deve essere tormentata da una paura che rovina tutto. Credo che diffìcilmente riuscirà a risolvere questo suo problema; è così sensibile che certo non dimenticherà lo scarso successo di ieri e la sua ansia, se possibile, aumenterà ancora. Si struggerà moltissimo, lo so, conosco bene il suo modo di sentire. Un nuovo pezzo “Klànge aus Osten” di Marschner, mi ha lasciata fredda eccetto che per alcuni momenti. Ci sono solo alcuni particolari che meritano di essere messi in luce, lo spirito non è più fresco, ma non bisogna misconoscere che c’è un certo anelito verso la bellezza e la spiritualità. 24 ottobre. Le giornate di ieri e di oggi sono state molto tristi per me, ero e sono ancora molto malinconica. Non ho né le forze né il desiderio di suonare, e in questi giorni suono considerevolmente peggio di prima. Deve essere una condizione fisica, perché mi sento spossata, esausta e

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talvolta mi assale una terribile paura per la mia salute, che già nell’anno trascorso è stata sempre debole. I List, Reuter, Wenzel sono stati un po’ da noi la sera. Elise ha cantato e strimpellato al pianoforte - la prima cosa mi ha fatto piacere, la secon­ da mi ha fatto arrabbiare. Non c’è nulla che odi di più di quando qualcuno strimpella qua e là pezzettini da tutte le arie italiane e peggio ancora con tutte le armonie sbagliate. Per un orecchio musicale è davve­ ro una prova di pazienza. Se solo potessi togliere questo vizio a Elise — ma è un errore che ha radici profonde in lei, visto che da quando la conosco questa è una delle sue occupazioni preferite. Robert ritiene che l’unico punto debole nel canto di Elise sia il cuore, la sensibilità. E una cosa che molte volte ho notato anch’io, infatti il suo modo di cantare non mi ha mai commosso come ad esempio un Lied cantato dalla Devrient o da Pauline Garcia, tuttavia mi è sempre sembrato che nella vita quotidiana lei possegga un modo di sentire che non trova espressione nel suo canto. Perché? Non riesco a capire! - Credo che se si innamorasse allora canterebbe meglio. È vero che l’amore ha un ruolo molto importante, l’ho vissuto anch’io. Quando mi sono davvero innamorata profondamente di Robert, allora sono stata in grado di sentire quello che suonavo, e la gente disse che se il mio modo di suonare era diventato espressivo questo si doveva a un sentimento profondo. Così è terminata anche la mia sesta settimana di felicità! Ogni giorno amo Robert di più e so che aveva ragione quando, in una poesia delicata e tenera che mi regalò come una sorpresa, scriveva: Das Innigste das Gott ersann 1st ein guter Mann «La cosa più grande che Dio ha creato è un buon marito». Ora mi ripeto ogni giorno queste parole e ringrazio Dio che mi ha regalato una tale felicità di poter dire “mio” un uomo così buono. Robert Schumann

Settima settimana: dal 25 al 31 ottobre

Clara è stata male tutta la settimana: è uscita solo per il concerto di giovedì. Oggi comincia a migliorare un pochino. Garetta, non diventar­ mi ammalata. La settimana è stata molto tranquilla. Abbiamo mandato indietro alcune delle persone che erano venute a farci visita. Clara non ha potuto neppure suonare. Così per una volta ci siamo buttati nella lettura, soprattutto Shakespeare, e perfino Jean Paul (Fibels Leben) che Clara inizia a conoscere per la prima volta. Ho anche composto qualcosa:

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Due Lieder dall’Orpheus del 1841 e qualcosa di Eichendorff, e anche quello patriottico e bellissimo di Nic. Becker12. Abbiamo spedito due lettere a L’vov e a Liszt. Dal primo attendiamo una risposta da Parigi, dal secondo forse entro poco tempo da Amburgo. Montag da Weimar, persona molto piacevole e piena delle migliori aspirazioni, ora ci fa visita spesso: trascorrerà qui l’inverno. Giovedì c’è stato un bel concerto (in programma anche la Sinfonia di Schubert che Clara sentiva per la prima volta). Elise [List] ha cantato meglio e con grande successo. Al momento non è più da pensare che lasci la carriera di concertista. Venerdì il dottor Tiscendorff è partito per Parigi. Mi ha fatto questo complimento molto particolare: si è detto contento di non avermi cono­ sciuto prima, altrimenti la sua partenza per Parigi sarebbe stata ancora più penosa. In ogni caso una persona sincera. Il tempo è stato bello per tutta la settimana. Generalmente per coloro che sono ammalati questa è una cosa spiacevole, ma non hanno ragione. È assolutamente peggio essere ammalati con il brutto tempo. Ora lascia che ti conforti, mia cara Clara, e che ti baci, e pensa che ogni cosa diventa sopportabile in una casa in cui c’è amore. Clara Schumann

Ottava settimana

4 novembre. La mia indisposizione non ha fatto ancora un vero e proprio miglioramento, e l’inquietudine cresce di giorno in giorno. Sono assai malinconica e varie preoccupazioni mi tormentano — voglia Iddio che le mie ansie non abbiano ragione di essere! Il mio grande amore per Robert fa sì che io mi tormenti. Vorrei essere per lui una ragione di gioia e invece non gli procuro che fastidi. Sto costantemente sdraiata — è una fortuna che ci siano i libri, altri­ menti sprofonderei nei miei dispiaceri. Domenica scorsa abbiamo avuto a pranzo Montag e Lorenz. La Schlegel ha dato il suo concerto di addio, ma io non c’ero. Pare che anche questa settimana trascorra tranquillamente. Non posso suonare e neppure uscire, di tanto in tanto ricevo una visita dai List, cosa che mi distrae un po’. Tra qualche tempo verrà Franz Liszt — solo per un giorno, ha scritto,

12 Dei due Lieder dall’annuale «Orpheus» del 1841, menzionati da Schumann, esiste soltanto il Blondels Lied tratto da una romanza di J.G. Seidl apparso nell’«Orpheus» del 1842, diventato poi Top. 53 n. 1. Gli altri due Lieder cui Schumann fa riferimento sono Fruhlingsfahrt di Eichendorff, composto il 31 ottobre e Der deutsche Rhein scritto il 2 novembre.

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per trovare Mendelssohn e Robert in incognito, cosa che lo eccita terri­ bilmente. Sono contenta di rivederlo! 5 novembre. Sono venute a trovarmi madame Friedrich Kistner, madame Friese, Amalie Rieffel ecc., e anche Sophie Kaskel, la mia amica di un tempo, ora contessa Baudissin. Sophie era molto gentile, le auguro di tutto cuore ogni felicità: la poveretta ha avuto molti dispiaceri d’amore prima di trovare un marito. Ma non è forse vero che più di suo marito lei ama essere contessa? Non traspare alcuna tenerezza dal suo sguardo, ma invece molta soddisfazio­ ne. La compiango molto, se non mi sono sbagliata. Oggi non sono stata al concerto al Gewandhaus, ma non devo aver perso molto. Elise [List] ha cantato con scarso successo, mentre la SchloE ha dovuto fare il bis della sua aria. Dio solo sa come l’ha presa Elise! Robert dice che quella famiglia non è illuminata da una buona stella e sembra davvero che sia così. Non so dire quanto mi dispiace per lei. Un signor Kufferath ha suonato il pianoforte. Robert ha detto che è molto solido e per questo ha ottenuto un notevole successo. Deve avere anche un notevole talento come compositore. Amalie Rieffel pensa di dare un concerto nel prossimo futuro e oggi è venuta a chiedermi qualche consiglio. Il suo modo di essere è eccentri­ co come il suo modo di suonare. C’è un’inquietudine in lei che rende ansioso chi l’ascolta. Possiede un’abilità notevole, studia con zelo, si sente, ha anche una certa capacità espressiva quando riesce a trovare un momento di calma, cosa che avviene piuttosto raramente. Esegue tutto in maniera precipitosa, vola talmente sulla tastiera che non c’è un suono uguale a un altro e il suo tocco ha acquistato una disuguaglianza sorpren­ dente. Naturalmente le ho detto tutto questo, ma non credo che lei possa correggersi più di tanto. La sua inaudita irrequietezza finisce per trasmettersi anche ad ognuna delle sue dita, e le sue falangi guizzano continuamente. Talvolta mi viene da sorridere, ma in sostanza mi dispia­ ce tanto che non mi stanco di dirle la verità ogni qualvolta mi è possibile e spero che le faccia bene. 6 novembre. Venerdì ci ha fatto visita il dottor Kiihne con la sua fidanzata, la signorina Harkort, una ragazza deliziosa, e mi pare non priva di spirito, se si può giudicare dallo sguardo che è molto vivace. Mi piacerebbe conoscerla meglio, è probabile che andremmo d’accordo! Elise [List] è stata da me ad annunciarmi la sua prossima partenza, cosa che mi ha turbata un po’. Mi dispiace tanto perdere così all’improv­ viso una delle mie migliori amiche, ma ero nell’impossibilità di persua­ derla a cantare ancora una volta, anche se l’avrei fatto con le migliori intenzioni. L’umiliazione cui lei va incontro nei confronti della SchloE non si deve assolutamente ripetere, e certo sarebbe così se lei cantasse di nuovo. La SchloE, come di solito fanno tutti i cantanti, ha fatto il

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possibile per schiacciarla e denigrandola l’ha danneggiata agli occhi del pubblico. In parte è colpa anche di Elise, che nella sua ingenuità ha permesso alla Schlofi di dirle tutto quello che pensava. Gli intrighi dei cantanti sono davvero miserevoli. Io mi sento di nuovo un po’ meglio, e ciò mi ha sollevato dalla mia malinconia, che aveva decisamente preso il sopravvento---------- pensavo che non sarei mai più guarita. Oggi voglio provare a suonare di nuovo. Robert si dedica ai Lieder con grande impegno e ne compone sempre di nuovi; chissà da dove gli vengono loro — le ispirazioni! — L’ultimo, “Der Schatzgràber”13 di [Eichendorff] è concepito splendidamente, un’al­ tra perla nel nostro Libro dei canti. E venuto a trovarci L’vov, l’aiutante dell’imperatore di Russia. È un uomo affabile e pieno di spirito, sulla cui protezione potremmo contare se mai dovessimo andare a Pietroburgo. Ma ci ha sconsigliato di andarci il prossimo inverno, perché ci sarà Liszt e con lui non si può rivaleggiare: dove non entusiasma con la sua arte, stupisce con la sua personalità — abitualmente convivono entrambe le cose, arte e personalità. Da molto tempo questa è una cosa sulla quale rifletto: se anche sono in grado veramente di soddisfare il pubblico, la mia personalità manca di tutte quelle qualità che sono necessarie a procurare successo nel mondo. Quindi mi sono tolta Pietroburgo dalla mente per il prossimo inverno - mi pesa troppo la competizione. Devo dunque starmene qui seduta e tranquilla, senza guadagnare quando potrei farlo tanto facilmente? Tutti mi chiedono perché non vado all’estero — finirò con l’essere totalmente dimenticata, e tra qualche anno, quando forse vorremo intraprendere un viaggio, chissà quali saranno i gusti della gente in fatto di arte! Vorrei davvero viaggiare, quest’inverno e anche il prossimo, e poi lasciare il pubblico, tornarmene alla mia vita di casa e dare delle lezioni. Potremmo vivere senza problemi - pensaci ancora una volta davvero seriamente, mio caro marito. L’vov suona domani mattina un suo Concerto dramatique alla sala del Gewandhaus. Sfortunatamente il mio malessere mi impedisce di pren­ dere parte a questi divertimenti. Nel frattempo dovrò dare lezioni a mada­ me Moody, l’inglese — ciò non sarà di certo un compenso sufficiente. Domenica 8. Oggi mi sono svegliata piena di amore. In questi giorni (e non sono pochi) il mio Robert deve ricevere qualche bacio e lo fa volentieri, hm? — Una volta o l’altra dovrai concedermi di avere una breve conversazione scritta, perché durante tutto il giorno non riesco ad averti abbastanza.

13 In op. 45, n. 1 Romanzen und Balladen.

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Devi raccontarmi tutto della matinée musicale di oggi — questo fa parte della nona settimana. Robert Schumann

Nona settimana: dall’8 al 15 novembre

Nell’ultima settimana alcune cose sono cambiate nella nostra vita quotidiana. I List sono partiti il 9, per ora vanno a Weimar; il 12 Agnes Roller, la nostra domestica, se n’è andata anche lei. Entrambe le partenze ci hanno rattristato. Le condizioni di salute di Clara sono migliorate molto. Lunedì scorso per la prima volta è uscita, e lo stesso ha fatto più volte nei giorni successivi. Ma comunque devi aver cura della tua salute, colombella. La nostra reciproca felicità continua a crescere. Il progetto di fare un viaggio a Pietroburgo è stato abbandonato; forse andremo a Copenhagen. Abbiamo anche parlato a lungo di Parigi e abbiamo deciso che tra qualche tempo ci andremo per un po’. Per il momento però rimaniamo qui. Prima scriverei volentieri ancora un Concerto per pianoforte e una Sinfonia. Di Lieder ne ho composti abbastanza (più di cento), ma non riesco a fermar­ mi. Ho scritto anche quel bel Rheinlied di Becker, che fa parlare di sé tutta la Germania, ed è stato pubblicato da qualche giorno. Questo lavoro mi ha permesso di rendermi conto da solo di quale sia la difficoltà che si incontra se si vuole scrivere una melodia popolare facile da cantare. L’vov è partito già sabato sera. La stessa sera i List sono venuti per l’ultima volta a trovarci insieme con alcuni amici. I nostri ospiti: Kufferath, un artista pieno di talento; Friedrich da Dresda, uno stupidotto che cerca la sua fortuna con Weinlig, la SchloB, la piccola Rieffel, il genio del violino Hilf, Lyser da Dresda e ancora altri. Clara Schumann

Giovedì abbiamo ascoltato al Gewandhaus la Sinfonia in la maggiore di Beethoven, l’affascinante Ouverture alla “Waldnymphe” di Bennet e il violoncellista Griebel da Berlino cui non ha arriso la fortuna. Quel­ l’uomo è molto malato e anche al suo modo di suonare sono mancati un certo slancio e un po’ di entusiasmo, per cui la sua interpretazione è risultata debole e fiacca. La Schlofi si spinge sempre più avanti e dall’am­ mirazione che suscita sembra abbia fatto dimenticare al pubblico tutta la sua antipatia. Robert Schumann

Venerdì sera siamo stati da Livia Frege per una serata musicale. Primo

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atto di Fidelio di Beethoven, Lieder di Schubert e Mendelssohn. La Frege ha cantato bene. Ma nel complesso il tutto era poco interessante. Sabato sera prima soirée al Gewandhaus; Clara non si sentiva abba­ stanza bene per andarci, anche io ero stanco per il troppo lavoro e la troppa musica. Clara ha detto che sembro diverso nei confronti di Mendelssohn. Nei confronti di lui come artista certamente no - lo sai - per anni ho fatto così tanto per contribuire al suo successo, come nessun altro. Noi invece non dimentichiamoci di noi stessi troppo in fretta. Gli ebrei restano ebrei; prima si siedono dieci di loro, poi viene il momento di Cristo. Le pietre che noi abbiamo contribuito a trasportare per costruire il loro tempio della Gloria, possono usarle per colpirci, se capita l’occasione. Perciò il mio parere è quello di non fare troppo. Dobbiamo lavorare e fare anche per noi stessi. Innanzitutto dobbiamo nella nostra arte arriva­ re sempre più vicini al bello e al vero. Clara Schumann

Decima settimana

Domenica 15. Prima di tutto devo dirti, mio caro marito, che concor­ do pienamente con la tua ultima affermazione. Anche io ho avuto gli stessi pensieri. Al di là della grande stima per Mendelssohn artista, sono sempre stata eccessivamente piena di riguardi nei suoi confronti. Voglio seguire il tuo consiglio e non annullarmi troppo davanti a lui, come ho fatto molto spesso. Abbiamo avuto a cena Reuter e Hilf. A proposito di quest’ultimo ho paura che consideri suonare il violino come un puro e semplice virtuo­ sismo fìsico! forse mi sbaglio, non so, ma mi sembra che abbia così poco dell’artista! L’inglese oggi ha la sua terza lezione. Non credo ci sia al mondo qualcuno così privo di talento. È incapace di mettere un solo dito sulla tastiera in maniera naturale. Questo in parte a causa della sua fragilità nervosa (che in lei ha un peso considerevole) e in parte a causa dei cattivi insegnamenti. Ora, questa donna suona la Moses-Fantasie di Thalberg, Stàndchen di Liszt ecc.!!! Come persona è davvero squisita e raffinata, e nulla in lei lascia trapelare la rigidezza inglese. Abitualmente la accompa­ gna la figlia che durante l’intera ora se ne sta seduta immobile accanto alla coda del pianoforte. Per la lezione ricevo 2 talleri. Giovedì 17. Il Rheinlied di Robert da Friese si vende molto e la cosa mi fa molto piacere. La signora Friese mi fa visita sempre più spesso. È una donna di gran cuore, se solo non lo dicesse lei stessa tanto sovente! Mi racconta molte cose di Amalie Rieffel, che è innamorata, vanitosa,

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avara ecc; ma non è adirata con lei, cosa che infatti generalmente non succede, almeno da parte mia. Ci sono alcune cose di Amalie che disap­ provo, ma - mio Dio! — nessuno è perfetto! I Cari li ho visti molto poco e voglio allontanarmi (da lei) sempre di più. E una donna troppo grossolana, diverse volte mi è parso che volesse immischiarsi nelle mie faccende di casa e questa è una cosa che non mi piace. Ritiene che io sia troppo buona con la domestica, che non eserciti abbastanza autorità in casa mia, e pretende che sia d’accordo con lei, ma io ho detto no grazie. Ritengo che ogni influsso estraneo in una famiglia sia dannoso, e soprattutto in un matrimonio dove può distruggere la felicità che si crea, cosa che io e Robert scopriamo sempre più ogni giorno che passa. Se non fossi stata capace di risparmiare a me e a Robert molte ore di disaccordo, questa tiranna (la si può solo definire così) non si sarebbe forse intromessa? Certo! È mio fermo proposito non subire l’influenza di nessuno se non quella di mio marito, che è il solo per il quale io vivo. Mercoledì 18 abbiamo ricevuto da Graf di Vienna la notizia che il mio pianoforte, rifiutatomi da mio padre sino a oggi, si trova da Hesse a Dresda e può essere ritirato pagando 60 talleri. (Mio padre pretende di essere stato lui ad anticipare questa somma che include il trasporto da Vienna a Lipsia, ma io so di averla già pagata di tasca mia due anni fa). Dietro consiglio dell’avvocato Krause che ha accettato il nostro caso, Robert depositerà per ora i 60 talleri di modo che il pianoforte non resti altro tempo in casa d’altri e poi si vedrà se mio padre ha diritto di ricevere questa somma. Quanto sarò felice quando avrò di nuovo il mio pianoforte che mi ha dato così tanti dispiaceri. E stato gentile da parte di Graf scriverci riguar­ do a questa faccenda, dato che mio padre avrebbe voluto che fosse lui, Graf, a riscattare il pianoforte. Talvolta si stenta a trovare una via d’usci­ ta negli innumerevoli intrighi di cui quell’uomo è capace. Ci sono dei momenti di calma in cui in me affiorano sentimenti concilianti nei confronti di mio padre, ma questi sentimenti vengono subito soffocati da un’azione spiacevole o un intrigo malevolo. Quell’uomo vuole estir­ pare dal mio cuore anche il più debole sentimento e inizia a riuscirci. L’inglese è venuta oggi nonostante il cattivo tempo. È un’allieva molto zelante. Oggi ho iniziato con lei il piccolo Valzer in la minore di Chopin. Non lo imparerà mai, come d’altronde non imparerà mai anche l’eserci­ zio più insignificante — non si può fare nulla per porvi rimedio. Con Robert ho fatto visita a Harkort e ai Baudissin, poi lui è stato da Kiihne e io dalla Schlofl. Sono andata a trovare anche madame Meyer che è ammalata. Emma Meyer è l’amore in persona nei miei confronti e non mi lascia mai andare via senza un regalo: anche solo una mela o una pera. Therese Schumann è venuta da noi per annunciarci che presto

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diventerà la signora Fleischer. Questa è una bella scelta e noi due ci auguriamo che duri per sempre; non è affatto una sciocchezza legarsi a un uomo per tutta la vita anche se non accade per motivi di affetto ma per ragioni di buon senso. La serata di oggi è trascorsa per me fra tristi pensieri e lacrime di malinconia che il mio Robert ha scacciato a poco a poco, benché fosse lui a esserne, senza colpa, la causa. Io mi critico in continuazione e non sono abbastanza per lui. Perdonami! Giovedì 19 l’avvocato Krause è stato qualche ora con noi soprattutto per discutere la questione di mio padre. Ho avuto con lui un piccolo diverbio riguardo al modo di suonare di Sophie Kaskel (Baudissin). Non posso sopportare quando la gente esprime un giudizio su cose che nep­ pure è in grado di comprendere. Emilie List mi ha scritto che vuole trascorrere tutto l’inverno a Weimar a causa della debolezza della madre che al momento non può intraprende­ re il faticoso viaggio a Parigi. Elise ha cantato nel teatro della città con grande successo. Venerdì (Giorno della penitenza14) siamo stati a una matinée musica­ le da Hofmeister. La musica per quartetto era brutta, ma almeno il vino rosso avrebbe potuto essere migliore. Amalie Rieffel ha suonato la prima ballata di Chopin, con fuoco, solo che le sue dita sono andate fuori diverse volte. Io credo che la passione non debba mai andare a scapito della precisione perché finisce per togliere quel senso di completa gratificazione. Un’altra cosa che non amo è quando il fuoco consiste unicamente in una velocità inarrestabile, cosa che ad Amalie non succede sempre, ma occasionalmente sì. Questo è un errore che dete­ sto e che ho fatto molto spesso soprattutto nel passato. Avere troppa fretta, per esempio nei passaggi difficili, è segno di inesperienza, se non si accorda con il carattere del pezzo, ma in quel caso sarebbe indicato dal compositore come agitato — però questa è un’altra faccenda! — Sono caduta in un diverbio con Robert a causa di Amalie, ma la cosa è subito degenerata sul personale e per me è stato molto spiacevole. Tempi passati15. Sabato 21 abbiamo restituito la visita a Therese Schumann. Sembra essere felice e non si può biasimarla. La sua situazione la rende comple­ tamente libera da ogni preoccupazione. Tutto questo, insieme alla salu­ te, contribuisce indubbiamente alla sua felicità. Le figlie di Fleischer (in futuro anche sue figlie) sono prive di ogni pretesa, sono ragazze ben educate.

14 Si tratta di una ricorrenza non più celebrata ora come festività. 15 In italiano nel testo.

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Domenica 22 è stata una giornata molto faticosa, come sempre quan­ do si hanno ospiti a tavola, anche se si tratta di una cosa informale. Durante tutto il pomeriggio sono sempre presa da mille ansie, ho paura di aver preparato cose che gli ospiti possano non gradire o di far fare a Robert una brutta figura. Madame Friese, Amalie Rieffel e Verhulst erano gli ospiti di oggi. Dopo pranzo abbiamo parlato molto di musica - Verhulst si è incredibilmente divertito a fare degli scherzi musicali, mentre per gli altri la cosa è diventata subito sgradevole. Amalie era triste per il proprio destino: non è me, non riesce a mettere le dita esattamente come me ecc. Ho cercato di consolarla il più possibile. Ha studiato abbastanza per sapere che queste elucubrazioni sono inutili. — Suo padre ha sicuramente colpa in tutto ciò, credo che lei viva un’esistenza molto triste con lui. Ho finalmente sentito il Rheinlied di Kreutzer, ma l’ho trovato peg­ giore di come me l’avevano descritto. La composizione di Robert è senza dubbio la migliore di tutte, inoltre ha un carattere molto popolareggian­ te ed è facile da ricordare, cosa di cui ci si accorge a mano a mano che passa il tempo. Robert ha scritto tre nuovi magnifici Lieder. I testi sono di Justinus Kerner: “Lust der Sturmnacht”, “Stirb, Lieb’ und Freud’!” e “Trost im Gesang”. Interpreta così bene il testo, lo coglie nella sua profondità come non ho mai visto fare da nessun altro compositore. Nessuno possiede un’anima come la sua. Ah! Robert, se solo tu sapessi quanto mi fai felice — indescrivibile! Robert Schumann

Undicesima settimana: dal 22 al 29 novembre

Questa è stata una settimana serena, trascorsa tra la composizione e molta tenerezza e baci. Mia moglie è l’amore, la premura e la riservatezza in persona. Lo dicono tutti. Ogni giorno di più le tornano forza e salute, così il pianoforte è aperto sempre più spesso. E io non riesco ad allonta­ narmi dal mio — e mia Clara te ne domando perdono. Finché sono giovane e ne ho le forze vorrei creare e lavorare il più possibile, anche se non avessi un demone che mi spinge. Ho terminato un breve ciclo di Lieder su testi di Kerner. Ascoltandoli Clara ne ha provato sia gioia sia dolore, perché per lei il prezzo di questi Lieder sono i miei silenzi e la mia assenza. Questo è ciò che accade nei matrimoni tra artisti: l’importante però è che ci sia l’amore. In settimana abbiamo ricevuto alcune visite, un vecchio corteggia­ tore di Clara, Mainberger da Amburgo; per me Bouillon il cantante, e poi Hering da Bautzen. Sono venuti più volte anche Montag e J. Becker, nonché il pianista Dòrffel. È venuto a trovarmi anche il musi­

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cista Hauschild che ha tratto un Galop dal mio Rheinlied. Il Rheinlied ha provocato molto rumore e molta confusione. Friese ha pubblicato un’edizione scolastica che noi studieremo con i nostri futuri (se Dio vuole!) bambini. Già mi rallegro pensando alla prima canzoncina, alla prima ninna nanna. Sst! Clara Schumann

Dodicesima settimana: dal 30 novembre al 6 dicembre

Lunedì 30. Sicuramente mio marito aveva ragione quando stamane, passandomi il diario, mi ha detto: «Sono un briccone!» A tutta prima l’ho creduto sulla parola, ma quando ho letto sino in fondo ho visto che incorreggibile furbacchione sei. Ma io ti amo lo stesso, con tutte le tue bricconerie. Mi credi? — Una coppia felice in più nel mondo: il signor Voigt e Bertha Constan­ tin, una ragazza davvero superiore, ben educata. Era anche un’intima amica della scomparsa signora Voigt. Loro sono ancora una volta una coppia felice in maniera totalmente diversa da come eravamo noi. Si sciolgono nella delizia: «Mia piccola Bertha, mio piccolo Cari!» Eau de cologne, bonbon, ecc. non mancano mai dalla tasca dello sposo: Bertha tossisce - Oddio datemi un bonbon! «Qui mia piccola Bertha, povera bambina!» Il resto si può immaginare! Questa felicità la lascio a loro, di tutto cuore! - Da parte mia ringrazio Dio di non aver avuto questo tipo di marito, e soprattutto ringrazio di aver avuto Robert e nessun altro. Oggi è venuto Ole Bull. E un uomo molto amabile e pieno di spirito, ha un modo di fare molto simile a quello di Liszt. Oggi c’era il suo concerto. Ero molto impaziente di andarci e l’ho trovato un artista di altissima qualità, originale, interessante e, anche in concerto, molto so­ migliante a Liszt. L’interesse che suscita tuttavia è solo momentaneo e subito avvertiamo la necessità di qualcosa di più solido. Il modo di suonare di Lipinsky o di Vieuxtemps mi ha procurato un piacere più autentico. Sfortunatamente mi sono sfuggiti la maggior parte dei raffina­ tissimi effetti di pianissimo creati da lui, perché non ero nella posizione adatta a recepire tutte le sfumature del violino. Sia in pubblico sia in privato si comporta come un artista, e sicura­ mente esercita su chiunque un enorme fascino. Sua moglie, una france­ se, presente al concerto, luccicava di diamanti (un ornamento che da noi a Lipsia si vede assai raramente) e per di più aveva due splendidi occhi neri. Robert dice che era la persona più insignificante di tutti quelli che c’erano in sala. Questo non riesco proprio a crederlo! Al concerto ha cantato anche Eike, la segretaria di Ole Bull; non c’è molto da dire su questo, solo che dopo una breve indagine nel regno animale abbiamo trovato che assomiglia a un cane volpino.

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Mercoledì 2 dicembre 1840. Siamo stati a far visita a Ole Bull, a Therese Fleischer e Livia Frege, ma abbiamo avuto la sfortuna di non trovare nessuno di loro in casa. A eccezione di madame Bull. È ancora molto giovane e davvero molto graziosa, tuttavia mi ha parlato con una tale indifferenza dell’imminente separazione da suo marito, in partenza per Pietroburgo, che ho perso ogni simpatia per lei. Inizio di nuovo a studiare regolarmente, ma non c’è nulla di allegro nel mio modo di suonare. Se qualcosa mi riesce bene è solo un caso, così non riesco a comunicare alcun autentico piacere, perché suono con ansia e questo l’ascoltatore lo percepisce facilmente. Spesso mi prende la paura di suonare davanti a qualcuno, ma non posso farci nulla, — talvolta mi consolo pensando che dipende da una debolezza fisica. Sono sempre stanca e la tristezza mi insinua il pensiero che le mie forze potrebbero metterci molto tempo a tornare. Per amore di Robert vorrei ristabilirmi presto, perché deve essere insopportabile avere sempre accanto una moglie che si lamenta. Il mio Robert è così affettuoso e affabile quando mi parla che riesce a scacciare tutti i miei pensieri tristi. Il Rheinlied è arrivato alla sua quinta edizione. Robert ha scritto un adattamento per quattro voci maschili e l’ha inviato a Weimar dove verrà eseguito. Ha anche fatto una versione per orchestra e coro che verrà eseguita domenica prossima alla Schiitzenhaus. In quell’occasione ver­ ranno cantati tutti i Rheinlieder e verrà fatta una votazione per vedere quale fra tutti ha fatto la migliore impressione. E un gioco divertente per il pubblico, ma non altrettanto per i compositori. Venerdì 4. Il concerto dato ieri in favore delle vedove dei musicisti è stato brillante sotto ogni aspetto. Mendelssohn che ha diretto il suo “Lobgesang”. Non appena salito sul podio pieno di fiori è stato salutato con un applauso entusiasta e con una fanfara dei musicisti. Il Lobgesang è un capolavoro, ed è riuscito splendidamente, solo un po’ troppo tumultuoso qua e là. I pezzi migliori sono un duetto per due soprani e il coro successivo in re maggiore, che termina con un grandioso pedale. La “Jubelouvertiire” di Weber fa sempre un grande effetto. Dopo tanto tempo è stata di nuovo eseguita la Fantasia per pianoforte e coro di Beethoven. Il pezzo era stato studiato bene, ma nell’esecuzione del signor Kufferath non c’era abbastanza spirito. La Schlofi secondo me diventa sempre più noiosa. Ha cantato un’aria dal Tito di Mozart, ma siamo davvero stufi di ascoltarla. Stasera eravamo da Mendelssohn: Ole Bull ha suonato due quartetti di Mozart e uno composto da lui, quest’ultimo l’ha suonato da solo. I primi mi sono parsi assai noiosi. Robert pensa che sia stata la sua inter­ pretazione a essere molto monotona, l’ultimo brano però l’ha eseguito in modo straordinario e anche dal punto di vista della composizione mi è

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parso migliore di tutti i pezzi ascoltati in precedenza. Nel suo carattere c è una singolare mescolanza di artistico e non artistico. Che effetto può fare un’affermazione come questa: «Io suono un giorno qui un giorno lì e lo farò sino a esaurirmi, perché sono povero e ho bisogno di guadagna­ re?» Sua moglie è di una freddezza davvero glaciale e non sembra avere neppure un briciolo dell’amabilità delle donne francesi, né della loro cultura. Sia Mendelssohn sia Ole Bull mi hanno immediatamente chiesto di suonare, cosa che mi ha decisamente irritata, per cui ho dovuto rifiutare. Se non avessi visto gli sguardi molto significativi di mio marito, che aveva pienamente ragione a non lasciarmi suonare, forse non sarei stata così irremovibile. In pubblico bisogna suonare raramente e per di più stasera non mi sarei certo coperta di gloria, cosa che anche Robert sapeva bene. Sabato 5. Oggi è un quarto di anno che siamo sposati - certo i quattro mesi più felici che io abbia mai vissuto. Ogni giorno mi sveglio con rinnovato amore per Robert e se talvolta sembro triste, quasi scostante, è colpa delle preoccupazioni la cui origine è sempre il mio amore per lui. Mi auguro che tutti i prossimi quarti di anno possano trovarci non meno felici di questo che è appena trascorso. Se c’è qualcosa che al momento può turbare la mia felicità è il pensiero di mio padre che mi fa davvero compassione, perché non può avere idea della nostra felicità. Il cielo gli ha negato un cuore, per cui non ha alcuna percezione di una felicità come la nostra. Ora non ha alcuna gioia e a causa del suo comportamen­ to ha perso non solo me, ma anche tutti i suoi amici, che già non erano molti. È triste e per me lo è ancora di più perché sono sua figlia. Io spero che tu, mio intimamente amato Robert, non sia in collera con me. Il sentimento filiale non si può recidere completamente per cui mi dovrai perdonare le volte in cui avrò tristi pensieri nei confronti di mio padre. Ti vedo corrugare la fronte, ma un bacio davvero tenero, credo, ti farà di nuovo sorridere e inoltre un uomo che possiede un cuore come tu possiedi il mio può realmente sempre sorridere. Mi sento come se adesso dovessi chiederti «stai bene?» e penso che uno sguardo affettuoso potreb­ be significare «sì». Il mio cuore trabocca e avrei voglia di parlare ancora più a lungo con te, ma ho chiacchierato fin troppo e per questo ti chiedo ampiamente scusa. Questa sera l’ho trascorsa da Therese Fleischer — Robert è venuto a prendermi. Therese sembra molto felice e non dovrebbe forse esserlo? Ha ottenuto tutto e forse più di quanto il suo cuore desiderasse. Domenica 6, giornata serena! La scorsa settimana ho letto “Il cuore di Mith-Lothian” di Walter Scott, che ha messo in gioco tutta la mia immaginazione. I caratteri dei personaggi sono delineati alla perfezione, sembra di vederli, e il corso

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dell’azione procede con una naturalezza tale che ci si crede coinvolti in una vicenda reale. Da molto tempo non leggevo un libro così entusia­ smante. Al termine di questo resoconto ti prego, mio caro marito, di perdo­ narmi ancora. Ho fatto molta fatica a raccogliere i pensieri della settima­ na. Ho sempre così tante cose per la testa, innanzitutto il fatto di suonare che potrebbe portarmi alla disperazione se non ci fossi tu che mi consoli sempre così affettuosamente. Ma sono anche molto preoccupata, cosa accadrà di me se le cose non cambiano? Robert Schumann

Tredicesima settimana: dal 6 al 13 dicembre

Un gran numero di lavori urgenti come accade sempre a fine anno, mi costringono oggi ad essere breve. Clara sta bene, è tornata quella di una volta e praticamente la trovo al pianoforte ogni giorno. Ma lei ha ragione, è il minimo che può fare per non perdere la sua tecnica. Più avanti ci organizzeremo diversamente, in modo che Clara possa suonare ogni volta che le faccia piacere. Anche io ho lavorato molto. Il ciclo di J. Kerner è quasi terminato e in questi ultimi giorni ho inviato alcune parti al tipografo. Non dire che sono meschino se in questo diario annoto quanto ho guadagnato que­ st’anno come compositore. Ho già raggiunto i 240 talleri, oltre a questi ci sono 330 talleri per i manoscritti venduti e ne ho ancora almeno per 340 talleri. Questo contribuisce in maniera sostanziale alla nostra vita. Il 6 c’è stata la gara dei Rheinlieder alla Schùtzenhaus16; sembra che sia stato fantastico. Kunze ha vinto il premio. L’entusiasmo del pubblico è sempre grande, Friese ha venduto 1500 esemplari del mio Lied. Montag ha ancora pranzato da noi poi è ripartito per Weimar la sera. Non è un talento particolarmente sviluppato, ma è di carattere buono e degno di stima. 16 Sul «Leipziger Tageblatt» del 5 dicembre 1840 apparve questo annuncio: «Premio per la migliore composizione del Rheinlied. ...Il Rheinlied di Becker è stato musicato 22 volte, ma non è ancora stata scelta la melodia più popolare tra tutte. Invitiamo dunque il pubblico a fare da giudice e a scegliere la composizione che preferisce. Domenica 6 dicembre nella sala della Schùtzenhaus verranno eseguite otto composizio­ ni selezionate. Non verrà reso noto il nome del compositore ma ogni brano verrà contrassegnato con un numero. Alla cassa ogni spettatore riceverà otto numeri e la poesia. Soltanto coloro che sono interessati alla musica e all’essere tedeschi sono invitati a consegnare il numero della composizione che ritengono meritevole del premio. Un comitato di più persone conterà i voti e renderà noto il nome dell’autore della composizione vincente, che verrà poi eseguita da tutta l’orchestra... Ci auguriamo che il pubblico di Lipsia vorrà non solo partecipare ma rendere pubblica la propria opinione...».

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Mercoledì è arrivata una lettera del maggiore Serre con delle proposte di riconciliazione che chiaramente venivano dal padre di Clara stesso. Ciò che noi dobbiamo fare è talmente chiaro che non abbiamo alcuna possibilità di esitare. Di un rapporto tra me e lui, anche solo apparente, non se ne parla neppure. Clara però non deve respingerlo. Per questo motivo quindi abbiamo risposto. Nel concerto di giovedì ha suonato la Rieffel, Clara è stata molto partecipe, cosa che mi ha fatto piacere. Dopo il concerto noi e alcuni altri siamo andati insieme da Friese, la serata è proseguita in maniera divertente e senza formalismo, davvero piacevole. Sabato con Clara alla soirée del Gewandhaus. Mendelssohn ha suona­ to - come solo Mendelssohn può suonare. Ho ascoltato per la prima volta un Trio di Beethoven in mi bemolle; con l’età le “prime volte” diventano rare. È stata una festa per i sensi e per lo spirito. Tra gli stranieri c’era un sedicente teologo, che però vuole diventare musicista — c’era poi Wòhler da Schwerin e la scorsa domenica con Verhulst è venuto l’inglese Smith. Clara ha suonato alcune cose tra cui, particolarmente bene, la mia Fantasia dedicata a Liszt. Ole Bull viaggia ancora nei dintorni. Agnes Roller ha scritto che si è fidanzata. Vicino a noi tutti stanno per sposarsi. Felici coloro che si conoscono e si amano come la mia Clara ed io. Adieu per oggi, caro diario, saluta colei che ti legge. Clara Schumann

Quattordicesima settimana: dal 14 al 20 dicembre

22 dicembre. Questa volta sono in ritardo, caro Robert, nel conse­ gnarti il diario, ma spero di ottenere il tuo perdono perché non mi puoi tacciare di negligenza, cosa che sai bene. Voglio mettere per iscritto tutto quanto riesco a ricordare, anche se molte cose le ho dimenticate. Il 15 a sorpresa è venuta a farmi visita la moglie del maggiore von Berge da Dresda, donna che ho sempre considerato e amato come una persona cara, molto intelligente e sensibile. Era solo di passaggio, per cui ho potuto godere poco della sua presenza. Il 16 c’è stato un brillante concerto al Gewandhaus. Era presente il re [Federico Augusto II] seguito da una gran quantità di persone che nor­ malmente non vengono ai concerti. L’Ouverture dell’Oberon di Weber che ha aperto il concerto non mi ha fatto alcuna impressione, mentre di solito mi entusiasma sempre molto. Mendelssohn ha suonato con David la Sonata in la minore di Beethoven. Come tutto ciò che suona lui, anche questa era magnifica, piena di spirito, ma a parer mio non abba­ stanza grandiosa e nel complesso troppo veloce. Forse l’ha fatto perché non voleva annoiare il re. E forse questa la ragione di quei tempi straor-

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diariamente veloci? Il violino ha dovuto davvero lottare per tenere lo stesso passo del pianoforte. Alla fine c’era il “Lobgesang” di Mendels­ sohn. Non ne ho sentito un gran che perché avevo nostalgia di vedere il mio Robert. Il re ha fatto grandi elogi a Mendelssohn. E poi non so nient’altro. Un giovane compositore di talento, il barone Lòvenskiold da Co­ penhagen è venuto a trovare mio marito. Per il momento non Fho ancora conosciuto. Robert ha lavorato molto questa settimana, ma dal giorno del no­ stro matrimonio non si è ancora trovato totalmente a suo agio, cosa che mi rende triste e mi dà delle preoccupazioni. Abbiamo sofferto molto il gran freddo di questi giorni, il mio povero marito non riusciva mai a scaldarsi. Il pianoforte da otto giorni è passato in seconda linea. Tutto il tempo in cui Robert non c’era ho tentato di comporre un Lied (cosa che lui ha sempre desiderato) e finalmente sono riuscita a comporne tre, che vorrei regalargli a Natale. Non hanno certamente un gran valore, sono soltanto un debole tentativo, per cui conto sul fatto che Robert mi perdoni, e pensi che questo è soltanto un segno della mia buona volontà di realiz­ zare un altro suo desiderio, così come faccio con tutti gli altri. Sii gentile, amico mio, e sii indulgente con questo mio dono che non è un gran che, ma è offerto con grande amore. Dopo le feste penso di studiare di nuovo diligentemente - ne ho un gran bisogno! Cucendo e scrivendo le mie dita si sono irrigidite, ma sicuramente andrà di nuovo bene! Sono assolutamente felice, lo divento sempre di più - se Robert lo è come me, allora non posso chiedere nulla di più. Forse talvolta lo tor­ mento con tutti i miei baci. Invece di diventare più tranquilla (si dice che così accade nel matrimonio) io divento sempre più appassionata - Pove­ ro il mio tormentato marito. Robert Schumann

Quindicesima settimana: dal 20 al 27 dicembre

La settimana di Natale è toccata a me. Quanto vorrei descriverla bene, questa settimana, e dire come la mia adorata Clara mi ha colmato di gioia e di regali. In particolare mi hanno molto rallegrato i tre Lieder in cui lei appare ancora una fanciulla appassionata eppure anche una musicista molto più chiara di un tempo. Abbiamo avuto la bella idea di inserirli insieme ad altri miei Lieder e poi farli pubblicare. Il volume sarà ricco del nostro amore. Oltre a questo ho ricevuto da Clara ancora molte altre cose scelte con cura e anche utili. L’albero di Natale era un capolavoro.

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La mia distribuzione dei doni è risultata assai povera in confronto. La cosa migliore era un regalo di Haslinger da Vienna, l’edizione integrale delle Sonate di Beethoven. Più tardi sono arrivati Reuter, Wenzel e Julius Becker. Clara ha suonato molto e siamo rimasti svegli, tra musica, cibi e bevande, sino alle due. Il primo giorno di vacanza sono venuti a trovarci Lòvenskiold (da Copenaghen) e Helsted, due danesi musicisti. Clara ha suonato alcuni pezzi per loro fra cui anche dei brani dalla Kreisleriana. La sua interpre­ tazione mi è arrivata in fondo al cuore. Il secondo giorno di festa siamo andati a pranzo da Voigt, dove ci siamo abbastanza divertiti. Questa volta Clara sedeva a capotavola, e ancora una volta per un errore perché al posto suo doveva esserci sua suocera. Questa sciocchezza (involontaria) costerà cara. La signorina Moody, l’inglese allieva di Clara, ha avuto la sua ultima lezione oggi. Credo che siano diventate ottime amiche. La sera siamo stati da Therese Fleischer, dove ho potuto conoscere suo marito per la prima volta. Da otto giorni mia moglie mi dà una bella speranza. Che Dio abbia cura di te. Clara Schumann

Sedicesima settimana

Questa settimana, mio caro Robert, mi hai concesso poco, ma sei stato affettuoso in ognuna delle tue parole, e lo sei stato con tutto te stesso, questa settimana come in quella passata. Robert ha descritto le mie gioie natalizie con una tale fretta, che sembra quasi io non ne abbia avute, e invece ho ricevuto dei doni assai generosi. Tre nuove composizioni di Robert, appena pubblicate, mi sono piaciute moltissimo, soprattutto un Lied “Waldgegend”17, scritto per me, che è tra le cose più belle. Poi ha fatto mettere in cornice il regalo di nozze di Henriette Reichmann, un ricamo che rappresenta il sogno di Egmont, infine ho trovato alcune belle monete d’oro, che preferisco a certi regali per me assolutamente inutili. Naturalmente il mio Robert non ha fatto mancare 1’Eau de Cologne^ i saponi ecc. Il 28 sera sono venute a trovarmi Therese Fleischer con le sue figlie, la signorina SchloE, Emma Meyer e madame Schmidt. La prima se n’è andata presto mentre con le altre siamo rimaste insieme ancora per un

17 II titolo è Sebnsucht nach der Waldgegend (Nostalgia del bosco), composto da Robert Schumann il 23 dicembre 1840.

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po’. Poi è arrivato il signor Smith e con mio marito hanno cantato diverse cose, duetti, terzetti e anche un coro tzigano di Robert che ascol­ tavo per la prima volta e che mi è piaciuto moltissimo. Quella sera sembrava che a Robert nulla piacesse tanto quanto madame Smith. È una donna straordinariamente graziosa e io non vorrei essere certo para­ gonata a lei. Poi però ho pensato a tante cose e mi sono calmata. La scorsa settimana ho ricevuto anche la visita del console Shmidt, che mi ha presentato sua madre, una signora molto vivace e spiritosa. Ha mandato a Robert una rivista inglese «Athenaeum» sulla quale è apparso un articolo su di noi scritto da Shorely18, il quale era stato qui in compagnia di Moscheles: Corrispondenza da Nuremberg

Ora una parola in più riguardo alle attrattive musicali di Lipsia. Nòn si deve dimenticare che questa città è la residenza di Rochlitz, il patriarca della critica tedesca, che ha vissuto giorni difficili quando la Allgemeine Musikalische Zeitung ha avuto a che fare con quella cometa di audacia e intraprendenza di Beethoven. Il giornale del cavalier Rochlitz ha ora un altro editore che è diventato meno azzardato nella causa del Romanticismo lasciando il culto dei Liszt e dei Berlioz della nuova scuola alla sua rivale la «Neue Zeitung» il cui direttore signor Schumann non solo ammira dal punto di vista critico, ma emula da quello creativo questi artisti appas­ sionati e sognatori. Le sue composizioni, talora bellissime, equilibrate e affascinanti, innegabilmente sono tra le più evidenti espressioni di misticismo che siano mai state scritte per pianoforte. Questo gentiluomo in ogni caso ha un’aiutante di altissimo livello artistico in sua moglie — meglio conosciuta in Inghilterra con il nome da ragazza, Clara Wieck. Non so come potrei descrivere meglio il suo modo di trattare il pianoforte se non dicendo che non ho mai sentito interpretazioni più libere da ciò che lo zio Selby ha definito «tipicamente femminile» - raramente ho sentito un tocco più deciso, senza esagerazione né violenza, - raramente una comprensione della musica più perfetta, vasta, intelligente. In verità se le interpretazioni di mada­ me Schumann dovessero mancare di qualcosa si tratterebbe allora di un po’ di delicatezza e di civetteria, frivole quando vengono dalle dita di un uomo il quale non potrebbe coltivarle senza privare di forza il suo stile19.

Di questi errori mi lascio volentieri accusare — ho sempre detestato ogni genere di civetteria nel suonare il pianoforte, forse mio padre me ne ha dato motivo visto che ha sempre aspirato a che mi attirassi il consenso del pubblico con dei vezzi sia nel modo di suonare sia nel modo di essere. E una cosa che si può fare con una certa facilità però a me è sempre parsa un’aspirazione poco onorevole e non ho alcun talento per queste cose. 18 La grafìa corretta è Chorely. 19 J.F. Rochlitz era cavaliere dell’Ordine del Sachsen-Weimarischen Weifìen Falken; lo “zio Selby” è probabilmente un personaggio di fantasia o un’allusione letteraria.

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Mi meraviglio che questo corrispondente abbia espresso un giudizio così sicuro dopo avermi ascoltato una sola volta! E comunque ingiusto che un conoscitore e ancora meno un non conoscitore possa permettersi un giudizio, positivo o negativo che sia, nei confronti di un artista. Che sia un non conoscitore lo si capisce dal giudizio sulle composizioni di Robert, che accusa di misticismo! Tuttavia sono d’accordo con Robert, lo stile di quell’articolo è buono. La sera di San Silvestro l’abbiamo trascorsa non particolarmente bene da Therese Fleischer, per cui siamo tornati presto a casa, dove abbiamo iniziato il nuovo anno da soli, ma molto più felici. Abbiamo ringraziato Dio di averci tenuti uniti sino alla fine dell’anno vecchio. Possa tu, mio sinceramente amato Robert, rimanere sempre innamorato di me e piac­ cia al cielo darti sempre più felicità attraverso di me. E ora vorrei in silenzio coltivare ancora un desiderio la cui realizzazione mi renderebbe felicissima (e te non meno di me). Oh, mio caro Robert, vorrei colmarti di cose belle, vorrei vivere solo per la tua felicità - sei davvero totalmente felice? Non c’è nulla nel mio modo di essere che ti dispiace? Dimmelo sinceramente, lo accetterò con tutto l’amore. Il concerto di Capodanno non era dei più brillanti, benché in pro­ gramma ci fossero dei bei pezzi. L’Ouverture del Flauto Magico di Mozart e la Sinfonia in do minore di Beethoven sono piaciute molto. Ma durante l’ultimo inverno ci eravamo abituati ad ascoltare ottime cantanti anche se talvolta le apparizioni della SchloE non sono state convincenti. Oggi invece non solo non abbiamo ascoltato lei ma nep­ pure altre. C’erano solo i cori maschili della Thomanerkirche, che non si sono coperti di particolare gloria. Cantano così meccanicamente che vien voglia di piangere. Il signor Hilf ha suonato le Variazioni di Vieuxtemps e il Tremolo di Beriot con molto virtuosismo, un suono assai gradevole e molta indiffe­ renza. Anche personalmente sembra un essere privo di qualsiasi emo­ zione interiore. È possibile che non ci sia nessuno capace di infondere in quel grande talento una briciola di spirito? Com’è possibile affrontare i tratti più appassionati con una calma impassibile? Mi dispiace per quel­ l’uomo perché si impegna molto. Un giovane talento, Joseph Haindl da Wurzburg mi ha fatto di­ vertire molto - benché suonasse il flauto. Tuttavia suonava straordi­ nariamente bene, con un’ottima interpretazione, aveva anche un aspet­ to gradevole, interessante. Speriamo che non scompaia come molti bambini prodigio! Mi chiedo però perché un talento così abbia scelto il flauto. Il dottor Reuter ci ha fatto dono di due deliziose piante di fiori. La sua attenzione è sempre molto gratificante.

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Nulla mi piace tanto degli amici come questi piccoli segni di attenzione, anche se si tratta di cose piccolissime, o addirittura di due righe amichevoli. Questo mi fa venire in mente Amalie Rieffel, la quale da settimane non si cura di noi, non ha neppure mandato un saluto per il nuovo anno a me, che per lei mi sono sempre augurata il meglio. La sua insensibilità è davvero spiacevole. Gli ultimi giorni di questa settimana sono trascorsi in assoluta calma — io mi sentivo poco bene e anche Robert, cui un raffreddore ostinato ha giocato dei brutti scherzi. Non ho suonato molto, mi mancavano le forze, invece Robert ha composto un bellissimo Wanderlied di Koener20 e ora ha completato un volume di 12 Lieder da Koener21. Questa settimana sono di nuovo stata un po’ prolissa. Abbi pazienza caro marito. Vorrei ancora parlarti un poco del mio amore, ma anche le cose più belle se sono eccessive finiscono con l’essere pesanti quindi per il mo­ mento punctum. Robert Schumann

Una bellissima lirica di Goethe22 Che cosa il tempo più breve mi fa? L’attività Che fa l’ore insoffribili e lente? Il non far niente. Chi nell’abisso dei debiti scende? Chi tollera e attende. Che cosa ti fa assai porre da canto? Non pensarci su tanto Chi agli onori ascende? Chi si difende!

20 Clara Schumann intende J. Kerner. 21 Ibid. Il Lied Wohlaufnoch getrunkenNtnne composto il 29 dicembre 1840 come ultimo dei Kerner Lieder, op. 35. 22 J.W. Goethe, Westostlicher Divan, Buch der Betrachtungen (Divano occidentale­ orientale, libro delle considerazioni). Tefkir Nameh. Il primo verso dice, nella versione corretta: «Was verkiirzt mir die Zeit?». Was verkiirzt die Zeit? /Thàtiwgkeit./ Was macht sie unertraglich lang? /MiiRiggang./ Was bringt in Schulden?/ Harren und Dulden./ Was macht gewinnen?/ Nicht lange besinnen./ Was bringt zu Ehren?/ Sich wehren! (trad. it. in J.W. Goethe, Opere, Sansoni, Firenze 1956).

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Diciassettesima settimana: dal 3 al 10 gennaio

In tutto quest’ultimo periodo Clara deve aver sopportato molto bene e l’ha fatto per me. Io sono stato abbastanza bene. L’idea di pubblicare un volume di Lieder con Clara mi ha dato un entusiasmo nuovo. Da lunedì, lunedì 11, ho terminato 9 Lieder dal “Liebesfruhling”23 di Ruckert nei quali credo di aver trovato di nuovo un accento che mi è particolare. Bisogna che ora anche Clara metta in musica qualche poema dal “Liebesfruhing”. Oh fallo, Garetta! Altri­ menti è come se non avessi fatto nulla. Lunedì 4 abbiamo fatto visita ai giovani Frege; siamo stati bene e abbiamo suonato. Clara ha suonato davvero bene e la Frege ha anche cantato, come sempre molto intonata, corretta, preparata come una pro­ fessionista piena di talento. Durante il concerto di giovedì inaspettata­ mente ho incontrato Ole Bull che sta ancora viaggiando tra le piccole Residenze. È entusiasta del suo nuovo violino. La Sinfonia Storica di Spohr, che abbiamo ascoltato, mi è sembrata indegna di Spohr. - Mi sono incontrato spesso con Lòwenskiold, il danese; però le sue ultime cose non mi convincono molto. Finalmente abbiamo letto qualcosa dall’inizio alla fine: “Edelstein und Perle” di Riickert. Ora bisogna affrontare le Sonate di Beethoven. Le analizzo tutte nell’ordine e ne farò forse un commento generale. Il clima, dopo un gran freddo, sta diventando più dolce. Clara ha molto bisogno di passeggiate. Se tu fossi già qui, primavera. Anche se invecchiamo, la nostalgia della primavera ritorna ogni anno immutata. Ho molti progetti, possa il tempo permettermi di realizzarli, almeno qualcuno di essi. Infine lascia che io ti ringrazi, Clara, per tutto l’amore che mi dimo­ stri giorno dopo giorno, per la tua pazienza e per la tua sopportazione. Senza dubbio tutto andrà per il meglio. Clara Schumann

Diciottesima settimana

Della settimana passata non c’è nulla di particolarmente interessante da annotare. La maggior parte del tempo sono stata male e mi sono sforzata di uscire soltanto per una serata che abbiamo trascorso davvero gradevolmente dagli Harkort. Gli artisti non mancavano: c’erano Men­ delssohn, David, Ole Bull e altri. Mi ero ripromessa di non mettermi al pianoforte, e soprattutto non per il Trio di Mendelssohn, che non avevo 23 Cfr. la nota n. 10 (del Diario II) di Quirino Principe riguardo al “Liebesfruhling”. [N.d.T.]

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affatto studiato. Nonostante questo è andata meglio di quanto pensassi e Mendelssohn, che aveva insistito per farmi suonare, sembrava conten­ to. Quante volte ho verificato su me stessa che l’entusiasmo solleva un artista al di sopra di se stesso. Ci sono dei risultati che non potremmo raggiungere nel nostro stato d’animo abituale e che invece diventano possibili quando l’entusiasmo ci dà tutta la forza e la vivacità necessarie. La signorina Schlofi ha cantato diverse arie di bravura, perché invece non ha cantato dei semplici Lieder tedeschi? Forse che tutti questi gorgheggi non si sentono abbastanza in concerto? Mendelssohn è stato di ottima compagnia - in quell’uomo c’è davve­ ro tutto: vita, spirito! Ole Bull durante la cena ha divertito tutti. Sa parlare molto bene, con fantasia e vivacità, di cose assolutamente futili. Non lascia intervenire nessuno così alla fine annoia. Robert e io abbiamo quasi sempre parlato tra di noi, è la cosa che preferisco in società, quando posso stare vicino a lui. Una sera è venuto a trovarci il cantante Hering. Ha cantato alcuni Lieder di Robert, peccato che non abbia più voce. Nei Lieder di Robert non c’è nessuno che raggiunga l’interpretazione ideale che ho nella mente! Pauline Garcfa sarebbe l’unica, credo, in grado di comprenderli veramente e totalmente. Mi piacerebbe anche solo una volta sentirne uno da lei. A causa della mia indisposizione ho dovuto rinunciare al concerto al Gewandhaus, cosa che mi è costata non poco perché Mendelssohn suo­ nava il Concerto in sol maggiore di Beethoven, che secondo il parere di Robert (dopo tutto era prevedibile!) ha suonato magistralmente. Ho perso così un’occasione che aspettavo da tanto tempo. Già alcune volte ho tentato di lavorare ai poemi di Riìckert che Robert mi ha indicato, ma non viene fuori nulla — non ho alcun talento per la composizione! Mendelssohn è venuto da noi con un inglese che si chiama Horsley. È un uomo molto gradevole e non ha nulla della rigidezza tipica degli inglesi. Amalie Rieffel finalmente si è fatta di nuovo vedere — è venuta a chiedere dei consigli. Le ho detto la verità, quello che penso di lei. Robert non vuole più saperne, - se lei lo sapesse non si consolerebbe facilmente. Sabato e domenica Robert non è stato bene, quasi non poteva man­ giare per il mal di gola. Era molto triste, per lui non poter mangiare è una tragedia e devo dire che ha ragione! Ma domenica sera andava un po’ meglio, la cena gli è parsa buonis­ sima! Io poveretta mi lamento un giorno dopo l’altro, mi alzo nel mede­ simo stato in cui sono andata a letto. Se la causa non fosse un motivo di gioia, avrei perso la pazienza. Ciò che mi rattrista più di ogni altra cosa

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è che riesco a suonare troppo poco e sono senza forze. Già! penso che verranno giorni migliori, in cui io, mio amatissimo Robert, potrò di nuovo renderti felice — sino ad allora abbi pazienza con me. Diciannovesima settimana

E contrario al nostro patto che sia io a tenere il diario questa settima­ na, ma quando un uomo sta scrivendo una Sinfonia non si può davvero aspettarsi che si occupi di altre cose. E persino sua moglie deve mettersi in secondo piano! La Sinfonia è quasi terminata e benché non l’abbia ancora sentita, sono infinitamente felice che Robert sia entrato nel cam­ po a cui, per la sua grande fantasia, egli appartiene. Credo che approfon­ dirà questo sino a comporre solo musica strumentale. La settimana passata era particolarmente ricca di avvenimenti musicali — buoni e cattivi. Ole Bull ha dato, mercoledì sera, una serata di addio, in cui si è dimostrato un interprete di quartetto piuttosto scolastico e nella Sonata in la maggiore di Beethoven con Mendelssohn un pessimo musi­ cista che conosce Beethoven solo di nome, senza essere in grado di capirlo. Con questa serata si è davvero danneggiato. Credo che tutti i musicisti saranno d’accordo. Giovedì 21 sono iniziati i concerti “storici” dedicati a Bach e Hàndel. Non c’è nulla da dire salvo che c’erano troppe cose belle. Mendelssohn all’inizio ha suonato la Fantasia cromatica e Fuga di Bach e nella seconda parte le Variazioni di Hàndel che sono di una bellezza unica, mentre la Fantasia mi resta decisamente estranea. E un caos di passaggi che non mi danno alcun piacere musicale. La Ciaccona (che significa propriamente Ciaccona?) mi è piaciuta moltissimo e l’esecuzione di David era magnifica. Ma a detta di Robert i momenti migliori della serata sono stati il Crucifixus, Resurrexit e Sanctus della Messa in si minore di Bach che anche a me sono piaciuti molto. Hàndel non sarà andato tanto a genio dopo Bach — Bach è troppo grande, davvero irraggiungibile. Lóvenskiold dopo la sua partenza di qui è andato a Copenhagen, dove spero andremo presto anche noi - Che fine hanno fatto i propositi di Robert? Domenica 23. Oggi ho tenuto a battesimo il mio terzo figlioccio, Emma Cari. Ero con il dottor Reuter e l’ispettore Seidendórffer (che tra l’altro è diventato padrino per la 133esima volta) e ho ricevuto da en­ trambi dei bei regali. Il battesimo, tenuto da Padre Simon, era nella Nicolaikirche ed è durato pochissimo, neppure un quarto d’ora. Domenica di solito vengono da noi Reuter e Wenzel, così anche oggi quest’ultimo è venuto con il signor Lampadius, che non è stupido ma terribilmente noioso. Sospetto che sia un teologo, — ha tutti gli atteggia­ menti di un vero pastore filisteo.

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Casa Schumann Ventesima settimana

Oggi, lunedì, Robert ha praticamente finito la sua sinfonia; sembra che sia nata par la maggior parte di notte - il mio povero Robert ha già trascorso scrivendo alcune notti insonni. La chiama “Friihlingssymphonie”, delicata e poetica come lo sono tutte le sue creazioni musicali! Il primo impulso a questa creazione è stata una poesia di [Bòttger] dedicata alla primavera24. Oggi per la prima volta quest’inverno sono stata a un concerto Euter­ pe. Questa sera sentivo un gran bisogno di musica, per cui me la sono davvero goduta, soprattutto la Sinfonia in la maggiore di Beethoven. L’esecuzione mi ha soddisfatto pienamente. Verhulst, nel dirigere, ha imitato in tutto e per tutto Mendelssohn, direi praticamente in ogni più piccolo dettaglio, addirittura in ciò che non sente. Non posso soffrire le copie, Verhulst è abbastanza musicista di suo per riflettere sull’interpre­ tazione di un’opera come questa. Una piacevole gita con mia cognata [Therese Fleischer] mi ha diver­ tita molto. Ho trascorso il resto del pomeriggio con lei. Una discussione con suo marito mi ha infervorata — ritiene infatti che Meyerbeer sia ampiamente superiore a Weber. Di fronte a persone così incompetenti si dovrebbe mantenere il più assoluto silenzio, ma io mi infervoro e non riesco a mandar giù facilmente un giudizio così stupido. Il mio stato di salute in questi giorni sembra voler migliorare. Ciò che ancora poche settimane fa era solo una speranza, sembra essere diventato realtà - sono realmente felice! Martedì Robert ha terminato la sua Sinfonia, che è stata iniziata e finita in 4 giorni. Se soltanto avessimo un’orchestra! Ti devo confessare, mio caro marito, che non avrei mai creduto tu avessi una tale abilità. Mi ispiri ogni giorno più rispetto!!! Livia Frege è venuta oggi con suo marito. Conoscendoli meglio tutti e due mi piacciono sempre di più. Volevano ringraziare Robert per i Lieder che aveva mandato, ne hanno parlato con grande entusiasmo. 24 Nell’ottobre 1842 Schumann inviò a Bòttger il proprio ritratto fatto da Kriehuber con la citazione musicale dell’inizio della Friihlingssinphonie e la dedica: «Inizio di una Sinfonia ispirata da una poesia di Adolph Bòttger. Al poeta per ricordo da Robert Schumann». La poesia di Bòttger suona così: «Du Geist der Wolke, triib’ und schwer/ Fliegst drohend iiber Land und Meer,/ Dein grauer Schleier deckt im Nu/ Des Himmels klares Auge zu,/ Dein Nebel walk herauf von fern/ Und Nacht verhulk der Liebe Stern:/ Du Geist der Wolke, triib’ und feucht,/ Was hast Du all’mein Gliick verscheucht,/ Was rufst Du Thrànen in’s Gesicht/ Und Schatten in der Seele Licht?/ O wende, wende Deinen Lauf,-/ Im Thale bliiht der Friihling aufì». Molto caro a Schumann deve essere stato il tema della primavera che allontana lo Spirito delle Nubi, e quindi ogni oscurità nel cielo e nell’animo dell’uomo e soprattutto gli ultimi versi, «Muta, muta il tuo corso, — Nella valle ormai fiorisce la primavera». [N.d.T.]

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Diario I - 12 settembre 1840-luglio 1841

La Rieffel è tornata a trovarmi ancora una volta, - l’ho rimproverata per il suo comportamento maleducato nei miei confronti. Agnes Roller si sposa oggi, il 28. Mi auguro che abbia tutta la felicità che merita. Il pastore Schmidt, suo marito, possiede una delle più belle parrocchie della Sassonia. La scorsa settima si sono sposati anche Voigt e Bertha Constantin a Schonefeld. Per tutto il giorno sono tornata con il pensiero al 12 settem­ bre. Eravamo invitati al matrimonio, ma io stavo troppo male per fare qualsiasi cosa. Sono stata a trovare la signora Schmidt e l’ho trovata molto cordiale come sempre, ma tutta la sua casa è una gran confusione, davvero una vita da attori! Robert ha cominciato l’orchestrazione della Sinfonia. Dalle sue de­ scrizioni pare ne debbano risultare effetti strumentali molto belli. Nessuno di noi due è stato al concerto di oggi - io non mi sentivo bene e Robert era troppo occupato a pensare alla sua Sinfonia. Tutto il concerto era dedicato a Haydn. In questi giorni non sto suonando nulla; a volte dipende dal fatto che non mi sento bene, altre volte perché Robert compone. Se fosse possibile risolvere l’inconveniente delle pareti sottili! Finirò col dimenticare tutto e questo mi rende malinconica. Da alcuni giorni Robert è molto freddo con me; certo la ragione è molto gratificante e nessuno più di me prende tanto sinceramente parte a tutto ciò che egli fa, però talvolta mi urta questa freddezza, che certo non mi sono meritata. Perdonami per questo sfogo, mio caro Robert, ma talvolta la ragione deve lasciar parlare anche il cuore. Sabato 30 sono andata a fare una passeggiata con i Cari a Stòtteritz e mi ha fatto bene. La sera sono stata al Quartetto, era molto interessante perché Men­ delssohn suonava il suo Trio. Da tanto tempo desideravo sentirlo di nuovo da lui. Poi c’è stato il bellissimo Quartetto in mi bemolle di Beethoven e infine ha concluso Mendelssohn con due delle sue prece­ denti Romanze senza parole e poi altre due nuove. Non conosco nessun interprete le cui esecuzioni mi facciano sentire così bene e realmente non saprei dire in quale genere preferisco sentirlo, suona tutto con la stessa maestria. Mi sarei ancora concessa alcuni piccoli giudizi in relazione a questa serata, ma ho paura, mio caro Robert, di mandarti in collera e certo questa è una cosa che non voglio, lo sai, anche se a volte nella mia ingenuità lo faccio. Probst, il più grande ragionatore del regno di Dio, oggi ha parlato a iosa con me. Ha detto moltissime cose tra cui alcune intelligenti sulle quali ho dovuto - in silenzio - essere d’accordo. Alla fine di questa settimana il mio Robert si è mostrato di nuovo più

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affettuoso con me e io ho ritrovato la mia felicità. Con la Sinfonia va a gonfie vele, Robert lavora moltissimo - e io non ho ancora sentito nulla! La settimana prossima ti lascio il diario - ora esigo senza pietà che il regolamento venga osservato. Se tu scrivessi anche solo due parole questo varrebbe più di dieci pagine scritte da me. Con tutto il mio amore ancora un bacio, mio amato compositore. Quando arriverà la primavera ti cin­ gerò la fronte con la corona che merita la tua Friihlingssymphonie. Ventunesima settimana: febbraio 1841

Ancora per questa settimana mi armerò di pazienza! Comprendo benissimo che la Sinfonia abbia la precedenza e per questo non voglio tormentarti con il nostro diario, caro marito. Racconterò più brevemen­ te possibile quanto mi ricordo della settimana che è appena trascorsa. Il concerto al Gewandhaus, Martedì 4, ci ha portato Mozart. L’Ouvertu­ re del Tito mi ha incantata con la sua freschezza giovanile, Mendelssohn ha suonato il Concerto in re minore e ha concluso l’ultimo tempo in modo particolare, con una cadenza molto bella. Questo Concerto, con il suo lin­ guaggio così diretto, mi ha coinvolta straordinariamente. Non conoscevo ancora “Das Veilchen” come peraltro nessuno dei Lieder di Mozart ed ero del tutto “en enthousiasme”. Il Lied mi ha commosso per la sua assoluta semplicità e proprio per questo mi ha fatto un’impressione tutta particolare. La Sinfonia con la fuga finale è venuta magnificamente e nel complesso tutto il concerto ha avuto un risultato eccellente - Ho sperimentato sovente che Mozart mette in uno stato d’animo sereno e felice, anche le sue opere mi danno la medesima impressione. Questa settimana mi sono liberata di alcune visite di cortesia che pesavano sulla mia coscienza. Madame David, madame Harkort e i Mendelssohn sono stati contenti di vedermi. Dovunque si sente parlare di malattie o del gran freddo - questo è praticamente tutto. Sono arriva­ ta da Mendelssohn mentre stava festeggiando il compleanno, era circon­ dato di regali e auguri — io modestamente ho aggiunto il mio. Alla fine il 6 abbiamo ricevuto da Berlino la notizia della morte di BargieL Non è stata una sorpresa per noi, perché l’aspettavamo da un giorno all’altro. È morto il 4 e sembra abbia sofferto molto. Ora sta meglio! Era un uomo di grande rettitudine, ed è vissuto sempre, anche nei giorni della malattia, con un’assoluta dedizione all’arte, di cui peral­ tro aveva una conoscenza profonda. Mi auguro che non appena mia madre si sarà sollevata da questa dolorosa perdita, possa avere un periodo di tranquillità, perché ne ha bisogno; la lunghissima malattia del marito l’ha completamente distrutta. Lui è stato ammalato cinque anni, durante i quali mia madre ha dovuto sobbarcarsi ogni responsabilità. Spero che il cielo ora le conceda giorni di

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maggiore serenità, liberi da preoccupazioni. In questi momenti di necessità mi assale il pensiero: «Ah se fossi ricca, e potessi esserle di aiuto!». Oggi, sabato 7, è arrivato Thalberg e ha dato un concerto per i musicisti anziani e ammalati, cosa che mi è dispiaciuta moltissimo, per­ ché avevo intenzione di fare la stessa cosa, solo tra un po’ di tempo. Nonostante tutto però mi ha rallegrato molto sentirlo di nuovo, questo dominatore del pianoforte. Al termine della settimana non posso esimermi dal dire quale affetto mi dimostra il mio Robert, e vorrei assicurargli che questa è la mia più grande felicità. Ci crederà? Ventiduesimo, settimana

Lunedì 8 è venuto Thalberg e ha suonato deliziosamente bene il mio pianoforte. Non esiste una tecnica più perfetta e i suoi effetti devono far perdere la testa agli intenditori. Non si lascia sfuggire neppure una nota, le scale sembrano collane di perle e le ottave sono le più belle che io abbia mai sentito. La sera al concerto ci ha di nuovo deliziato, e me in parti­ colare, grazie a uno studio in cui ha creato uno straordinario effetto pianistico. Comunque debbo ammettere che preferisco sentirlo suonare in una stanza e mi piace osservare le sue mani mentre suona, ha una bellissima mano pianistica. Tanto mi piacciono le sue interpretazioni, tanto poco invece le sue attuali composizioni, che paragonate a quelle precedenti mi sembrano molto deboli. Mi dà l’impressione di voler imitare Liszt, laddove però gli manca lo slancio interiore. Dopo il concerto abbiamo cenato insieme con Thalberg, Mendels­ sohn, David ecc. all’Hotel de Bavière, dove non ero più stata da quella infelice sera dopo il concerto di Gerke. Oggi le cose sono andate diver­ samente e lo champagne ci è piaciuto molto di più di quella volta. Martedì 9 Thalberg è partito per Breslavia e Varsavia. Presto non ci sarà più una città in cui egli non sia stato. Mercoledì 10, quando sono tornata a casa dalla mia passeggiata, ho trovato il maggiore Serre e sono stata molto felice di rivederlo. Tutta la nostra conversazione però si è svolta intorno all’argomento della ricon­ ciliazione con papà. Egli non sa proprio nulla di ciò che è accaduto nell’ultimo anno, per cui ritiene che sia tutto molto più semplice. Avrei dovuto consegnargli alcune righe per mio padre, mentre al momento l’ho citato in tribunale per ottenere la restituzione di ciò che mi appar­ tiene. Solo chi conosce gli intrighi di cui è capace quell’uomo, può dare un giudizio al di sopra delle parti su tutta la questione e le sue conse­ guenze. Il buon maggiore non può farsi un’idea di un tale carattere. Al di là di tutto è così infervorato su questa faccenda che forse gli riuscirà di convincere mio padre a una restituzione volontaria dei miei oggetti e

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del pianoforte, cosa che mi sarebbe infinitamente cara. Almeno non sarò più in conflitto con lui. Da Graff ho ricevuto una lettera - mio padre lo sta di nuovo tormen­ tando con le sue cabale riguardo al pianoforte - è abbastanza per portare una persona alla disperazione. Per il concerto dell’11 al Gewandhaus è stato scelto Beethoven. Non c’è nulla da dire al riguardo, nulla che non sia stato detto mille volte. Oggi era la terza volta che ascoltavo la Nona Sinfonia. I primi due movimenti mi sono piaciuti moltissimo, meno gli altri due, che non ho ancora capito, non ne ho ancora trovato il bandolo. Il signor Goulomy (un russo) ha suonato il concerto per violino in re maggiore con gran virtuosismo e anche una certa energia, ma senza afflato poetico. Una grande sorpresa è stata l’apparizione della SchròderDevrient, presente in sala. È stata lei nell’Adelaide a sostituire la Schmidt che non stava bene. Il pubblico l’ha accolta con applausi interminabili. Esultavo dentro di me per aver avuto ancora una volta la possibilità di ascoltarla. La ammiro così tanto e la considero il mio ideale tra le cantan­ ti drammatiche. Domenica abbiamo avuto a tavola Pfund e Wenzel, dopo abbiamo fatto un po’ di musica. Intendo dire che Robert ha suonato la sua Frùhlingssymphonie, da cui emana davvero un calore primaverile. Noi l’abbiamo ascoltata. Sentivo tornare in me le forze e diventavo musicista. Mi pia­ cerebbe parlare ancora di questa Sinfonia, ma sarei solo capace di parlare dei boccioli, del profumo delle violette, delle foglie fresche e verdi, del volo degli uccelli, in una parola di tutto ciò che cresce e si rinnova con il ritorno della vita. Non ridere di me, caro marito! Anche se non so esprimermi in maniera adeguata ciò non significa che l’afflato poetico di quest’opera non sia penetrato a fondo dentro di me. Terminando questa settimana ti bacio con tenerezza infinita, non solo per la tua Sinfonia ma per il cuore da cui è nata. Robert Schumann

Ventitreesima settimana: dal 14 al 21 febbraio

Ora, dopo cinque settimane di silenzio torno a te mia amata lettrice. Come vorrei essere in grado di descrivere adeguatamente tutto quanto è accaduto! Ma naturalmente tu già conosci la maggior parte delle cose. La Sinfonia mi ha regalato molte ore felici. E praticamente finita, sarà tuttavia un’opera solo quando la si potrà ascoltare. Spesso ringrazio lo spirito buono che mi ha reso possibile creare un’opera così vasta con tanta facilità, in così poco tempo. L’abbozzo di tutta la Sinfonia era pronto in 4 giorni, questo dice molto. Ma ora dopo molte notti insonni mi sento esausto. Come una giovane donna che ha appena messo al

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mondo un figlio: certamente leggero e felice, ma anche sofferente e pieno di dolori. Clara lo sa bene e si stringe a me con raddoppiata tenerezza, tra qualche tempo la ricambierò. E poi non finirei mai se volessi raccontare di tutte le testimonianze d’amore che Clara mi ha dato negli ultimi tempi. Potrei cercare tra milioni di donne, ma non ne troverei nessuna che come lei sappia dimostrare tanta indulgenza, tanta attenzione. Ora lascia che io ti baci, amatissima sposa, che amo e ammiro ogni giorno di più. Il resto del tempo è trascorso in una calma quasi monotona. Pensiamo molto alla primavera e vorremmo evadere un po’ all’aria aperta, perché ne abbiamo bisogno entrambi. Un viaggio a Teplitz non è affatto improbabile. Potremmo anche dare un concerto insieme. Se potessi far eseguire la Sinfonia sarebbe un gran vantaggio per me. Anche Clara lo sa, ma per il momento non si sente ancora di decidere. Tuttavia bisognerà risolversi in breve tempo e poi cogliere questa opportunità con determinazione. Un po’ meno di modestia credo che non nuocerebbe a nessuno dei due, perché non siamo fatti per la vita ordinaria, con le sue astuzie e i suoi artifici. Però con il lavoro e lo sforzo sincero si raggiungono sempre le mete. Che il nostro buon genio faccia il resto per noi. Persone ne abbiamo viste poche in questi ultimi tempi; tra gli stranie­ ri Thalberg, il maggiore Serre da Maxen, il giovane danese Hellstedt, A. Bòttger, il traduttore di Byron, il maestro Lampadius e più spesso Wen­ zel e Reuter. Domenica scorsa, il 21 sera abbiamo festeggiato con una piccola bottiglia di champagne; sono ore felici quelle trascorse seduti accanto alla propria moglie a gioire mentre fuori è ancora inverno e fa freddo. Non c’è nulla di più bello di questo, soprattutto quando si è terminato un lavoro e si ha l’intenzione di iniziarne presto uno nuovo. Così era quella sera, e noi abbiamo festeggiato spesse volte in questo modo. Della ventiquattresima settimana scrivi adesso tu, Garetta, così con­ tinuiamo come prima. Clara Schumann

Ventiquattresima settimana

Il mio caro Robert ha parlato di me in termini così affettuosi e lusin­ ghieri che non saprei rispondergli; così mi accontenterò di ripetere ciò che ho già detto mille volte: il suo amore mi rende indicibilmente felice. Partecipiamo a una felicità che mai avevo conosciuto prima — mio padre ha sempre denigrato questa cosiddetta felicità domestica. Come compatisco chi non la conosce! Vive la vita solo a metà! Questa settimana è trascorsa nella più assoluta tranquillità. Al Gewandhaus c’è stato un concerto piuttosto noioso, il tempo è stato orrendo, il

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cielo è ancora pesante di neve e la mia nostalgia per la primavera diventa sempre più forte. Il progetto di Robert di fare un viaggio mi occupa la mente e il cuore, mi fa felice come una bambina, speriamo che si avveri! Sabato 27, dopo due anni di separazione, ho ottenuto infine da mio padre la restituzione del mio pianoforte. Sospetto che sia stato il maggiore Serre a renderla possibile. Vederlo mi ha dato una grande gioia e anche una profonda malinconia. Il triste passato è tornato davanti ai miei occhi, e tuttavia non posso impedirmi di avere un certo affetto per mio padre. Il mio Robert non me ne vorrà di certo, è stato così paziente e buono quando ha visto le mie lacrime! Il pianoforte benché un po’ consumato a forza di suonare è ancora bello sia esternamente sia all’interno. Il giovane Frege è venuto a invitarci personalmente a una soirée. Non è affatto così stupido come molta gente dice - penso che sua moglie sia in parte responsabile di queste voci perché lo tratta sempre en bagatelle in presenza degli altri, cosa che spesso mi urta. Tuttavia conoscendola bene anche lei è una persona assolutamente piacevole. Il resoconto di questa settimana sarà breve, per il semplice motivo che non ci sono stati avvenimenti degni di rilievo. Ho letto molto e per la prima volta un romanzo, “Notre Dame”, di Victor Hugo, che però ho trovato disgustoso. E pieno di cose frivole, ordinarie, inco­ erenti, inverosimili, in tutta l’opera è impossibile trovare un solo carattere nobile, nulla se non la più folle insensatezza che a volte lascia esterrefatti. In lingua originale deve essere scritto senz’altro con spirito — questo genere di opere sono soprattutto per i francesi, che amano le vicende orripilanti e grottesche; cose, queste, che fanno orrore al sano spirito tedesco. Anche Robert l’ha letto e non l’ha trovato migliore di quanto l’abbia trovato io. Il nostro stato di salute non era dei migliori questa settimana! soffro continuamente di mal di testa e Robert è in uno stato vegetativo — si è stancato così tanto con la Sinfonia - andrà di nuovo meglio, solo non deprimerti amico mio! Robert Schumann

Venticinquesima settimana: dal 1° al 7 marzo

La Sinfonia mi ha preso ancora molto tempo. Ma ora respiro più liberamente e intravedo la fine del lavoro. Ci sono state ogni sorta di distrazioni e inviti. Il 1 ° marzo siamo stati a pranzo da Harkort, dove ci siamo divertiti con una compagnia molto ben selezionata. La sera c’è stato il concerto della Schlofi.

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La sera del 2 siamo stati dai giovani Frege. C’era una gran festa ed era presente anche Mendelssohn. Clara ha suonato e si è fatta apprezzare giustamente da tutti, cosa che mi fa sempre un grande piacere. Il 4 madame Duflot-Maillard è venuta a trovare Clara. Più tardi l’abbiamo ascoltata in concerto. Venerdì 6, con la mia partitura sono stato da Mendelssohn. Ero molto ansioso di sentire il suo parere. Ciò che ha detto mi ha fatto un enorme piacere. Vede e coglie sempre la cosa giusta. Mi ha sorpreso vedere come la maggior parte delle sue correzioni riguardavano i passaggi che io avevo rivisto, e in generale corrispondevano a quanto io avevo scritto nella prima stesura. Questo conferma la sua capacità di osservare in maniera molto approfondita. Mentre lo salutavo mi sono lasciato sfuggire un’osservazione stupida al riguardo di Clara, e la cosa mi ha tormentato per tutto il giorno. La sera gliel’ho confessato perché non riuscivo a trattenermi oltre. Si era mostrata così buona e gentile, come sempre è quando sta bene fisicamente. A tavola c’era con noi il giovane Hellstedt da Copenhagen, che qual­ che giorno più tardi partiva per l’Italia via Vienna. Ci piace sempre di più. Scritto in tutta fretta. Perché arriviamo sempre al concerto all’ultimo momento ecc. ecc. come verrà riportato più tardi. Clara Schumann

Ventiseiesima settimana: dall’8 al 14 marzo

In questa settimana ci sono stati molti avvenimenti. Lunedì siamo andati all’ultimo concerto Euterpe che si è concluso degnamente con la Sinfonia in do minore di Beethoven. Dopo tanto tempo sentivo di nuovo la Franchetti, ma mi è dispiaciuto per lei, perché non c’è più alcuna traccia di voce. Martedì la Duflot-Maillard ha tenuto un infelice concerto alla piccola sala della Borsa. Anche se Hofmeister aveva scelto la sala più piccola di tutta Lipsia era ancora troppo grande, c’erano molte sedie vuote. La cantante avrebbe meritato di più. Il suo periodo migliore è passato, tuttavia ha studiato molto ed è migliore di molte altre che ho sentito, soprattutto nei passaggi di scale cromatiche ascendenti. Il suo è il meto­ do italiano, ma in quella sala la sua interpretazione era troppo appassio­ nata, esagerata. La sua personalità ha qualcosa di ammiccante e più che altro, come dice Robert, suscita compassione, cosa che pare anche a me. Se non si fosse messa nelle mani di Hofmeister sarebbe stato meglio per lei, perché è un impresario pericoloso.------------- Amalie Rieffel ha suo­ nato una Fantasia di Thalberg nella maniera più noiosa e il Poème d’amour di Henselt nella maniera più superficiale che si possa immagi­

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nate. Talvolta vien da pensare che nessuno può superarla nel suo disor­ dine. Le manca il padre! Mercoledì 10 è venuto a trovarci Mendelssohn e per alcune ore ha discusso con Robert della Sinfonia. Gli piace molto, cosa che mi rallegra straordinariamente. Se tutte le parti fossero già scritte! Sarà un lavoro molto pesante. Mendelssohn mi ha sorpresa con un regalo delizioso: “Hermann und Dorothea” di Goethe in una piccola edizione rilegata, molto graziosa. Mi ha fatto ancora più piacere quando con tutto il mio imbarazzo sono riuscita a ringraziarlo per questa inaspettata attenzione da parte sua. Ora Fho anche letto e mi sono deliziata per quella bella, limpida lingua di Goethe e per il modo delicato in cui sono tratteggiati i caratteri dei personaggi. Presto lo leggerò ancora una volta. Venerdì siamo stati da Voigt. C’era Mendelssohn con miss Horsley, una graziosa inglese: David e altri. Ho suonato molto per via delle insistenti richieste di Mendelssohn. Non smette mai di fare così e spesso mi mette in imbarazzo. Vorrei solo sapere se davvero gli piace tanto sentirmi suonare! (Qui Robert fa una faccia arrabbiata! Vero?) Mi sono piaciuti molto alcuni Lieder scozzesi con violino e violoncel­ lo di Beethoven cantati da Schmidt e magnificamente accompagnati da Mendelssohn. La cena era noiosa! In casa si riconosce la personalità di Voigt da una miriade di piccole stupidaggini. Aveva decorato il ritratto di Men­ delssohn con una ghirlanda che cadeva fin sul naso. Il più noioso dei quartetti ha portato al limite il disagio della compa­ gnia. La cena si è protratta sino a mezzanotte e alla fine tutti noi abbiamo respirato con gioia l’aria fresca. In settimana abbiamo avuto anche un pranzo da Voigt, ma sono rien­ trata molto affamata - la padrona di casa a quanto pare deve aver fatto conto di avere ospiti ben più delicati di quanto non siamo io e Robert. Abbiamo avuto anche alcune giornate di stupendo tempo primaveri­ le. Mai come in questi giorni si prova tanta gioia di vivere, ci si mette al sole, tra i fiori, alla finestra e si vorrebbe abbracciare il mondo intero. Venerdì (venerdì santo?) erano sei mesi dacché siamo sposati. Come sono trascorsi in fretta questi mesi e quanto siamo stati felici! Se Robert continua a essere così innamorato allora non c’è donna più invidiabile di me. Sabato c’è stata l’ultima serata di musica da camera. Il Quintetto in do maggiore [di Beethoven] mi ha dato molta emozione, come nulla da un po’ di tempo a questa parte. Mendelssohn non sembrava particolar­ mente animato nell’esecuzione del suo Preludio e Fuga. Dell’uno e del­ l’altro mi sono fatta un’opinione differente, comunque la sua interpreta­ zione non mi ha toccato in maniera particolare. La Sonata di Mozart di David l’ho sentita solo a metà.

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Diario I — 12 settembre 1840-luglio 1841

Domenica hanno pranzato da noi il dottor Hirsch con Reuter. Il primo mi piace sempre meno, tutto ciò che dice è così superficiale, non cè alcuna solidità in lui, ed è lo stesso quando canta o suona. Mio padre è stato qui la settimana scorsa! Le sue affermazioni, grezze come è lui, hanno ucciso in me ogni sentimento che poteva aver risve­ gliato. Non penso ad alcuna riconciliazione ora; non dovrei forse sapere che ogni sguardo amichevole per lui è una premessa per potermi giocare con più certezza uno dei suoi tiri? Quell’uomo non ha dunque alcuna coscienza? non si commuoverà mai? Riguardo al pianoforte le cose non stanno così come avevo pensato all’inizio. Il maggiore Serre e il nostro avvocato Krause si sono lasciati raggirare dalla promessa che dopo averli ricevuti, avrebbe restituito i 60 talleri - ora i 60 talleri li ha lui in tasca e se la ride di noi - neppure da pensare a una restituzione. Rabbrividisco al pensiero di cosa deve esserci nell’anima di quell’uomo. Ora devo ottenere ciò che mi appartiene - sono curiosa di sapere quali nuovi imbrogli ha escogitato. Sto studiando senza sosta per il concerto e il copista lavora notte e giorno alla Sinfonia. Robert lavora al suo giornale, che ora lo annoia decisamente, cosa che comprendo bene visto che si occupa continuamente di musica! Poveretto! La prossima settimana - caro il mio sposo - ti prego di scrivermi un resoconto un po’ più lungo, l’ultimo era così corto, sembrava quasi che non lo facessi volentieri. Sia come sia però noi restiamo sempre buoni amici e ci amiamo sinceramente e profondamente. Sei d’accordo? Robert Schumann

Ventisettesima settimana: dal 14 al 21 marzo

Il nostro progetto di un concerto prende forma. Il giorno dovrebbe essere il 27 e stiamo lavorando alacremente e senza sosta. Ma qualche volta ci siamo lasciati attirare da queste belle giornate che annunciano la prima­ vera e abbiamo fatto una passeggiata all’aria aperta. Come è dolce vivere con una donna così amabile e affettuosa. In verità bisogna che la mia prossima Sinfonia si chiami “Clara” e la dipingerò con flauti, oboi e arpe. Cosa ne pensa la mia Garetta? I concerti sono ovunque al termine e resta solo il nostro. L’ultimo al Gewandhaus è stato giovedì scorso. Ha cantato la Schròder-Devrient. Cla­ ra ha parlato molto con lei. Pensavo meravigliato a qualcosa di filosofico, finché Clara non mi ha spiegato: la Schròder-Devrient si è offerta di fare la madrina al nostro bambino. Quando le donne si incontrano è esattamente come quando ci incontriamo noi uomini. Mi ha divertito. — I Lieder di Schubert cantati dalla Schròder sono stati la cosa che ho preferito.

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Casa Schumann

Che cosa si agita in lei! Come se conoscesse tutti i segreti del cuore! Una vera attrice, che può chiederti di fare la madrina mentre un attimo dopo ci porta alle lacrime con i suoi toni carichi di dolore. Ma una donna di casa, una moglie, una madre, non può essere una tale artista, infatti lei non è nessuna di queste. Clara è andata con lei anche da Brockhaus. La serata deve essere stata interessante. Io ero in uno stato d’animo asociale e non sono andato. L’altro ieri dalla contessa Baudissin con Clara. A tavola Sophie (von Baudissin) ha fatto molte osservazioni, cosa che da sola mi trattiene dal voler approfondire la sua conoscenza. In particolare mette in mostra, anche nella musica, quel senso di chiaroveggenza e di penetrazione caratteristico di ogni ebreo o ebrea. Ha suonato alcune sue composizioni e anche Clara ha suo­ nato. La madre [Baudissin] sembra una persona eccellente. La figlia Philip­ pine più superficiale, ma non priva di educazione. Il conte ha detto cose molto pertinenti e sensate. Ci siamo lasciati in termini molto amichevoli. Ieri è venuto da me Schmitt da Francoforte, un uomo molto faticoso che pensa troppo - metà filisteo, metà (vero) artista. Però è cortese e si è espresso con molta amabilità. Al pomeriggio Mendelssohn, con il quale stiamo trattando per il con­ certo. Appena arrivato ha suonato con Clara un Concerto di Bach per due pianoforti e poi una sonata di Mozart. Amore e venerazione sono due sentimenti che si provano per lui ogni volta che lo si incontra. È anche un politico, ma questa è solo la centesima parte del suo essere multiforme. Mi ha fatto molto piacere sentire da Mendelssohn che anche lui il primo anno del suo matrimonio ha tenuto con sua moglie un diario analogo al nostro25, ma poi lo hanno abbandonato. Noi non vogliamo questo. Clara Schumann

(certamente no). Clara Schumann

Ventottesima settimana: dal 22 al 29 marzo

Questa settimana è trascorsa tutta nella calma, eccetto venerdì, giorno che ci ha portato molta gioia. È stata provata per la prima volta la 25 Di questo diario di Félix e Cécilie Mendelssohn riferisce Ferdinand Hiller (in F. Mendelssohn-Bartholdy, Briefe undErinnerungen, Kòln 1878): «Non bisogna dimen­ ticare che Cécilie era anche un’abile e dotata pittrice. Un diario unico nel suo genere, che lei teneva insieme a Félix e ...che contiene testi e disegni di entrambi...». Il diario si trova ora nella Bodleian Library di Oxford. Parti di questo diario, soprattutto i disegni, sono pubblicati in: Jacques Petitpierre, Le Mariage de Mendelssohn, 18371937, Paris 1937.

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Diario 1-12 settembre 1840-luglio 1841

Sinfonia di Robert e con grande soddisfazione di tutti è risultata magni­ fica. E un capolavoro di invenzione e di realizzazione. Mendelssohn ne era affascinato e ha diretto con infinita cura e attenzione. Al pomeriggio abbiamo fatto una passeggiata musicale a Connewitz non abbiamo pensato ad altro che alla Sinfonia e ne abbiamo ripercorso ogni singola bellezza. Robert pareva felice — e io non lo ero meno! Ogni giorno riconosco meglio quale tesoro di poesia c’è in lui e a costo di ripetermi dirò che ogni giorno lo amo di più — ma non potrò onorarlo e apprezzarlo mai abbastanza. Perdona mio caro Robert questa piccola effusione del cuore — e con l’aggiunta di un bacio? Sabato 27 Mendelssohn ha portato il Duo che ha composto per il mio concerto. L’abbiamo suonato, ma non gli è piaciuto ed è montato in collera perché pensava che alcune cose fossero più belle. Ci ha suonato alcune romanze senza parole e un canto popolare di una bel­ lezza unica. Sentirlo suonare mi ha messo una grande malinconia, non osavo più pensare al mio modo di suonare. Lo sguardo di Robert era illuminato di gioia, l’ho visto ed era così doloroso per me, sentivo che mai avrei potuto offrirgli un’esecuzione altrettanto bella. Più tardi mi sono vergognata delle lacrime che avevo pianto alla presenza di Men­ delssohn, ma non ero riuscita a trattenerle perché ci sono momenti in cui il cuore trabocca. Domenica sera ero dai Mendelssohn, abbiamo ancora suonato più volte il Duo — la collera si era calmata e sembrava aver lasciato il posto a una certa soddisfazione. Oggi l’ho visto fare il padre di famiglia in mezzo ai suoi deliziosi bambini e ho pensato molto al mio Robert! Miss Horsley è un’inglese davvero affabile e possiede un calore che non ho mai creduto possibile per un’inglese. Il suo piccolo album, che racchiude molti autografi, include anche il mio nome. Questa sera Robert non mi ha accompagnata — era esausto e non aveva piacere, ma si sarebbe certo trovato bene. La prossima settimana, la più importante dal nostro matrimonio, la lascio a te, mio amato Robert, e pensa che dovrai essere gentile con il mio primo debutto come Clara Schumann. Robert Schumann

Ventinovesima settimana: dal 29 marzo al 4 aprile

Il 31 concerto della coppia Schumann. Serata felice, che rimarrà in­ dimenticabile. La mia Clara ha suonato come una grande artista, in uno stato di grazia e tutti erano entusiasti. E stato uno dei giorni più impor­ tanti anche nella mia vita di artista. Questo Clara l’ha compreso e si è rallegrata del successo della mia Sinfonia quasi più che del suo stesso successo. Che Iddio ci permetta di andare avanti per questa strada! Ora

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Casa Schumann

essa appare così chiara nel mio animo e spero di comporre ancora qual­ cosa che dovrebbe rallegrare gli animi. Quanto al nostro concerto, Mendelssohn ha ancora una volta dimo­ strato di essere un vero artista. La sua calorosa partecipazione per Clara è così genuina che può solo venire da un cuore come il suo. Era anche interessato alla Sinfonia così come ogni artista dovrebbe esserlo con gli altri, Tha diretta con estrema cura. Nei prossimi giorni gli farò visita e lo ringrazierò sinceramente. Certo, avrei ancora molto da dire su questa settimana e su quella serata, sull’ammirazione generale suscitata da Clara, sull’entusiasmo de­ stato dal nostro concerto — se ne parla in tutta la città — ma mi sento attratto dalla mia nuova Ouverture, cui sto lavorando ed è per questo, mia cara, che ti chiedo perdono per la brevità del mio racconto. Clara Schumann

Trentesima settimana: dal 5 all'l 1 aprile

Dovrò aver bisogno del tuo perdono molto più che tu del mio, perché tutti gli avvenimenti di questa settimana mi sono completamente usciti dalla mente. Domenica abbiamo pranzato all’Hotel de Bavière in mancanza di una cameriera - la mia non posso più tenerla. Il pranzo era di nostro gradi­ mento, ma non la vicinanza di madame Shmidt, madre del console inglese Shmidt. Aveva bevuto troppo e si trovava in uno stato deplore­ vole con lo sguardo instabile e la mente in una terribile eccitazione. Questo vizio è già detestabile in un uomo, ma ancor di più in una donna. Come già lo scorso anno, Mendelssohn ha eseguito nella Thomaskirche la Passione di Bach, per erigere un monumento a quest’ultimo. Avevamo un posto pessimo e sentivamo poco, per cui ce ne siamo andati dopo la prima parte. A Berlino questa musica mi era piaciuta molto di più, probabilmente dipende dal luogo in cui si tiene il concerto, che là era assolutamente adatto alla musica, ma lo stesso non vale per la Thomaskirche, che è troppo alta. Venerdì Santo Pohlenz ha dato una Messa di Cherubini, un’opera stupenda, e le Sette parole del Salvatore di Haydn, che è una delle sue opere più deboli. E monotona e per di più non ha niente di nuovo, né significato né slancio - non è di nessun sollievo per l’animo. Sabato 10, in onore di suo fratello Paul, Mendelssohn ha presentato il suo Lobgesang, uno dei suoi Salmi e il Concerto in mi bemolle maggiore per due pianoforti di Bach. Il Salmo non mi è piaciuto come l’altro, “Wie der Hirsch schreit” - è strumentato in maniera terribil­ mente carica, più pensato per una chiesa, come il Lobgesang. - Il

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Concerto di Bach è bello, ma il doppio quartetto copriva le voci dei pianoforti. Domenica era il primo giorno di festa e abbiamo pranzato da Fleischer; la cucina era eccellente, e se fossimo stati gli unici clienti avrei certo voluto assaggiare qualcos’altro. Abbiamo conosciuto il professor Hartenstein (un uomo assai arguto e mi pare anche di piacevole compagnia) e il commis­ sario di polizia Stengel, una persona molto determinata. A conclusione di questa settimana devo permettermi una intromissio­ ne nella prossima che nel frattempo (nel tempo in cui sto scrivendo) è quasi terminata. Robert ha portato a termine una Ouverture delicata e assolutamente serena (o, per usare un termine suo, un Canto delle Sire­ ne) ed ora si sta occupando dell’orchestrazione, cosa che fa con grande passione... Ne sono molto felice e non chiedo altro che di potergli dare anche solo un’infinitesima parte della gioia che lui da a me. Un compo­ sitore trova la più alta ricompensa nella sua opera e poi in se stesso; anche per il mio Robert è così, ma non per questo non si accorge dell’ammira­ zione della gente, questa è una cosa che non deve accadere, - certo non si è ancora visto un compositore indifferente al plauso del pubblico. Chiunque abbia ascoltato la Sinfonia ne parla con grande piacere, cosa che mi fa sentire meravigliosamente bene. Come sempre ho chiacchierato un po’, ma questo - mio caro marito - me l’hai perdonato tante volte con un sorriso dolce, perché non lo fai anche questa volta? Robert Schumann

Trentunesima e trentaduesima settimana: dalTl 1 al 25 aprile

Nella natura si è risvegliata la primavera. Frequenti gite in compagnia di Clara e anche pranzi all’aperto. Un giorno alla Wasserschenke - una volta a Zweinaundorf, l’ultima volta purtroppo mi doleva la testa a causa di una precedente serata di eccessi i cui influssi si sono fatti sentire per alcuni giorni. Tuttavia ho anche lavorato molto e bene: l’Ouverture in do maggiore è stata orchestrata, in tre giorni ho buttato giù l’abbozzo di uno Scherzo e Finale per Orchestra. Clara è stata molto contenta di queste composizioni. C’è una bella idea che mi sta tormentando: scrivere una Sinfonia per l’inaugurazione del monumento di Jean Paul il 15 novembre. Ma questo richiede dello studio preliminare e i buoni auspici di uno spirito favorevole: si dovrà intitolare Sinfonia Solemnis. Un giovane e amabile cavaliere, il diplomatico italiano conte cavalier Costa, è venuto a farci visita. Un dilettante della miglior specie, che conosce anche le composizioni di Bach e si dice che suoni il pianoforte meravigliosamente bene. Clara ha suonato qualcosa per lui, come sem­ pre in maniera splendida. C’era il conte Baudissin, uomo eccellente,

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Casa Schumann

devoto all’arte e agli artisti. Abbiamo trascorso una serata assai piacevole, il 16 aprile. Sua moglie a Dresda aveva suonato qualcosa di Klengel che mi aveva interessato, Clara tra le altre cose ha suonato a memoria la Grande Fuga in la minore di Bach, sorprendente! Un concerto per i poveri il 22 è andato così così, fatto tanto per farlo e anche con poco pubblico. Alcune novità da Rietz da Diisseldorf mi hanno interessato molto. Dove ci sono persone capaci come lui, le cose non vanno male per l’arte. Da mesi non ho avuto il tempo di dedicarmi alla lettura; d’altronde ho lasciato da parte anche il lavoro della Rivista, verso cui provavo un senso di avversione. Voglio però dominarmi, bisogna avere dei riguardi per i figli, anche se di altro letto. La salute di Clara si mantiene buona per quanto è possibile, comun­ que è migliore di quanto lo fosse durante le prime settimane del nostro matrimonio. Il suo cuore si mantiene puro, gioioso e pieno d’amore. E così anche il mio. La mia musica ne è la prova. Un’ombra tuttavia talvolta offusca la nostra felicità, è il pensiero dell’ostilità del padre di Clara. Certo non merita la nostra fiducia e noi non possiamo farci nulla. Il processo per diffamazione che gli avevo intentato è terminato: per lui con la condanna a 18 giorni di prigione, per me con la soddisfazione che meritavo. Clara Schumann

Trentatreesimo, settimana: dal 25 aprile al 2 maggio

Domenica 25 abbiamo avuto Verhulst e la signorina SchloE a pranzo. Non avevamo ancora terminato quando sono venute a farci visita due signore che non vollero rivelarci i loro nomi — si trattava della moglie del maggiore Serre e della signora von Berge. La prima non la vedevo da così tanto tempo! E la medesima generosa e sbadatissima donna di sempre, accanto a lei non si può stare veramente tranquilli. Non passerei più con lei sei settimane come ho fatto in pas­ sato, ora che vivo la più stupenda e tranquilla delle vite accanto al mio Robert. Anche il maggiore è così! E arrivato con Kràgen e Anna Bartholdy il 27 ed è venuto subito a trovarci. Si dà incessantemente da fare per riconciliarci con mio padre, ma adesso sta incominciando a sbagliare. Una volta ha talmente offeso mio marito che se Robert non avesse considerato la sua amicizia per noi se lo sarebbe senz’altro inimicato. Quest’uomo crede di conoscere benissimo mio padre e si lascia menare per il naso da lui. Qualcosa di buono però gli è riuscito - la restituzione dei miei oggetti personali. Posso ben dire di aver aperto il pacco con una gioia quasi infantile e vi ho trovato alcune cose di grande valore per me. Robert si è rallegrato di cuore, l’ho osservato - quanto è buono e caro!

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Diario 1—12 settembre 1840-luglio 1841

Il 28 siamo stati a pranzo con Serre per festeggiare il compleanno della moglie all’Hotel de Pologne, poi siamo andati da Felsche e la sera ho suonato per tutti a casa nostra. Kràgen aveva un grande sorriso, cosa che mi ha rallegrato, perché è difficile vederlo soddisfatto. Tempo fa, quando ancora ero una ragazza, mi ha spesso turbato con le sue critiche, lodi ne ho sentite poche da lui. È ancora Io stesso uomo indolente, viziato dalla moglie del maggiore, ma ha un carattere molto nobile. Domenica scorsa sono venuti anche madame Burkhardt con suo marito da Konigsberg. Lei voleva dare un concerto qui (è una cantante), ma io ho fatto la stessa cosa che ha già fatto Mendelssohn, l’ho sconsigliata nel modo più assoluto. E una donna molto piacevole, ma sembra che il suo modo di cantare (stando a ciò che dice Mendelssohn) sia troppo pedan­ te. Voleva fare qui il suo primo debutto in pubblico. Mi è dispiaciuto per lei, come in genere per gli artisti mediocri. Mendelssohn ci ha di nuovo rallegrato con una sua visita. Se ne andrà presto molto lontano e dubito che torni il prossimo inverno. La moglie del maggiore Serre non si è data pace finché non l’ha conosciu­ to poi l’ha sommerso di complimenti e tutta la conversazione è andata avanti con apologie, lusinghe, espressioni di gratitudine, e il punto era il suo Album, che lui avrebbe dovuto firmare, ma che con gentilezza ha rifiutato. Questi album dovrebbero davvero scomparire — chiunque, anche la persona più insignificante nel mondo dell’arte, deve avere autografi della gente più famosa e perché? forse per un reale interesse verso quegli artisti? No, solo per vantarsi. Talvolta rischio di diventare cattiva. Maggio 1841

Finalmente è arrivato il bellissimo mese di maggio! Che sole, che cielo! Sono giorni radiosi che riempiono l’anima di gioia. Il mio povero Robert però da otto giorni non si sente bene e talvolta mi preoccupa — fa troppo poco per se stesso e fa affidamento troppo sulla sua buona costituzione. Facciamo ogni giorno delle lunghe passeggiate e ci rallegriamo del magnifico e fresco verde della nuova vegetazione. Anche nel mio piccolo giardino è fiorito il ciliegio e germinano le nuove piante di legumi. È stupendo! Talvolta mi dedico anch’io al giardino, annaffio le piante e questo mi diverte molto. Davvero non manca quasi nulla alla mia felici­ tà, se non fosse per quegli sguardi malinconici che mi accade talvolta di gettare sul futuro, che mi turba - ma il mio Robert sa scacciare imme­ diatamente le mie apprensioni. Questo amore è la cosa più bella e ogni giorno diventiamo sempre più uniti nel cuore e nell’anima.

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Casa Schumann Trentaquattresima settimana: dal 2 al 9 maggio

Abbiamo trascorso una domenica piacevolissima a Halle in compa­ gnia del signor Wenzel e di Hermann. Siamo saliti sul Giebigenstein, il monte dei cacciatori, abbiamo visitato le rovine e pranzato al Kronprinz (che tra parentesi è molto caro) e la sera siamo tornati felicemente a Lipsia con il treno ringraziando il cielo per il tempo magnifico che ci aveva regalato. Robert si sentiva di nuovo meglio e ora, mentre sto scrivendo, è vivace come un pesce e il suo spirito si è nuovamente risvegliato. Da tre giorni sta completando la strumentazione della sua seconda grande opera or­ chestrale - non sappiamo ancora il titolo: comprende Un’Ouverture, uno Scherzo e un Finale. Ha in progetto anche una Fantasia per piano­ forte e orchestra che dovrebbe davvero scrivere! Tanto Robert è artistica­ mente attivo, tanto poco invece lo sono io. E Dio sa perché. Ci sono continuamente degli impedimenti, e benché in casa non ci sia molto da sbrigare ho sempre questo o quello da fare, tutte cose che mi prendono tempo. Da qualche giorno mi sono data agli acquisti, non voglio confes­ sare di che cosa si tratta, ma ho provato un piacere tutto particolare. Che il cielo mi protegga! Sono tre giorni che ho di nuovo iniziato a fare un’ora di scale e di esercizi, almeno per non dimenticare proprio tutto, ma con la composi­ zione non riesco ad andare avanti - tutta la poesia se n’è andata da me. Il 6 è venuta a trovarmi la signorina Leontine Thun da Dorpat, che è già qui da due anni, e mi ha detto del suo desiderio di studiare con me. Personalmente mi piace molto, è determinata, indipendente, eppure così femminile e piena di grazia. Non ho ancora acconsentito a darle lezioni per il momento, prima bisogna che la ascolti. Credo che mi farebbe piacere conoscerla più da vicino perché fin dalla prima volta in cui ho parlato con lei, l’ho trovata molto cara. Il 7 c’è stata la visita di madame Friese con Amalie [Rieffel] e il signor Elsner dalla Russia — un pianista sfortunato, che forse sarebbe potuto diventare qualcuno. C’era anche Diinz da Berlino, vuole andare a Vienna a cercare Stegmayer, il quale da 4 anni è in causa con la moglie per il divorzio. Nessuno sa più nulla di lui da tempo. Mi dispiace molto per la moglie! Sabato sono venuti Veit da Praga, Mechetti da Vienna e Verhulst con un francese. Ho suonato qualcosa di Robert. Domenica 9 c’era un gran pranzo da Hofmeister, dove per lo più erano invitati molti editori musicali dall’estero. Il cibo sarebbe stato buono se tutto quanto, bicchieri, tovaglioli, bottiglie ecc. non fosse stato poco pulito. Robert si è alzato da tavola con la fame, in lui aveva prevalso la repulsione. Del tutto diversa è stata la sera da Raimund Hàrtel a

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Lindenau, dove abbiamo gustato una cena squisita, che è stata ottima soprattutto per il mio povero affamato marito. Prima di cena ho suonato qualcosa e ci sono stati anche alcuni quartetti di voci maschili, non particolarmente buoni. E raro sentire un buon quartetto vocale maschi­ le. Entrambi gli Hàrtel sono delle persone molto care! La signorina Thun ha avuto la sua prima lezione. Ha molto talento, le è solo mancata una buona guida. Suona in modo molto trascurato se così si può dire. NB: ho dimenticato di menzionare la sorpresa che mi ha fatto la visita di madame Kràgen da Dresda; era qui con il signore e la signora Paul; ho avuto il piacere della sua compagnia solo per poco tempo. La gente di Dresda non si ferma a lungo a Lipsia, l’ho notato spesso. Robert Schumann

Trentacinquesima e trentaseiesima settimana: dal 10 al 22 maggio

Un mese di maggio come questo non l’avevo ancora vissuto, così caldo, così delizioso. Si vorrebbe andarsene immediatamente lontano, e noi ne abbiamo continuamente il desiderio. Ma è così difficile per me lasciare il mio pianoforte e penso sempre che non lavoro abbastanza. Negli ultimi 14 giorni ho portato a termine la strumentazione della Sinfonietta e anche una Fantasia per Pianoforte e orchestra. Ora ci sono altre idee che mi assillano la mente, ma ho abbastanza da lavorare sulle opere che sono terminate. Il giorno dell’Ascensione abbiamo trascorso una giornata molto sere­ na; mi sentivo così libero e leggero e così felice accanto alla mia amata Clara, che mi restituisce ogni sguardo, ogni stretta di mano, con un’in­ timità bellissima. Eravamo con il dottor Reuter a Connewitz, che ora è diventato un brillante luogo di svago - siamo andati verso la foresta, il cielo era coperto di nubi, ma non tanto da preoccuparci, gli uccelli cantavano, eravamo davvero felici uno accanto all’altra. Per il resto ci sono stati pochi avvenimenti significavi. Molte visite, di Cranz e Schuberth da Amburgo, di Mechetti da Vienna e anche di mio fratello Cari, al quale mi sento molto legato, nonostante mi faccia arrab­ biare spesso. Sfortunatamente è anche troppo vecchio per dare al suo commercio quelle basi e quella solidità che a un uomo più giovane riuscirebbe facile ottenere. Con mia grande gioia ho iniziato a leggere delle partiture; ciò significa che lei suona e io faccio il broncio o la bacio. Così è come un gioco per lei imparare i clarinetti e i corni. E ora dobbiamo proseguire ogni giorno. Abbiamo iniziato con la Seconda Sinfonia di Beethoven. Vorrei davvero sapere se Clara compone, ma dovrebbe farlo per il suo prossimo concerto e io non riesco a starmene tranquillo.

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Oltre a questo sono stati qui il Kappelmeister Kreutzer e sua figlia, che ha fatto un’apparizione molto applaudita e sarà ingaggiata. La ragaz­ za sembra semplice e ben educata. La Schlofi in questi giorni sta viaggiando molto lontano da qui. An­ che Mendelssohn sembra non voler tornare. Il padre di Clara è stato qui. Con la sua leggerezza un po’ buffona ha chiamato la mia Sinfonia la “sinfonia delle contraddizioni”. Quell’uomo capisce così poco della creazione artistica, e crede che possa dipendere da lui il fatto che uno ci si dedichi o la trascuri. Però abbiamo riso di quell’espressione. Clara Schumann

Trentasettesimo settimana: dal 23 al 30 maggio

Il 23 di nuovo un pranzo frugale ma ottimo da Voigt. Sono persone molto care, anche se semplici, specialmente la signora. Il 26 abbiamo fatto una piacevolissima passeggiata mattutina al Gohlis attraverso il Rosenthal. Robert avrebbe voluto fare una volta questa passeggiata alle tre del mattino - anch’io credo che sarebbe splendido, ma difficilmente sarei della partita. Le passeggiate mattutine, per belle che siano, rendono impossibile fare ancora qualcosa di serio durante il resto della giornata; come ha spiacevolmente provato anche oggi il mio povero Robert, che ha trascorso la maggior parte del tempo sul divano. La sera siamo stati a teatro (per la prima volta da un anno a questa parte) a sentire la signorina Kreutzer in “Nachtlager von Granada” [un’opera di suo padre, il compositore Konradin Kreutzer]. Entrambi ascoltavamo quest’opera per la prima volta, e l’abbiamo trovata assai più gradevole di quanto avessimo immaginato. Ma un autentico valore questa musica non ce l’ha, è costruita solo per i gusti dei viennesi. Ci aspettavamo di più dalla signorina Kreutzer: non solo la sua voce è insignificante, ma anche la sua tecnica l’abbiamo trovata piena di manchevolezze. Ogni fioritura, ogni scala è maldestra, per cui non credo che lei potrà mai portare a termine qualcosa di serio. Peraltro ha una bella presenza in scena e mi sembra che sia una ragazza pura e ben educata. Si dice che sua sorella minore sia piena di talento, anche a noi pare abbia più spirito della maggiore. Giovedì 27 abbiamo pranzato dal dottor Hàrtel, la compagnia era ristretta ma molto piacevole, il pranzo eccellente. Perdona, mio caro marito, se parlo di queste cose, ma il mangiare e il bere hanno un ruolo molto importante nella vita dell’uomo, e neppure tu non li disprezzi del tutto! Ho conosciuto molta gente di Lipsia, che finora non avevo mai visto: Gustav Harkort e la moglie, il signor Lampe e signora ecc. ecc. Ho di

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Diario 1—12 settembre 1840-luglio 1841

nuovo visto Amalie Rieffel dopo molto tempo. Mi è dispiaciuto per lei, l’avevo invitata, ma si è fatta aspettare mezzora. Perché certa gente non impara mai le buone maniere! per un’artista poi, che è continuamente in pubblico, è davvero un peccato! Venerdì. La giornata di oggi è stata davvero meravigliosa. Abbiamo pranzato a Connewitz, poi siamo andati a Knautheim dall’esattore e la sera, felici e soddisfatti con noi stessi e con il buon Dio, siamo tornati a Lipsia. La “bellezza” di Knautheim, che in passato spesso aveva attirato Robert, non è più là. A più riprese ha guardato con nostalgia alla sua finestra. Sarei davvero una tiranna se non gli permettessi di tornare di tanto in tanto ai sentimenti del passato. Trentottesima settimana: dal 30 maggio al 6 giugno

I giorni di festa sono bellissimi! Lo spirito di Robert al momento è in grande attività; ieri ha iniziato un’altra Sinfonia, dovrebbe essere in un solo movimento che però contenga un Adagio e un Finale. Naturalmente non ne ho ancora sentito nulla, ma vedo Robert lavo­ rare e talvolta da lontano sento un re minore, quindi già in anticipo so che sarà di nuovo un’opera che viene dal profondo dell’anima. Il cielo ha buone intenzioni con noi - Componendo Robert non potrebbe essere più felice di quanto lo sono io quando mi mostra i suoi lavori. Mi credi, Robert? Oserei pensare che puoi. Giugno 1841

Anche questo pare voler essere un mese bellissimo, solo un giorno, il 1°, il sole si è lasciato coprire, ma ora regna incontrastato. Robert sta componendo senza sosta, ha già portato a termine tre movimenti e spero che finisca per il giorno del suo compleanno. Potrà guardare all’anno trascorso e a se stesso con gioia. Si vede che il matrimo­ nio non ha influito negativamente. Spesso si dice che uccide lo spirito, che gli toglie quella freschezza giovanile, ma il mio Robert certo dimo­ stra nel modo più evidente il contrario. Il 2 mi ha fatto visita il cantante Schmidt con il direttore musicale di Breslavia Seydelmann. E un uomo arido e insignificante, e Schmidt lo stesso, benché si ritenga un genio e lo faccia notare con grande arroganza. Il mio pianoforte è ancora una volta relegato in secondo piano, come sempre accade quando Robert compone. In tutta la giornata non trovo neppure un’oretta per me. Spero solo di non fare troppi passi indietro. Abbiamo interrotto anche la lettura delle partiture, spero non per molto!

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Con la composizione ancora non va - a volte vorrei picchiare questa mia stupida testa! La signorina Thun viene da me regolarmente una volta la settimana. Faccio una gran fatica a dare alle sue interpretazioni un po’ di solidità, cercando di inculcarle i concetti di ombra e luce nel suono. C’è piuttosto da fare anche dal punto di vista tecnico, perfino nei dettagli più elemen­ tari resta molto da perfezionare. Quanto danno può fare un cattivo maestro a un allievo di talento! Quanti sono coloro che vengono com­ pletamente distrutti e i pochi che restano quanto lavoro devono fare per andare avanti! Mendelssohn è di nuovo qui; resta questo mese e poi torna a Berlino dove rimarrà il prossimo anno. Tuttavia si spera ardentemente che diriga alcuni concerti durante l’inverno - anch’io penso che la nostalgia lo porterà qualche volta a Lipsia, dove è così amato e stimato, mentre ciò non può accadere a Berlino, se non altro per lo spirito di casta che vi regna. Il 3 c’è stata una visita di Mendelssohn. Se ne va malvolentieri di qui, e c’è ben da sperare che ritorni. Più volte ha detto di voler creare un conservatorio, cosa che mi pare un’ottima idea. Questa settimana ho composto molto e in particolare ho messo in musica quattro poemi di Ruckert per il mio amato Robert. Mi auguro che ne sia, anche solo un po’, soddisfatto, e il mio desiderio sarà realizzato. Da oltre tre settimane sto aspettando notizie da mia madre e temo che non sia stata soddisfatta del nostro regalo di compleanno - chi lo sa, forse contava su una considerevole somma di denaro! Secondo il mio parere non può pretendere più di quanto abbiamo fatto - era superiore alle nostre forze. Dopo il matrimonio uno è costretto a comportarsi diversamente nelle questioni di denaro; se si è padre, come sarà ben presto Robert, si hanno già molte preoccupazioni per la propria famiglia. Trentanovesima e quarantesima settimana: dal 6 al 21 giugno

Ehi, ehi! Robert! non è che tra poco dovrò essere io sola a tenere questo diario? Come posso riassumere queste due settimane che in parte sono già quasi svanite dalla mia memoria? Comunque cercherò di fare uno sforzo. Comincerò dal giorno più bello, quello del tuo compleanno in cui tu, mio caro marito, sei entrato in un nuovo anno. L’8 di giugno il tempo era orribile, ma le nostre anime erano illuminate da un sole splendente e questo bastava. Eravamo davvero beati quel giorno, e io ringrazio Dio di cuore per averci fatto vivere un 8 giugno, il primo del nostro matri­

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monio, così felice. E lo ringrazio anche per aver dato a me e al mondo un uomo così buono e straordinario. Non ridere di me, caro Robert significherebbe gettare acqua gelata sul mio cuore così innamorato di te. Il mio regalo per lui era ben poco, ma ha sorriso con tanto affetto, perché sapeva bene quanta era la mia tenerezza neiroffrirglielo. I miei quattro Lieder sui poemi di Riickert gli hanno fatto molto piacere e li ha giudicati con molta indulgenza per cui pensa di pubblicarli con i suoi, cosa che mi rende infinitamente felice. La sera sono venuti Reuter, Herrmann e Verhulst, gli ultimi due erano tornati la mattina da un piacevole viaggio ad Amburgo. Abbiamo avuto una cena molto sostanziosa e piacevolissima. La settimana scorsa è venuto Mendelssohn a fare un po' di musica, poi ho suonato anch’io. Robert gli ha mostrato le sue nuove composizio­ ni e lui non ha potuto non apprezzarle. Ci aveva portato anche una Romanza senza parole che ha scritto per il supplemento [del giornale]26, l’ha suonata insieme a una delle sue Fughe e a un Lied popolare che mi piace assai e che nessuno suona come lui. Robert ha terminato la sua Sinfonia in un movimento, cioè ha finito l’abbozzo. Ha anche iniziato l’orchestrazione, ma era preso anche da altri lavori e ora forse la terminerà dopo il nostro breve viaggio. Presto darà alle stampe la Fruhlingssymphonie, ma vuole ancora sentirla una volta. Abbiamo ricevuto dalla signorina Harriet Parish, a nome di suo fra­ tello Charles e dell’Associazione Musicale di Amburgo il più cordiale invito per la festa musicale che si terrà il 2 luglio e contemporaneamente anche l’offerta di alcune stanze nella loro casa. Inoltre l’invito si accom­ pagnava anche a un altro, quello di presenziare a tutte le manifestazioni come ospiti d’onore. Avrei piacere di accettare per amore di Robert, che non conosce ancora Amburgo, ma un’occasione simile non è certo ido­ nea per godersi un po’ di riposo. Si finisce per essere sballottati da una persona all’altra e alla fine si è contenti che il viaggio sia finito. Oltretut­ to è un grosso imbarazzo vivere in una simile famiglia, in cui si deve continuamente avere dei riguardi per loro. Stiamo pensando di rimanda­ re questo viaggio a un altro periodo (forse il prossimo inverno) quando anch’io potrò muovermi da casa con un po’ più di libertà rispetto a quella che il mio stato ora mi permette. Questo viaggio non sarebbe stato del tutto senza pericolo per me. Perciò in spe\ Liszt sarà lì e sicuramente suonerà; ha promesso di venire qui il pros­ simo novembre - non vediamo l’ora.

26 Si tratta del Gondellied apparso sul n. 14 del luglio 1841 tra le appendici della «Neue Zeitschrift fur Musile».

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Durante l’estate i giorni trascorrono con tranquillità, c’è anche poco da raccontare, ecco la causa di questo breve resoconto sulle settimane passate. Prego Robert di riprendere quello che ho dimenticato! Quarantunesima settimana: dal 21 al 27 giugno

Questa settimana è stato qui per un giorno il famoso Thorwaldsen, i Serre l’hanno accompagnato e hanno preso alloggio insieme, tuttavia non ho avuto l’opportunità di conoscerlo. E questo a causa dello scon­ siderato comportamento di Serre: il suo egoismo da provinciale gli ha impedito di invitarci per farcelo conoscere, cosa che peraltro gli sarebbe stata assai facile. Naturalmente non ho voluto essere invadente e così ho dovuto starmene in disparte, anche durante la festa che è stata data in suo onore, dove ha suonato Mendelssohn, ha cantato la Frege, ma nes­ suno ha pensato a noi, cosa che mi ha urtato terribilmente. Gli artisti non sono forse i primi che dovrebbero essere presentati a un uomo come lui? E Lipsia è proprio così piena di artisti da giustificare che ci si dimentichi di noi?! Il risentimento però è svanito rapidamente, tempi passati!27 — Serre ci ha portato un documento redatto da mio padre concernente il capitale in mio possesso, ma abbiamo dovuto sorriderne perché era compilato in maniera davvero ridicola. Dovremmo essere proprio scioc­ chi per accettare queste condizioni in cui non solo non si parla neppure dei 1700 talleri, ma non ci vengono assicurati neppure 17 groschen. Il 23 ho dato l’ultima lezione alla signorina Thun, prima della sua partenza per le terme. Era abbastanza impacciata nel chiedermi il prezzo delle mie lezioni, benché le avessi detto fin dalla prima volta che qui a Lipsia non darei alcuna lezione per denaro. E stata ancora più sconve­ niente quando due giorni dopo mi ha fatto avere per nove lezioni 9 talleri, che ovviamente le sono stati immediatamente restituiti. Certe persone non hanno alcun tatto. Con un regalino da pochi talleri mi avrebbe fatta felice e certamente l’avrei sempre ricordata con piacere. Il 26 avevamo pensato di andare a Dresda, ma abbiamo dovuto ri­ mandare perché Robert aveva troppo lavoro. Anch’io preferisco così, perché spero che il mese prossimo ci sia un clima più stabile. Quarantaduesima settimana: dal 27 giugno al 4 luglio

Questa settimana è accaduto ben poco che valga la pena di essere raccontato.

27 In italiano nel testo. [N.d.T.]

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Il 27 sono venuti a trovarci il pastore Christner con la moglie da Eisleben. Lui è di Zwikau e conosce Robert da tanto tempo. Ho suonato qualcosa. Nell’appartamento soffriamo molto il caldo, specialmente il mio po­ vero Robert, la sua camera è un inferno. 30 giugno- Vorremmo partire domani, ma accadrà davvero? Il cielo sembra volersi schierare contro ogni progetto con nubi minacciose. Luglio 1841

Il 1° siamo finalmente partiti per Dresda. Il viaggio sul treno a vapore mi ha affaticata notevolmente, ma una volta arrivata mi sono dimentica­ ta subito del disagio e mi sono goduta il paesaggio dell’Elba tra le colline piene di viti — tra l’altro era una serata stupenda. Ci siamo fermati all’Hotel de Saxe e lì ci hanno alloggiati in una cameretta piccola e buia dove oltre tutto abbiamo trascorso una notte insonne. Oltre al pessimo letto, c’erano alcune cameriere che si sono date la pena di tenerci svegli con la loro rumorosa conversazione. Il 2 siamo partiti molto presto per andare a Findlaters nel Weinberg e da lì abbiamo ammirato uno stupendo panorama su Dresda, l’Elba ecc. Dresda è davvero troppo bella - quanto appare misera la nostra povera Lipsia al confronto! La nostalgia della Svizzera sassone ci ha portati il pomeriggio verso Pillnitz, dove abbiamo visitato il castello che si trova in una posizione incantevole. Poi siamo stati sulle pendici delle Borsberge, e visitato lo Schlofiberg con le sue rovine; da lì potevamo ammirare il Konigstein, il Lilienstein, il Pfaffenstein. Volevamo aspettare il tramonto lassù, e l’ab­ biamo fatto, ma il sole si è nascosto dietro un muro di nubi e così se n’è andato quel rosso di sera che avevamo tanto aspettato. La mattina del 3 abbiamo proseguito dal lato della fortezza. Il cielo che prima era coperto di nubi ha cominciato ad aprirsi e pian piano tutte le montagne ci sono apparse in una limpidezza assoluta. A Utterwalder Grund siamo scesi e abbiamo proseguito a piedi sino alla fortezza. Che meraviglia camminare in mezzo a tutte quelle rocce dalle forme così diverse. Talvolta ci appaiono così a strapiombo sopra di noi e sembra quasi che stiano per cadere. Alcune di quelle rocce mi hanno davvero divertita per le loro fattezze umane: qualcuna sembrava un viso gentile, un’altra invece uno severo con un lungo naso affilato, qualcun’altra ancora pareva un uomo con indosso un cappello, però poco dopo assu­ meva un aspetto completamente differente. La fortezza, che in passato avevo già visitato, ha invece lasciato Robert senza fiato, ma presto ha cominciato a sentirsi a disagio, con tutti quei precipizi da ogni lato. Ci trattenevamo l’un l’altro e nessuno dei due è

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arrivato sino al parapetto. Quasi subito, dopo aver pranzato piuttosto male, ce ne siamo andati verso l’Amselgrund. Abbiamo fatto una passeg­ giata sino alla cascata dove ci siamo riposati all’ombra di un piccolo capanno. Questa gola è di gran lunga la più impressionante di tutto l’Uttenwald. Mi ha fatto un grande piacere vedere la cascata, soprattutto più tardi quella vicino a Kuhstall, perché è situata in un luogo ancora più bello e romantico. Siamo rimasti a lungo seduti mentre dal cielo sembrava ca­ dere un’altra cascata e questa era senz’altro la cosa più stupefacente. Era esattamente ciò che mi aspettavo da quel luogo e non mi sarebbero dispiaciuti alcuni lampi e tuoni. La carrozza ci aspettava nel Rathewalde e ci è parsa proprio opportuna perché eravamo stanchi. Ci ha portati a Hohenstein, là siamo scesi, ma eravamo troppo stan­ chi per fare una passeggiata e poi c’erano dei precipizi da mettere i brividi. Ho dimenticato di parlare del ponte che porta dall’Amselgrund alla fortezza. Passa sopra a una gola terrificante e mentre lo attraversavo tremavo dalla testa ai piedi. Robert dice che neppure nella Svizzera vera c’è un ponte di quelle dimensioni. Lascio a lui il compito di descrivere le differenti impressioni suscitate da questa Svizzera e da quella vera. La sera eravamo a Schandau dopo aver percorso quella pericolosa strada che viene definita la Ziegenriick. Questa strada venne fatta costru­ ire da Napoleone: infatti in lontananza su un monte si vede il tiglio di Napoleone, il luogo da cui egli sorvegliava la sua armata. Schandau si trova sulle rive dell’Elba, dove la sera abbiamo fatto qualche breve passeggiata. Siamo sempre andati a letto presto, dopo aver mangiato qualche trota. Il mio caro Robert acconsentirà a prendere la penna per descrivere la nostra giornata più bella, il 4 luglio. Più di ogni altra cosa ho bisogno della tua indulgenza, per le mie descrizioni così prosaiche. Certo il mio animo è assai più ricco di poesia di quanto tu, se non mi conoscessi bene, potresti credere. Penserò sempre con infinito piacere a questo viaggio, il primo in compagnia del mio amatissimo marito. Un bacio affettuoso per ringraziarti e per concludere questa settimana. Robert Schumann

Quarantatreesimo settimana: dal 4 airi 1 luglio

La mattina di venerdì 9 luglio siamo tornati a Lipsia. Questo breve viaggio era la realizzazione di un desiderio molto speciale. Come per tutti i viaggi, anche questo rimarrà a lungo nella nostra memoria e il ricordo ci rallegrerà spesso. La cosa che più mi interessava era vedere il nostro com­ portamento in un altro ambiente e tra persone estranee. Nessuno dei due familiarizza facilmente, così ci siamo tenuti ancora più stretti uno vicino

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all’altro, trovando in noi stessi reciproca gioia. La regione che abbiamo visitato valeva la pena di essere vista. Sfortunatamente molte cose mi vengono impedite dal malessere che provo, soprattutto a grandi altitudini e in presenza di strapiombi molto ripidi. Mi angoscia ancora il pensiero di quel ponte terrificante che scende dalla fortezza all’Amselgrund. Il 4 luglio, domenica, è stata una giornata bella e assolata. Siamo usciti di buon’ora in carrozza nella limpida freschezza del mattino. Ab­ biamo attraversato la valle di Schandau, costeggiando un ruscello vivace e siamo arrivati alle pendici del Kusthall. Lo splendido panorama che si gode dall’alto ci ha compensati della faticosa salita. La natura sembra quasi aver giocato con delle rocce gigantesche. La Svizzera, quella auten­ tica, non ha un paesaggio paragonabile a questo. Quanto ci è sembrato appetitoso il pranzo dopo tutta quella cammi­ nata. La moglie del cocchiere, una donna tranquilla e assai modesta, ci ha seguito sino in cima e di tanto in tanto offriva a Clara dei mirtilli o delle fragole. Quella mattina è stata la più allegra di tutte. Ci siamo anche arrampicati sino alla cima attraverso una fessura della roccia che lasciava passare a malapena una persona. Clara deve aver emesso nume­ rosi sospiri, che io non ho sentito, ma poi i nostri baci hanno rimesso a posto ogni malinteso. D’altronde in questo viaggio Clara si è mostrata un’ottima compagna di viaggio come lo è della vita, piena di buona volontà, allegra, previdente, sempre gentile e innamorata. Siamo tornati da Schandau di ottimo umore e abbiamo fatto un bagno allo stabilimento. C’era là un pessimo pianoforte ed è stato diffì­ cile tirarne fuori qualcosa. Mi sono tornate alla mente le follie musicali di un tempo, quando mi capitava di imbattermi in un pianoforte dopo una lunga assenza. In Svizzera ho spesso trascorso le notti a improvvisare. Clara si è lanciata in uno studio di Chopin, certo era la prima volta che un pezzo di Chopin risuonava in quella valle. Tutta Schandau sarebbe accorsa se si fosse saputo chi stava suonando e chi era il critico accanto a lei. Al ristorante le trote erano squisite e sui nostri volti si leggeva solo il rimpianto di non poterne avere altre. Abbiamo lasciato Schandau contenti e soddisfatti. Ma il bello doveva ancora arrivare: la splendida vista dalla fortezza di Konigstein, certamen­ te la più bella di tutta la regione. Il cielo diventava sempre più limpido e chiaro. Lassù ho pensato a lungo a Liihe, un amico più vecchio di me, recluso per anni a Konigstein, da dove mi scriveva più o meno una volta la settimana. Dopo poco tempo la bellissima Svizzera delle Alpi sassoni era alle nostre spalle e si congedava da noi in una amichevole luce crepu­ scolare. Abbiamo dovuto rinunciare all’idea piuttosto attraente di tra­ scorrere la notte a Blasewitz, patria di Naumann, perché proprio nell’al­ bergo c’era il ballo domenicale. Così abbiamo fatto ritorno a Dresda piuttosto tardi.

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Lunedì 5 di mattina, dopo una colazione dall’avvocato Krause, un mio parente, abbiamo raggiunto Freiberg sulla carrozza postale. Un viag­ gio noioso, e molto disagevole per Clara. Spero che non le abbia nociuto. A Freiberg abbiamo cercato di Becker che fu sorpreso e felice di vederci. Nella città, come anche in casa di Becker, sembra esserci un non so che di abbandonato e solitario. Non c’è da invidiare Becker neppure per la moglie che ha. E certo una donna fondamentalmente di buon carattere, ma ha tutto ciò che può portare un uomo alla disperazione. Martedì mattina abbiamo suonato. La figlia quattordicenne di Becker ci è piaciuta moltissimo e ha ricevuto davvero un’ottima formazione dal padre. Anche Clara ha suonato proprio bene. Il pomeriggio abbiamo fatto un giretto in carrozza sino a un piacevole parco di divertimenti. Ma prima di questo — non bisogna dimenticare l’essenziale — abbiamo visto lo straordinario organo di Silbermann. L’organista faceva un preludio e un postludio in do diesis minore a una fuga di Bach in re minore: la cosa ci ha fatto molto ridere. Anche Clara ha suonato un pochino e senza dubbio in poco tempo potrebbe diventare un’organista tra le più capaci. Ci siamo ripromessi di prendere lezioni di organo quando saremo a Lipsia. Mi accorgo ora che il nostro quaderno è finito. Lo chiudo con amore, così come l’ho inizia­ to, ma con un amore ancora più grande e profondo.

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Robert Schumann

Conclusione della quarantatreesima settimana: dal 7 al 10 luglio

Il 9 luglio siamo tornati a Lipsia dove abbiamo ritrovato con gioia il nostro focolare domestico. A Dresda ci eravamo fermati solo il 7 e 1’8 nella speranza di sentire la Ungher e Modani, ma inutilmente. Abbiamo invece assistito a uno spettacolo1 al nuovo teatro2 che certo è uno dei più sfarzosi del mondo. In un bell’edificio ci si sente più nobili, anche se uno spirito artistico raffinato avrebbe delle riserve sulla decorazione degli interni. Ma lasciamo da parte le critiche perché il teatro resta comunque molto bello. E poi a Dresda non parlavamo con nessuno. Appena arrivati a Lipsia c’è stato molto da fare: innanzitutto cambiare la disposizione delle stanze, perché il caldo che dal cortile sale allo studio mi rendeva impossibile lavorare. Abbiamo anche parlato con Therese Fleischer prima della sua partenza per l’Italia. Mi è spiaciuto molto aver perduto l’occasione di incontrare il poeta danese Andersen che durante la nostra assenza era stato qui a cercarmi. Era venuto anche Verhulst: la nuova catastrofe con il dottor Reuter sembra averlo depresso un po’. Non ho ancora pensato a comporre né a terminare le composizioni lasciate in sospeso. Dopo essere rimasti a lungo senza fare musica si esita davanti all’opera da riprendere. Al contrario ho trascorso di nuovo delle ore stupende leggendo “Wahrheit und Dichtung”3 di Goethe e il suo spirito vasto e sano mi ha comunicato davvero un piacere profondo.

1 Probabilmente si trattava di Die Geschwister di Ernst Raupach, andato in scena il 7 luglio 1841. 2 II teatro costruito da Gottfried Semper e inaugurato nell’aprile del 1841. Venne distrutto da un incendio nel 1869. 3 Aus meinem Leben, Dichtung und Wahrheit (Poesia e verità).

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Presto riprenderò con Clara la lettura delle partiture. Abbiamo termi­ nato le Sinfonie in re maggiore e in si bemolle maggiore di Beethoven e quattro Ouvertures di Mozart, ora stiamo lavorando all’Ouverture dell’Egmont [di Beethoven]. Sto pensando di farmi una piccola biblioteca delle opere orchestrali che preferisco e ho già dato inizio al progetto. Oltre a tutto ciò Clara ha studiato con molta perseveranza alcune sonate di Beethoven e ne dà un’interpretazione assolutamente particolare, senza però tradire l’originale, cosa che mi rende molto felice. Da molto tempo ho in animo di approfondire meglio con Clara la musica antica, quella precedente a Bach: gli antichi italiani, i fiammin­ ghi, i tedeschi stessi, che conosciamo assai poco. Ed è invece così impor­ tante che un artista sappia rendersi pienamente conto dell’intera storia della sua arte. Per questo sarebbe però necessaria una buona biblioteca, che qui non esiste - e nel caso specifico anche la collaborazione della voce umana. Comunque è un’idea che non vogliamo abbandonare. La cosa più importante resta comunque produrre, creare. Quanto mi piacerebbe scrivere un’opera. Ho pensato a Calderón, tra le sue opere dovrei probabilmente trovare qualcosa per me, e ho già iniziato a lavo­ rare con il “Ponte di Mantible”. Clara Schumann

Quarantaquattresima settimana: dall"11 al 18 luglio

18 luglio. Questa settimana non vorrei fare altro che un lungo segno così ----------------- , perché non è accaduto nulla o comunque assai poco di inte­ ressante. Abbiamo ricevuto alcune visite: Heinrich Marschner e il signor Goetze da Copenhagen: un insegnante di canto che mi ha incoraggiata ad andare a Copenhagen. Marschner invece non l’abbiamo visto, quel giorno eravamo andati a fare una passeggiata nel nostro villaggio preferito: Connewitz. Volevamo fargli una visita qualche giorno più tardi, ma Hofmeister, che lo ospita, ha fatto come al solito una tale confusione per organizzare un appuntamento per cui alla fine non ci siamo trovati. Ieri è partito per sentire la Ungher e Moriani che a Dresda stanno suscitando un enorme entusiasmo, ma tornerà di nuovo tra qualche tempo. Mi dispiace di non aver sentito almeno la Ungher. Si dice che voglia concludere la sua carriera artistica proprio a Dresda, però io non ci credo - sarebbe un avvenimento davvero insolito che una cantante decida di smettere al momento giusto. Il giorno 17 ci ha fatto di nuovo visita il maggiore Serre, credo inten­ desse mettere a posto le questioni finanziarie in rapporto a mio padre, ma non è andata così facilmente. Con quell’uomo bisogna stare davvero attenti per non farsi cogliere di sorpresa con i suoi documenti privi di valore, come sta facendo adesso. Non so dire quanto vorrei che la cosa finisse e avesse un termine anche il nostro disaccordo. La frattura tra di

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noi, per quanto grande ora sia, è destinata ad aumentare ancora e questa non è certo una cosa che mi auguro anche se per il momento non penso ad alcuna riconciliazione per amore di Robert. L’amore di Robert mi rende talmente felice che amo solo lui e con tutta l’anima. Questa settimana ho iniziato a suonare regolarmente, almeno due ore al giorno. Suono soprattutto fughe e sonate di Beethoven, ma presto voglio di nuovo occuparmi seriamente delle composizioni di Robert. Purtroppo non mi restano molte ore per occuparmi di musica per cui non faccio alcun progresso - sono comunque contenta di potermi almeno esercitare un po’ ogni giorno! Vado a letto più serena quando ho fatto il mio dovere. Anche Robert sembra contento e non manca mai di incoraggiarmi. Robert Schumann

Dalla quarantacinquesima alla quarantasettesima settimana: dal 18 luglio alV8 agosto

Presto sarà la cinquantaduesima! Claretta, che ne dici? Ti piace ancora il matrimonio? A me ... moltissimo! Ci stringiamo coraggiosamente uno all’altra e rimarremo sempre così. Quanto ci sarebbe da raccontare sulle settimane trascorse, se solo avessi tempo da dedicare alla stesura del diario. È più facile andare avanti a frammenti. Primo: un mare di visite, piacevoli e non: K. Decker da Berlino, lo conoscevo già, non ha alcun talento che lo renda simpatico -Julius Stern da Berlino, giovane, pieno di aspirazioni e di qualità - Diitsch da Co­ penhagen, allievo di Schneider, promette molto, ma è già vanitoso — Hauptmann da Kassel con il quale non ho parlato — Nottebohm è venuto dal Reno, come artista si è sviluppato tardi, ma ha un’ottima natura - l’organista Hering da Bautzen, musicista per nulla invidiabile Busch da Copenhagen, un vecchio corteggiatore di Clara, un asino tutto alto e inamidato — Mendelssohn che il 28 è venuto a salutarci — il vecchio Rieffel da Flensburg, uomo assai vivace e di vasta cultura, David con suo cognato Lipphardt e il direttore musicale Grund da Amburgo - Anacker da Freiberg - il professor Roller da Grofi Glogau. Flechsig, mio caro amico di gioventù e mio primo compagno di stanza - Novakovsky da Varsavia, un conoscente e parente di Chopin che avevo già conosciuto - infine L. Anger, che mi ha portato un qua­ derno di variazioni - e Amalie Rieffel che vuol prendere lezioni da me. Progetti - Clara studia con autentica passione molte cose di Beetho­ ven e anche di suo marito Schumann4. Mi ha aiutato molto a mettere in 4 Impossibile riproporre in italiano il gioco di parole costruito sull’ultima sillaba del nome di Schumann, mann, che in tedesco vuol dire uomo/marito. Robert scrive: «studia ...anche Schu. e ...(suo marito) mann».

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ordine la mia Sinfonia che presto verrà pubblicata - sta leggendo l’auto­ biografìa di Goethe e al bisogno sbuccia i piselli - la musica per lei viene prima di tutto e questa è una gioia per me. Non ho composto nulla di nuovo e sto ancora lavorando alle cose vecchie - la Sinfonia in re minore è pressoché terminata, la Fantasia in la minore è stata messa in bella copia ed è pronta per essere suonata — e così la Sinfonia in si bemolle, che è stata provata questa settimana. Sono stato molto felice di leggere “Il Paradiso e la Peri” di Thomas Moore. Forse si può farne qualcosa di bello con la musica. Sembra che nelle opere di Calderón non si trovi molto da utilizzare, forse “Il ponte di Mantible”. Ho letto anche lo “Schwarzkiinstler”5 [di Calderón] che Goethe ha utilizzato per il suo Faust. Sono stato male più volte. Clara invece sta sempre così bene che si deve solo ringraziare il cielo. E con una gioia mescolata all’ansia che aspettiamo il prossimo mese. Coraggio mia Clara. Clara Schumann

Dalla quarantottesima alla quarantanovesima settimana: dall’8 al 22 agosto

Il 9 agosto è stata una giornata molto particolare! Abbiamo avuto una grandinata come mai se n’è vista anche a memoria della gente più anziana. Le anime timorose, tra le quali ci sono anche io, credevano di assistere alla fine del mondo. I danni che il maltempo ha causato sono enormi, senza contare le migliaia di vetri rotti: solo nella nostra casa ne ha fracassati quarantadue. Si dice che abbiano trovato chicchi di grandine grossi come uova, e tra le vittime non ci sono solo gli animali ma anche alcune persone. In generale il clima quest’estate è stato per lo più strano. Eccetto alcune belle giornate, giugno, luglio e agosto sono stati dei freddi mesi autunnali e molta gente ha riscaldato le stanze. Però si prevede un bell’autunno. Amalie Rieffel ha preso la sua prima lezione con Robert. Mi piacereb­ be tanto osservarlo nel suo ruolo di professore! Il vecchio Rieffel mi sembra un uomo completamente dilaniato dal suo carattere istintivo. Nel modo di parlare ha molto in comune con mio padre. È molto infelice perché la sua Amalie l’inverno passato non è diventata famosa, non è stato scritto abbastanza su di lei, dice, e quei pochi articoli erano freddi e indifferenti ecc. ecc. Sono convinta che gran parte della colpa sia di Amalie - le manca ancora il savoir vivre, da cui dipende moltissimo il successo di un artista. Venerdì 13 al Gewandhaus è stata di nuovo provata la Sinfonia di 5 ElMagico Prodigioso di Calderón. Goethe affermava che Calderón in quest’opera aveva trattato il soggetto del Faust con innegabile grandezza, però nei colloqui con Eckermann negò di esserne stato influenzato.

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Robert, con alcune modifiche apportate ultimamente, nel complesso ben eseguite. Come mi ha fatto piacere sentire di nuovo quest’opera cosi bella! Con la direzione di David tuttavia l’insieme non era così perfetto come con Mendelssohn! Ho suonato anche la Fantasia in la minore; purtroppo però in quella sala il solista ha scarsa soddisfazione (cioè nella sala vuota), non riesce a sentirsi né a sentire l’orchestra. Comunque l’ho suonata due volte e l’ho trovata straordinaria! Ben studiata deve fare un grande effetto sul pubbli­ co. La parte del pianoforte si intreccia così bene con quella dell’orchestra che non si può pensare a una senza l’altra. Sono felice all’idea di suonarla in pubblico, ma bisognerà che l’esecuzione sia, beninteso, nettamente migliore di quella della prova odierna. Malgrado questo Robert è stato molto contento: senza dubbio sarebbe stato felice di ascoltarla ancora molte volte, così come io sarei stata felice di suonarla. La prova era fissata per sabato, ma è stata anticipata a venerdì a causa dei musicisti. Per l’occasione avevamo invitato Becker da Freiberg, e questi è arrivato con Cari Kràgen il venerdì pomeriggio quando la prova era già finita, cosa che ci ha fatto molto dispiacere. La gioia di ascoltare di nuovo la Sinfonia e la Fantasia e di suonare quest’ultima mi avevano talmente emozionata che per tutto il pomeriggio sono stata male e anco­ ra adesso non mi sento bene. In parte la causa deve essere la presenza di questi ospiti che sono rimasti qui quattro giorni, per cui non ho avuto un momento di pace. Kràgen stava dal giovane Serre che mi fa sempre pensare a un puledro. Hanno pranzato da noi sabato e Domenica 15 agosto. Kràgen è un bravo ragazzo, ma la moglie del maggiore Serre lo vizia come un cocco di mamma. In quest’uomo non c’è né spirito né vigore - divertirsi è l’unico scopo della sua vita. Il suo tocco al pianoforte è molto bello, ma le sue esecuzioni sono pigre come la sua fantasia. E un peccato per lui! Domenica pomeriggio ho suonato alcune Sonate di Beethoven, ma né Becker né Kràgen le hanno apprezzate come si conviene. La loro formazione li porta più che altro ad apprezzare il virtuosismo e non la vera musica. Una fuga di Bach li annoia, non sono in grado di sentire la bellezza che c’è nel gioco delle diverse entrate del tema, anzi non riescono neppure a seguirle. Compiango davvero il musicista a cui manca la capacità di comprendere questa arte stupenda. In questi ultimi tempi meno suono in pubblico e più mi diventa odioso tutto quel virtuosismo puramente meccanico! Provo una totale avversione per quei pezzi da concerto come gli studi di Henselt, le Fantasie di Thalberg e Liszt, specialmente dopo aver visto quanto Becker li apprezza. Nessuno di questi brani ti può comunicare un piacere duraturo. Non suonerò più uno di questi pezzi finché non ne avrò bisogno per una tournée. Trovo così stupido sprecare il tempo per queste cose! Negli ultimi due giorni Robert non ha avuto praticamente tempo da

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dedicare ai suoi ospiti, perché doveva consegnare la Sinfonia all’editore, cosa che l’ha molto occupato sino a Lunedì 16. Non vedo l’ora di vedere la prima parte stampata! Robert non può esserne più felice di me. Kràgen è partito oggi! Qui gli mancavano le attenzioni cui è abituato, qualcuno che gli bendasse il piede malato, privo di quel panpepato che la moglie del maggiore prepara solo per lui ecc. ecc.---------- Dio mio! Come mi sentirei se avessi un marito del genere! Martedì 17 abbiamo fatto una passeggiata a Connewitz in compagnia di Becker e abbiamo pranzato all’aperto. La giornata è stata bella, ma eravamo esausti - né Robert né io siamo capaci di sopportare una vita tanto movimentata, invece è sempre così quando si ha un ospite, anche se è il più intimo degli amici. Anzi, in questo caso è proprio il contrario, quest’ultimo infatti pretende più di ogni altro la nostra totale attenzione. Ho suonato a Becker un po’ della Sinfonia di Robert, leggendola dalla partitura, ma non era capace di seguirla e non la capiva neppure, cosa che mi ha fatto davvero arrabbiare. Il 18 Becker è partito e siamo tornati alla calma abituale. E un’anima eccellente, non si può negare, molto leale e devoto con noi, ma non ha educazione sufficiente e finisce con il mettere i sui ospiti a disagio più del necessario. Gli ho dato alcune righe che ho scritto a mio padre per il suo compleanno, e penso che fosse il momento giusto per farlo. Le nostre questioni finanziarie stanno avvicinandosi a una conclusione soddisfa­ cente, con la quale mio padre ha ceduto, in nome della ragione, credo, su molte cose. Sono molto felice di questo, e bacio il mio caro marito, che ha reso possibile questo mio desiderio dandomi il permesso di scri­ vere a mio padre ancora prima che io lo chiedessi. Durante gli ultimi tre giorni mi sono sentita malissimo. Prego Dio di non volermi togliere a Robert proprio ora - è la cosa più triste a cui posso pensare. Ho ancora bisogno di molto, molto tempo per mostrare a Robert tutto l’amore che ho per lui - che è infinito!

NB: Ho dimenticato di menzionare la prova della Sinfonia di David al Gewandhaus cui ho assistito con Becker e Kràgen. Come era da aspettarsi è interamente basata sulle forme più convenzionali, manca di individualità, potrebbe benissimo essere di Kalliwoda o di Reissiger, perché è scritta sullo stesso genere. In alcuni passi è triviale come Marschner. Passi come questo

un buon musicista come David non dovrebbe scriverli e ce ne sono molti.

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La signorina Haase, figlia del cornista di Dresda, ha provato un’aria, ma non mi ha fatto un’impressione favorevole. È totalmente stonata, e anche dal punto di vista tecnico ha molte manchevolezze. Un giovane olandese, un cantante di nome Tuyn, mi ha fatto invece un’impressione di gran lunga migliore, la sua voce non è sempre gradevole, ma è molto naturale, ha un’ottima scuola e mi sembra musicalmente molto ben impostato. Ha cantato anche qualche lacrimosa aria italiana, quelle davvero vorrei elimi­ narle. Il 18 mattina è venuto da noi con Verhulst e ha cantato stupenda­ mente un Lied di Robert e anche l’Adelaide di Beethoven. Giovedì 19 è venuto David con un violoncellista, Lutzau da Riga che ci ha portato i saluti di Dorn. Non credo che sia un artista famoso — io almeno non ho mai sentito il suo nome e mi sembra troppo vecchio a questo punto per farsi una certa fama, ma è una persona davvero piace­ vole e deve avere un certo gusto musicale. Sabato 21 è arrivato da noi Schlesinger da Berlino. È uno spaccone e si diverte in modo particolare a fare i più insulsi complimenti ed è capace di andare avanti per minuti senza smettere. Per quanto egli sia amiche­ vole e complimentoso con me, lo trovo fastidioso e sgradevole. Robert ha fatto una breve escursione in campagna - il tempo era così bello! Sono molto infelice perché non posso più andare con lui, ma tornerà il tempo in cui nessuna passeggiata sarà troppo lunga per me! Robert tra l’altro è così affezionato e indulgente che non mostra mai alcun segno di impazienza quando mi lamento davanti a lui, perciò questo rende più lieve la mia condizione. Mi disturberebbe moltissimo vedere che il mio stato gli procura momenti di sconforto. Non è facile per me lavorare, ma molto di più lo è per Robert. Ha concluso definitivamente la sua Fantasia, qui e là ha tolto ancora un corno o un fagotto e ora, mentre sto scrivendo, lavora alla sua Ouvertu­ re, Scherzo e Finale e anche questo pezzo sarà presto in bella copia. Fa regolarmente lezione alla Rieffel, come un autentico maestro di scuola. Anch’io vorrei studiare con lui, avrei così la fortuna di suonare davanti a lui più spesso, cosa per cui quasi invidio la Rieffel! Ma ora, alla fine della settimana un bacio affettuosissimo, marito mio caro, caro sopra ogni cosa! La prossima settimana e chi sa per quante setti­ mane ancora sarai tu a dover tenere il diario. Spero comunque che — con il volere di Dio - festeggeremo insieme il compleanno di questo quaderno. Robert Schumann

17 settembre 1841

Ecco giunta una nuova epoca della nostra vita. Certamente tutto è accaduto non senza inquietudini, ma queste si sono risolte felicemente, cosa per cui dobbiamo rendere grazie al cielo di tutto cuore.

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Il 1° settembre ci ha dato, grazie alla mia Clara, una bambina. Le ore che hanno preceduto la nascita sono state dolorose. Non dimenticherò mai quella notte, un mercoledì. Il pericolo è stato così grande che per un momento mi sono completamente disperato, e non sapevo cosa fare per reagire. Poi ho riposto tutte le mie speranze nella natura di Clara, che è così forte, nel suo amore per me, ma come potrei descriverlo? Dieci minuti prima delle undici di mattina la piccola è arrivata tra lampi e tuoni, perché proprio in quel momento era scoppiato un temporale. Non appena abbiamo sentito i primi vagiti - e la vita ci pareva di nuovo chiara e luminosa ~ siamo stati felici. Come sono orgoglioso di avere una moglie che, oltre al suo amore e alla sua arte, mi fa un regalo come questo. Adesso le ore fuggono veloci, tra inquietudini e gioie. La piccola cresce di giorno in giorno e Clara a poco a poco si sta rimettendo. Sua madre è arrivata da Berlino e il 13 settembre, ventiduesimo compleanno di Clara, abbiamo battezzato la piccola con il dolce nome di Marie. La madre [Marianne Bargiel] e mio fratello [Carl Schumann], la mia padro­ na di casa di un tempo, la signora Devrient e Mendelssohn sono stati padrini e madrine. Mio fratello e Mendelssohn erano rappresentati dal libraio Barth e da Raimund Hàrtel. C’era molta agitazione in casa. Ieri anche la madre di Clara è tornata a Berlino, quindi presto tornerà la quiete. Tra qualche giorno Clara potrà di nuovo uscire e in casa ora ci attenderà una nuova gioia, perché non ci si può stancare di contemplare il proprio bambino. Ti lascio, mia Clara, il compito di annotare minu­ ziosamente sul nostro diario i progressi della nostra piccola. Lei è il primo membro onorario della nostra confraternita. La nostra felicità invero è stata sempre grande, ma se c’era qualcosa che poteva aumentarla e renderla ancora più salda questa è la piccola Marie, che un giorno sarà la tua immagine interiore così come ora assomiglia fisicamente a me. I festeggiamenti non hanno avuto praticamente sosta: il 12 era l’an­ niversario del nostro matrimonio e il 13 c’erano il compleanno e il battesimo. Ho potuto regalare a Clara una piccola gioia donandole la stampa della prima parte della mia Sinfonia nonché la Seconda Sinfonia portata a termine in gran segreto e due volumi dei nostri Lieder su testi di Riickert stampati. Cosa potrei altrimenti offrirle se non i miei sforzi artistici? E chi se non lei potrebbe essere partecipe in maniera altrettanto tenera? C’è una cosa che mi rende felice ed è la consapevolezza di essere ancora molto lontano dalla meta: dovrò creare sempre qualcosa di meglio, ma ho tuttavia coscienza della mia forza e so che potrò farcela. Avanti con coraggio, dunque, e la mia Clara sempre affianco a me. Abbiamo sentito la Pasta. Penoso. Siamo stati felici di uscire dal teatro. Non c’è più alcuna traccia della grande artista che era. Un tenore olandese, Tuyn, è stato più volte da noi. Ha una bella voce,

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ma priva di carattere. — Carl Mayer da Pietroburgo è arrivato proprio nei giorni del parto, purtroppo non abbiamo potuto riceverlo e neppure E. Frank da Breslavia. Andrà meglio a Hirschbach da Berlino, quel tizio originale con il profilo alla Mozart: si fermerà qui tutto l’inverno. Clara Schumann

dal 13 al 27 settembre 1841 Hai saputo descrivere con parole tanto tenere i giorni trascorsi che io, mio caro Robert, non saprei aggiungere altro se non che sono molto felice di avere un bambino da colui che più mi è caro al mondo. Ogni giorno penso: «Non potrei amarlo di più» eppure tutti i giorni è come se ti amassi di più! Anche se tu non sei accanto a me c’è Marie, il tuo amato piccolo ritratto, a ricordarmi di te, cosa che mi fa molto felice. Un bambino però ci causa anche delle preoccupazioni, soprattutto se è il primo, perché non si sa ancora come comportarsi! E con ragione che a volte si definisce un bambino un Tiglio dell’ansia”6, perché è vero, procura proprio dell’ansia! Osservo ogni movimento della mia piccola con un sentimento misto di angoscia e gioia! Ora sta bene, la nostra piccola Marie, ma era tempo di darle un’altra nutrice, altrimenti sarebbe morta di fame! La mia salute adesso è veramente ottima e se consideriamo il poco tempo trascorso dal parto allora è davvero straordinaria. Ogni giorno con il mio Robert faccio una passeggiata di almeno un’ora e ringrazio Iddio di avermi lasciato sulla terra dove vivo così felice. Il giorno del mio compleanno è stato divertente e pieno di felicità dal mattino alla sera. Robert mi ha fatto così tante sorprese, la sua Sinfonia in re minore terminata, la prima copia stampata della Sinfonia in si bemolle, ma la sorpresa più grande è stata quella di vedere stampati i Lieder di Riickert tra i quali si trovano anche alcuni dei miei deboli tentativi. Non mi aspettavo per nulla una simile sorpresa. D’altra parte, su quel tavolo coperto di regali così importanti non sono mancati pro­ dotti come sapone, Eau de Cologne ecc. ecc. anche queste sono cose che l’animo femminile talvolta desidera. Un bel regalo è stato la partitura del Don Giovanni di Mozart, che suono spesso. Leggerla è una vera delizia, è stampata così bene, e poi in questa musica ogni nota è interessante. Ti stringo ancora una volta la mano, mio Robert, per tutte le gioie che mi hai dato e mi dai ogni giorno. La presenza di mia madre è stata come un sogno! Purtroppo è rimasta così poco tempo che non abbiamo potuto raccontarci tutto. Per il resto

6 Clara usa qui il termine tedesco Angstkind. [N.d.T.]

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sono tranquilla sulla sua situazione; a Berlino ha degli amici che si occu­ pano di lei, dà lezioni dal mattino alla sera e - cosa importantissima — sta bene fisicamente ed è felice nel suo piccolo appartamento con giardino e con i suoi bambini, sono davvero contenta. Dio non abbandona mai gli uomini! Mia madre ne è una prova ulteriore! Nelle ore della dispera­ zione, dopo la morte del marito, era rimasta totalmente senza denaro; questo ha commosso la coscienza di alcune persone che poi hanno cer­ cato di alleviare le sue sofferenze. Non si deve mai perdere la fiducia! Il 25 è venuta da me la moglie del dottor Frege, che era appena tornata dal suo viaggio alle terme, ma purtroppo non ero in casa. Il 27 sono stata io da lei a farle visita e l’ho trovata ancora sconvolta per la morte del suo unico figlio. Una perdita così è certo terribile, ma diventa meno difficile da sopportare se marito e moglie si amano molto; il loro amore diventa una consolazione reciproca, ciascuno si adopera per offri­ re all’altro un po’ di distrazione, ma se non è così allora questa sfortuna è doppiamente tragica. Mi fa male nel profondo del cuore quando penso a tutto ciò e soprattutto al dottor Frege, che deve essere inconsolabile e con il cuore spezzato. Il 28 abbiamo fatto la prima gita in campagna, a Connewitz. L’andata in carrozza, il ritorno a piedi. Era una bella giornata e ci sentivamo sereni e felici. Mi rendo conto che sono andata a finire nella tua settimana, segno che mi manca la materia da raccontare. Per quanto riguarda la mia educazione alla piccola Marie, caro Ro­ bert, al momento non si vedono grandi risultati. Il risultato migliore è raggiunto quando beve comme ilfante quando dorme. Spero che presto imparerà a sorriderti, il primo segno della sua intelligenza! Per lo più ora si guarda intorno in maniera molto sveglia. Robert Schumann

dal 27 settembre al 24 ottobre

Tutto va per il meglio in casa Schumann. La piccola inizia a sorridere, la padrona di casa è innamorata come sempre mentre il padrone di casa qualche volta è ombroso. Perché? Neppure lui lo sa; dovrebbe essere felice di avere una moglie e una bimba così, invece non mostra affatto di esserlo e sua moglie diventa triste. Tu sai cos’è che spesso mi rende inquieto e scontroso: il pensiero di tuo padre. Ma è meglio che io taccia su questo argomento. Spesso si tratta anche di insoddisfazione verso me stesso, per la mia situazione artistica e letteraria. Non essere in collera con me, mia cara Clara. Il cuore di un artista si trova sempre in uno stato di turbamento, sospinto da un’incessante inquietudine. Poi, però ritor­ nano anche ore più serene, e noi ne abbiamo vissute molte e così belle!

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Queste ultime settimane non sono state neppure improduttive. Ho in mente ben chiara e praticamente compiuta una Sinfonia in do maggiore; ho dato al tipografo le parti corrette della Sinfonia in si bemolle e ancora qualcos’altro. Anche Clara ha composto qualcosa che ha un carattere davvero bello. Ora deve riprendere a suonare regolarmente, ma in lei l’artista dovrà più di una volta sacrificare qualcosa alla madre. Il nostro angioletto mostra di sentire già il fascino della musica; quan­ do è inquieta Clara le suona qualcosa, allora si calma e prende sonno. Il nostro viaggio a Sittel a prendere la nutrice è stato una storia tragica che rimarrà a lungo nella nostra mente. Invece di tornare alle otto di sera siamo arrivati all’una del mattino, a notte fonda. Il buio ci ha messo molta paura, un terrore dopo l’altro, cose che un solo raggio di luce avrebbe cacciato all’istante. Con noi c’era anche il dottor Reuter. Il 3 sono iniziati i concerti in abbonamento. Quest’anno debbono andare avanti senza che ci sia Mendelssohn a tenere alto il livello — ma rimarranno comunque delle belle serate, e se esiste un pubblico interes­ sato e rispettoso verso la musica questo è proprio il pubblico di Lipsia, dove la gente rimane attenta e silenziosa più che in chiesa. Un violinista italiano, Sivori, ha avuto un grande successo, è venu­ to anche a farci visita, è un uomo tranquillo e senza pretese con il quale purtroppo era impossibile intendersi perché non parla tedesco. La Meerti non ha avuto il successo di un tempo; molti dicono che non è più lei. Tuyn deve avere delle espressioni orribili quando canta, ecco perché il mondo femminile non è molto ben disposto verso di lui; entrambi cantano sempre roba noiosa. Tra i nostri visitatori, che per lo più non abbiamo potuto ricevere, ci sono stati anche Streicher da Vienna, il giovane Diitsch da Copenhagen, e G. Wòhler. Julius Becker, una persona gentile e sensibile, che mi aiuta sempre lealmente, sembra soffrire di una incurabile consunzione; se dovessimo perderlo ne soffrirei terribilmente. Una volta abbiamo anche suonato l’organo della chiesa di S. Gio­ vanni. E un ricordo penoso, non abbiamo saputo suonare come si deve. Nelle Fughe di Bach Clara non è riuscita ad andare oltre la seconda entrata, come se si trovasse di fronte a qualcosa di troppo grande per lei7. Vogliamo però riprovare presto, lo strumento è davve­ ro straordinario. Il 17 abbiamo avuto a pranzo Verhulst e Reuter, eravamo davvero contenti. Il 20 c’è stato un incendio vicino a noi, ma abbiamo potuto osservarlo senza alcun timore. 7 Qui c’è un gioco di parole sul nome Bach, che significa ruscello. Schumann scrive: «Come se si trovasse davanti a un ruscello (Bach) troppo largo».

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Ora, Clara, dammi la mano e un bacio. Sei e rimani ciò che ho di più caro — questo lo sai. Clara Schumann

dal 24 ottobre al 14 novembre

Il diario mi sembra divenuto quasi estraneo, non ho scritto nulla per così lungo tempo, e anche adesso non ho gran che di rilevante da annotare. Il 24 abbiamo avuto Bòttger, Hirschbach (un genio triste) e Wenzel a tavola con noi. Abbiamo bevuto parecchio e suonato altrettanto. Ro­ bert ha eseguito di nuovo la Sonata in fa diesis minore, deve essere stata la prima volta da anni e mi ha ancora una volta affascinata! Penso che sia una delle composizioni più straordinarie di Robert. Il 25 c’è stato un ricevimento a casa di David. Hanno cantato la Meerti, una giovane molto graziosa, e poi Tuyn. David ha suonato con me una Sonatina di Beethoven in sol maggiore, dopodiché ho suonato qualcosa da sola tra cui le “Diversions” di Bennett. A Robert è piaciuta molto la mia interpretazione, cosa che mi ha reso molto felice. Ricevo così raramente i complimenti da lui! Mi hanno chiesto di suonare al Gewandhaus, Robert ha accettato, ma solo dopo il mio concerto da sola in novembre. Vorrei che fosse già adesso! Non ho ancora recuperato del tutto le forze per cui quel giorno mi fa non poca paura. Il 28 c’è stato il quarto concerto in abbonamento. Né io né Robert abbiamo assistito al terzo, perché non era interessante e poi sia il padre sia la madre e anche la piccola non si sentivano bene. Neppure il concer­ to di oggi offriva qualcosa di davvero interessante. Una piccola sinfonia giovanile di Haydn all’inizio, Tuyn ha poi cantato un’aria di Weber con sensibilità tutta italiana, insopportabilmente zuccherosa! Ròckel, un pianista privo di esperienza, ha suonato lo Zauberhorn di Oberon di Hummel, però senza nulla di magico, poi ha eseguito una fantasia di sua composizione che era il non plus ultra della mancanza di fantasia. È venuto a farci visita ma non l’abbiamo incontrato. Quando è venuto da noi era già qui da una settimana, non si può dire che sia modesto! Il finale dell’Idomeneo era senz’altro il momento migliore del concer­ to. La Melusine infatti non è la mia preferita tra le Ouvertures di Men­ delssohn. Abbiamo restituito la visita alla Meerti. Madre e figlia mi piacciono moltissimo, se solo lei cantasse meglio - avevo delle aspettative notevoli nei suoi confronti quindi non sono minimamente soddisfatta, ha canta­ to bene soltanto poche cose e anche quelle poche non veramente bene.

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Domenica 30 siamo di nuovo stati a pranzo a Connewitz. Sono sempre molto contenta di fare queste piccole gite con Robert, ce l’ho tutto per me e questo è il modo in cui lo preferisco. Avevo trascorso alcune giornate davvero spiacevoli in cui avevo tormentato il mio povero marito - pensavo che non mi amasse più come durante il nostro primo anno di matrimonio! Ma lui aveva dei pensieri che lo turbavano (e questo io lo sapevo bene) ed è stato solo a causa del mio umore irritabile che mi sono condannata da sola a vivere delle ore penose. Ora tutto è sistemato - Robert è tornato di buon umore e io sono felice. Per la nostra gioia Marie cresce di giorno in giorno fisicamente e mentalmente - sembra che voglia diventare in tutto e per tutto come suo padre, a eccezione delle manine con lunghe dita da pianista, che senza dubbio sono un’eredità della madre. Sabato 31 abbiamo di nuovo avuto ospiti a pranzo. I signori Voigt e Amalie Rieffel, con la quale Robert si è divertito molto, lei [un po’ troppo]...8 La sera, da Mayer, la Cari mi ha offesa in un modo così ordinario che sono decisa a toglierle la mia amicizia. Con quella donna nessuno, nep­ pure la persona più pacifica può andare d’accordo a lungo, e il marito è più debole di una donna. Noi mettiamo a profitto le belle giornate che ancora ci sono di quan­ do in quando. Così il 3 novembre siamo andati a pranzo a Mòckern e siamo stati magnificamente. Robert è sempre molto occupato, un bell’esempio per la moglie! La Meerti è venuta a trovarci con sua madre. Sono affezionatissima ad entrambe! Il 4 c’è stato il quinto concerto in abbonamento. Le uniche cose degne di essere ascoltate erano la Sinfonia di Schubert e l’Ouverture di Rietz. La Meerti e Tuyn hanno cantato molto mediocremente un duetto dalla “Zemire e Azor” di Spohr. Non c’era un barlume di intensità né di passione — il pubblico è rimasto molto freddo. Sivori ha suonato ancora una volta, come sempre, piccoli pezzi stra­ ordinari. Quanto al mio suonare, va piuttosto male! Non ho nessuna forza, le dita mi fanno male e anche interiormente sembra che qualcosa non vada. Il giorno del concerto a Weimar si avvicina sempre di più, e presto dovrò suonare anche qui, e non riesco a fare nulla veramente bene! Hirschbach ha fatto una prova sinfonica e anche un quartetto a casa sua, ma non ha avuto successo. Tutti sono dispiaciuti per lui perché il suo talento non dovrebbe essere misconosciuto, ma sembra aver appreso

8 La frase risulta illeggibile per una cancellatura...

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così poco ed è troppo presuntuoso per rendersene conto. Robert gliel’ha già detto molte volte, ma di solito lui non è d’accordo. Il 7 abbiamo pranzato da Voigt, bevuto champagne e fatto molta musica. Ho suonato la sonata di Mendelssohn per violoncello e piano­ forte con Wittmann e poi quella in la maggiore di Beethoven. Mi ha fatto molto piacere suonare la sonata di Mendelssohn. Amalie Rieffel ci ha fatto sentire qualcosa di Robert e di Mendelssohn. Lunedì sera ho provato alcuni Lieder di Robert con la Meerti per farne una scelta in previsione del concerto. Ma solo un’anima tedesca, che sia in grado di sentire profondamente, può comprendere i Lieder tedeschi. La voce della Meerti comunque mi piace molto, specialmente nel registro medio. Verhulst è innamorato della Meerti e mi ha chiesto di indagare se è un amore corrisposto. — Ciò che altre persone hanno in abbondanza la Meerti ha troppo poco, il buon senso. È fuori di sé perché ha ricevuto una critica negativa sul giornale di Robert! Non riesce a capirlo! Dato che è in buoni rapporti con noi, e si suppone che canti nel mio concerto, ecc. ecc.; sarebbe stato molto più assennato da parte sua non lasciar trapelare alcun risentimento; c’è un’arroganza in questo che non mi sarei aspettata in una persona di aspetto tanto gradevole. Questo novembre si è mostrato da alcuni giorni in tutta la sua incle­ menza. Vorrei paragonarmi a lui tanto mi trovo scontrosa. Il mio caro Robert deve davvero avere pazienza! Marie cresce a vista d’occhio — è la nostra gioia. Mercoledì 10 abbiamo ricevuto la visita del direttore musicale Mùller da Rudolstadt. Ho suonato qualcosa - ma non credo che sapesse davvero dove si trovava. • Sabato c’era il concerto al Gewandhaus e sul podio stava Men­ delssohn. Non sono mancati i bravo! E le signore erano di certo le più felici: sono rimaste sedute a bocca aperta per tutto il concerto come se nella vita non avessero mai visto un direttore. Certo stimo molto Men­ delssohn, ma questa insulsa idolatria che viene quasi ostentata da una parte del pubblico di questa città mi sembra insopportabile. La Sinfonia in la maggiore di Beethoven è andata stupendamente! Si avvertiva che il direttore aveva saputo dare la sua impronta a tutto l’insieme. La Meerti piace sempre meno e Tuyn ispira un certo scontento tra il pubblico. Mi rincresce per tutti e due! Ma Tuyn ha una buona scuola, ciò che gli rovina la carriera è la voce non gradevole nonché la pronuncia tedesca. Domenica Mendelssohn è venuto a trovare da sua figlioccia Marie Schumann e sembra che la bimba gli piaccia molto. Lei d’altronde è talmente graziosa, dolce e bianca come l’alabastro!

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Mendelssohn era felice di aver di nuovo voltato le spalle a Berlino perché la odia. Bisognerebbe che lo sentisse la mamma! Perdona, mio caro marito, il piccolo scherzo al termine della settimana. Robert Schumann

dal 14 novembre al 1 dicembre 1841

Dai miei appunti trovo ancora le seguenti notizie riguardo alle setti­ mane scorse: 27 ottobre “Tragedia” di Heine, composta per voci diverse e orchestra (il mio primo tentativo di una composizione per canto e orchestra) — Kappelmeister Pott da Oldenburg - 7 novembre a pranzo da Voigt con la Rieffel e Wittmann — Sonata per pianoforte e violoncello di Beetho­ ven in la maggiore e di Mendelssohn — Wittmann ha anche cantato in maniera molto piacevole come un autentico musicista — L’8 novembre mattina da Hirschbach un quartetto assai penoso — lui sembra aver perso tutte le speranze — vuole lasciar perdere del tutto la musica - il 10 è stata una giornata felice perché ho concluso la Sinfonia in si bemolle. Il 14 c’è stato un piccolo festeggiamento in onore di Jean Paul all’Hotel “Città di Amburgo”. La mattina Mendelssohn è venuto a trovare Clara, a mezzogiorno Wenzel, Reuter e Julius Becker a pranzo da noi. Il 15 è stata eseguita la mia Sinfonia in si bemolle all’Euterpe un’esecuzione un po’ frettolosa - Mercoledì Verhulst ha provato la sua prima Sinfonia, che mostra soprattutto la sua viva aspirazione e il suo senso per il bel suono, nonché per la grazia e la forma. Mercoledì hanno pranzato da noi Mendelssohn e Verhulst e il tempo è volato. Ogni parola di Mendelssohn meriterebbe di essere annotata. Dopo pranzo ha suonato qualcuna delle sue “Variations sérieuses”, ma sembrava che lui avesse le mani pesanti e noi la testa. Anche Mendels­ sohn ha terminato una nuova Sinfonia. Parzialmente è colpa mia se tutti scrivono Sinfonie; ma è una bella ricompensa per il mio lavoro se è capace di stimolare, come credo abbia fatto, i talenti di questa città. Clara ha studiato molto per il nostro viaggio a Weimar, che si è guadagnata una pagina speciale nel nostro diario, se non ci saranno nuove impressioni che verranno a cancellarne il ricordo. Siamo partiti il 18 — quel giorno cadeva la prima neve della stagione — sosta a Naumburg per la notte — il 19 il cielo si è schiarito — passeggiata con Clara da Eckartsberga — arrivo a Weimar alle 4 - subito è arrivato Chelard immediatamente ci ha chiarito le sue relazioni con gli altri musicisti — è completamente escluso, si lascia dar beccate da tutti — noi non lo cono­ sciamo abbastanza bene per esprimere un giudizio. Ma ci è dispiaciuto per lui. A poco a poco sono arrivati gli altri nostri conoscenti - Lobe, Montag, Gòtze, Bùrck, ecc. - Sabato mattina prove in teatro - l’orche­

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stra è stata molto disponibile nei nostri confronti (Clara ha suonato per la loro Fondazione) — la Sinfonia è andata stupendamente in ogni singo­ lo dettaglio. Chelard non sembra il direttore adatto a un’orchestra tede­ sca - per questo ci vuole carattere duro e preparazione. Ci ha fatto piacere fare la conoscenza di Genast e abbiamo anche parlato con Sabine Heinefetter. Da Lipsia c’era anche Queisser. Domenica mattina in una carrozza governativa siamo stati a far visita al signor von Spiegel, alla signora von Pogwisch, a Genast, Eberwein, Gòtze e alla signora von Gòthe — siamo stati ricevuti dovunque con grande gentilezza. - Alla sera c’era il Concerto al Teatro — Clara ha suonato magnificamente il Capriccio di Mendelssohn e la Fantasia di Thalberg la Sinfonia è andata meglio di quanto pensassi - Il pubblico è stato assai generoso con gli applausi, considerando che si era a Weimar. Anche la corte era presente - dopo il concerto siamo rimasti insieme per un bel po’ di tempo e non bisogna dimenticare che al concerto erano presenti anche il consigliere provinciale Peeterssilie come pure Keferstein. Lunedì sera siamo stati da Lobe — abbiamo suonato parecchio - Trio di Mendelssohn — Lieder miei che la Gòtze ha cantato benissimo — a pranzo eravamo dalla signora von Pogwisch in compagnia di persone piacevoli e molto distinte. Io sedevo accanto a Ulrike von Pogwisch, una persona interessante, e alla signora von Grofi (Amalie Winter) - C’erano anche i fratelli Róckel — Martedì sera ci siamo divertiti da Genast — ottima musica - Strohmeyer (il vecchio basso che già ci aveva annoiato da Lobe) — il consigliere Schmidt, uomo di vasta cultura e la signora von Heygendorff. - Abbia­ mo anche ballato, io e Clara, per la prima volta dopo il nostro matrimo­ nio. -Tornati a casa a tarda notte Mercoledì sera al teatro il “Portatore d’Acqua” di Cherubini - Genast è stato magnifico - la musica non perde mai la sua freschezza - ne siamo rimasti totalmente conquistati — La sera di giovedì 25 concerto al castello - i principi sono stati molto gentili con Clara — una cantante Pauline Lang di Karlsruhe - è arrivato anche Liszt - grande gioia - l’abbiamo incontrato al nostro albergo - lo champagne correva a fiumi - è stato molto affettuoso e cordiale. A causa sua siamo rimasti ancora sino a venerdì; c’era grande agitazione. Abbia­ mo anche conosciuto il principe Lichnowski, un nobile avventuriero. Liszt ha anche suonato qualcosa - lo si riconosce anche dietro una porta chiusa - il giudizio su di lui rimane lo stesso. Abbiamo pranzato insieme. La serata è stata tra le più ridicole e più noiose che io abbia mai visto. Liszt era invitato a corte, ma voleva anche venire da Lobe dove c’era un bel po’ di gente. Queste persone, in attesa di Liszt, si sono angustiate orribilmente per quattro ore — alla fine è arrivato alle undici e mezza — Era ancora notte quando siamo partiti per tornare a Lipsia.

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Liszt ci aveva promesso di suonare al nostro concerto - e ha mante­ nuto fede alla parola data. In questa circostanza come in altre si è sempre dimostrato un uomo leale e un amico nei nostri confronti. Il 27 verso sera siamo arrivati a Lipsia. Scrivi tu ora, moglie adorata, e non dimenticare di dire una parola amichevole al tuo amico e compa­ gno di vita Robert Martedì 14 dicembre Clara Schumann

dall*! al 31 dicembre

Ci sono talmente tante cose da raccontare che non so da dove iniziare - però ho promesso a me stessa che con l’anno nuovo il diario dovrà essere consegnato regolarmente almeno una volta ogni 14 giorni, e certo il mio caro marito è d’accordo, vero? Ora scriverò ciò che so e perdonerai le dimenticanze. Non scordare nulla degli avvenimenti di questo mese è un compito arduo. Voglio cogliere i giorni uno dopo l’altro, forse è la cosa migliore. Il 1° è arrivato Liszt da Weimar e nel pomeriggio abbiamo provato THexameron9 insieme. È un pezzo straordinariamente brillante, non c’è nulla che possa esserlo di più. Siamo stati molto felici di vedere di nuovo Liszt a casa nostra ed essere uniti (la volta scorsa eravamo ancora fidan­ zati) a godere della sua compagnia. Giovedì 2 abbiamo offerto una cena in suo onore - il mio primo grande debutto come padrona di casa. C’erano i Frege, Hàrtel, David e altri ancora; Liszt ha animato tutti con la sua conversazione intelligente e la sua affabilità. Ha suonato anche qualcosa - abbastanza da mostrare la sua maestria al pianoforte che domina come certo nessun altro sa fare. Il principe Lichnowski è considerato come donnetta capricciosa, affetto dalle stesse virtù e vizi di una donna. A dire il vero non manca di spirito, cosa che credo dimostrino anche i suoi libri (su cosa?). Il 3 Liszt è tornato a Dresda - volevo utilizzare il tempo studiando per il mio concerto, ma un demone deve aver congiurato contro di me, perché mi sono punta un dito e non ho potuto suonare.

9 Si tratta di un ciclo di variazioni sul tema del duetto “Suona la tromba” dai Puritani di Bellini composte da Thalberg, Herz, Pixis, Czerny, Chopin e Liszt. L’idea era stata della principessa Beigioioso, che voleva devolvere i proventi in beneficenza. Liszt successivamente fece una versione abbreviata in cui figuravano solo tre variazioni, quella di Thalberg, la sua e quella di Herz, precedute da un’introduzione. Questa composizio­ ne venne pubblicata nel 1870 con il titolo di Morceau de Concert. Liszt fece anche una versione per pianoforte a quattro mani dell’intero ciclo.

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Domenica 5 è tornato Liszt perché lunedì 6 doveva suonare con me il Duo. Si può immaginare quale sia stata l’accoglienza del pubblico. Il pezzo ha fatto furore e abbiamo dovuto ripeterne una parte. Io però non ero soddisfatta, perfino quella sera ero infelice e così i giorni seguenti, perché Robert non aveva apprezzato il mio modo di suonare, mi sono anche arrabbiata perché le Sinfonie di Robert non erano state eseguite particolarmente bene. Oltretutto quella sera ci sono stati una serie di piccoli contrattempi: disagi con le carrozze, parti dimenticate, lo sgabel­ lo che dondolava mentre suonavo e poi l’inquietudine dovuta alla pre­ senza di Liszt ecc. ecc. C’erano troppe cose belle - Liszt, una sala stracol­ ma (900 persone) — perché qualcosa di sgradevole non venisse a rovinar­ mi il piacere della serata. Nell’intervallo Liszt ha avuto la delicatezza di regalarmi un mazzo di fiori, gesto che il pubblico ha apprezzato moltissimo. Gli applausi che mi avevano accolta fin dalla prima entrata non hanno fatto che aumentare durante il concerto, benché, come ha detto Robert, io non abbia suonato così bene come in altre occasioni — anche io ho dovuto ammetterlo. Per testimoniare a Liszt la nostra soddisfazione per l’amicizia che ci ha dimostrato, gli abbiamo regalato una bella coppa d’argento con incisi i nostri nomi. L’ha trovata al suo secondo ritorno da Dresda in occasione del concerto che finalmente aveva accettato di fare. Dopo il concerto Liszt ha offerto una cena molto raffinata, che è iniziata con ostriche e trote. Robert e io eravamo molto stanchi e ce ne siamo andati presto, ma gli altri ospiti devono aver fatto baldoria sino a tarda notte. L’indomani mattina abbiamo trovato Liszt a letto, dove è rimasto tutto il giorno sino a Mercoledì 8, quando è partito per Dresda. La sera siamo stati da Voigt insieme a gente che non era adatta a noi, né noi eravamo adatti a loro. Sono abbastanza presuntuosa per credere che Voigt ci abbia invitati per conferire alla sua serata un elemento di interesse. Giovedì 9 eravamo invitati a un cena molto elegante da Schletter. Pochi principi in Germania posseggono tanto oro e argento da rivaleg­ giare con lui. C’era moltissima gente ma per nulla formale, e benché Schletter manchi di spirito mi sembra un uomo non privo di sensibilità. Mi piace. La serata concertistica deve essere stata una delle più noiose della stagione. L’interminabile sinfonia di Herrmann non è piaciuta a nessu­ no, peccato perché è un’opera molto ben elaborata, e si vede che è scritta da un musicista molto riflessivo, però è arida e poco piacevole e mi è sembrata più lunga di ogni altro pezzo che abbia mai sentito. Questa sinfonia ha tutto ciò che può portare il pubblico all’esasperazione più

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assoluta. I fratelli Stahlknecht con i loro Duetti sarebbero stati più adatti a una taverna, è un giudizio un po’ duro ma è la verità! Il violoncellista tuttavia mi è parso non privo di talento. La domenica 12 David ha offerto una cena in onore di Liszt e anche noi siamo stati invitati. Dopo cena Liszt ci ha fatto ascoltare il Settimino di Hummel, che suona straordinariamente bene, benché qua e là si vorrebbero alcuni passaggi interpretati in maniera differen­ te. Ma quale artista nel mondo raggiunge sempre la perfezione? Liszt può suonare come vuole, è sempre pieno di spirito, anche se qualche volta manca di gusto, principalmente nelle sue composizioni. Non posso definirle altro che orribili - un caos di dissonanze, le più stri­ denti, un continuo mormorio nel registro più basso e in quello più alto insieme, introduzioni noiose ecc. Come compositore potrei quasi odiarlo. Come virtuoso però nel concerto del 13 mi ha riempita di ammirazione, soprattutto nella Fantasia sul “Don Giovanni”, che ha suonato in maniera entusiasmante. Non potrò mai dimenticare la sua interpretazione dell’Aria dello champagne. Quella insolenza, quella gioia sfrenata con cui l’ha suonata era unica! Sembrava quasi che Don Giovanni fosse lì, davanti ai nostri occhi, mentre faceva saltare i tappi dello champagne, in tutta la sua dissolutezza, come solo Mozart è stato capace di immaginarlo. La sera, dopo il concerto, abbiamo cena­ to insieme da Heinrich Brockhaus, non c’è stato molto da dire con Liszt, perché è stato sequestrato da due signore. Io sono convinta che sia tutta colpa delle signore se Liszt talvolta si mostra molto arrogante, perché dovunque sia gli fanno una corte che detesto e trovo anche indecente. Anche io lo ammiro, ma l’ammirazione deve avere un limi­ te! Sto chiacchierando troppo, non è vero mio caro Robert? Perdona­ mi! Dammi uno scappellotto. Giovedì 16 Liszt ha suonato per l’ultima volta, il Concerto in mi bemolle maggiore di Beethoven, magistralmente. Dopo ha suonato la Fantasia di Robert con un gusto molto discutibile e poi un Galopp [jzc] . Sembrava stanco, cosa che non sorprende affatto con la vita che fa - era arrivato il mattino presto da Halle, dove aveva fatto baldoria tutta la notte, e la mattina aveva avuto ancora tre prove. NB: Nel concerto di Liszt abbiamo suonato di nuovo l’Hexameron, e il pubblico è andato di nuovo in delirio come la prima volta. Venerdì abbiamo dato un piccolo ricevimento - i nostri ospiti erano molto selezionati. Ho conosciuto la signora Ungher-Sabatier soltanto in questi ultimi giorni e oggi l’ho anche sentita. Nonostante abbia una voce roca mi ha commossa profondamente, come raramente mi accade con un cantante. Non so se dipendesse da me, ma ho pianto cosa che non mi succede mai con la musica. Ha una personalità molto affabile, modesta e senza pretese, del tutto differente dalle cantanti che ho conosciuto,

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eccetto Pauline Garcia. Suo marito, [Francois Sabatier] mi è sembrato molto tranquillo. C’erano anche madame Schubert da Dresda e il signor Schober da Vienna. Schober deve essere un uomo pieno di immagina­ zione! Un tempo si è fatto un nome come poeta di molte liriche musicate da F. Schubert. Liszt è arrivato, come sempre, molto tardi! Sembra che gli faccia piacere farsi aspettare dalle persone, cosa che non amo affatto. Mi sem­ bra sempre un bambino viziato, buono, ambizioso, amabile, arrogante, nobile e generoso, spesso duro con gli altri - una curiosa mistura di caratteri. Però noi l’abbiamo sempre avuto in grande simpatia e anche lui si è sempre comportato molto amichevolmente nei nostri confronti. Per cui la sua partenza ci ha fatto dispiacere - chissà quando lo rivedre­ mo! Non mi meraviglierebbe affatto se presto andasse in America. È partito di qui il 18, diretto a Halle. Avremmo dovuto accompagnarlo fin là, ma non vedevamo l’ora di un po’ di tranquillità. Tutto il modo di essere e di vivere di Liszt è fatto per non lasciare a nessuno neppure un momento di pace. Dopo la sua partenza c’è subito stata l’agitazione natalizia, le corse e le compere, e sino ad ora non c’è stato un momento di calma. I giorni sino al 24 sono volati. Ho provato a comporre qualcosa per Robert e guarda un po’, ci sono riuscita! Sono rimasta meravigliata di riuscire a completare un primo e secondo movimento di sonata, che non hanno mancato di raggiungere lo scopo, quello cioè di fare una piccola sorpresa a mio marito. Ma anche lui ha regalato a me e alla mia piccola Marie una deliziosa ninna nanna che ha composto solo durante il pome­ riggio di Natale. E stato un bel Natale, ancora più bello di quello scorso. Ciò che un tempo non era che una speranza si è avverato - la nostra piccola Marie ha potuto gioire insieme con noi, se non altro per tutte le candele accese. Mi ha fatto infinito piacere illuminare anche per lei un piccolo albero di Natale e regalarle delle piccole sciocchezze, come bamboline, gattini ecc. Dunque siamo molto felici, non è vero mio caro Robert? Penso che dirai di sì e mi darai un bacio. Wenzel, Reuter, J. Becker e Lorenz hanno trascorso la serata da noi, nel buonumore generale. Robert mi ha fatto dei regali molto belli, e ciò che mi ha rallegrato di più sono state le opere di Byron, il cui traduttore, Adolf Bòttger, ha dedicato a Robert l’ultimo volume. E poi Robert ha regalato a Marie un pezzo di eredità, che consiste in un anello di sua madre e in alcune monete. Trovo davvero bello un simile regalo per i bambini, infonde loro una sorta di rispetto per i parenti più anziani e resta sempre un modo molto significativo di pensare a loro e ai propri genitori. Ancora una volta grazie, mio bene, per tutto il tuo amore. -

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Il giorno dopo Natale siamo andati con i Fleischer al ballo del Gewandhaus - era il primo e sarà forse l’ultimo a cui andremo. Siamo stati molto contenti quando il divertimento è finito! Il 28 è venuto David e mi ha pregato di suonare al concerto di Capodanno. Ho accettato anche se il mio pianoforte è chiuso da tre settimane e oltre tutto ho deciso di preparare per quell’occasione il Con­ certo in sol minore di Mendelssohn. A te caro marito il compito di raccontare come è andata — non riguarda più questo mese e per ora ne ho abbastanza! La sera di San Silvestro abbiamo festeggiato con lo champagne, ma per me è stato solo a metà perché era la sera prima del concerto. Il bacio di mezzanotte è stato tenero, ma non più di quello dell’Anno nuovo e spero che anche in quest’anno rimarremo fedeli nell’amore più sincero. Robert Schumann

Note dal 1 ° gennaio 1842 al 18 febbraio

1° gennaio. Al Concerto al Gewandhaus Clara è stata accolta con grande entusiasmo. Lavorato al testo della Peri - Regalo del re [Federico Augusto II di Sassonia] 11 gennaio. Quartetto nel quale ha suonato Clara — Il conte Reuss è tornato dall’Inghilterra - Mi sono molto complimentato con il dr. Kiihne. 12 gennaio. Arrivo di Bennet 13 gennaio. Nuova sinfonia di Spohr, molto interessante. — Cena da Voigt con Bennet. Gita in slitta a Connewitz. 15 ” ” Clara ha finito la sua Sonata — Marie, con nostra grande gioia è sempre allegra e in buona salute. 16 ” ” Bennet e Bòttger a cena. 17 ” ” Concerto d’addio della Meerti. Iniziato un arrangiamento per pianoforte della Sinfonia in si bemolle maggiore — giorni orribili e con­ seguenti tormenti. 18 ” ” Serata da Hàrtel. 19 ” ” Concerto di Verhulst. - Pianista Krausse! — 27 ” ” La Shaw in concerto per la prima volta. — 28 ” ” Cena dal dr. Hàrtel. 29 ” ” Con Clara all’Hotel de Bavière a cena con Bennet. — 30 ” ” A cena da Voigt - un po’ di musica — Bennet — 31 ” ” Concerto d’addio di Tuyn — Krausse! — Io quasi sempre male — Letto “Blasedow” di Gutzkow — letto molte Sinfonie di Mozart — conosciute molte di nuove —

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Il 3 da Brockaus per cena - Pianista Kriiger da Stoccarda 7. Herrmann, Willkomm e Marggraf a cena Da allora quasi sempre male sino a oggi, 18 febbraio, giorno della nostra partenza. Parish-Alvars, Remmers. Il 14 addio di Bennet, che tornava a Berlino.

Viaggio a Brema e Amburgo sino alla nostra separazione il 10 di marzo Lipsia, 14 marzo

Forse potrò scacciare la malinconia con il ricordo delle ultime setti­ mane vissute con Clara. Ho commesso la peggiore delle sciocchezze lasciandoti andare via. Me ne rendo conto sempre di più. Che Iddio ti riporti finalmente da me! La separazione mi ha reso di nuovo tangibile la nostra situazione particolarmente diffìcile. Dovrei dunque trascurare il mio talento, per accompagnarti nei tuoi viaggi? E tu, dovresti per lo stesso motivo lasciare inutilizzato il tuo talento perché io sono incatenato alla mia rivista o al pianoforte. Proprio ora che sei giovane, fresca e piena di energia? Abbiamo trovato una soluzione. Tu hai un’accompagnatrice, io sono tornato a casa dalla bambina e al mio lavoro. Ma cosa dirà il mondo? Questi pensieri mi tormentano. Bisogna assolutamente che troviamo il modo di utilizzare e sviluppare parallelamente i nostri talenti. Sto pensando alFAmerica. Una decisione terribile. Ma sono convinto che ne varrebbe la pena. Dobbiamo decidere prima della fine di aprile. L'idea dell’America mi è venuta durante il viaggio - una bella mattina - in cui ero di ottimo umore. Quella mattina mi sono sentito così vivace e intraprendente - la vicinanza di Brema, che è come una parente stretta dell’America, ha fatto anche la sua parte. Abbiamo riflettuto sui pro e i contro. C’è così poco che ci lega qui. Solo il pensiero di Marie, che dovremmo lasciare a casa, è insopportabile. Ma sarebbe anche per il suo bene, per assicurarle un avvenire migliore. Potremmo anche viaggiare in Germania, ma quale sarebbe il risultato? Ciò che guadagnerebbe Clara, lo perderei io in termini di tempo e di denaro. Sarebbe preferibile dedi­ care due anni alla realizzazione di un grande progetto della nostra esi­ stenza, in caso di riuscita saremmo al sicuro per il resto della vita. E poi potrei dedicarmi interamente alla mia arte, come è mio più ardente e unico desiderio. Possa tu, che finora ci hai uniti e guidati, continuare a dirigere i nostri passi.

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Il 18 febbraio pomeriggio siamo partiti - io mi sentivo ancora molto male, l’aria però mi ha rinfrescato. Clara stava bene, ma a tratti si leggeva nei suoi occhi il dolore di essersi dovuta separare da Marie. Alle 6 siamo arrivati a Magdeburg. C’era una nebbia così fìtta che a malapena sono riuscito a scorgere i contorni del Duomo. Il viaggio sino a Braunschweig è stato per lo più scomodo - la strada era incredibilmen­ te brutta. Sabato 18 arrivo a Braunschweig. E stato abbastanza divertente per­ ché ci siamo confusi con F albergo, infatti credevamo di alloggiare in quello accanto. Ben presto è arrivato il giovane Griepenkerl. Un ragazzo molto attraente con gli occhi e il sorriso che comunicano simpatia e spirito. Ci ha invitati da suo padre dove abbiamo incontrato il Konzertmeister Miiller e la signora von Bùlow. Il vecchio è un bachiano convin­ to, ci siamo capiti molto bene. Mi ha mostrato anche delle composizioni di Friedmann Bach: Polacche, che mi sono parse assai interessanti. Clara ha suonato qualcosa - per sua sfortuna - perché il pianoforte era in pessimo stato. Da questo abbiamo imparato la buona lezione di non suonare su cattivi strumenti. Soprattutto io, dato che non suono mai. Domenica 20 il cielo si è aperto sempre più e il tempo è diventato bellissimo. Qui ho avuto per la prima volta il pensiero dell’America che poi ci ha occupati costantemente nei giorni successivi. Poco dopo aver avuto quest’idea, all’albergo mi è capitato tra le mani un foglio con una poesia che mi ha intristito. Si parlava di un giovane anche lui alla ricerca di un nuovo continente e lì, tradito nelle sue speranze, si getta in mare con la sua lira. Il fatto che si trattasse di un giovane attenuava un po’ il cattivo presagio. Anche Clara ha letto la poesia e mi è parso che l’abbia fatta riflettere. Siamo passati nelle vicinanze di Hildesheim e attraversato velocemen­ te Hannover, dove non avevamo intenzione di fermarci. Clara conosceva già queste città. Per la notte sosta a Neustadt in un’ottima locanda. Eravamo di ottimo umore e abbiamo bevuto una piccola bottiglia di champagne. Lunedì 21 con un bellissimo tempo abbiamo proseguito il viaggio verso Brema senza particolare interesse - la regione è assolutamente squallida - coperta di paludi e misera vegetazione - Alla sera arrivo a Brema - Subito sono arrivati Tòpken e Eggers. Accoglienza cordiale. Martedì 22. La mattina diverse visite: madame Sengstake (sorella di Grund), gli Schmidt, il vecchio Riehm, il giovane Klugkist. Riehm è la persona più interessante tra le nostre conoscenze musicali a Brema. Senz’al­ tro aveva in sé ideali che non ha potuto realizzare - e forse non è del tutto contento del mondo che non ha riconosciuto i suoi meriti. Ha studiato la mia Sinfonia in maniera approfondita. - Gli Schmidt li conoscevamo già: la signora è sfiorita, ma ancora abbastanza sopportabile. - Klugkist

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l’avevo già conosciuto a Heidelberg, un uomo degno di stima, forse un po’ vanitoso. — Abbiamo pranzato dagli Eggers — una coppia che sembra totalmente dedita agli artisti. Tòpken, un caro vecchio amico, era visibil­ mente felice della nostra presenza. - Museo, un circolo con una grande sala di lettura. La sera abbiamo trascorso alcune ore divertenti alla Ra­ thskeller. Non c’è luogo in cui ci si senta meglio che in queste cantine, bevendo vino del Reno in compagnia di persone piacevoli. Sarei potuto rimanere laggiù molto più a lungo, ma dovevamo conservare la lucidità per il 23. Mercoledì 23 mattina, prova nella bella sala dei concerti. Un’orche­ stra molto solida e omogenea. Il pianoforte che Hàrtel aveva mandato da Brema a disposizione di Clara purtroppo non si è comportato bene, neppure la sera. La signorina Caroline Quenstàdt da Braunschweig, che canta così come appare, cioè fresca e sana, ha cantato “Widmung” dai Myrten. La sera la Sinfonia è andata meglio di quanto avessi pensato dopo una sola prova. La gente di Brema è molto parca di applausi; d’altronde il pubblico dava piuttosto l’impressione di una società chiusa. Clara ha suonato con molta forza e bene su quel pianoforte così povero di suono. Dopo il concerto una piccola cena all’Unione. Tutto era molto cordiale e discreto. Il vecchio Riehm ha brindato più volte. Giovedì 24 all’una siamo partiti per Oldenburg con un tempo stu­ pendo. Ci siamo fermati da Pott che ci aveva mandato incontro i suoi domestici. Sua moglie, una viennese, è una persona degna di attenzio­ ne. Educata, musicale, silenziosa, ma piena di vita quando parla, una creatura singolare. Si dice che lui invece sia un mattacchione e un cortigiano perfetto. La sera aveva invitato a casa sua alcuni aristocrati­ ci. Clara ha suonato, molto e divinamente. Il signor von Beaulieu, uomo dalle maniere raffinate e cortesi, alcuni giorni dopo si è mostrato totalmente privo di buone maniere nei miei confronti. Una storia molto spiacevole — questa. Un monito per casi simili. — Un signor von Wedderkopp, colto e intelligente. Venerdì 25 Pott mi ha suonato qualche cosa, e con sua moglie la Sonata in la minore di Beethoven - Ricorda molto Lipinsky, che però conosce appena. La sera, a teatro, c’è stato il concerto, senz’altro uno dei più brevi che abbia mai ascoltato. Il pubblico si è allontanato come in sogno. Dopo il concerto è arrivata la lettera del già nominato Beaulieu. Litigio e agitazione. Devo ammettere che il comportamento di Clara in questo frangente è stato esemplare. Sabato 26. Aggiustamento a mie spese - è accaduto a causa della mia bontà e debolezza, perché qualsiasi discussione e litigio mi sono insop­ portabili - Clara è andata alla corte ed è ritornata contenta dell’acco­ glienza. Tuttavia il pensiero del mio atteggiamento indegno in simili casi non mi ha permesso di rallegrarmi.

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Siamo poi tornati a Brema. Domenica 27 a pranzo con Molique, che vuole andare in Olanda e Inghilterra. La sera ricevimento dagli Eggers. Clara ha suonato il trio di Mendelssohn con Eggers e Klugkist, e ancora qualcos’altro. Nostra gran­ de stanchezza. Lunedì 28 - Ha fatto la sua apparizione il fratello di Rakemann, vuol apparire à la Liszt. Ho trovato in madame Schmidt una cara persona; con lei abbiamo provato dei Lieder che doveva cantare la sera. Biliardo con Molique. Alla sera concerto e pubblico raffinato. La mia povera Clara non ha potuto allontanarsi dal pianoforte. Dopo la Fuga in mi maggiore di Mendelssohn ero così fuori di me che ho applaudito vigo­ rosamente insieme agli altri, tanto magnificamente aveva suonato. Il dottor Engelken, psichiatra, conosciuto già ai tempi di Heidelberg. Elise Miiller, che sembra essere una persona particolare. Ho scambiato alcune parole con lei. Dopo il concerto c’è stata una cenetta da noi. Riehm, gli Eggers, gli Schmidt, Tòpken. Molto divertente. Abbiamo atteso il 1° marzo per festeggiare i sei mesi della piccola Marie. Martedì 1 ° marzo al Museo le Collezioni di Storia naturale. — Caffè da Eggers - congedo da lui e da Tòpken - Partenza alle sei per Harburg in una notte di temporale. Mercoledì 2 marzo partenza alle 7 per Amburgo con il battello a vapore - tempo cattivo. Clara ha camminato molto sul ponte. Arrivo al porto alle 9 - per me è stata una visione del tutto nuova. Avé-Lallemant ci aspettava. Noi avevamo preso alloggio all’Hotel S. Pietroburgo. Cranz e Schuberth, due antipodi. La sera un po’ al Quartetto di Hafner, Sack ecc., poi al Teatro, Le due volpi di Méhul - un’opera gustosa. Krebs ha diretto bene, anche se con molti gesti e smorfie. Quando siamo entrati in teatro il flautista stava provando il “solo” della mia Sinfonia: mi è sembrato curioso. Giovedì 3 marzo di mattina ho fatto visita a Grund e ho analizzato con lui la mia sinfonia. Grund è un’autentica anima musicale. C’è da meravigliarsi che le numerose lezioni private non l’abbiano ancora ucci­ so. Oltretutto compone stupendamente e più tardi mi ha mostrato una sua opera. Dopo Grund sono poi andato alla prova. I musicisti hanno dato il meglio e hanno interpretato la Sinfonia con grande freschezza. Tutte le osservazioni di Grund mi sono parse sensate. Direttore era Lindenau. Alla sera concerto della Liedertafel di H. Schàffer nella Sala di Apollo. Nel frattempo Clara era da Cranz, dove l’ho raggiunta più tardi. Lo spirito di contraddizione di Cranz ha qualcosa di spassoso. La figlia sembra originale. Venerdì 4 marzo mattina sono andato a trovare Ole Bull, che è osse­ quioso sino all’eccesso, ma nonostante ciò ha un certo fascino. Riefstahl

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da Francoforte l’avevo già conosciuto in precedenza. Con lui e Lallemant siamo andati al porto. Clara si è molto preoccupata. I marinai sono stati molto cortesi e hanno rifiutato qualsiasi mancia. A pranzo da Lallemant, che ha una moglie molto piacevole e colta come lui. Gli abitanti di Amburgo per lo più bisticciano e si insultano uno con l’altro. Come può venirne fuori qualcosa di buono? Veramente esausti siamo stati a un ricevimento serale dal dottor Abendroth, dove suonava il Quartetto Hafner. La prova generale all’una e mezza è andata nel migliore dei modi. Grund ha cacciato fuori Christern, che voleva ascoltare. L’orchestra non lo voleva e l’hanno fischiato. Ecco cos’è l’armonia! Sabato 5 marzo con nostra grande sorpresa è arrivato Ulex. Ci ha raccontato la storia del suo matrimonio, in certo modo assomiglia al nostro, solo che noi l’abbiamo fatto seriamente. Ulex si è sposato in Inghilterra; la sposa è arrivata più tardi da sola. L’abbiamo conosciuta e a Clara è piaciuta. È venuto a trovarci anche E. Marxen, i suoi tratti somatici tipici da ebreo non mi piacciono affatto. La sera concerto filarmonico. Cominciava con la Sinfonia che è stata eseguita molto bene. Clara ha suonato davvero con grande precisione (il Konzertstiick di Weber), ma ha portato avanti senza entusiasmo gli altri pezzi perché il pianoforte non rendeva nulla. Il pubblico è stato cortese e molto attento. La famiglia Parish ha letteralmente assediato Clara. Dopo il concerto siamo andati da Schuberth per una cena di ostriche. Abbiamo sentito storie piacevoli su Ole Bull. Domenica 6 marzo mattina con Lallemant in una cantina in cui servo­ no le ostriche - prima da noi c’erano state un mare di visite: il dr. Busch, il colonnello Stockfleth, la signorina Stahl da Stoccolma, gli Schuberth, i Cranz, Riefstahl, la signorina Lilli Bernhard ecc. ecc. Alle 3 siamo partiti per andare alla tenuta di Parish a due ore da Amburgo. - Sulla tomba di Klopstock, a Ottensen, abbiamo fatto fer­ mare la vettura. Il tempo era stupendo. Dalla proprietà di Parish si gode una vista spettacolare. La figlia Harriet è una cara, modesta ragazza; abbiamo suonato alcune pagine dalla Passione di Bach, è andata in estasi. Poi c’è stata una cena elegantissima. Il vecchio Parish, una mente filosofica e un uomo d’affari, mi ha parlato in maniera molto affabile. Alle 11 siamo tornati in città. Dopo lunga esitazione è stato deciso il viaggio a Copenhagen. Lunedì 7 marzo abbiamo fatto con Otten e i Lallemant una passeggiata ad Altona, e prima alla Michaeliskirche con il suo organo meraviglioso. L’organista era bravo, ma non conosceva molto e suonava delle compo­ sizioni poco interessanti. Siamo poi andati da Hutmann dove abbiamo avuto ostriche e una bella vista sull’Elba. Per pranzo avevamo invitato

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Grund con cui abbiamo trascorso un paio d’ore piacevoli. Sinfonia di F. von Roda a Braunschweig che mi ha interessato. Quel giorno ho mesco­ lato troppe bevande. I sigari rubati e i sospetti di Ulex. Martedì 8 mi sentivo male. Abbiamo visto la nuova Borsa, l’edificio più bello di Amburgo. La sera i Lallemand e Lilli Bernhard. Molta musica. Clara era davvero ispirata e ha suonato e cantato con grande naturalezza. Mercoledì 9 concerto di Sack, in cui ha suonato anche Clara, poi ostriche da Grund. L’ultima notte prima della separazione è stata terri­ bile. Sotto di noi, in un’osteria in cantina, (stavamo al piano terreno) c’è stato un terribile rumore sino alle 4 del mattino. Giovedì 10 è stato il giorno della tristezza. È venuta Marie Garlichs. Alle 10 ci siamo detti addio. 30 marzo

Pasqua tranquilla - senza Clara - come saranno mai le prossime? La piccola è graziosa e gode di ottima salute. Fra tre settimane al massimo aspettiamo il ritorno della padrona di casa. Scrive spesso da Copenhagen. Clara Schumann

Fine maggio 1842

E un arduo compito quello di richiamare alla memoria due mesi interi, e per di più ricchi di avvenimenti come sono stati i due appena trascorsi - per cui sii tollerante, mio Robert, con un resoconto che sarà sicuramente lacunoso, ma è l’unico che ora sono in grado di fare. «Dal giorno della nostra separazione sino a quello in cui ci siamo reincontrati!» Giovedì 10 marzo è stato il giorno più terribile dal nostro matrimo­ nio. - Ci siamo separati e mi sembrava che non l’avrei mai più rivisto. Il viaggio a Kiel è passato tra singhiozzi e pianti — non posso descrivere la mia infelicità, per di più la mia accompagnatrice Marie Garlichs, benché fosse una brava ragazza, non riusciva a capire il mio dolore. Alla sera siamo arrivate a Kiel, e subito sono andata a sbrigare alcune incombenze dovute al concerto, cosa che mi sarei potuta risparmiare perché L’ 11 a mezzogiorno stavo così male che non era neppure da pensare di fare il concerto. Ancora un’ora prima ho cercato di raccogliere le forze, ma ero troppo debole, e il dolore era sempre più intenso. Il pubblico è stato mandato via e io - ho pagato le spese, 47 marchi, di tasca mia - bell’inizio! Sabato 12 a Lubecca attraverso strade di campagna, con pioggia for­ tissima e ululare di vento, siamo stati gettati da una pozzanghera all’altra. Io stavo ancora male e con tutti quegli scossoni andava ancora peggio,

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per di più ero in preda all’ansia, alla nostalgia per il mio Robert, - non era abbastanza per perdersi di coraggio? Ma ho dovuto sostenere la prova per otto giorni prima di arrivare alla meta. Sono arrivata a Lubecca ma sono dovuta ripartire senza aver fatto nulla. Il duca di Schwerin era morto per cui la sua compagnia d’opera si era trasferita a Lubecca. Avere una produzione teatrale era un avveni­ mento per la città — avevano esaurito tutti i biglietti di tutte le rappresen­ tazioni - cosa potevo fare? piuttosto che dare un concerto in una sala vuota ho preferito andare via. Lunedì 14 ho fatto una visita, ma ho trovato tutti ammalati eccetto gli Ave, che mi hanno accolta con grande cortesia; la sera sono stata a teatro, ho sentito Riefestahl suonare in maniera molto mediocre, e Martedì 15 sono partita per Amburgo, lì pensavo di poter suonare qualche volta al teatro. E stata una giornata nera, quella, e il mio cuore oppresso si è dissolto in lacrime, che scorrevano senza sosta. Al pomerig­ gio siamo arrivate ad Amburgo - Quanto a suonare non era neppure da pensarci - poco prima di Pasqua non c’è nessuno che voglia saperne di musica. La prima persona cui ho fatto visita è stato Cranz, era sorpreso di vedermi perché mi credeva a Copenhagen. Io non volevo affatto mo­ strargli il mio turbamento, ma chi è responsabile delle proprie emozioni? — Così mi sono sfogata piangendo. I miei amici si sono meravigliati che io, nonostante tutte le contrarietà, volessi ancora andare a Copenhagen, e più volte sono stata sul punto di arrendermi. Pensavo che il cielo mi avesse mandato tutte quelle sventure per farmi rinunciare al mio piano, ma il pensiero di Robert e il desiderio di contribuire un po’ alla nostra vita grazie al mio talento, poi la felicità di rivederci dopo aver portato a termine con successo questo viaggio - questo mi ha di nuovo incoraggia­ ta, benché fosse difficile accorgersene dal momento che la preoccupazio­ ne non mi lasciava un minuto. In aggiunta a tutto questo ero senza notizie di Robert, il quale naturalmente mi credeva a Copenhagen, per circa 14 giorni non ho avuto notizie della bambina - oh, c’era di che disperarsi. La sera sono andata a teatro per distrarmi ma soprattutto per offrire un po’ di divertimento a Marie Garlichs, che sino ad allora aveva avuto solo disagi a causa mia. Madame Cranz ci ha accompagnate. Mercoledì 16 siamo state tranquille - io sommersa dai dispiaceri. I primi 14 giorni dopo la nostra separazione mi sentivo spesso così vuota che quasi mi spaventavo! Dicevo sempre cose diverse da quelle che intendevo e se qualcuno mi chiedeva di te, mio Robert, allora era la fine, la voce mi si soffocava - grazie a Dio non sono rimasta a lungo in quello stato!

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Diario II - 7 luglio-19 settembre 1841 Robert Schumann

il 16 sera ho visto per la prima volta a Lipsia l’Antigone di Sofocle. Clara Schumann

Giovedì 17 siamo state dagli Ave, abbiamo pranzato lì e la sera ho suonato, quasi esclusivamente Sonate di Beethoven. Otten e Ave erano felici!-----------------------Robert Schumann

il 18 mattina Pixis adiratissimo con i recensori del mio giornale Congedo da L. Anger che ha ottenuto un posto di organista a Luneburg. Clara Schumann

Venerdì sera sono partita per Kiel e mi sono fermata lì. Sabato 19 dal direttore musicale Graedner, persone molto affabili. La signora Graedner è molto gentile - penso che potrei averla cara. Ma non altrettanto madame Schlofibauer, una donna vanitosa, maleducata, e assolutamente scortese. Si è data la pena di riferirmi immediatamente tutto quello che la gente aveva detto di me quando non avevo dato il concerto — naturalmente mi ha riportato solo i giudizi negativi! La sera finalmente sono salita sulla tanto temuta, ma bellissima nave Cristiano Vili. I Graedner mi hanno accompagnata a bordo - una for­ tuna che Robert non avesse rimandato la nostra separazione sino a quel momento. Ho provato qualcosa di terribile al momento di allontanarmi da terra - quanta nostalgia avevo di Robert, della piccola, e quasi credevo che non avrei mai più rimesso piede sulla terraferma — una paura che probabilmente prova chiunque non ha mai viaggiato per mare. Il viaggio è stato piuttosto tranquillo, non ho sofferto il mal di mare, benché non ci sia andata lontana. Si viene presi da un terribile malessere a causa del continuo rollio e la nausea non finisce finché non si tocca terra, però si continua a sentire il rollio per tutto il giorno. Domenica a mezzogiorno siamo arrivati a Copenhagen. Olsen e altri sono arrivati a bordo con una barca a prendermi e da quel momento sono stata in buone mani - Olsen si è preso cura di tutto, come meglio non si sarebbe potuto. Ci aveva riservato una stanza all’Hotel Royal e lì abbiamo trovato degli amabili proprietari tedeschi, che per tutte e quat­ tro le settimane della mia permanenza hanno anticipato tutti i miei desideri - naturalmente ho dovuto pagare per tutto. La stessa sera è venuta ancora a farmi visita madame Tutein, una

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donna esaltata ma non priva di talento. Mi ha trattato molto amichevol­ mente. Robert Schumann

Vita miserevole. In questo periodo mi sono esercitato molto in con­ trappunto e fuga. Clara Schumann

Lunedì 21 dopo una notte di profondissimo riposo c’è stata molta confusione. Ho fatto visita a diverse persone, alcune sono venute da me e per così dire ho fatto la bella vita — ma mi mancava ciò che amo di più, e in mezzo a tutto quel successo, a quei divertimenti, non riuscivo ad essere contenta sino agli ultimi 3 o 4 giorni, quando avevo ormai stabi­ lito la data della mia partenza. Vorrei scrivere ancora molte pagine, descrivere ogni giornata nei det­ tagli e invece non ci saranno che poche note su alcuni amici che mi sono divenuti cari, e poche notizie su ciò che ho fatto ogni giorno. Madame Tutein e madame Hartmann erano le mie più care amiche. Entrambe mi erano molto affezionate — sebbene in maniera differente. La prima mi amava perché questo lusingava la sua vanità di mostrarsi mia protettrice; questa vanità era più forte di ogni sentimento di invidia. Subordinava completamente il suo talento al mio, mi esaltava pubblica­ mente davanti a tutti a proprio svantaggio (a Copenhagen infatti è con­ siderata una grande pianista). Perché? Era orgogliosa di essere considera­ ta mia amica! Incidentalmente credo avesse anche un briciolo di auten­ tica simpatia per me. ■ Il suo talento è notevole, la sua educazione (musicale) superficiale. Ha una memoria eccezionale, suona quasi tutto a orecchio, ma cosa suona? Solo cose adatte a soddisfare l’occhio e l’orecchio - ancora una volta vanità! - Per il resto è amabile, possiede una vasta cultura, è generosa, un po’ affettata, ma facile da sopportare, per cui ero felice di andare da lei. Anche i suoi bambini avevano un ruolo: il figlio più grande andava in estasi per me, non meno entusiasta era la figlia grande, ed entrambi facevano a gara nel dedicarmi piccole attenzioni — una rosa dalle mie mani era per loro la più grande ricompensa. La signora Hartmann mi amava (almeno sono così presuntuosa da crederlo) per me stessa. Mi ha colmata di qualsiasi cosa buona imma­ ginabile, mi ha mandato del vino e della frutta, parlava con me di Robert e della bambina, letteralmente si è presa cura di me, quasi dovrei dire che talvolta mi ha fatto soffrire con tutto quell’amore. Ma naturalmente si comportava così non di fronte ad altre persone, ma

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solo quando era in casa, quando ero sola con lei. In pubblico non Tho mai vista accanto a me, modestamente si è sempre tenuta in disparte. C’era qualcosa di particolare che mi legava a tutti e due, marito e moglie: il fatto che si amavano teneramente ed erano gli unici a comprendere totalmente i miei sentimenti. Anche lui è una persona cara e sensibile e questa è davvero una coppia come non se ne trovano facilmente. Stage, il regista del teatro, e Olsen erano i due organizzatori dei concerti che mi hanno dimostrato un’amicizia disinteressata. La moglie del primo è una persona affettuosa ma viziata. E cantante nel teatro, ma di terzo rango, cosa di cui probabilmente è consapevole - questo li tormenta entrambi. Lui la tratta come una bambina. Tra le conoscenze più interessanti ci sono il professor Hejberg con la moglie, il poeta Andersen e il professor Weyse. Il primo non mostra nulla di ciò che c’è in lui - è noto come il più importante scrittore danese. La signora Hejberg non solo vorrebbe essere considerata la prin­ cipale attrice danese, ma vorrebbe avere successo anche in Germania, se conoscesse sufficientemente la lingua. È uno dei fenomeni teatrali più deliziosi che io abbia mai visto e come tale è indimenticabile per me; ma a questo in lei si aggiungono altre preziose qualità: è molto graziosa, interessante, e anche la sua personalità da sola basterebbe a farmela amare. Ho avuto rare occasioni di incontrarli, meno di quante avrei voluto — pretendevo troppo. Andersen possiede un animo poetico, ingenuo, è ancora piuttosto giovane, ma molto brutto e per di più terribilmente vanitoso ed egoista — nonostante tutto però mi piace e per me è stato interessante e impor­ tante fare la sua conoscenza. In ogni caso le sue virtù superano di gran lunga i suoi difetti. Per me è stato interessante anche incontrare il professor Weyse, ben­ ché abbia perso gran parte dell’ammirazione che avevo per lui quando l’ho conosciuto meglio. E un musicista limitato ed egoista. Si considera misconosciuto e disprezza (e anche qualcosa di peggio) i suoi contempo­ ranei eccetto Haydn, per il quale invece nutre qualche considerazione. Bach possiede dell’arte, ma la sua musica non è bella; Beethoven non ha mai scritto qualcosa che sia veramente bello; Mozart può passare, Men­ delssohn è una copia di Bach - queste all’incirca sono le opinioni cui Io condanna il suo giudizio. Oltre alle famiglie sopra nominate ho spesso fatto visita alla signora Zahrtmann nata Donner da Altona, una donna affabile e molto colta; a madame Panili, moglie del ministro in Residenza; madame Loose, una signora anziana, buona ma molto coquette — una giovane coquette è già abbastanza orribile, una anziana lo è del tutto. Eccetto il console svedese Ewerlòf e la sua famiglia non ho conosciuto

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nessuno che non mi sia piaciuto molto. Loro invece erano così scortesi come raramente mi è accaduto di vedere nella vita. Queste sono state le mie conoscenze principali, delle altre prenderò semplicemente nota. Martedì 22 visita di Hejberg e Andersen (sono cordialmente nemici e si sono trovati così tante volte da me che una volta addirittura si sono scambiati i biglietti da visita, la cosa mi ha fatto sorridere) Stage, Baro­ ness (conosciuto più come SchwadroneE) Lòvenskiold con sua figlia signorina, Gade, Curlànder, Rudolph Willmers e altri. Quest’ultimo si presenta azzimato come un francese ed è terribile a mio giudizio. Si dice che Courlànder abbia del talento, ma non l’ho sentito. La sera dagli Hejberg con l’avvocato Bunsen - un uomo molto assennato. Robert Schumann

Ho letto molto: le “Fantasie in una taverna municipale di Brema” di Hauff e “Improvisator” di Andersen. Clara Schumann

Mercoledì 23 a pranzo da madame Tutein, prima visita dalla signora Zahrtmann, le dame di corte Elise von Pechlin e la signora von Waltersdorff e il maresciallo di corte Bliicher-Altona. Da madame Tutein c’era un piccolo gruppo di gente simpatica - ho suonato - madame Tutein si è entusiasmata per il Valzer in la minore di Chopin, che sono stata costretta a suonare più di una volta di seguito. Visita del signor von Levetzau, uno dei miei protettori più influenti, un uomo molto cordiale e affascinante. Robert Schumann

23 marzo visita del signor Truhn, che vuole fare il cantante, con il signor Schmidt. Clara Schumann

Giovedì 24 a pranzo da madame Loose - mio vicino di tavola era Weyse, oltre a lui moltissima gente. Venerdì Santo, il 25, abbiamo visitato la Frauenkirche, una bella costruzione in stile moderno. I “12 Apostoli” di Thorwaldsen in mar­ mo, un capolavoro famoso. Di quest’arte capisco poco per poter giu-

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dicare, ma nella stessa chiesa mi ha incantato un angelo inginocchiato a sorreggere un fonte battesimale, scolpito in modo straordinario. Alla sera nella medesima chiesa ho sentito musica sacra di antichi autori italiani. Non ho mai ascoltato un’interpretazione così miserevole. Robert Schumann

Il 25 marzo nella Paulnerkirche sentito “Davide penitente” di Mozart e il 42° Salmo di Mendelssohn. Clara Schumann

Domenica 26 sera da madame Tutein. Molta musica! Abbiamo suonato tutte e due. Ho avuto un significativo diverbio con madame Tutein. Lei va in estasi per una compagnia di teatro italiana che al momento si esibisce a Copenhagen e che è una delle peggiori che io abbia mai conosciuto. Oltre a ciò è entusiasta di Bellini e Donizetti - questo lo si può accettare da una persona incompetente, ma non da un musicista, che vuole essere considerato tale. Questo genere di opere le vorrei sentire come minimo rappresentate stupendamente, ma nel modo in cui le cantano sono inaccettabili - e questa signora va in estasi - ero completamente fuori di me! Più tardi ho ritenuto meglio tacere su questo argomento - per cui ho tollerato il resto. Robert Schumann

26 marzo. Ricevuta la prima lettera di Clara da Copenhagen. Clara Schumann

Domenica 27 sera bel ricevimento dal ministro Pauli. Madame Tutein ha suonato delle Mazurche di Curlànder, dopo aver suonato diversi pezzi di Chopin (di nuovo un segno di cattivo gusto) - Anche io ho suonato qualcosa. Robert Schumann

Wenzel, Reuter, Becker a pranzo da me. Clara Schumann

Lunedì 28 è indicato nelle mie note per il diario come un giorno molto cupo. Robert mi aveva scritto una lettera molto triste, disperata — piansi molto, Al pomeriggio visita al giardino di Rosenburg dove incontrammo il

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giardiniere di corte Petersen, che durante la mia permanenza a Copenha­ gen mi colmava ogni giorno di splendidi fiori freschi, cosa che mi pro­ curava un enorme piacere. La sera all’Opera italiana — al di là di ogni critica. Il pubblico era in estasi. Martedì 29 visita di Hejberg. A pranzo dagli Hartmann con l’awocato Bunsen. La sera Balletto del ballerino Bournonville, “Napoli” - molto bello; con pochi mezzi raggiunge risultati incredibili, il palcoscenico è troppo piccolo per il balletto. Robert Schumann

«Tempo della malinconia» c’è scritto nelle mie note di questo giorno. Quanto al comporre non c’è neppure da pensarci. Clara Schumann

Mercoledì 30. A pranzo dal capitano Zahrtmann - poca gente — ospiti cordiali e raffinati. Robert Schumann

30 marzo. Il direttore musicale Berwald da Stoccolma - interessante, deve essere un buon compositore. Clara Schumann

Giovedì 31 con madame Tutein siamo state a visitare il museo nor­ dico. Vi ho trovato alcune cose interessanti, molte noiose. Abbiamo poi trascorso una serata divertente dagli Stage. Andersen, i Luders, Gade, Faaborg e la famiglia Bournonville costituiva­ no la maggioranza della compagnia. Bournonville, già citato sopra come ballerino, è un uomo eccellente; non solo perché nella sua arte è un maestro, è anche un buon musicista, suona bene il pianoforte, canta bene (ha cantato molti Lieder popolari svedesi e danesi) ed è un uomo raffinato e cordiale, con una cultura scientifica ecc. Sua moglie è una donna mite di carattere, come raramente ne ho viste - e sorprendentemente piena di grazia. C’era solo un pianoforte a tavolino, tuttavia ho suonato molto perché ho capito che tutti sarebbero stati contenti. Aprile 1842

Il 1° sono stata davvero imbrogliata! Ero invitata dal console Ewerlòf e

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mi avevano detto che questa famiglia sarebbe stata un’ottima conoscenza per me. L’accoglienza mi ha dimostrato il contrario! Erano assolutamente scortesi - dopo un’ora me ne sono andata - per la prima e ultima volta. Robert Schumann

In questo periodo ho studiato alacremente le partiture dei Quartetti di Haydn e Mozart. Ho letto la “Famiglia H.” della Bremer e “Faustine” della contessa Ida Hahn. Clara Schumann

Ho trascorso il sabato 2 da madame Tutein. Robert Schumann

Il 2 a pranzo da Voigt. Una pianista, la signorina Wolfart da Weimar. Clara Schumann

Domenica 3 finalmente ho dato il mio primo concerto al Teatro reale. La sala era piena - grande successo! Molte richieste di bis, buon guadagno (escluse le spese di 159 talleri correnti ne sono rimasti 228). Strumento piuttosto buono - prestato da Waagepetersen, un giovanotto piacevole. Suo padre, scomparso recentemente, in passato aveva creato la prima sala da concerto di Copenhagen. Nella prova avevo avuto diverse contrarietà con gli strumenti finché non ho scelto quello di cui ho già detto. Al concerto c’era anche la corte, eccetto il re e la regina. L’etichetta vuole che i reali non si rechino a un concerto finché l’artista non abbia suonato a corte. Si sono però sommati talmente tanti inconvenienti, che finora non è stato possibile tenere un concerto a corte. Lunedì 4 dagli Hartmann. Robert Schumann

Il 4 a teatro ho visto il Fidelio con la Schròder. Clara Schumann

Martedì 5 concerto a corte con l’Orchestra. Il re e la regina sono cortesi. Lei può essere definita bella nonostante sia sposata da 26 anni. Entrambi mi hanno accolta con molto onore.

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Mercoledì 6 ho suonato alla Società dei Concerti. Ho ricevuto Fono­ rario di 70 talleri d’oro. Quella sera è stata molto difficile per me perché il pianoforte Hàrtel che avevo ricevuto solo il giorno prima da Amburgo mi è sembrato terribilmente pesante da suonare, però dopo un po’ mi sono di nuovo abituata agli strumenti tedeschi. Nessuno tra il pubblico l’ha notato. Il Lobgesang di Mendelssohn è andato bene, considerando le circo­ stanze. Quattro prove erano state dirette ognuna da una persona diversa e il concerto da un’altra ancora - che cosa può venir fuori? I musicisti qui sono davvero dei manovali (suonano solo meccanicamente) — un direttore capace sarebbe forse in grado di porre fine a questa mostruosità. Visita della signorina Abrahams con il fidanzato, consigliere di com­ mercio - Andersen veniva spesso a trovarmi — è una natura molto incline all’affetto. Giovedì 7 era il giorno della scrittura. Ho anche ricevuto una lettera del mio amato marito. E sempre una delizia per me, una lettera così! Ne avevo ricevuta un’altra il giorno del concerto - va da sé: non potevo che suonare bene. La sera siamo andati al mare. Il tramonto del sole ci ha offerto uno spettacolo straordinario. Come avrei desiderato aver vicino il mio Robert in momenti come quello! Da noi non si conoscono simili bellezze natu­ rali — per me nulla è più sublime del mare. Il piacere più grande era per me scoprire il mare ogni giorno di un colore differente. Verde, azzurro cielo, scuro come il ferro, questi i colori più frequenti in cui si mostrava. Dopo questa gita nella piccola imbarcazione degli Hartmann, abbia­ mo trascorso l’intera serata insieme con loro — nuova conoscenza, Hornemann - credo un musicista. I bambini degli Hartmann a sorpresa mi hanno regalato con molta grazia una piccola coppa d’argento per Marie, che mi ha fatto molto piacere. Venerdì 8 passeggiata freddissima in carrozza a Friedrichsberg con Olsen. Io ero assai scortese e il buon Olsen è stato così paziente! Era forse così innaturale che lo fossi? Lontano dai miei, essere costretta a stare sempre in mezzo alla gente, anche a casa non avere un attimo di pace, questo a volte per me era troppo e così i miei più cari amici, davanti ai quali non mi facevo riguardi, dovevano sopportarne le conseguenze. Olsen talvol­ ta sbottava: «Non venga più a trovarci senza il suo Robert». Pranzo dal vecchio signor Tutein, il quale a dispetto dei suoi 84 anni governa ancora una casa ed è un ospite cortesissimo. La sera al ballo dalla principessa Juliane Philippstahl, che mi aveva invitato personalmente. Avevo intenzione di non ballare, ma quale essere umano è senza vanità? Quando sono venuti a invitarmi due principi ho

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ballato due volte. - Erano il principe von Glucksburg e il principe von Hessen, due persone molto gentili — entrambi ancora molto giovani. Il re e la regina hanno parlato con me e hanno espresso il loro deside­ rio di avere un mio secondo concerto. Robert Schumann

L’8 sera ho visto il Barbablù di Grétry con la Schroeder-Devrient. Clara Schumann

Sabato 9 passeggiata lungo la Lange Linie. I due principi sopra citati ci hanno accompagnato e per un lungo tratto sono venuti con noi. Cosa che ha fatto parlare molto nella piccola città di Copenhagen. La sera siamo andati dalla signora Zahrtmann, che mi sembra sempre cordiale. Robert Schumann

il 9 pomeriggio G. Barth, marito della Hasselt, da Vienna. Tremenda arrabbiatura per un pettegolezzo di Verhulst. Clara Schumann

Domenica 10 secondo concerto al Teatro reale; di nuovo la sala piena, molto successo, numerose chiamate, Da capo ecc. ecc. Dopo la detrazione dei 114 talleri e 10 groschen di spese c’è stato un resto di 316 talleri e 21 groschen. Dal re ho ricevuto per i due concerti 120 talleri per il suo palco, e 150 talleri come onorario per il concerto a corte. Robert mi ha mandato anche oggi una lettera piena d’amore. Lunedì 11. Gita al Tiergarten con madame Loose. Qui ho visto un bellissimo bosco di faggi - da noi questi alberi non si vedono mai con quello splendore che hanno in Danimarca. Tutta la gita è stata affascinan­ te, la strada correva lungo il mare, la giornata era stupenda, nel Tiergarten i cervi e i caprioli saltavano nonostante la stagione fosse ancora precoce. Quante volte, mio Robert, ho desiderato averti con me! — Dopo la gita abbiamo mangiato da madame Loose, anche la sera siamo rimasti lì. Martedì 12 Andersen ci ha accompagnati al Castello di Christianburg per vedere alcune opere di Thorwaldsen. A Copenhagen Thorwaldsen è riverito come un re, e lo è davvero! Oltre ad alcune opere d’arte che ha donato alla città, ha offerto molto denaro per la costruzione di edifici. Il Museo Thorwaldsen che è stato

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appena costruito verrà utilizzato unicamente per conservare le sue opere. Egli stesso ha donato 100.000 talleri per questo. Sono davvero dispiaciu­ ta che non ci sia, avrei proprio voluto conoscerlo, si dice che sia un uomo assolutamente straordinario. Lo stesso giorno siamo andati a vedere una fregata che in maggio andrà nel Mediterraneo. Ha 40 cannoni e 60.000 libbre di palle da cannone, per cui è piuttosto grande. Il signor Shmidt, un giovane e amabile ufficiale di marina, ci ha accompagnati. Pranzo dagli Hartmann, sera per una volta finalmente a casa. Per tutta la durata della mia permanenza a Copenhagen ho dovuto sopportare la fatica e l’ansia per le mie dita, che erano costantemente infiammate per il troppo suonare. Per fortuna questo non mi ha ostaco­ lato in alcun concerto, benché l’ultimo l’abbia portato a termine con molta fatica. Robert Schumann

Ho letto con gran piacere “Solo un violinista” di Andersen e ho molto pensato a Clara. Clara Schumann

Mercoledì 13 alla Galleria d’Arte - la peggiore che abbia mai visto. Sembra piuttosto un istituto che abbia accolto le opere dei giovani arti­ sti, per incoraggiarli, mentre altrove una Galleria di pittura espone solo capolavori. Giovedì 14 il mio terzo e ultimo concerto. Sottratte le spese di 75 talleri mi sono rimasti 196 talleri e 4 groschen. In questo Concerto ho suonato molto e ho avuto un pubblico scelto e raffinato, anche se non numerosissimo. La causa era sicuramente il momento poco propizio perché molta gente si sta trasferendo in altri quartieri. Il pianoforte aveva un suono stupendo e credo, quella sera, di aver suonato particolarmente bene. Dalla Corte non è venuto nessuno, i due principi però erano in sala. Venerdì 15. Castello di Rosenburg, la residenza degli antichi reggenti di Danimarca. Molto interessante sia all’esterno sia all’interno. Ci ha accompagnati il vecchio Weyse con Olsen. La sera abbiamo di nuovo visto il già nominato balletto “Napoli”, e poi siamo state alla festa del signor Carstensen al maneggio che contiene 4.000 persone. Questo si­ gnore è redattore del giornale «Figaro», uno dei più letti, e ogni anno d’estate offre ai suoi abbonati alcune feste nel Giardino di Rosenburg, d’inverno nella sala del maneggio dove dalle nove di sera a mezzanotte si suona, si trova ogni genere di bevanda e la sala viene illuminata in

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maniera splendida. La festa si ripete per tre sere consecutive; la prima gli abbonati ricevono l’ingresso gratuito, naturalmente è ammesso anche il pubblico pagante. Non ho mai visto una festa così brillante, in sala mancavano solo un paio di migliaia di parigini e viennesi. Sabato 16 ho suonato ancora nelle stanze del re e della regina, dove cera un ristrettissimo gruppo di persone. Lei è stata molto gentile e ha raccolto per me dal suo giardino d’inverno un piccolo mazzo di fiori, che mi ha offerto con poche, gentilissime parole. Prima di andare lì ho visto Hejberg nella parte di Preciosa — non ricordo nulla di più incantevole da lungo tempo! quella musica e quelle scene sono di un fascino e di una grazia straordinari - nessuno può rimanere freddo di fronte a uno spettacolo simile. Domenica 17 ho fatto la mia ultima apparizione in pubblico. Ho suonato ancora un pezzo in un concerto di beneficenza al Teatro reale. Salutata dal pubblico con un grande entusiasmo, alla fine del pezzo sono stata richiamata più volte. Ero in uno stato d’animo davvero malinconi­ co! Mi separavo malvolentieri da quella città dove tanto affetto mi era stato dimostrato, e dove in ogni momento avevo ricevuto così tanti onori, ma il pensiero dei miei cari a casa tramutò immediatamente ogni tristezza nella più gioiosa delle speranze. Lunedì 18 era infine il giorno della partenza, una giornata piena di agitazione. La mattina ebbi ancora un’udienza privata con la regina, che mi regalò una spilla di brillanti e amichevolmente mi invitò a tornare presto. La sera alle 6 siamo partite — di nuovo sulla Cristiano Vili che questa volta non mi fece paura. I Tutein, gli Hartmann, Olsen e alcuni altri ci accompagnarono a bordo e rimasero con noi sino alla partenza della nave. Robert Schumann

Richard Wagner, che arrivava da Parigi. Clara Schumann

Pensieri diversi affollavano la mia mente, ma non voglio analizzarli. Chiunque può immaginare quali fossero. Il viaggio è stato meraviglioso, la nave procedeva quasi immobile. Per dieci ore rimanemmo all’ancora a causa della nebbia, ma la mattina vedemmo l’aurora più incantevole che mai, proprio mentre giungevamo davanti all’isola di Mòhen. In prossimità di Kiel vennero fatti partire dei razzi, la luna ci apparve in tutto il suo splendore e si potevano riconoscere le belle rive che formano il porto di Kiel. Finalmente giungemmo a Kiel alle nove di sera e i Graedner e Schlofibauer stavano aspettando per accompagnarci al “Città di Lubecca” dove trovammo una deliziosa stanza con un po’ di vista sul mare.

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Mercoledì 20 c’era il mio concerto nel Teatro. Molti applausi — poca gente. Kiel è piccolissima e la sala è troppo grande. Sottratte le spese di 40 talleri me ne sono rimasti 74. Giovedì 21 viaggio a Knoop con i Graedner e gli SchloEbauer per vedere le barche andare tra le chiuse, cosa che io non avevo mai visto. La sera partenza per Amburgo. Arrivo venerdì mattina, alloggio al vecchio “Città di Londra”. Mi attendevano diversi cambiamenti di programma: del concerto non se ne fece nulla perché la gente si era già trasferita in campagna, da Cranz non potei andare perché ci aveva offesi mandando a Lipsia una lettera piena di pettegolezzi. La sera siamo andate a sentire il Quartetto Mùller, che dopo molto tempo mi diede una grande soddisfazione. Sabato 23 la mattina eravamo di nuovo dai Mùller e a pranzo e cena da Otten. In quei giorni mi sentivo davvero poco bene, ed ero presa dalla nostalgia per la mia famiglia. Domenica ci siamo separate, Marie Garlichs andava a Brema, io a Magdeburg. Siamo state davvero bene insieme, ma benché lei fosse una cara ragazza non riuscivo ad avere una grande confidenza con lei. Sono partita la mattina alle 7 con il battello a vapore - anche Cranz voleva prendere questa imbarcazione, ma - che destino! - è arrivato di gran corsa proprio mentre il battello partiva. Tra tutte le circostanze che mi erano occor­ se, questa coincidenza mi ha divertita molto! Sono stata in ottima compagnia, anche se c’erano solo uomini, cosa che talvolta diventava opprimente. Robert Schumann

Il 24 una lettera che mi ha sorpreso, Clara arriva già lunedì. Clara Schumann

Abbiamo impiegato due giorni interi, finché finalmente siamo arriva­ ti a Magdeburg. Lunedì sera. Ancora un demone malizioso ha voluto che non ci incon­ trassimo; Robert era andato all’approdo, io verso l’albergo, ma non dovetti aspettare molto, Robert arrivò e mi gettai tra le sue braccia. E stata una felicità, una gioia che mi sembrava enorme! Quanto abbiamo ringraziato Iddio che ci ha fatti ritrovare, così felici, così bene, di nuovo insieme! Robert Schumann

Il 25 pomeriggio sono partito per Magdeburg come un innamorato felice e al contempo pieno di timore.

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La notte rimanemmo a Magdeburg e Martedì 26 ci siamo messi in viaggio per Lipsia, dove ci ha accolti la nostra cara e deliziosa bimba Marie. Ritrovarsi così compensa di tutte le sofferenze, di tutte le nostalgie - anche Robert sembrava felicissimo e mi ha fatta entrare in casa dove tutto era addobbato e c’era pure un tappeto che mi aveva regalato. Ma la cosa più bella era il suo sguardo innamora­ to, che ora potevo di nuovo avere per me, e le guance rosse del mio angioletto che potevo di nuovo baciare. Durante quelle 7 settimane avevo avuto il grosso ricavo di 1.155 talleri, ma tolte le spese non rimanevano più di 100 luigi d’oro, che tuttavia non sono pochi. Robert Schumann

Ora verranno ancora giorni migliori. Il 29 mattina Carl [Schumann] da Schneeberg. Nel parco di Rosen­ thal Mendelssohn, che ha dato a Cari un fiore. Clara Schumann

Maggio 1842 Lunedì 2 Ernst, che non avevo mai sentito, ha dato un concerto. Mi è piaciuto molto ma non mi ha catturata — purtroppo suona solo cose sue, che non sono brutte come pezzi da concerto, ma diventano insop­ portabili se suonate una dopo l’altra. • Dopo il concerto abbiamo cenato da Heinrich Brockhaus. Robert Schumann

Il dottor Jahn da Kiel. Clara Schumann

Mercoledì 4 Emilie Horlbeck è tornata ad Adorf. Era una brava ragazza e si è ottimamente presa cura della mia casa. Ernst ha pranzato da noi e dopo cena ha suonato con me, molto bene, la Sonata in la maggiore di Beethoven. Sabato 7 abbiamo avuto la sorpresa di Olsen da Copenhagen, la sua visita mi ha fatto molto piacere. La sera è venuto da noi. Domenica 8 abbiamo letto sul giornale di Amburgo delle notizie terribili. Un terzo della città è andato in fiamme. Non è rimasto più

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nulla della bellissima vecchia Jungfernstieg, con il suo “Città di Londra”, l’Hotel Streits, la splendida casa di Heine ecc. — è un disastro terribile. Lo stesso giorno è accaduta un’altra terribile disgrazia sulla ferrovia tra Parigi e Versailles, dove hanno preso fuoco tre vetture con tutti i passeg­ geri. Oltre a questi molti altri sono rimasti feriti e 12 persone sono impazzite a causa dello shock — continuano ad accadere eventi tragici! Quasi ogni giorno riceviamo notizie di grandi incendi. Robert Schumann

Il 9 con Clara a Gohlis - abbiamo visitato la casa di Schiller. Il 10 AB. [?] Marx conversazione veloce con C.F. Becker. Clara Schumann

Mercoledì 11 Olsen ha pranzato da noi e poi siamo andati a Connewitz. Sabato 14 è ripartito con molte lettere mie dirette a Copenhagen. Mercoledì 18 abbiamo fatto una bella gita a Wahren, Kònigseiche e Mòckern - soli di nuovo per la prima volta. Robert Schumann

La sera Bohrer da Stoccarda. Clara Schumann

Giovedì 19 la balia è partita, la bambina è svezzata. Sembra che sui bambini si posi una benedizione di Dio. La bimba ha superato perfetta­ mente lo svezzamento, non ha perso peso e finora è rimasta la bambina felice e sorridente di sempre. Robert Schumann

Il 19 la storia della cena con Bohrer. Clara Schumann

Sabato 21 abbiamo dato, io, David e l’orchestra un concerto in favore delle vittime dell’incendio di Amburgo. Era praticamente esaurito, ma il caldo era tremendo. L’incasso dovrebbe essere di 100 talleri. Di questo mese non ho più nulla da raccontare eccetto che ci siamo di nuovo ben organizzati a vivere insieme e siamo innamorati dello stesso antico amore. La bambina è la nostra gioia, il nostro reciproco amore, il nostro gioiello.

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Diario II — 7 luglio-19 settembre 1841 Robert Schumann

Truhn. Il conte Lichnowsky. Riefstahl. Bogenhardt da Hildbur­ ghausen. Il 27 Bohrer a cena — compagno noioso - E. Methfessel dalla Svizzera. Clara Schumann

Giugno 1842 Robert Schumann

28 giugno

La nostra piccola è per noi una gioia indicibile; cresce di giorno in giorno e dà prova delle migliori disposizioni naturali nonché di una grande vivacità di spirito. Ora è già spuntato il suo primo dentino. Clara è felicissima, come d’altronde per tutto ciò che riguarda la bambina e questo non fa che accrescere la mia felicità. L’intero mese di giugno è stato un mese delizioso eccetto un paio di giorni e notti di baldoria. Sono stato anche molto attivo, in un nuovo genere: ho terminato e trascritto due Quartetti per archi in la minore e in sol maggiore. Ho lavorato molto anche per la rivista. Clara ha suonato poco, eccetto i Quartetti di Haydn e Mozart, che esaminiamo uno dopo l’altro al pianoforte. Ha anche composto due Lieder per il mio compleanno, i migliori che abbia scritto finora. In quel giorno, 1’8 di giugno, mi ha fatto come in passato un gran numero di regali. Cose belle, ma soprattutto la nostra piccola con una coroncina di fiori. Quel giorno però io ero malinconico e infelice! La sera il mio umore si è rassere­ nato; sono venuti alcuni amici e il vino scorreva a fiumi nelle gole ricono­ scenti. La cosa migliore era la musica che Clara suonava per noi. Clara Schumann

Questa notte Marie ha messo il primo dentino, il secondo seguirà tra poco. Robert Schumann

Oltre a questo in giugno non è accaduto nient’altro di straordina­ rio. Il tempo è strano: da 10 settimane è bello e caldo. Sono uscito dal mio bugigattolo e mi trovo bene nell’antistanza che Clara ha sistemato per me. Il 16 abbiamo avuto una grande gioia. Abbiamo mandato i nostri

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Lieder a Riickert il quale ci ha risposto con una splendida poesia. (La mia amata moglie potrebbe trascriverla su questo diario). Andiamo spesso nel nostro giardino. Soprattutto mi trovo così bene in questa mia Inselstrasse, che non provo mai il desiderio di uscirne. Invece Clara ha un gran desiderio di viaggiare per cui vorremmo andare a Salisburgo per il 4 settembre, quando verrà inaugurato il monumento a Mozart. Il giorno di San Giovanni abbiamo fatto una bellissima escursione a Connewitz - il primo viaggio di Marie - Talvolta penso ai miei genitori che non possono assistere a questa felicità. Clara quel giorno aveva decorato il ritratto di Schunke con una ghir­ landa. Anche lui potrebbe essere ancora in vita. Ma per oggi basta. Clara Schumann

Luglio 1842

Come vorrei saper dire molto con poche parole, come fai tu, mio Robert! Sfortunatamente mi accade proprio il contrario, per quanto io cerchi non tanto di essere come te (cosa che per la mia pìccola mente sarebbe impossibile), ma almeno di rassomigliarti. Innanzitutto ti bacio per il tuo ultimo resoconto, dove ogni parola mostra il tuo amore per me e per la piccola Marie. - Non puoi credere quanto questo mi faccia bene, quanto mi rallegri. Ma non perdiamoci in parole e pensiamo piuttosto a ciò che viene prima di ogni altra cosa: realizzare il tuo desiderio. Trascrivo dunque volentieri la bella poesia di Riickert10: 10 Nell’originale: testo tedesco della poesia (trad. it. di Quirino Principe). È impossibile rendere in una qualsiasi traduzione la struttura monorima di ciascuna delle quattro strofe irregolari e disuguali. La raccolta poetica Liebesfriìhling (“Primavera d’amore”) fu scritta da Friedrich Riickert tra il 1821 e il 1822, pubblicata nel 1823, ampliata e rielaborata tredici anni dopo. Dalle poesie di Liebesfriihling, Robert e Clara Schumann scelsero, nell’anno del loro matrimonio (1840) che fu anche l’anno di una prodigiosa e irripetibile fioritura di cicli liederistici schumanniani, dodici testi, dividendosi il compito di metterli in musica. Nacquero così gli ZwblfGedichte op. 37, tutti composti nel 1840. Il ciclo di Lieder fu pubblicato a Lipsia da Breitkopf & Hàrtel nel 1841. Dei dodici Lieder, nove furono composti da Robert: i numeri 1 (Der Himmel hat eine Tràne geweini), 3 (O ihr Herren), 5 (Ich hab* in mich gesogen), 6 (Liebste, was kann denn uns scheiden), 7 (Schon ist das Fest des Lenzes), 8 (Fliìgel, um zu fliegen uber Berg und Tal), 9 (Rose, Meer undSonne), 10(0 Sonn', o Meer, o Rose!), 12 (So wahr die Sonnescheinei). Tre furono composti da Clara: i numeri 2 (Er ist gekommen in Sturm und Regeri), 4 (Liebstdu um Schonheit), 11 (Warum willstdu and re fragen)* L’op. 37 scritta a quattro mani fu per Robert e Clara un’immagine poetico-musicale del loro amore contrastato e infine coronato dal matrimonio. Più tardi, nel 1849, Robert Schumann mise in musica altre otto poesie riickertiane da Liebesfruhling, e nacque così il Minnespieloy. 101, edito a Lipsia da Whistling nel 1852. [N.d.T.]

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Diario II - 7 luglio-19 settembre 1841 Friedrich Riickert a

Robert e Clara Schumann da Lipsia, con gratitudine per le musiche da loro composte sulle poesie della mia raccolta Liebesfruhling

Lungo, lungo tempo è passato da quando cantai la mia primavera d’amore, come volle l’impulso del mio cuore. Come di getto scaturì, così quel suono in solitudine svanì. Passarono vent’anni da quando, non so dove, da uno stormo d’uccelli, uno udii che con limpida voce m’inviò un suono nato da quell’amore. Ed ora, ecco, giunge nel ventunesimo anno una coppia d’uccelli: mi rivela, al suo primo saluto, che quel suono non era perduto.

I miei canti di nuovo cantate, l’eco del mio sentire di nuovo ascoltate, le mie emozioni di nuovo provate, la mia primavera dì nuovo ravvivate, e a me la giovinezza (bello sarebbe!) ridate: accettate il mio grazie, pur se il mondo, come a me un tempo, ve la toglierà. E se il mondo di ciò vi sarà grato, io stesso ne sarò, con voi, appagato11.

11 Lang ist’s, lang, / Seit ich meinen Liebesfruhling sang, / Aus Herzensdrang, / Wie er entsprang, / Verklang in Einsamkeit der Klang. / Zwanzing Jahr I Wurden’s, da hòrt’ich hier und dar / Der Vogelschaar / Einen, der klar / Pfiff einen Ton, der dorther war. / Und nun gar / Kommt im einundzwanzigsten Jahr / Ein Vogelpaar, / Macht erst mir klar, / Dai? nicht ein Ton verloren war. / Meine Lieder / Singt ihr wieder, / Mein Empfìnden / Klingt ihr wieder, / Mein Gefiihl / Beschwingt ihr wieder, / Meinen Fruhling / Bringt ihr wieder, / Mich, wie schòn, / Verjiingt ihr wieder: / Nehmt meinen Dank, wenn euch die Welt, / Wie mir einst, ihren vorenthalt! / Und werdet ihr den Dank erlangen, / So hab’ich meinen mit empfangen.

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Casa Schumann

Il giorno 3 eravamo invitati dal consigliere cittadino Fleischer dove si festeggiava il fidanzamento della figlia maggiore Agnes. Il promesso spo­ so è un compagno di università di Robert [Moritz Semmel] e non si vedevano da molto tempo - così c’è stata una doppia sorpresa. La sera sono andata a teatro con la zia [Emilie Cari] a vedere “Sohn der Wildnifi” di Halm (conte von Miinch-Bellinghausen), i Rettich erano artisti ospiti. I dialoghi sono molto belli, anche se i caratteri non sono sempre ugualmente convincenti — talvolta i contrasti sono troppo stridenti. Non c’è molto da dire sulla recitazione della coppia - lei è una donna straordinaria, lui meno; l’avevo già osservato nel Don Carlo [di Schiller], dove nel ruolo del Marchese di Posa non era neanche lontana­ mente paragonabile a Emil Devrient. Martedì 5 sono capitata di nuovo a teatro dove rappresentavano l’Ifìgenie di Goethe; ho visto solo i primi tre atti, ma la Rettich mi è sembrata superba nella parte di Ifìgenie, senz’altro anche per merito della sua voce così nobile. Giovedì 7 serata musicale dal dottor Petschke in onore di Marschner. Ho suonato il suo Trio che mi è parso molto piatto, e così anche certi suoi Lieder cantati da sua moglie. La Frege ne ha cantati alcuni di mio marito: cielo, che differenza! La musica di Robert è sensibilità raffinata, nobiltà che emerge in ogni battuta, sempre originale e senza ombra di trivialità; quella di Marschner è passionalità grossolana, piena di luoghi comuni, banalità senza neppure un briciolo di freschezza! Non avrebbe più dovuto scrivere nient’altro dopo “Il Templare”, “Il Vampiro” e “Heiling”. Venerdì 8 si è ripetuta praticamente la stessa serata dai Frege. Lei [Livia Frege] ha cantato a prima vista un intero quaderno di Lieder di Marschner, cosa davvero sorprendente. Ci sono poche cantanti in grado di fare lo stesso. Robert Schumann

8. Etienne Soubre, il compositore belga, mi ha portato una lettera di Fétis. Soubre è un giovane molto simpatico. Clara Schumann

Lunedì 11 Marschner è stato da noi, ma senza la moglie che era ammalata. Io ero di pessimo umore, cosa a cui Marschner aveva contri­ buito non poco portando con sé il tredicesimo commensale: la figlia; così abbiamo dovuto mettere a sedere le persone in due tavoli differenti. Infatti questa superstizione delle tredici persone a tavola è ancora molto diffusa e nessuno ha il coraggio di sfidarla. Si è di nuovo cantato e io ho suonato una Sonata di Beethoven.

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Diario II - 7 luglio-19 settembre 1841 Robert Schumann

il 12 è arrivato dalla Westfalia un giovane organista di bell’aspetto, Homeyer. Il 18 un giovane compositore viennese, Fiichs, e il librettista O. Prechtler. Clara Schumann

Martedì 19 sono venuti Woldemar e Eugen Bargiel che trascorreran­ no le loro vacanze a Lipsia. Entrambi abitano qui. Sono due ragazzi ben educati, io amo particolarmente il più giovane, Eugene, che ha una natura sincera e un cuore generoso; il più grande assomiglia in tutto a suo padre, che io, per essere onesti, non sono mai stata capace di amare, benché l’abbia stimato molto per le sue numerose qualità. Ho sempre avuto nei suoi confronti un segreto timore che mio padre mi aveva instillato fin da bambina, quando andai per la prima volta a Berlino11. Robert Schumann

Il 22 ho terminato di scrivere i miei tre Quartetti. La sera sono venuti a cena Lampadius con la moglie e Julius Becker. Ho letto il delizioso Mùnchhausen di Immermann. Clara Schumann

Lunedì 25 siamo andati a Connewitz per qualche ora, ma ci siamo annoiati un po’ - non eravamo né allegri né tristi! — Martedì 26 abbiamo fatto una passeggiata nel Rosenthal con i ragazzi - breve sosta a Kintschi. Al nostro ritorno abbiamo saputo che erano passati da noi Spohr e la moglie; era di passaggio quindi non avremo altra occasione di vederlo, cosa che mi dispiace molto. NB: Domenica 24 avevamo suonato un Trio di Spohr da Voigt. I due ultimi movimenti mi erano piaciuti particolarmente; dovunque si ricono­ sce la mano del maestro, solo mi sembra che spesso manchi di freschezza. Oggi per la prima volta ho suonato alcune Sonate di Bach con David. Non saprei ancora esprimere un’opinione, perché questo genere di cose va suonato spesso per essere apprezzato appieno. Mi ha molto colpita il fatto che David abbia suonato tutte le note in staccato — Bach avrebbe davvero voluto così? Io credo che sia stato Mendelssohn a suonare in

11 Clara aveva facto visita per la prima volta a sua madre e al secondo marito di lei, Adolph Bargiel, neH’aprile del 1835 a Berlino.

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questo modo, perché David non avrebbe certo fatto da solo una scelta tanto personale, a maggior ragione mi interessa sapere se è l’interpreta­ zione corretta! Mercoledì 27 siamo andati a piedi a Lùtzschena e ritorno. È stata una passeggiata piacevole, solo il posto in sé era odioso: cattivo il cibo, pes­ simo il servizio, molte mosche ecc. ecc. Avevamo con noi i due ragazzi. Giovedì 28 ho accompagnato i giovani dalla moglie del consigliere Frege che li conosceva da bambini ed è stata felice di vederli di nuovo così cresciuti. Ha regalato loro gli anelli con il sigillo. Il dottor Frege è venuto a trovarmi Venerdì 29 pomeriggio per salutarmi prima di partire per il Reno. Tutti sono in viaggio, da due mesi anche noi abbiamo in mente di partire - forse accadrà presto, o niente affatto! Sento l’esigenza di andare in montagna, ma non vorrei lasciare la bambina nelle mani di estranei. Se dipendesse da me la porterei; dovrei prendermi cura di lei, però ne avrei in cambio un considerevole piacere. Comunque starò ai tuoi desi­ deri, caro marito, e con ciò non manca nulla se non la tua decisione. Oggi Livia Frege e io abbiamo trascorso diverse ore insieme da sole. Da qualche tempo in qua l’avevo sempre più cara; oggi però lei ha vinto tutti i miei pregiudizi nei suoi confronti e la sua fraterna confidenza in me ha risvegliato una compassione davvero sincera. Né la sua vita, né il suo matrimonio sono felici, può esserci qualcosa di più terribile? Gran parte della colpa ce l’ha la suocera, e ciò potrebbe rendermi odiosa questa donna che ho sempre amato così tanto. Non posso descrivere quale indelebile impressione mi ha fatto prova­ tela sua storia: tempo fa aveva perso il suo bambino, e ora mi ha lasciato intravedere un mondo interiore privo di speranza e molte altre cose ancora. Sono cose che scrivo solo in questo diario, che esiste solo per noi due, fuori di qui saprò onorare una tale fiducia. Oggi è stato anche il giorno della partenza dei due ragazzi - i 12 giorni sono trascorsi veloci come un sogno! Se anche mia madre venisse qui! È una cosa che desidero da molto tempo. Il direttore musicale Kossmaly una sera ha condotto Robert con sé in un luogo dove i Signori Letterati hanno bevuto con grande gioia del buon vino alla salute della «Neue Zeitschrift»! Robert ha lavorato molto e ha portato a termine tre Quartetti, io invece ho fatto molto poco, non ho praticamente suonato anche se me l’ero proposto diverse volte. Appena tornerò dal viaggio dovrò ricomin­ ciare con lo studio serio. Poi ascolteremo anche i Quartetti, cosa che mi rallegra moltissimo; devo­ no essere assolutamente incantevoli da quanto ho sentito qua e là. Lampadius, che ha trascorso a casa nostra una sera con la sua neosposa, ha voluto brindare alla salute di questi 3 figli, appena nati e già belli e compiuti.

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Diario II — 7 luglio-19 settembre 1841

Agosto 1842

Robert Schumann: Gita in Boemia dal 6 al 22 agosto

Il viaggio è stato breve, ma forse il più bello e divertente che abbia fatto con Clara. Favoriti dal bellissimo clima che ci ha accompagnati per tutto il tem­ po, abbiamo preso felicemente il treno per Dresda domenica 6. L’unico avvenimento interessante del viaggio è stata la tragicomica coincidenza di un francese che ha perso il treno alla partenza e noi abbiamo assistito alla scena di lui che lo vedeva partire e gridando cercava di farsi strada tra la folla. A Dresda ci aspettavano il commerciante di musica Paul e la moglie che ci avevano trovato un alloggio. Immediatamente è apparso anche il fratello di Clara, Alwin, che dovrebbe dedicarsi al suo violino e invece ha mostrato di avere tutte le caratteristiche di un futuro bellimbusto vani­ toso ed egoista, per cui siamo stati felici di allontanarci da lui. C’è stato ancora il tempo di andare alla Terrazza Briihl dove abbiamo incontrato Becker da Freiberg che come sempre ci ha accolto con una serie di rimproveri, come giustamente ha osservato Clara. La vicinanza del vec­ chio Wieck, che naturalmente voleva essere informato immediatamente di ognuno dei nostri passi, ci ha reso penoso e odioso il soggiorno in quella città. Sulla Terrazza ho incontrato anche il musicista da camera Horak, che mi ha riportato alla mente un vecchio episodio della mia giovinezza a Zwickau, quando mi ero presentato in pubblico durante un suo concer­ to. La nostra conversazione mi ha fatto ricordare che in me erano riposte molte belle speranze, che solo in parte si sono realizzate. Ancora una volta ho misurato il cammino che mi resta da percorrere. La mattina di domenica 7 abbiamo visitato la mostra d’arte. Siamo rimasti incantati davanti a numerosi dipinti, ma soprattutto dalle “Due Leonore” di Sohn, da alcune pitture italiane di genere di Lindau, dai paesaggi di Dahl e poi dallo Stierjàger giavanese del principe Saled e dal suo ritratto del maggiore Serre e signora. Anche il modello della Veitskirche di Praga fatto da un falegname di Erfurt ci ha dato l’impres­ sione di un’arte perfetta. Nella chiesa cattolica abbiamo ascoltato una Messa di Reissiger, ma la gran folla ci ha tolto buona parte del piacere della musica. Di sfuggita abbiamo scambiato qualche parola con Mieksch, il vecchio insegnante di canto di Clara. Dopo siamo stati dalla Schròder-Devrient, dove abbiamo trovato anche la signorina von Hagen. Non dimenticherò mai quei pochi momenti. La

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spontanea freschezza e la grazia della Schròder cosi come la sua sconside­ ratezza non hanno uguali. Ci ha intrattenuti sugli argomenti più diver­ tenti, soprattutto su Liszt, l’imitazione spassosissima che ne ha fatto ha coinvolto anche la Hagen che sembra essere non solo una grande ammi­ ratrice di Liszt, ma anche qualcosa di più. Abbiamo riso moltissimo. Tra i pianisti ritiene che i migliori siano Mendelssohn, Henselt e Clara; per lei Liszt è una caricatura. Ci siamo lasciati molto amichevolmente. Clara ha prestato molta attenzione anche alla casa della Schròder; è davvero deliziosa e somiglia al bersò di un harem orientale. A pranzo siamo stati al Linke’schen Bad con Becker, il quale, mentre andavamo verso Vogelwiese, è stato così maleducato da rimanere indie­ tro insieme al padre di Clara al quale probabilmente voleva mostrare la sua imparzialità. Da un lato siamo grati a Becker per gli sforzi davvero amichevoli con cui in passato ha favorito la nostra unione, dall’altro non è abbastanza importante per noi da farci litigare per un tale errore. Quindi lasciamo perdere. Sera a teatro: “Adele de Foix” di Reissiger che ha molti meriti, ma anche debolezze e alla fine stanca. I compositori tedeschi che si dedicano all’opera naufragano sempre sull’intenzione di piacere al pubblico; vo­ gliono fare la cosa giusta per tutti e così non viene fuori nulla di buono. Non si presta alcuna attenzione a colui che ci viene incontro sempre a braccia aperte. La voce di Tischatschek è ancora straordinaria, ma il suo modo di recitare al contrario è troppo spigliato e sprezzante. La Schròder ha fatto quello che poteva; ci aveva già spiegato la mattina che non cantava volentieri in quest’opera - nonostante tutti gli sforzi il risultato sarebbe sempre stato minimo. Lunedì 8 a casa di Paul ho trovato Reissiger, il quale - ha detto - non ha assolutamente preso parte alla Festa dei Cori. Nel frattempo Clara era andata da madame Kràgen, dove si sono fatti di nuovo pettegolezzi, da cui poi ho dovuto disintossicarmi. La bella giornata, la confusione della gente che voleva vedere la partenza dei cantanti ci hanno fatto dimenti­ care tutto. C’erano circa 30.000 persone che si sono trovate amaramente ingannate. Mancava l’organizzazione sia nella disposizione delle persone sia nella presentazione. Per di più abbiamo dovuto aspettare per circa due ore nel caldo di una piana assolata. Incantevole la serata a Loschwitz e Blasewitz, dove siamo arrivati con il ‘Cervo bianco’. La vita multicolore che si svolge lungo l’Elba, la brezza profumata della sera che invadeva la campagna, la musica allegra, l’ani­ mazione generale - tutto questo dava un quadro di una vita e di una gioia di vivere che raramente ho avuto occasione di incontrare. Lì abbia­ mo anche ascoltato una bella esecuzione del Lied di Mendelssohn: “Wer hat dich du schòner Wald”.

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Diario II -7 luglio-19 settembre 1841

La gioia è stata seguita da un momento di rabbia, questa volta a causa di mia moglie, che in genere è così buona e gentile. Ma non vogliamo più pensarci. Martedì 9 al mattino presto abbiamo fatto una piacevole colazione con Paul, Becker e Reissiger. Abbiamo parlato e accennato a molti argo­ menti. Reissiger ci ha raccontato del duello con le pistole che Banck aveva in mente di fare con il vecchio Wieck. Sembra che Dresda si diverta molto su questo soggetto. Al pomeriggio è venuto a consigliarsi con me il giovane Kirchner, un talento notevole per il quale ho sempre nutrito una grande considerazione. Ho cercato di confortarlo dicendogli che il cielo aiuta sempre chi ha un autentico talento, ne sono davvero persuaso. Siamo tornati ancora una volta alla mostra d’arte e verso sera con Paul siamo andati ai FeldschlòEchen per attendere il ritorno dei cantanti, che era di nuovo organizzato molto modestamente. Un giovane pianista, Blassmann, è venuto a farmi i com­ plimenti; sembra essere la degna controparte di Alwin Wieck. Di sfuggita abbiamo anche parlato con Tischatschek e Pohlenz da Lipsia. Mercoledì 10 sempre con un tempo stupendo abbiamo affittato una carrozza per andare a Teplitz. La strada è molto varia e piena di cose interessanti; il panorama nei dintorni di Teplitz diventa davvero stupen­ do. Nel Peterswald Clara ha trovato una sua conoscenza di Copenhagen. Siamo giunti a Teplitz nel più bel momento della giornata, oltretutto abbiamo ancora avuto il tempo di vedere lo SchloEgarten e di salire un po’ in montagna, poi siamo andati a letto. Quello era il giorno della morte di mio padre, penso spesso a lui; era stato molte volte a Teplitz, che bello se avesse potuto vederci oggi insieme! Giovedì mattina siamo saliti sullo Schlofiberg. Clara si è stancata molto e anch’io. Ma la ricompensa lassù è grande. Sulla strada del ritorno in città abbiamo visto il duca di Bordeaux e più tardi anche la Berry. Il gran caldo ci ha fatto trascorrere il pomeriggio in casa, ma la sera siamo saliti a Thurn, un grazioso posto nel bosco dove si trova un caffè. C’era una banda musicale di bambini, vestiti doverosa­ mente in divisa, che ci ha divertito molto. Mentre cenavamo sulla via del ritorno abbiamo incontrato un nostro conoscente di Lipsia, J. Hammer, scrittore di notevole talento. Più tardi un gradevole intermezzo in una pasticceria, dove abbiamo ascoltato della musica. Purtroppo Clara è stata subito riconosciuta e ha suonato le Variazioni di Henselt. Uno stupido direttore d’orchestra berlinese prima che cominciasse a suonare le ha detto: «Non deve avere alcun timore, quelli che ascoltano sono solo dilettanti!» Venerdì 12 rimarrà una giornata indimenticabile. Siamo andati in carrozza sul Milischauer accompagnati da un naturalista con due delizio­

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si bambini. Già il viaggio sino alle pendici del monte è una cosa che vale la pena; la strada infatti attraversa una regione affascinante dove si godo­ no splendidi panorami. La salita a piedi è avvenuta sotto un sole cocente e mi è costata molta fatica. Clara oggi era più in forma di me, cosa che mi ha fatto piacere, ma anche rabbia. A un uomo non piace rimanere sempre 20 passi indietro a sua moglie. Finalmente siamo arrivati in cima. Lassù si possono leggere graziose iscrizioni e c’è anche un ottimo rifugio che permette di ripararsi dal caldo e dai temporali. E che panorama meraviglioso! Mi avevano detto che si poteva vedere sino a Praga, ma in montagna io non colgo questi particolari, mi lascio invece coinvolgere dall’insieme. Solo così si ha il senso del creato. Sarei rimasto lassù per un’intera settimana. Lo Schlofiberg stava ai nostri piedi come la tana di una talpa. Così è anche nella vita e nell’arte. Solo quando siamo giunti a una vetta possiamo vedere l’inconsistenza di quelle piccole montagne che abbiamo superato e se un giorno ci siamo creduti in alto, l’indomani ci accorgiamo che gli sforzi e la perseveranza ci potrebbero condurre ancora più in alto. Verso le cinque abbiamo abbandonato quel gigante che ancora per un po’ è stato sul nostro orizzonte prima di sprofondare nelle tenebre. Sabato 13 è stata una giornata piuttosto noiosa. L’avvenimento più interessante è stato la visita di un conoscente di Ernestine von Zedtwitz, il signor Pielsticker da Muhlburg. Non conosceva Clara però voleva farle credere di averla ascoltata giovedì, ma poi la cosa si è chiarita. La sera verso le otto siamo andati a Karlsbad sulla carrozza postale. Sarebbe valsa la pena di fare quel viaggio di giorno, conosco quella strada dal 1825, quando feci il viaggio a piedi. Ricordavo ancora molti particolari come Reichau ed Engelhaus con le sue belle rovine. A Carlsbad, dove trascorsi molte settimane con mia madre quando ero un ragazzino di otto anni, ho ritrovato tutti i miei posti preferiti. La città non è molto cambiata. Abbiamo alloggiato molto bene all’Hotel “Goldenen Schild” [Scudo d’oro] e a pranzo abbiamo bevuto champa­ gne non senza motivo perché nel 1837 lo stesso giorno avevo ricevuto in una lettera segreta quel “sì” cui Clara è rimasta sino a oggi fedele. Labitzky il compositore di musica da ballo ha offerto il suo allegro accompa­ gnamento ai nostri pensieri. La sera abbiamo fatto ancora una passeggiata da soli sino alla Posta, dove spesso andai un tempo in compagnia di mia madre, tenendola per mano. Lunedì 15 ci è molto caro per due escursioni al Kreutzberg e a Elbogen. La mattina alla fontana abbiamo incontrato Fischof da Vienna e il dottor Frank da Breslavia (il quarto dei fratelli che conosco). Salire sul Kreutzberg è un gioco da ragazzi; peccato che verso nord la montagna sia coperta per cui si ha solo la vista verso Carlsbad. Clara ha fatto un’osser­

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vazione giusta, Carlsbad sembra una città giocattolo di quelle che si regalano a Natale. Io l’ho paragonata tutta a un regalo di Natale, soprat­ tutto quando una sera era illuminata dalla luna. Dopo esserci rinfrescati lassù siamo tornati in città e subito abbiamo cercato le Parish, madre e figlia, che ci hanno accolto molto cordialmente e ci hanno invitati a una gita ad Elbogen, cosa per la quale siamo loro molto grati. Siamo stati a pranzo con Fischhof e abbiamo bevuto molto champagne. Fischhof è un ebreo, molto astuto e politico, può essere anche molto affabile, addirit­ tura piacevole. Quella ad Elbogen, che voglio descrivere subito, è certo la gita più affascinate che si possa fare da Carlsbad. Clara era completamente incan­ tata e io pure. Oltre a ciò abbiamo conversato piacevolmente con le Parish, due donne molto colte, e, come sempre accade quando si è fuori, senza tutto quel cerimoniale che c’è a casa. L’ultima parola, ‘cerimoniale’, non può essere però riferita alla figlia; il suo sguardo chiaro e puro dev’essere lo specchio di un cuore buono. Oltretutto capisce molto di musica e il suo giudizio è raffinato e pieno di ragionevolezza. Voglio ricordare ciò che ha detto di Clara, ciò che «più di tutto le piace di Clara è che si occupa di arte più come una dilettante». In queste parole c’è un complimento molto raffinato detto come un non complimento, come se uno dicesse di lei [Harriet] che si occupa di arte come un’artista — cosa che ho sempre voluto dirle se non avessi avuto il timore di essere troppo grossolano, come lo è stata la sua affermazione. Al tramonto siamo tornati indietro e ci siamo lasciati in modo assai amichevole. Martedì 16 con un tempo bellissimo siamo partiti per Marienbad. La bella strada di fondovalle verso Hammer prosegue poi del tutto priva di cose interessanti quasi sino a Marienbad. Siamo arrivati lì intorno alle 2. La valle in cui si trova la città è più vasta di quella di Carlsbad e in generale è più accogliente e dolce. Tutta la città è come un giardino cosparso di case. Ogni cosa sembra nuova e appena lavata. Questo fa sì che anche le persone abbiano un’apparenza differente. Sapevamo che la moglie del maggiore Serre era lì e verso sera l’abbia­ mo incontrata per caso alla fontana. Una donna curiosamente distratta, che può essere anche ingenua, ma non manca mai di spirito né di intel­ ligenza. Per la serata aveva invitato un gruppo di musicisti, tra cui la figlia del farmacista che ha cantato anche dei nostri Lieder accompagnata al pia­ noforte da Clara. Un canonico che ascoltava Clara per la prima volta sembrava essere il più avido tra i presenti. Tuttavia non ha potuto essere ricompensato abbastanza. Il pubblico voleva sentire anche qualcosa delle mie composizioni, ma Clara ha risposto che non poteva suonarne nessu­

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na. Questo ha causato più tardi un piccolo diverbio tra di noi, abbastan­ za tranquillo a dire il vero, nel quale certo Clara non mi ha frainteso. All’albergo Nettuno siamo stati serviti con cortesia, il proprietario era una persona molto per bene che conosceva Clara e ha affermato più volte di ritenere un grande onore quello di servirla. La giornata di mercoledì 17 è iniziata sotto i migliori auspici. Il tempo continuava a mostrarsi bello. Le mattine erano sempre bellissime, e le sere non Io erano meno e neppure le notti, illuminate da milioni di stelle. Avevamo sentito che il principe Metternich si trovava a Kònigswart e abbiamo fatto un’escursione lì, un po’ per vedere Kònigswart e un po’ nella speranza di incontrare il grande diplomatico. La strada è piuttosto monotona. L’intera regione è percorsa da colline e potrebbe facilmente diventare un parco. Appena entrati nel distretto di Kònigswart il paesaggio assume di nuovo un aspetto più dolce e accogliente. Subito è apparso al nostro sguardo il bellissimo castello, che non è costruito nello stile tradizionale dei palazzi, ma come una dimora confortevole concepita con ottimo gusto. A ogni estremità del castello le bandiere stavano a indicare la presenza del Principe. Siamo scesi all’albergo che si trova, ironia della sorte, proprio davanti al castello. Non si potrebbe trovare una dimora tenuta all’interno in modo peggiore. Una passeggiata tra i giardini (un parco vero e proprio non c’è) mi ha fatto un grande piacere. Meno a Clara che era in uno di quei giorni in cui tutto sembra irritarla - perché? chi lo sa! — l’uomo è sovente di malumore, insensibile, anche al più bello e più azzurro dei cieli, anche se è immerso nel paesaggio più affascinante. I giardini erano molto tranquilli, abbiamo incontrato solo un fanciullo con il suo tutore, probabilmente era un principe. La grande siccità che c’è stata dovunque quest’anno, ha privato il giardino di molti dei suoi tesori. Il clima però era talmente splendido che c’era ancora abbastanza per sedurre gli occhi e il cuore. Degno di nota è l’obelisco, fatto mettere dal principe Metternich in nome dell’imperato­ re Francesco, che si erge su una piccola altura del giardino. E piuttosto alto e sulla cima, su un globo terrestre dorato, sta un’aquila con le ali aperte. Alla base ci sono due leoni sdraiati, uno addormentato e uno sveglio. Tra gli austriaci si dice scherzosamente che il primo rappresenta l’imperatore, il secondo il principe Metternich. Se ci si mette all’entrata del castello, davanti ai leoni, sembra che il globo terrestre sormontato dall’aquila stia proprio sopra il castello, dev’essere stato un vezzo dell’ar­ chitetto. Dall’altura dove si erge l’obelisco, da un lato si gode il panora­ ma del castello con il giardino, dall’altro lato lo sguardo si perde lontano nella campagna. L’orizzonte oggi si perdeva nella bruma azzurra. La vista di tutto ciò da l’impressione che lì, in quel luogo, viva un uomo potente, una persona felice nel mondo, e qualcuno che ha più a cuore l’ostenta­ zione che la riservatezza.

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Poi ci siamo avviati per avere un’udienza dal principe. Prima il por­ tiere, poi un servitore ci hanno guidati a un loro superiore a cui ho dato il biglietto da visita di Clara. Dopo aver atteso un quarto d’ora in giar­ dino l’uomo è tornato e siamo stati introdotti nel salone del principe. Il cuore mi batteva un po’. Ho pensato alla frase di Goethe il quale da qualche parte dice che il principe Metternich si è sempre mostrato con lui un signore molto benevolo. Se Goethe ha detto così, allora era con­ sentito a me, povero musicante, di sentire battere il cuore. Ben presto il principe era dinnanzi a noi e le sue prime parole hanno scacciato ogni inquietudine. Ha fatto a Clara un’accoglienza molto cordiale, quasi amichevole e familiare, si è mostrato anche molto interessato a me ed è stato praticamente quasi sempre lui a tenere le fila della conversazione. Ha portato il discorso su Donizetti che recentemente ha «dato un’opera molto brillante» e l’imperatore l’ha nominato Kappellmeister (perché essendo nativo di Bergamo è un suddito dell’Austria). Ha aggiunto che in quell’opera ha trovato un’aria destinata a diventare una canzonetta sulla bocca di tutti, come il “Tanti palpiti” di Rossini, e che Donizetti è ancora piuttosto giovane per aver già scritto la sua settantaseiesima ope­ ra. Poi sì è informato sulla situazione della musica a Lipsia, sul viaggio di Clara in Danimarca ecc. ecc. Quando gli abbiamo parlato dei giardini di Kònigswart ha detto che «non ama forzare troppo ciò che la natura ha già così ben disposto, ha solo sistemato qua e là ecc. ecc.». Salutandoci ci ha promesso una buona accoglienza a Vienna, quando vorremmo andarci, e ci ha stretto la mano. Io ero troppo intimidito e non ho osato ricambiare. Così abbiamo preso congedo da lui più ricchi per la vita di qualche momento indimenticabile, esaltati, fortificati. La benevolenza dei grandi ricorda a colui che ne è destinatario il legame comune che unisce tutti gli uomini. Ci si sente riconfortati, pieni di aspirazioni, desiderosi di eguagliare i migliori spiriti di questa terra. Questo è stato l’effetto di quei minuti, almeno per me. Il tono di voce di quell’uomo, l’aura che emanava dalla sua fronte illustre, mi avevano affascinato a tal punto che non avevo prestato alcuna attenzione al suo aspetto fisico. Tuttavia mi ricordo ancora i suoi grandi occhi intelligenti, la sua cammi­ nata vigorosa e soprattutto la voce chiara che deve essere una caratteristi­ ca di tutti i grandi uomini. Prima di andare via abbiamo visitato velocemente le collezioni del castello, sulle quali si potrebbero scrivere molti libri. Tra le molte meraviglie ci è stata mostrata anche la mazza di Ziska (o la sua spada, non so bene), il pugnale di Ypsilanti, il Lavoir di Napoleone regalato al principe dal duca di Reichstadt, i bastoni del duca di Reich­ stadt e di Talleyrand, l’anello di Sobieski, la coccarda e una ciocca di capelli di Napoleone, una ciocca e un berretto dell’imperatore France­ sco, un costume spagnolo di don Carlo, pretendente al trono di Spagna,

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un piccolo paesaggio di don Pedro II regalato al principe, un dipinto di dom Sebastian, molti regali del papa, del sultano, di Mohamed All, di quest’ultimo due mummie (un re e una regina) vecchie di due-tremila anni, molte opere cinesi ecc. La collezione delle monete dev’essere me­ ravigliosa e completa. Che peccato dover vedere tutto così in fretta. La cappella del castello è stata un’altra cosa che ha attratto la nostra attenzione; è costruita a immagine del principe: è accogliente e invita al raccoglimento. La cosa di maggior valore è l’altare con il sarcofago di Adriano e le ossa di Bonifacio, un regalo del papa. Il manoscritto dell’at­ to di donazione è appeso alla porta della chiesa. Alcuni dipinti molto preziosi ornano le navate, tra questi un Tiziano e un Lucas Cranach. Verso l’una siamo tornati a Marienbad. Alla sera siamo di nuovo stati dalla signora Serre, dove abbiamo incontrato Klengel di Dresda e un giovane musicista di Marienbad, Schlesinger. Ci siamo divertiti. Le si­ gnore e il signori hanno fumato sigari spagnoli e poi si è fatta un po’ di musica. Clara ha suonato con grande intelligenza musicale la Novellette e altre cose, anche Klengel ha suonato, ma con grande ansietà, proprio come Ludwig Berger, che era suo compagno alle lezioni di Clementi. La sera mi ha ancora fatto visita il giovane Schlesinger, un uomo gentile e delicato, la passione per la musica brilla nei suoi occhi. Vuole venire a Lipsia. Dopo questa giornata così appassionante è venuto un giovedì 18 piuttosto noioso, durante il quale con una miserabile diligenza, in mise­ rabile compagnia abbiamo fatto ritorno a Carlsbad e neppure lì abbiamo udito o visto qualcosa di interessante. Venerdì 19 siamo partiti per Schneeberg. La strada è molto varia. Un curioso Intermezzo ci è occorso proprio alla frontiera a Wildental per la stupidità del nostro cocchiere boemo. Verso le 5 eravamo a Schneeberg. Il primo volto familiare era quello del mio amico Roller, poi sono arri­ vati Carl e Pauline [Schumann] che ci hanno accolto con calore. Sabato 20 il diacono Kòrner e alcuni altri a pranzo, poi una magnifica gita a Stein e alla Prinzenhóhle. Domenica 21 al mattino musica dal giudice Kasten. Alle 4 partenza per Zwickau, che ci attendeva con il sole più splendente. Il figlio di Cari, un bel bambino pieno di spirito — matrimo­ nio di Rascher - C’è troppo da raccontare - ma il quaderno è alla fine - per cui ora un bacio, cara compagna di viaggio, alla fine del viaggio, lunedì, giorno in cui alle 7 siamo giunti a Lipsia e abbiamo trovato la nostra Marie bella e in piena salute. Clara Schumann

Leggere il racconto di Robert è stato un doppio piacere per me: da una parte l’ho trovato interessante in sé, dall’altra mi ha riportato alla

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mente il nostro bel viaggio. Però anche a casa mi ritrovo ancora con amore*, invece non è lo stesso per Robert, che partirebbe di nuovo volentieri. Il 26 è venuto da me Tomascheck da Vienna, un buon austriaco, forse un po’ sciocco. Di questo mese non trovo nient’altro di interessante da raccontare per cui passo a Settembre 1842

il mese in cui è nata la nostra cara bambina. Abbiamo festeggiato con gioia il suo compleanno, ma alla gioia presto è seguito il dolore. La bimba la sera stessa è caduta gravemente ammalata con male ai denti e alla gola. La sera eravamo da Lampadius, ma siamo stati richiamati a casa subito, perché la piccola era priva di conoscenza. È uno spettacolo che spezza il cuore, veder soffrire un essere così piccino. Robert era inconsolabile e pensava che la bambina non sarebbe mai più tornata in sé — io ero talmente inquieta per lei e per lui che non riuscivo a lasciarmi andare alle emozioni, non ho perso le speranze e dopo qualche tempo il cielo ci è venuto in soccorso — grazie a Dio di averci preservato il nostro tesoro. Ancora oggi che è il 5 settembre non si è del tutto rimessa, ma è fuori pericolo. Ho sempre amato moltissimo la mia piccola, ma ora è come se mi fosse stata data un’altra volta - non si apprezza mai abbastanza un tesoro simile, lo si comprende solo quan­ do si è vicini a perderlo, e per noi è stato davvero così! Il mio caro Robert ha regalato alla piccola Marie una cosa molto bella e significativa, un diario in cui c’è il resoconto del suo primo anno di vita e un piccolo salvadanaio in cui ha messo i soldi che avevo messo in borsa per lui quando è andato a Vienna. Oltre a ciò ha ricevuto altre piccolez­ ze, dalla sua madrina madame Devrient un vestitino e dalla nonna Marianne Bargiel un cestino, delle calzine e altre cosette, poi una lettera che troverà posto nel diario della nostra piccola debuttante. Il 6 finalmente mia madre è venuta da noi per 14 giorni, cosa che desideravo da molto tempo. Rimane sempre la stessa entusiasta, cara e vivace donna e si mantiene straordinariamente bene nonostante tutti i dolori che ha attraversato e che ancora adesso ha. E stata molto felice di vedere la piccola Marie, anche se era ancora molto ammalata, ed è gua­ rita solo negli ultimi giorni in cui mia madre era qui. L’ 11 siamo andati al concerto che Hàrtel ha dato all’Hotel de Pologne in favore delle vittime dell’incendio di Oschatz. La buona causa era la cosa migliore del concerto. Dopo abbiamo cenato lì, ma siamo capitati in un gruppo di persone invitate da Hàrtel, cosa che ci ha fatti arrabbiare e divertiti allo stesso tempo.

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Domenica 12 abbiamo festeggiato il nostro anniversario di nozze semplicemente, con un bicchiere di vino. Due anni felici sono trascorsi - possano venirne molti altri così! Il 13 è stato un giorno pieno di gioia e di divertimento. Robert mi ha fatto molte sorprese, ma la felicità più grande sono stati i suoi tre quartetti, che la sera stessa ha fatto eseguire per me da David, Witt­ mann e altri. Che situazione entusiasmante per me! Queste composi­ zioni, l’esecuzione e tutta questa meraviglia mi viene da Robert! La mia venerazione per il suo genio, il suo spirito, soprattutto per il composi­ tore che è, ogni sua opera è migliore della precedente! Non posso dire nulla dei quartetti, solo che mi hanno entusiasmato fin nel più piccolo dettaglio. Tutto è nuovo, chiaro, stupendamente elaborato, sempre pensato per il quartetto, ma cosa vale il mio giudizio? Accetta il più tenero dei baci, vorrei dartene mille per ricompensarti della gioia che oggi mi hai regalato. Oltre a questo non mi sono mancati altri ricchi doni, Robert mi regala sempre troppo, non me lo merito affatto. Anche mia madre mi ha regalato un piccolo cesto molto carino e il cielo ha fatto sì che la mia piccola Marie mi venisse incontro con una piccola ghirlanda, finalmente guarita e allegra. La piccola sembrava di­ vertirsi molto, sorrideva come i boccioli di rosa che portava in mano. Mercoledì 15 abbiamo ricevuto la notizia dell’arrivo di Henselt, che si sarebbe fermato solo un giorno. E venuto domenica 18, dopo che per due volte l’avevamo atteso invano. Era accompagnato dalla moglie, da Serre e da Kràgen. Hanno pranzato da noi e la sera Henselt ha suonato a Lindenau da Hàrtel davanti a una piccola cerchia di intenditori. Mi ha estasiata come un tempo con il suo pianismo imponente e allo stesso tempo delicato; la sua interpretazione è bella e naturale, ma credo che quell’uomo sia ricco di sensibilità. Come compositore però non ha fatto alcun pro­ gresso, tutte le melodie sono quelle di un tempo, solo che allora erano più fresche, e anche la forma è sempre la stessa. Il suo pianismo è magnifico, ogni nota è chiara, ma ritengo che il troppo studio pura­ mente meccanico gli abbia fatto perdere un po’ di dolcezza. Non sem­ bra essere capace di suonare sottovoce, con poesia, in quel tipo di passaggi si vede e si sente sempre una certa qual rigidezza. Peccato che sia andato a seppellirsi a Pietroburgo, dove a forza di dar lezioni il suo talento se non sparisce del tutto comunque ne soffrirà. Del resto, come è già accaduto sei anni fa, sentirlo suonare mi ha scoraggiata e al contempo spronata. In questo periodo sono stata imperdonabilmente pigra al pianoforte, però ora voglio di nuovo fare tutto bene, almeno per quanto mi è possibile. Lunedì 19 sono partiti tutti: Henselt, mia madre, Kràgen, Serre ecc.

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Li abbiamo accompagnati alla stazione, mia madre ha viaggiato con gli Henselt sino a Berlino. NB: ho dimenticato di parlare di madame Henselt, che sembra una donna piacevole e soprattutto intelligente. Non potrebbe essere altri­ menti visto che Henselt l’ha trascinata così lontano, sino a Pietroburgo. Là egli riceve un Luigi d’oro a lezione e dà nove lezioni a giorno. Mi ha incoraggiata molto ad andare anche io, cosa che un giorno o l’altro potrebbe anche accadere. La gioia di vedere Henselt qui da noi è stata breve, ma ci ha promesso che il prossimo anno si fermerà più a lungo. Anche se è rimasto poco tempo l’ho trovato molto caro perché nei miei confronti è stato assai più naturale ed affettuoso di un tempo. Ora da noi è tornata la calma! Voglio utilizzarla per vivere di nuovo serenamente con la mia arte e le mie due persone care. Mi accorgo in questo istante che ho continuato a scrivere in questo quaderno anche dopo la fine del nostro secondo anno di matrimonio: eccomi dunque obbligata a iniziarne uno nuovo a metà del mese. Perdo­ na la distrazione, mio caro! — Robert Schumann

Tra le visite che abbiamo ricevuto in settembre trovo ancora tra le mie annotazioni i seguenti nomi: il pianista Voss di Meklemburg, Walther von Góthe, Hauptmann da Kassel, il quale è stato appena nominato Kantor alla Thomasschule.

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Clara Schumann

Diario di Robert e Clara Schumann dal settembre 1842

L’ultima settimana del mese di settembre è trascorsa, per quanto riguarda la nostra vita sociale, senza grandi avvenimenti, però il mio Robert ha lavorato molto con lo spirito! Ha quasi terminato un Quintet­ to che, da quanto ho potuto sentire di sfuggita, mi sembra di nuovo stupendo - un’opera piena di forza e di freschezza! — Spero proprio di poterlo eseguire in pubblico qui a Lipsia que­ st’inverno1. Il 29 è venuto da noi il direttore musicale Schulze da Zwikau con sua figlia, una ragazza piena di talento che lui vuole preparare alla carriera di cantante, o meglio crede di averla già preparata. Ha solo 16 anni per cui non ha ancora una voce molto definita e non si può sapere adesso come diventerà; però è molto musicale, suona deliziosamente il pianoforte e quindi lascia ben sperare. Io sono stata piuttosto diligente al pianoforte e ho intenzione di continuare a esserlo altrimenti si perde troppo, se non nella musicalità interiore, quantomeno nelle dita. Ora è il turno del tuo mese, mio caro marito — mi rallegro già al pensiero di leggere il tuo racconto, il tuo modo di scrivere per me è la cosa più bella e più cara.

1 II Quintetto con pianoforte op. 44 venne eseguito la prima volta 1’8 gennaio 1843 al Gewandhaus di Lipsia.

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Casa Schumann Robert Schumann

Ottobre 1842

Del mese di settembre voglio ancora annotare che il 29 David ha suonato i miei Quartetti a Mendelssohn2, che passava di qui al ritorno dal suo viaggio in Svizzera. C’erano soltanto Hauptmann, che ora è Kantor alla Thomasschule, e Verhulst: un pubblico ristretto ma buono, che è parso impressionato favorevolmente dalla musica. Più tardi, prima di andar via, Mendelssohn mi ha detto che non trova le parole per dire quanto gli piace la mia musica. La cosa mi ha fatto molto piacere, perché considero Mendelssohn il miglior critico: ha una lucidità che nessun altro musicista vivente possiede. Ottobre è iniziato in maniera piuttosto movimentata. Clara ha suo­ nato nel primo concerto in abbonamento diretto da Mendelssohn, e il fatto di avere un concerto mette sempre un po’ di agitazione. Come sempre ha suonato stupendamente. Mi preoccupa il fatto che Clara sovente rinunci a studiare per non disturbarmi nella composizione. So bene che un artista sia pure il più grande, non può - se si esibisce in pubblico —tralasciare mai quegli esercizi che tengono in allenamento per così dire la velocità delle dita. E spesso alla mia amata artista manca il tempo per questo tipo di esercizi. Certo Clara non è rimasta ferma nella formazione musicale più profonda, al contrario ha fatto molti progressi; vive in mezzo a buona musica per cui le sue interpretazioni si sono arricchite di molto rispetto a prima, hanno più spirito e il suo tocco è più raffinato. Tuttavia quella sicurezza meccanica che permette di raggiungere la perfezione, quella alcune volte le manca e di questo sono io ad avere la colpa e purtroppo le cose non possono cambiare. Clara deve riconoscere che ho un talento da amministrare, che ora sono nel meglio delle mie forze e devo trarre vantaggio dalla giovinez­ za. Così vanno i matrimoni degli artisti, non si può essere attivi tutti e due e la cosa più importante è la gioia che resta, e noi certo siamo davvero felici perché ci apparteniamo, ci comprendiamo, e ci amiamo di tutto cuore. Ho di nuovo lavorato bene: un Quintetto in mi bemolle maggiore è già dal copista, e ho portato a termine ancora qualcosa, almeno nella mia testa, ma non posso dirti ancora nulla. I tre Quartetti li ho venduti a Hàrtel — così si continua ad andare avanti. Abbiamo ricevuto alcune visite piacevoli: Pott da Oldenburg e il dr. Kahlert da Breslavia e poi la signorina Lichtenstein e i suoi genitori da

2 In una lettera dell’8 ottobre 1842 a Charlotte Moscheles, Mendelssohn scriveva: «...mi hanno suonato tre quartetti di Robert Schumann, il primo mi è piaciuto straordinariamente». Schumann dedicò i Quartetti op. 41 a Mendelssohn.

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Berlino. Per il concerto di Clara erano venute da Dresda anche madame Parish e la figlia Harriet e si sono mostrate, come sempre, amiche molto partecipi. Poi ci sono stati anche il colonnello Stockfleth da Amburgo, il cantante Tuyn da Amsterdam, Kirchner - un giovane talento - che spesso abbiamo dovuto far attendere [?]. Il fratello di Clara, Gustav Wieck, anche lui ci ha fatto una sorpresa. Sembra essere un giovane come si deve e più generoso di Alwin. C’è stata anche la signora Ridderstolp da Stoccolma, una signora intelligente e colta. Una sera è stata da noi anche la Schlofl. La seconda metà del mese l’ho trascorsa quasi insonne. La musica mi aveva agitato troppo. Ora tutto è di nuovo a posto. Una sera siamo stati da Lampadius, che ha una moglie graziosa e un po’ grossolana. Un mezzogiorno a Dólitz da madame Harkort, dove vivono anche i Kuhne. Marie [Schumann] si è di nuovo del tutto ristabilita e cresce di giorno in giorno per la nostra gioia. Ha un umore sereno ed è sempre allegra e piena di vita. Il crepuscolo mi sorprende. Mi fanno male gli occhi. Posa un bacio su di essi, mia cara e buona moglie. Clara Schumann

Novembre 1842

Da qualche giorno è caduta su di me una indescrivibile tristezza — penso che non mi ami più come prima, spesso sento così chiaramente di non bastarti più e se tu sei tenero con me penso di doverlo alla bontà del tuo cuore che non vuole farmi del male. Queste preoccupazioni portano oscuri presagi per il futuro, che spesso per tutto il giorno non mi abbandonano e io non so scacciare. Per questo ho tanto bisogno della tua indulgenza. Ah Robert! Se tu sapessi quanto sono intimamente innamorata di te, quanto vorrei sempre onorarti e renderti la vita felice in ogni momento! Ogni mia preoccupazione è per te; il pensiero che tu debba lavorare per guadagnare del denaro è terribile per me, perché so che questo lavoro non ti rendereb­ be felice, tuttavia non vedo altra via d’uscita se tu non lasci lavorare anche me, se mi togli ogni possibilità di guadagnare qualcosa. Io lavorerei volen­ tieri per procurarti un’intera esistenza votata alla tua arte; mi addolora profondamente chiederti del denaro e ricevere dalle tue mani quello che tu hai guadagnato, come se questo togliesse alla tua vita ogni poesia. Sei un tale artista, nel senso autentico della parola e in ciò che fai c’è tanta poesia e tanto ideale che per me è qualcosa di poetico, di sacro vorrei dire, per cui vorrei risparmiarti tutti i lati prosaici della vita coniu­ gale. Per me è una vera sofferenza doverti strappare così spesso ai tuoi bei sogni. Perdona, mio Robert, questo sfogo del cuore, ma non è che una

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piccola parte di ciò che sento. Dammi un bacio per mostrarmi che non me ne vuoi, e possa tu non cessare mai di amarmi un po’. Il tuo amore è la mia vita. Il 3 novembre è stata eseguita la Sinfonia in si bemolle maggiore di Robert al Gewandhaus e ancora una volta ha riempito di piacere tutti coloro che amano e conoscono la musica. E andata bene e ha avuto di nuovo un grande successo, ma nessuno può provare la sensazione di estasi che provo io quando ascolto una composizione del mio Robert. Il 1° Verhulst ha pranzato con noi ancora una volta prima della sua partenza e dopo lunghe incertezze il 2 è finalmente tornato in Olanda. Il 10 ci ha fatto visita Mendelssohn per cui ho dovuto di nuovo suonare molto. Mendelssohn era di ottimo umore e le sue lodi per le mie interpretazioni hanno acceso in me un fuoco che poi mi è costato caro; il giorno dopo stavo così male che non ho potuto ricevere madame Schròder-Devrient. Il 13 non sono neppure riuscita ad andare con lei da Brockhaus e la sera stessa ho dovuto rinunciare al concerto al Gewandhaus. Ciò mi ha molto rattristata. 15 novembre. Anche Robert da alcuni giorni non si sente bene, al­ l'inizio mi sono spaventata - qui dilaga un'epidemia di febbre nervosa e per alcuni giorni ho avuto paura anche solo di fare un passo per strada. Il 16 ho visto Dòring3 in due commedie e l'ho trovato strepitoso! Nonostante ciò mi è dispiaciuto aver speso i miei soldi. Una commedia non mi appaga mai del tutto, è sempre come se avessi visto qualcosa di incompleto. Il 18 è tornato da noi Mendelssohn, si è rallegrato nel vedere le novità nella biblioteca di Robert, ha parlato molto e ci ha fatto partecipi di un suo progetto molto serio di fondare una sorta di scuola musicale nella quale David, Pohlenz ecc. e anche Robert dovranno avere un incarico stabile. Robert è molto contento - per me tutto il progetto e ancor più la sua realizzazione sono ancora poco chiari. Il 21 concerto di beneficenza per i musicisti. Mendelssohn ha suonato con me la Sonata in mi bemolle maggiore di Moscheles. Tra le altre cose interessanti c'erano le musiche di scena [di Beethoven] dell’Egmont [di Goethe] con testi di Mosengeil (ben recitati da madame Dessoir). Non so descrivere l'impressione che oggi mi ha fatto questa musica! Già la prima aria di Claretta, “die Trommel geriihrt” mi ha strappato il cuore, ho singhiozzato come un bambino — non so cosa avessi in mente, ma mai questa musica mi aveva preso così tanto come oggi, e dire che l’ho ascoltata già diverse volte.

3 Fu quella Fultima apparizione pubblica di Theodor Dòring, che recitò in una commedia di Bauernfeld e in una di Kotzebue.

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Il 24 concerto in abbonamento. Si nota che alla direzione c’è Men­ delssohn. Ora ascoltiamo anche della buona musica vocale. Finali, ter­ zetti ecc.: oggi era la volta del Finale di “Così fan tutte”, che mi ha incantata — il caro Mozart! Deve aver avuto davvero delle buone inten­ zioni con il mondo, fa così tanto bene al cuore e non ho mai ascoltato nulla di lui che non abbia elevato il mio spirito, questo accade a tutti coloro che lo comprendono. L’Eroica di Beethoven concludeva il con­ certo. Oggi la Marcia mi è parsa la parte più bella, solenne, grande, come sempre; tutto Beethoven mi fa quest’impressione. Provo un sentimento del tutto personale per entrambi questi grandi maestri, Beethoven e Mozart. Mozart lo amo in modo particolare, Beethoven però lo venero come un Dio, ma un Dio inaccessibile, che non diventa mai parte di noi. Ora Robert penserà: «Ho per moglie un’oca che gioca a fare il poeta, però rimane piuttosto stupida». Hai ragione, amore mio! Se solo il cielo mi avesse dato tanto intelletto e spirito, quanto mi ha invece dato la capacità di comprendere ciò che è bello e nobile, allora sarebbe meglio. Il 26 concerto della vecchia Sophie Schròder con la partecipazione della figlia [Wilhelmine Schròder-Devrient] e Tichatscfieck, e poi di Mendelssohn. Questa signora di 65 anni ha conquistato tutti; non ave­ vamo mai sentito una tale declamazione, e oltretutto mai una declama­ zione era stata in grado di sconvolgere un intero uditorio. La Campana di Schiller è stata l’ultima cosa che ha recitato - la gente è andata in delirio. La Devrient e Tischatschek avevano scelto delle arie dal Rienzi4 che non hanno fatto alcuna impressione e solo alla fine la Devrient ha saputo riconquistare il pubblico con alcuni Lieder. Mendelssohn ha suonato il suo Concerto in re minore, ma non era particolarmente viva­ ce, cosa che si è percepita bene nella cadenza, che non è venuta come la conosciamo da Mendelssohn. Il 28 Dòhler ha dato un concerto davanti a un pubblico molto esiguo, e non è piaciuto per nulla. Ha suonato in un modo così piatto, così privo di spirito e poi lui stesso è così arido e superficiale che non mette voglia di ricordarselo. Quando era stato qui 7 anni fa aveva suonato meglio, certo sempre una luce piuttosto fioca, ma ora è sprofondato dentro se stesso. Il 29 visita di madame Devrient — come sempre meravigliosamente in­ cantevole! Se solo non avesse sempre un tale seguito di ammiratori. Sembra che ora voglia sposarne uno — probabilmente si tratta di uno scherzo. La sera abbiamo provato per la prima volta il Quintetto di Robert appena terminato. E un’opera stupenda, straordinariamente brillante e

4 Queste arie vennero dirette da Wagner stesso che era venuto da Dresda con la Schròder-Devrient.

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piena di effetto. Non è riuscita esattamente come la voleva Robert, ma penso che andrà meglio e già mi rallegro al pensiero di ascoltarla un’altra volta. Robert ha fatto eseguire anche il primo Quartetto per ascoltarlo an­ cora una volta prima di darlo alle stampe. Non so descrivere quanto mi sia piaciuto e solo ora inizio a provare piacere nell’ascoltare musica per quartetto, perché sino ad ora devo ammettere che il più delle volte questa musica mi annoiava perché non riuscivo a riconoscerne la bellezza. Il 30 è venuto Hesse da Breslavia, ho suonato qualcosa. Lui no. È qui per dirigere la sua Sinfonia. Questo mese è terminato con uno spiacevole incidente con la nostra domestica, che abbiamo dovuto licenziare immediatamente perché ci aveva derubati nella maniera più vergognosa. Così è, nella nostra vita si alternano sempre gioie e dolori, poesia e prosa. Ma in ogni circostanza comunque Robert mi è più caro di ogni altra cosa al mondo, e questa poesia rimane eterna!----------------Robert Schumann

17 febbraio 1843

Clara è a Dresda a far visita ai suoi. L’atteggiamento di suo padre è improvvisamente cambiato5 e sono intimamente felice per Clara. I geni­ tori restano i genitori e li si ha una volta sola. I mesi scorsi si sono susseguiti ricchi di avvenimenti. I piccoli fastidi che la vita ci porta vengono compensati dalle gioie della musica. Per cui siamo stati spesso davvero felici malgrado le varie preoccupazioni nella nostra vita domestica. Infatti le nostre necessità superano i guadagni. Ma anche da questo lato ci sono delle speranze. L’apertura di un conservatorio sarà una fonte di guadagno anche per noi; io poi me ne rallegro anche in quanto musicista. Diventerà una fonte di sostegno per la buona musica ed eserciterà un influsso salutare sulla formazione della gioventù tedesca. I professori già stabiliti sono: Mendelssohn, David, Hauptmann, Pohlenz, Becker e io. Più tardi sarà la volta di Clara, quando - come dicono - saranno in grado di offrirle un salario regolare. Con Mendelssohn ho trascorso alcune ore di grande confidenza; gli onori che gli vengono tributati l’hanno reso più modesto, più accessibile. Può essere che egli comprenda di essere arrivato all’apice del successo e di non poter salire oltre. Talvolta ho avvertito in lui un’ombra di malin­ conia che non avevo mai notato prima.

5 II padre di Clara l’aveva invitata a fargli visita in una lettera del 26 gennaio. Lei partì per andare a Dresda 1’11 febbraio 1843.

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Quanto mi rallegro di appartenere a un periodo come il nostro in cui tante cose belle fioriscono. Dovunque si è risvegliato l’interesse per la buona musica; la partecipazione del pubblico è straordinaria e da tutto questo nasceranno ancora molte cose buone. Il pubblico comincia a interessarsi anche alla mia musica. L’ho notato con soddisfazione durante una matinée che abbiamo dato in forma pri­ vata. Dobbiamo conservarne l’invito. In quell’occasione ci siamo fatti molti amici. Clara è una perfetta padrona di casa e ha suonato straordi­ nariamente bene. In questi ultimi mesi ho lavorato a un Quartetto con pianoforte, un Trio per pianoforte, violino e violoncello e infine a delle Variazioni per 2 pianoforti, violino, violoncello e corno6. I primi due volevo regalarli a Clara per Natale, ma non sono riuscito a portare a termine il Trio e per il troppo lavoro mi è venuta una depressione nervosa che ci ha preoccupati. Il cielo però mi ha protetto e le cure affettuose di Clara mi hanno aiutato. Clara ha scritto una serie di piccoli pezzi7 con una capacità inventiva così delicata e ricca di musica, che finora non aveva mai avuto. Tutta­ via avere dei figli e un marito che si dedica costantemente alla sua fantasia non si accorda con la composizione. Le manca l’esercizio con­ tinuativo e questo spesso mi fa soffrire perché tante ispirazioni del suo cuore vanno perdute semplicemente perché lei non ha la possibilità di esprimerle. Clara però riconosce che il suo primo impegno è quello di madre, per cui credo che sia felice di questo stato di cose che peraltro non si può cambiare. Marie cresce di giorno in giorno. Una bambina deliziosa, la nostra grande gioia. Con il parlare fa progressi molto lenti. Ma Natale l’ha già divertita molto. Prima e dopo Natale abbiamo ricevuto la visita di Elise List. Quando è tornata per la seconda volta era assai diversa da come ci aveva lasciati. Per sua fortuna ha compreso che le manca la dote principale per un artista, un cuore ardente capace di sacrificare all’arte ogni cosa. Peccato per la sua bella voce, ma sembra che venga solo dalle corde vocali. In lei l’intelletto prevale sopra ogni cosa. Ora ha rinunciato a fare la cantante; credo con grande dispiacere. Ma è la cosa migliore per lei. Da novembre sono state da noi moltissime persone: Hesse da Breslavia, il pianista Voss da Strelitz, madame Parish e sua figlia da Amburgo, per le quali abbiamo dato una serata musicale, Helsted da Copenhagen, 6 Le ultime due composizioni apparvero come Phantasiestiìcke op. 88 nel 1850 e come Andante e Variazioni op. 46 (in una versione ridotta per due pianoforti) nel 1844. 7 Si riferisce probabilmente alle Pièces fugitives op. 15 nn. 1-3 e ^Improvviso in mi maggiore pubblicato nel 1885, che già nel 1845 Schumann aveva offerto a Breitkopf & Hàrtel insieme a un altro pezzo di Clara, il Secondo Scherzo in do minore.

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il pianista Schulhoff da Praga, il compositore Alvensleben, il composito­ re Schladebach da Stettino, madame Goldschmidt da Amburgo con un figlio di notevole talento, Nauenbug da Halle, Kittl da Praga, un cono­ scente di Mendelssohn da Giava, l’organista Franz da Halle, un uomo interessante e modesto, e finalmente Berlioz. Se avessi tempo mi dilungherei su alcuni particolari, ma progressiva­ mente si perde in me la capacità di scrivere parole — non vorrei scrivere altro che musica. Quella di Berlioz è stata naturalmente la visita più interessante. Prima l’aveva visto a un concerto Euterpe. Un incontro amichevole. Il giorno successivo, il 31 gennaio, c’era la prima prova. Ha diretto molto bene. Nella sua musica ci sono cose insopportabili, ma altre straordinariamen­ te ricche di spirito, addirittura geniali. Spesso mi sembra che l’impotente Re Lear sia lui stesso8. Nel suo viso, peraltro notevole, si può leggere un’ombra di debolezza; sta tra la bocca e il mento. Parigi senza dubbio l’ha viziato, e anche la vita dissoluta della gioventù. Ora viaggia con una signorina Recio, che certamente è qualcosa di più della sua cantante9. Purtroppo non dice una parola di tedesco per cui non abbiamo potuto parlare molto. Me l’ero immaginato un uomo più vivace, con più tem­ peramento. C’è qualcosa di cordiale nel suo sorriso. Nonostante sia un francese beve solo il vino con l’acqua e mangia la composta. Ho trascorso una serata interessante da Voigt. Purtroppo Clara si sentiva così male che non è potuta venire, così Mendelssohn ha suonato il Quintetto a prima vista in un modo che mi ha rallegrato il cuore. Un’altra serata l’abbiamo trascorsa da Eckerleins, una festa per la vigilia delle nozze di Agnes Fleischer e Moritz Semmel, il fratello di Therese Fleischer. Hirschbach ha dato una serata musicale che però non ha risvegliato alcuna partecipazione. Gli mancano troppo i fondamenti dell’arte; asso­ miglia a Berlioz. Il 13 è arrivata a sorpresa una lettera del vecchio Wieck da Dresda; dopo qualche giorno è arrivato lui. Questa sera spero che la mia Clara ritorni contenta. Clara Schumann

18 novembre. Voglio scrivere ancora qualcosa sul mio soggiorno a Dresda, innanzitutto che in ogni minuto sono stata insieme a voi con il 8 Nel concerco del 4 febbraio 1843 Berlioz aveva diretto, tra altre cose, anche la sua ouverture per il Re Lear. 9 Dal 1843 Berlioz visse con la cantante Maria Recio e la sposò dopo la morte della prima moglie Harriet Smithson.

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pensiero. Ho potuto decidermi a rimanere così a lungo solo pensando alla gioia di mio padre nell’avermi con lui, un piacere che da lungo tempo non aveva, anche se per colpa sua. Sono state tutte giornate faticose, mio padre era sempre occupato con le sue allieve, soprattutto Marie [Wieck], una ragazzina dolce e interessante, e Alwin [Wieck], che sembra essersi trasformato in un ragazzo piuttosto dotato. Marie è un’eccellente pianista ma nel suo modo di suonare mi urta avvertire in ogni nota una sorta di malavoglia. Anche io forse facevo così e posso immaginare quanto dovesse essere terribile per mio padre. Alwin è diventato molto diligente, ma il suo modo di suonare manca di purezza e di delicatezza; suona quasi tutto come è lui, grezzo, eccetto un brano: l’Elegia di Ernst che gli ha insegnato suo padre. Se talvolta suona in concerto, questo avviene senza il permesso del padre, il quale sa benissi­ mo che Alwin ha ancora molta strada da percorrere prima di potersi presentare in pubblico. Marie dovrà fare il suo debutto tra poco — e prova lo stesso sentimento che provavo io da ragazzina: ha paura non di suonare, ma della riverenza. Tra l’altro Alwin suona il pianoforte abba­ stanza bene. Le due ragazzine, Marie e Càcilie Wieck, le ho prese a cuore, sono due bambine dolci — e anche la madre Clementine Wieck si comporta più amichevolmente che può, considerando che viene da una famiglia molto fredda. Come si può ben immaginare mio padre era eccessivamente affettuoso e gentile con me — sia ringraziato il cielo! Durante tutto questo periodo Robert è stato con me molto dolce e comprensivo e ancora una volta mi ha mostrato il suo cuore nobile e generoso; se non l’avessi mai amato, lo amerei certo adesso. Ma da molto tempo conoscevo quel cuore fin nel profondo. Non posso dire quanto ti amo, mio Robert, eppure dovresti sentirtelo dire spesso!---------Il 12 finalmente ho visto due atti del Rienzi di Wagner che ha fatto impazzire tutta Dresda. Dopo averlo ascoltato una sola volta non sono in grado di esprimere un giudizio particolareggiato, però la mia impressione è che non ci sarà una seconda volta. La mia unica reazione era di scontento, di più non posso dire. La stessa sensazione si è ripetuta quando ho conosciuto personalmente Wagner: un uomo che non smette mai di parlare di se stesso, è molto arrogante e ride continuamente in maniera lamentosa. Il 13 ho portato Marie a vedere Pràziosa [di Weber], ma la realizza­ zione era di gran lunga peggiore di quella che si potrebbe trovare in una città di provincia. Il 14 mio padre aveva invitato alcune persone ad ascoltare il Quintet­ to di Robert, che abbiamo suonato addirittura due volte. Schubert, Kummer e altri due hanno suonato con me ed è stato un tale piacere avrei voluto che Robert ascoltasse. Il Quintetto non ha perso la sua forza espressiva, anzi ha incantato tutti i presenti. Mio padre adesso è infiam­ mato per le composizioni di Robert.

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Il 15 abbiamo suonato ancora una volta il Quintetto per alcune si­ gnore musicali - la signora v. Lùttichau, la contessa Benkendorff e anco­ ra altre. Gli uomini hanno suonato peggio, le prove per il secondo concerto di Berlioz li avevano stancati mortalmente. La sera mi sono deliziata con il Freischiitz di Weber che non vedevo dall’infanzia. La Devrient è stata grande, come sempre, e Tischatschek deve aver toccato il cuore di tutti con la sua voce carezzevole e melodiosa. Il 16 era dedicato alla mia famiglia e il 17 sono tornata tra le braccia del mio Robert, che probabilmente era abbastanza contento di avere di nuovo accanto la sua vecchia moglie. Marie [Schumann] era stata poco bene per tutto il tempo, ma è subito migliorata e mi ha riconosciuto con gioia. Robert crede che abbia avuto nostalgia di me. Com’è gratificante sentirsi così amati da una creatura così piccola! — Madame Lallemant mi ha talmente supplicato di dare lezioni a sua figlia che mi sono decisa e inizieremo il 26. Per tre giorni non mi sono sentita bene, probabilmente in seguito a tutte le emozioni che ho avuto a Dresda. Ho dovuto rinunciare al con­ certo di beneficenza del 23, e mi è dispiaciuto soprattutto per l’Offertorio di Berlioz, che deve fare un effetto straordinario. Il 27 abbiamo suonato il Quintetto di Robert in onore di Berlioz, che ha invece fatto eseguire due dei suoi Quartetti. Berlioz era sofferente, la cosa tuttavia non avrebbe dovuto impedirgli di mostrarsi più cordiale e amichevole se davvero l’arte è il suo unico ideale. È freddo, indifferente, stizzoso, non amo gli artisti come lui - non so cosa farci. Robert è di un altro avviso e ha per lui molta simpatia, non capisco come sia possibile. Per quanto riguarda la sua musica sono d’accordo con Robert: è piena di cose interessanti e geniali, però devo confessare che non è il genere di musica che mi dà piacere e non ne sento affatto la mancanza. Perdona, mio Robert, ma perché non dovrei dire quello che sento? Parish Alvars ha dato un concerto con i Lewy, la sala era affollata, ma io non c’ero. La casa mi ha dato molti fastidi in questo mese, ho dovuto spesso cam­ biare bambinaia e mi sono arrabbiata non poco. Sono i lati negativi, e devono essere così! Ho abbastanza felicità da Robert e dalla mia bambina. Marzo 1843

Il 2 Concerto al Gewandhaus. Una sinfonia di Gade10 ci ha interessati più del resto, anche se non corrispondeva alle nostre aspettative. Lo

10 La Sinfonia n, 1 in do minore op. 5.

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Scherzo probabilmente è la cosa più originale, nel resto c’è molto di Schubert e pochi pensieri originali. Ogni movimento gira attorno a un’unica idea, cosa che finisce con lo stancare. Io credo che Gade abbia ormai detto tutto, ha talento solo per un certo genere, dove presto si esaurisce, perché il carattere nazionale nordico (il genere a cui mi riferisco) diventa subito monotono, come tutta la musica nazionale. Il 9 c’è stato il centenario dei concerti al Gewandhaus, e sono state eseguite una dopo l’altra composizioni di tutti quelli che hanno diretto i concerti in questi 100 anni; inconcepibile, Schulz, Pohlenz e un altro ancora di cui non ricordo il nome sono stati ignorati. Dopo il concerto la direzione del Gewandhaus ha dato una festa per i musicisti dell’orche­ stra e molti altri ancora; non sono mancati i brindisi, ma Pohlenz, che ha diretto i concerti per 10 anni, anche qui è stato ignorato. Sfortunata­ mente questo deprecabile errore ha avuto una conseguenza tragica — l’offesa ha portato Pohlenz a una morte repentina, il giorno successivo venne trovato nel suo letto ucciso da un colpo apoplettico. La partecipa­ zione è stata enorme, tutta la città ne è stata commossa, Pohlenz aveva molti amici, perché aveva un carattere eccellente e non aveva mai fatto male a nessuno. Ora tutti danno addosso alla direzione, Mendelssohn e David, a quest’ultimo senza ragione. La direzione/(e Schleinitz in primo luogo) per una volta si merita davvero una critica. Il 13 un gran numero di amici ha accompagnato Pohlenz alla tomba - anche Robert è andato con loro. Al pomeriggio, da Hàrtel, abbiamo provato le Variazioni per 2 piano­ forti, 2 violoncelli e corno di Robert, sono molto affascinanti. Dopo alcune prove sono venute bene, ma il suono non è ancora abbastanza delicato - credo di sentire bene come Robert l’ha immaginato ed è una cosa che non posso aspettarmi dagli altri, Mendelssohn stesso ha affron­ tato il tutto in modo troppo concreto per me. Robert ora ha iniziato il suo Oratorio “Il Paradiso e la Peri” e progre­ disce rapidamente. Mi ha già suonato la prima stesura della prima parte e credo che sia la cosa più bella che ha scritto; ma ci lavora anima e corpo con un ardore che talvolta temo possa fargli male e al contempo anche mi rallegra. Penso che al cielo debba far piacere che un uomo crei qual­ cosa di tanto nobile, quindi vorrà proteggerlo! Il 17 è venuto mio padre per alcuni giorni e con lui abbiamo fatto diverse gite, come ai vecchi tempi. Il 22 è partito. Siamo stati da Schletter per un dinée- sfortunatamen­ te ho dovuto alzarmi da tavola, in questo periodo non mi fa bene stare seduta a lungo. Per me Schletter non si accorda a tutto questo lusso - è una persona per bene, ma troppo materialista e per essere un rappresen­ tante della haute volée di Lipsia non è abbastanza raffinato.

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Il 23 visita di un noioso chiacchierone slesiano di nome11 Il 27 è stato il gran giorno che doveva decidere di molti talenti mu­ sicali. Il conservatorio inizierà davvero la sua attività; i giorni delle audi­ zioni sono stati difficili per gli insegnanti, però hanno offerto cose inte­ ressanti e anche ridicole. Si sono presentati molti giovani di talento e la maggior parte di essi ha richiesto la borsa di studio12. La sera è stato eseguito il Requiem di Mozart in favore della vedova Pohlenz. Io non ero presente e ho perso anche i due ultimi concerti del Gewandhaus - in questo periodo non mi trovo bene in mezzo alla gente, lo sforzo che devo fare, date le mie condizioni, mi fa ammalare. Il 26 Emma Meyer e Leppoc hanno festeggiato l’addio al celibato; sono anda­ ta un’ora per dimostrare la mia amicizia nei confronti della sposa. Quan­ to odio quel tipo di feste! Troverei molto meglio fare una festa in fami­ glia, solo con i parenti stretti. In queste occasioni penso con raddoppiata gioia alla nostra vigilia di nozze e al giorno del matrimonio, eravamo così in pochi eppure così allegri e intimamente felici. Solo il formalismo che è richiesto da questi grandi ricevimenti, le cerimonie connesse, i discorsi che la coppia deve sentire, la fatica che ne consegue, tutto questo non può certo lasciare spazio a sentimenti di gioia. Naturalmente però non tutti sentono le cose come noi, quante ragazze sono felici di sentirsi per una volta le regine di una festa; non tutti i matrimoni sono suggellati da un amore così intimo e da una devozione reciproca come il nostro — per noi naturalmente ogni interferenza esterna sarebbe stata solo un distur­ bo. Ma ora basta su questo argomento! Quando comincio a scrivere su questo tema sono talmente felice che non riesco a smettere. Al matrimonio non ci sono andata. Non mi piacciono le cerimonie ebree, possono essere solo sgradevoli. Marie da alcuni giorni non sta proprio bene e sono in pena per la povera bambina che non sa dire cosa c’è che non va. Spero che possa superare presto questo malessere. Aprile 1843

Alla fine del mese scorso Robert ha terminato la prima parte della sua Peri e comincerà subito la seconda. Purtroppo da oltre una settimana

11 II nome non è indicato. 12 Sulla «Neue Zeitschrift fur Musik» del 27 marzo 1843 apparve la seguente notizia: «Il conservatorio di Lipsia verrà inaugurato il 3 aprile. Si sono iscritti 46 allievi. Le audizioni avranno luogo oggi». Sullo stesso giornale il giorno 3 aprile 1843: «Le ammis­ sioni di coloro che si sono iscritti al conservatorio di Lipsia hanno dato risultati assai positivi. Purtroppo le borse di studio sono soltanto sei, numero che forse verrà aumentato per il favore di Sua Maestà».

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queH’orribile rivista lo distoglie da tutto il resto, cosa che lo preoccupa moltissimo — «perché non sono uno scrittore!» Quanto potrei essergli di aiuto, ben più che con il mio pianoforte. In questo periodo non suono quasi nulla; di giorno non posso perché disturberei Robert e alla sera sono troppo stanca per farlo e la mia condizione rende ancora più diffi­ cile per me suonare il pianoforte. Il 5 Robert ha iniziato le sue lezioni al conservatorio - non ho alcuna idea di come si faccia a far lezione a sei studenti insieme. La sera abbiamo suonato per la prima volta a casa nostra il Quartetto in mi maggiore di Robert e di nuovo sono rimasta incantata da questa composizione stupenda, così piena di freschezza e di giovinezza, come se la ascoltassi per la prima volta. Il 18 la più noiosa delle persone noiose, [Cari] Klofi da [Eperjes] ha dato un concerto d’organo che non aveva nulla di edificante. Molto di più lo era invece il concerto che Mendelssohn ha dato la mattina del 23 per l’inaugurazione del monumento a Bach. Ha suonato il concerto in re minore di Bach con la sua abituale, ma sempre sorprendente, abilità. In quell’occasione abbiamo ascoltato altre bellissime composizioni di Bach, cui era dedicato tutto il programma. Dopo il concerto è stato tolto il velo al monumento che si trova di fronte alla Thomasschule e ci ha sorpreso per il buon gusto con cui è stato realizzato - semplice e adatto al vecchio Bach; il busto posto all’interno di una nicchia fa un bell’effetto, inoltre su tre lati ci sono dei bassorilievi disegnati da Bendemann (venuto da Dresda per l’occasione) e realizzati dallo scultore [Knaur]. Ci sono stati diversi discorsi, dei quali, come sempre in queste occasioni, non si capiva nulla. Dopo questa cerimonia Mendelssohn aveva organizzato un pran­ zo in onore dell’ultimo nipote di Bach ancora vivente (un uomo molto anziano che è arrivato da Berlino), c’erano quasi solo musicisti. Io stessa ho osato partecipare all’intera cerimonia e sono rimasta sino alla fine. Il 24 avevamo in mente di ascoltare Sabine Heinfetter nel Fidelio [di Beethoven], ma la mediocrità degli altri interpreti nonché i due talleri di entrée ci hanno scoraggiati e siamo tornati prudentemente a casa. Il 25 ho passato una brutta ora, ma veramente solo una, prima che arrivasse la seconda figlia [Elise Schumann], nata alle 9.30, dopo di che ogni sofferenza è stata dimenticata. Questa volta è stato più facile della prima e anche durante tutta la settimana successiva sono stata straordi­ nariamente bene e già l’undicesimo giorno ho potuto respirare l’aria fresca. Ho trovato divertente il fatto che la nostra figliola sia nata la stessa mattina dell’ultima principessa di Inghilterra solo che la piccola PrincL pessa è arrivata alcune ore prima, cosa che ritengo appropriata. Avevo tanto sperato per me e per Robert in un maschietto, e certo Robert è stato intimamente deluso che non sia andata così, ma è troppo buono per non aver cara questa bimba. Per me siamo ancora giovani e il

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cielo ci manderà presto anche un bambino, che possa rallegrare il cuore di suo padre. Alla fine di questo mese devo anche accennare ad alcuni fastidiosi inconvenienti domestici piuttosto inusuali rispetto a quelli che accadono ogni giorno. Abbiamo dovuto licenziare la nostra cuoca a causa della sua malizia e villania; subito dopo la sua partenza abbiamo scoperto che dalla cantina, la cui porta sembrava forzata, mancavano 50 bottiglie, e poi abbiamo scoperto anche altri furti per cui ci siamo accorti di aver avuto a che fare con una mascalzona. Si era appropriata anche di denaro, per cui è stata arrestata. Finora non hanno ancora deciso nulla, in ogni caso la ragazza non può rimanere qui. Abbiamo avuto diverse visite. I signori Wartel da Parigi volevano dare un concerto, ma la stagione è troppo avanzata per cui sono ripartiti. Sembra che il signor Wartel canti i Lieder di Schubert molto bene — suppongo alla maniera francese, che non riesco a trovare bella. Anche madame Wartel ha fama di una gradevole pianista, all’apparenza è molto graziosa. Robert ha finito la seconda parte della Peri, ma non mi ha fatto vedere molto. Sono terribilmente ansiosa dell’esecuzione che avverrà in autun­ no, ancora una volta mi inebrierò della musica del mio Robert, che non si può paragonare a nessun’altra che io conosca. E ora dammi un bacio mio caro, se non sei d’accordo con quello che ho scritto. Maggio 1843

Il nostro povero diario starà certo sospirando che tu termini presto la Peri, altrimenti ogni suo interesse svanisce se tu non ci scrivi nulla. Il 7 abbiamo fatto battezzare nostra figlia e le abbiamo dato il nome di Elise. Madrina e padrino erano mia zia Emilie [Cari] e il signor Robert Friese, la moglie del consigliere cittadino Fleischer (cognata di Robert) con il signor Voigt e mio padre. Quest’ultimo comunque è stato iscritto solo nel registro della chiesa. Il 9 ci ha fatto visita il violinista Bazzini, un artista semplice, modesto, e Sigismund Goldschmidt, che nonostante fosse un pianista non era molto simpatico. Ha suonato diverse volte nella stanza di Robert - il povero strumento soffriva e noi con lui; oltretutto anche lui è una per­ sona no-iosa che non ha nulla dell’artista. Il 13 c’era il concerto di Bazzini, che invece è un grande artista. Robert e io ci siamo trovati d’accordo: da tempo non ascoltavamo un violinista così grande e così completo. Ha una tecnica notevolissima, il suo suono è straordinariamente dolce e bello, le sue interpretazioni così naturali, ricche di una ispirazione felice e le sue composizioni, benché non esattamente profonde, comunque migliori di quelle di molti nuovi virtuosi.

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Robert ha scritto bene di lui sulla sua rivista. Il pubblico non era numeroso e quelli che c’erano non sapevano riconoscere il suo talento. David e Mendelssohn non si sono comportati bene con lui - com’è brutta l’invidia e ancora peggio in un’artista come Mendelssohn. Il 19 è arrivato mio padre con tutta la famiglia. Mio fratello Alwin se n’era andato di casa di nascosto alcune settimane prima, la cosa mi ha sorpreso perché non credo che possa fare molta strada nel mondo con il suo violino. Ora sta qui e fa debiti e tra l’altro non è neppure simpatico, cosa che rende ancora più diffìcile la sua fuga da casa. Benché mio padre non l’abbia privato del suo sostegno, ha stabilito un anno di prova prima di accordargli ancora la sua fiducia. Deve dimostrare che sa vivere senza suo padre e solo grazie al suo violino (mio padre voleva farne un inse­ gnante di pianoforte e questo è ciò che ha causato tutti i dissidi). Mi preoccupo per lui e questo appesantisce il mio cuore. Non ho visto molto mio padre, dal mattino alla sera aveva da fare con gli strumenti e con Marie, che doveva stare tutto il tempo a provarli. Con il mio Robert mi sono abituata a una vita così bella e pacifica che non potrei mai più stare quattro settimane con attorno mio padre. Questa terribile inquietudine, questa mancanza di tranquillità sia dello spirito sia del corpo, non permette né a lui né a chi gli sta vicino di apprezzare nessun piacere della vita. Mia sorella Marie mi ha suonato qualcosa; suona bene, ma tutto sembra imparato in modo piuttosto pedante, cosa che peraltro hanno tutti i bambini. I veri sentimenti, le sensazioni profonde si risvegliano solo con l’amore, questo è ciò di cui sono convinta dato che l’ho provato io stessa. E stato qui un giovane pianista italiano, Angelo Russo, che però non ha potuto fare un concerto a causa della stagione troppo avanzata. Ha fatto visita a Robert, ma gli è stato impossibile trovarlo simpatico perché si è mostrato ignorante e arrogante. Il suo modo di suonare, dice mio padre, è assolutamente mediocre. Il 25, giorno dell’Ascensione, Robert ha terminato l’abbozzo della terza e ultima parte della Peri che mi è piaciuta moltissimo; la musica è celestiale come il testo! Quale emozione e quale poesia pervadono il testo e la musica!------------Il 28 Robert ha iniziato a strumentare la terza parte — ancora un grande lavoro. Non dovrebbe stancare così tanto i suoi occhi, questo mi inquieta molto!------------Mio padre è partito; mia madre è stata diverse volte da me con le sorelle che si sono divertite molto con la piccola Marie. Ora inizia a parlare ed è un grande piacere per noi. Elise è ancora nella fase vegetativa dei primi tre mesi, ma cresce, con nostra grande gioia ed è una bambina

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forte e piena di salute. Non mi crea né inquietudini né problemi come Marie nei primi tre mesi. Il 29 mio fratello [Alwin] ha ricevuto un impiego nell’orchestra di Revai [ora Tallin in Estonia] - il mio cuore si è alleggerito da un peso. Ero più preoccupata della sua esistenza che di lui stesso. Giugno 1843 Robert Schumann

28 giugno 1843

Durante il periodo in cui non ho scritto il diario molto è accaduto e molto è stato scritto. Il 25 aprile venti minuti dopo le nove la mia Clara ha dato alla luce una bambina, che abbiamo battezzato Elise. Cresce più lentamente di Marie e credo che questa bambina non senta bene. Ma bisogna aver pazienza ed essere riconoscenti per quel che Iddio ci dà. Il 16 giugno la mia Peri era completamente finita, dopo alcuni giorni di strenuo lavoro. E stata una grande gioia per la coppia Schu­ mann. Eccetto alcuni oratori di Lòwe, che però hanno un sapore didat­ tico, non conosco nulla di simile nella musica. Non scrivo né parlo volentieri dei miei lavori; il mio desiderio è che facciano un buon effetto nel mondo e mi assicurino un ricordo affettuoso da parte dei miei figli. In inverno spero di farla eseguire e vorrei anche provare per la prima volta a dirigere. Il conservatorio dà a tutti noi lavoro e preoccupazioni; ma anche piacere. Ho preso la cattedra di pianoforte solo ad interim, più tardi verrà creata una posizione differente per me. Il numero degli studenti è pro­ prio ora salito a 40. Negli ultimi tre mesi la Peri e in parte il conservatorio mi hanno preso tutto il tempo. Me n’è rimasto poco per altre cose. Per il mio 33° compleanno come sempre Clara mi ha fatto molti regali. Conosco bene i motivi della malinconia che ho letto nei suoi occhi quel giorno e i giorni seguenti: vorrebbe colmare i suoi familiari di regali, ma non tutta la fortuna può venire insieme e noi dobbiamo ricono­ scere con gratitudine che abbiamo: talento, salute, bambini che crescono bene, un reciproco affetto sincero - questo è molto e non potrebbe essere compensato dalla ricchezza. Ma naturalmente dobbiamo anche pensare alla sicurezza della nostra esistenza, e vedrai che anche questo accadrà. La madre di Clara [Marianne Bargiel] ci ha fatto una sorpresa 1’8 di giugno; si è fermata solo tre giorni. Marie parla sempre di lei. Questa bambina ci dà molta gioia: ha una mente straordinariamente sveglia e un cuore molto affettuoso. Ho cominciato la Peri il 23 febbraio: mi ci sono voluti dunque meno

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di quattro mesi per portarla a termine e merito davvero un premio per il mio impegno. Tra le nostre visite ci sono stati: Berlioz, del quale Clara ha già scritto; Gebhard v. Alvensleben, che ha dato una matinée musicale; madame Hensel, la sorella di Mendelssohn, nei cui occhi si legge uno spirito profondo; L. Huth, che Dio sa come è diventato Kappelmeister a Sonder­ shausen. Il direttore Schadow da Dusseldorf l’abbiamo visto di corsa; anche Bendemann. Il barone v. Haugk un amatore entusiasta, una notte abbiamo fatto baldoria a casa sua. KloE, quella persona inquieta e assai sgradevole. La coppia Wartel da Parigi. Sabine Heinfetter. Bazzini. S. Goldschmidt da Praga, Netzer da Vienna - due tra le persone più noiose che si possano immaginare. Russo, uno stupido giovanotto ebreo. Il maestro di musica Adam da Dresda. A. Bùrck da Weimar. J. Rietz da Dusseldorf, la persona più interessante che mi abbia fatto visita negli ultimi tempi, mi è sembrato un vero artista. Il Kappelmeister Glàser da Copenhagen e madame Simonsen. A. v. Villers. Anche la Frege è ritor­ nata dal suo viaggio italiano. Il 21, il giorno più lungo dell’anno, l’ho trascorso a casa di Mendels­ sohn davanti a una bottiglia di vino. Abbiamo parlato con assoluta confidenza e come sempre me ne sono andato riconfortato. In questo momento Clara sta riordinando i suoi Lieder e diverse composizioni per pianoforte. Vuole sempre fare dei progressi; ma al suo fianco la piccola Marie sta attaccata alla sua gonna, anche Elise la occupa molto e il marito è assorbito dai suoi Peripensieri. A dispetto di tutto, tra gioia e dolori, vai sempre avanti e amami come mi hai sempre amato. Clara Schumann

Luglio e agosto 1843

In questi due mesi si contano pochi avvenimenti; il più interessante è stato la visita dei Viardot e del dottor Krùger da Emden, che è un uomo di genio e un musicista ammirevole, soprattutto all’organo, che tra pa­ rentesi ha imparato a suonare in tre anni. Ha trascorso molto tempo con noi e tra Robert e lui si è stabilita una amicizia reciproca. Il 13 luglio l’abbiamo accompagnato a Halle - lui poi proseguiva per Berlino dopo­ diché sarebbe tornato a casa sotto il giogo del maestro di scuola. Da Halle abbiamo fatto una gita con il compositore di Lieder Franz agli stabilimenti balneari (!) di Ober-Roeblingen che si trova sulle rive di un bellissimo lago azzurro dove è bellissimo nuotare. Lì abbiamo trovato molti lipsiensi. Il resto della regione però è così poco attraente che ci si può stare solo un giorno. La sera siamo tornati a Halle e il 14 mattina abbiamo fatto un delizioso giro sull’acqua con Franz e un quartettista; questa escursione è stata la più bella di tutto il viaggio.

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Franz è il grande favorito di Robert, per cui voglio essere discreta nell’esprimere la mia opinione su di lui. Alla fine di luglio ho finalmente rivisto la mia Pauline Viardot e l’ho trovata come sempre la più gentile e geniale di tutte le artiste femmine. Ha trascorso due giorni solo con noi e anche lui [Louis Viardot] ci è piaciuto molto. Non mi pare il tipico francese, molto più serio e solido e affettuoso verso Pauline, che peraltro nutre per lui gli stessi sentimenti. Come virtuosa Pauline ha fatto sensibili progressi, cosa che ha dimostra­ to nel concerto del 19 agosto, ma non ci è piaciuta la sua scelta dei pezzi e Robert ha trovato qualcosa di poco nobile nella sua voce (che è potente in tutte le tre ottave di estensione). E un peccato che una creatura profondamente musicale come Pauline, che di certo possiede il senso della buona musica, sacrifichi il suo gusto musicale a quello del pubblico e quindi segua le orme di tutti quegli italiani così ordinari. - A casa nostra ha cantato una romanza spagnola e una araba, che mi erano piaciute moltissimo; si impone in maniera straordinaria grazie al potere della sua voce, e io non ho mai sentito una donna cantare così. C'era molta gente al suo concerto e il pubblico era entusiasta, distur­ bato solo verso la metà da un allarme di incendio. Ho suonato la Sonata in re minore di Beethoven e con Mendelssohn quel duo di Robert così affascinante, l’Andante con Variazioni che all’origine prevedeva l’accompagnamento di due violoncelli e corno, ma ora è stato trascritto solo per due pianoforti a causa della difficoltà di realizzazione. Anche questo è piaciuto molto e ancor più sarebbe piaciuto se l’allarme del fuoco non avesse turbato l’uditorio, impedendogli di cogliere una parte della con­ cessione musicale. La calma infatti è il requisito essenziale per avvicinarsi a un pezzo così intimo. Questo pezzo infine era gratificante dopo tutte quelle colorature, che non sono affatto musica. Pauline è partita il 20 dopo avermi regalato un bellissimo scialle e pren­ dendone uno mio vecchio in cambio. Mendelssohn era indignato per non aver ricevuto alcun ringraziamento per il suo impegno, ma certamente lei non l’ha fatto volutamente - la sua mente e il suo cuore erano già a Parigi. Il 1° agosto è tornato mio padre ed è venuto a trovarmi una sera, ho dovuto suonare per lui. C’era anche Marie. Ci ha pure rimborsato i 50 talleri del pianoforte Graffi io avrei preferito non accettare se Robert non li avesse già sborsati di tasca sua! Ho ricevuto buone notizie da Alwin da Helsinky, dove è arrivato dopo un viaggio in mare di 14 giorni. Sembra che guadagni bene, natu­ ralmente bisogna vedere come andrà avanti. Alla fine di luglio ho iniziato a fare la riduzione pianistica della Peri, cosa che mi dà grande soddisfazione. E venuto a trovarci il professor Fischer da Vienna e ha cenato da noi; la sua compagnia è piacevole, peccato che parli esclusivamente di sé.

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Per il resto siamo stati piuttosto tranquilli; ho dato molte lezioni; dodici alla signora von Hagemeister, una polacca che non voleva impa­ rare nulla però suonava le cose più difficili con un tocco spaventoso. È partita alla fine di agosto. Una scozzese da Edimburgo è venuta qui per prendere lezioni da me; ha iniziato il 25 agosto - suona in modo grade­ vole, solido e diligente! Le nostre bambine continuano a star bene. La piccola Elise cresce di giorno in giorno più bella e intelligente - nei suoi tratti c’è qualcosa di veramente dolce. La nostra vita coniugale è stata sempre felice e piena di amore, eccetto qualche piccola burrasca passeggera, di cui io ho la colpa. Mi preoccupo del nostro futuro, vorrei guadagnare finché siamo gio­ vani, accumulare un piccolo capitale, mentre Robert è di un altro avviso e non sa decidersi in proposito. Però mi ha tranquillizzata con la promes­ sa che il prossimo inverno intraprenderemo qualcosa di importante. Se ti ho rattristato spesso con queste mie preoccupazioni, mio caro Robert, è accaduto con il cuore addolorato e tra molte esitazioni. Se non ti amassi al di là di ogni immaginazione non mi preoccuperei così tanto, ma la mia più grande felicità sarebbe quella di vederti al riparo dalle preoccupazioni materiali, libero di dedicarti esclusivamente alla tua arte. E per vivere felice e soddisfatta devo raggiungere questo scopo. Lascia che io ti dia un bacio, mio intimamente amato Robert, e credi che il mio amore per te rimarrà infinito nella gioia e nel dolore. (Settembre) Robert Schumann

21 novembre 1843

Clara è di nuovo a Dresda dove ieri sera ha dato un concerto; la casa è così triste e desolata quando non c’è lei. È dunque a te che parlo, caro diario; molte cose tristi e allegre sono accadute dall’ultima volta che ho scritto qui dentro. Ma le parole sono diventate diffìcili per me e in un quarto d’ora al pianoforte posso esprimere molto di più che in una pagina fìtta di scrittura. Mi atterrò agli avvenimenti oggettivi e a ciò che hanno portato. Quello più importante è stata la proposta da parte degli Hàrtel di assumere la direzione del loro giornale13. Non ho ancora le idee chiare, ma per quanto possa sembrarmi allettante mi accadrà a volte di pensare: «Non potrò dunque mai consacrarmi anima e corpo alla mia amata arte?» Se il cielo volesse concedermi questo favore finché sono

13 Si tratta della «Allgemeine Musikalische Zeitung».

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ancora giovane. Perché la forza creativa della giovinezza svanisce e impa­ rare diventa sempre più difficile con l’età. A parte questo durante gli ultimi mesi la Peri è stata al centro di tutte le mie preoccupazioni e la mia Clara mi ha senza dubbio preso per un egoista, perché non parlavo d’altro. Ma a quest’opera sono legati pensieri molto profondi e non me ne vorrai se te li ho rivelati uno per uno. Con grande sacrificio e amore Clara ha preparato la versione pianisti­ ca della Peri ed esternamente l’ho ringraziata troppo poco; ma ho ap­ prezzato il suo sforzo e il suo amore, e spesso mi è accaduto di allonta­ narmi da lei quasi commosso quando la vedevo lavorare al pianoforte con tanta passione. Ora il 4 dicembre ci sarà la prima rappresentazione se tutto va bene. Ho provato anche a dirigere e vedo che ho una certa attitudine. La mia miopia è ciò che mi ostacola maggiormente e sicuramente dovrò portare degli occhiali. Il lavoro per la Peri non ha lasciato spazio per nessun’altra composizio­ ne. Tuttavia la mia mente è stata occupata da un paio di progetti per delle opere [:] “Il profeta rubato di Khorassan” estratto da Lalla Roock [di Thomas Moore] e “Till Eulenspiegel” di cui ho già fatto un piccolo abboz14 zo per me. La mia prossima composizione dev’essere un’opera, già il pensiero m’infiamma. Nel frattempo sono stati pubblicati un quaderno di “Lieder Frauenliebe und Leben” di Chamisso e il Quintetto; prossimamente verranno le varia­ zioni per 2 pianoforti, il grande ciclo su poesie di Heine14 15, un libro di Ballate e un Quartetto con pianoforte; di Clara un volume molto intimo di Lieder16.

Dei mesi di giugno e luglio ha già scritto Clara; mi vengono in mente solo alcuni dettagli: in agosto visita di Anhacker da Feiberg, che vedevo per la prima volta; un uomo vivace con un viso molto espressivo, il suo sguardo lascia trasparire i sentimenti e le aspirazioni. Visita di L. Anger che ora è organista a Liineburg, mio vecchio compagno di passeggiate: un talento scadente e pieno di vanità, ma non privo di qualità. Ho giocato spesso a biliardo con Mendelssohn. Franz da Halle e la sua storia d’amore, un carattere notevole.

14 Questi abbozzi si possono vedere nella casa di Schumann a Zwickau. Robert Schumann cercò per questi suoi progetti di avere Zuccalmaglio come librettista, ma non riuscì a realizzarli. 15 II ciclo Dichterliebe ubblicato all’inizio di agosto del 1844. 16 Si tratta dei Sei Lieder su testi di Heine, Geibel e Riickert op. 13 dedicati alla regina Caroline Amalie di Danimarca pubblicati da Breitkopf & Hàrtel nel 1843/44.

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Il primo settembre abbiamo festeggiato il secondo compleanno di Marie. Negli ultimi tempi era sfigurata da una eruzione cutanea, ora sta di nuovo bene. Elise diventa ogni giorno più graziosa. Il 4 settembre Landsberg da Roma, che già conoscevo. Il 5 Julius Miller, il famoso vecchio tenore, un intrigante pericoloso, credo. Il 7 Clara e Marie sono partite per andare a Berlino alcuni giorni dalla madre di Clara; durante la sua assenza ho fatto un’escursione a piedi a Colmberg e dintorni, c’era un tempo magnifico. Ha un fascino strano e malinconico sapere di non aver accanto la propria moglie eppure sentirsi amati da lei; è sempre stata vicino a me, nei miei pensieri. L’ 11 Clara è ritornata. Il 13 abbiamo festeggiato felici il suo 24° com­ pleanno. Già due bambine? La mattina sono venute nel nostro letto con una coroncina di fiori. Più tardi sono arrivati Mendelssohn, David, Haupt­ mann e casualmente anche Heinrich Dorn. Abbiamo suonato qualcosa. Il 14 erano arrivati Streicher da Vienna con un giovane compositore che si chiama Pauer. Non li abbiamo visti. Il 15 Kirchner, un giovane musicista pieno di talento al quale mi sono sempre interessato, è partito per Wintertur, in Svizzera, dove ha ricevuto un buon posto di organista. Il 18 nuova sfortuna in casa Cari. Lui ha dovuto andarsene. Leggerez­ za, indulgenza e troppa fiducia verso una invisibile mano che lo attirava, l’hanno portato a questo. Marx da Berlino. Il direttore musicale Skraup da Praga, Fischoff da Vienna. Arrivo di Hiller. Il 25 esami in conservatorio; i miei allievi migliori sono: la signorina Jacobi da Altenburg, Preufi da Gotha, Ergmann da Breslavia. E diffici­ lissimo trovare dei talenti nella composizione. Un ballo da Schletter. La sera dal dottor Hàrtel. Il 1° ottobre c’è stato il primo concerto in abbonamento con la direzione di Hiller. Clara Schumann

Dorpat 18 febbraio/l°Marzo 1844

Qui a Dorpat [Tartu, Estonia] posso finalmente far ritorno al nostro trascurato diario; da un lato sarà difficile per me, perché avrei molto da raccontare e sicuramente non sarò in grado di farlo in maniera completa, perché molte cose le ho scordate. Oggi voglio provare a raccontare sino al giorno della nostra partenza. Novembre 1843

Che mese agitato! Tre volte sono andata e tornata da Dresda, Robert ha avuto diverse prove per la Peri e così entrambi siamo stati sempre in movimento.

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Il 20 ho dato a Dresda un concerto all’Hotel de Pologne, c’éra molta gente, ho suonato tra l’altro il Quintetto di Robert con Schubert e Kummer e altri due signori di cui non ricordo il nome. E piaciuto moltissimo ed è stato accolto con applausi molto calorosi; mi è dispia­ ciuto che Robert non fosse lì ad ascoltare, perché il nostro insieme gli sarebbe piaciuto moltissimo. Nello stesso concerto Marie (mia sorella) ha debuttato per la prima volta in pubblico, ha suonato con me la Sonata in mi bemolle maggiore di Moscheles. È stata molto brava, però aveva molta paura, cosa che mi preoccupa per il futuro, perché la paura non diminuisce con il tempo, anzi è sicuro che aumenterà. Del resto ci siamo divertiti molto con lei che sino all’ultimo istante non voleva uscire e si è decisa a farlo solo dopo che nostro padre le aveva dato il permesso di non fare l’inchino, allora è entrata con gli occhi a terra e lo stesso ha fatto alla fine del pezzo che è stato accolto con grandi applausi. Mio padre però era felice e questo riempie di gioia anche me, aveva tanto atteso quel momento e meritava che una gioia venisse a ricompen­ sarlo dei suoi sforzi. Il 23 la nostalgia mi ha riportata a Lipsia anche se avrei dovuto fare un secondo concerto il 30. Ho trovato tutti piuttosto bene, la piccola era felice, e Marie con le guanciotte rosse, come sempre la sera. Il 24 c’è stata una piccola serata di addio da Mendelssohn, che voleva partire il giorno successivo. Sembrava molto triste e addolora­ to di lasciare Lipsia, ma è riuscito a suonare magnificamente alcune sonate di Beethoven, la signora Frege (che sembrava anche lei malin­ conica) ha cantato alcune arie di Mendelssohn e anche io ho suonato qualcosa. Le prove della Peri mi hanno fatto immensamente felice, ho assapo­ rato questa musica con vero piacere. Il 29 sono tornata a Dresda dove mi aspettavano diversi impegni. Il 30 c’era il secondo concerto, accolto con successo ancora maggiore del primo e un pubblico sempre raffinato e selezionato. Dicembre 1843

Il 1° sono tornata a Lipsia appositamente per ascoltare una prova della Peri con l’orchestra (credevo fosse l’ultima), ma sfortunatamente era il 2 pomeriggio, proprio all’ora in cui dovevo partire perché alla sera dovevo suonare alla corte. Oltre al grande strapazzo ho avuto anche la sfortuna di perdere il treno. Quindi mi sono precipitata alla carrozza dove sono arrivata con grande sforzo, mezza incosciente, senza fiato, con i piedi che a ogni istante sembravano volersi rompere, proprio nel momento in cui stava per partire.

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Il concerto alla corte è stato brillante, vi hanno assistito molti ospiti titolati! Il re e la regina mi hanno trattata in maniera molto amichevole, anche la duchessa di Cambridge, dalla quale avevo già suonato in prece­ denza. A mezzanotte sono tornata a casa e alle tre del mattino partivo già per Lipsia, dove mi aspettavano mia madre e la signora Stegmayer. Il 4 Robert ha diretto la prima esecuzione della sua Peri (a favore del conservatorio), quello era anche il suo debutto come direttore. Già la mattina durante la prova ero rimasta entusiasta della strumentazione e chiunque può immaginare quanto fossi felice la sera ~ è una cosa che non so descrivere a parole. Il successo è stato enorme, ma è stato ancor più entusiastico alla seconda esecuzione, F11 dicembre. Robert è stato acclamato fin dalla sua entrata sul palco e sul podio ha trovato una corona di alloro, cosa che l’ha addirittura costernato, ma deve avergli fatto piacere. Alla fine di ogni sezione è stato chiamato fuori. La Frege ha cantato la parte di Peri in maniera favolosa: dopo l’aria della vergine (la Sachs era partita per cui la Frege ha cantato al posto suo) il pubblico non è riuscito a trattenersi dal tributarle un generosissimo applauso. Anche il signor Schmidt, Kindermann, e così l’intero coro hanno cantato stupen­ damente, ognuno di loro ha dato tutto se stesso, corpo e anima — io avrei voluto cantare per tutti! Se mai ho rimpianto di non avere una bella voce è stato in quel momento. Cosa avrei dato per cantare la Peri.

Il giorno successivo alla prima esecuzione gli Hàrtel hanno richiesto l’opera per la pubblicazione; Robert gliel’ha concessa immediatamente a condizioni che venga stampata una partitura. La prima a essere pubbli­ cata sarà la versione per pianoforte. Mia madre purtroppo non ha potuto essere presente alla seconda rappresentazione, è dovuta partire già il 5. Dopo la prima abbiamo cenato all’Hotel de Bavière, anche la Frege era con noi; dopo la secon­ da eravamo soli con David, che si è comportato in maniera molto amichevole con Robert e proprio nel giorno del secondo concerto ha dato il suo contributo a eliminare gli ostacoli che si erano creati in teatro. Il 15 abbiamo offerto un ricevimento assai divertente a casa nostra: abbiamo ballato sino a notte inoltrata nel nostro piccolo salotto. Ci siamo divertiti come se fossimo andati a un gran ballo. C’erano i Frege, i Preufier, Gade, David, ecc. ecc. Ho suonato con Gade la sonata per violino e pianoforte dedicata a me e con Hiller l’Ouverture della Waldnymphe (La ninfa dei boschi) di Bennett, nella quale Hiller ha trovato più tronchi che ninfe. Il 16 Robert ha ricevuto da mio padre una lettera conciliante e così si è realizzato il mio desiderio più caro: Robert ha fatto pace con mio padre a Dresda dove siamo andati il

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Casa Schumann

19 dicembre. Robert aveva ricevuto dall’intendente del teatro v. Liittichau una richiesta di eseguire la sua Peri al teatro in occasione di un concerto di beneficenza il 23, cosa che è accaduta, benché l’esecuzione non sia stata così buona come a Lipsia. Gli interpreti erano unicamente i dipendenti del teatro che erano contenti solo quando non dovevano cantare, per cui non hanno fatto alcuno sforzo per comprendere a fondo la partitura. Madame Kriete ha cantato bene la parte di Peri, ma non con quel sentimento nobile che aveva la Frege; Mitterwurzer era bravo, ma Bielcizsky non lo è stato affatto, irresponsabilmente negligente nella preparazione - credo che al momento dell’esecuzione non conoscesse ancora il poema. Tischatschek si è comportato miseramente, come un non-artista! La sua parte non era abbastanza importante, non c’erano abbastanza acuti a effetto, e uno come lui vuole solo quello. Il pubblico era molto eccitato, però avrei voluto che ci fosse una seconda esecuzione, perché solo così il pubblico avrebbe realmente compreso l’insieme, natu­ ralmente il mio caro Robert ha ottenuto un grande successo già dalla prima volta! Ha diretto magnificamente, come a Lipsia, con una tale calma che era un piacere vederlo. Raimund Hàrtel era venuto apposita­ mente da Lipsia per assistere a questo concerto, perché a Lipsia non l’aveva ascoltato. Il 24 abbiamo partecipato alla distribuzione dei regali a casa di mio padre, dove anche noi abbiamo ricevuto molti doni. Io pensavo alle mie bambine perché ho dovuto rimandare la distribuzione dei loro. Il 26 siamo tornati a Lipsia e abbiamo ritrovato Elise e Marie in ottima salute. Il 31 dicembre è toccato a loro ricevere i regali, con nostra grande gioia, la piccola Marie era felicissima. In giorni come quello ci si accorge della benedizione che Dio ci ha accordato dandoci delle bambine così — non c’è felicità più grande. La sera tardi sono venuti a trovarci ancora Reuter, Wenzel, Hermann, Teschner da Berlino e Lorenz. Gennaio 1844

Siamo entrati nel nuovo anno di buon umore e molto divertiti possa il cielo proteggere noi e i nostri figli anche in futuro! — Con il nuovo anno sono iniziati anche i preparativi per il nostro viaggio a Pietroburgo, la Frege mi è stata molto vicina, instancabile ha corso con me tutta la città ed è stata molto partecipe, soprattutto mi è sembrata sinceramente contenta che si realizzasse questo mio desiderio a lungo accarezzato. La cosa più difficile che abbiamo dovuto affrontare è stata la separazione dalle nostre figlie. Il 18 Pauline [Schumann] è venuta da Schneeberg per prendere le bambine; una parente dei Cari, la moglie del pastore Groebe, che aveva­

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mo assunto per stare vicino ai bambini, non ci è piaciuta affatto, non trattava la piccola Marie con sufficiente affetto e gentilezza; contempo­ raneamente Carl Schumann ci scrisse che potevamo mandare i bambini da lui e così abbiamo preferito scegliere questa soluzione. Robert ha dovuto ancora lavorare molto alla Peri, che voleva conse­ gnare all’editore prima della nostra partenza. Ha ancora trovato molto da correggere nella versione per pianoforte e l’ha fatto con instancabile zelo. L’ha mandata a Hàrtel il giorno prima della nostra partenza — come sono felice di pensare alla prima copia stampata! Il 21 Pauline ha portato via le nostre piccole — è stato un giorno terribile, come tutti i successivi che abbiamo ancora trascorso a Lipsia. Credo che ogni padre e ogni madre capisca cosa abbiamo provato, il dolore è stato indescrivibile! Che strazio quando sono partite! Possa il cielo restituire alle nostre braccia quelle care bambine sane e salve. Pau­ line certamente le accudirà con tutto l’amore possibile, che gioia sarà rivederle! — La nostra partenza è stata posticipata un giorno dopo l’altro. Dio che giorni difficili senza le nostre bambine! Mio padre è arrivato otto giorni prima della nostra partenza ed è rimasto sino all’ultimo, quando, con molti altri amici, ci ha accompa­ gnati al treno.

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Diario IV 25 gennaio-31 maggio 1844

Clara Schumann

Giovedì 25. Da oggi in poi, trascriverò dai fogli che trovo nel porta­ carte di Robert. Se volessi scrivere tutto ordinatamente, anche in minu­ ta, non ne avrei il tempo. Perciò mi limito a trascrivere gli appunti nell’ordine che segue1. Giugno 1844

È un gran lavoro, quello che sto per iniziare. Si tratta di annotare tutto ciò che abbiamo vissuto negli ultimi quattro mesi. Devi essere indulgente, caro Robert, se spesso attingo esclusivamente al tuo portacarte. (Giov.) Gennaio 1844

Giovedì 25 gennaio partimmo la mattina alle 11 per Berlino, e vi giungemmo alle 6 e mezzo dopo un viaggio piuttosto noioso, prendendo alloggio all’Hótel de Brandenburg. Poco dopo arrivarono la mamma e Mendelssohn con Gade. Venerdì 26, di buon’ora, andammo a far visita ai Mendelssohn, e fummo accolti con grande cordialità - ci parve che a loro facesse bene l’aria di Lipsia. Mendelssohn mi fece una sorpresa con i suoi nuovi sei

1 Tutto il testo relativo al viaggio e al soggiorno in Russia, così come le poesie che seguono, furono trascritte da Clara Schumann. Robert Schumann intervenne poi con correzioni; anche di queste si è tenuto conto nella nostra traduzione delle poesie. [N.d.T.]

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Casa Schumann

“Lieder ohne Worte” dedicati a me2; fra essi, l’amabile, leggiadro “Canto di primavera”. Fu una lunga conversazione, durante la quale si parlò anche di Richard Wagner a proposito della cui musica Mendelssohn manifestò la sua piena indignazione. Verso sera venne lui stesso a far visita a Robert, e insieme andarono a bere un bicchiere (non più che un bicchiere) di quella birra bavarese che piace tanto a Robert. Io ero a casa della mamma, dove arrivò anche la signora Stegmayer, che ora sembra cercare la propria ragione di vita nei cosmetici... triste consolazione per la pace perduta! Sabato 27 facemmo visita a madame Schròder-Devrient, nostra vici­ na di camera. Era allegra, come sempre, e ci raccontò molte spassose storielle a proposito di Liszt, che lei odia proprio con tutta Fanima. Più tardi andammo a visitare Marie Lichtenstein (vecchia e secca, come dice Robert)3 e Friedrich Ruckert — una splendida intelligenza, come quella di un legislatore. Egli ci accolse con grande affabilità, mo­ strò molto interesse per “Il Paradiso e la Peri”4 sul quale volle essere informato, e ci invitò nella sua casa di campagna a Neusess presso Gotha5. Sono felice che Robert abbia conosciuto di persona quell’uomo da lui tanto amato come poeta. Insieme con la mamma, pranzammo a casa di Mendelssohn. Là c’era anche Taubert, che però, a uno che lo veda accanto a Mendelssohn, fa la figura di un uomo tremendamente prosaico e insignificante. Forse era anche imbarazzato, e quell’imbarazzo lo indusse a fare alcune osservazio­ ni alquanto insulse. Verso sera venne la Devrient a prendere congedo da noi, e alle 7 partimmo per Konigsberg con una vettura postale assai comoda (non senza avere avuto, però, parecchie seccature con i nostri bagagli). Mendelssohn venne a salutarci ancora una volta mentre salivamo sulla vettura, ed era chiaro che egli partecipava vivamente al nostro viaggio, per il quale ci augurò ogni successo; era palese che quegli auguri venivano dal profondo del suo cuore. Anche la mamma e le bambine erano venute alla partenza della vettura. Madame Mendelssohn mi regalò un paio di grazio­ sissimi scaldapolsi, che poi mi hanno fatto molto comodo. Il viaggio per Konigsberg fu per tutta la prima giornata noiosissimo: brutto paesaggio, sabbia a non finire. Ma lunedì 29 divenne un po’ più interessante: passammo con armi e bagagli sopra la Vistola gelata, e più 2 Mendelssohn dedicò a Clara il V quaderno (op. 62) dei Lieder ohne Worte, edito nell’aprile 1844 da Simrock a Bonn. Quello indicato da Clara è il celebre n. 6 dell’op. 62, Fruhlingslied in la maggiore. [N.d.T.] 3 Rendiamo alla meglio il calembour di Robert: «alt und kalt» (vecchia e fredda). [N.d.T.] 4 II grande oratorio profano op. 50, che Schumann compose nel 1843 su testo proprio tratto da Lallah Rookh di Thomas Moore. [N.d.T.] 5 Un errore di Clara: Neusess, possedimento di Ruckert, si trovava presso Coburg.

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Diario IV — 25 gennaio-31 maggio 1844

tardi, dal Nogat6, ci godemmo la vista di Marienburg, che si trova, graziosa visione romantica, su un’altura. Attraversammo il fiume a piedi, poi andammo fino al Castello e ci fu dato modo di osservare il magnifico Remder, che, da poco interamente restaurato, ci impressionò per la sua grandiosità. Da Marienburg in poi viaggiammo in compagnia del con­ sigliere segreto Heyne, di Danzica: un uomo amabile e colto. Robert lo incaricò di portare i suoi saluti a un suo antico compagno di scuola, “Tillys”7, che aveva studiato con lui a Heidelberg. Elbing e Frauenburg furono altre graziose città per cui passammo. Interessante, a Frauenburg, la Torre di Copernico, dove visse il celebre astronomo. Avemmo modo di vedere anche il luogo in cui fu giustiziato Kiihnapfel, che assassinò il vescovo di Ermland. La sera, alle 7, giungemmo a Konigsberg, e così ebbe termine quel tratto del nostro viaggio. Sgradevole la prima impres­ sione, anzi, orrenda: l’albergo, un vecchio edificio grigio. Alla vettura venne ad accoglierci Engelhardt, sgradevole e invadente persona; per giunta, mi parve un uomo decisamente malvagio. Martedì 30, di prima mattina, venne a farci visita Robert Sobolewski, che giudico un uomo energico e spiritoso, anche se non mi sembra felice della posizione che occupa. Più tardi andammo da Schindelmeisser8, dove ebbero luogo trattative con il direttore del locale teatro a proposito di un concerto da tenersi nel teatro medesimo, e ciò avvenne in presenza di più testimoni. Fu stilato un formale contratto, controfirmato anche da un garante (un ricco proprietario terriero). Tutta la scena fu ridicola, così come Sobolewski l’aveva combinata; d’altra parte, egli l’aveva fatto con una lodevole intenzione, ossia per evitare che il direttore ci imbrogliasse così come aveva truffato negli ultimi tempi, e più volte, altri artisti. In quella stessa mattina andammo a far visita ai Lobeck, miei lontani parenti, e Robert al signor Dibowski, del quale feci fuggevole conoscenza ma che dev’essere un grande appassionato di musica. La sera, Robert andò al “Café national”, il cui gestore, un tempo, lavorava sempre là come dipendente di Felsche9. Mercoledì 31, visita al console Adelsohn, a Oppenheimer, a Lorck e al direttore musicale Sàmann. Quest’ultimo ha qualcosa di ordinario nei tratti, ma è probabile che sia un abile organizzatore di attività musicali. 6 Uno dei rami della Vistola che solcano il delta del fiume a est di Danzica. [N.d.T.] 7 Julius Theodor von Tilly, compagno di scuola di Schumann fin dai tempi del liceo a Zwickau. [N.d.T.] 8 Si tratta probabilmente di Wilhelm Balthasar SchindelmeiEer, morto a Konigsberg nel 1857, proprietario del negozio di vini “David SchindelmeiEer” in quella città, e dal 1827 affittuario della cantina “Blutgericht” [Diritto di vita e di morte]. 9 Cari Heinrich Wilhelm Felsche (Lipsia, 15 giugno 1798-ivi, 11 dicembre 1867), pasticciere e produttore di cioccolata a Lipsia, dove era proprietario del “Café fran^ais” (Grimmaische Strabe 18) e consigliere comunale onorario. [N.d.T.]

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Casa Schumann

Robert fu lieto di ricevere una visita del consigliere di seconda classe Sabbarth, già suo compagno di studi a Heidelberg. - Trovai pianoforti abbastanza buoni da Gebauer e da Marthy: quest’ultimo mi fornì quello che preferivo per il mio concerto. Qui, i fabbricanti di strumenti girano in carrozza, la qual cosa mi fece assai comodo, poiché usai molto la carrozza di Marthy. In città tutti andavano in slitta; là però non ci toccò ancora soffrire molto il freddo, anche se per il tratto successivo del nostro viaggio fummo costretti a comperare una grande coperta di pelliccia e sacchetti scaldapiedi. A mezzogiorno pranzammo con Sabbarth in albergo, e alla fine ci fu lo champagne. Robert scrive a questo punto (strano): «Sempre litigi... la sera abbiamo litigato a causa dei Lobeck... Klara [j/r] troppo incapace di comportarsi nel modo giusto di fronte al mondo e sempre sospettosa»10 - quale fosse il motivo di questo rimprovero, non lo ricordo più. La sera fummo invitati dai Lobeck, e là trovammo una simpatica cerchia di persone, fra l’altro tutta gente aperta, e in questo si sente l’impronta della padrona di casa, che è una donna vivace e sempre di buon umore. C’erano anche Kahle, insegnante di musica, un uomo intelligente con 'una moglie graziosa dalle guance rubiconde. Questa signora, però, si mise a cantare in modo tale da far venire i brividi. Febbraio 1844

La mattina di giovedì 1° febbraio ci fece visita il vecchio Lobeck una cantante di Vienna, la Haller (propriamente, si chiama Meiner) provò da noi i Lieder; è molto graziosa e ha una bella voce. Da Sobo­ lewski, sostenitore e protettore di musicisti (sarebbe tremendo se tutti i musicisti, e dappertutto, dovessero godere di un simile “sostegno”, ma là non esistevano termini di confronto) - La città avvolta dal buio - da Sabbarth - la Laidlaw racconta una storiella a proposito della cenere dei sigari di Liszt, che le signore di Konigsberg conservano in casa propria come reliquia - la casa di Immanuel Kant — visita del console russo Adelsohn - dappertutto, persone straordinariamente amabili. La sera, un concerto: una serata offerta e organizzata da Sobo­ lewski: la Sinfonia in sol minore di Mozart, composizioni di Sobo­ lewski (molto mediocri), tutto questo dopo la cena, e in numerosa compagnia. Sovrintendeva il dottor Zander, presidente della “Musikalische Akademie” fondata da Sobolewski. C’era anche la moglie di Engelhardt, piuttosto carina. Venerdì 2 febbraio, prova del concerto con un’orchestra assai debole - orribile teatro, spaventosamente freddo - Robert con Engelhardt al 10 Nell’originale, un curioso francesismo: «soupsonnòs». [N.d.T.]

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Diario IV — 25 gennaio-31 maggio 1844

“Blutgericht” (ecco, queste sono cose che io non capisco). La sera, il concerto: sala piena11. Insieme con me, sostennero l’impegno la signori­ na Wurst (una principiante), la signorina Haller e un violinista, tale Schuster. Robert scrive a questo punto: considerazioni sullo stile piani­ stico di Klara [j-zr] e sul pubblico — Jacobi, una vecchia conoscenza dei tempi di Heidelberg - l’attore e cornista Schunke - dopo il concerto, dagli Adelsohn, dove era raccolta tutta l’élite politica, Jacobi in testa. Un uomo, quest’ultimo, con bella fronte e begli occhi - Robert conversò a lungo con lui - conversazioni sulla politica riempirono la serata. Ellen, direttore del Gymnasium (sua moglie e sua figlia le avevamo conosciute dai Lobeck); quella sera facemmo un’altra conoscenza, l’insegnante di pianoforte Cavalieri. Tutta gente cortese, amabile e colta, in particolare lo stesso Adelsohn. Soltanto all’una e mezzo del mattino ritornammo a casa. Sabato 3 febbraio, di buon’ora, Robert andò a fare delle compere insieme con Adelsohn: si trattava di rimedi preventivi contro il freddo che avremmo sofferto nel tratto restante del viaggio. Più tardi, prima colazione al “Blutgericht” (ora so bene che il ristorante si chiamava così - un’insegna di cattivo gusto) insieme con Sobolewski, Dibowski, il vecchio e simpatico Marthy, un segretario dell’amministrazione postale e un consigliere di corte - molto champagne - la sera il secondo concer­ to12 - la Sonata in re minore [di Beethoven] e il mio cruccio in proposito (ossia, il cruccio di Robert, e il perché non lo so) - congedo dalla Haller che nuotava nelle lacrime (per motivi a noi ignoti). Di nuovo al “Café” con Engelhardt e Sabbarth. Ci pesò molto dire addio a quelle simpatiche persone - non lo avremmo creduto, subito dopo la prima impressione. 11 II primo concerto tenuto da Clara Schumann al Teatro di Konigsberg ebbe luogo il 2 febbraio 1844 con ottimo successo, malgrado la «debole orchestra». Clara suonò il Konzertstiìck in fa minore di Weber, Notturni di Chopin, Venetianisches Gondellied e FrublingslieddaWop. 62 di Mendelssohn a lei dedicata, un pezzo di Domenico Scarlatti, la Fantasie ilber Themen aus Rossinis “Moses” di Thalberg. Alternati a queste com­ posizioni, furono eseguiti un’ouverture di Beethoven, un’aria dall’opera Das unterbrochene Opferfest di Peter von Winter (cantata dalla signorina Wurst), tre Lieder (Er ist gekommen di Clara Schumann, Die Lotosblume e Der Nufibaum di Robert Schumann, cantati dalla signorina Haller con Clara al pianoforte), Fantaisie-Caprice per violino di Vieuxtemps (suonata da Schuster). 12 II secondo concerto tenuto da Clara Schumann al Teatro di Konigsberg ebbe luogo il 3 febbraio 1844. Clara eseguì la Sonata in re minore op. 31 n. 2 di Beethoven, le Variationen su un tema drAYElisir d’amore dà Donizetti, di Henselt, alcuni Lieder ohne Worte di Mendelssohn, un Allegro di Robert Schumann, una mazurka di Chopin, e Reminiszenzen aus Donizettis “Lucia di Lammermoor”di Liszt. Inoltre, accompagnò al pianoforte tre Lieder cantati dal signor Griinbaum: Liebeszauber di lei stessa, Mondnacht e Widmungdà Robert Schumann. Accompagnò anche due Lieder cantati dalla Haller, Die Post dà Schubert e Oesterreichisches Nationallieddi Storch. Il composito programma comprendeva anche un’ouverture di Weber, una di Mozart, e \’Air varié di Bériot suonato da Schuster.

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Casa. Schumann

La notte tra sabato e domenica 4 trascorse alquanto irrequieta; dopo il concerto dovetti ancora preparare tutti i bagagli e alle 6 della mattina partimmo per Tilsit con la vettura della posta straordinaria e con le slitte fornite da Marthy. Arrivammo a Tilsit alle 7 della sera, al termine di una brutta giornata cupa e nevosa. Nernst, consigliere segreto di corte, al quale eravamo stati raccomandati da sua sorella (qui a Lipsia), già ci attendeva, e così fummo obbligati a trascorrere ancora la serata con lui. Trovammo ospiti amabili e, inoltre, una cerchia di persone molto colte, due figlie avvenenti (una sposata, l’altra fidanzata), una cantante di Konigsberg (una donna molto musicale che conosceva anche le compo­ sizioni di Robert, la qual cosa, in un luogo tanto vicino al confine russo, ci sorprese), e io suonai (a quanto dice Robert) in maniera assai bella. Lunedì 5 di buon’ora, alle 4 della mattina, ci fu la partenza con la vettura della posta straordinaria per Tauroggen13 — un viaggio raccapric­ ciante sopra il Niemen, con un batticuore che si sarebbe potuto udire, finché non giungemmo al tanto paventato confine. Poco prima del con­ fine venne a prenderci un cosacco della guardia confinaria, con la pistola infilata alla cintola, il quale ci accompagnò alla stazione di dogana. Che bel posticino accogliente! Era quello il luogo che ci eravamo immaginato tanto orripilante? Fummo trattati con il massimo riguardo, le valigie appena aperte e subito richiuse, così che per tutta la faccenda bastò mezz’ora. Il capo dell’ufficio di dogana, Wilken (al quale eravamo stati vivamente raccomandati da Adelsohn con una lettera che quest’ultimo ci aveva consegnato a Konigsberg), ci salutò cortesemente, e un impiegato di nome Kresslowski, vestito in maniera molto dimessa, sbrigò per noi tutte le pratiche relative al passaporto, al visto e a tutti i nostri futuri movimenti in quel paese, poiché già là, in quel luogo di frontiera, nes­ suno parla più il tedesco. Quell’uomo non si rendeva conto della pròpria importanza! Fra le sue conoscenze, egli annoverava soprattutto gli artisti, poiché tutti egli aveva aiutato così come aiutò noi. La locanda dove alloggiammo era eccellente e ci rincuorò alquanto in vista di ciò che restava di viaggio. Ma quel coraggio, ce lo tolse del tutto la prima sosta: là, in una trattoria, ci fu inflitto un pranzo semplicemente pauroso, non un boccone che si riuscisse a mandar giù. Per quella roba pagammo più di un tallero14.

13 In russo, Tauragé: oggi, località lituana, 7 chilometri a nord-est di quello che allora era il confine russo-prussiano. [N.d.T.] 14 È molto diffìcile calcolare la corrispondenza fra un tallero di allora (Reichsthaler, in vigore in molti stati tedeschi) e il potere d’acquisto di una valuta odierna come la lira italiana. La base di 23,386 grammi d’argento entra in un rapporto complesso con il conio, con i salari, con i prezzi, ecc. Approssimativamente: non meno di 20.000 e non più di 50.000 lire d’oggi. [N.d.T.]

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Diario IV— 25 gennaio-31 maggio 1844

Per fortuna che non andò sempre così! Così male come in quel posto, non ci trovammo mai più in tutto il viaggio. La nostra vettura (di posta ordinaria) era comodissima, ma il viaggio fu noioso a causa della neve alta, e il tempo trascorse lento prima che arrivassimo a destinazione. Ora eravamo in territorio lituano - quasi tutti i villaggi erano mezzi sepolti dalla neve, ma nelle strade c’era molta vita, assai più che da noi. Là s’incontrano notte e giorno intere carovane di slitte trainate da un tiro a uno, con le quali i contadini trasportano granaglie e altri prodotti agri­ coli al mercato di Mitau15, capoluogo del governatorato di Curlandia. Arrivammo in quella città alle 5 della mattina. A partire da Mitau, ci sembrò che il freddo si facesse ancora più rigido, e cominciammo a essere abbastanza preoccupati per i nostri nasi, dal momento che non avevamo ancora con noi rimedi adatti contro il raffreddore. Alle 10, la nostra vettura giunse a Riga, e subito, non appena entrammo in città passando sopra la Dvina gelata, ci colpì un grandioso spettacolo che ci impressio­ nò: un intero mercato di legname sulla superfìcie del fiume. Aprii lo sportello della vettura e lo lasciai aperto, per poter saltare giù in caso di necessità, facendo fronte a qualche scossone disastroso, poiché mi ero accorta molto ragionevolmente che il ghiaccio avrebbe potuto danneg­ giarci non più che un fuscello di paglia. Là c’era un andirivieni e un pigia pigia, era pieno di mercanti ebrei, e si udivano grida di carrettieri. Un’orribile impressione ci fece il centro della città con i suoi vicoli stretti e sudici, lungo i quali le slitte dei contadini neppure riuscivano a transitare, e per giunta, nel camminare, si bucava la neve e vi si sprofon­ dava a tal punto che ci si sarebbe potuti spezzare le gambe e il collo. Là tutto era brutto e sgradevole! Neppure alla stazione della posta era pos­ sibile trovare la minima comodità per un viaggiatore: non un portabaga­ gli, non una vettura, nessuno cui si potesse rivolgere una domanda. Davvero disgustoso. Prendemmo per noi, insieme con un altro signore, una grande slitta di contadini che per caso si trovava nel cortile, caricam­ mo noi stessi con le nostre mani i bagagli e ci sedemmo sulla slitta senza l’aiuto di alcuno. Così arrivammo dinanzi alla locanda “Alla città di Londra”, una sudicia stamberga dove ci fu assegnata una camera al terzo piano. Naturalmente, ci guardammo bene dal prenderla: ricollocammo subito i bagagli sulla slitta e andammo a cercare - così pensavamo - una locanda migliore. Arrivammo a una che si chiamava “Alla città di Pietro­ burgo”... Dio, che cos’era! La camera che trovammo era un buco, non una sedia intera, le coperte del letto strappate, in una parola, una tana di predoni. Robert corse immediatamente dal signor von Lutzau, al quale eravamo stati raccomandati da David, per invocare soccorso. Mentre 15 Appartenente alla Russia dal 1795 (in russo, Jelgava); oggi, città della Lettonia (Jelgava anche in lèttone). [N.d.T.]

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attendevo il suo ritorno, rimasi in piedi nella stanza, avvolta nella pellic­ cia così com’ero quando eravamo entrati; mi chiusi a chiave, e quando fui stanca di stare in piedi mi sedetti su un baule. Che ora orribile fu quella! Arrivò Lutzau e ci ricondusse alla “Città di Londra”, che secondo lui era il migliore (!) albergo di Riga, e dove ci aveva già prenotato un alloggio; là, però, non ce lo avevano dato poiché non avevamo detto i nostri nomi. Ci fu assegnata una tenebrosa camera al piano terra, della qual cosa tuttavia, dopo esperienze come quelle appena vissute, ringra­ ziammo Iddio. Nel pomeriggio ci recammo da Julius Behrens, venditore di pianofor­ ti ma anche pianista e compositore, il quale offrì a Robert dei buoni sigari, ma per il resto, quanto a rapporti personali, non fu molto loquace con noi. In generale, a Riga nessuno fu con noi molto espansivo, fatta eccezione per il violinista Lotz e, forse, per Lóbmann direttore del coro. Mercoledì 7 (26 gennaio secondo il calendario russo) Robert uscì con il signor von Lutzau, con una temperatura di 10 gradi sotto zero. Rinca­ sò molto seccato, poiché era caduto in una buca, cosa che a Riga accade molto facilmente durante l’inverno. Farsi strada nella neve è faticosissi­ mo, e spesso si è costretti a camminare sopra le slitte, dall’una all’altra, per poter avanzare. Robert era andato con Lutzau dal borgomastro, che era anche capo della polizia, a sollecitare il permesso per il concerto, e per giunta gli avevano chiesto in anticipo 23 rubli d’argento per i poveri. Robert non li diede, com’è facile immaginare: ciò sarebbe equivalso a trattare gli artisti come vagabondi! - Più tardi facemmo visita al dottor Kaull, al governatore generale von Pahlen del quale trovammo in casa soltanto la moglie, al console generale Wòhrmann, ecc. Per la sera, era previsto che si facesse musica in casa Behrens, ma poco mancò che non se ne facesse nulla, per il seguente motivo. Durante il primo pezzo che suonai, la signora Behrens non fece bene i suoi calcoli e non fu in grado di servire il tè in quantità sufficiente a tutti gli invitati, cosa che naturalmente mi indusse, subito dopo la fine del mio pezzo (avrei dovuto farlo su due piedi, interrompendo l’esecuzione), ad alzarmi in piedi e a non suonare più. Erano presenti Lotz, Lóbmann, Sàuberlich, il dottor Sodofsky, Lutzau, e alcuni di essi erano venuti per accompagnarmi in un trio. Così, alla fine, dopo che il padrone di casa ebbe fatto la sua parte rivolgendomi molte preghiere e mille scuse, mi decisi a suonare ancora, e precisamente il Trio di Mendelssohn16. L’accaduto, con tutto quel che seguì, ci indi­ spettì e offese oltre misura, poiché si arrivò al punto che le “Teste Nere”

16 Si tratta, naturalmente, del Trio n. 1 in re minore op. 49, del 1839. Mendelssohn compose l’altro suo Trio, il n. 2 in do minore op. 66, nel 1845. [N.d.T.]

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(un’associazione di celibi che avevano la responsabilità di rendere dispo­ nibile a turno la grande sala da concerto) non volevano darci la sala nel giorno fissato per il concerto: qualche giorno dopo ci sarebbe stata una loro sessione e il pavimento del locale doveva essere tirato a lucido. Saremmo stati felici di ripartire subito, seguendo gli insistenti consigli del signor von Lutzau (il quale si era scontrato con molti di quei tali, e li avrebbe volentieri mandati al diavolo pubblicamente), ma non così consigliavano gli altri, sicché vinse la maggioranza dei voti. A conclusio­ ne della soirée ci fu un altro barbosissimo tè — ce n’era abbastanza perché Robert morisse di noia. In un tedio indescrivibile trascorremmo stanca­ mente le nostre giornate a Riga: non c’era compagnia che ci piacesse, tanto la gente era inamidata e noiosa. Di nessun argomento sapevano parlare; una volta parlarono dello zar, e lo fecero a gesti, come se alle loro spalle fossero piazzate delle spie con tanto di knut. Quel timore contagiò anche noi: nella nostra camera d’albergo non osavamo dire una sola parola sincera. Pensavo: se qui è così, figuriamoci a Pietroburgo! Quanto mi sbagliavo! In tutto il viaggio, mai ho più provato un simile disagio, mai più mi è venuto in mente di non dire ciò che pensavo. Le ore più gradevoli le trascorremmo con il direttore del Teatro, Hoffmann, il quale naturalmente era vituperato da tutti i nostri conoscenti nella ma­ niera più infame. In tutta Riga, del resto, regna un insopportabile costu­ me incline alla maldicenza e alla sobillazione, e il peggiore di tutti è Lutzau, al quale una volta Robert, con diplomazia ma con coraggio, disse il fatto suo. Agli abitanti di Riga mancano i primi elementi della cultura e dell’educazione, e persino la moglie del governatore, una donna amabile e gradevole, in società si comportava con rigidezza e goffaggine - la moglie di un governatore sarebbe dovuta essere all’altezza del suo ruolo. Giovedì 8 (27 gennaio) ricevemmo diverse visite, e Robert ne fece una al direttore di teatro par excellence (con baffi). Fu fatta conoscenza con una certa signora Richter, che in un’ora insegna a chiunque a dise­ gnare dal vero, e che lasciò intendere la sua gran voglia di venire con noi su una slitta sino a Pietroburgo. Ma poi non se ne fece nulla, e fu un gran bene, poiché la signora e sua figlia, quando mi si avvicinavano, erano tutte odorose di profumi, cosa che proprio non amo. Alle 5 del pomeriggio andammo a fare un’escursione sulla Dvina con le slitte del dottor Kaull. Pensavo che sarebbe stato bello, ma presto il vento cominciò a tagliarci la faccia con una furia tanto tremenda da renderci seriamente preoccupati per i nostri nasi; ritornammo indietro con la maggior velocità possibile. Da noi non si ha la minima idea di quel che può fare in Russia un vento gelido. Si immagini che uno si senta tagliare la faccia in due come da affilatissime lame di coltello. Ci toccò di fare questa esperienza, del tutto normale in quei luoghi, durante una

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gita di piacere a Dorpat. Purtroppo, quella gita è legata a un brutto ricordo, tanto brutto che non lo possiamo dimenticare. Una tazza di tè in casa di Kaull ci ristorò, ridandoci un po’ di calore. Poi Robert andò con Kaull nella sala di lettura, dove c’erano giornali in quantità, ma alcune notizie, forse le più interessanti fra quelle di argomento politico, erano cancellate da timbrature d’inchiostro nero. Questo ci parve tiran­ nico e meschino — quasi avremmo odiato quella Russia in cui c’eravamo addentrati appena un poco, se presto tutto non avesse assunto un aspetto decisamente migliore. Venerdì 9 (28 gennaio) a desinare da Kaull - a parte la presenza del decrepito ex rettore dell’università di Dorpat, Uhlmann, e della noiosis­ sima compagnia del barone Schulz, c’è da aggiungere che in Russia (costume locale) signori e signore siedono a tavola separati, la qual cosa è anche controindicata come contributo alla conversazione. Venne a desinare il sovrintendente, e con lui molte altre persone, ma noi ce ne andammo di malumore così come di malumore eravamo venuti e come fummo durante l’intero nostro soggiorno a Riga — un esiziale stato d’ani­ mo che mi provocò vere sofferenze. La sera, da noi, brindisi con champagne in compagnia di Behrens e di Alt maestro del coro - gli abitanti di Riga, nella loro gioia di vivere, non si spingono mai a simili eccessi. Sabato 10 (29 gennaio), alle 8 della mattina, partimmo con la diligen­ za per Mitau. Era una magnifica giornata, e così vedemmo Mitau nel suo aspetto più attraente. Il castello nei pressi della città (abitato da Luigi XVIII durante il suo esilio)17 ha una linea elegante e aggraziata, e oggi è usato, credo, per adunanze pubbliche e assemblee di associazioni. Avrem­ mo potuto considerare Mitau un grosso borgo piuttosto che una città, tanto le case sono piccole e sparse alla rinfusa, ma gli abitanti ci sembra­ rono piacevoli, dopo quelli di Riga. Alloggiamo da Zehr, assai male, e subito dopo il nostro arrivo (eravamo giunti a Mitau insieme con il signor Dunio, impiegato e grande amatore di musica) andammo a far visita al signor Mazersky, uomo gentile e simpatico ma, dice Robert, un po’ “indaffaroso”18. Moglie e figli sono molto musicali; la signora mi 17 II castello di Mitau, solo parzialmente restaurato dopo l’incendio del 1788, fu offerto dallo zar Paolo I, come dimora d’esilio, a Luigi XVIII, che l’abitò dal 1798 al 1807 prima di partire per l’Inghilterra. 18 Impossibile rendere il calembour («groEaffartig», scherzosa deformazione di «groEartig», grandioso) per cui la parola vorrebbe significare “sempre grandiosamente indaffa­ rato”. Il calembour è tuttavia un’errata interpretazione di Clara, che sbagliò nel leggere la parola. Esattamente, Robert Schumann aveva scritto «profoBartig», cioè “con l’aspet­ to di un profosso”. Nell’ordinamento militare tedesco e austriaco a partire dal secolo XVII, il profosso era l’ufficiale incaricato di sorvegliare i soldati prigionieri per motivi disciplinari, e di eseguire le condanne a morte. [N.d.T.]

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colpì per la sua precisa conoscenza di tutte le composizioni classiche e per la sua buona intelligenza della musica - peccato che non sia più giovane! - Verso sera andammo a trovare il fratello di Mazersky, che mi concesse, per il mio concerto, il suo pianoforte Graff. Amabile famiglia. Passai la serata con Mazersky e Robert in un circolo di nobili, dedito a caviale e cacciagione. La compagnia era costituita da aristocratici e ufficiali - tutta gente colta, come non se ne immaginerebbe in quella piccola città. Domenica 11 (30 gennaio), Robert fece una graziosa parodia di «come gli abitanti di Mitau prendono d’assalto lo “Zehr’s Gasthof’19 per acqui­ stare i biglietti del concerto» - infatti, sembrava che l’afflusso di pubblico promettesse di essere molto modesto! - Prova al suddetto club, e, la sera, concerto20. Il pubblico era abbastanza numeroso, compatibilmente con quel periodo dell’anno in cui soltanto poca aristocrazia risiedeva in città. Seguì una cattiva nottata, poiché Robert soffrì di un violento mal di testa. Comunque, a Mitau mi parve di rinascere - mi venivano i sudori freddi all’idea di dover tornare a Riga. - Il conte Kaiserlin ci invitò a Mitau per un secondo concerto. Lunedì 12 (31 gennaio) partimmo di buon’ora per Riga (Robert era ancora sofferente). La sera, dopo il viaggio di ritorno, diedi il mio primo concerto21 nella sala delle “Teste Nere”, un malinconico locale con deco­ razioni originali. Pubblico numeroso e attento, ma del tutto privo di sensibilità artistica. Henselt diceva sempre che per la gente di Riga va bene soltanto Dreyschock22. - La notte seguente la ballerina spagnola Lola Montez si esibì nei “baccanali di Riga” in compagnia di ufficiali superiori e di nobili, e proprio al piano sopra di noi, sicché non riuscim­ mo a chiudere occhio. Quel suo seguito di militari doveva scortarla, per ordine dello zar, finché fosse uscita dallo stato, e accompagnarla sino al confine. Martedì 13 (1° febbraio), di prima mattina, visita di Hollander e storielle a proposito delle “Teste Nere”. Matinée da Lòbmann, dove

19 Propriamente, “Zàhr’s Gasthof’: il migliore albergo di Mitau. [N.d.T.] 20 II concerto di Clara Schumann, tenuto IT 1 febbraio (30 gennaio) 1844 nella sala del Grofier Club di Mitau, comprendeva la già menzionata Sonata in re minore di Beethoven, le Konzert-Variationen di Henselt, Ave Maria & Schubert nella trascrizione pianistica di Liszt, Reminiszenzen aus Donizettis "Lucia di Lammermoor” di Liszr, Fantasie uber Themen aus Rossinis "La donna del lago” dì Thalberg. 21 II concerto che Clara tenne il 12 febbraio (31 gennaio) 1844 nella sala dello Schwarzhàupterhaus (“Casa delle Teste Nere”) comprendeva l’Adagio e il Finale della Sonata in fa minore op. 57 di Beethoven e altre composizioni già eseguite nei concerti precedenti; fra esse, i due numeri già menzionati dall’op. 62 di Mendelssohn. 22 Alexander Dreyschock (Zak, Boemia, 15 ottobre 1818-Venezia, 1° aprile 1869), pianista e compositore austriaco. Di lui fu popolare Inquiétude per pianoforte. [N.d.T.]

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suonai il Quintetto di Robert: ma non andò particolarmente bene. La sera diedi un concerto privato nella sala della “Mufie”23 (credo di aver suonato certi pezzi fin troppo bene per la gente di Riga). Come scrive Robert: «Klara [#?] ha suonato certe cose in modo meraviglioso». Del resto, i presenti erano in maggioranza commercianti, tutti impettiti e goffi. Mercoledì 14 febbraio, alle 9 della mattina, ci mettemmo di nuovo in viaggio per Mitau. Malgrado il disgelo ormai in corso, passammo ancora sulla superficie della Dvina, sempre gelata, e fu per me molto sgradevole. Il signor von der Ropp ci accolse nella sala del concerto. Là egli aveva fatto collocare per me un pianoforte Lichtenthal. La sera, il pianoforte era divenuto inutilizzabile a causa dell’eccessivo riscaldamento, e questo fatto mi gettò nella più grande disperazione: non era possibile suonare un qualsiasi pezzo su quello strumento, eppure fui costretta a farlo. A ciò si aggiunse un altro disgraziato incidente: caddi sulla scala, che la neve aveva reso scivolosa, e strappai completamente il mio vestito di velluto, sicché impiegammo una buona mezz’ora per tentare di accomodarlo, in modo che almeno potessi suonare. Un altro vestito non me l’ero portato: ancora una volta, una nuova lezione per il futuro. Il pubblico era scarso, poiché il concerto24 non era stato sufficientemente pubblicizzato, ma era molto vivace. Dopo il concerto, un piccolo souper in compagnia del signor von Kienitz, del barone Rónne e del conte Kaiserlin. A casa di Mazewsky25 facemmo conoscenza con una certa madame Berndt e con una sua figlia ricca di talento (la signora versava in condi­ zioni davvero critiche, ma era una donna amabilissima). La figlia era in procinto di venire a Lipsia per studiare alla Musikschule. Giovedì 15 (3) ripartimmo per Riga, e ci accompagnò Dunio. La contessa Pomarowska e sua figlia (polacche) erano già all’albergo ad attenderci. Le avevamo “prenotate” perché venissero con noi alla prova in teatro, dove ci recammo immediatamente dopo il nostro arrivo. Ma­ dame Hoffmann, moglie del direttore, mi diede il suo appoggio in que-

23 Nel concerto che tenne il 13 febbraio (1° febbraio) 1844 nella sala della “Mu8e” (Circolo di lettura) di Riga, Clara eseguì la Sonata in do diesis minore (“Al chiaro di luna”) di Beethoven, e per il resto tutte composizioni già eseguite nei precedenti concerti, in particolare Friihlingslied di Mendelssohn. 24 Nel concerto tenuto al GroEer Club di Mitau il 14 febbraio (2 febbraio) 1844, Clara suonò di nuovo la Sonata in do diesis minore “Al chiaro di luna” di Beethoven e composizioni già utilizzate per i concerti precedenti. D’ora in poi non elencheremo nei dettagli i programmi dei concerti di Clara, e ci limiteremo a segnalare titoli importanti e non presenti nei programmi già descritti. 25 Si tratta sempre del musicografo e compositore Alexander Maczewsky, nato a Mitau, morto nel 1879, già nominato da Clara con grafìa diversa (prima “Mazersky”, ora “Mazewsky”) e sempre imprecisa. [N.d.T.]

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st’ultimo concerto26. Teatro piccolo e orchestra mediocre. La sera, du­ rante il concerto, poco mancò che ci addormentassimo: non ci saremmo trovati in quelle condizioni di spossatezza, se non ci avessero affaticati parecchi giorni di strapazzi e di andirivieni. Insomma, mi tuffai al volo nei miei vestiti e il concerto, malgrado tutto, ebbe inizio puntualmente. Secondo il parere di Robert, suonai meravigliosamente il «Konzertstiick» di Weber (meravigliosamente almeno in parte), e in compenso assai male il pezzo di Scarlatti e il «Vóglein» di Henselt. Certo, non era possibile che io fossi ancora fresca di energie. Dopo il concerto andam­ mo a bere da noi ancora un bicchiere di punch con Behrens. Venerdì 16 (4) grande confusione e grande affaccendarsi a causa della nostra partenza, poiché volevamo fermarci a Dorpat. Behrens, finalmen­ te, ci procurò di nuovo una diligenza straordinaria con conduttore tede­ sco, di cui avremmo potuto disporre sino a Pietroburgo, e che avremmo potuto trattenere durante la sosta di otto giorni a Dorpat. A desinare in casa Hoffmann: cibi squisiti, ambiente confortevole. La sera, visita a Lóbmann: un uomo buono, ma alquanto noioso. Sabato 17 (5), di buon’ora, bevemmo champagne da noi con Lóbmann e Behrens. La sera, congedo da loro due, da Kaull, da Lutzau, e da altri. Partimmo alle 7 e mezzo di sera. Dio, come ci sentimmo bene, quando uscimmo dalla porta principale della città! Ce ne stavamo seduti molto comodamente, ma presto quel benessere ebbe fine, poiché di lì a poco restammo bloccati nella neve, mentre imperversava una tempesta e faceva un freddo tremendo, e accadde anche, alcune volte di seguito, che la tormenta costringesse la vettura a girare su se stessa e a tornare indietro; così finimmo per sostare forzatamente alla stazione di posta che avevamo lasciato alcune ore prima. Dopo esserci riposati per qualche ora, allo spuntar del giorno riprendemmo il viaggio: era domenica 18 (6), e c’erano almeno 10 gradi sotto zero. In mezzo all’ininterrotto nevischio sollevato dal vento ci fu dato di godere del più splendido sorger del sole. Ci accadde ancora spesso di rimanere seduti nella neve, ma dappertutto trovammo stazioni di posta molto accoglienti (una vale l’altra, da quelle parti: sono tutte costruite secon­ do un unico progetto) dove fu possibile ristorarsi e anche pernottare. La regione, lungo quel percorso, era meno popolata della Curlandia, ed erava­ mo continuamente fiancheggiati da boschi di betulle. I lupi non vollero saperne di farsi vedere, benché avessimo promesso al conduttore una mancia se ce ne avesse mostrato uno. La sera vedemmo scintillare un cielo stellato così stupendo che mai ne abbiamo veduto da noi uno simile. C’era una ragione: ci eravamo spinti già molto più a nord. 26 Nel concerto del 15 febbraio (3 febbraio) 1844 al Teatro di Riga, Clara eseguì composizioni già comprese nei programmi dei concerti precedenti, fra cui il Konzertstiick in fa min.-magg. di Weber, con Faggiunta dello Studio Wenn ich ein Voglein wàr di Henselt.

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Lunedì 19 (7) alle 5 e mezzo della mattina riprendemmo il viaggio. Faceva abbastanza freddo. A Uddern trovammo una lettera del professor Broeker, che doveva esserci guida durante il nostro soggiorno a Dorpat27. A Dorpat arrivammo prima di mezzogiorno e scendemmo all’albergo “Alla città di Londra”. La città ci fece subito un’impressione molto gradevole. E molto estesa e ridente, tutte le strade sono luminose; ci sono case piccole e graziose, e soprattutto gli abitanti sono care persone. Broe­ ker venne subito a trovarci: ci parlò con molta enfasi e distinzione, ma nondimeno fu divertente. Nell’occasione, ci aveva portato il giornale di Pietroburgo, nel quale già si parlava di noi ed era annunciato il nostro arrivo. Questo ci fece subito piacere. Anche Broeker aveva già scritto molto di noi sui giornali; è un uomo che, in generale, può essere a Dorpat di grande utilità agli artisti - è la tromba che dà i segnali in città. Imparammo presto a volergli bene, poiché egli è davvero un uomo buono e retto. Ci accolse come suoi amici, senza riserve. Robert procurò subito un pianoforte da tenere in camera: francamen­ te, pessimo. La sera venne da noi ancora Broeker e ci intrattenne in ottima conversazione. Martedì 20 (8) di prima mattina venne a farci visita il direttore mu­ sicale Brenner, nativo di Eisleben - un uomo dal fare un po’ arrogante. Più tardi andammo con Broeker a prendere visione dell’Aula28 e poi a far visita a madame Broeker, alla signora von Wahl che aveva un buon pianoforte Hasse, all’economo dell’università barone von Krafftstròm e al signor Lipphardt, cognato di David. Eravamo a casa di Lipphardt quando fu mezzogiorno; poco prima avevo suonato, lì da lui, qualche pezzo. Mentre stavamo per accomiatarci, Lipphardt fece scivolare con discrezione nella mano di Robert un assegno bancario di 150 rubli pa­ gabile a vista. Robert avrebbe voluto rimandarglielo, ma su mio consiglio lo trattenne. Trascorremmo là alcune ore molto piacevoli, trovammo assai bello l’arredamento, e soltanto i cibi russi furono per noi una difficoltà: non riuscimmo a trovarli di nostro gusto. Dopo il pranzo, i signori se ne andarono in una serra a giocare a biliardo e a fumare - così Robert si trovò bene. La sera fu inevitabile andare con i Broeker - dopo che in casa loro avevo preso parte a un tè di signore (mostruoso!) in cui era molto evidente che ero l’animale esotico - al ballo dell’ultimo giorno di carnevale nella “Akademische Mufie”29, dove ci annoiammo molto per una mezz’ora, e poi tagliammo la corda.

27 A sud del lago Pejpus: oggi Tartu, nella Repubblica d’Estonia. [N.d.T.] 28 Neiredifìcio principale dell’università, a nord-ovest del mercato. [N.d.T.] 29 Club di professori e studenti dell’università di Dorpat. [N.d.T.]

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Mercoledì 21 (9), visita della signora von Fittinghof e della signorina von Lilienfeld, due carissime gentildonne. Robert fu indisposto per tutta la giornata, e anche la sera, durante il mio concerto, non si sentiva bene. Il concerto ebbe luogo nel vasto auditorio dell’università, con grande concorso di pubblico. Trovai fuori luogo gli applausi che mi furono tributati, poiché suonai in maniera assai poco felice: parlo soprattutto della Sonata in fa minore di Beethoven, in cui il pianoforte Hasse (pro­ prietà della signora von Wahl), molto duro ma di buona qualità, mi servì piuttosto male. Dopo il concerto mi sentii inconsolabile e versai qualche lacrima. Giovedì 22 (10) vennero a farci visita Broeker, la signora von Menzenkampf, la signorina von Wahl, la signorina von Lilienfeld e la baro­ nessa von Wolff, figlia della signora von Knorring. Verso mezzogiorno, il signor von Lipphardt ci condusse su una slitta aperta, con 20-22 gradi sotto zero, al possedimento di campagna del principe suo padre, che allora soggiornava non a Dorpat ma a Berlino. Il gelo ci tagliava la faccia come affilatissime lame di coltello, ed è una sensazione qui da noi inim­ maginabile. Nella sala del Consiglio c’era un vaso di malachite, del valore di 30.000 rubli d’argento, e inoltre bei pergolati fioriti nelle came­ re, splendidi mobili, ecc., per non parlare di una piccola ma interessante galleria di quadri. Nel viaggio di ritorno, mio marito ebbe un attacco di reumatismi così violento che appena arrivato all’albergo dovette mettersi a letto. Anzi, gli venne la febbre, che tuttavia si attenuò la sera. Per mezzogiorno30 erava­ mo invitati dalla signora von Wahl, ma naturalmente non ci fu possibile andare da lei. Venerdì 23 (li), Robert trascorse a letto l’intera giornata, e natural­ mente non potè neppure accompagnarmi la sera al mio secondo concer­ to31. Esso ebbe luogo nella “Ressource” dinanzi a un pubblico molto numeroso - un uragano di applausi. Da ogni parte si udiva gridare: «Ancora un concerto!». Potei abbandonare la sala soltanto dopo aver promesso che avrei dato un terzo concerto. Nel frattempo, Robert si era alzato dal letto, ma era molto indebolito e dovette coricarsi di nuovo. Sabato 24 (12): giornata tranquilla. Robert sempre a letto: situazione che non dava adito a speranze, poiché egli si sentiva molto debole, a terra. Straordinaria la partecipazione dimostrata in questa vicenda dalle

30 Da ciò che precede e segue, è ragionevole indurre che Clara alluda al mezzogiorno di venerdì 23, non di giovedì 22. [N.d.T.] 31 II concerto tenuto da Clara Schumann il 23 (11) febbraio 1844 nella Sala della “Ressource” a Dorpat comprendeva, fra l’altro, uno Scherzo della stessa Clara, Des Abends e Traumes Wirren da Fantasiestiìcke op. 12 di Robert Schumann, Gretchen am Spinnrade di Schubert nella trascrizione di Liszt, Des Jagers Abschied di Mendelssohn.

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signore di Dorpat; sapevano che il nostro albergo non era dei migliori, e cosi i cibi, ecc. La contessa Sievers, la signora von Wahl, la baronessa von Uxkill e la signora von Fittinghoff inviarono a turno cibi prelibati: buone minestrine, carne, gelatina, vino, frutta cotta, in breve, tutto ciò che rinforza e ristora un malato. Anzi, da parte di un anonimo, arrivaro­ no addirittura due letti e una bella e grande trapunta, perché Finfermo potesse stare sdraiato e protetto con maggiore comodità. Così, per Ro­ bert, la condizione di malato divenne meno orribile di quanto sarebbe stata in qualsiasi altro luogo. A essere sinceri, era l’ansia che lo rendeva più malato e più debole di quanto non fosse; pensava che non si sarebbe più alzato dal letto, ed era sopraggiunta una febbre nervosa o qualcosa di simile. Io mi trovavo, di conseguenza, in una tremenda situazione, dal momento che dovevo dare ancora tre concerti. Perciò dovetti affidare Robert alle cure del nostro albergatore, che d’altra parte era un bravo vecchietto. Il professor Walther si occupò del caso, ma capì così poco delle stato clinico di Robert che più tardi fummo costretti a rivolgerci a un altro medico, il quale, sin dalla prima visita, riuscì a risolvere l’intera faccenda. Domenica 25 (13) Robert non diede segni di miglioramento: era scoraggiato e depresso. Gli fece visita lo chevalier Buroschi, che per giun­ ta gli lasciò molte composizioni di Latrobe, il “Faust” di Goethe, ecc. Lunedì 26 (14) diedi il mio terzo concerto32 con un successo che per entusiasmo fu pari a quello del concerto precedente. Robert, che aveva lasciato il letto, mi attese. Un’ora dopo il concerto, gli studenti vennero a cantarci una bella serenata e anche alcune composizioni di Robert per coro maschile. Ero fiera di me stessa - un bel momento! Martedì 27 (15) Robert cominciò a sentirsi un po’ meglio, ma sempre molto debole. Visita della signora von Wahl: distinta, arguta e spiritosa. Ci narrò come una volta, d’inverno, lei e sua figlia viaggiando passarono sopra una casa di contadini, rovesciandosi alla fine con il loro veicolo in un luogo da dove era possibile vedere chiaramente dove si trovassero. Mercoledì 28 (16): Robert non si era ancora ristabilito. I nostri cono­ scenti di Dorpat continuarono a preoccuparsi per il suo stato di salute. Giovedì 29 (17) ci facemmo scarrozzare in una breve gita - per Ro­ bert fu un grande sforzo. Il giovane Pawlowski volle che lo ascoltassimo suonare: dovevamo fornirgli referenze, poiché lo zar gli ha assegnato una borsa di studio. Mandammo a chiamare un altro medico, che illustrò 32 II secondo concerto tenuto da Clara il 26 (14) febbraio 1844 nella Sala della “Ressource” a Dorpat comprendeva, oltre a pezzi già eseguiti nei concerti precedenti, una “nuova” Polonaise di Chopin; presumibilmente, quella in la bemolle maggiore op. 53 (“Eroica”), composta nel 1842 e pubblicata nel 1843.

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chiaramente a Robert il suo stato di salute. Più tardi vennero anche Walther e Broeker, e a Robert si allargò il cuore. Venerdì 1° marzo (18 febbraio) cominciammo di buon’ora a fare le visite di congedo, e alle 4 e mezzo del pomeriggio, con un tempo mite, lasciammo Dorpat, dove ci eravamo trovati tanto bene nonostante tutti i fastidi e i dispiaceri. Pernottammo a Terma33. Sabato 2 marzo (19 febbraio) Robert si sentì molto meglio; gli si risvegliò la voglia di vivere. Interessanti furono, in quel tratto del nostro viaggio, le carovane di carri che trasportavano acquavite, spesso anche cento per volta. Talora non era più possibile il transito là dov’erano passati, e in certi casi danneggiavano la strada in maniera orribile. C’era­ no, a tratti, enormi buche e avvallamenti, tali da provocare paurosi sobbalzi e, di conseguenza, veri svenimenti.

Nel corso di quella giornata costeggiammo il lago Pejpus e un gran tratto della sua sponda orientale, fino a Narva, dove giungemmo dome­ nica 3 marzo (20 febbraio) alle 2 della mattina. Fra le cose interessanti notammo l’antichissimo castello di Ivangorod e, più oltre, un bel ponte. Alle 6 superammo la prima località autenticamente russa, Jamburg34, dove scorgemmo la prima chiesa greco-ortodossa con cinque cupole striate di giallo e di verde, i colori preferiti dai russi. Pernottammo a Kipen. Il tempo era mite, e c’era una bella notte di luna! Dappertutto stazioni di posta, e quasi dappertutto buoni cibi con cui pranzare. Lunedì 4 marzo (21 febbraio) ripartimmo alle 6: l’aria era rugiadosa. Nelle vicinanze di Ropscha restammo bloccati dalla neve (Robert dice che secondo lui è questo il luogo in cui Paolo III trovò la morte — Ma sei sicuro di non sbagliarti? Non fu ucciso a Pietroburgo?)35. Notammo molti villaggi abitati da coloni tedeschi, né la regione era priva di un suo fascino: boschi di betulle rendevano il paesaggio piace­ volmente vario. A Strelna c’è un castello imperiale, e anche un grande monastero, quello di San Sergio. Presto cominciarono ad apparire le case di campa­ gna degli abitanti di Pietroburgo - stile architettonico di cattivo gusto, tutte gialle o verdi — incantevoli foreste, sino all’arco di trionfo di Pietro­

33 Propriamente, Torma (errore di lettura da parte di Clara): stazione di posta presso il lago Pejpus, sulla strada da Dorpat a Narva. [N.d.T.] 34 In russo, Jamagrod. Città, castello e fortezza nel governatorato di Pietroburgo. La sua fondazione a opera degli abitanti di Novgorod risale al 1383. [N.d.T.] 35 Si tratta, evidentemente, non di un "Paolo” bensì dello zar Pietro III assassinato a Ropscha il 17 luglio 1762 dai seguaci di sua moglie Caterina II. Robert (come Clara) fa confusione con Paolo I (figlio di Pietro III), ucciso a Pietroburgo il 23 marzo 1801 da un gruppo di ufficiali.

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burgo. Che ingresso grandioso! Scendemmo per recarci alla blanda ispe­ zione dei bagagli (vini e liquori sono gli articoli più severamente vietati, e neppure una goccia può essere introdotta in quel paese) all’ufficio di controllo delle diligenze, e subito dopo andammo dagli Henselt, che trovammo dopo lunghe ricerche. Di strada in strada, la città diventava sempre più grandiosa, e la trovammo splendida nella zona dell’Hòtel Coulon, dove giungemmo al termine delle nostre ricerche poiché là gli Henselt avevano stabilito il loro quartier generale. La piazza si chiamava Michailovskaja - il granduca Michele ha proprio là il suo bel palazzo. L’Hòtel Coulon è lungo 250 piedi - il fianco dell’edificio costituisce un’intera strada. Il nostro appartamento costava 30 rubli d’argento alla settimana. Robert uscì subito e imbucò una lettera nella grandiosa Pro­ spettiva Nevskij, vicinissima a noi. Cenammo dagli Henselt. - C’erano il dottor Adam, un uomo di spirito, e il violoncellista Grofi. Il figlio degli Henselt, spiritoso ma screanzato. Alle 11 ritornammo nel nostro appartamento. Martedì 5 marzo (22 febbraio) eravamo in pieno disgelo. Di prima mattina facemmo una passeggiata lungo la Prospettiva Nevskij, passan­ do accanto al Palazzo d’inverno e poi camminando lungo la Neva, e ci lasciò stupefatti questa città, meraviglia del mondo (come dice Robert). Più tardi facemmo visita ai Viardot, che ci accolsero con la massima cordialità. Come fui felice di trovare a Pietroburgo la mia amica Pauline Viardot-Garcfa, e come fu cara e gentile con me! - Da casa Viardot andammo alla prova di un concerto che doveva aver luogo la sera nella Assemblée de la noblesse a favore degli infermi ricoverati negli ospedali. Era una magnifica sala, capace di contenere 4.000 persone. Fummo subito salutati dal direttore musicale Maurer, come pure dai fratelli Wielhorsky e dal direttore d’orchestra Heinrich Romberg, che in prin­ cipio ci parve insopportabile, e in seguito fu per noi una presenza così gradevole e di grande utilità! Invitati a desinare dai Viardot, trovammo là un gruppo di italiani della più bell’acqua fra i quali spiccava il loro piccolo principe Rubini, da loro trattato con la più grande reverenza. Dopo il pranzo, Pauline mi mostrò i suoi bei regali: zibellino, oreficeria turca e per lo più brillanti. Tutto proveniva dalla Corte, e quasi tutto dalla coppia imperiale. La sera, ci fu dato di godere della visione più grandiosa nel suo genere che mai ci abbia colpito: entrammo nell’affollatissima sala della Noblesse illuminata da migliaia di lumi. Tutti erano in alta tenuta, le signore tutte in abito da ballo e con mazzolini di fiori in mano (uno di questi, come sentii dire per caso, può costare anche una banconota da 100 rubli, cioè 30 talleri). In fondo, il palco imperiale tutto adorno dei più bei fiori freschi, e così pure la zona dell’orchestra. Dirimpetto al palco imperiale, il palco dei diplomatici stranieri. Sopra l’orchestra, una tribuna tutta

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piena di personalità asiatiche con abbigliamenti preziosi. Il palco impe­ riale era occupato dai Leuchtenberg, dal principe d’Assia, dalla grandu­ chessa Olga e da altri. Non esistono parole adatte a descrivere tanta magnificenza: neppure Parigi può offrire alcunché di simile, poiché, diciamolo una buona volta, là non ci sono locali di tale ampiezza. Il concerto fu assolutamente mediocre. Malissimo eseguita l’ouverture da “Oberon” di Weber; gli italiani cantarono qualcosa di micidiale accom­ pagnando l’assolo di ini*. Il programma comprendeva anche l’“Invito alla danza” di Weber orchestrato da Berlioz: ma quest’ultimo ha eliminato il finale, probabilmente giudicandolo inadeguato all’effetto (!). Il pubblico era costituito esclusivamente dalla più alta noblesse. Dopo il concerto ci fu un battibecco tra noi e il nostro servitore; all’uscita non eravamo riusciti a trovarlo, e fummo costretti (cioè, io fui costretta) a ritornare a casa a piedi, in scarpe di seta, vagando per la città. Cenammo all’Hótel, dove l’albergatore, il signor Bruno, ci raccontò che egli, per la sua abitazione, pagava un affitto annuo di 80.000 rubli-carta. - Prima della cena ci avevano fatto visita il signor Wirth di Augsburg dal quale avevo ricevuto il bel pianoforte che avevo nella mia camera, e Martinov, un buon pianista. La notte ci fu musica da ballo al piano superiore, proprio sopra di noi, e questo fatto si ripetè tutte le notti in cui soggiornammo in città. Erano una ricca polacca e le sue figlie a imperversare così. Mercoledì 6 marzo (23 febbraio) cominciammo a far visite e a conse­ gnare le nostre lettere commendatizie a Wielhorsky, L’vov, Colloredo, Seebach, James Thal con amabile moglie e figli, ecc. Tutti i giorni contemplammo con stupore il grande Palazzo d’inverno, lo Stato Mag­ giore, la sede del Senato, la colonna dello zar Alessandro, e molto altro ancora. Fummo a pranzo da Henselt; Robert però non si sentiva bene. Il Concerto di Henselt, mai terminato! Egli vi sta lavorando da anni36 37. La sera andammo in carrozza all’Hótel Engelhardt — molta fatica per trovarlo, poiché il nostro cocchiere, russo testardo, non sapeva nulla e andava sempre diritto, cosa che fanno, con assoluta imperturbabilità, tutti i cocchieri russi quando non sanno dove andare. Concerto di Bòhm -

36 Com’è noto, molti non italiani, e i tedeschi in particolare, sono stati e sono convinti che la forma più caratteristica dei cognomi italiani sia quella che termina con -ini (Guicciardini, Bernini, Boccherini, Paganini, Rossini, Bellini, ecc.). Di qui l’enfasi caricaturale con cui Clara indica, con le due sillabe finali, Rubini. [N.d.T.] 37 II Concerto in fa minore op. 16 per pianoforte e orchestra. Adolph Henselt aveva cominciato a lavorare alla sua stesura probabilmente nel 1837. Clara Schumann lo eseguì il 5 ottobre 1845 al Gewandhaus di Lipsia, direttamente dal manoscritto. La composizione fu pubblicata soltanto nel 1847.

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meno noblesse da contemplare! Carl Mayer suonò mediocremente il se­ condo e terzo tempo del Concerto in sol minore di Mendelssohn. Quan­ ta curiosità avevo avuto di ascoltare questo pianista, che mio padre tanto spesso mi aveva nominato con parole di elogio come il migliore allievo di Field! Giovedì 7 marzo (24 febbraio), visita di buon’ora al conte Colloredo (per il quale avevamo una lettera di Metternich, che però contro ogni attesa non fu di alcuna utilità), al barone Stieglitz (dimora meravigliosa­ mente arredata, con vista sulla Neva), a Wirth (che aveva in casa un grande numero di begli strumenti, più belli di quanto non ne abbia mai veduti in Germania), al generale Gedeonov (direttore di tutti i teatri di Pietroburgo e di Mosca), a Bulgarin (redattore dell’«Ape del Nord»), a Maurer e, nel pomeriggio, alla contessa Voronzov-Daskov (a letto con il morbillo), a Stòckhardt, alla signora von Sauerweid (non molto gradevole) e a Sen­ kovskij (ricco giornalista con casa arredata in maniera principesca). Prima di mezzogiorno fummo presenti alla prova del concerto di Pau­ line Viardot. La sera udimmo suonare un quartetto: M/r&per pochi intimi in casa del conte Wielhorsky, dove trovammo Molique, GroS, Maurer, Heinrich e Cyprian Romberg. Suonarono quartetti di Spohr e Beethoven, e Mathieu Wielhorsky un pezzo per violoncello solo: molto bravo per essere un dilettante, e soprattutto è uno che capisce ciò che suona. L’accoglienza da noi ricevuta fu cordialissima. Era già l’una e mezzo quando fu per noi l’ora di rincasare. Nel pomeriggio facemmo visita anche a Seebach e a un segretario del conte Colloredo. Da Martinov andavamo tutti i giorni. Venerdì 8 marzo (25 febbraio), di buon’ora, visita di Stòckhardt; poi, alla prova dei cantanti della corte imperiale, che ha luogo tutti i venerdì e per la quale gli ascoltatori presenti pagano il biglietto. Questo è il coro più eccellente che io abbia mai udito: a volte, i bassi somigliano ai registri gravi dell’organo, e i discanti38 hanno sovente un suono ultraterreno, più bello del timbro delle più belle voci femminili. Le finezze e le sfumature sono preparate con somma cura durante il lavoro di studio e di concer­ tazione, e a volte c’è addirittura troppa finezza e complessità - alla fine un eccesso di sfumature può anche stancare. Purtroppo, cantarono com­ posizioni davvero mediocri, e sono certa che in programma ve n’erano di L’vov, direttore di quella compagine corale. Ritornammo in albergo a piedi - per andare in quel luogo non ci eravamo allontanati molto. A desinare da Henselt - la sera, concerto della Viardot. Per noi, molto noioso! Nulla annoia come la musica italiana, e anche le cose migliori fra

38 Le voci acute. È probabile che Clara intenda, in particolare, le voci acute maschili. [N.d.T.]

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quelle in programma non si potevano ascoltare poiché il pubblico pre­ sente conversava ad alta voce, persino - da non credere! — durante l’ou­ verture da “Egmont” di Beethoven. Pauline cantò una canzone popolare russa, con molta grazia, e suscitò non entusiasmo ma fanatismo. Era davvero troppo, perché una persona ragionevole, un conoscitore di musica, consapevole certamente della grande arte di Pauline ma anche dei suoi difetti, non si dovesse indignare. Ci indignammo noi, e per tutta la serata fummo infastiditi, e lo diventammo ancora di più quando, insieme con madame Henselt che era venuta con noi al concerto, fummo costretti ad aspettare in fondo alla scalinata almeno per un’ora, poiché la nostra carrozza, a causa della grande quantità di vetture con tanto di equipaggio signorile, non riusciva ad avvicinarsi. In Russia, la gente ricca e potente possiede certo una pazienza infinita, se dopo un intero concerto si adatta ad aspettare ancora per ore la propria vettura — a queste condizioni, nessuno mi trascinerebbe a un concerto. Per ritornare all’entusiasmo dei pietroburghesi per gli italiani, esso rag­ giunge davvero incredibili eccessi. In quella stagione invernale, l’opera costò al pubblico mezzo milione, e a stagione appena conclusa fu aperto un nuovo abbonamento per l’inverno successivo (in cui tutti gli italiani sarebbero ritornati, con l’aggiunta di Lablache), e di nuovo la medesima cifra fu pagata in anticipo. Credo che le famiglie più in vista abbiano preso quel denaro a prestito dal Monte di Pietà, per avere la disponibilità anche soltanto di un palco, poiché così vuole la moda, e la moda può tutto, a Pietroburgo e altrove. Si può ben pensare che in un simile sistema di comportamenti corressero brutti tempi per un musicista che volesse dare concerti, e con questo dovevo ritenermi soddisfatta di ciò che avrei guada­ gnato. Molique finì per rimetterci con il suo primo concerto, e dopo il secondo e ultimo gli rimasero 2 talleri, benché egli per due settimane si fosse dato da fare in lungo e in largo, portando addirittura personalmente i biglietti in casa delle varie persone, cosa che io mai avrei fatto. Sabato 9 marzo (26 febbraio) di buon’ora ci fece visita il conte Ma­ thieu Wielhorsky; poi andammo noi a far visita al generale Doubelt, a Meyer consigliere di stato, alla baronessa von Krudener e al segretario della legazione britannica, Bloomfield. Visita di L’vov, il quale parlò molto con Robert della propria opera39 che egli voleva far eseguire in Germania nella prossima estate. A mezzogiorno pranzammo alla table ^’A^dell’Hòtel Coulon, dove il coperto costa un rublo e mezzo d’argento. Non è possibile mangiare 39 La prima opera di Aleksej Fedorovic L’vov (1798-1870), Bianca e Gualterio (il titolo originale è in italiano), fu eseguita in forma di concerto e in sede privata a Dresda il 4 giugno 1844. La rappresentazione in forma scenica, avvenuta il 13 ottobre 1844 al Hoftheater di Dresda, fu un insuccesso. [N.d.T.]

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una porzione a persona, poiché sarebbe troppo costoso, sicché alla fine del pasto non si è mai sazi - saggiamente, questo è già previsto. La sera, madame Henselt ci intrattenne assai piacevolmente sullo zar, sulle sue imprese e sul suo comportamento durante la rivoluzione che ebbe luogo dopo la sua ascesa al trono40. Domenica 10 marzo (27 febbraio), nelle prime ore della mattina, Robert fece una passeggiata e andò a visitare la chiesa cattolica, quella luterana dove udì un buon corale liturgico, e la cattedrale della Madonna di Kazan con musica liturgica in stile barbarico. Quest’ultima chiesa ha l’architettura in forma di croce; alle pareti pendono bandiere e chiavi di città conquistate nella guerra contro i francesi. Visite del signor von Sauerweid (altrettanto sgradevole quanto sua moglie), di Meyer, consigliere di stato, con la sorella, del conte Michel Wielhorsky, di Wirth, di James Thal e del generale Bolkovskoj, già gover­ natore di Tver, il quale recò a Robert le prime e molto liete notizie di suo zio Carl von Schnabel, ancora vivente benché già vecchio. A mezzogiorno andammo con madame Henselt e il signor Gehling lungo la Neva, poi attraverso la cittadella e ritorno. Il vento tagliava la faccia con violenza, e Robert quel giorno pensò veramente di essersi congelato il cervello, che però ben presto, dopo che fummo ritornati al calduccio, si disgelò. An­ dammo a pranzo dagli Henselt. Con luì, Robert parlò molto del suo Concerto in fa minore. Henselt è pedante in maniera orribile, e dev’essere un marito opprimente e in casa un tormento, per quanto sia, in fondo, uomo di buon cuore. Il suo cuore si nasconde tutto dietro i suoi malumori e i suoi capricci, e solo di tanto in tanto spunta fuori sincero e schietto. Lunedì 11 marzo (28 febbraio), nelle prime ore della mattina, Robert scrisse a suo zio — con il cuore colmo di gioia, come si può immaginare. Andammo a far visita al principe Volkonskij (gran tesoriere dello zar) e a Seebach, e ricevemmo le visite del conte Mathieu Wielhorsky, di due fabbricanti di strumenti musicali, Lichtenthal e Koberwein (quest’ulti­ mo fu con Robert molto utile e servizievole in tutte le questioni riguar­ danti i nostri passaporti, i permessi di soggiorno e tutte le disposizioni di polizia), e del generale Doubelt. Più tardi andammo a far visita di nuovo a Gerke (pianista), alla generalessa Rònne e al generale Theodor von Schubert. Pranzammo dal generale Bolkovskoj, il quale ha una figlia molto carina che suona anche il pianoforte in modo eccellente. Pensam­ mo: come sarà nei prossimi giorni, se la prima che ascoltiamo suona così! È possibile far meglio? Il fatto è che quella prima pianista da noi ascoltata sarebbe rimasta la migliore.

40 Lo zar Nicola I, che regnò dal 1° dicembre 1825 alla morte avvenuta il 2 marzo 1855, stroncò il 26 dicembre 1825 il tentativo rivoluzionario dei decabristi.

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Era il giorno di ricevimento in casa di madame Henselt. La sera andam­ mo da lei, ad annoiarci, fra il tè e il circolo di signore che giocavano a carte. A quella noia mortale contribuì abbastanza, con la sua mancanza di tatto, la stessa madame Henselt - soprattutto nel gioco a carte. Martedì 12 marzo (29 febbraio), visita del giovane Carl Eduard Schuberth, degno fratello di Julius Schuberth, editore musicale di Amburgo. Più tardi prendemmo visione di alcuni pianoforti Broadwood e Lichtenthal, che però, al confronto con i Wirth, ci piacquero poco. Inoltre, ci dedicammo ancora a molte visite inutili, ma d’altra parte ciò non ci dispiaceva, poiché c’era sempre un tempo bellissimo. A desinare fummo da Stòckhardt, dove trovammo tedeschi puro sangue. Stòckhardt è un uomo di buon cuore, eppure malgrado questo, o forse proprio per questo, riesce molto pesante con la sua cordialità sdolcinata! Di conse­ guenza, ci si sente indotti spesso a reazioni scortesi nei suoi confronti, cosa di cui uno poi si pente, poiché egli si comporta con gli altri sempre con generosità e gentilezza. Sua moglie gli somiglia, ma è più tollerabile, poiché ha maggiore discrezione e modestia, mentre lui è troppo invadente e saccente, e soprattutto sulla musica dice a ogni istante una sciocchezza. Con tutto ciò, egli ama la musica con travol­ gente entusiasmo. La sera fummo insieme con Pauline Viardot in casa dei Wielhorsky. Eravamo in pochi, e perciò decisi di suonare qualche piccola cosa sull’Erard completamente rovinato di Wielhorsky. Michel Wielhorsky ci cantò diverse arie e cori dalla propria opera41, i quali testimoniano una significativa originalità. Pauline ci sorprese per la sua straordinaria memoria: ella ricordava e conosceva ancora il tema delle “Variazioni per due pianoforti” di Robert, e anche alcune “Variazioni” da lei udite l’estate scorsa, quando io le avevo suonate, insieme con Mendelssohn, nel concerto che lei aveva dato. Mercoledì 13 (1°) marzo Robert fu molto debole, immobilizzato in tutte le membra. Visite a Bòhm (violinista), Romberg e Carl Mayer. Ricevemmo visite di Bolkovskoj, Martinov, Bloomfield e Gasser; que­ st’ultimo era un banchiere sassone di nascita, ma da molti anni trapian­ tato in Russia. A desinare da Meyer, consigliere di stato — gente semplice e cordiale - la figlia ci suonò molte composizioni della sua defunta madre, nata Schiatti, che possedeva un notevole talento di compositrice nel vecchio stile sonatistico - suonò con un senso di vera e intensissima venerazione, e mi parve una ragazza di eccellente carattere. Giovedì 14 (2) marzo ricevemmo di buonora le visite di Knecht (violoncellista), di Carl Mayer, di madame Beer (sorella di Grund che

41 Riferimento all’opera Cygane (“Gli zingari”), iniziata nel 1838, ma la cui or­ chestrazione non fu mai ultimata.

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vive ad Amburgo), di madame Gerke, ecc. Più tardi andammo da mada­ me Reichwaldt all’istituto di Maria42. A desinare da Henselt - giorno tranquillo e malinconico, scrive Robert. Quanto al clima e alla tempera­ tura, faceva costantemente caldo. Venerdì 15 (3) marzo. Giorno pieno di tensione, per gli eventi che lo segnarono. Quel giorno ebbe luogo il mio primo concerto43. Grande era la mia ansia, e temevo di trovare una sala vuota. Ma avvenne esattamente il contrario. Malgrado la paura, suonai bene ed ebbi grande successo. La Sala Engelhardt è però molto brutta, buia, sporca, e ciò stupisce se si pensa al bel mondo che la frequenta. - La granduchessa di Leuchtenberg (le ero stata raccomandata dalla nostra regina) e il principe di Oldenburg erano fra i presenti. Sabato 16 (4) venne a farci visita L’vov. Più tardi andammo da Stie­ glitz, e sulla via del ritorno ci fu possibile ammirare in ogni dettaglio la statua di Pietro il Grande, la chiesa di Sant’Isacco, e anche, in compagnia di Stòckhardt, la chiesa della Madonna di Kazan, dove ci interessarono particolarmente un’immagine della Madonna tutta di purissime pietre preziose, la balaustra dinanzi all’altare tutta d’argento puro, e le chiavi delle varie città conquistate, fra cui anche Dresda e Lipsia. Ritornati all’albergo, trovammo Michel Wielhorsky, il quale ci suonò parti della sua opera che rivelano molto talento. Per la serata, avevo promesso di suonare nel concerto della Società Filarmonica, ma mezz’ora prima del concerto arrivò Fuchs e mi pregò con insistenza di suonare in due riprese, poiché il signor Versing e madame Schoberlechner lo avevano improvvisamente piantato in asso. Lo accontentai, e di questo fui ringraziata e mi fu reso grande onore44. Dopo l’ultimo pezzo, risonò dall’orchestra, accompagnando un entu­ siastico applauso, un triplice segnale militare di onore alle armi, che tuttavia mi spaventò e imbarazzò non poco. Erano presenti la grandu­ chessa di Leuchtenberg e la granduchessa Olga. Domenica 17 (5) di buon’ora provai con Henselt le “Variazioni per due pianoforti” di Robert. Ma Henselt è tanto pedante da far disperare. Non 42 Istituto per l’educazione delle fanciulle, presso il monastero di Smoina. [N.d.T.] 43 II primo concerto di Clara a Pietroburgo ebbe luogo il 15 (3) marzo 1844 nella Sala Engelhardt. In programma: Fantasie iiber Themen von Pacini di Liszt, Adagio e Rondò dalla Sonata in re minore op. 31 n. 2 di Beethoven, un Notturno di Chopin, uno Studio di Schumann, Friìhlingslied dì Mendelssohn, un pezzo di Domenico Scarlatti e Fantasie ùber “Moses” von Rossini di Thalberg. 44 Nel corso del concerto, comprendente fra l’altro la Nona Sinfonia e l’ouverture Die Weihe des Hauses di Beethoven, Clara suonò, oltre all’annunciata e promessa “Moses” - Fantasie di Thalberg, anche, in sostituzione dei pezzi che avrebbe dovuto cantare la Schoberlechner, pagine di Chopin e Scarlatti e uno dei Lieder ohne Worte di Mendelssohn.

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pensa ad altro che alla meccanica, studia un passo a ripetizione per ore e ore, e così fece anche con le “Variazioni”. Robert non era molto soddisfat­ to; manca a Henselt quel suono delicato e poetico che quelle “Variazioni” esigono - così pure gli manca del tutto l’aroma profumato che spira su tutta la composizione, ed egli non se ne accorge. Esprime il meglio di sé quando suona pezzi che richiedano energia e studio per superare le diffi­ coltà tecniche, come ouverture, polonaises, ecc., ma sono cose che non si possono ascoltare troppo a lungo. Mi si lacerano i nervi, se per ore e ore devo ascoltare il pianoforte suonato a tutta forza, e proprio Henselt, in questo, perde sempre più il corretto discernimento artistico. Rincasando, trovammo la moglie di Mandt consigliere di stato, la signorina Reichwald e la signorina Thun. Più tardi provammo il Quin­ tetto di Robert con Maurer e figlio, Hager e Grofi. Avevamo invitato i fratelli Wielhorsky, Bolkovskoj con sua figlia, e gli Henselt. Alla compa­ gnia si unirono per caso la signora Thun, il consigliere Meyer con la sorella, e la signora Mùller, figlia di Johann Heinrich Muller (composi­ tore), e rimasero con noi. L’attenzione e l’entusiasmo durante l’esecuzio­ ne del Quintetto erano condivise da tutti. I Wielhorsky erano così affa­ scinati che fissarono subito un appuntamento per invitare a casa loro un’orchestra e ascoltare così anche la sinfonia di Robert45. Inutile dire che a Robert l’idea piacque. Ancora un dettaglio, che stavo per dimen­ ticare: Rubinstein si trovava per caso in quei giorni a Pietroburgo, pro­ veniente da Mosca, e fece sapere di essere interessato al Quintetto46. Dalla Società Filarmonica ricevetti il diploma d’onore in riconoscimento dei servigi che avevo reso a quella istituzione. Trovai che ciò fosse troppo per il poco che avevo fatto, ma naturalmente ne fui lieta. A pranzo fummo invitati da Henselt. Lunedì 18 (6) marzo. Visite mattutine di Bòhm, del consigliere aulico Grimm (insegnante delle giovani arciduchesse), di Rubinstein, di un pianista di nome Schiller, del conte Michel Wielhorsky, del generale Schubert, di Maurer e di Romberg. A mezzogiorno suonai con Mathieu Wielhorsky le Sonate di Men­ delssohn47. Suonare con lui significa suonare con un artista. Fummo a pranzo con Henselt a casa di Bolkovskoj. La sera, Robert andò per una mezz’ora al Teatro di San Michele, dove madame Fink-Lòhr dava un concerto; ma fu un’esecuzione molto mediocre. Martedì 19 (7) marzo, di mattina, visitammo la Chiesa della Madonna di Kazan, poi la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo nella cittadella dove si 45 La Prima Sinfonia in si bemolle maggiore op. 38, composta nel 1841. [N.d.T.] 46 Anton Rubinstein e suo fratello Nikolaj tennero concerti a Pietroburgo nel marzo 1844. 47 Si tratta, naturalmente, delle due Sonate per violoncello e pianoforte. [N.d.T.]

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trovano le tombe della famiglia imperiale russa in tutti i suoi rami, a partire da Pietro I. Dinanzi alla tomba dello zar Pietro fummo percorsi da un sacro brivido - quale grand’uomo riposava in pace in quel luogo! In quella stessa chiesa, Robert andò a vedere il Santissimo (alle signore quella visione è proibita) dove si trova una croce scavata in un unico diamante. Presso l’altare è appeso anche un lampadario a corona, appartenuto a Pietro e intagliato in avorio. Usciti da lì, andammo à visitare la casetta in stile olandese di Pietro I presso la Neva, con giardinetto, e là dentro c’era anche un’imbarcazione abbastanza grande, che lo stesso zar aveva costruito con la propria abilità di carpentiere. Una mattina davvero interessante! - Devo ricordare ancora che le gigantesche guglie dorate sulla chiesa della Fortez­ za, come pure quelle dell’Ammiragliato, furono regalate dagli olandesi allo zar Alessandro, e sono ricoperte d’oro zecchino. Pranzammo in casa del generale Schubert, che ha avuto una buona educazione musicale ma ha della musica una visione un po’ limitata. Egli ha in casa con sé due sorelle molto invadenti e maleducate, ma simpatiche figlie, che nascondono la loro tendenza a interessarsi dei fatti altrui (che si direbbe tipica di quella famiglia) sotto sembianze esteriori tutte amabilità e gradevolezza. C’era là qualche altra persona, compreso Knecht, il quale però, da quando avevo rifiutato di suonare in un suo concerto, mi guardava di traverso. Martinov non veniva più da alcuni giorni. Si era comportato villanamente con me: aveva tenuto discorsi stupidi e offensivi. Perciò, quando egli capitò per caso da noi la mattina in cui suonavamo il Quintetto di Robert, facemmo in modo che se ne andasse via. La sera andammo da L’vov, e fu un vero piacere ascoltarlo mentre eseguiva splendidamente la sua parte in quartetto - fosse in lui l’uomo all’altezza dell’artista! Là suonai il Quintetto di Robert, ma l’esecuzione nell’insieme fu miserevole, e ne fummo molto irritati. Un violoncellista, tale Beer, che veniva dal conservatorio di Parigi, suonò con una pomposa sentimenta­ lità, tipicamente francese, anche se con scioltezza. L’abitazione di L’vov è uno dei più nobili edifici fra quelli da noi veduti a Pietroburgo; L’vov non è ricco, ma in compenso dev’essere indebitato fino al collo. Chi lo avrebbe detto, di questo aiutante dello zar che venne in Germania viaggiando e soggiornando come un principe? Da lui ci fu presentato monsieur Wartel di Parigi, che però non incon­ trammo più in seguito. La mattina di mercoledì 2848 (8) ci fece visita il vecchio Stein, padre di quel Cari Stein che circa dieci o dodici anni fa faceva tournée come 48 Naturalmente, il 20. È un errore di Clara, corretto da altra mano sul manoscritto. [N.d.T.]

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pianista. È un uomo ordinario, e tuttavia sono anche gli altri che lo calpestano come si calpesta un verme. Suo figlio lo ha piantato, e ora il vecchio vive dando qualche lezione. A metà della giornata andammo in carrozza lungo la Prospettiva Nevskij; non avevamo una meta precisa, e il cocchiere ricevette da noi l’invito a dirigersi dove volesse, liberamente. Naturalmente, egli andò sempre diritto, e così ci condusse al monastero di Nevskij, voglio dire, fino all’esterno del muro di cinta, dove fu costretto a fermarsi. Scendem­ mo dalla vettura, compiaciuti dell'innata intelligenza del nostro cocchie­ re, e osservammo con uno sguardo d'insieme il chiostro del monastero, la cui vista dava un senso di benessere. Entrammo anche nella, chiesa e vedemmo la tomba del santo Nevskij, tutta d'argento puro. Nel pomeriggio eravamo di cattivo umore — nella preparazione del concerto c’era qualcosa che non andava. La sera, il mio secondo concerto nella Sala Engelhardt. Come per il primo, il pubblico non era molto numeroso, e ne eravamo turbati. Era di nuovo colpa dell’opera italiana, che ci rubava gli ascoltatori. Dirò che la quantità di pubblico fu medio­ cre per essere in Russia, poiché qui da noi sarebbe stato un buon succes­ so: si contarono pur sempre dalle 400 alle 500 persone. Cerano di nuovo la granduchessa Leuchtenberg e la granduchessa Olga, e questo in qualche misura mi confortò, poiché era un segno d’onore. La mattina di giovedì 21 (9) venne Romberg, con il quale andammo poi da Wielhorsky, dove Robert provò la sua sinfonia. Dopo la prova andammo, come al solito, a fare una corsa in slitta: questo fu uno dei miei maggiori piaceri a Pietroburgo. La sera, musica in privato: soirée da Wielhorsky. Io suonai il Concerto in sol minore di Mendelssohn e Ro­ bert diresse, fra l’ammirazione generale, la sua sinfonia, la cui esecuzione fu ottima, considerato che si trattava di una prova. La compagnia era non numerosa, ma scelta. Quelli fra i presenti che più attrassero il nostro interesse furono il principe di Oldenburg — un uomo d’animo buono che ha la bontà scritta sul volto, e Nesselrode, un ometto con il naso a punta. Molique eseguì anche un proprio Concerto: bella la composizio­ ne, ma la suonò con un’aria cupa e in modo assolutamente gelido. Dopo il concerto, souper. Michel Wielhorsky ci divertì tutti con la sua maniera originale e umoristica di cantare le canzoni conviviali. E un uomo che davvero amo e stimo. Sarebbe bello incontrare, sia pure di rado, persone come lui: un uomo altolocato che nelle occasioni giuste sa essere così affabile e alla mano, così interamente artista fra gli artisti, dinanzi al quale si dimentica completamente quale sia il suo rango; un uomo pieno di benevolenza, che, in breve, possiede tutte le qualità che fanno amare e stimare una persona. Non credo che Robert si arrabbierà leggendo questa mia confessione; egli condivide con me questo senti­ mento, come me ama e onora quell’uomo.

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Rincasammo all’una, dopo che entrambi i fratelli Wielhorsky ci ebbe­ ro donato i loro ritratti con dedica. Venerdì 22 (10), visite mattutine di Homilius e del generale Pesavorius. Poi, con il conte Michel Wielhorsky, alla Cappella Seremetiev dove potemmo assistere almeno in parte alla celebrazione della messa. Ma ne ebbi un’impressione sgradevolmente scostante, poiché il proster­ narsi proni con tutto il corpo tre o quattro volte in un minuto mi sembra un’esagerazione. In generale, la messa secondo i riti russi è connessa con assai più numerose e complicate cerimonie che non il rito cattolico, che già di per sé appare a sua volta, non di rado, esagerato quanto a cerimoniale. Però udimmo là un magnifico coro (il migliore da noi ascoltato, dopo quello dei cantori di Corte) che il conte Seremetiev tiene per sé come suo ed esclusivo. In quel complesso corale mi parvero particolarmente splen­ didi i soprani: la qualità del loro timbro e della loro arte suscitava vera­ mente la sensazione di udire voci da un altro mondo. Nel pomeriggio facemmo visita al signor von Grimm; sua moglie è una cantante. A me quell’uomo fu sempre antipatico, già a prima vista - non conosco nulla di più sgradevole di un uomo giovane che sia, nello stesso tempo, decrepito. Più tardi andammo a trovare ancora il signor von Gasser, che fra l’altro si lamentò della cattiva qualità del servizio postale auspicandone un miglioramento, gli Zinov’ev e i Mandt. Ce­ nammo dagli Henselt, e la sera andammo con Stòckhardt al concerto che si teneva nella Scuola di Diritto, cui ci aveva personalmente invitati il principe di Oldenburg, presidente di quell’istituto. Il concerto fu ese­ guito quasi esclusivamente da allievi della Scuola di Diritto, ai quali il principe vuole che si impartisca un’istruzione musicale, affinché essi si dedichino a un’utile occupazione nelle ore di tempo libero. Suonò, come solista, Molique, ed era palesemente molto seccato. In tutta la serata, il principe ci trattò con il massimo riguardo: ci salutò subito al nostro arrivo, e alla fine del concerto mi condusse personalmente al pianoforte, con l’idea che suonassi qualcosa per gli allievi della Scuola. Aveva avuto la delicatezza di non chiedermelo direttamente, ma seppi da una terza persona che quello era il suo desiderio. Fra tutti i presenti, trovammo molto interessante una principessa georgiana, propriamente prigioniera di guerra dei russi, eppure trattata dallo zar come una granduchessa di sangue regale e da lui dotata anche di un appannaggio adeguato a tale rango. Robert la trovò meravigliosa - ella aveva molti lati in comune con Napoleone, e uno ne era subito colpito. L’vov si segnalò fra gli ospiti come un cortigiano ipocrita. Alla fine, lo salutai con una certa freddezza - troppo meschino era stato il suo atteg­ giamento nei nostri confronti. Sabato 23 (11) ricevemmo la breve missiva di una certa contessa Tolstoj, che ci chiedeva alcuni biglietti per il mio concerto - in occasione

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del mio primo concerto avevo ricevuto una simile richiesta dalla princi­ pessa Gozakov e le avevo mandato il biglietto, che però, in data 23 marzo, ella non ci aveva ancora pagato. Inviammo il servitore con l’oggetto della richiesta; più tardi, ponendo a confronto le due grafie, scoprimmo che si trattava della medesima persona: dunque, una truffa. Orribile! — Quella mattina, Henselt mi portò dalla dama di compagnia dell’imperatri­ ce, la signora Partenev, con la quale egli aveva parlato del mio stile piani­ stico in presenza della stessa zarina. Mi fermai a conversare con lei, poiché fu con me cortese e simpatica, e mi fece dare lettere commendatizie per il nostro soggiorno a Mosca. Ormai ero a Pietroburgo da molto tempo, e non avevo ancora suonato a Corte. Wielhorsky mi esortava sempre ad attendere tranquillamente. A Corte, mi diceva, prima o poi avrei suonato, solo che la zarina non si sentiva bene e quel suo stato perdurava; avrei dovuto aspettare ancora a lungo, e del resto Henselt si dava da fare, e anzi sarebbe andato all’origine della questione, e questa era una buona cosa. Se fin da principio io avessi suonato in presenza della zarina, l’esito dei miei concerti sarebbe stato migliore — a Pietroburgo tutto ha origine a Corte, quando l’aristocrazia è interessata a un’impresa. Visita del signor von Seebach, di Bloomfield e del principe Viasemskij, che era un mio entusiastico ammiratore, cosa di cui, a prima vista, non mi ero accorta — anzi, più tardi egli me lo dichiarò in poesia. Quel giorno visitammo il bazar dove ci sono innumerevoli negozi; in essi però non c’è nulla di quell’eleganza che si crederebbe di trovare. Dopo la prova del Quintetto nella sala del concerto, andammo a desinare da Henselt. La sera andai con Stòckhardt in casa degli Chambeau: il marito è segretario della zarina. Un altro bel tiro che mi giocò Stòckhardt. Chambeau mi pregò per l’amor di Dio di frequentare la gente che con trasporto desiderava fare la mia conoscenza, mentre egli dal canto suo, con ogni probabilità, si dava da fare in grande stile e faceva promesse del tipo: «Io Le porterò madame Schumann». Quanto mi pentii, in seguito, di quella visita! La sera avevo suonato su un vecchio trabiccolo, e per giunta avevo invitato la figlia di Chambeau, che è alquanto malaticcia e non può frequentare i concerti, a venire da me, così le avrei potuto suonare qualche altra cosa. Ancora e sempre la mia sciocca indulgenza e generosità! Lei venne con sua madre, e dopo che ebbi suonato qualcosa per loro, la madre mi disse che suo marito mi avrebbe dato buone lettere commendatizie per Mosca, e bastava soltanto che io andassi da lui e lo pregassi a tal fine. Mai avevo conosciuto una simile sfacciataggine! Le persone più altolocate mi inviavano e offrivano spontaneamente lettere del genere, e questa moglie di un segretario pre­ tendeva che io supplicassi suo marito di concedermele. Si può bene immaginare che io allora non ebbi tanta presenza di spirito da dare a quella signora, una volta per sempre, la risposta che ella si sarebbe dovuta

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aspettare da me. Non ero abitutata a una simile arroganza, e in genere, in simili casi, mi comporto in maniera sempre troppo sciocca, sicché poi vorrei bastonarmi. - Naturalmente, non andai dal signor di Chambeau. In ogni caso, decidemmo quel giorno di dare, dopo il terzo, un quarto e ultimo concerto nel Teatro di San Michele, cosa che poi si rivelò una felice decisione. Principalmente, fui io a convincere Robert in tal senso. Domenica 24 (12), alle 2, diedi il mio terzo concerto49. Il pubblico fu folto e molto elegante. Il Quintetto fu eseguito molto bene e incontrò una straordinaria accoglienza. A parte il Quintetto, per tutto il resto del programma regnò fra il pubblico un’atmosfera alquanto fredda; eppure, proprio in quell’occasione suonai molto bene. Fu certamente l’effetto della luce diurna; di giorno, l’atmosfera in una sala di concerto è molto più fredda che non la sera, è del tutto naturale. Wielhorsky mi portò un invito per la sera: saremmo andati dalla zarina. A GroE, però, per quella stessa sera avevo promesso di suonare in un suo concerto privato. Perciò quello fu un giorno agitato. Andammo a desinare dagli Henselt. Di là rincasammo subito, ed ebbi appena il tempo di vestirmi per andare immediatamente dal signor von Grimm, dove Grofi dava la sua soirée. Suonai l’Adagio e il Finale dalla Sonata in fa minore di Beethoven, e poi, con Wielhorsky, andai subito dalla zarina. Quanta magnificenza in quel palazzo! C’erano ciambellani, servitori, mori50, circassi in quantità - chiunque, entrando, avrebbe provato ten­ sione e ansia! La famiglia imperiale mi accolse nella maniera più benevola; era una piccola cerchia, tutta raccolta nel salotto privato della zarina (denomina­ to la “Camera d’Oro”) dove anche suonai. Suonai molte cose, e fra l’altro “Friihlingslied” di Mendelssohn per tre volte di seguito, e ancora una quantità di pezzi. La stessa Leuchtenberg suonò molte cose, e si mostrò quanto mai interessata a ciò che suonavo io. Le tre granduchesse, Olga, Maria e Alessandra, mi affascinarono come nessun’altra creatura dotata

49 II terzo concerto tenuto da Clara Schumann a Pietroburgo il 24 (12) marzo 1844 comprendeva in programma: Quintetto in mi bemolle maggiore op. 44 di Robert Schumann (Ludwig Maurer e suo figlio Vsevolod Maurer, violini; Hager, viola; Johann Benjamin GroB, violoncello; Clara Schumann, pianoforte; di Hager ci è ignoto il prenome); Reminiszenzen aus Donizettis “Lucia di Lammermoor”dì Liszt; un Preludio e Fuga dal Wobltemperiertes Klavier di J.S. Bach; Wiegenlied di Henselt; Erlkonig di Schubert nella trascrizione pianistica di Liszt; Grand Caprice in mi minore di Thalberg. 50 "Mori”, neri o arabi d’Africa, furono un capriccioso e tradizionale ornamento della Corte pietroburghese. Si pensi al “moro di Pietro il Grande”, un abissino di stirpe ragguardevole trapiantato sulle rive del Baltico e accolto a Corte,.prediletto e protetto dallo zar che volle ribattezzarlo ed esserne il padrino. L'abissino fu antenato del poeta Aleksandr Sergeevic Puskin, che nel 1827 pubblicò il racconto Arap Petra Velikago (“Il moro di Pietro il Grande”), rievocante la vicenda. [N.d.T.]

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di bellezza. Esse sono sicuramente le più belle figure che io abbia mai veduto. Olga è veramente imperiale, di una beltà superba: una bellezza di alta nobiltà. Alessandra è l’incarnazione della fresca amabilità, della grazia e della leggiadria. Maria (Leuchtenberg) è la meno bella, ma è una figura interessante, e delle tre è la più animata e vivace. C’era anche lo zar, che parlò con me molto affabilmente - anch’egli è un bellissimo uomo. La zarina è assai cagionevole in salute, è magra, ma ha conservato un bel volto amabile, ed è così cordiale, alla mano e di buon carattere, che io cancellai immediatamente l’antipatia che avevo nutrito un tempo nei suoi confronti (a Weimar mi era parsa insopportabilmente altera e sprezzante)51. Mi trattò con la più cortese distinzione, rimase seduta per tutta la serata accanto a me al pianoforte, e conversò molto con me. C’era anche il principe d’Assia, e fui felice di rivederlo. Rincasai comple­ tamente appagata e addirittura incantata da quella buona accoglienza, e raccontai a Robert quella mia esperienza: parlammo a lungo, accanto a una bottiglia di champagne. Lunedì 25 (13), visita di Heinrich Romberg, di Henselt, dei Grimm e degli Chambeau - più tardi andammo da Stieglitz, da Oldecop (redat­ tore del «Giornale di Pietroburgo»), da Wielhorsky e dal barone von Zoller. Fummo a pranzo dal generale Schubert. La sera, Molique diede il suo concerto d’addio: davvero un povero concerto. Provai compassio­ ne per lui, per quanto insopportabile egli sia. Il concerto si aprì con una ouverture di L’vov: brutta, contro ogni attesa. Alcune cose, Molique le suonò bene, ma in maniera fredda, così com’è freddo lui. Martedì 26 (14), visita di Versing, con il quale abbiamo ripassato in lungo e in largo i Lieder di Robert. Più tardi venne a prenderci il signor de Ribeaupierre (il diplomatico) per condurci al Palazzo d’inverno. Quanto splendore, quanto sfarzo! Impossibile descriverlo! Restammo incantati so­ prattutto vedendo il salotto della zarina (dove avevo suonato) con tavole di malachite e colonne alle pareti, e il suo giardino, nel quale si ha la sensa­ zione di essere trasportati per magia in un giardino fatato. Lo adornano le più belle piante esotiche, ed è popolato da pesci e da uccelli che cantano. Rapita da quella visione, non avrei voluto vedere più nulla: mi sarebbe piaciuto restare là anche soltanto un quarto d’ora. In breve, mi limito a ricordare ancora soltanto la grande Sala di San Giorgio, detta anche la “Sala d’Oro”52, in cui c’è la buvette colma di vassoi a due o a tre piani, tutti d’oro e d’argento, e di coppe preziose, 51 Clara si riferisce al proprio soggiorno a Weimar nell’agosto 1840. 52 Un errore di Clara. Nel Palazzo d’inverno, la Sala di San Giorgio e la Sala d’Oro non sono la stessa cosa. Fu chiamata "Sala d’Oro” la sala di conversazione con un mosaico raffigurante i templi di Paestum, mentre quella descritta da Clara è la ben diversa Sala di San Giorgio.

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anch’esse, come le alzate, d’argento e d’oro, e fra quelle coppe ne trovam­ mo una forgiata da Cellini; poi, la Sala dei Feldmarescialli e dei Generali, dove sono appesi alle pareti i ritratti di tutti i supremi comandanti militari russi a partire dall’epoca di Pietro il Grande. In una di quelle sale incontrammo il principe Volkonskij, segretario dello zar, che stava ap­ punto recandosi dal sovrano. Al Palazzo d’inverno è adiacente l’Ermitage, che fu un tempo la dimora prediletta dell’imperatrice Caterina e oggi è un museo dove sono esposti celebri dipinti e splendidi vasi dall’inesti­ mabile valore. Fra l’altro, trovammo una stanza piena di autentici Rem­ brandt, come pure un’altra piena di Wouvermans, e inoltre una stanza piena di oggetti antichi, anch’essi autentici, ritrovati in Crimea: corone d’alloro auree, bracciali d’armatura, ecc. Infine, visitammo una camera piena di diamanti e di altre pietre preziose. Mai avevo veduto tale magnificenza, simili diamanti, simili perle dal diametro di un pollice! Uno solo di quei diamanti ci avrebbe abbondan­ temente compensati di tutte le fatiche e le spese sopportate nel nostro viaggio. Come accompagnatore, il signor de Ribeaupierre stimolò moltissimo il nostro interesse. Ci mostrò la cappella del Castello in cui egli era stato battezzato durante il regno di Caterina. Ribeaupierre ricordava ancora certe feste nella sala del trono dove egli aveva veduto Caterina e anche lo zar Paolo I. Quell’uomo fu così cortese da accompagnarci per tre ore di fila (di tanto c’era bisogno per poter vedere tutto anche solo di sfuggita) con la massima gentilezza, ed ebbe la pazienza di mostrarci e spiegarci ogni cosa. Ci comunicò anche molti dettagli e avvenimenti che facevano parte della sua esperienza personale. Ecco un altro uomo della più schietta nobiltà, come da noi non se ne conoscono! Dove mai, in Germania, un conte del rango di Ribeaupierre ci accompagnerebbe per tre ore in visita a un palazzo? Quando ritornai all’albergo, mi fu consegnato un bel braccialetto di brillanti da parte della zarina. La sera andai con Henselt da Cernisev, ministro della guerra, per ringraziarlo delle lettere che egli intendeva darmi per Mosca. Robert non ebbe voglia di venire con me, cosa di cui si pentì poi, quando venne a sapere che si trattava proprio di “quel” famoso ministro della guerra. In quei giorni, Robert era di umore malin­ conico, come egli stesso annota, e in quello stato d’animo depresso si era rifugiato in una pasticceria. Mi spaventai non poco quando rincasando non lo trovai. Mercoledì 27 (15), Robert ricevette una lettera di suo zio da Tver, che gli diede molta gioia. All’una, invitati dal principe di Oldenburg, ci recammo al monastero di Smoina dove vengono educate signorine di famiglie nobili. Dovetti suonare per loro, dal momento che esse non

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hanno il permesso di uscire dal monastero. Robert, atterrito all’idea di trovarsi insieme con tante giovani signorine, non era venuto con me, e aveva già deciso di rimanere in albergo, quando il principe mandò una carrozza a prenderlo, e arrivato a Smoina egli dovette sedere proprio accanto al principe. Del resto, oltre alle fanciulle c’erano molti altri ascoltatori. Suonai a lungo, e poi dovetti fare il giro di tutte le signore che mi volevano ringraziare. Se fossi stata una regina, il mio volto non avrebbe espresso maggiore imbarazzo per ciò che d’inusuale c’era nel ruolo che mi veniva imposto di recitare. Più tardi facemmo un giro per le camere interne dell’istituto, sempre accompagnati da una truppa di ragazze, delle quali una reggeva i miei guanti, un’altra i miei scaldapolsi, una terza il mio scialle, ecc., e non me li restituirono se non quando ci trovammo presso la scala, dove un coro all’unisono mi ringraziò ancora una volta, a gran voce. Anche se in quell’occasione vi furono molti dettagli imbarazzanti, alla fine tuttavia quell’esperienza mi lasciò dentro un senso di gran piacere. Quando si vive una somma di esperienze gradevoli, si dimentica facil­ mente quanto può esserci stato di spiacevole. Fummo a desinare dal signor von Gasser, un ricco banchiere. Ha una moglie sgradevole, che è rozza e volgare per natura e in compenso rigur­ gita di brillanti. Mi riuscì tanto antipatica, che fui felice quando non udii più la sua voce. La sera fummo invitati dal principe di Oldenburg - una delle mie serate più piacevoli! Suonai con Henselt la sinfonia composta dal prin­ cipe, poi le “Variazioni per due pianoforti” di Robert, e ancora molti altri pezzi. Anche Henselt, in seguito alle insistenti preghiere della prin­ cipessa, suonò qualcosa: fra l’altro, e mirabilmente, una “Polonaise” di Chopin. Del principe, Versing cantò alcuni Lieder; il principe ne era deliziato. Per lui, le ore più beate sono quelle in cui gli si suona o gli si canta la sua musica, ed è anche per questo che Henselt, esercitando la massima pazienza, compone insieme con il principe due volte la settima­ na. La principessa è la donna più adorabile che si possa immaginare! E raro trovare in una signora così altolocata tanta semplicità e tanta bontà d’animo. Con me si comportò con assoluta gentilezza, e ho per lei e per suo marito pari venerazione. Dopo quella soirée andammo tutti da noi, e ci intrattenemmo con Henselt fino a notte tarda. Giovedì 28 (16), Robert ricevette di prima mattina una lettera anoni­ ma e indescrivibilmente volgare, opera senza dubbio del vecchio Stein, che da tempo, appunto, non si faceva vivo con noi. Mi aveva portato un suo piccolo allievo, assolutamente incapace, eppure costretto da lui a suonare molte cose troppo diffìcili. La lettera dapprima mi sbigottì, poi però mi fece ridere.

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Visite a Nesselrode, Ribeaupierre (che giorni prima ci aveva a sua volta fatto visita), Viasemskij, ecc. Sotto il bazar c'era il mercato della Domenica delle Palme53, che però non poteva avere alcun interesse per noi, trattandosi soltanto di cianfrusaglie. A desinare da Meyer, consigliere di stato. Purtroppo, capitò che in casa Meyer noi non potessimo mai trattenerci a lungo dopo il pranzo, poiché ogni volta questa o quella ragione ci costrinse ad andarcene subito; eppure, la figlia avrebbe suonato per noi, molto volentieri, qualche composizione di sua madre, che nutre per noi una vera e commovente venerazione. Venerdì 29 (17), prova in teatro la mattina. Su richiesta avanzata da Romberg, l’orchestra suonò gratuitamente, ma al cantante, che era Ver­ sing, dovemmo pagare 100 rubli. La sera, la sala in cui si dava il mio concerto era piena, e c’erano anche, di nuovo, esponenti della Corte54. Il nostro utile netto superò i 1.000 rubli d’argento - niente male! Senza quel successo, ce ne saremmo partiti da Pietroburgo assai male in arnese. Dopo il concerto vennero a cena da noi gli Henselt e i due Romberg. Sabato 30 (18): avevamo sfarfalleggiato tutta la notte, ed eravamo in pessime condizioni fìsiche. Alle 10 ci fu prova da Wielhorsky, che aveva organizzato un’altra serata di musica orchestrale. A desinare da Stieglitz: pranzo molto raffinato, ma non altrettanto raffinati i padroni di casa. Quell’uomo possiede 40.000... [?]55, e per il mio primo concerto, aven­ dogli io portato quattro o cinque lettere di prenotazione, aveva acquista­ to dieci biglietti - tutto qui! La sera, da Wielhorsky: sinfonia di Mendelssohn56 e le tre ouverture “Leonore” di Beethoven. Fra gli ospiti: il principe di Oldenburg, L’vov, Nesselrode, il generale Laskovskij, Glinka (compositore), il signor von Lenz, Robert Thal, il direttore musicale Behling, ecc. Di quest’ultimo furono eseguiti, mentre eravamo a tavola, alcuni Lieder senza dubbio graziosi ma di mediocre qualità. Eravamo tremendamente stanchi, ma ci fermammo là fino alle 3 della mattina. Domenica 31 (19): la mattina andammo con Stòckhardt a visitare più nei dettagli la casa del principe di Oldenburg. Un palazzo magnifico, e nello stesso tempo molto accogliente e confortevole. Venne a salutarci

53 Nel 1844, Pasqua cadde il 7 aprile, e la Domenica delle Palme il 31 marzo. [N.d.T.] 54 Nel quarto e ultimo concerto tenuto da Clara a Pietroburgo il 29 (17) marzo 1844 furono eseguite composizioni già in programma nei concerti precedenti (fra cui il Concerto in sol minore per pianoforte e orchestra di Mendelssohn), e inoltre Lieder di vari autori, cantati dal basso Wilhelm Versing, membro stabile del Teatro d’Opera tedesco di Pietroburgo. 55 Nel manoscritto, la cifra indicata da Clara è stranamente “40” seguita da una virgola e da quattro zeri; subito dopo c’è una parola cancellata e illeggibile. [N.d.T.] 56 La Terza Sinfonia in la minore op. 56 (’’Scozzese”) del 1842. [N.d.T.]

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il principe in persona con la sua consorte, e mandarono a prendere anche i due incantevoli bambini per farceli vedere. Il principe ci condusse al suo organo, collocato presso una piccola cappella di famiglia e usato durante l’ufficio della messa (egli è luterano). Poi ci mostrò una scultura di Bien-Aimé57, raffigurante una danzatrice spagnola. Da una finestra d’angolo si poteva dominare dall’alto la Neva; ci allontanammo malvo­ lentieri da quella seducente visione. Ritornati all’albergo, trovammo Michel Wielhorsky, Ribeaupierre, Heinrich Romberg, e con quest’ulti­ mo Robert andò più tardi a colazione. Strada facendo, incontrarono lo zar, da solo, su una slitta con tiro a uno. Henselt diede una matinée musicale. Andammo anche noi, quando già egli era rassegnato a vederci arrivare in ritardo a causa delle visite. Là restammo a cena. Lunedì 1° aprile (20 marzo). Il disgelo aveva trasformato le strade in un orribile pantano. Noi andammo un po’ in giro, e un po’ ci preoccu­ pammo di cercare una diligenza per Mosca, avendo cura che avesse un conduttore tedesco. Fummo tanto sciocchi da lasciarci indurre a fissare una vettura che era una cassa rettangolare con due piccoli buchi per guardar fuori; di ciò in seguito ci pentimmo amaramente. Ci avevano detto che in affari di quel genere si viaggiava bene — quale brutta sorpresa ci attendeva! - Quel giorno ricorreva il decimo anniversario di nascita del giornale fondato da Robert58. Egli lo festeggiò con Romberg. Re­ stammo a casa tutto il giorno. La sera venne a trovarci Henselt, e chiac­ chierammo con lui a lungo, piacevolmente. Martedì 2 aprile (21 marzo) avevamo ancora una tremenda quantità di cose da fare: visite a Stieglitz, ai Wielhorsky e ad altri, preparazione e chiusura dei bagagli, a metà giornata un altro pranzo dagli Henselt, insomma, fino alle 10 di sera, quando partimmo, eravamo nelle con­ dizioni di chi non capisce più nulla. Il principe di Oldenburg e la Leuchtenberg mi inviarono entrambi meravigliosi e preziosi braccialetti. Dunque, la sera partimmo, e non potrò mai dimenticare quella prima terrificante notte! In Germania non è possibile immaginare una strada simile. Non si possono immaginare quelle buche, anzi, più che buche, gigantesche voragini. Avrei creduto di non uscire mai più viva da quella vettura. In tale modo fummo rotti e fracassati, quasi fatti a pezzi per tutto il viaggio, fino a Mosca; non un minuto ci fu possibile rimanere tranquillamente seduti e fermi nella stessa posizione. Robert, in princi­ pio, credeva di svenire, e sarebbe ritornato indietro volentieri. Ma aveva­

57 Lo scultore italiano Luigi Bienaimé (Carrara, 1795-Firenze, 1878). [N.d.T.] 58 La «Neue Zeitschrift fùr Musik», fondata a Lipsia da Rober Schumann nel 1834. [N.d.T.]

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mo già pagato quella carretta, e c’era lo zio che ci aspettava a Tver: eravamo obbligati ad accettare il nostro destino. Non eravamo molto soddisfatti di quel viaggio, come si può bene immaginare. Per fortuna le slitte russe, grazie ai loro larghi pattini a lama, non si possono rovesciare, altrimenti ci saremmo potuti spezzare braccia e gambe. E per sfortuna eravamo assai poco soddisfatti del nostro conduttore: a ogni istante si rompeva qualcosa della vettura, né egli provvedeva, poiché pensava che si dovesse procedere finché non si trovasse questo o quel villaggio in cui saremmo andati a riposare ed egli avrebbe potuto affidare a qualcuno le riparazioni. O Dio, se ci fosse stato permesso di bastonare quello stordi­ to, quanto volentieri lo avremmo fatto! Mercoledì 3 aprile (22 marzo) ebbe fine il nostro spaventoso viaggio. La sera giungemmo a Novgorod, interessante città, con gli edifici un po’ nello stile moscovita. Giovedì 4 aprile (23 marzo). Regione ininterrottamente inospitale fino ai monti Valdaj - una catena di piccole colline che i russi chiamano “monti”. Si chiama Valdaj anche una località con graziose ragazze. Il tempo era sempre bello, ma ciò non poteva diminuire le nostre sofferen­ ze. Anche per tutta quella notte viaggiammo. Venerdì 5 aprile (24 marzo). A mezzogiorno eravamo a Torzok, co­ nosciuta per le sue scarpe. C’era una buona locanda che aveva fama di servire gustose cotolette. Naturalmente le mangiammo, trovandole buo­ ne ma non eccezionali. Sulla via verso Tver la regione divenne più amena; viaggiammo co­ steggiando a lungo il fiume, la Tverca, e attraversammo una foresta con un grazioso monastero. Verso sera scorgemmo Tver, con tutte le sue luci, adagiata su un’altu­ ra. Una città singolare e unica nel suo genere, molto estesa, dai tratti romantici. Si era già fatta sera quando ci recammo da Cari, cugino di Robert e figlio del vecchio Schnabel59, ma trovammo, come annota Robert, il nido vuoto. Marito e moglie erano già in campagna, per poter salutare lo zio già all’alba del giorno in cui egli festeggiava il settantunesimo compleanno. Tutto era stato allestito il più comodamente possibile per accoglierci; le persone di servizio volarono verso di noi mettendosi a nostra disposizione, e perché potessimo comunicare con loro si fece avanti un buon amico di famiglia che parlava tedesco. I domestici erano tutti russi della più bell’acqua. Ci fece piacere essere soli in casa, in un primo momento, poiché così ci saremmo potuti orientare con tutta calma nella conoscenza della famiglia. Venimmo a sapere che Cari era sposato e al suo terzo matrimonio, che anche la

59 La madre di Robert Schumann, Johanna Christiane, era nata Schnabel. [N.d.T.]

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vecchia zia (una MeiEner) era ancora in vita, e molte altre circostanze che giudicammo interessanti. Si può facilmente immaginare come ci sentissimo felici, quella sera: viaggiare in un paese così straniero e remoto e arrivare in una casa di parenti così stretti, trovare tutto apparecchiato e pronto al fine di procurarci la massima comodità! Ci abbandonammo interamente al nostro piacere e ci addormentam­ mo beati in soffici e accoglienti letti tedeschi - anche la luna, entrando nella cameretta, ci mandò un saluto amico. Sabato 6 aprile (25 marzo) partimmo alle 7 della mattina per Seskowitz60 con un tempo bellissimo, in una giornata di sole, su una slitta dello zio trainata da tre cavalli in fila indiana. A mezza strada facemmo colazione senza scendere dalla vettura, consumandola di gusto e con ottimo appetito: il servitore aveva portato per noi vino, panini, carne, uova, ecc. All’una giungemmo a destinazione, in tempo per fe­ steggiare il settantunesimo compleanno dello zio61. Grande fu la gioia reciproca nel rivedersi! Da anni, il vecchio non aveva più veduto alcuno dei suoi familiari, e ancora non conosceva personalmente Robert. I giovani Schnabel sono persone simpatiche: lui è un carattere fortemente ipocon­ driaco, mentre la moglie, nativa di Revai62, è la più amabile delle donne. Passammo la giornata chiacchierando; lo zio è fisicamente molto malan­ dato, ma la sua mente è ancora vivacissima. La mattina di domenica, giorno di Pasqua, vennero le contadine recando uova pasquali; una cerimonia che si conclude immancabilmente con un bacio. Il mio interesse fu particolarmente attratto da una giovane e graziosa contadina che la vecchia zia aveva ricevuto in regalo63 da un amico. La zia l’aveva ufficialmente adottata, le aveva insegnato a parlare in tedesco, a leggere e a scrivere, considerandola come una figlia. L’aveva portata a Pietroburgo, dove l’aveva introdotta in società facendole fre­ quentare gli ambienti più distinti. Ma la ragazza rigettò ciò che aveva imparato e divenne tanto ribelle e svogliata che la zia, quando ella aveva 60 La proprietà fondiaria di Carl von Schnabel presso Tver; la grafìa esatta non è accertata (Sescowitz, come nel manoscritto di Clara? Seskovic?). L’importante città di Tver fu ribattezzata Kalinin dopo il 1917. [N.d.T.] 61 Carl von Schnabel (senior, per distinguerlo dal figlio suo omonimo anch’egli menzionato in queste pagine), nato probabilmente a Zeitz il 6 aprile o il 25 marzo 1773 (egli stesso era incerto sulla data precisa, a causa della consueta confusione tra calendario gregoriano usato in Occidente e calendario giuliano usato in Russia fino al 1918), morto probabilmente a Seskowitz in un giorno imprecisato del 1845. Fratello della madre di Robert Schumann, andò in Russia come medico militare e vi rimase, acquistando il possedimento presso Tver. [N.d.T.] 62 OgS* Tallinn, capitale della Repubblica d’Estonia. [N.d.T.] 63 “In regalo”: in Russia, al tempo degli eventi narrati, vigeva ancora quella forma di semischiavitù che era la servitù della gleba, abolita dallo zar Alessandro II soltanto nel 1861. [N.d.T.]

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soltanto dodici anni, dopo avere tentato inutilmente ogni mezzo puni­ tivo, l’aveva abbandonata a se stessa. Ritornata alla sua condizione rurale, la giovane aveva finito per sposare un contadino poverissimo. Si può dire che, sposandolo, ella si sia riappropriata della sua nascita. Anche quella ragazza venne a portare, in quell’occasione, le sue uova di Pasqua. La zia mi disse che, ogni volta, la vista di quella donna in cui aveva riposto tante belle speranze le procurava una dolorosa commozione.

I rapporti tra i contadini e i loro padroni non sono in Russia così tremendi come qui da noi si potrebbe credere. Se il padrone è buono per natura, è come il padre dei contadini che in tal caso lo rispettano e lo amano; se il padrone è malvagio, ebbene, neppure i nostri contadini potrebbero volergli bene, non diversamente dai contadini russi. Robert dovette raccontare molte cose allo zio, e ascoltarne molte da lui. Vide lettere dei propri genitori che lo zio gli mostrò, e ho l’impressione che il vecchio sia vissuto da allora in poi pago della gioia di aver veduto il figlio dilettissimo di quella sua sorella che egli tanto amava. Lunedì 8 aprile (27 marzo): congedo dallo zio, che certamente noi non rivedremo mai più. La zia venne con noi in città; i giovani Schnabel erano già partiti il giorno prima. La vecchia zia viaggiò dietro di noi su una kibitkc^, e noi in testa. Strano a dirsi: il nostro viaggio svolse senza gravi danni, eppure quel tour senza pretese sarebbe potuto finir male per noi. In primo luogo, il cocchiere fece passare la vettura accanto a un palo con tanta irruenza che se in quel momento, per puro caso, non ci fossimo piegati all’indietro, saremmo rimasti tutti e due mu­ tilati. Subito dopo (probabilmente costernato a causa del primo incidente) andò a finire in una pozzanghera appena coperta da un fragile velo di ghiaccio, e quello strato di gelo immediatamente si ruppe, sicché un caval­ lo inciampò e cadde. Poi viaggiammo per due ore sul fiume gelato mentre intorno a noi si levava un’intensa calura, e ancora, mentre stavamo abban­ donando la superficie del fiume sarebbe potuto accadere un altro inciden­ te, poiché uno dei cavalli, spaventato, s’imbizzarrì. Insomma, molti acci­ denti tutti insieme — sia ringraziato Dio, la cui diretta protezione, in quella circostanza, abbiamo chiaramente avvertito. E dire che, partendo da Seskowitz, ci eravamo congratulati con noi stessi perché tutto quel breve soggiorno si era svolto nel migliore dei modi - eravamo stati troppo frettolosi. Strada facendo, a metà del percorso, facemmo colazione in una casa di contadini dall’aspetto misero, ma quale buona ospitalità! La zia con-* 64 Veicolo tipicamente russo, con un tetto costituito da stuoie e destinato a proteggere dalle intemperie. È (o era) trainato per lo più da una troika, ossia da tre cavalli affiancati di cui quello centrale è aggiogato. [N.d.T.]

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versò a lungo in russo con la contadina che ci aveva accolti e che consi­ derava Robert e me due bestie rare. La zia è straordinariamente socievole, ha facilità di rapporti umani, ed è sempre di buon umore. Per lei mi è rimasto un vero affetto. Arrivammo a Tver di pessimo umore dopo quello sciagurato viaggio, ma i nostri cari cugini ci sollevarono lo spirito. Più tardi ci concedemmo una breve passeggiata, e la sera suonai per alcuni amatori di musica. In particolare, simpatizzai con un maggiore e con sua moglie. Fu una serata appagante, trascorsa in un’atmosfera gradevole. Martedì 9 aprile (28 marzo), di prima mattina, Cari ci fece dei regali: a Robert, una bella vestaglia di foggia bulgara, un berretto con una grande nappa e calzature russe; a me, una teiera russa di cui fui conten­ tissima. A mezzogiorno iniziammo un giro per la città, facemmo visita a un consigliere di stato, e ci fu mostrata anche la casa con giardino dove in passato abitava la vecchia zia. Un tempo, lo zio viveva a Tver, e solo in età avanzata si ritirò a Seskowitz. Comperò quella tenuta con i suoi 200 contadini, e tutto questo sarà ereditato, dopo la sua morte, da Cari, che ora è capitano della Gendarmeria. Nel pomeriggio, quando ero già in abito da viaggio, suonai qualcosa per gli amici di Cari, e alle 7 ripartimmo, sempre sulla nostra baracca mobile. Avremmo dovuto sopportare un altro viaggio penoso, che durò ancora quasi un giorno intero. Nulla d’interessante si offrì alla nostra vista, fino a quando avvistammo Mosca da Porta Petrovskij, e lo spettacolo fu davvero stupefacente. Fu là che abitò Napoleone durante l’incendio di Mosca, della città che egli credeva di possedere. Il sito ha un’architettura di assoluta originalità, e al primo sguardo si potrebbe pensare di essere stati traspor­ tati per magia nel mondo delle “Mille e una notte”. Il tragitto da Porta Petrovskij a Mosca è fiancheggiato da case di campagna originali in stile russo. Poi, finalmente, si entra a Mosca. La città offre un aspetto comple­ tamente diverso da quello di Pietroburgo. Gli edifici sono meno grandiosi, le strade irregolari - la prima impressione non è quella che ci si immagina. Scendemmo all’Hótel Sevaltisev. Io però non mi sentivo bene, e non potei accompagnare Robert nella sua passeggiata fino al Cremlino. Egli rincasò estasiato, e anch’io provai la medesima delizia quando condivisi con lui la splendida visione del Cremlino. Vi si entra attraverso un portone principale, che nessun uomo65 può varcare a capo coperto. Su­ perato il portone, si scorge il panorama del Cremlino con la sua quantità di cupole dorate, la grande cattedrale, la grande torre campanaria, il 65 «Kein Mann»: s’intenda, nessuna persona di sesso maschile. L’uso di varcare il portone del Redentore (Spasskij) a capo scoperto risale a una disposizione dello zar Aleksej Michailovic, che nel 1647 fece collocare sull’arcata del portone l’icona del Redentore di Smolensk. [N.d.T.]

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nuovo palazzo che ora stanno costruendo per ordine dello zar, l’antico palazzo imperiale, il grande arsenale militare, e molte altre meraviglie. Ma soprattutto si vede, ai piedi del Cremlino, gran parte della città, che la Moscova separa dalle soglie di questo gigantesco complesso architetto­ nico. La visione è indescrivibile: si potrebbe credere di trovarsi a Costan­ tinopoli, tanto schiettamente orientale è la sembianza di questa città con i suoi innumerevoli campanili. Non appena si raggiunge il Cremlino, si scorge una chiesa dalla forma originale, quale mai ne ho vedute di simili, con nove campanili ciascuno dei quali è diverso dagli altri, uno in forma di tulipano, l’altro simile a un ananas, un altro finemente filettato, ecc. Questa chiesa è la cattedrale di San Basilio. Nel Cremlino, l’interesse di Robert fu attrat­ to dalla grande campana di Ivan Velikij66, che egli più tardi celebrò in versi67. Questo mirabile Cremlino fu per noi una nuova seduzione, e ci affascinò ogni qual volta lo vedevamo - infatti, fu la nostra meta quasi quotidiana. Giovedì 11 aprile (30 marzo) ci sentivamo meglio - la sera prima Robert era ancóra indisposto. Di prima mattina andammo subito al Cremlino, passando accanto alle botteghe in cui si vedono gli autentici russi e tutto il commercio assume un carattere schiettamente asiatico. Poi passeggiammo lungo la Moscova per osservare il Cremlino anche dal basso. I commercianti moscoviti e le donne locali hanno bellissimi co­ stumi. Le lunghe tuniche degli uomini legate alla vita con una fascia, i fazzoletti di seta delle donne, avvolti intorno alla testa in sostituzione del cappello che esse non portano mai: è strano vedere una donna andare in giro così abbigliata, in abito di seta con un fazzoletto in testa. Ci colpi­ rono molto le contadine (era la settimana dopo Pasqua, quando tutti vengono dalla campagna in città per divertirsi) con le giubbe di Kazan fatte di magnifiche pellicce e, sotto, un’ordinaria veste di cotone. Tutto di Mosca ci interessò, poiché tutto là è autentico - Mosca è certamente unica nel suo genere e non ha l’uguale in Europa. Quando ritornammo dalla nostra passeggiata ci fece visita il signor Rheinhardt, al quale eravamo stati espressamente raccomandati da Wielhorsky. Molto tempo fa, egli fu il primo insegnante di pianoforte a Mosca, ma da qualche tempo dà ancora lezioni soltanto nell’istituto dei Trovatelli, dove egli vive e al quale si dedica anima e corpo. Ci condusse

66 Ossia, Ivan il Grande, come fu chiamato Ivan III gran principe di Mosca e Novgorod e signore di Pskov, Tver e Vjatka. Regnò dal 1462 al 1505 e nel 1480 cacciò dalla Russia i mongoli. Schumann, probabilmente, sovrappose la sua figura a quella di Ivan III Antonovic, zar regnante dal 1740 al 1741 (in realtà dopo il 1735, data connessa da Schumann, nel suo poema, alla celebre campana). [N.d.T.] 67 Cfr. il poema La campana di Ivan Velikij, alla fine di questo capitolo. [N.d.T.]

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subito all’Hótel de Dresde, dove in seguito ci trovammo molto meglio che nell’albergo precedente. Nell’Hótel Sevaltisev avevamo sofferto molto il caldo. Il nostro nuovo albergatore si chiamava Sor, e parlava il tedesco. Per la camera pagavamo 15 rubli al giorno, per il servitore 25 rubli alla settimana, per un coperto 4 rubli, ecc. Tutto era enormemente caro come a Pietroburgo, ma i mezzi di trasporto erano eccellenti — se si voleva fare una visita, si doveva prendere una carrozza per mezza giorna­ ta e pagare 3 rubli d’argento. Dopo il pranzo andammo a fare un giro in vettura intorno al Cremlino e ritorno. Alle 6 rientrammo in albergo, in tempo per godere lo spetta­ colo del sole al tramonto da una finestra d’angolo della nostra camera. Di là si vedeva anche una parte della città, e fu una vera gioia: per quanto piccola fosse quella parte, ciò che appariva alla vista erano soprattutto cupole. Andammo a letto molto presto: a un’ora in cui a Mosca, a dire il vero, si comincia appena a vivere. La mattina di venerdì 12 aprile (31 marzo) arrivò Rheinhardt con Marcou (violoncellista), e cominciammo a discutere a proposito del primo concerto che avrei dato a Mosca. Ci furono alcuni piccoli contra­ sti: Robert doveva andare, senza di me, a far visita a un’associazione di soli uomini, ed egli non voleva. Alla fine andai con lui da Verstovskij, direttore di teatro, e da Grosser, proprietario di un negozio di musica. Le distanze, a Mosca, sono smisurate e non è possibile andare in un luogo a piedi: ancor più diffìcile che a Pietroburgo. Il nostro servitore Friedrich era un tedesco di Brema; sotto Napoleone, era andato a Mosca al seguito di un generale francese. A Mosca si era ammalato e là fu costretto a rimanere, e finora non è più ritornato in patria. Di preferenza, presta servizio a stranieri che non capiscono il russo. Dopo il pranzo andammo in una pasticceria e là fu possibile leggere giornali tedeschi. La sera eravamo a casa. Sabato 13 (1° aprile), Robert si sentiva molto male. Ricevemmo visite di madame Rheinhardt, di Villoing insegnante di Rubinstein, di Rheinhardt e di Grosser. Noi, a nostra volta, facemmo visita a Nebolsyn, al principe Serbatov vicegovernatore della città, e ad altri. Fummo a pranzo da Rheinhardt. Un certo dottor Nov. [?] ci intrattenne molto piacevolmen­ te narrandoci molti fatti riguardanti Field; così pure Rheinhardt, che di Field era stato uno dei migliori allievi. Quale uomo geniale dev’essere stato! Dopo il pranzo ci facemmo condurre sulla Promenade, dove trovam­ mo un incredibile viavai di carrozze. Era la fine della settimana di Pasqua, quando il popolo si diverte andando in altalena o guardando gli spettacoli dei giocolieri. Rincasammo alle 8. La mattina di domenica 14 (2) aprile andammo con Marcou al Crem­ lino, che è chiuso da una cinta di mura dentellate dalle quali sporgono

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uncini di ferro. La leggenda narra che quegli uncini servissero per infil­ zarvi le teste degli strelitzi su ordine di Pietro I68. Subito dopo l'ingresso al Cremlino c’è una torretta con campane da suonare a stormo; essa veniva usata in tempi di guerra, all’approssimarsi dei tartari. Le chiese, purtroppo, erano quasi tutte chiuse; perciò ci fu possi­ bile fare soltanto una passeggiata tutto intorno al Cremlino, cammi­ nando nel più orribile sudiciume: infatti, da quattordici giorni aveva­ mo un bellissimo tempo soleggiato, ma in compenso il sole rammol­ liva la neve. Visita di Nebolsyn — un simpatico vecchio signore, che però ha spo­ sato una donna giovane e capricciosa. La sera cercammo un caffè dove si potessero leggere i giornali: lo trovammo presso il Ponte dei Fabbri, e là c’era la «Vossische Zeitung» di Berlino. Nel complesso del Cremlino vedemmo anche la più antica chiesa di Mosca: è già mezza diroccata, ma lo zar non la fa demolire69. Lunedì 15 (3) aprile facemmo molte visite, ma trovammo in casa poche delle persone che cercavamo. In madame von Sinjavin trovammo una personalità femminile attraente e di squisita educazione; la dimora era splendidamente arredata. Bulgakov, direttore delle Poste, ci parve (e così ancora lo giudichiamo) un uomo di mondo, ma privo di qualsiasi interesse per la musica. Fummo a desinare da Nebolsyn; sua moglie era antipaticissima. An­ ch’egli ha una bellissima casa, con una bella sala da musica che mise a nostra disposizione. Noi però non ne approfittammo, poiché è nel no­ stro carattere non farlo mai. Mentre ritornavamo all’albergo, Robert fu colto da un capogiro, e fu cosa piuttosto grave, poiché all’improvviso si accorse di non vedere più nulla. Questo fu per noi motivo di fortissima apprensione. Poi Robert si riprese, ma durante tutto il nostro soggiorno a Mosca soffrì continuamen­ te di capogiro e di vertigini. Non riuscivamo a trovare una spiegazione per questo continuo malessere, fino a quando qualcuno ci disse che erano le conseguenze del bere la birra moscovita. Ne bevevamo tutti i giorni, e proprio sul fìsico robusto di Robert quella birra esercitava tale effetto. La mattina di martedì 16 (4) aprile ci fece visita un alto ufficiale con il titolo di “maresciallo della nobiltà”, Cerkov, che si comportò con

68 La leggenda si riferisce alla rivolta degli strelitzi (guardie del corpo dello zar, la cui fondazione risale alla metà del XVI secolo per volontà di Ivan IV), schiacciata da Pietro I il Grande nel 1698. L’episodio si trova anche, come fondamentale elemento di drammaturgia, nell’opera Kovanscinaàì Modest Musorgskij. [N.d.T.] 69 Clara allude alla Chiesa, oggi non più esistente, del “Salvatore nella foresta”, che si trovava nel cortile interno del Nuovo Palazzo nel Cremlino. Edificata nel secolo XIII, conteneva i sepolcri di molte granduchesse di Mosca.

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noi in maniera assai simpatica e cordiale, e al quale fummo debitori di molta gratitudine, poiché in città la stagione dei concerti era quasi alla fine, gran parte della nobiltà era già insediata in campagna, e i pochi nobili ancora presenti non avevano né denaro né interesse per i concer­ ti. In Russia, tutto ubbidisce alla moda! È di moda frequentare i con­ certi fino a Pasqua, e perciò la gente mette in bilancio, entro quel termine, una certa somma da destinare ai piaceri della musica. Una volta superata la Pasqua, neppure un Dio disceso dal cielo potrebbe costringere i moscoviti a cambiare le loro abitudini. Senza l’intervento di Cerkov non avrei combinato nulla; fu lui che acquistò un certo numero di biglietti e li distribuì, trascinando la gente per i capelli, si può ben dire. Quanto al molto denaro in più che avrei guadagnato se avessi tenuto concerti a Mosca prima di Pasqua, questo è tutt’altro argomento. Avremmo voluto fare alcune visite, ma non ci fu possibile a causa dei capogiri di Robert. Andammo un po’ in giro per le strade, divertendoci e passando il tempo serenamente. Visitammo di nuovo il Cremlino e Robert ne fu ispirato a scrivere una bella poesia, “Il fonditore della campana di Ivan Velikij”70, cui più tardi seguirono altre due. Esse parla­ no di Napoleone, la cui figura, nel Cremlino, è rammentata da ogni dettaglio, anche involontariamente. La sera chiacchierammo a lungo con Rheinhardt. Mercoledì 17 (5). Robert trascorse l’intera mattinata scrivendo la sua poesia, mentre io suonavo o ricevevo visite. Venne Fischer von Waldheim, un buon vecchio, ma anche un uomo importuno e inva­ dente nella maniera più spiacevole. E ancora un assatanato donnaiolo in piena regola, benché abbia figli già sposati. Venne anche il barone Meyendorff, uomo spiritoso e interessante che però mi parve alquanto svanito. A mezzogiorno ci facemmo condurre da Sergej Golicyn71, al quale eravamo stati raccomandati dal principe di Oldenburg, ma che non ci fu di alcuna utilità. Al contrario, mi costò un paio di guanti, e a Robert 3 rubli d’argento (per la carrozza), poiché Golicyn ci aveva invitati a casa sua soltanto per dirci «buon giorno». Sono questi i prototipi del gran

70 Nell’originale: «Der Glockengiefìer von Ivan Welikii». Il titolo definitivo, Die Glocke von Iwan Welikii> a parte la variante grafica (la w di “Iwan” in luogo della v) è più semplice ed efficace. [N.d.T.] 71 Nell’originale, «Serge Galyzyn». Il principe Sergej Pavlovic Golicyn (1815-1887), generale, aiutante di campo dello zar Nicola I, apparteneva all’illustre famiglia di alta nobiltà moscovita di cui fu esponente anche il principe Nikolaj Borisovic Golicyn (1794-1866; «Galitzin» in grafìa tedesca), cui Beethoven dedicò i Quartetti per archi op. 127, 130 e 132. [N.d.T.]

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signore moscovita? E il governatore generale Serbatov72, che ha un palco in teatro e non acquistò un biglietto neppure per un concerto? Sono questi, a Mosca, i protettori degli artisti? Più tardi percorremmo la strada che viene da Smolensk, da dove erano arrivate le truppe francesi. Non ci fu possibile camminare sulla Moscova, poiché l’acqua già traspariva sotto il velo di ghiaccio. A Robert venne voglia di metter su casa a Mosca per un certo tempo, ma ogni città dev’essere prima esaminata con la massima attenzione: più tardi, infatti, riconoscemmo l’esistenza in Mosca di certi gravi inconve­ nienti, anche se alcuni di essi erano tali da non scoraggiare un soggiorno in quella città, anzi, da indurre in tentazione. Andammo a vedere il castello dell’acquedotto73 dal quale tutta Mosca riceve il rifornimento d’acqua. La sera andammo nel grande Teatro. E un edificio bello e grande, magnificamente illuminato, ma molto spoglio. Si dava “Cosimo” di Prévost — una musica, almeno in parte, spiritosa e bene strumentata; di buona qualità il modo di suonare e di cantare dei russi. Dopo il teatro andammo al “Passage Gagarin” e là bevemmo un bicchiere di punch. Giovedì 18 (6) aprile andammo a fare lunghe passeggiate. La mattina Robert continuò a scrivere la sua poesia. Poi uscimmo, e i nostri passi ci condussero di nuovo al Cremlino, che ridestò la fantasia di Robert con stimoli sempre nuovi e fu, come sempre, fonte di fascino per i nostri occhi. Andammo nel negozio di Lehnhold e là trovammo un magazzino pieno di bei pianoforti, per lo più Wirth e Stutznagel74. Più tardi andam­ mo a vedere la Sala de la noblesse, davvero grandiosa, capace di contenere, come quella di Pietroburgo, da 3.000 a 4.000 persone. Robert trovò che, quanto a decorazione, essa era più nobile della sala pietroburghese. Lun­ go la via del ritorno passammo accanto a un enorme edifìcio, lungo quasi come un’intera strada qui da noi; di esso, però, restavano in piedi soltan­ to i quattro muri esterni. Era bruciato durante un incendio, e l’attuale proprietario, per un capriccio (ma anche per un motivo particolare e preciso che al capriccio si affiancava), lo aveva lasciato in quelle condizio­ ni, facendolo ridipingere all’esterno, mentre all’interno, come ho detto, l’edificio era una cavità vuota75, poiché esso si trova nella via più grande

72 Propriamente, vicegovernatore generale di Mosca, come scrive poco prima, esattamente, la stessa Clara. La forma propria del cognome è probabilmente Scerbatov [N.d.T.] 73 Propriamente, «Wasserthurm», il castello dell’acqua. [N.d.T.] 74 II cognome di questo commerciante di pianoforti in Pietroburgo appare anche nella variante «Stiirznagel». [N.d.T.] 75 II «motivo particolare e preciso», cui Clara allude con una sorta di suspense^ era dunque la necessità di salvaguardare l’estetica di facciata della Tverskoj. [N.d.T.]

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di Mosca, laTverskoj. Dev’essere ben ricco l’uomo che lascia inutilizzato un così vasto terreno fabbricabile. Trascorremmo la sera sempre in albergo, tranquillamente — il tempo delle soirées, a Mosca, apparteneva già al passato. Venerdì 19 (7) aprile, la sete ci sospinse in una birreria d’infimo ordine, una vera bettola, dove udimmo due uomini cantare in maniera raccapricciante. Dovevano essere due cocchieri. Fummo a desinare da Fischer von Waldheim. Robert scrive, a questo punto: «Sono stato offeso in modo intollerabile a causa del comportamen­ to di Klara [jz?]!». Non so di preciso a che cosa si riferisca, ma ora, rileg­ gendo i suoi fogli di appunti, mi pare di avere suscitato spesso il disappun­ to di Robert - certo, non con cattive intenzioni, ma per essermi compor­ tata in maniera maldestra, con poca prontezza di spirito e con riflessi lenti. Soltanto ora, riflettendo con maggiore calma, troverei che cosa dire e fare di primo acchito, come sanno fare e dire le persone più giudiziose di me. Sabato 20 (8) aprile ricevemmo le visite di Amatov (violinista), di Marcou e di Cerkov, il quale come d’abitudine, venne lui stesso a pagare, nel giorno del concerto, i biglietti che aveva preso. Robert fece visita a Genista, primo insegnante di pianoforte a Mosca, uomo di talento anche come compositore, ma, secondo l’impressione che ne ebbi, vanitoso e borioso. Perciò, ogni qual volta lo vidi provai sensazioni sgradevoli. La sera diedi il mio primo concerto nel piccolo Teatro76. Era quasi vuoto, ma l’intensa partecipazione da parte dello scarso pubblico mi ripagò in qualche misura. Il pubblico era al colmo dell’entusiasmo, e una bella signora, madame de Kirjev, mi inviò anzi un mazzo di fiori. Durante l’intervallo vennero sul palcoscenico il principe Serbatov, Cerkov e molti altri. Domenica 21 (9) aprile, dopo avere ricevuto molte visite, attraver­ sammo il giardino imperiale ai piedi del Cremlino; poi, all’interno del Cremlino, salimmo sulla grande torre campanaria, ma presto abbando­ nammo l’impresa, poiché né Robert né io siamo tanto eroici da salire fino a tali altezze. Poi andammo a dare uno sguardo all’Arsenale, dove trovammo anche piccoli cannoni sassoni. Vedendoli così lucenti e nuovi, tali da evocare immagini di pace, Robert ne arguì che non fossero mai stati impiegati in combattimento. La sera ci piacque di nuovo andare a zonzo per le strade fino alle 9, quando venne a farci visita il barone Meyendorff (gli eravamo stati raccomandati da Liszt, del quale egli sem­ brava essere molto amico). 76 Dei concerti tenuti a Mosca da Clara Schumann non esistono locandine con i programmi, ma soltanto annotazioni manoscritte in archivi, oppure sommarie notizie sui giornali moscoviti (soprattutto su «Moskovskje vedomosti») da cui risulta che nei programmi di Clara fu riutilizzato lo stesso repertorio di Pietroburgo.

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Lunedì 22 (10) aprile: giornata senza avvenimenti di rilievo. La sera, piccola passeggiata al Cremlino. Molto sconcertante fu per me il fatto di non ricevere mai, a Mosca, visite di signore della noblesse. Madame von Sinjavin non fece altro che scrivermi, dichiarando il suo desiderio di esprimermi tutto il suo piacere nell’ascoltarmi suonare, e quanto ella fosse deliziata, eppure dovetti andare io da lei. Questo mi colpì e mi offese non poco, poiché non ero abituata a un simile comportamento. Nelle maggiori città, le dame di più alto rango non si sono certo sentite troppo altolocate per venire a farmi visita, e a Mosca neppure una lo ha fatto. Più tardi, Rheinhardt mi spiegò che a Mosca non si usa far visita a donne che esercitino un’arte: non lo si fa mai. Questo mi consolò alquanto, benché la ferita si riaprisse a ogni nuova lettera in cui madame von Sinjavin mi scriveva che io “potevo” andare da lei. E più tardi, quando a Robert e a me venne in mente di dare una matinée da noi, quelle signore di prima classe, da noi invitate, arrivarono tutte quante... come mai? Questo non era forse contrario all’usanza?... Martedì 23 (11) aprile. Persistente malessere di Robert. A desinare da Cerkov (“maresciallo della nobiltà”) — un pranzo squisito e raffinato, un’amabilissima padrona di casa, e inoltre una personalità del tutto originale e un’anima buona. La signora portava gli occhiali; fumava sigari, come sua sorella la principessa Dolgorukij. Gli uomini facevano lo stesso, sans gene, e tutti stavano bene insieme, con amor?1. Là conobbi anche la simpatica contessa Bobrinskij. Dopo il pranzo facemmo visita al signor von Strick, direttore della Casa dei Trovatelli. Lui e sua moglie erano una coppia che suscitava simpatia e che contribuì a quanto di piacevole ebbe il nostro soggiorno a Mosca; sì, poiché non potevano mancare molte esperienze spiacevoli, dal momento che quella era una stagione poco propizia ai concerti e che in città regnava un annoiato disinteresse per la musica, benché quel poco di pubblico che riuscii ad attirare ai miei concerti mi abbia onorata in tutti i modi. La sera, come d’abitudine, Robert lesse i giornali al Caffè Pedolli. In albergo trovammo Genista, che negli appunti di Robert è indicato come un noioso filisteo, un giudizio che condivido di tutto cuore. Mercoledì 24 (12) aprile Robert ultimò un’altra poesia — la raccolta di queste poesie sarà posta in appendice a questa sezione dei “Diari”. A desinare fummo dal barone Meyendorff, e gli unici altri ospiti erano la signora Kirjev e il giovane Zinov’ev. La signora che ho nomina­ to è molto bella e ha una personalità che mette a proprio agio. Con lei era suo figlio, un ragazzo assai carino. Dopo il pranzo andammo con*

77 In italiano nell’originale. [N.d.T.]

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Meyendorff e la signora da Talamov, fabbricante di strumenti musicali. Quegli strumenti sono ben fatti ma enormemente cari: un pianoforte costa 1.000 rubli d’argento. Rincasammo a piedi, lungo i grandi viali, con Meyendorff, un eterno distratto che ci divertiva sempre con le sue sbadataggini. La sera era meravigliosa — le nostre pellicce cominciavano a esserci di peso. In albergo trovammo una lettera da Schneeberg - per noi, sempre una lieta sorpresa. Giovedì 25 (13) aprile era il primo compleanno della nostra piccola Elise78, e così ci toccò festeggiarlo da lontano. Sentivo il cuore gonfio di tristezza. Andammo a desinare da Rheinhardt, dove però non ci riuscì mai di sentirci a nostro agio. La sera, in Teatro, gran balletto - noioso. Venerdì 26 (14) aprile. Per quel giorno non era previsto nulla d’im­ portante, e di conseguenza ci divertimmo a intavolare un piccolo batti­ becco con il nostro Friedrich. Costui, invecchiando, era diventato così pedante, così pieno di quelle fìsime caratteristiche dei vecchi, che noi, per esempio, non potevamo convincerlo a comperare qualcosa in altro luogo che non fossero le cosiddette bancarelle, le quali però erano lonta­ ne da noi mezz’ora di strada. Quando lo incaricavamo di fare qualche acquisto, s’intestardiva a cercare là e soltanto là l’oggetto desiderato. Quando quella sera rincasammo - piuttosto tardi, alle 9 e mezzo, Robert aveva appetito, e gli venne voglia di caviale. Friedrich sentenziò che il caviale si poteva trovare soltanto sulle bancarelle. Fingendo di prenderlo sul serio, cominciammo a recriminare sul fatto che in Russia fosse im­ possibile trovare il caviale in un qualsiasi negozio di alimentari, che era una vergogna, ecc., fino a quando il nostro Friedrich si arrabbiò. Corse via, e quando ritornò, ebbene, aveva veramente comperato il caviale sulle bancarelle. Il suo onore era salvo. Merita indulgenza il fatto che quella piccola insignificante scaramuccia sia registrata in questi fogli: tanto per dire che in quel giorno fu questa la più importante delle nostre esperien­ ze. - La sera acquistammo qualche cartolina illustrata con vedute di Mosca. Sabato 27 (15) aprile, all’una, diedi il mio secondo concerto nella Sala de la noblesse*, c’era poco pubblico, ma più numeroso che nel primo concerto. Ma era un pubblico al colmo dell’entusiasmo, malgra­ do il pianoforte il cui suono non era perfettamente chiaro, poiché l’acustica della sala è del tutto inadatta alla musica. Avevamo collocato il pianoforte al centro della sala, come tutti ci avevano consigliato, ma poi ce ne pentimmo amaramente. Questo mi rese molto infelice, così come mi amareggiò la scarsità del pubblico, il quale, senza dubbio, in 78 Elise Schumann (Lipsia, 25 aprile 1843-Haarlem, 1 ° luglio 1928), figlia secondo­ genita di Robert e di Clara. Pianista, sposò il commerciante Louis Sommerhoff. [N.d.T.]

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quel gigantesco locale appariva ancora più esiguo di quanto non fosse veramente. Verso sera ci facemmo condurre... ma sì, oramai tutti sanno dove: al Cremlino. Fu allora che vedemmo Mosca nell’ultima luce del tramonto. Che magnifica visione! (Ma no, mi sbaglio: Robert vi andò da solo, io ero troppo stanca dopo il concerto). Poi egli andò in una chiesa all’inter­ no del Cremlino e udì un disgustoso canto liturgico che consisteva in null’altro che quinte e ottave. Osservò da cima a fondo i cannoni, dei quali lo interessarono soprattutto i molti che erano contrassegnati con una N, e che talvolta apparivano bravamente demoliti dai proietti e dalle granate del nemico. Più oltre, trovò i cannoni francesi dei tempi della Rivoluzione, con sopra incise le parole «liberté et egalité» (nel Cremli­ no?); poi anche quelli sassoni di Xaverius79. La sera furono da noi Rheinhardt e Marcou. Tra loro e noi ci furono molte discussioni a proposito dell’orchestra di cui avremmo voluto dispor­ re per l’ultimo concerto, e la ragione eminente era la possibilità di eseguire anche la sinfonia di Robert. Credereste che quell’orchestra, a Mosca, fu impossibile metterla insieme? Il direttore musicale Johannes era offeso perché Robert non era andato a fargli visita. Lo stesso si dica del violoncel­ lista Schmidt. Marcou si era fatto male a un dito. Insomma, nulla da fare. Anche Robert perse la pazienza e lasciò perdere l’intera faccenda. Quel giorno, Robert si vide recapitare un libro di lettura che si era portato per il viaggio. Lo aveva dimenticato in una stazione di posta, e ora gli veniva restituito. Ne fu felice. Domenica 28 (16) aprile. Da qualche giorno avevamo sempre piog­ gia. Robert riprese i suoi tentativi di mettere insieme la suddetta orche­ stra, ma senza alcun esito. C’è da vergognarsi nel definire “artisti” gente come Johannes e Schmidt: sono meri artigiani, lavoratori manuali, e, come tali, privi di educazione e di cultura. Kudelski (violinista) era ancora l’unico con il quale si potesse avviare un’iniziativa, e che poi fosse capace di dare all’iniziativa un concreto sviluppo, sicché riuscimmo a metterci insieme almeno in cinque per eseguire il Quintetto di Robert, anche se fu giocoforza accontentarsi di un violoncellista reclutato a pa­ gamento, un povero diavolo che suonava unicamente per guadagnarsi il pane quotidiano e che non aveva la minima idea di che cosa sia la musica. Robert, che era andato a casa di Schmidt, offeso dalla sua zotica villania si era alzato di scatto dalla sedia e se n’era andato. Come dire: «Tanto Vi dovevo!». Ero furiosa con tutto il mondo musicale di Mosca, con Marcou, con Rheinhardt, tutti inclusi. 79 Clara si riferisce a Xaver Franz August conte di Lusazia e principe di Sassonia (1730-1806). Figlio di Augusto III principe elettore di Sassonia, militò come luogote­ nente generale nell’esercito francese. [N.d.T.]

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A mezzogiorno suonai nella Casa dei Trovatelli dinanzi a un grande numero di orfani; una classe di questi ragazzi ha Rheinhardt come insegnante. Dopo che ebbi suonato, visitammo Finterò istituto, uno dei più imponenti che io abbia mai veduto. Il signor von Strick e la signora von Hoymar80 mi fecero fare un giro, entrambi con la migliore e più affettuosa disposizione d’animo. Dapprima andammo nelle aule dov’ erano le classi dei più piccoli, tutte linde e ordinate; molto carini i minuscoli padiglioni dove le bambine fanno i compiti. Poi entrammo in un’aula di disegno, dove ci sorprese l’abilità delle ragazze. Là alcune di loro consegnarono a Robert una cartella ricamata che avevano con­ fezionato per me poco prima, subito dopo che avevo suonato e mentre Robert non era presente. Questo pensiero gentile ci riempì di gioia. Proseguendo, in una parte dell’edifìcio tutta con pavimento di metallo salimmo per una rampa di scale fino alle stanze delle balie dove regnava un’assoluta pulizia. Di tutti i 540 bambini attaccati al petto delle balie, neppure uno si udiva strillare. Tutte le balie andavano vestite di lino bianco e immacolato, e avevano cuffie di velluto rosse o azzurre. Là ogni bimbo ha il suo lettino e il suo armadietto per la biancheria, numerato, e con quel numero è contrassegnata anche la biancheria di ciascuno. Poi vedemmo anche alcuni autentici trovatelli, bambini dei quali non si conoscono i genitori, cosa che mi empì di tristezza. Di là passammo alle aule in cui erano le classi dei ragazzi, e nella loro aula magna dove essi stavano cantando qualcosa. Terminato il canto, suo­ nai per loro qualche piccola cosa, poiché nei locali frequentati dalle ragazze non possono accedere i maschi. Infine, i ragazzi ci condussero nella loro palestra, dove diedero prova di destrezza in alcuni esercizi ginnici. Ritornammo al piano inferiore e visitammo la bella e linda chiesetta dove tutto appariva lisciato e tirato a lucido, tanto era pulita e splendente. Le chiese russe sono quasi tutte ricche d’oro e di diaman­ ti — è la gente del popolo che arricchisce le proprie chiese, fosse pure con l’ultimo briciolo di ciò che possiede. Da ultimo, andammo al pianterreno dov’è la sala in cui vengono accolti i neonati. Un uomo e una donna sono addetti alla registrazione annuale. L’uomo iscrive i bambini nel registro, e consegna alla madre del neonato, o comunque a chi porta il bimbo all’istituto, un foglietto con 80 La signora von Hoymar era la direttrice, insieme con Strick, della Casa dei Trovatelli di Mosca, in cui, accanto ad autentici trovatelli, erano ospitati in grande numero anche bambini e ragazzi orfani. NeH’originale tedesco, Clara commette un errore di lettura trascrivendo dagli appunti di Robert, e scrive «von Seymar». Negli appunti di Robert, molto sommari (cfr. Robert Schumann, Tagebileher, a cura di Gerd Nauhaus, vol. II, Stroemfeld/ Roter Stern, Basel - Frankfurt a.M. 1987, pp. 278-315), ai quali Clara attinge per redigere il testo qui tradotto (cfr. ibid., pp. 316-86), troviamo la forma esatta «von Hoymar». [N.d.T.]

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il numero corrispondente al nuovo arrivato. Un cartellino con quello stesso numero viene appeso al collo del bambino. La donna, nel frattem­ po, accoglie il bambino e se ne prende cura: lo porta nella camera attigua e subito lo lava, lo veste e lo affida alla balia. Tutte le mattine arrivano all’istituto circa venti balie, e accudiscono i bambini. Nello stesso tempo, è là pronto anche un prete che battezza il bambino qualora ciò si renda necessario. La madre non è obbligata a dire né il proprio nome né altro, e non le si domanda nulla: soltanto come si chiami o come debba chiamarsi il bimbo, e quale sia la sua religione. Questo è tutto. Mentre noi eravamo là, furono portati due bambini: i numeri 2.359 e 2.360 dell’anno 1844. Ogni giorno ne arrivano almeno 20, e in un anno se ne accolgono dai 7.000 agli 8.000. Restano là sei settimane; poi, ciascuno con la sua balia, vengono inviati in campagna dove rimangono fino al decimo anno di età. Per tutto quel periodo, la balia, che continua a prendersi cura del bambi­ no, riceve 2 rubli d’argento alla settimana. Se vuole tenere con sé il bam­ bino più a lungo, può farlo, ma in tal caso deve provvedere a proprie spese al suo sostentamento. Di rado le balie riconsegnano all’istituto i bambini, che così vengono avviati al mestiere di contadino, come avviene, in genere, per tutti i trovatelli. Ogni quattro settimane, un medico va in giro nei villaggi per controllare se i bambini vengano allevati bene e siano sani. Se qualcuno è malato, viene ricondotto in città e curato nel lazzaretto che si trova anch’esso nella Casa dei Trovatelli. Questo edifìcio è come una città a sé: ha le sue corsie ospedaliere, i suoi medici, le sue lavandaie, le sue cucitrici, in breve, là dentro abitano 7.000 persone. Non ci si può fare un’idea dell’imponenza e della vastità di quell’isti­ tuto, se non se ne ha una personale esperienza. In quel grande edificio e per quella moltitudine di bambini e ragazzi il signor von Strick è un padre e la signora von Hoymar una madre. Entrambi danno prova di un’alta nobiltà d’animo, e da tutti sono amati, stimati e onorati. Coloro che nel­ l’istituto vengono educati e istruiti fino alla cresima o anche oltre, acqui­ stano un grado di ufficiale fra gli altri orfani; le ragazze vengono formate alla professione di governante, e dopo aver lasciato l’istituto devono servire per sei anni com^ istitutrici presso qualche famiglia ragguardevole prima che sia loro consentilo di ritornare a Mosca o a Pietroburgo. Non dimenticherò mai l’impressione che provai in quella giornata! In primo luogo la grandiosità dell’istituto, l’imponenza dell’edifìcio, e poi l’avvicendarsi di opere di bene che quotidianamente vengono compiute in quel luogo. Infine, la profonda tristezza che si annida in quella situa­ zione: tutti quei bambini sono senza genitori, e in gran pane sono stati abbandonati dalla precisa e libera volontà di chi li ha messi al mondo. Tutto questo è spaventoso, ma la sensazione che si prova si addolcisce, quando ci si rende conto della bontà che i due sovrintendenti esercitano con tutto il cuore.

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Quell’istituto è un’immortale testimonianza della generosa bontà dell’imperatrice Caterina, che l’ha fondato. Dopo quella robusta visita itinerante che durò tre ore, eccoci seduti a desinare dal signor von Strick. Egli ci aveva fatto da guida per tre ore, malgrado la sua gamba di legno: durante la guerra, un colpo d’artiglieria gli aveva amputato una gamba. Mangiammo cibi squisiti, come sempre in casa Strick, ma alle 8 ci congedammo per ritornare in albergo, dove arrivammo stanchi morti. La mattina di lunedì 29 (17) aprile vennero a farci visita il dottor Lehnhold e un insegnante di pianoforte, Lemoch, un boemo che era stato accompagnatore di Angelica Catalani nelle sue tournées. Più tardi venne a prenderci il barone Meyendorff e andammo al Cremlino, a vedere il tesoro. In brevissimo tempo riuscimmo a vedere oggetti in così grande numero, che di pochi ora mi rimane il ricordo preciso. M’inte­ ressò soprattutto la Costituzione polacca che fu posta in uno scrigno ai piedi dello zar81, e inoltre corone d’incredibile sfarzo fra cui spiccava quella di Ivan III, e poi ancora uno scettro e una corona entrambi d’inestimabile valore, regalo di un imperatore bizantino. C’era anche la portantina di re Carlo XII nella battaglia di Poltava82, e moltissimi ogget­ ti curiosi appartenuti a Pietro il Grande. Ci colpì una chiave forgiata da Benvenuto Cellini, con il suo raffinatissimo lavoro in madreperla dal quale si riconosceva la mano del Maestro. Ammirammo molte sciabole di personaggi eminenti, troni, gemme che abbagliavano gli occhi, e an­ che una sala piena di antiche carrozze imperiali e regali, tutte autentiche. Ma non si può elencare tutto. Fui a desinare dalla contessa Bobrinskij, che mi era molto simpatica. Robert non mi accompagnò poiché non si sentiva bene. La contessa mi regalò qualche grazioso oggettino per le mie bambine. La sera furono da noi Rheinhardt e Marcou. Robert scrive a questo punto, e con ragione, «due amici negativi, che non fanno nulla ma in compenso parlano molto». Martedì 30 (18) aprile. A pranzo dal dottor Lehnhord. Poi da noi in albergo suonai con Kudelski alcune sonate di Beethoven e di Gade. Venne anche Genista — per noi, una visita sempre sgradevole. Mercoledì 1° maggio (19 aprile) provai le “Variazioni per due piano­ forti” di Robert insieme con Rheinhardt, che le suonò molto bene: almeno qualche passo fu reso da lui in maniera assai più in carattere con

81 Dopo la repressione della rivolta polacca del 1830-1832, lo zar Nicola I annullò la Costituzione liberale concessa ai polacchi dal suo predecessore Alessandro I nel dicembre 1815, e regnò in Polonia mediante lo Statuto Organico del 26 febbraio 1832, che poneva fine a ogni autonomia in Polonia. 82 II 27 giugno 1709 (8 luglio, secondo il calendario gregoriano), lo zar Pietro il Grande ottenne a Poltava una vittoria decisiva sull’esercito di Carlo XII re di Svezia.

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quella composizione di quanto non facesse Henselt. All’una, prova del Quintetto con Kudelski, Kretschmann, Amatov e N.N. Quest'ultimo grattava con tutte le sue forze. Per il pranzo di mezzogiorno, Robert andò al Club Inglese con il signor von Strick. Fu un pranzo tutto alla russa; dopo il desinare si giocò d’azzardo puntando alto, una consuetudine diffusa, in Russia, in ogni ambiente della buona società. La sera, soirée da madame Sinjavin; ospiti distinti e numerosi. Suonai molto, e molto bene, come annota Robert; ma mentre suonavo proseguiva la conversazione e i signori continuavano a giocare a whist nella stanza accanto. Madame Sinjavin, a conclusione della soirée^ aveva organizzato ancora una piccola lotteria, e anche a me toccò una bella vincita. Per tutta la serata, Robert fu sprofondato in contemplazione della principessa Bariatinskij, che aleggia come un «an­ gelo» nel suo quaderno di appunti così come nel suo cuore. Ma devo ammettere che era proprio bella. Quella sera Robert ideò una bella descrizione poetica della campana di Ivan Velikij, che tanto lo appassionava. Il giorno dopo, la signora von Sinjavin fece un regalo a mio marito; mandò una vettura perché lo conducesse a vedere la campana. Fu per lui una grande gioia, e io ne gioii con lui. Giovedì 2 maggio (20 aprile), all’una, demmo una matinée da noi. Avevamo invitato dalle trenta alle quaranta persone, e questa volta tutto andò liscio: vennero anche le dame di più alto rango, e volentieri, come mi sembrò. Il Quintetto di Robert aprì il concerto e piacque straordina­ riamente; lo avrei eseguito volentieri nel mio ultimo concerto, ma quella sala è troppo grande per la musica da camera. Al Quintetto seguirono alcuni pezzi per pianoforte solo suonati da me, e, a conclusione, le “Variazioni” di Robert suonate da me e da Rheinhardt. Quello fu un giorno lieto e fortunato; ricevemmo anche lettere da casa. Rheinhardt rimase a desinare da noi; a Robert ciò parve inopportuno, poiché egli era spossato, e lo ero anch’io. La sera passeggiammo lungo il boulevard Tverskoj. Venerdì 3 maggio (21 aprile), onomastico della zarina. Tempo splen­ dido. Alle 10 di mattina andammo alla Casa dei Trovatelli, dove l’arci­ vescovo in persona celebrò la messa. Noi eravamo in alto, in una galleria, con la signora von Stryk83, con Rheinhardt e con una certa signorina Ozorov che mi piacque molto. Di lassù potemmo vedere tutto, indistur­ bati. Fu una cerimonia in grande stile - canto liturgico in parte arcaico, 83 Mentre prima questo cognome è scritto da Clara in grafìa tedesca, «von Stock», da questo punto in poi, e per un certo numero di volte, il cognome appare in una grafìa adattata alla lingua russa e non meno legittima, «von Stryk». In seguito, ricompare la forma «von Stock». Riprodurremo fedelmente le varianti. [N.d.T.]

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in parte moderno. L’arcivescovo venne vestito in modo da impersonare Gesù Cristo, il che era semplicemente disgustoso; alla fine, tutti baciaro­ no la mano all’arcivescovo, e il governatore di Mosca fu il primo della serie. Erano presenti le alte cariche e i personaggi eminenti della città (soltanto uomini, naturalmente), e subito dopo la messa si fecero servire una ricca colazione in una bella sala dov’era stato collocato il ritratto della zarina adorno di splendidi fiori. Mentre quelli facevano colazione, con il signor von Stryk a capotavola, noi andammo nell’ala anteriore dell’edificio per visitare la Scuola delle Partorienti, la cui direttrice è la matrigna di Rheinhardt. Là possono farsi ricoverare tutte le donne in stato di avanzata gravidanza. Vi trovano le migliori cure, hanno subito assegnata una balia per il neonato, e dopo il parto possono rimanere là sei settimane o anche più, sino a quando non sappiano dove andare. Se non vogliono dire il proprio nome, nessuno le interroga in proposito. Se poi vogliono rimanere sconosciute e non essere neppure viste, arrivano con una maschera sul volto, ricevono subito una camera individuale e isolata, e possono portare con sé anche il proprio personale femminile di servizio. Tutto è così lindo e bene organizzato da suscitare una sensazio­ ne di letizia in chi guardi. Vi sono donne che a casa propria troverebbero forse ogni agio e benessere, ma non tranquillità e cure necessarie: ebbene, qui le trovano. Questo istituto è un degno pendant della Casa dei Tro­ vatelli. Quando ritornammo indietro, i notabili moscoviti erano quasi alla fine della loro colazione. Quando finalmente se ne andarono, ci sedem­ mo a una piccola tavola, il signor von Stryk trattenne là il coro perché ci cantasse ancora qualcosa, e così trascorremmo festosamente la fase di mezzogiorno. Dopo il pranzo vi fu anche una breve danza in nostro onore. Non posso fare a meno di menzionare le belle fragole che ci furono servite nel gelato come dessert La sera andammo al grande Teatro84 per vedere l’opera di Glinka85 “La vita per lo zar”. Il primo atto ha musica assai ben fatta, in particolare il bel terzetto; molte melodie dal taglio nazionale e popolare; la strumen­ tazione è debole, e gli ottoni prevalgono troppo; per il resto, una perso­ nalità musicale decisamente felice e sicura di sé. La seconda parte del­ l’opera era fiacca e priva di qualsiasi sviluppo drammatico. Si aggiunga una scenografìa povera, che però tendeva all’enfasi drammatica e perciò risul­ tava comica; nessun teatro d’opera tedesco l’avrebbe accettata. Dopo il teatro andammo in una rosticceria berlinese che serviva salsicce e prosciut­ ti: l’aveva scoperta il nostro Friedrich, con nostro grande piacere. 84 II Bol’soj. [N.d.T.] 85 Clara, in realtà, scrive «Clinica», mentre la grafìa esatta appare negli appunti di Robert Schumann già citati. [N.d.T.]

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Sabato 4 maggio (22 aprile). Ancora tempo splendido. Nostra visita alla signora von Sinjavin, alla quale Robert fece omaggio delle sue poesie. Poi, prova nella Sala dei Nobili, sotto la nostra supervisione. Dopo il pranzo, escursione con gli Stryk al monastero di Simonov. Un tipico monastero russo, tutto variopinto — alberi e sepolcri nel chio­ stro. Salimmo al piano alto della chiesa, da dove la nostra vista si apri alla meravigliosa visione di Mosca: dominavamo con lo sguardo la città, le sue innumerevoli cupole, i suoi innumerevoli campanili. Andammo a trovare l’abate, un uomo gioviale che ci invitò a bere il tè e infine ci fece dono di alcune vedute di Simonov. Alle 6 andammo al Vespro. Il canto dei monaci è caratteristico e inconfondibile: piano, con voce cupa e cavernosa, assolutamente monotono - cantano sempre la stessa cosa per cinque o sei ore. Quella musica è in parte barbarica e arcaica, in parte infantile, piena di ottave e di quinte. Robert, dopo il supplizio di due ore di quel canto, tagliò la corda (però quel canto è famoso, proprio grazie alla sonorità caratteristica che ho descritto); io lo seguii poco dopo, e con me anche gli Stryk. La liturgia russa della messa è la più massacrante che conosca. Dura come minimo due ore e mezzo, e in tutto questo tempo i presenti devono stare in piedi, e prosternarsi a terra continuamente. Non riesco a capire come persone dal fìsico debole possano sopporta­ re tutto questo! E poi, anche la liturgia della messa in sé è così monotona, così uniforme! Si ripete in maniera sempre identica, e la gente si fa il segno della croce mille volte, così come fa il popolo, per le strade, dinanzi a ogni immagine sacra. E in Russia, di immagini sacre ve ne sono persino di più che nei paesi cattolici. Robert se l’era svignata in tempo per vedere Mosca al tramonto; uno spettacolo che sollevava lo spirito assai più di quell’orribile canto di chiesa. Dopo quella visione, andammo tutti insieme a prendere il tè dagli Stryk, dove il signor Ozorov cantò in maniera orrenda canzoni popolari russe; d’altra parte, era un uomo molto simpatico. La nostalgia di casa, la voglia di andarcene da Mosca, ci tormentò acutamente negli ultimi otto giorni del nostro soggiorno in quella città. Contavamo le ore. Domenica 5 maggio (23 aprile). All’una, il mio ultimo concerto a Mosca. Suonai Assemblée*6. Poco pubblico, ma grande entusiasmo. Negli appunti di Robert leggo: «Klara [jzc] ha suonato bene, senza riser-*

86 L’Assemblée [de la noblesse} è lo stesso luogo più. volte menzionato da Clara come Sala dei Nobili o Sala de la noblesse. Il terzo e ultimo concerto tenuto da Clara a Mosca il 5 maggio (23 aprile) 1844 attinse in gran parte ai consueti programmi già presentati a Pietroburgo, ma aggiunse alcune novità significative: Fantasie uber Motive aus Rossinis “Semiramide” di Thalberg, il Caprice n. 1 sempre di Thalberg, un Notturno di John Field.

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ve». Suonai una nuova “Fantasie” di Thalberg, che avevo cominciato a studiare per la prima volta a Mosca. Anche un “Notturno” di Field piacque moltissimo. N. B. Stavo quasi per dimenticare madame Field, che venne a farmi visita. Ma negli ultimi anni di vita di Field ella era separata da lui, e non poteva dirmi nulla che mi fosse utile per capire la personalità di suo marito. Io la vidi una sola volta. Verso sera andammo a fare una bella passeggiata lungo il boulevard Tverskoj fino al ponte sulla Moscova, dal quale contemplammo ancora una volta e a lungo il Cremlino, e davvero ci abbeverammo a quella vista unica al mondo. Di là ci recammo alla pasticceria Pedolli, Robert per i giornali, io per ristorarmi con un gelato. Lunedì 6 maggio (24 aprile) ci facemmo fotografare87 per il cugino di Tver. Una delle fotografìe era molto somigliante, e gli abbiamo spedito anche quella. Quel giorno, per la nostra colazione, scegliemmo la rostic­ ceria berlinese. I cibi erano squisiti, proprio di nostro gusto. Mangiam­ mo anche formaggio caprino: certo una rarità in Russia. Congedo da Cerkov, un amabile gentiluomo. A desinare da Rheinhardt con il dottor Veh e sua moglie. Martedì 7 maggio (25 aprile). Il tempo era sempre splendido. Co­ minciarono i nostri preparativi per la partenza. Alla banca Brandenburg. Piccoli acquisti in una bottega di armeni e in un emporio russo. Poi andai con Lemoch all’istituto per il Colera, dove suonai. Mi arrabbiai moltissimo a causa del cattivo pianoforte e della stupidità di Lemoch. Non aveva fatto sostituire quello strumento, dopo che io avevo detto ad alta voce quel che ne pensavo non appena lo avevo portato là. Prima egli mi aveva detto che si trattava di un ottimo pianoforte, certo unicamente per motivi suoi che gli stavano a cuore. Ero furente! Congedo da Villoing. Poi, con il signor von Strick e Rheinhardt al Cremlino, per vedere la cattedrale dell’incoronazione e l’antico palazzo degli zar, chiamato Terem. Nella cattedrale era particolarmente preziosa l’immagine della Madonna. L’antico palazzo degli zar è notevole, costruito secondo un gusto tartarico e cinese; vedemmo anche la finestra dalla quale saltò giù il falso Dimitrij, e una preziosissima cappella interna al palazzo. Le camere hanno tutte decorazioni variopinte, e ogni cosa è stata conservata cosi com’era un tempo. Dopo la visita al Cremlino, andammo a desinare dal signor von Strick, che ci fece servire in tavola un porcellino da latte, un cibo delicatissimo - egli desiderava che assaggias­ simo per la prima volta quel piatto tipicamente russo. Dopo la cena andammo a far compere nel grande emporio “Gostinni Dvor”, e a dire

87 Di questi dagherrotipi inviati ai parenti di Tver non rimane traccia. [N.d.T.]

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addio al Cremlino. Rincasando, trovammo madame Rheinhardt: anche lei voleva prendere congedo da noi. Mercoledì 8 maggio (26 aprile), congedo da Marcou e Lemoch. Pri­ ma della partenza andammo in una trattoria russa dove trovammo il popolo autentico con le sue vere usanze nazionali. Cocchieri, artigiani, ecc., andavano e venivano e bevevano tè - noi mangiammo una cotolet­ ta, ma con un senso di profondo schifo, poiché là c’era una spaventosa sporcizia. Rheinhardt venne ancora a salutarci alla vettura, e finalmente, alle 10 e mezzo, partenza, dopo che avevamo detto addio al nostro caro buon Friedrich. Uscendo dalla città ci apparve il primo verde — come eravamo felici di ritornare in patria! Il tempo era magnifico! In tutti i giorni di viaggio ci accompagnò il più bel tepore primaverile. Splendide e chiare furono le notti. Giovedì 9 maggio (27 aprile), alle 6 della mattina, arrivammo a Tver. Eravamo così felici, che decidemmo di sostare e di trattenerci in città per andare a trovare Carl von Schnabel. Facemmo colazione in famiglia, e poi ci accompagnarono in barca lungo il Volga fino alla diligenza. In breve giungemmo a Torzok, e, la sera, a Visny e a Volocok, quest’ultima una graziosa città con molti canali88. Venerdì 10 maggio (28 aprile). Il tempo era sempre magnifico e le notti incantevoli, ma il servizio di diligenza insopportabile: soste spaven­ tosamente lunghe alle stazioni di posta, e regolarmente dopo un breve tratto di percorso si rompeva qualcosa nei finimenti dei cavalli, che i russi fabbricano esclusivamente con funi. In certi momenti stavamo per uscire dai gangheri. - Alle 11 di sera eravamo a Novgorod. Sabato 11 maggio (29 aprile): a mezzogiorno, un buon desinare al Pommeranja89. Abbiamo incontrato spesso locandieri tedeschi nelle sta­ zioni di posta. Questa volta la strada era incomparabilmente migliore che nel viaggio di andata. Di conseguenza anche il viaggio, benché molto lungo, non fu così faticoso. Verso sera attraversammo la ridente Sofìja90; alle 10 erava­ mo a Pietroburgo. Rimanemmo nella locanda delle diligenze. Domenica 12 maggio (30 aprile). La mattina andammo da Henselt. Come trovammo tutta diversa Pietroburgo, nella bella stagione! Sulla Prospettiva Nevskij ci stupì la bella pavimentazione di legno, che per­ mette alle vetture di andare al volo. 88 Per errore, Clara “sdoppia” in due città distinte la città di Visny-Volocok, che si trova a nord-ovest di Tver. [N.d.T.] 89 Stazione di posta sulla strada Novgorod-Pietroburgo. [N.d.T.] 90 Località a sud di Zarskoje Selo, residenza estiva degli zar. [N.d.T.]

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A casa di Henselt incontrammo Grofi, ipocondriaco, sgradevole per­ sona. Henselt ci suonò qualcosa del suo Concerto, e più tardi andammo con Henselt a desinare da Wirth, dove c’erano anche Gehling e sua moglie. Dopo aver pranzato, salimmo sulla torre deU’Ammiragliato, da cui si scorge un magnifco panorama - giù giù fino al mare. Ma era molto pericoloso salire quelle scale, e provammo sollievo quando fummo feli­ cemente ridiscesi. La sera passeggiammo lungo la Neva e poi andammo in un caffè dove leggemmo i giornali. Lunedì 13 (1°) maggio, visita mattutina di Grofi - noioso con le sue osservazioni. Più tardi andammo dai Wielhorsky, che ci accolsero con la cordialità di sempre. Da Bernard, Robert incontrò Haumann, il quale, mentre noi eravamo a Mosca, aveva dato concerti a Pietroburgo. Bernard raccontò a Robert una spassosa avventura che Haumann aveva avuto con Stieglitz. In seguito andammo all’agenzia dei battelli a vapo­ re, ma non ne trovammo alcuno su cui prenotare dei posti. Ci affasci­ nò la Neva. A desinare dagli Henselt. Madame Henselt è talvolta scortese e deci­ samente maleducata, e spesso molto avara. Ebbi con lei una discussione a proposito dei suoi cavalli: per risparmiarne le energie, preferisce non farli correre. Dopo il pranzo andammo a vedere alcuni strumenti nel negozio di Wirth. Uno non saprebbe che cosa scegliere: sono tutti così belli! Martedì 14 (2) maggio. Giornata piovosa. La mattina andammo con madame Henselt e con il dottor Schultz al Museo Zoologico. Noi salimmo su una vettura di piazza, ma madame Henselt e il dottor Schultz preferirono raggiungere il Museo facendosi condurre in barca lungo la Neva, e così furono improvvisamente assaliti da un tremendo acquazzone. Ci incontrammo di nuovo, tutti e quattro, al Museo. Anche noi avevamo avuto una piccola disavventura: un alterco con il nostro cocchiere, che io, in un primo accesso d’ira, avevo cominciato a schiaffeggiare. Il Museo Zoologico è certamente uno dei più belli e più grandi nel mondo. Il mio interesse fu attratto soprattutto da un gigantesco mam­ mut. Ci fu tra noi una piccola discussione: se i denti sparsi accanto all’immane scheletro fossero davvero denti, o piuttosto corna. Anche la camera cinese fu per noi di grande interesse: che splendide stoffe! Dopo la visita al Museo, andammo da Stòckhardt per prendere con­ gedo: era proprio venuto il momento di far le cose seriamente, e di prendere congedo dalla Russia con tutti i crismi. Ma quanti reciproci ostacoli fummo capaci di porre l’uno all’altra! Robert non si adattava all’idea di un viaggio per mare, e d’altra parte la via di terra era lunga e complicata, e tanto più affaticante!

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La sera, Robert andò con Grof? a una serata di musica da camera in casa di Albrecht (uno di Breslavia). Fra l’altro, si suonò anche un quar­ tetto di Robert. Rincasò alle 11. Mercoledì 15 (3) maggio. In quel giorno divampò tra me e Robert la “guerra marittima” cui accennavo. A desinare dagli Henselt. La mattina avevo fatto alcune compere con madame Henselt e madame Gehling. Regali per i nostri conoscenti. Il conista Eisner fece visita a Robert e lo pregò di concedere un’audizione a una pianista, la figlia di Simonsen consigliere di stato, per darle un consiglio: valeva o no la pena di mandarla a studiare alla Musikschule di Lipsia? Il bravo Eisner è un uomo eccellente! Purtroppo, vari ostacoli impedirono a Robert di appagare il suo desiderio. La sera andammo a casa di Wielhorsky, dove furono eseguiti i quar­ tetti di Robert91, purtroppo assai male. Fu anche l’occasione per cono­ scere la figlia di Wielhorsky, una simpatica signora. Fu l’ultima serata trascorsa in compagnia dei nostri sostenitori più valenti e leali. Michel ci fece divertire con la sua distrazione, anche se talvolta egli finge di essere distratto. Così ha una buona scusa per “dimenticare” gli inviti di persone sgradevoli. All’una e mezzo rincasammo. La notte era limpida e lumino­ sa. In quel periodo dell’anno, il sole tramonta a Pietroburgo verso le 10 di sera e sorge alle 2 della mattina. Giovedì 16 (4) maggio. Visita di Michelson, consigliere di stato, con la figlia - io non ero in casa. Alle 10 andammo in vettura, con Romberg e Mathieu Wielhorsky, a Zarskoje Selo. La stazione delle diligenze92 era brutta, ma la strada da Zarskoje a Pavlovsk era ridente. Tutta la zona è un possedimento del granduca Michele, ma è aperta al pubblico come luogo di svago. Non ci fu possibile vedere molto a Pavlovsk, poiché avevamo fretta di ritornare a Zarskoje Selo, dove, una volta arrivati, ci fu servita in casa del conte Wielhorsky (egli era di turno, quel giorno, come aiutante della granduchessa Leuchtenberg) una squisita colazione. Poi fummo con­ dotti in un lungo giro (una vettura con sedili su entrambi i lati, come dei divani) intorno al parco: un piacere non a tutti concesso, poiché al parco possono accedere soltanto i veicoli di Corte. Purtroppo, avevamo tanta fretta da riuscire a veder tutto soltanto di volata, poiché la sera avrei dovuto suonare in casa della granduchessa Elena. 91 I tre quartetti per archi di Robert Schumann, accomunati da un unico numero d’opera (op. 41) e dedicati a Felix Mendelssohn-Bartholdy, furono composti tutti nello stesso anno, 1842, e tutti pubblicati nel 1843. Non è possibile intuire, perciò, quanti e quali siano stati eseguiti (male!) quella sera. [N.d.T.] 92 La parola usata da Clara, «Bahnhof», potrebbe suggerire l’ipotesi che si sia trattato di un viaggio in treno, dal momento che tra Pietroburgo e Zarskoje Selo esisteva una delle prime linee ferroviarie in Russia. Varie considerazioni, soprattutto paesaggistiche, consigliano tuttavia un’altra interpretazione. [N.d.T.]

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Era una delizia, per noi, quel clima primaverile; peccato che io non mi sentissi bene. Riuscimmo a vedere il nuovo castello imperiale, ma solo dall’esterno, poiché era abitato. E di linea piuttosto semplice, so­ prattutto se confrontato con l’antico castello, colossale e dall’architettura sovraccarica. Quest’ultimo ha un’ampiezza immensa, ed è costruito se­ condo un gusto ibrido, ma all’interno offre molti motivi d’interesse. La cosa più interessante era la camera dello zar Alessandro: intendo, la sua camera da letto, dove tutto è rimasto così come egli lo lasciò. C’era poi una camera, o, per meglio dire, un salotto spazioso tutto ricoperto d’am­ bra: le pareti, tutto insomma. Quanto dev’essere costato! Di là ci facemmo condurre all’Arsenale: piccolo, ma ricco di oggetti di prima scelta, e mantenuto in buono stato. Un enorme sfarzo: si trat­ tava soprattutto di doni fatti allo zar. Fra gli oggetti più stupefacenti c’erano due selle i cui bordi erano tempestati di brillanti. Una delle due selle era un dono che il sultano aveva fatto allo zar dopo la pace di Adrianopoli93. C’erano anche molti doni di Napoleone. Di là fummo condotti alla rovina artificiale in cui è collocata la statua di Gesù Cristo, opera di Dannecker94. Non mi sembrò una grande opera d’arte, e la metà inferiore della figura era, direi, troppo grande in proporzione alla testa. La rovina era ridicola. Alle 3 ripartimmo, e alle 7 eravamo, con Henselt, dalla granduchessa Elena. Robert scrive nei suoi appunti: «Bella donna dal portamento regale, molto intelligente e istruita, dall’amabile conversazione». Sì certo: il fatto è che la granduchessa conversò quasi esclusivamente con Robert; credo che ella ami la conversazione maschile più di quella femminile. Suonai bene, anche se da quasi quattordici giorni non avevo toccato un pianoforte. Dalla granduchessa facemmo conoscenza con un certo conte Pahlen (figlio di quello che aveva congiurato contro lo zar Paolo)95 e con il principe Ozeev, uomo simpatico. Trascorremmo la serata dagli Henselt fino alle 11. In quella casa si è costretti a far da spettatori a continui combattimenti tra marito e moglie. Venerdì 17 (5) maggio. La mattina, visite di congedo da Bòhm e da Stòckhardt. Poi da Wirth, dove scelsi un pianoforte per me: mi costò 93 La pace di Adrianopoli (14 settembre 1829) segnò la fine della guerra russo-turca che durava dall’aprile 1828. 94 La statua di marmo, ultimata nel 1824, che la zarina vedova Maria Fedorovna voleva in origine collocare in una nuova chiesa di Mosca. Johann Heinrich von Dannecker (Stoccarda, 15 ottobre 1758-ivi, 8 dicembre 1841) studiò scultura a Roma e fu professore alla Karlsakademie di Stoccarda. Fu amico di Friedrich Schiller, che ritrasse più volte. [N.d.T.] 95 II conoscente degli Schumann era il conte Peter von Pahlen (1777-1864), ufficiale e diplomatico al servizio dello zar. Suo padre, Peter Ludwig von Pahlen (1746-1826), fu uno dei capi della congiura in cui rimase ucciso lo zar Paolo I il 5 aprile 1801. [N.d.T.]

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1.200 rubli. Di là mi recai all’Ospizio per Trovatelli, dove suonai per far piacere a Michel Wielhorsky. Avevamo molti impicci con i passaporti, ma il signor Koberwein ce li eliminò tutti. A desinare dagli Henselt; là prendemmo congedo dai Gehling. Mada­ me Gehling, negli ultimi otto giorni, si era mostrata molto cortese e servizievole con me: tutti i giorni aveva dedicato tre ore del suo tempo per accompagnarmi in giro a far compere. Dopo il pranzo scoppiò un gran temporale che purtroppo ci impedì di fare un’escursione alle isole; devono essere stupende. La sera, congedo da Michel Wielhorsky. Mathieu Wielhorsky era a Zarskoje Selo, e perciò non riuscimmo più a vederlo. Questo commiato ci pesava molto: quei due erano diventati amici così cari, per noi! A tarda sera vennero ancora da noi GroE e Henselt, per dirci addio. Henselt è stato per noi un personaggio più sconcertante che gratificante, poiché in lui l’artista si eclissa quando si tratta di guadagnare denaro.

Sabato 18 (6) maggio. La mattina ero ancora molto indaffarata a preparare i bagagli, e così Robert andò da Stieglitz96, dove gli accadde di fare una scenata a un impiegato rozzo e villano. All’una partimmo con il battello a vapore dopo aver detto addio ancora una volta ai due Romberg e a madame Henselt (la quale arrivò un minuto prima della partenza ancora con un’infinità di commissioni da sbrigare ecc.). Quella donna sarebbe stata felice di alzare le vele con noi, e subito, verso la Germania. Quale brulichio e andirivieni sul molo! Tutta quella umanità! Pietroburgo scomparve a poco a poco con i suoi bei campanili dorati, mentre noi sentivamo salire la commozione e l’intenerimento. Le spiagge della costa estone erano belle, e passammo proprio al largo di Peterhof e di Oranienbaum, ma erano troppo lontane perché le potessimo vedere bene. Alle 4 raggiungemmo Kronstadt, dove c’imbarcammo immediata­ mente sul grande piroscafo Alexandra, Là ci attendeva una grande tavola apparecchiata per il pranzo di mezzogiorno, che non era suf­ ficientemente ampia da potere accogliere tutti gli ospiti, poiché molti di costoro erano venuti soltanto ad accompagnare i loro congiunti o amici. Dopo il pranzo, i due più piccoli battelli a vapore (oltre a quello che aveva trasportato noi, ve n’era un altro che aveva trasferito i passeggeri sul Nicolaus, la cui partenza per Lubecca avrebbe avuto luogo contemporaneamente alla nostra) si mossero per ritornare a Pietroburgo. Si videro allora molte altre scene di commiato, finché non suonò la campana... e via! Questa volta partivano gli altri, e 96 II barone Alexander von Stieglitz era proprietario di una ditta di commercio e di cambio valute a Pietroburgo. [N.d.T.]

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toccava a noi, che eravamo sulla grande nave, rimanere. Eravamo (credo) 59 passeggeri. Il porto di Kronstadt è grandioso, con la flotta russa ancorata nelle sue acque; eppure, pur ricolmo di tante navi, mi parve desolato. La sera, invece, era splendido! Per questioni di passaporto fummo costretti a rimanere a Kronstadt fino a Domenica 19 (7) maggio, quando finalmente la nave partì. Aveva­ mo un’interessante compagnia di viaggiatori. In particolare, facemmo conoscenza con alcuni di loro: il principe Mecerskij di Mosca; un mecklenburghese, Hermes, insegnante di pianoforte a Mosca; la signo­ ra e la signorina Chambeau (vecchie conoscenze, queste, che già ho menzionato parlando di Pietroburgo); un giovane portoghese chiama­ to Borges di Castro, compagno di cabina di Robert; vari generali russi; la signora von Schloezer con i suoi tre bambini. Il principe Mecerskij era l’anima della conversazione, un uomo divertente, ricco di umori­ smo e di spirito. Ben presto la costa arretrò ai nostri occhi sino a scomparire, e solo di quando in quando incontrammo navi, e ancora molto ghiaccio nel golfo di Finlandia. Il nostro capitano si chiamava Schiitt, ed era quello il suo primo viaggio per Swinemiinde9798 . In tutta quella parte di traversata continuò a precederci di un breve tratto il Nikola?\ fino a quando la sua rotta si allontanò dalla nostra e lo perdemmo di vista. Nel pomeriggio, le nubi foriere di maltempo si addensarono e scop­ piò un temporale. Continuammo a navigare proprio nel bel mezzo della tempesta, con mio grande spavento: sarei ritornata indietro vo­ lentieri! L’uragano divenne così violento, e imperversò così veloce so­ pra di noi, che non fu possibile neppure ridurre la velatura, e la tem­ pesta ci spezzò in due un albero il cui troncone precipitò sul ponte superiore della nave con un fragore spaventoso. Per fortuna i marinai erano affaccendati sull’altra fiancata ^{'Alexandra, altrimenti l’inci­ dente avrebbe potuto provocare una strage. Il terrore era generale, benché il principe Mecerskij si sforzasse di conferire alla situazione un aspetto divertente. Ci eravamo radunati quasi tutti sotto la piccola

97 Allora porco prussiano alla foce dell’Oder, a nord di Scettino. Oggi è una cicca polacca, con il nome di $winouj$cie, e si crova esaccamence al confine con la Repubblica Federale di Germania. [N.d.T.] 98 Quesca nave, per due voice chiamaca Nicolaus da Clara, viene qui scricca nelfesarra forma russa craslitreraca. I nomi e le funzioni del Nikolaj e AAVAlexandra (sulla quale viaggiano gli Schumann) moscrano che si cracca di due navi “gemelle”: scessa ora e scesso porco di parcenza, percorsi paralleli per un lungo erano di navigazione, e i nomi dello zar e della zarina regnanci. [N.d.T.]

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tettoia sul ponte; soltanto alcuni, fra i quali Robert che diede prova di calma ammirevole, si erano rifugiati nei locali inferiori della nave. Dopo tre quarti d’ora la tempesta parve attenuarsi, ma nella notte che seguì essa riprese con tutta la sua forza e durò tre ore, durante le quali, però, noi tutti continuammo a dormire. La sera prima avevamo alla nostra sinistra l’isola di Gogland, e per tutta la notte navigammo nelle sue vicinanze. Lunedì 20 (8) [maggio]. Alcuni soffrivano di mal di mare - la mattina il tempo era freddo e inclemente, e tutti i passeggeri erano di pessimo umore. Nebbia assai fìtta sino alle 12, quando finalmente il sole lacerò il velo che lo nascondeva. Eravamo al largo, in mare aperto - quando si è su una nave si ha sempre un eccellente appetito, e per fortuna noi non soffrivamo il mal di mare, benché Robert, la mattina del primo e del secondo giorno, non si fosse sentito bene. Bel tramonto... Alle 11 della sera passammo accanto all’isola di Gotland. Sonno pas­ sabile durante la notte. Martedì 21 (9) maggio. Sempre molto freddo - in quel giorno si accentuarono il rollio e il beccheggio della nave - simpatici gruppi di viaggiatori sul ponte - i tre figli della signora von Schloezer erano allegri, giocavano con le arance - è confortante vedere come si crei, su una nave, uguaglianza tra i ceti sociali: nessuno si sente infastidito dalla presenza degli altri. Verso sera, le oscillazioni della nave si accentuarono a tal punto che cominciai ad avere una gran paura. Alle 11 di sera giungemmo in vista di Bornholm. Durante la notte, si può dire che nessuno godette di un sonno gran che tranquillo, poiché la nave, in primo luogo, oscillava paurosamente, e poi tutti erano impazienti di arrivare a destinazione la mattina seguente! Mercoledì 22 maggio", alle 6 della mattina, ci alzammo dal letto e trovammo fuori la luce più limpida e dolce; la nave stava procedendo magnificamente verso la nostra cara Germania. Fra tutti i passeggeri regnava un clima di grande letizia. Alle 6 e mezzo, prima apparizione della costa prussiana. La più bella mattina di primavera, non una nube in cielo. Poco dopo arrivò la lancia del pilota. Il pilota balzò sulla nostra nave e puntò diret­ tamente verso Swinemiìnde, nel cui porto entrammo finalmente alle 10 e mezzo. Una località ridente — un agevole approdo senza incidenti — comico e confuso affaccendarsi dei funzionari di dogana e miei timori,* 99 Uscendo dalle acque territoriali russe, entrando in quelle prussiane, e avendo così superato un confine invisibile tra l’oriente e l’occidente dell’Europa, Clara interrompe l’uso di numerare i giorni del mese con la doppia datazione limitandosi a seguire il calendario gregoriano. [N.d.T.]

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che subito si rivelarono vani. Su un piccolo battello a vapore navigammo fino a Stettino, attraverso la laguna baltica e poi lungo il fiume e in mezzo ai più graziosi villaggi100. Com’era ridente la riva sinistra dell’Oder! - Mai dimenticherò quel viaggio delizioso! Quella beatificante sicurezza confortata da un tempo splendido, un battello a vapore nuovo di zecca e tutto lindore in cui non si avvertiva alcun movimento provo­ cato dalla macchina, poiché era il cavo da rimorchio a essere azionato da una macchina. Alle 4, arrivo a Stettino. Per i passeggeri sbarcati, recapito e pied-à-terre, durante il breve soggiorno in città, all’Hòtel de Prusse, alquanto sgradevole come abitazione. La sera facemmo un bagno alle Terme Mauriziane. Fastidioso movi­ mento oscillatorio che persiste ancora a lungo nel corpo di chi è ormai già lontano dalla nave. Durante la notte, un violento temporale, e situa­ zione preoccupante nella nostra cameretta. Giovedì 23 [maggio]. Alle 2 del pomeriggio, arrivo a Berlino. Ci fermam­ mo a lungo da mia madre, Marianne Bargiel101, fino a mezzogiorno di Venerdì 24 [maggio], quando partimmo per Lipsia. Arrivo a Lipsia alle 7 di sera. Sabato 25 [maggio] impiegammo l’intera giornata a disfare i bagagli, e Domenica 26 maggio, festività di Pentecoste, alle 3 del pomeriggio, partimmo per Schneeberg102, che raggiungemmo verso le 10 di sera. Trovammo le nostre bambine addormentate - una deliziosa visione che ci colmò di gioia! La piccola Marie103 era tale e quale l’avevamo lasciata, sempre così buona e carina, ma Elise si era irrobustita e si era fatta una vera donnina; purtroppo, durante il nostro soggiorno a Schneeberg fu sempre indispo­

100 Doppiata l’isola danese di Bornholm, Y Alexandra piega verso sud in direzione di Swinemiinde, mentre il Nikolaj prosegue verso ovest per poi doppiare l’isola di Riigen (probabilmente, infilandosi nello stretto dello Strelasund) e approdare a Lubecca, sicché le due rotte dopo Bornholm divergono. Da Swinemiinde, gli Schumann risalgono il corso dell’Oder dalla foce a Stettino. Le lagune baltiche sono indicate da Clara con il loro tradizionale nome storico-geografico: «das Haff». [N.d.T.] 101 Marianne Tromlitz (Greiz, 17 maggio 1797-Berlino, 10 marzo 1872), madre di Clara, moglie in prime nozze di Friedrich Wieck (Pretzsch presso Torgau, 18 agosto 1785-Loschwitz presso Dresda, 6 ottobre 1873), padre di Clara da lei sposato nel 1816, già allieva del futuro marito come pianista, si separò da Wieck nel 1824, e nel 1825 sposò in seconde nozze il violinista August Adolph Bargiel (1783-1841). [N.d.T.] 102 Città nell’Erzgebirge, a sud-est di Zwickau. [N.d.T.] 103 Di Elise, che allora aveva tredici mesi, si è già detto. Marie (Lipsia, 1° settembre 1841-Interlaken, 14 novembre 1929), primogenita di Robert e di Clara, aveva allora due anni e nove mesi. Anche Marie divenne pianista. Gli altri figli di Robert e Clara (a parte quelli vissuti pochi giorni o nati morti) furono: Julie (1845-1872), che sposò uno studioso italiano e cattolico, il conte Vittorio Radicati di Marmorito; Emil (1846-1847); Ludwig (1848-1899); Ferdinandfl 849-1891); Eugenie (1851-1938); Felix (1854-1879). [N.d.T.]

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sta. Carl e Pauline104 si erano presi cura delle bimbe con il più dolce affetto, e questo saltava agli occhi. Lunedì, martedì e mercoledì il tempo fu così orribilmente piovoso da non permetterci di uscire di casa. Soltanto mercoledì fummo a desinare dagli Uhlmann, e la sera a cena in casa del dottor Otto, dove fui costretta a suonare su una specie di macinino105. Giovedì 30 maggio, congedo delle bambine da Schneeberg. Carl era seriamente indisposto, lui e sua moglie molto addolorati di dover perde­ re la compagnia delle bimbe. A Zwickau andammo a vedere, insieme con la piccola Marie, la chiesa da poco restaurata. Facemmo visita alla vecchia signora Lorenz, vedova del sovrintendente, e Robert vide anche alcuni conoscenti. Poi andam­ mo a Lipsia; dove ci attendeva la zia Emilie Cari106. Avevamo portato con noi anche una ragazza di Schneeberg, Elwine Breuel, come gover­ nante, perché in futuro io possa dedicarmi di più alFarte107. Eccoci dunque di nuovo con le nostre care bambine dentro le nostre quattro mura! Quale felicità, rivederci tutti insieme, e sani! La protezio­ ne di Dio ci accompagni nel nostro viaggio terreno e custodisca le nostre piccole. Venerdì 31 maggio fu F ultimo giorno delle nostre vacanze, e il tempo era meraviglioso.

104 Carl Schumann (Ronneburg, 12 giugno 1801-Karlsbad, 9 aprile 1849), fratello maggiore di Robert Schumann, era editore e libraio a Schneeberg. Aveva sposato Pauline Colditz (Pfannenstiel bei Aue, Erzgebirge, TI febbraio 1818-Schneeberg, 29 novembre 1879). [N.d.T.] 105 Johann Friedrich Uhlmann (1791-1873) era un commerciante di Schneeberg. Il dottor Otto (non ne conosciamo il prenome), medico circondariale di Schneeberg, prese parte ai moti rivoluzionari del 1849. [N.d.T.] 106 Emilie Tromlitz (1802-1885), sorella di Marianne madre di Clara, sposò nel 1828 il commesso di negozio Julius Eduard Carl. [N.d.T.] 107 Elwine Breuel, nata a Schneeberg 1’8 dicembre 1806 (data e luogo di morte sono ignoti), figlia del medico e farmacista Friedrich Wilhelm Breuel (1780-1826), fu dal giugno 1844 governante in casa di Robert e Clara Schumann. [N.d.T.]

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La campana di Ivan Velikij

I (1735) A Mosca, splendida città d’Oriente, svettano cento chiese verso il cielo, cento campane, vicine e lontane, effondon suoni vaganti nell’aria.

«Cristo è risorto», inneggiano devote con voce pia le mille e mille labbra, «è davvero risorto» si ode ancora voce che echeggia nel bacio fraterno, e il sole compie il suo viaggio, nel primo giorno di Pasqua che illumina Mosca.

Anch’io — dice un artista di gran senno — vorrei, a gloria altissima di Dio, un monumento innalzare, che con potentissima lingua altisonante ovunque annunci il Suo eterno nome: sia esso una campana, quale mai se n’è veduta al mondo, e che, sospesa sulla più alta guglia del Cremlino, alle generazioni il suo clangore benedicendo invii, e d’anno in anno del mio modesto nome dia memoria. Suona, campana, se un tuo zar, o Mosca, passa attraverso la tua porta; suona l’allarme, se la fiamma di rivolta nella tua cavità arde riflessa;

'ni

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suona, quando il nemico si avvicina... sì, suona, annuncia e accompagna gli eventi.

Come l’opera è viva nel suo intimo, con quanta forza tende al compimento! L’artefice vi attende giorno e notte con calda e assidua passione d’artista, spesso abbracciando la rigida massa.

Già le dà forma, e intorno al bordo spuntano fiori intrecciati in leggiadre ghirlande; rilievo han già, per mano del maestro, e dello zar [’effigie, con corona e scettro, e la zarina, e perché l’opera sia benedetta, in primo piano anche di Gesù Cristo l’effìgie campeggia.

Nella profonda officina sta la campana ancora, già pronta a respirare presto l’aria del cielo; mira ansioso il maestro alla beata ora che trarrà dalla terra la forma cui anela; e già nella città, di bocca in bocca, del gran lavoro la notizia scocca. E mille campanelle annunciano festose il dì, per festeggiar la lor sorella nel suo giorno natale; in fitte schiere pigiata, va la folla alla piazza di Ivan. Metropolita e clero fanno cerchio intorno al luogo in cui dovrà il maestro versar l’ultimo getto nello stampo, dove si vedon già le leve e gli argani che dovran trarre dal profondo al sommo di aeree altezze il gigantesco peso. Crepitano le fiamme; denso e molle cola il metallo fuso in forno ardente per dar corpo con agio a bronzea forma. Occorre tempo; ruscella il sudore a gocce dalla fronte del maestro. Quei che cantando attendono al lavoro, pur gli allegri garzoni d’officina, ammutoliscon tutti, muto è il popolo, muto fra tutti il mastro costruttore. Ecco, è compiuto, riempita è la forma;

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or si raffreddi la massa in fermento, per riprodurre, in pura fedeltà, le immagini create dal maestro. E subito, con energia congiunta, si afferrano le mani, ed i paranchi spingon, le leve tutte insieme ingranano, per muovere il colosso gigantesco da dove sta, sì che in alto si libri. Ecco, s'innalza: prima il grande anello che funi bene annodate sollevano... Ma un’ombra avvolge del maestro i sensi: patina grigia e scialba copre il bronzo, quasi irriconoscibile è il rilievo delle immagini poste in superfìcie, ed ora la campana si solleva solo a metà, quasi fin dove appare l’immagine del nostro Redentore.

S’apre una fenditura, via si scheggia un frammento, ed immobile nel fondo è quel che resta... Raccapriccio stringe la gente che fa cerchio ed il maestro. Oh, come afflitto egli volge via gli occhi, come il volto si vela, per non più guardare quell’orribile spettacolo! La madre, che nel suo dolore muto osserva il suo bambino nato morto, non può mostrar maggiore strazio in viso... Un uomo in veste talare si spinge sino a lui, e gli dice:

Tentasti ciò che non dovevi: un basso intento mascherasti come sacro. Non era Dio che volevi servire: solo alla vanità facesti omaggio. Sarà il tuo nome d’ora in poi deriso, con mille altri sarai dimenticato. Se vorrai compiere in nome di Dio un’opera, impara ad esser umile. L’artista ascolta le parole e tace, e mentre ormai la folla si disperde così egli si perde nella calca.

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11(1836) A Mosca, splendida città di Russia, d’una campana corre la leggenda: sì gigantesca, da far crollar giù la cupola che la reggeva, e poi, confitta nel terreno, da se stessa seppellita, così da penetrare d’anno in anno più a fondo nella terra. Su essa ancor vi sono altre leggende. Fra esse, quella d’un artista ardito che volle progettarla dando il meglio di sé, ma sfortunato fu nel getto... ed altre ancora.

Udì l’imperatore del gigante che gli dormiva in casa, nel Cremlino... «Voglio veder la campana» egli disse, con benevolo tono soggiungendo: “L’artista che ideò cosa sì grande merita onore al suo arduo ideale; non conta se gli arrise o no il successo. Alla luce del dì sia tratta l’opera che già sin troppo in un angusto scrigno sonnecchiò: dallo sforzo dell’artista una forma parlante il mondo acquisti”108. Poiché il sovrano alle sue decisioni è avvezzo a far seguir rapide azioni, ciò che si vuol che accada accader deve, vincendo ogni cautela o esitazione...

Si vedon presto allor braccia gagliarde muoversi a liberar la prigioniera, sì che, schiava giù in terra incatenata, il suo rango conquisti, e in piena luce viva respiri e a nuova vita ascenda.

108 Nel 1836, per ordine di Nicola I, lo Zar-Kolokol (“campana dello zar”) fu collocato su un basamento di granito, opera di Auguste Montferrand.

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Diario IV - 25 gennaio-31 maggio 1844

Là dove Mosca come in cento rivi dal Cremlino giù giù nella vallata si spande senza fine verso oriente, nel più alto e più bello dei suoi siti... in un gran duomo, vicino ai gioielli della corona e al tesoro imperiale... là essa ora sta. No, non si libra in aria, non dà suono... Ma quando al sorger del mattin di Pasqua tutte le giovani campane, sue sorelle, cantano inni al sacro giorno, un commovente, lieve suon rintocca (qualche fedele, in quel luogo, l’ha udito) come se, in sogno, essa sottovoce pregasse a gloria di Cristo risorto.

Ili Oh come a te somiglia, fonditore di campane, e al tuo destino, un altro maestro, di cui ho in mente la figura, proprio qui, dove a ogni passo m’inseguono grida di spiriti d’uomini uccisi. Non fu fonder campane il suo mestiere, ma al metallo era affine; amava scrivere con i cannoni, dettando a reami e a popoli (e a cadaveri nel sangue accatastati) il suo «lo voglio!», e questi del suo volere furon testimoni. Opporsi a lui non era buona cosa. Ben sapeva ottenere tutto ciò che voleva; ai suoi piedi, i cadaveri ne erano la prova.

Lo vedo sulle tue torri merlate, Cremlino, star con le braccia conserte... incendio nelle valli, sulle alture incendio, il cielo intorno tutto avvampa, e con nuovo vigor fiamma divampa, né si può spegner... la città una tomba, e qua e là l’ululato di un cane in cerca del padrone, e avvinazzata

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plebaglia, e (raro) un clamor di vittoria, sì, ma strozzato, come se la morte a forza lo traesse dalla gola...

Ma, sul Cremlino, non ti sussurrò uno spirito oscuro nell’orecchio: Hai mantenuto la parola data salendo al trono, hai dato libertà ai tuoi popoli, tu che lo potevi, tu, cui milioni chiedono il riscatto, con il tuo spirito e il tuo occhio d’aquila... hai mantenuto ciò che promettesti salendo al trono, tu, Napoleone? E fu a vantaggio del tuo amato popolo che tu a battaglia conducevi, certo della vittoria, fu per il suo bene che tu Enghien al piombo del carnefice consegnasti? fu per nobilitare il popolo, che tu chiamasti in armi legioni, da te inviate in sì remote zone... o non fu per te, e per te solo109? Più non riesce a sopportare ciò che dalle fiamme lo ammonisce, e sempre più pallida è la guancia, quanto più rossa, sempre più rossa, arde la vampa. Da ogni casa s’innalza l’incendio; ma egli, galoppando a briglia sciolta, varca Porta Petrovskij che arde tutta, e par che il fuoco gli bruci la staffa.

IV

Egli ha espiato sulla dura pietra come te, fonditore di campane; no, forse tutto puro non fu il suo

109 Louis-Antoine-Henri duca d’Enghien (Chantilly, 2 agosto 1772-Vincennes, 21 marzo 1804) fu fatto fucilare da Napoleone, che vedeva in lui un possibile animatore della reazione legittimistica. [N.d.T.]

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agire — e il tuo, lo era? - egli ha espiato, quando a Sant’Elena, con gli occhi spenti, ha baciato il ritratto del suo bimbo che dal cuore gli avevano strappato, dal suo cuore di padre; i cherubini dal cielo videro lo strazio, e dissero: come nessun mortale egli ha sofferto. Così a lungo è rinchiuso, reso immobile, remoto in mezzo al mare; sulla tomba la sentinella monotona annuncia: «Qui è sepolto un re, un imperatore...» ma in quel silenzio quasi svanì l’eco, e per anni fu spenta. Com’è simile, o fonditore, a te e al tuo destino il fato di quel dio delle battaglie!

A lui, di amica lode sazia, stanca di scherno ostile, agli uomini specchio di tutto ciò ch’è umano, Clio, che vede tutto dall’alto, lei che le sentenze esegue della storia universale, porge il suo serto all’eroe, e separa con giustizia gli errori e la grandezza, le zone d’ombra e le vivide luci. E a un re equanime, saggio, Clio parla nel cuore: è tempo - dice - che di lui il quale consacrò, a onor di Francia, il suo sangue in battaglia cento volte, le ossa, prima che in terra straniera vadan disperse, siano restituite ai suoi, al loro mondo, nella terra (com’egli, con parole commoventi, volle disporre nel suo testamento) che tanto amato egli aveva... fai questo, e diritto e giustizia onorerai.

Quasi a facilitargli il dolce compito, liscio e tranquillo si appiana l’oceano, e in armonia Tonde e i venti si alleano assicurando al nobile vascello

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Casa Schumann

rapida via; la bella alberatura non scuote, e vola sull’acqueo sentiero.». Sia plauso a te, principe di Joinville110, poiché fu davvero il più bel viaggio da te compiuto a gloria della Francia! Nel Duomo degli Invalidi di freschi fiori omaggio piove sopra una tomba recente, ogni cinque maggio111.

A lui, primo fra tutti gli Immortali, quei fiori freschi recano a schiere quelli che un tempo compagni leali in guerra al prode imperatore erano.

E dalla tomba muta qual sussurro di spiriti esce un suono: «Voi, miei cari e fedeli camerati, ringrazio per il dono». E ancor più sottovoce: «Presto, tutti con me! Oh, quanto a lungo già mi lasciaste solo, voi che sempre, come l’imperatore, esser pronti dovete... Presto, con me!». E l’ultimo soldato della Guardia aH’imperial tomba piega il ginocchio. Bagnò l’ultima lacrima il sepolcro sì amato. «Non vacillare, sii forte nell’animo...», era inutile dirlo, a quell’impavido. Presto i compagni lo portaron via, silenzioso cadavere. 1,0 Fran$ois-Ferdinand-Philippe-Louis-Marie d’Orléans, principe di Joinville (Neuil­ ly, 14 agosto 1818-Parigi, 16 giugno 1900), figlio di re Luigi Filippo di Francia, ufficiale di marina dal 1834, comandò nel 1840 la fregata La belle poule che trasferì in Francia da Sant’Elena le spoglie di Napoleone. [N.d.T.] 1,1 Nel 1841, Luigi Filippo fece collocare la salma di Napoleone nella cripta del Dòme des Invalides, una chiesa edificata nel 1676 dall’architetto parigino Jules Hardouin-Mansart (1646-1708) su incarico di re Luigi XIV. A Mansart si deve anche la reggia di Versailles. [N.d.T.]

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I Francesi dinanzi a Mosca

Sull’altura che domina la Moscova giù nel piano giunse alfine la Grande Armata, da lontano. Quando i soldati, ora, tutta distesa videro la città splendere al sole, cupole senza fine all’orizzonte, gioioso fu il clamor da fronte a fronte: Mosca, Mosca, la splendida città che ora si arrende e in preda a noi si dà.

Strinsero i ranghi e gridarono forte: è la più bella che ci tocchi in sorte fra le spose onorate, e il generale a noi la dona dopo quel dannato marciare. Qui spassarcela potremo: prima arriviam, tanto meglio staremo. Eppure là, come inchiodati, a lungo rimasero, pensando: un consigliere municipale verrà a dar la chiave della città... Ma nessuno arrivò. Là sostarono, immobili, due ore. L’imperatore era irato; alla fine varcò a cavallo di Mosca la porta, quasi gli fosse la città già offerta.

Poiché non si scorgeva anima viva, il sovrano fu invaso da paura,

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Casa Schumann

e non appena, entrato nel Cremlino, si sedette sul trono che Alessandro, lo zar, abbandonato avea da poco, gli parve che bruciasse come fuoco. E quando, molto ma molto lontano, vide un piccolo punto luminoso, disse: «Quella non è... non è una stella». E non appena guardò là di nuovo, il puntolino era una scintilla, ed egli disse: «Non mi piace affatto».

E non appena, per la terza volta, guardò là, già si udiva con clamore da ogni parte la parola «Fuoco!», e sempre più rabbioso e devastante ingigantiva il mostro fiammeggiante. Or tutto gli fu chiaro: egli era preso in una rete dal nemico tesa; lo zolfo ardente e un incendio sinistro erano ormai tutta la sua conquista. Forte allora gridò l’imperatore: «Ah, Rostopsin, Rostopsin!», e con furore sul pavimento picchiò il piede, «tu, Rostopsin, maledetto ingannatore, bel piatto preparasti alla mia cena! Oh, non mi fossi mai dato la pena di crederti leal, come ho creduto! Or, grazie a te, la mia guerra è perduta!»112.

112 II conte Fèdor Vasil’evic Rostopsin (Livnij, distretto di Orel, 23 marzo 1763Mosca, 30 gennaio 1826), generale dell’esercito russo, divenne sotto il regno di Paolo I capo di Stato Maggiore e ministro per gli affari esteri, e, nel 1799, primo ministro. Caduto in disgrazia nel 1801, fu destituito. Sotto il regno di Alessandro I (salito al trono il 3 marzo 1801) fu nominato nel 1812 governatore militare di Mosca, e quando, nella fase cruciale della campagna di Russia intrapresa da Napoleone, i Francesi giunsero alle porte di Mosca, Rostopsin, sia perché giudicava indifendibile tatticamente la città, sia per tendere una trappola al nemico, fece comunicare a Napoleone che Mosca si sarebbe arresa senza colpo ferire aprendo le porte all’invasore. Nel frattempo, invece, aveva già preparato il piano per l’incendio di Mosca, che divampò dal 15 al 20 settembre 1812. Nel 1814, Rostopsin accompagnò lo zar al Congresso di Vienna. Più tardi visse per alcuni anni a Parigi. Fu anche scrittore in lingua russa e in francese. [N.d.T.]

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Diario IV— 25 gennaio-31 maggio 1844

E presto, su quelFarido altopiano dal quale prima essa aveva veduto Fingannatrice, la fata Morgana, si vide ancor marciar la Grande Armata questa volta a ritroso, in ritirata. Così fedele a nessun’altra sposa, per quanto docile e bella, abbracciare volle Napoleone la magnifica sua creatura: lo spettro notturno con un bacio di fiamma a quel saluto rispose, e via cacciò, duro, implacabile, il cavalier crudelmente provato, di città in città, di terra in terra.

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Indice biografico

Albrecht Karl. Nato il 27 agosto 1807 a Poznan, morto il 24 febbraio 1863 a

Gatschina. Violinista, direttore e compositore. Compì gli studi a Breslavia; fu membro dell’orchestra locale e del teatro; divenne direttore assistente a Diisseldorf nel 1835. Nel 1838 a Pietroburgo ottenne la carica di direttore musicale al Teatro drammatico, poi direttore dell’Opera tedesca e russa. Diresse la prima rappresenta­ zione di “Russian e Ludmilla” di Glinka nel 1842. Dal 1845 direttore dei Concerti Filarmonici e dal 1845 maestro di canto a Gatschina. Alt Karl. Maestro di coro a Riga. Corrispondente locale delia «Neue Zeitschrift fiir Musik». Alvensleben Johann Ludwig Gebhard von. Nato il 7 settembre 1816 a Kalbe (Altmark), morto il 26 aprile 1895 a Kassel. Proprietario terriero, compositore dilettante e scrittore. Anacker August Ferdinand. Nato il 17 ottobre 1790 a Freiberg e morto nella stessa città il 21 agosto 1854. Studiò a Lipsia e successivamente fu attivo nella città come cantante, pianista, insegnante di musica. Maestro di coro della città e della cattedrale di Freiberg dal 1821. Fondatore dell’Accademia di Canto e riorganizzatore del Corpo Musicale della Montagna. Anger Louis. Nato il 5 settembre 1813 ad Andreasberg, morto il 18 febbraio 1870 a Liineburg. Pianista e compositore, allievo di J. N. Hummel; insegnante a Lipsia dal 1836 al 1842; poi organista e direttore musicale a Liineburg. Avé-Lallemant Johann Theodor Friedrich. Nato il 2 febbraio 1806 a Magdeburg, morto il 9 novembre 1890 ad Amburgo. Dal 1828 insegnante ad Amburgo, or­ ganizzatore delle manifestazioni musicali cittadine; membro del Comitato della Società Filarmonica dal 1837 al 1844; amico di Robert e Clara Schumann. Banck Cari Ludwig Albert. Nato il 27 maggio 1809 a Magdeburg, morto il 27 dicembre

1889a Dresda. Compositoree musicologo; critico musicale a Magdeburg, Berlino e Lipsia; insegnante di canto a Dresda dal 1840. Collaboratore della «Neue Zeitschrift fiir Musik» dal 1834 al 1837. Soprannominato da Robert Schumann “Kanpp” o “de Kanpp”. Bargiel August Adolph Anastasius (dopo la conversione dal cattolicesimo al luterane­ simo nel 1807 cambiò il suo nome in Anastasius Antonius Aloysius Bargel). Nato

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Casa Schumann il 1° novembre 1783 a Bauerwitz, nei pressi di Ratibor, morto il 4 febbraio 1841 a Berlino. Violinista, membro dell’orchestra del Gewandhaus dal 1810 al 1819. Aprì una scuola di canto e nel 1826 andò a Berlino come insegnante di musica. Dal 1824 secondo marito di Marianne Bargiel. Bargiel Ernst Amadeus Theodor Eugen. Nato il 28 febbraio 1830 a Berlino, morto il 22 dicembre 1907 a Bucarest. Figlio di Adolph e Marianne Bargiel, fratellastro di Clara Schumann. Emigrato in Romania. Bargiel nataTromlitz, Marianne. Nata il 17 maggio 1797 a Greiz, morta il 10 marzo 1872 a Berlino. Pianista, allieva di Friedrich Wieck, fu sua moglie dal 1816 al 1824 e da lui ebbe tre figli: Clara, Alwin e Gustav Wieck; dopo il divorzio sposò Adolph Bargiel.

Bargiel Woldemar. Nato il 3 ottobre 1828 a Berlino, dove morì il 23 febbraio 1897.

Compositore, fratellastro di Clara Schumann. Studiò con Dehn a Berlino e con Hauptmann, Moscheles, Rietz e Gade al conservatorio di Lipsia dal 1846 al 1850.

Docente di musica a Berlino e poi al conservatorio di Colonia dal 1859. Direttore d’orchestra e direttore della scuola di musica a Rotterdam dal 1865; professore all’Accademia di Musica di Berlino dal 1874. Barth Gustav. Nato a Vienna nel 1818, morto il 12 maggio 1897 a Franco forte sul Meno. Pianista, direttore d’orchestra e critico musicale. Direttore dell’Accademia Corale di Vienna dal 1843 al 1849. Sposò la cantante Wilhelmina von Hasselt. Barth Johann Ambrosius. Nato nel 1790 a Lipsia dove morì suicida il 1° dicembre 1851. Pubblicista a Lipsia e collaboratore della «Neue Zeitschrift fiir Musik» tra il 1° gennaio 1835 e il 30 giugno 1837. Baudissin nata Kaskel, contessa Sophie von. Nata il 27 luglio 1817 a Dresda dove morì il 9 dicembre 1894. Seconda moglie del conte Wolf Baudissin dal 1840, amica di Clara Schumann e madrina di Ludwig Schumann. Pianista e autrice di libri per bambini (sotto lo pseudonimo di “zia Aurelie”) e di racconti. Baudissin conte Wolf Heinrich Friedrich Karl von. Nato il 30 gennaio 1789 a Rantzau, morto il 4 aprile 1878 a Dresda. Inizialmente diplomatico in servizio in Danimarca dal 1810 al 1814, poi scrittore e traduttore. Tradusse opere medievali e poi i drammi di Shakespeare parzialmente in collaborazione con Dorothea Tieck. Dal francese tradusse tutte le commedie di Molière e dall’italiano opere di Gozzi e Goldoni. Beaulieu-Marconnay Karl Oliver von. Nato il 5 settembre 1811 a Minden, morto 1’8 aprile 1889 a Dresda. Diplomatico e scrittore di opere storiche. Studiò legge a Heidelberg e Jena dal 1831 al 1833. In servizio al Dipartimento di Giustizia di Oldenburg dal 1834; membro della Camera della Finanza dal 1841; nel servizio del governo di Weimar dal 1843 (come direttore del Dipartimento di Giustizia dal 1848, maggiordomo nel 1849; direttore del Teatro di Corte dal 1851 al 1857, istitutore della granduchessa nel 1853). Membro del Parlamento dal 1864 al 1866; trascorse gli ultimi anni a Dresda. Becker Constantin Julius. Nato il 3 febbraio 1811a Lipsia, morto il 26 febbraio 1859 a Oberlòssnitz. Compositore, scrittore impegnato soprattutto nel campo musicale e pedagogico. Studiò filosofia a Lipsia e poi fu allievo di C.F. Becker; insegnante di musica a Dresda dal 1818 al 1856; dal 1846 visse a Oberlòssnitz. Collaborò alla «Neue Zeitschrift fiir Musik».

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Indice biografico Becker Ernst Adolph. Nato il 6 agosto 1798 a Dresda dove morì il 31 luglio 1874. Studiò

a Lipsia dal 1818 al 1821; laureato in legge. Giudice istruttore deirautorità mineraria a Schneeberg dal 1830 al 1834; segretario del Ministero delle Finanze sassone a Dresda dal 1834 al 1836. Amico di Robert Schumann; pianista dilettante. Becker Nikolaus. Nato 1’8 ottobre 1809 a Bonn, morto il 28 agosto 1845 a Hunshoven. Figlio di un mercante; studiò legge a Bonn dal 1833; funzionario dell’Ordine Giudiziario a Colonia e Geilenkirchen; morto di tubercolosi. Behling (anche Beling). Direttore e compositore a Pietroburgo. Behrens Julius. Commerciante, pianista e compositore a Riga. Bendemann Eduard Julius Friedrich. Nato il 3 dicembre 1811 a Berlino, morto il 27 dicembre 1889 a Dusseldorf. Ritrattista e pittore di quadri a soggetto storico; allievo di Wilhelm von Schadow; professore all’Accademia d’Arte a Dresda dal 1838; direttore dell’Accademia a Dusseldorf dal 1858 al 1867. Amico di Robert e Clara Schumann. Bennett William Sterndale. Nato il 13 aprile 1816 a Sheffield, morto il 1° febbraio 1875 a Londra. Pianista inglese, direttore e compositore. Dal 1836 soggiornò diverse volte a Lipsia; fu allievo di Mendelssohn. Fondatore della Bach Society di Londra nel 1849; direttore musicale della Philarmonic Society nel 1856; direttore della Royal Academy of Music nel 1866. Berger Ludwig. Nato il 18 aprile 1777 a Berlino, dove morì il 16 febbraio 1839. Pianista e compositore; allievo di Clementi e altri; dopo una tournée e un viaggio a Londra si stabilì a Berlino nel 1815 e nel 1819 fu cofondatore della più recente Berliner Liedertafel. Insegnante di Mendelssohn, di Fanny Hensel, Taubért, Henselt, C. Bank, Henriette Voigt, Dorn, Nottebohm e altri ancora. Bernard Moritz. Nato nel 1794 a Kurland, morto il 9 maggio 1871 a Pietroburgo. Compositore e pianista; allievo di Field e Hàssler a Mosca dove poi divenne il direttore musicale della Cappella del conte Potocki. Fu a Pietroburgo dal 1822 e fondò una casa editrice musicale nel 1829 (successivamente rilevata da Jurgenson nel 1885) e nel 1840 il giornale «Der Nouvelist». BlaEmann Adolf Joseph Maria. Nato il 27 ottobre 1823 a Dresda, morto il 30 giugno 1891 a Bautzen. Pianista (allievo di Charles Mayer e Liszt) e compositore di musica per pianoforte. Nel 1843 diede concerti in Germania, poi divenne insegnante al conservatorio di Dresda; direttore dell’Euterpe a Lipsia dal 1862 al 1864; direttore musicale alla Corte di Sondershausen dal 1866 al 1867; poi direttore dell’Accademia corale di Dreissig a Dresda. Bloomfield lord John Arthur Douglas. Nato il 12 novembre 1802, morto il 17 agosto 1879 a Ciamhallta, vicino a Newport in Irlanda. Diplomatico inglese; inizialmente attaché a Stoccolma, poi segretario di legazione, incaricato di affari, emissario speciale e ministro autorizzato a Pietroburgo nel 1845; legato a Berlino negli anni 1851-60; ambasciatore a Vienna dal 1861 al 1871. Bóhm Franz. Nato nel 1789, morto nel 1846. Violinista e docente alla Scuola di Arte Drammatica a Pietroburgo. Bohrer Max. Nato nel 1785 a Mannheim, morto il 28 febbraio 1867 a Stoccarda. Violoncellista e compositore; tra il 1810 e il 1820 viaggiò in tutta Europa per concerti, primo violino nell’orchestra di Corte a Stoccarda dal 1832. BOttger Adolf. Nato il 21 maggio 1815 a Lipsia dove morì il 16 novembre 1870.

Poeta e traduttore; collaborò con Schumann per la stesura del testo dell’Oratorio Il Paradiso e la Peri.

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Casa Schumann Bournonville Auguste. Nato il 21 agosto 1805 a Copenhagen dove morì il 30

novembre 1879. Figlio del maestro di ballo Antoine Bournonville (1760, Lione1843, Fredensborg); fece il suo debutto come ballerino al Royal Theater di Co­ penhagen nel 1813; continuò a perfezionarsi nel ballo e nel violino a Parigi; ballerino solista e maestro di ballo a Copenhagen dal 1830; a Vienna dal 1855 al 1856; a Stoccolma dal 1861 al 1864; a Copenhagen fino al 1877; infine fu regista e nel 1870 mise in scena la prima rappresentazione danese del Lohengrin di Wagner. Brenner Friedrich. Nato nel 1815 a Eisleben, morto nel 1898 a Monaco. Organista e compositore; direttore musicale all’università e organista a Dorpat dal 1839 al 1893 dove gli fu tributato grande riconoscimento per aver sviluppato le attività musicali locali. Brockhaus Heinrich. Nato il 4 febbraio 1804 ad Amsterdam, morto il 15 novembre 1874 a Lipsia. Editore; coproprietario dal 1823 al 1849 e poi proprietario unico della ditta Brockhaus & Avenarius a Lipsia. Bulgarin Faddej Venediktovic. Nato nel 1789 nella provincia di Minsk, morto il 13 settembre 1859 nella proprietà Karlova nei pressi di Dorpat. Scrittore e giorna­ lista russo; inizialmente in servizio nell’esercito russo, polacco e francese; poi scrittore a Varsavia (scrisse in polacco); a Pietroburgo dal 1832. Dal 1823 editore dell’«Archivio nordico»; cofondatore (1825) ed editore dell’«Ape del Nord». Bull Ole Bornemann. Nato il 5 febbraio 1810 a Bergen in Norvegia, morto il 17 agosto 1880 a Lys, vicino a Bergen. Violinista norvegese, tenne moltissimi concerti in Europa e negli Stati Uniti. BOrck August. Nato il 1° febbraio 1805 a Lipsia, morto in un ospedale per malattie mentali a Colditz nel 1862. Scrittore e musicologo, collaborò alla «Neue Zeitschrift fiir Musik». Busch Friedrich Wilhelm. Uomo di legge; segretario dell’ufficio delle tasse di Amburgo. Musicista dilettante. Canthal August Martin. Primo flauto al Teatro di Amburgo. Carl nataTromlitz, Emilie. Nata il 4 marzo 1802 a Plauen, morta il 18 febbraio 1885 a Dresda. Sorella della madre di Clara Schumann; il 26 dicembre 1828 sposò Carl

Julius; visse a Dresda dal gennaio del 1862. Carl Julius Eduard. Nato il 24 febbraio 1800 a Falkenstein, morto il 13 maggio 1850

a Lipsia (trovato morto in acqua). Commerciante e commesso viaggiatore, sposò Emilie Tromlitz nel 1828. Catalani Angelica. Nata il 10 maggio 1780 a Senigallia, morta il 12 giugno 1849 a Parigi. Soprano italiana; fece il suo debutto a Venezia nel 1795; cantò a Firenze nel 1799 e a Milano alla Scala nel 1801; lo stesso anno andò a Lisbona dove sposò l’attaché francese Valabrègue; poi si trasferì a Parigi e in seguito a Londra nel 1806. Direttore del Teatro Italiano a Parigi dal 1814 al 1817; tenne molti concerti in Europa fino al termine della sua carriera, nel 1828. Chorely Henry Fothergill. Nato il 15 dicembre 1808 a Blackley Hurst (Lancashire), morto il 16 febbraio 1872 a Londra. Critico musicale inglese, musicologo; a Londra dal 1830; conoscente di Mendelssohn e Moscheles. Christern Karl. Nato nel 1812 ad Amburgo. Data di morte sconosciuta. Composi­ tore di Lieder e scrittore; editore degli «Hambuger Blatter fiir Musik»; scrisse per la «Neue Zeitschrift fur Musik».

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Indice biografico Colloredo-Wallsee conte imperiale Franz de Paula von. Nato il 29 ottobre 1799,

morto il 26 ottobre 1859 a Zurigo. Diplomatico austriaco, legato a Pietroburgo dal 1843 al 1847; presidente federale a Francoforte nel 1848; legato a Londra dal 1852 al 1856; ambasciatore a Roma fino al 1859; poi rappresentante alla Conferenza di pace a Zurigo dove morì improvvisamente. Constantin Bertha Carolina. Nata il 17 settembre 1818a Lipsia, data di morte non conosciuta. Figlia del mercante Friedrich Wilhelm Constantin e di Johanna Ca­ rolina, nata Seidenschnur; figlioccia di Friedrich Hofmeister; sposò Carl VoiGT nel 1841. Courlander Bernhard. Nato il 2 gennaio 1815 a Copenhagen, morto nel 1828 a Baltimora. Pianista danese; fece il suo debutto al Teatro reale di Copenhagen nel 1832; musicista di Corte nel 1842; nel 1846 fece una tournée negli Stati Uniti; docente di pianoforte al Peabody Institute di Baltimora. Cranz August Heinrich. Nato nel 1789, morto nel 1870. Fondatore (1813) e proprietario ad Amburgo del negozio di strumenti musicali e della casa editrice che porta il suo nome. Dahl Johann Christian Clausen. Nato il 24 febbraio 1788 a Bergen (Norvegia), morto

il 14 ottobre 1857 a Dresda. Paesaggista norvegese; a Dresda dal 1818; professore alPAccademia d’Arte dal 1820. Dannecker Johann Heinrich von. Nato il 15 ottobre 1758 a Stoccarda, dove morì 1’8 dicembre 1841. Scultore alla Corte di Stoccarda dal 1780; studiò a Roma dal 1785 al 1790; professore alla Karlsakademie. Amico di Schiller, che ritrasse diverse volte. David Ferdinand. Nato il 19 gennaio 1810 ad Amburgo, morto il 14 luglio 1873 a Kloster in Svizzera. Violinista e compositore; allievo di Spohr e di Hauptmann; membro dell’orchestra del Kònigstadt Theater a Berlino dal 1826 al 1829; poi primo violino nel Quartetto Lipphardt a Dorpat; primo violino dell’Orchestra del Gewandhaus a Lipsia dal 1835; insegnante al conservatorio di Lipsia dal 1843. Decker Konstantin. Nato il 29 ottobre 1810 a Fiirstenau, morto il 28 gennaio 1878 a Tolp (Pomerania). Pianista, compositore e critico musicale; studiò archeologia, scienze naturali e matematica a Berlino; professore di pianoforte a Pietroburgo dal 1838; poi a Konigsberg e a Stolp dal 1859. Dessoir nata Reimann, Therese. Nata il 12 giugno 1810a Hannover, morì il 7 aprile 1866 a Mannheim. Attrice inizialmente al Teatro reale di Hannover, dal 1832 a Lipsia dove sposò l’attore Ludwig Dessoir (Leopold Dessauer, 1810-1874) con cui si trasferì a Breslavia nel 1835. Successivamente si separò dal marito e tornò a Lipsia e a Mannheim dal 1845. Devrient Gustav Emil. Nato il 4 settembre 1803 a Berlino, morto il 7 agosto 1872 a Dresda. Attore (all’inizio apprendista nella fabbrica chimica di suo zio a Zwickau); debuttò a Braunschweig nel 1821; a Lipsia nel 1823; a Magdeburg nel 1828; ad Amburgo nel 1829; fu al Teatro di Corte a Dresda dal 1831 al 1868; tra il 1839 e il 1857 fece numerose tournée. Devrient nata Loth, Johanne Christiane. Nata il 21 agosto 1785 a Lipsia, dove morì il 10 ottobre 1857. Vedova dell’artigiano Johann Christian Devrient a Zwickau; domestica di Robert Schumann al “Roten Kolleg” a Lipsia dal 1836 al 1840. Madrina di Marie Schumann.

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Casa Schumann Dóhler Theodor. Nato il 20 aprile 1814 a Napoli, morto il 21 febbraio 1856 a

Firenze. Pianista austriaco e compositore; allievo di Czerny e Sechter a Vienna; tenne molti concerti in Europa tra il 1837 e il 1845; fu poi a Pietroburgo, Mosca e Parigi; dal 1848 a Firenze. Dòrffel Alfred. Nato il 24 gennaio 1821 a Waldenburg, morto il 22 gennaio 1905 a Lipsia. Pianista e musicologo; allievo del conservatorio di Lipsia. Custode della sezione musicale della biblioteca di Lipsia dal 1860. Laureato honoris causa nel 1885. DOring (Haring), Theodor. Nato il 9 gennaio 1803 a Varsavia. Morto il 17 agosto 1878 a Berlino. Attore, debuttò a Bromberg nel 1825; lavorò nei teatri di Breslavia, Mainz, Mannheim, Amburgo, Stoccarda, Hannover; dal 1845 fu al Hoftheater di Berlino. Interpretò ruoli comici e personaggi di carattere popolaresco. Dorn Heinrich Ludwig Edmund (o Egmont). Nato il 14 novembre 1804 a Konigsberg, morì il 10 gennaio 1892 a Berlino. Direttore e compositore, allievo di L. Berger, di Zelter e B. Klein; direttore musicale all’Opera di Konigsberg, di Lipsia (dove fu l’insegnante di teoria musicale di Robert Schumann negli anni 1831 e 1832), ricoprì in seguito lo stesso incarico ad Amburgo, Riga, Colonia e Berlino dove fu direttore all’opera di Corte, dal 1849 al 1869; più tardi si dedicò alla critica e all’insegnamento. Dreyschock Alexander. Nato il 15 ottobre 1818 a Zak in Boemia, morì il 1° aprile 1869 a Venezia. Pianista austriaco e compositore; allievo di Tomaschek; fece molte tournée in Europa dal 1838. Professore e direttore d’orchestra al conservatorio di Pietroburgo dal 1862. DOtsch Otto. Nato intorno al 1825 a Copenhagen, morì a Franco forte nel 1863. Compositore danese; studiò al conservatorio di Lipsia dal 1842 al 1847; poi andò in Russia come direttore nel 1848; più tardi divenne maestro del coro e direttore a Pietroburgo. Eberwein Karl. Nato il 10 novembre 1786 a Weimar dove morì il 2 marzo 1868.

Violinista e compositore, allievo di Zelter a cui era stato raccomandato da Goethe. Tenne dei concerti a casa di Goethe; più tardi fu direttore musicale a Weimar. Eckert Carl Anton Florian. Nato il 7 dicembre 1820 a Potsdam, morto il 14 ottobre 1879 a Berlino. Violinista, direttore e compositore, suonò in quartetto a Lipsia dal 1838 al 1841; accompagnò Henriette Sontag nella sua tournée negli Stati Uniti nel 1852. Fu direttore musicale all’Opera di Vienna dal 1853 al 1860 e direttore musicale alla Corte di Stoccarda dal 1860 al 1867; dal 1869 fu invece a Berlino. Eisner Karl. Nato il 19 giugno 1802 a Pulsnitz, morì il 23 gennaio 1874 a Dresda. Cornista e compositore; membro dell’orchestra reale a Pietroburgo fino al 1836; poi fece parte dell’orchestra reale a Dresda; ebbe un’intensa carriera concertistica. Ernst Heinrich Wilhelm. Nato il 6 maggio 1814 a Briinn, morì 1’8 ottobre 1865 a Nizza. Violinista e compositore; allievo di Mayseder e BOhm; visse a Parigi e dal 1845 soprattutto in Inghilterra; diede concerti in tutta Europa. Fu conoscente di Robert Schumann dal 1830. Faaborg Rasmus Christian. Nato il 5 ottobre 1811 a Naesbyhoved Molle, vicino a

Odense, morì il 20 ottobre 1857 a Copenhagen. Cantante d’opera danese; debuttò nel 1835, fu impiegato al Teatro reale di Copenhagen dal 1841.

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Indice biografico Fétis Francois-Joseph. Nato il 25 marzo 1784 a Mons (Hennegau), morì il 26 marzo

1871 a Bruxelles. Compositore e musicologo belga; direttore musicale a Bruxelles nel 1831; direttore del conservatorio dal 1833. Field John. Nato il 26 luglio 1782 a Dublino, morto 1’11 gennaio 1837 a Mosca. Pianista e compositore anglo-irlandese, allievo di Clementi che seguì a Parigi e poi a Pietroburgo nel 1802, dove diede lezioni di piano; fu a Mosca dal 1820; tornò poi a Londra nel 1832; fece molte tournée, tornò a Mosca dopo essersi ammalato a Napoli. Fink-Lohr. Cantante a Pietroburgo; solista alla Scala di Milano. Fischhof Joseph. Nato il 4 aprile 1804 a Butschowitz (Moravia), morì il 28 giugno 1857 a Baden, nei pressi di Vienna. Scrittore austriaco e pedagogo musicale. Studiò medicina e musica; professore di pianoforte al conservatorio di Vienna dal 1833. Flechsig Emil. Nato il 24 novembre 1808 a Wiesenburg nelle vicinanze di Zwickau, morì il 17 dicembre 1878 a Zwickau. Amico e compagno di scuola di Robert Schumann; studiò teologia a Lipsia, allievo al liceo di Zwickau dal 1831 al 1844; dal 1838 fu anche insegnante alla Biirgerschule. Diacono a St. Marien dal 1844, dal 1851 anche protodiacono alla Cattedrale di St. Catherine; si ritirò nel 1871. Robert Schumann utilizzò in parte la sua traduzione dell’opera di Thomas Moore Lallah Rookh per il suo oratorio II Paradiso e la Peri. Fleischer Eleonore Josephine Agnes. Nata il 12 gennaio 1824 a Lipsia, morì 1’8 dicembre 1843 a Gera nel dare alla luce un figlio. Figlia maggiore del primo matrimonio di Friedrich Fleischer, sposò nel gennaio del 1843 Moritz Semmel, fratello della sua matrigna e compagno di università di Robert Schumann. Fleischer Georg Friedrich. Battezzato 1’8 aprile 1794 a Lipsia, morto il 22 settembre 1863 a Reudnitz, vicino a Lipsia. Commerciante di libri; consigliere cittadino a Lipsia dal 1831 al 1860. Primo matrimonio con Johanne Marie Friedericke, nata Schaumburg; divorziato. Figli: Agnes, Càcilie Catherine (nata nel 1825), Cari Friedrich (1826-74), Isidora Emilie (nata nel 1828), Adele Henriette (nata nel 1829) e Gustav Wilhelm (1832-1859). Nel novembre 1840 si sposò una seconda volta con Therese Schumann, nata Semmel. Fleischer nata Semmel, Therese Marie. Nata il 2 settembre 1803 (o 1805) a Gera, morta il 22 febbraio 1889 a Dresda. Sposò Eduard Schumann, fratello di Robert, il 17 febbraio 1825; in seconde nozze sposò nel novembre 1840 Friedrich Fleischer. Frank Eduard. Nato il 5 dicembre 1817 a Breslavia, morto il 1° dicembre 1893 a Berlino. Compositore e insegnante formatosi a Lipsia, allievo di Mendelssohn nel 1834. Frege nata Gerhardt, Virginie Livia. Nata il 13 giugno 1818a Gera, morta il 22 agosto 1891 ad Abtnaundorf, nei pressi di Lipsia. Cantante; debutto nel 1833; studiò con Wilhelmine SchrOder-Devrient a Dresda nel 1834; fu ingaggiata al Teatro Kònigstadt a Berlino nel 1835. Dopo il matrimonio tenne concerti solo occasional­ mente. Interprete del ruolo della Peri nel Paradiso e la Peri di Robert Schumann. Friedrich Eduard Ferdinand. Nato nel 1816 o nel 1823 a Wiederau, nelle vicinanze di Lipsia; morto nel febbraio 1892 a Dresda. Pianista e compositore di musica da salotto; si ritiene fosse stato allievo di Chopin a Parigi. Tenne molti concerti a Magdeburg, Amburgo e Dresda. Friese August Robert. Nato il 28 aprile 1805 a Dresda, morto il 7 novembre 1848 a Lipsia. Editore a Dresda (rilevò l’azienda paterna nel 1825) e Lipsia (dal 1833 Ditta

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Casa Schumann Robert Friese e dal 1847 Robert Blum & Co.). Redattore della «Neue Zeitschrift fiir Musik» dal 1° luglio 1837. Fochs Ferdinand. Nato 1’11 febbraio 1811 a Vienna dove morì il 7 gennaio 1848. Compositore; allievo al conservatorio di Vienna; membro dell’orchestra dell’Opera reale. Fuchs J. Leopold. Compositore e insegnante di musica a Pietroburgo; originario della Sassonia. Corrispondente della «Neue Zeitschrift fiir Musik». Gade Niels Wilhelm. Nato il 22 febbraio 1817 a Copenhagen dove morì il 21

dicembre 1890. Violinista danese, direttore d’orchestra e compositore. Giunse a Lipsia con una borsa di studio del re nel 1843 e lì divenne il secondo direttore dell’orchestra del Gewandhaus. Successore di Mendelssohn come direttore dei Concerti del Gewandhaus nel 1847; ritornò in Danimarca nel 1848; direttore del conservatorio a Copenhagen. Amico di Robert Schumann. GarcIa Pauline. Vedi Pauline Viardot-GarcIa. Genista Joseph (Josif Josifovic). Nato nel 1810 circa, morto nel 1850 circa. Pianista russo, violoncellista, direttore d’orchestra e compositore, professore di pianoforte e (dal 1837) direttore del coro di Mosca. Gerke Anton Augusto vie. Nato il 21 agosto 1812 a Pulin, morto il 17 agosto 1870 a Pietroburgo (?). Pianista e insegnante di musica; allievo di Field, Klakbrenner, Ries e Moscheles, visse a Pietroburgo dal 1832; cofondatore della Società Sinfonica nel 1840; professore al conservatorio di Pietroburgo dal 1862 al 1870. Glaser Franz. Nato il 19 aprile 1798 a Obergeorgenthal (Boemia), morto il 29 agosto 1861 a Copenhagen. Violinista, direttore d’orchestra e compositore; allievo di Pixis. Direttore musicale di diversi teatri viennesi; dal 1830 direttore musicale al Teatro Kònigsstadt; dal 1842 direttore musicale di Corte a Copenhagen. Goldschmidt Otto. Nato il 12 agosto 1829 ad Amburgo, morto il 24 febbraio 1907 a Londra. Pianista e compositore; allievo di Mendelssohn, Chopin e altri; sposò Jenny Lind negli Stati Uniti nel 1852; fu a Dresda fino al 1858, poi a Londra; ricoprì l’incarico di direttore della Royal Academy of Music. Goldschmidt Sigismund. Nato il 28 settembre 1815 a Praga, morto il 26 settembre 1877 a Vienna. Pianista austriaco e compositore; allievo di Tomaschek; a Berlino e Parigi; intorno al 1850 assunse l’incarico di operatore di banca che già era di suo padre. Gótze Franz. Nato il 10 maggio 1814 a Neustadt/Orla, morto il 2 aprile 1888 a Lipsia. Violinista e cantante; allievo di Spohr; membro dell’orchestra reale di Weimar dal 1831 ; studiò poi per diventare cantante d’opera; primo tenore al Teatro reale di Weimar dal 1836 al 1852; insegnante di canto al conservatorio di Lipsia dal 1852 al 1867, poi insegnante privato. Griepenkerl Friedrich Konrad. Nato il 10 dicembre 1782 a Peine, morto il 6 aprile 1849 a Braunschweig. Si occupò di estetica; allievo di N. Forkel a Gottingen; dal 1808 insegnante di lingua e letteratura a Hofwil (Svizzera); al Catharineum di Braunschweig nel 1816; dal 1821 associato, dal 1825 professore ordinario di filosofia e materie umanistiche. Fondatore di un’accademia di canto; editore delle opere per clavicembalo e organo di J.S. Bach. Griepenkerl Wolfgang Robert. Nato il 4 maggio 1810 a Hofwil (Svizzera), morto il 16 ottobre 1868 a Braunschweig. Scrittore; figlio di Friedrich Konrad Griepenkerl;

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Indice biografico studiò a Berlino; conseguì il dottorato a Jena nel 1839; assistente dì storia dell’arte e letteratura al Collegio Carolineum; dal 1844 professore al ginnasio di Braunschweig. Grimm August Theodor von. Nato il 25 dicembre 1805 a Stadtilm (Turingia), morto il 28 ottobre 1878 a Wiesbaden. Scrittore; studiò filosofìa, storia e, dal 1827, lingue a Pietroburgo. Viaggi in Germania, Francia e Italia dal 1832 al 1835; dopo il suo ritorno, direttore degli studi e tutore del granduca Konstantin e della granduchessa Alexandrine; viaggiò attraverso la Russia, la Siria, la Grecia e l’Algeria con Konstan­ tin dal 1845 al 1847; dal 1847 consigliere di stato e tutore dei gran principi Mikhail e Nikolaj; dal 1852 fu a Dresda; dal 1858 al 1860 di nuovo istitutore a Pietroburgo, poi a Berlino. GroB Johann Benjamin. Nato il 12 settembre 1809 ad Amburgo, morto il 1° settembre 1848 a Pietroburgo. Violoncellista e compositore; membro del Quartetto Lipphardt a Dorpat (1833-35), poi dell’orchestra imperiale a Pietroburgo. Grund Friedrich Wilhelm. Nato il 7 ottobre 1791 a Elbing, morto il 24 novembre 1874 nella stessa città. Violoncellista, direttore d’orchestra e compositore; fondatore dell’Accademia Corale di Amburgo nel 1819; direttore dei Concerti della Filarmo­ nica ad Amburgo negli anni 1828-63. Gulomy (anche Goulomy), Jéròme Louis. Nato il 22 giugno 1821a Pernau (Livonia), morto il 10 ottobre 1887 a Biickeburg. Violinista di origine russa; diede concerti in Germania nel 1842, in Olanda, Gran Bretagna, Norvegia, Svezia e altri paesi negli anni 1843-46. Primo violino del principe di Biickeburg dal 1853; direttore musicale di Corte e professore di musica dal 1866. Hafner Carl Magnus. Nato il 23 novembre 1815 a Kornneuburg, morto il 15 gennaio

1861 ad Amburgo. Violinista austriaco; allievo di Mayseder e Jansa a Vienna; ad Amburgo dal 1839, dove fondò il primo quartetto d’archi a esibirsi regolarmente in pubblico (con Lòwenberg, Pollak e Sack). Halm Friedrich (pseudonimo di barone Eligius Franz Joseph von Munch-Bellinghausen). Nato il 2 aprile 1806 a Cracovia, morto il 22 maggio 1871 a Vienna. Poeta, novelliere e drammaturgo austriaco. Harkort nata Anders, Auguste. Nata nel 1794 a Elberfeld, morta il 7 maggio 1857 a Dresda. Moglie di Karl Friedrich Harkort; padrona di casa molto colta; mecenate di scrittori e musicisti. Harkort Karl Friedrich. Nato nel 1788 a Eberfeld, morto il 29 febbraio 1856 a Lipsia. Commerciante e proprietario di una ditta a Lipsia con filiali in tutto il mondo. Hàrtel Hermann. Nato il 27 aprile 1803 a Lipsia dove morì il 4 agosto 1875. Avvocato e libraio; dal 1835 coproprietario (con il fratello Raimund) della ditta Breitkopf & Hàrtel, editori musicali e fabbricanti di pianoforti; fondatore dell’Associazione di Belle Arti a Lipsia. Hàrtel Raimund. Nato il 9 giugno 1810 a Lipsia dove morì il 9 novembre 1888. Fratello di Hermann Hàrtel; editore musicale; con la ditta Breitkopf & Hàrtel dal 1832; coproprietario dal 1835; si ritirò nel 1880. Primo matrimonio con Marianne Louise, nata Gòring; secondo matrimonio con Wilhelmine Friederike Louise, nata Haufe (1835-82). Hartmann nata Zinn, Emma Sophie Amalia. Nata il 22 agosto 1807 a Copenhagen dove morì il 6 marzo 1851. Autrice di Lieder (con lo pseudonimo di Mrs. Palmer); divenne prima moglie di Jens Peter Emilius Hartmann il 2 dicembre 1829.

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Casa Schumann Hartmann Jens Peter Emilius. Nato il 14 maggio 1805 a Copenhagen dove morì il

10 marzo 1900. Compositore danese e direttore d’orchestra di origine tedesca; studiò giurisprudenza e musica; compì un viaggio attraverso la Germania nel 1836. Codirettore del conservatorio di Copenhagen; suocero di Niels Wilhelm Gade. Haumann Theodor. Nato il 3 luglio 1808 a Gent, morto il 21 agosto 1878 a Bruxelles. Violinista e compositore belga, fece studi di legge e ottenne un dottorato nel 1830; andò a Parigi; fece frequenti tournée. Dopo il 1836 non si esibì più in pubblico. Hauptmann Moritz. Nato il 13 ottobre 1792 a Dresda, morto il 3 gennaio 1868 a Lipsia. Violinista, compositore, teorico e scrittore. Allievo di Spohr; violinista nell’orchestra di Corte a Dresda dal 1812 al 1815; insegnante di musica del principe Repnin a Pietroburgo dal 1815 al 1820; di nuovo a Dresda dal 1820 al 1822; membro dell’orchestra di Corte e insegnante di teoria musicale e composi­ zione a Kassel dal 1822 al 1842; maestro del coro alla Chiesa di S. Tommaso a Lipsia dal 1842; insegnante di teoria musicale al conservatorio di Lipsia dal 1843; redattore della «AUgemeine Musikalische Zeitung». Heinefetter Sabine. Nata il 19 agosto 1809 a Mainz, morta il 18 novembre 1872 a Illenau in una clinica per malattie mentali. Cantante; debuttò a Francoforte sul Meno nel 1825, poi venne ingaggiata a Kassel; proseguì gli studi a Parigi e in Italia; successivamente nel 1835 lavorò al teatro di Dresda; fece una tournée nel 1836 e dal 1842 si ritirò dal palcoscenico. Hejberg (Heiberg), Johan Ludvig. Nato il 14 dicembre 1791 a Copenhagen, morto il 25 agosto 1860 a Bonderup vicino a Ringsted sul Seeland. Scrittore danese; studiò scienze naturali a Copenhagen dal 1809; conseguì il dottorato in filosofìa nel 1817 con una dissertazione su Calderón; studiò musica e teatro a Parigi dal 1819 al 1822; lettore di lingua e letteratura danese all’università di Kiel; drammaturgo a Copenha­ gen dal 1828; professore di estetica e letteratura all’Accademia Militare di Copenha­ gen dal 1830 al 1836; direttore del Teatro reale dal 1849 al 1856. Hejberg nata Patges, Johanne Luise. Nata il 22 novembre 1812 a Copenhagen dove morì il 21 dicembre 1890. Debuttò come ballerina al Teatro di Copenhagen nel 1823; debuttò come attrice nel 1826; lavorò fino al 1864 come attrice e fino al 1874 come direttore. Sposò Johan Ludvig Hejberg. Helene Pavlovna nata principessa Charlotte von Wurttemberg, granduchessa di Russia. Nata il 9 gennaio 1807 a Pietroburgo, morta il 2 febbraio 1873 sempre a Pietroburgo. Sposò nel dicembre 1823 il granduca Mikhail Pavlovic, fratello di Alessandro I e Nicola I. Ebbe un’educazione musicale e studiò con Henselt nel 1839; si adoperò moltissimo per la musica a Pietroburgo. Helsted Eduard. Nato 1’8 dicembre 1816a Copenhagen, morto nella stessa città nel 1900. Violinista danese e compositore; membro dell’orchestra reale a Copenhagen dal 1838; primo violino dal 1863; professore al conservatorio dal 1869. Hensel nata Mendelssohn-Bartholdy, Fanny. Nata il 15 novembre 1805 ad Ambur­ go, morta il 14 maggio 1847 a Berlino. Sorella di Felix Mendelssohn-Bartholdy; sposò il pittore Wilhelm Hensel nel 1829; pianista e compositrice. Henselt Adolph. Nato il 9 maggio 1814 a Schwabach (Baviera), morto il 10 ottobre 1889 a Warmbrunn (Slesia). Pianista e compositore; allievo di Hummel e Sechter; tenne molti concerti e fu insegnante di pianoforte a Pietroburgo dal 1838. Hering Karl Eduard. Nato il 13 maggio 1807 a Oschatz, morto il 26 novembre 1879 a Bautzen. Insegnante di musica, organista e compositore; studiò teologia a Lipsia

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Indice biografico e contrappunto con Weinling, poi proseguì gli studi a Dresda; organista della Chiesa luterana e insegnante al seminario di Bautzen dal 1839; compose oratori e altre opere corali. Herrmann Friedrich August. Nato il 3 agosto 1814 a Dresda dove morì il 31 ottobre 1871. Laureato in giurisprudenza, avvocato a Lipsia e poi a Dresda; amico di Robert Schumann. Sposò in prime nozze Antoine Schmidt, vedova Hàussler (nata nel 1811 a Lipsia e sepolta nella medesima città il 9 marzo 1842); in seconde nozze, nell’aprile 1848, sposò Malwine Albertine, nata Leonhardt (nata nel 1827 a Grimma). Herrmann Gottfried. Nato il 15 maggio 1808 a Sondershausen, morto il 6 giugno 1878 a Lubecca. Violinista e pianista, direttore d’orchestra, compositore e or­ ganista alla Marienkirche di Lubecca dal 1831; direttore dell’orchestra di Corte a Sondershausen dal 1844 al 1852; poi direttore musicale e a periodi direttore del Teatro cittadino di Lubecca; fu inoltre direttore della Società Bach di Amburgo. Hesse Adolph Friedrich. Nato il 30 agosto 1809 a Breslavia dove morì il 5 agosto 1863. Organista, direttore e compositore. Organista alla Chiesa di S. Elisabetta a Breslavia dal 1827; a S. Bernardino, sempre a Breslavia, dal 1831. Direttore dei Concerti sinfonici dell’orchestra locale. Dal 1844 tenne concerti in Inghilterra, Francia e Italia come organista. Hilf Christoph Wolfgang. Nato il 6 settembre 1818 a Bad Elster dove morì il 1° gennaio 1912. Violinista e direttore. Prima tessitore, poi allievo di David a Lipsia; violinista nell’orchestra del Gewandhaus dal 1838 al 1841; primo violino a Bad Elster; successore di suo padre come direttore dell’orchestra locale dal 1852 al 1892. Hiller Ferdinand. Nato il 24 ottobre 1811 a Francoforte sul Meno, morto 1’11 maggio 1885 a Colonia. Compositore, pianista, direttore e saggista; amico di Robert e Clara Schumann. Attivo a Dresda dal 1844; poi a Dusseldorf come direttore d’orchestra e in seguito a Colonia. Autore dell’oratorio Die Zerstdrung Jerusalems [La distruzione di Gerusalemme]. Hirschbach Hermann. Nato il 29 febbraio 1812a Berlino, morto il 19 maggio 1888 a Gohils, nei pressi di Lipsia. Compositore, critico musicale, collaboratore della «Neue Zeitschrift fùr Musik»; redattore del Musikalisch-Kritisches Repertorium a Lipsia dal 1843 al 1845. Hoffmann Johann. Nato nel 1805 a Berlino, morto nel 1865. Cantante e a periodi direttore del Teatro a Riga, dal 1855 direttore del Teatro nellajosephstadta Vienna. Hofmeister Johann Friedrich Karl. Nato il 24 gennaio 1782 a Strehlen, morto il 30 settembre 1864 a Reudnitz presso Lipsia. Editore musicale, fondò nel 1807 l’omonima casa editrice che nel 1852 passò a suo figlio. Homeyer L. Joseph Maria. Nato il 18 settembre 1814a Kreuzeber (Eichsfeld), morto il 5 ottobre 1894 a Duderstadt. Organista e compositore, tenne molti concerti, talvolta anche direttore per il Duca di Lucca. Homilius Friedrich. Nato il 15 ottobre 1813 in Sassonia, sconosciuta la data di morte. Cornista membro della banda militare a Dresda dal 1830 al 1838, da quell’anno fino al 1876 primo corno nell’orchestra del Teatro reale di Pietroburgo, dal 1873 al 1899 professore al conservatorio, oltre che direttore della Società Filarmonica. Horseley Sophie. Nata nel 1820 circa. Figlia minore di William Horseley; amica di Felix e Cecilia Mendelssohn-Bartholdy. Horseley William. Nato il 15 novembre 1774 a Londra dove morì il 12 giugno 1858. Organista e compositore inglese, cofondatore del club dei Concentores Sodales

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Casa Schumann

(1798-1847), e nel 1813 della Società Filarmonica di Londra; organista in varie chiese londinesi; dal 1822 membro del comitato dei professori dell’Accademia Reale di Musica; editore della collezione Vocal Harmony, che comprende le Cantiones sacrae di By rd e altre opere. Jacobi Johann. Nato il 1° maggio 1805 a Konigsberg, morto il 6 marzo 1877 nella

stessa città. Studiò medicina a Konigsberg e Heidelberg; medico generico a Konigsberg; scrisse commentari politici dal 1830. Tra le altre cose favorì una costituzione per la Prussia. Membro dell’Assemblea Nazionale Prussiana nel 1848, dell’Assemblea Nazionale Tedesca nel 1849; accusato di alto tradimento, poi assolto. Membro dell’opposizione nella seconda camera del parlamento prussiano dal 1863; imprigionato diverse volte per questioni politiche; si ritirò dalla vita pubblica nel 1871. Jahn Otto. Nato il 16 giugno 1813 a Kiel, morto il 9 settembre 1869 a Gottingen. Filologo classico, archeologo e musicologo. Lettore privato a Kiel nel 1839, profes­ sore associato a Greifswald nel 1842; professore ordinario nel 1845; a Lipsia dal 1847 al 1851; a Bonn nel 1855, a Berlino dal 1867. Kahle Carl Hermann Traugott. Nato nel 1806 a Dessau, data di morte sconosciuta.

Pianista e insegnante a Dessau; dal 1831 fu a Konigsberg come organista. Kahlert Karl August Timotheus. Nato il 5 marzo 1807 a Breslavia, dove morì il 29

marzo 1864. Scrittore e compositore, si occupò di estetica musicale. Studiò legge, storia, filosofia e storia letteraria; nel 1832 fece tirocinio alla Corte d’Appello provinciale; professore di filosofìa all’università di Breslavia dal 1840 al 1846; collaborò a «Càcilia», all’«Allgemeine Musikalische Zeitung» e alla «Neue Zeitschrift fiir Musik». Keferstein Gustav Adolph. Nato il 13 dicembre 1799 a Kròllwitz vicino a Halle, morto il 19 gennaio 1861 aWickerstadt, vicino Apolda. Teologo e pedagogo; autore di saggi di estetica e di critica musicale (con gli pseudonimi di dr. K. Stein, dr. Peregrinus Jocosus); inizialmente diacono alla Chiesa della Guarnigione di Jena; poi ministro a Wickerstadt. Collaborò alla «Neue Zeitschrift fiir Musik». Kellner Gustav. Nato nel 1809 a Weida, morto il 24 febbraio 1849 a Weimar. Pianista e compositore; direttore musicale a Potsdam; professore di pianoforte a Weimar dal 1838. Kindermann August. Nato il 6 febbraio 1816 a Potsdam, morto il 6 marzo 1891 a Monaco. Cantante d’opera; il primo ingaggio lo ottenne a sedici anni come membro del coro dell’Opera di Corte a Berlino, dove Spontini gli affidò i primi soli. Al teatro cittadino di Lipsia arrivò come secondo basso e poi primo baritono nel 1839 e rimase fino al 1846; poi fu all’Opera reale di Monaco. Kirchner Theodor Fiirchtegott. Nato il 10 dicembre 1823 a Neukirchen, vicino a Chemnitz, morto il 18 settembre 1903 ad Amburgo. Compositore; allievo di Robert Schumann al conservatorio di Lipsia; organista a Wintertur dal 1843 al 1862; poi direttore d’orchestra e del Teatro musicale a Zurigo, Wiirzburg, Lipsia, Dresda e Amburgo. Kistner Cari Friedrich. Nato il 3 marzo 1797 a Lipsia, morto il 21 dicembre 1844 nella medesima città. Editore a Lipsia, proprietario del negozio di musica H.A. Probst dal 1831; dal 1836 fondò la ditta Kistner. Cofondatore del conservatorio di Lipsia.

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Indice biografico Kittl Johann Friedrich. Nato 1’8 maggio 1806 a SchloE Worlik (Boemia), morto il

20 luglio 1868 in Polonia. Studiò legge, più tardi composizione con Tomaschek a Praga; dal 1840 si dedicò esclusivamente alla musica; direttore dal 1842 al 1846, poi professore al conservatorio di Praga. Klengel August Alexander. Nato il 27 gennaio 1783 o il 29 gennaio 1784 a Dresda, morto il 22 novembre 1852 nella stessa città. Organista e compositore; allievo di Clementi che accompagnò a Pietroburgo. Rimase lì fino al 1811; poi a Parigi, Dresda (1814), Londra (1815); organista alla Chiesa di Corte a Dresda dal 1816. Klengel Moritz Gotthold. Nato il 4 maggio 1794 a Stolpen, morì a Lipsia il 10 maggio o il 14 settembre 1870. Violinista; membro dell’orchestra del Gewandhaus dal 1814 al 1868; insegnante al conservatorio di Lipsia. KloE Cari Johann Christian. Nato 1’8 febbraio 1792 a Mohrungen vicino a Eisleben, morto il 26 aprile 1853 a Riga. Organista e compositore; studente di Tiirk a Halle; si presentò in pubblico come violinista e pianista. Lavorò a Lipsia, Konigsberg, Elbing, Danzig, Dresda e Kronstadt. Dal 1840 fu per lo più in viaggio. Kossmaly Cari. Nato il TI luglio 1812 a Breslavia, morto il 1° dicembre 1893 a Stettino. Compositore e saggista; allievo di Zelter, L. Berger e B. Klein; diresse le orchestre dei teatri di varie città; direttore d’orchestra e insegnante a Stettino dal 1846. Scrisse per la «Neue Zeitschrift fùr Musik». Kràgen Philipp Heinrich Cari. Nato il 17 maggio 1797 a Dresda dove morì il 14 febbraio 1879. Pianista e compositore; inizialmente tutore a Varsavia; dal 1817 fu a Dresda; appoggiato da Friedrich Serre; nel 1853 ottenne la carica di pianista di Corte. Padrino di Julie Schumann. Kreutzer Konradin. Nato il 22 novembre 1780 a Messkirch (Baden), morto il 14 dicembre 1849 a Riga. Compositore e direttore d’orchestra; allievo di Albrechtsberger a Vienna; direttore musicale a Stoccarda e Schaffhausen, Donaueschingen e vari teatri viennesi dal 1822 al 1840; direttore musicale a Colonia dal 1840 al 1846; tornò a Vienna tra il 1846 e il 1849; poi a Riga. KrOger Eduard. Nato il 9 dicembre 1807 a Liineburg, morto 1’8 novembre 1885 a Gottingen. Organista, compositore e saggista; studiò filologia a Berlino e Gottin­ gen; fu insegnante di scuola superiore a Emden e Aurich dal 1830; redattore della «Neue Hannoversche Zeitung» nel 1848; direttore musicale e bibliotecario all’uni­ versità di Gottingen dal 1849; professore dal 1861. Kroger Wilhelm. Nato il 5 agosto 1820 a Stoccarda dove morì il 17 giugno 1883. Pianista e compositore; a Parigi dal 1845 al 1870; tornò poi a Stoccarda per diventare pianista di Corte e insegnante al conservatorio. Kudelski Karl Mathias. Nato il 17 novembre 1805 a Berlino, morto il 3 ottobre 1877 a Baden-Baden. Violinista; studente di E. Rietz e Lafont; inizialmente membro dell’orchestra del Teatro Kònigsstadt a Berlino; membro del quartetto d’archi Lipphardt a Dorpat dal 1830; direttore al Teatro imperiale di Pietroburgo dal 1839; primo violino e direttore a Mosca dal 1840 al 1851, poi a Baden-Baden. Kufferath Hubert Ferdinand. Nato 1’11 giugno 1818 a Mùlheim/Ruhr, morto il 23 giugno 1986 a Bruxelles. Compositore; allievo di Schneider, Mendelssohn e David; direttore della Società Corale maschile di Colonia dal 1841 al 1844; poi a Bruxelles, dove venne nominato professore di composizione al conservatorio nel 1871. Kuhne Ferdinand Gustav. Nato il 27 dicembre 1806 a Magdeburg, morto il 22 aprile 1888 a Dresda. Scrittore e critico; studiò filosofìa a Berlino dove scrisse per la

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Casa Schumann

«Preussische Staatszeitung»; redattore della «Zeitung fiir die elegante Welt» a Lipsia dal 1853 al 1842; a Dresda dal 1856. Simpatizzò per il movimento “Jungen Deutschland”. Sposò Henriette Harkort il 16 maggio 1841. Kummer Friedrich August. Nato il 5 agosto 1797 a Meiningen, morto il 22 agosto 1879 a Dresda. Violoncellista e compositore; allievo di Dotzauer e B. Romberg; oboista (1814) e poi violoncellista (1817-64) all’Orchestra di Corte di Dresda. Labitzky Joseph. Nato il 4 luglio 1802 a Schonefeld vicino Eger, morto il 18 agosto

1881 a Karlsbad. Compositore di danze; violinista nella Kurorchester a Marienbad, poi a Karlsbad dove fondò nel 1834 una sua orchestra con cui intraprese anche tournée. Lampadius Wilhelm Adolph. Nato il 29 novembre 1812a Freiberg, morto il 7 aprile 1892 a Lipsia. Dottore in filosofìa, sacerdote a Lipsia; maestro di catechismo alla Chiesa di St. Peter; insegnante alla scuola cittadina. Autore di una biografìa di Mendelssohn. Landsberg (vero nome Landberger), Ludwig. Nato nel 1807 a Breslavia, morto il 6 maggio 1858 a Roma. Violinista di formazione, fu a Parigi nel 1832, a Roma nel 1835 dove sosteneva tutti i musicisti tedeschi che giungevano nella capitale. Latrobe (de La Trobe), Johann Friedrich Bonneval. Nato nel 1769 a Chelsea vicino a Londra, morto nel 1845 a Dorpat. Studiò medicina a Jena; a Livonia come istitutore privato nel 1795; in seguito si dedicò ad attività musicali inizialmente a Dorpat; compose musica sacra (Mendelssohn pubblicò lo Stabat Mater e l’Agnus Dei}) Lieder, musica da camera e per pianoforte. Proprietario di una collezione di autografi. Lehnhold dottor. Proprietario di un negozio di strumenti musicali a Mosca. Lemoch Vinzenz. Nato il 7 febbraio 1792 a Networzic (Boemia), data di morte sconosciuta. Pianista e compositore formatosi a Praga; organista del monastero benedettino a Breunau, nei pressi di Praga; insegnante privato a Lemberg; accom­ pagnatore di Angelica Catalani dal 1820; riprese di nuovo gli studi con Salieri a Vienna; a Mosca come docente privato; tornò a Vienna negli ultimi anni. Lenz Wilhelm von. Nato il 1° giugno 1809 a Riga, morto il 19 gennaio 1883 a Pietroburgo. Pianista e scrittore; iniziò gli studi a Riga; allievo di Liszt a Parigi (1828); di Moscheles a Londra (1829); studiò legge a Dorpat e Mosca; divenne consigliere di stato in Russia. Autore di diversi libri su Beethoven. Leuchtenberg granduchessa Maria Nikolaevna von. Nata il 18 agosto 1819, morta il 21 febbraio 1876. Figlia maggiore dello zar Nicola I; sposò il duca Maximilian Eugen Joseph Napoleon von Leuchtenberg il 14 luglio 1839. Dopo la morte di questi (novembre 1856) sposò il conte Grigori Stroganov; visse a Firenze dal 1860. Lewy Cari. Nato nel 1823 a Losanna, morto il 20 aprile 1883 a Vienna. Pianista austriaco, compositore di pezzi da salotto. Figlio di Eduard Constantin Lewy. Lewy Eduard Constantin. Nato il 3 marzo 1796 a St. Avold/Moselle, morto il 3 giugno 1846 a Vienna. Cornista; primo corno nell’orchestra dell’opera di Corte di Vienna dal 1822; professore al conservatorio. Padre di Carl, Melanie e Richard Lewy. Lewy Richard. Nato nel 1827 a Vienna, dove morì il 31 dicembre 1893. Cornista,

membro dell’orchestra di Corte dal 1840; poi sovrintendente e direttore all’Opera di Corte e insegnante di canto.

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Indice biografico Lichnowski principe Felix Maria Vincenz Andreas von. Nato il 5 aprile 1814, morto

il 19 settembre 1848 a Francoforte sul Meno (assassinato dai rivoluzionari). Uf­ ficiale prussiano dal 1834 al 1838; visse in Spagna, Francia e Portogallo; membro della Curia dei Signori nel primo Parlamento unificato di Prussia nel 1847; membro dell’Assemblea Nazionale di Franco forte nel 1848. Intimo amico e compagno di viaggi di Liszt; scrittore. Lichtenstein Martin Heinrich Karl. Nato il 10 gennaio 1780 ad Amburgo, morto il 3 settembre 1857 sul mare vicino a Kiel. Scienziato naturalista; studiò medicina a Jena e Helmstadt; fece spedizioni in Sud Africa dalle quali ritornò in Germania nel 1806. Professore di zoologia a Berlino nel 1811 ; direttore del museo di zoologia nel 1813; fondatore dello Zoo di Berlino (costruito nel 1841-44). Appassionato di musica e finanziatore di eventi musicali a Berlino. Lipinsky Karol Józef. Nato il 4 novembre 1790 a Radzyn, vicino a Lublino; morto il 16 dicembre 1861 a Orlow, nei pressi di Lemberg. Violinista polacco e compositore; direttore musicale a Lemberg; fece numerosi concerti. Konzertmeister all’Orchestra reale e all’Orchestra della Hofkirche a Dresda dal 1839 al 1859. Lipphardt Cari von. Nato nel 1778 circa. Proprietario terriero e signore del maggio­ rascato di Rathshof vicino a Dorpat; formato alla scuola di guerra “Pfeffel” a Colmar; più tardi maresciallo in Livonia. Lipphardt Carl Eduard von. Nato nel 1808 a Dorpat, morto il 15 febbraio 1891 a Firenze. Figlio di Cari v. Lipphardt; proprietario terriero; collezionista d’arte e mecenate, cognato di Ferdinand David. Studiò scienze naturali e medicina a Dorpat, poi letteratura, linguistica e storia dell’arte a Berlino e Bonn (qui insieme ad A.W. von Schlegel). Nei suoi lunghi anni di viaggi attraverso l’Italia acquistò una ricca serie di pitture e incisioni che formarono la sua collezione privata a Dorpat. Dopo un viaggio attraverso la Germania e l’Italia, finalmente si stabilì a Firenze. List Caroline (chiamata Lin[n]a). Nata nel 1828. Figlia di Friedrich e Caroline List. List nata Seybold, Caroline. Moglie di Friedrich List; emigrò a Parigi con i suoi figli il 24 maggio 1838. List Elise. Nata il 1 ° luglio 1822 a Stoccarda, morta il 4 gennaio 1893 a Monaco. Figlia di Friedrich e Caroline List; studiò canto a Parigi e Milano; il 27 marzo 1845 sposò l’industriale austriaco Gustav Moritz Pacher von Theinburg (1808-52); visse a Vienna e Schónau; si trasferì a Parigi dopo la morte del marito. List Emilie. Nata il 10 dicembre 1818a Tiibingen, morta il 14 dicembre 1902 a Monaco. Figlia di Friedrich e Caroline List; amica di Clara Schumann; più tardi istitutrice nella famiglia del conte Rodiczky, presidente della commissione militare federale a Francoforte. Visse poi a Monaco con la madre e la sorella. List Friedrich. Nato il 6 agosto 1789 a Reutlingen, morto suicida il 30 novembre 1846 a Kufstein. Economista; emigrato negli Stati Uniti nel 1825; console americano a Lipsia dal 1833 al 1837, qui si adoperò per la costruzione della ferrovia da Lipsia a Dresda; dal 1837 visse a Parigi; dopo il 1840 a Stoccarda e dal 1842 ad Augsburg; dopo aver tentato invano di raggiungere una posizione sociale stabile si suicidò durante un viaggio sulle Alpi. Lobe Johann Christian. Nato il 30 maggio 1797 a Weimar, morto il TJ luglio 1881 a Lipsia. Musicista, compositore e scrittore; membro dell’orchestra di Corte di Weimar dal 1811 al 1842 (flauto e viola); professore e direttore della sua scuola

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Casa Schumann

musicale a Weimar dal 1842; redattore della «Allgemeine musikalische Zeitung» dal 1846 al 1848; poi insegnante di composizione e saggista musicale a Weimar. Lóbmann Franz. Nato nel 1804 o nel 1811 a Volschau (Niederlausitz), morto nel 1878. Violinista e compositore; inizialmente violinista nell’orchestra del Teatro di Berlino; poi maestro di coro e direttore musicale a Riga. Lorenz Oswald. Nato il 30 settembre 1806 a Johanngeorgenstadt, morto il 22 aprile 1889 a Winterthur. Organista, insegnante e saggista; studiò teologia a Lipsia dal 1825 al 1828; poi organista nella Georgen e Johanniskirche, amico di Schumann e suo sostituto come redattore della «Neue Zeitschrift fiir Musik» dal 1838 al 1839 e nel 1844. Nel 1844 si trasferì a Winterthur; insegnante di canto e organista fino al 1878. Lose nata Gottschalk, Arnoldine. Nata nel 1787 a Lipsia, morta nel 1861 a Co­ penhagen. Vedova dell’editore musicale Cari Christian Lose (senior, 1787-1835), assunse la direzione della casa editrice con P.W. Olson (Lose & Olson) finché l’incarico passò a suo figlio Cari Christian Lose (junior, 1821-92). Lóvenskiold barone Hermann Severin von. Nato il 30 luglio 1815 a Holdenjernvàrk (Norvegia), morto il 5 dicembre 1870 a Copenhagen. Organista e compositore danese; studiò a Copenhagen, Vienna e Lipsia; tornò in Danimarca nel 1841; organista di Corte a Christiansborg dal 1851. Luttichau barone WolfAdolfAugust von. Nato il 16 marzo 1786 a Ulbersdorfvicino a Schandau, morto il 16 febbraio 1863 a Dresda. Ispettore generale delle foreste della Corte di Sassonia; direttore generale dell’orchestra reale e direttore del Teatro di Corte a Dresda dal 1824 al 1862. L’vov Alexej Fjodorovic. Nato il 25 maggio [5 giugno] 1799 a Revai, morto il 16 [28] dicembre 1870 a Romanovo, nei pressi di Kovno. Violinista russo, direttore d’orchestra e compositore, dal 1834 aiutante personale di Nicola I, dal 1837 direttore generale dell’orchestra della Chiesa imperiale; fino al 1861 direttore musicale di Corte. Lyser Johann Peter (Ludwig Peter August Burmeister). Nato il 2 ottobre 1803 a Flensburg, morto il 29 gennaio 1870 ad Altona. Scrittore di novelle e pezzi di musica; pittore; studiò anche recitazione. Nel 1821 divenne sordo; visse ad Amburgo e Lipsia (1831-35), a Dresda (1835-45), a Vienna (1845-53), poi ad Altona. Amico di Robert Schumann e collaboratore della «Neue Zeitschrift fiir Musik» con lo pseudonimo di Fritz Friedrich. Maczewsky Alexander. Nato a Mitau, morto 1’8 giugno 1879. Direttore d’orchestra, saggista, compositore. Allievo di Hauptmann a Lipsia, più tardi direttore musicale

a Zweibrucken e Kaiserlautern. Marcou Charles. Violoncellista; studiò con Duport al conservatorio di Parigi; a

Mosca dal 1822. Marschner Heinrich August. Nato il 16 agosto 1795 a Zittau, morto il 14 dicembre

1861a Hannover. Compositore e direttore d’orchestra; a Dresda dal 1820 (direttore musicale dal 1824); dal 1827 fu al Teatro cittadino di Lipsia, direttore d’Orchestra alla Corte di Hannover dal 1831 al 1859. Martinov. Ufficiale e pianista dilettante a Pietroburgo. Marx Adolf Bernard. Nato il 15 maggio 1795 a Halle/Saale, morì il 17 maggio 1866 a Berlino. Teorico della musica, saggista, giornalista e compositore. Lavorò come

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Indice biografico

avvocato, poi prese lezioni da Tiirk e Zelter; redattore della «Allgemeine Musikalische Zeitung» (che aveva fondato) a Berlino dal 1824 al 1830; professore associato nel 1830; direttore musicale dell’università nel 1832; cofondatore del conservatorio di Stern. Marxen Eduard. Nato il 23 luglio 1806 a Nienstedten nei pressi di Altona, morto il 18 novembre 1887 ad Altona. Pianista, professore di pianoforte, compositore e saggista; studiò ad Amburgo e Vienna; maestro di Brahms; sporadicamente collaborò alla «Neue Zeitschrift fìir Musik»; nominato direttore musicale di Corte nel 1875. Maurer Ludwig (Louis) Wilhelm. Nato 1’8 febbraio 1789 a Potsdam, morto il 25 ottobre 1878 a Pietroburgo. Violinista, direttore d’orchestra e compositore; fece una tournée in Russia nel 1806; lì divenne direttore d’orchestra per il cancelliere Vsovoloshski; nel 1817 viaggiò, primo violino a Hannover (1824-33); tornò in Russia; direttore al Teatro Francese e direttore dei Concerti della Società Sinfonica di Pietroburgo nel 1835; intendente generale delle orchestre imperiali dal 1841 al 1862, ma dal 1845 visse per lunghi periodi a Dresda. Maurer Vsevolod Vasil’evic. Nato nel 1819, morto nel 1892. Violinista, figlio maggiore di Louis Maurer e allievo di suo padre; membro dell’orchestra del Teatro Francese a Pietroburgo dal 1835; dal 1843 al 1885 primo violino nella medesima orchestra; professore nella classe di strumento dell’orchestra di Corte. Mayer Carl (Charles). Nato il 21 marzo 1799 a Konigsberg, morto il 2 luglio 1862 a Dresda. Pianista e compositore; allievo di Field; professore di pianoforte a Pie­ troburgo dal 1819 al 1850; fece numerosi concerti; visse a Dresda dal 1850. Mechetti Pietro. Nato nel 1777 a Lucca, morto il 25 luglio 1850 a Vienna. Editore austriaco; socio nella ditta di suo zio Carlo Mechetti (1784-1811) dal 1807; proprietario unico dal 1811. Dopo la sua morte la vedova, Therese Mechetti, assunse la direzione dell’azienda. Meerti Elisa. Nata nel 1821 ad Anversa, sconosciuta la data di morte. Soprano belga; solista nei concerti del Gewandhaus di Lipsia dal 1839 al 1842; poi insegnante di canto a Bruxelles. Sposò il clarinettista Arnold Joseph de Blaès (nato nel 1814). Méhul Etienne Nicolas. Nato il 22 giugno 1763 a Givet (nelle Ardenne), morto il 18 ottobre 1817 a Parigi. Organista francese e compositore; primo ispettore del neo fondato conservatorio di Parigi nel 1794; dal 1895 membro dell’Accademia. Metternich-Winneburg principe Clemens Wenze Lothar von. Nato il 15 maggio 1773 a Koblenz, morto 1’11 giugno 1859 a Vienna. Cancelliere di stato austriaco dal 1821 al 1848, principale rappresentante della Restaurazione in Europa; desti­ tuito il 14 marzo 1848. Meyer Emma. Nata 1’8 ottobre 1818 a Lipsia dove morì il 24 settembre 1881. Figlia di Adolph Meyer (junior), commerciante; amica di gioventù di Clara Schumann; sposò Albert Leppoc. Molique Bernhard Wilhelm. Nato il 7 ottobre 1802 a Norimberga, morto il 10 maggio 1869 a Cannstatt. Violinista e compositore; allievo di Spohr e altri; visse a Vienna e Monaco; primo violino e direttore d’orchestra a Stoccarda dal 1826 al 1849; abitò poi a Londra; professore di composizione alla Royal Academy of Music dal 1861 al 1866; infine si trasferì a Cannstatt. Montag Carl. Nato nel 1817 a Blankenhain (Turingia), morto il 1° ottobre 1864 a Weimar. Pianista, compositore e scrittore; si occupò di musica sacra a Weimar. Corrispondente della «Neue Zeitschrift fùr Musik».

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Casa Schumann Montez Lola (Rosanna Gilbert). Nata nel 1820 a Montrose (Scozia), morta il 30

giugno 1861 a New York. Ballerina; figlia illegittima di un ufficiale scozzese e di una donna creola; dal 1840 viaggiò in tutta Europa come ballerina assumendo il nome di Lola o Dolores Montez; protetta dal re Ludwig I a Monaco; dal 1852 risiedette per lo più negli Stati Uniti, con soggiorni in Australia e Inghilterra, dove tenne conferenze su questioni politiche e sociali, pubblicò le sue memorie e apparve in produzioni teatrali dove veniva rappresentata la sua stessa storia. Moody Marie. Signora inglese che fu allieva di Clara Schumann. Moriani Napoleone. Nato il 10 marzo 1808 a Firenze dove morì il 4 marzo 1878. Tenore italiano e insegnante di canto; lavorò al conservatorio di Pietroburgo dal 1853 al 1869. Muller Cari Friedrich. Nato ITI novembre 1797 a Braunschweig dove morì il 4 aprile 1873. Violinista e compositore, primo violino delforchestra di Braunschweig per molti anni; si ritirò nel 1872. Muller Elise. Nata nel 1782 a Brema dove morì nel 1849. Pianista, insegnante di pianoforte e direttore della scuola per giovani donne a Brema; figlia di Wilhelm Christian Miiller (1752-1831), un organista, compositore e scrittore di Brema. MOller Friedrich. Nato il 10 dicembre 1786 a Orlamunde, morto il 12 dicembre 1871 a Rudolstadt. Direttore d’orchestra e compositore; clarinettista nell’orchestra cittadina dal 1803; direttore d’orchestra dal 1831 al 1854 nei concerti di Corte. MOller Johann Heinrich. Nato il 19 marzo 1782 a Konigsberg, morto il 19 marzo 1826 a Pietroburgo. Violinista, direttore d’orchestra e compositore; allievo di Tiìrk a Halle e di Kreutzer a Parigi; membro dell’orchestra di Corte a Vienna; a Pietro­ burgo nel 1803 divenne direttore dell’orchestra del Teatro Tedesco; si dedicò poi anche al pianoforte e lavorò come insegnante e compositore. Nathan Adolph. Nato il 3 dicembre 1814 a Copenhagen, morì il 19 luglio 1885 ad

Alborg. Pianista danese e compositore; per un certo periodo fu allievo di Friedrich Wieck.

Nauenburg Gustav. Nato il 20 maggio 1803 a Halle/Saale, morto il 6 agosto 1875

a Neugersdorf (Oberlausitz). Baritono, insegnante di canto e saggista; dopo gli studi in teologia prese lezioni di musica da B. Klein; concertista e insegnante di canto a Halle dal 1832; collaborò a diversi giornali musicali inclusa la «Neue Zeitschrift fiir Musik». Naumann Johann Gottlieb. Nato il 17 aprile 1741 aBlasewitz, vicino a Dresda: morto il 23 ottobre 1801 a Dresda. Compositore e direttore d’orchestra; direttore dell’orchestra di Corte a Dresda dal 1776; lavorò anche a Stoccolma e Copenhagen. Nesselrode conte Karl Vasil’evic (Karl Robert) von. Nato il 14 dicembre 1780 a Lisbona, morto il 23 marzo 1862 a Pietroburgo. Diplomatico e politico russo; ebbe importanti incarichi nelle ambasciate di Prussia, Wiirttemberg, Olanda e Francia; segretario degli affari esteri dal 1816 al 1856; vice cancelliere e cancelliere dell’im­ pero Russo sotto Nicola I. Netzer Joseph. Nato il 18 marzo 1808 a Imst (Titolo), morto il 28 maggio 1864 a Graz. Direttore d’orchestra austriaco e compositore; studiò a Innsbruck e Vienna; direttore musicale del Teatro e direttore dei concerti Euterpe a Lipsia dal 1840 circa; dal 1845 fu al Teatro “an der Wien”; poi tornò a Lipsia; direttore della Società Musicale Stiriana a Graz dal 1853 al 1864.

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Indice biografico Nottebohm Martin Gustav. Nato il 12 novembre 1817 a Ludenscheid, morto il 29 ottobre 1882 a Graz. Saggista e compositore; studiò con L. Berger e Dehn a Berlino; dal 1840 con Hauptmann, Mendelssohn e Robert Schumann a Lipsia, dal

1845 con Sechter a Vienna; lì si stabilì come insegnante di musica e musicologo; si occupò principalmente di Beethoven. Novakovsky Józef. Nato nel 1800 a Mniszek, vicino a Radomsk; morto il 27 agosto 1865 a Varsavia. Pianista e compositore polacco; allievo di J. Elsner e altri; tenne concerti in Italia; Germania e Francia nel 1833; diede poi lezioni di piano a Varsavia. Oldecop Evstafij Ivanovic. Nato il 1° settembre 1786 a Riga, morto il 10 febbraio

1845 a Pietroburgo. Giornalista russo, censore e traduttore; redattore della «St. Peterburgische Zeitschrift» e della «St. Peterburgische Zeitung». Oldenburg principe Peter Georgijevic von. Nato il 1 ° agosto 1812 ajaroslaw, morto il 2 maggio 1881 a Pietroburgo. Nipote dello zar Nicola I; appassionato di musica e compositore dilettante; patrono di diverse istituzioni educative a Pietroburgo. Dal 1837 fu sposato con la principessa Therese von Nassau. Oldenburg nata principessa von Nassau, Therese von. Nata nel 1815, sposò il principe Peter von Oldenburg nel 1837. Olga Nicolaevna granduchessa di Russia. Nata ITI settembre [30 agosto] 1822, morta nel 1892. Seconda figlia dello zar Nicola I, sposò il principe del Wurttem­ berg, futuro re Carlo I, nel 1846. Olsen Peter Wilhelm. Nato 1’8 luglio 1791 a Copenhagen, dove morì il 16 marzo 1859. Proprietario di un commercio di strumenti musicali ed editore; dal 1806 lavorò per la società C.C. Lose; divenne partner nel 1835 (Lose & Olsen); nel 1846 fondò una sua propria compagnia. Otten Georg Dietrich. Nato 1’8 febbraio 1806 ad Amburgo, morto il 28 luglio 1890 vicino a Vevey in Svizzera. Compositore e direttore d’orchestra; allievo di Schneider a Dessau; insegnante di musica, maestro di coro e direttore d’orchestra ad Amburgo; scrisse saggi di argomento musicale. Nel 1856 fondò la Società Musicale di Amburgo, di cui fu presidente fino al 1863. Parish Charles (Cari). Fratello di Harriet Parish; commerciante di Amburgo.

Parish Harriet (chiamata Henriette). Nata il 29 gennaio 1816 ad Amburgo, morta il

7 agosto 1884 a Plòn. Pianista, amica di Clara Schumann. Parish Richard. Nato nel 1776, morto nel 1860. Commerciante di Amburgo, padre di Charles e Harriet Parish; visse a Nienstedten. Parish-Alvars Elias. Nato il 28 febbraio 1808 a WestTeignmouth (Inghilterra), morto

il 25 gennaio 1849 a Vienna. Pianista inglese e arpista; dal 1823 fece molte tournée; arpa solista alla Scala di Milano dal 1834; dal 1836 al 1838 fu all’orchestra di Corte di Vienna; poi di nuovo in viaggio per concerti e infine insegnante a Vienna. Pasta nata Negri, Giuditta. Nata il 28 ottobre 1797 a Saronno vicino a Milano; morì il 1° aprile 1867 a Blevio sul Lago di Como. Soprano italiana; debuttò nel 1815; si esibì in Italia, a Parigi e Londra; dal 1833 solo sporadicamente. Fece una tournée in Russia nel 1840; nel 1841 si ritirò dalle scene e visse a Milano. Pfundt Ernst Gotthold Benjamin. Nato il 17 giugno 1806 a Dommitzsch, vicino a Torgau; morì il 7 dicembre 1871 a Lipsia. Nipote di Friedrich Wieck; come Wieck

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Casa Schumann

all’inizio studiò teologia, poi divenne insegnante di pianoforte e tenore, nonché maestro di coro al Teatro di Lipsia e timpanista nelle orchestre del Gewandhaus e del teatro. Pohlenz Christian August. Nato il 3 luglio 1790 a Salgast (Niederlausitz), morì il 10 marzo 1843 a Lipsia. Direttore d’orchestra, organista e compositore; direttore dei concerti del Gewandhaus di Lipsia e dell’Accademia di Canto dal 1827 al 1835; dal 1842 maestro di canto sostituto alla Thomasschule. Pott nata Winkler von Foracest, Aloyse. Nata il 25 aprile 1815 a Vienna, data di morte sconosciuta. Moglie di August Pott; pianista e compositrice, allieva di Czerny e Gyrowetz. Pott August. Nato il 7 novembre 1806 a Northeim, vicino a Gottingen; morto il TJ agosto 1883 a Graz. Violinista e compositore allievo di Spohr; membro dell’Orchestra di Corte a Hannover dal 1822; dal 1832 al 1861 primo violino e direttore a Oldenburg; negli ultimi anni visse a Graz. Prévost Eugène Prosper. Nato il 23 agosto 1809 a Parigi, morto il 30 agosto 1872 a New Orleans. Compositore e direttore d’orchestra; studiò al conservatorio di Parigi; direttore musicale dell’opera di Le Havre; fu a New Orleans dal 1838 al 1862; visse poi a Parigi; tornò a New Orleans nel 1867. Probst Heinrich Albert. Nato nel 1791 a Dresda, morto suicida il 24 maggio 1846 a Lipsia. Editore; tra il 1817 e il 1823 si occupò di un commercio di pellame a Lipsia, poi fondò la casa editrice musicale con Kistner che la rilevò quando Probst divenne socio della Società Pleyel a Parigi nel 1831. Tornò a Lipsia nel maggio 1846 e lì si suicidò. Era sposato con Christiane Juliette, nata Grofi (1793-1845). Rakemann Ernst. Fratello di Louis Rakemann; clarinettista a Brema. Rakemann Louis Christian. Nato nel 1816 a Brema, data di morte sconosciuta.

Pianista; andò negli Stati Uniti nel 1839; visse in Germania dal 1844; a Londra nel 1851; a Parigi nel 1852. Rascher Eduard Moritz. Nato nel 1807 a Zwickau dove morì nel 1849. Compagno di scuola di Robert Schumann; dal 1822 al 1829 frequentò il liceo a Zwickau; studiò legge a Jena, divenne avvocato e lavorò a Zwickau dal 1834 circa. Recio (Martin-Recio), Maria. Morì il 13 giugno 1862. Cantante; dal 1842 visse con Hector Berlioz e lo sposò dopo la morte della prima moglie (Harriet, nata Smithson) avvenuta il 19 ottobre 1854. Reichmann Henriette. Amica e compagna di viaggio di Clara Schumann; visse poi a Hull (Inghilterra). Reissiger Carl Gottlieb. Nato il 31 gennaio 1798 a Belzig, vicino a Wittenberg; morto il 7 novembre 1859 a Dresda. Compositore e direttore d’orchestra; prima studiò teologia, poi divenne allievo di Salieri a Vienna e di P. von Winter a Monaco; direttore musicale alla Deutsche Oper di Dresda dal 1826; direttore della musica di Corte dal 1827 al 1859; dal 1856 anche direttore artistico del conservatorio di Dresda. Rettich nata Gley, Julie. Nata il 17 aprile 1809 ad Amburgo, morta 1’11 aprile 1866 a Vienna. Attrice; debuttò nel 1825 a Dresda, dove prese lezioni da Tieck; assunta al Hofburg Theater a Vienna dal 1830 al 1833. Sposò Karl Rettich (9 aprile 1833) e si trasferì con lui a Dresda; tornò poi al Hofburg Theater e recitò lì fino al termine dei suoi anni.

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Indice biografico Rettich Karl. Nato il 3 febbraio 1805 a Vienna dove morì il 17 giugno 1878. Attore

austriaco; dal 1832 al 1833 e dal 1835 al 1872 lavorò al Hofburg Theater di Vienna; fu anche a Graz, Kassel e Dresda; sposò Julia Gley nel 1833. Reuss-Kóstritz conte (principe dal 1851) Heinrich II. Nato il 31 marzo 1803, morì il 29 giugno 1852 a Erfurt. Amante della musica, amico di Robert Schumann. Reuter Moritz Emil. Nato il 2 marzo 1802 a Elsternerg vicino a Plauen, morì il 30 luglio 1853 a Lipsia. Laureato in medicina; medico generico a Lipsia, amico di Robert e Clara Schumann. Rheinhardt (detto) Ivan Ivanovic. Pianista e insegnante di pianoforte a Mosca; allievo di Field. Ribeaupierre marchese Alexandre de. Diplomatico a Pietroburgo; prima legato a Costantinopoli, poi consigliere imperiale e senatore alla Corte dello zar. Rieffel Amalie. Nata nel 1822 a Flensburg, morta il 10 agosto 1877 ad Amburgo. Figlia di Wilhelm Heinrich Rieffel, pianista; allieva di Robert Schumann; sposò nel 1850 il commerciante di Amburgo Wage. Rieffel Wilhelm Heinrich. Nato il 23 ottobre 1792 a Hoya/Weser, morto il 6 febbraio 1869 a Flensburg. Organista a Flensburg dal 1817. Riefstahl Cari. Nato intorno al 1800 a Stralsund, morto il 31 luglio 1845 a Greifswald. Violinista a Monaco, Francoforte, Pietroburgo e Stoccolma, intraprese numerose tournée; dal 1844 professore a Greifswald. Riem Friedrich Wilhelm. Nato il 17 febbraio 1779 a Kòlleda (Turingia), morto il 20 aprile 1857 a Brema. Organista, direttore d’orchestra e compositore; allievo di Hiller a Lipsia; dal 1807 organista della Nuova Chiesa Riformata; organista della cattedrale di Brema dal 1814; fondatore (1815) e direttore dell’Accademia Corale di Brema nonché direttore musicale della città. Rietz Julius. Nato il 28 dicembre 1812 a Berlino, morto a Dresda il 12 settembre 1877. Violoncellista, compositore e direttore d’orchestra; dal 1836 al 1847 fu direttore musicale della città di Dusseldorf, nel 1847 direttore dell’orchestra dell’Opera di Lipsia; dal 1848 direttore dei concerti del Gewandhaus, dal 1860 direttore dell’orchestra di Corte a Dresda; dal 1870 direttore del conservatorio della stessa città. ROckel August. Nato il 1° dicembre 1814 a Graz, morto di peste il 18 giugno 1876. Direttore d’orchestra; allievo di suo zio J.N. Hummel a Weimar; direttore musicale del teatro di quella città; poi direttore musicale a Bamberg; fu a Dresda dal 1843 al 1849; venne imprigionato per tredici anni per aver partecipato alla rivolta di maggio, negli ultimi anni visse a Francoforte, Monaco e Vienna facendo l’uomo di lettere. ROckel Eduard. Nato il 20 novembre 1816 a Trier, morto il 2 novembre 1899 a Bath (Inghilterra). Pianista e compositore; fratello di August ROckel e come lui allievo dello zio, J.N. Hummel a Weimar; visse a Weimar ed Erfurt; dal 1848 abitò in Inghilterra e fece diverse tournée. Roda Ferdinand von. Nato il 26 marzo 1815 a Rudolstadt, morto il 26 aprile 1876 vicino a Kriwitz (Mecklemburg). Compositore, direttore d’orchestra e organizzatore di eventi musicali; andò ad Amburgo nel 1842; nel 1855 fondò la Bach Gesellschaft di Amburgo; nel 1857 divenne direttore dell’università a Rostock. Ròller Eduard Hermann. Nato nel 1808 a Treuen (Vogtland), data di morte sconosciuta. Compagno di scuola di Robert Schumann; frequentò il liceo a Zwickau

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Casa Schumann dal 1822 al 1827; studiò teologia prima a Lipsia (fino al 1830), poi a Heidelberg; insegnante a Kloschwitz dal 1843; più tardi si trasferì a Dresda. Romberg Cyprian Friedrich. Nato il 28 ottobre 1807 ad Amburgo dove morì il 14 ottobre 1865. Violoncellista e compositore; solista a Pietroburgo dal 1835; dal 1845 visse a Bad Pyrmont dove morì annegato. Romberg Heinrich Maria. Nato il 4 aprile 1802 a Parigi, morto il 2 maggio 1859 ad Amburgo. Fratello di Cyprian Romberg; violinista e direttore d’orchestra; studiò al conservatorio di Parigi; primo violino dell’Opera reale a Pietroburgo dal 1827; più tardi direttore della medesima orchestra, tornò in Germania nel 1859. Rubini Giovanni Battista. Nato il 7 aprile 1795 a Romano, vicino a Bergamo, morto il 2 marzo 1854 vicino a Romano. Tenore italiano; cantante di coro, solista nel 1814; fu chiamato a Napoli dove cantò dal 1832 al 1843; tra il 1825 e 1826 aveva lavorato al Teatro Italiano a Parigi; tra il 1832 e il 1844 cantò alternativamente a Parigi e Londra; nel 1843-44 a Pietroburgo; tornò in Italia ricchissimo e si comprò un piccolo principato. Rubinstein Anton. Nato il 28 novembre 1829 a Wechwotynez (Podoolia), morto il 20 novembre 1894 a Peterhof. Pianista, compositore e direttore d’orchestra; fece numerose tournée (in Europa dal 1841 al 1843); andò a Berlino per studiare con Dehn (1844-48); fu direttore della Società Musicale Russa di Pietroburgo, nel 1862 fondò il conservatorio della città che diresse negli anni 1862-67 e 1887-90. ROckert Friedrich. Nato il 16 maggio 1788 a Schweinfurt, morto il 31 gennaio 1866 a Neusess, vicino a Coburg. Poeta, drammaturgo e traduttore; studiò legge e filologia; lettore privato a Jena nel 1811; professore di filologia orientale a Erlangen nel 1826; visse a Berlino dal 1841 al 1848. Russo Michel Angelo. Nato intorno al 1830 a Napoli, data di morte sconosciuta. Pianista e compositore di musica pianistica; suonò per la prima volta in pubblico a nove anni dopo aver iniziato prestissimo lo studio del pianoforte e del canto. Per un certo periodo fu allievo di Moscheles, fece concerti in Francia, Germania e altri paesi europei; dopo il 1849 non si seppe più niente di lui. Sabbarth Franz Ludwig. Nato nel 1809 a Breslavia, data di morte sconosciuta. Studiò

legge a Breslavia e, dal 1828, a Heidelberg (con Robert Schumann); più tardi venne nominato consigliere di stato a Konigsberg. Sack Johann Christian Theodor. Nato il 25 aprile 1818 ad Amburgo, morto il 20 dicembre 1897 a Vienna. Violoncellista; andò a Stoccolma nel 1844; divenne membro dell’orchestra di Corte nel 1853; rinunciò alla carriera dopo aver ricevuto un’offesa e divenne commerciante di vino; dopo la morte della moglie (Hedwig, nata Berwald, morta nel 1880) si trasferì a Vienna. Sàmann Cari Heinrich. Nato nel 1790 a Konigsberg dove morì il 29 gennaio 1860. Organista della chiesa parrocchiale; direttore musicale e professore all’università di Konigsberg. Schaffer Heinrich. Nato il 20 febbraio 1808 a Kassel, morto il 28 novembre 1874 ad

Amburgo. Cantante (tenore) e compositore; cantò in teatro a Magdeburg, Braunschweig e allo Stadttheater di Amburgo, nel 1838 si ritirò dalle scene per dedicarsi alla direzione d’orchestra e alla composizione, scrisse opere per coro maschile e musica strumentale.

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Indice biografico Schladebach Julius. Nato nel 1810 a Dresda, mono il 21 settembre 1872 a Kiel.

Dottore in medicina; compositore e saggista a Dresda; redattore del giornale «Neues Universallexicon der Tonkunst» (1854); redattore di vari giornali politici, collabo­ ratore della «Neue Zeitschrift fiir Musik». Schlegel (Kòster-Schlegel), Louise. Nata il 22 febbraio 1823 a Lubecca, morta il 2 novembre 1905 a Schwerin. Soprano; lavorò a Lipsia, Berlino, Breslavia e in altre città. Dal 1847 al 1862 fu stabile a Berlino. Sposò lo scrittore Hans Kòstner. Schleinitz Heinrich Conrad. Nato il 1° ottobre 1802 a Zschaitz, vicino a Dòbeln, morto il 13 maggio 1881 a Lipsia. Avvocato e notaio a Lipsia; amico di Men­ delssohn; membro della direzione dei concerti del Gewandhaus dal 1844; cofonda­ tore del conservatorio di Lipsia nel 1843; presidente della direzione dal 1849. Schlesinger Heinrich. Nato nel 1810 a Berlino dove morì il 14 dicembre 1879. Editore musicale a Berlino; dopo la morte di suo padre, Martin Adolph Schlesinger (11 ottobre 1838) assunse con la madre Philippine la direzione della casa editrice di proprietà della sua famiglia e fondata nel 1795. Dal 1844 al 1864 fu il solo proprietario. Schletter Heinrich. Nato 1’8 gennaio 1793 a Lipsia, morì il 19 dicembre 1853 a Parigi. Commerciante e importatore di seta a Lipsia. SchloE Sophie (Sophia). Nata il 12 dicembre 1812 o nel 1822 a Frechen, vicino a Colonia; morì il 15 maggio 1903 a Diisseldorf. Contralto, solista nei concerti del Gewandhaus per qualche tempo, fu a Dusseldorf dal 1850. SchloEbauer (anche Schlosbauer), nata Kersten, Adele. Nata il 9 dicembre 1815 a Kiel, data di morte sconosciuta. Sposò Andrea SchloEbauer il 3 giugno 1835. Schmidt nata Mòlliger. Cantante; moglie di Maria Heinrich Schmidt. Schmidt Maria (Christian) Heinrich. Nato il 18 febbraio 1809 a Lubecca, morto il 3 maggio 1870 a Berlino. Tenore; direttore di Teatro e scrittore, anche compositore; fu al Teatro cittadino di Lipsia dal 1838 al 1845; poi direttore dell’Opera di Dresda; nel 1847 ad Amburgo e infine insegnante di canto a Berlino. Collaborò alla «Neue Zeitschrift fiir Musik». Schnabel Carl (senior) von. Nato il 6 aprile o il 25 marzo 1773 a Zeitz (?), morto vicino a Tver nel 1845. Fratello della madre di Robert Schumann; andò in Russia come medico militare, più tardi entrò in possesso di una proprietà a Tver. Schneider Johann Christian Friedrich. Nato il 3 gennaio 1786 a Waltersdorf (Oberlausitz), morto il 23 novembre 1853 a Dessau. Organista, direttore d’orche­ stra e compositore; dal 1821 direttore musicale e organista di Corte a Dessau, dove fondò un’accademia corale, un forum per la musica vocale e una scuola musicale che diresse negli anni tra il 1836 e il 1846. Insegnante di composizione, teorico della musica. Schober cavaliere Franz von. Nato il 17 maggio 1796aTorup Castle, vicino a Malmò; morì il 13 settembre 1882 a Dresda. Avvocato e uomo di lettere a Vienna; amico di Franz Schubert. Schróder nata Biirger, Anna Sophie. Nata il 23 febbraio 1781 a Paderborn, morta il 25 febbraio 1868 a Monaco. Madre di Wilhelmine SchrOder-Devrient; attrice, fece anche delle letture poetiche; debutto a Pietroburgo nel 1793. Poi fu chiamata a Vienna, Breslavia, Amburgo e Praga; dal 1815 fu al Hofburg Theater di Vienna; a Monaco dal 1831 ; tornò a Vienna nel 1836 e nel 1840 si ritirò dalle scene.

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Casa Schumann Schròder-Devrient (Devrient, nata Schroder), Wilhelmine. Nata il 6 dicembre

1804 ad Amburgo, morta il 26 gennaio 1860 a Coburg. Attrice e cantante; debuttò a Vienna nel 1821; dal 1823 al 1847 fu soprano al Teatro di Corte di Dresda; nel 1849 fu estromessa a causa delle sue simpatie verso la rivolta di maggio; nel 1856 tornò sulla scena. Schubert Franz. Nato il 22 luglio 1808 a Dresda dove morì il 12 aprile 1878. Violinista e compositore di opere per violino; iniziò gli studi a Dresda e Parigi; candidato all’Orchestra di Corte a Dresda nel 1823; nel 1837 vice Konzertmeister, nel 1847 secondo Konzertmeister, finalmente nel 1861 divenne primo violino succedendo a Lipinsky, carica che tenne fino al 1873. Schulz (Schoultz de Torma), Georg Julius von. Nato il 22 settembre 1808 a Revai, morì il 16 maggio 1875 a Vienna. Fisico e scrittore dei paesi baltici (pseudonimo “dr. Bertram”); discendente di una famiglia di predicatori della zona del Mecklen­ burg; educato da suo nonno, prevosto Asverus in Torma; frequentò la Domschule di Revai e l’università a Dorpat (1826-33). Medico praticante in Russia, fece numerosi viaggi in Europa; pubblicò racconti e commedie, saghe estoni e traduzio­ ni. Nel 1846 divenne anatomo-patologo all’Accademia di Medicina e Chirurgia; medico all’ospedale militare e alle terme di Pietroburgo. Membro del Comitato di censura per il Ministro dell’interno (come consigliere di stato) nel 1867. Schulz (Schulze), Johann Philipp Christian. Nato il 1° febbraio 1773 a Langensalza, morto il 30 gennaio 1827 a Lipsia. Direttore d’orchestra e compositore, allievo di Engler e Schicht a Lipsia; nel 1800 direttore del Gruppo Teatrale di Sekonda; direttore dei concerti del Gewandhaus di Lipsia dal 1810. Schulze Heinrich Benjamin. Nato il 6 giugno 1798 a Werdau, morto il 29 marzo 1866 a Dresda. Maestro di coro e direttore musicale nelle chiese parrocchiali di St. Marie e di St. Katherine dal 1833 al 1865 (fino al 1821 aveva ricoperto la carica di maestro di coro a Weida), insegnante di canto e supervisore del coro nel liceo locale ( 1833-59). Schumann Carl (junior). Nato il 16 dicembre 1827 a Schneeberg, morto il 1° marzo 1846 a Zwickau. Unico figlio del fratello di Robert Schumann dal suo primo matrimonio (1809-33) con Rosalie, nata filing; frequentò il liceo a Zwickau (1840-46). Schumann Carl (senior). Nato il 12 giugno 1801 a Ronnenburg, morto il 9 aprile 1849 a Karlsbad. Secondo fratello maggiore di Robert Schumann; editore a Schneeberg. Schumann Elise. Nata il 25 aprile 1843 a Lipsia, morta il 1° luglio 1928 a Haarlem. Seconda figlia di Robert e Clara Schumann; sposò nel 1877 il commerciante Louis Sommerhoff ( 1844-1911). Schumann Marie. Nata il 1° settembre 1841 a Lipsia, morta il 14 novembre 1929 a Interlaken. Prima figlia di Robert e Clara Schumann. Schumann Therese. Vedi Therese Fleischer. Schunke Christian Ludwig (Louis). Nato il 21 dicembre 1810a Kassel, morto il 7 dicembre 1834 a Lipsia. Pianista e compositore; amico di Robert Schumann, co­ fondatore della «Neue Zeitschrift fiir Musik». Seeburg August Moritz. Nato il 19 marzo 1794 a Torgau, morto il 31 ottobre 1851 a Lipsia. Avvocato e consigliere cittadino a Lipsia; dal 1840 membro della direzione dei concerti del Gewandhaus. Seeburg nata baronessa von Flògel, Vera. Nata il 21 dicembre 1803 a Berensberg vicino ad Aachen, morta nel 1856 a Lipsia. Sposò August Moritz Seeburg il 25 novembre 1819. Figli: Alexander (nato nel 1821), Christof, Wolfgang (1826-93).

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Indice biografico Semmel Cari Moritz. Nato il 27 marzo 1807 a Gera dove morì il 20 marzo 1874.

Amico di Robert Schumann all’università; fratello di Therese Schumann, nata Semmel (più tardi Fleischer), di cui nel 1843 sposò la figliastra Agnes Fleischer. Magistrato locale e consigliere segreto del tribunale di Gera. Senkovskij Ossip Ivanovic. Nato il 31 marzo 1800 vicino a Vilnius, morto il 16 marzo 1858 a Pietroburgo. Orientalista e scrittore; fece delle spedizioni in oriente dal 1819 al 1821; professore di lingue orientali a Pietroburgo dal 1822 al 1847; fondò il giornale «Biblioteke za ctenie» [Biblioteca di lettura] nel 1834; lavorò al giornale «Syn otecestva» [Figlio della patria]. Serre Friedrich Anton. Nato il 28 luglio 1789 a Bromberg, morto il 3 marzo 1863 a Maxen. Studiò legge a Francoforte/Oder, volontario nel servizio militare nei pressi di Grossgorschen come aiutante maggiore del governatore militare della Sassonia; nel 1817 si ritirò dalla carriera militare; sposò Friederike Hemmerdòrfer; visse a Dresda in Amalienstrasse 14/15. Dopo aver viaggiato in Inghilterra, Scozia e Italia, acquistò il castello di Maxen nel 1819, che - come l’appartamento di Dresda divenne un punto di ritrovo della vita musicale e artistica di Dresda nonché un centro di beneficenza (nel 1841 diede vita alla Fondazione Tied, e nel 1859 alla Lotterie Schiller). Serre nata Hemmerdòrfer, Friederike. Morta il 7 agosto 1872 a Maxen. Figlia di un commerciante di Dresda; sposò il maggiore Anton Serre nel 1817. Shaw nata Postans, Mary (Mrs. Alfred Shaw). Nata nel 1814 a Lea (Kent), morta il 9 settembre 1876 a Hadleigh Hall (Suffolk). Contralto inglese; viaggiò in tutta Europa; cantò nei concerti del Gewandhaus a Lipsia negli anni tra il 1838 e il 1863. Sivori Ernesto Camillo. Nato il 25 ottobre 1815 a Genova dove morì il 18 febbraio 1894. Violinista e compositore italiano allievo di Paganini; fece tournée dal 1836; negli anni tra il 1846 e il 1848 andò negli Stati Uniti; dal 1862 al 1863 fu in Germania. Skraup Franz. Nato il 3 giugno 1801 a Wositz (Boemia), morto il 7 febbraio 1862 a Rotterdam. Compositore e direttore d’orchestra austro-boemo; inizialmente av­ vocato; secondo direttore (1827), primo direttore (1837-57) al Teatro di Praga; dal 1860 visse a Rotterdam. Sobolewski Friedrich Eduard. Nato il 1° ottobre 1808 a Konigsberg, morì il 17 maggio 1872 a St. Louis. Compositore e saggista musicale; allievo di C.M. von Weber, nel 1830 direttore musicale a Konigsberg; organista alla Altstadt Kirche nel 1835; direttore della Società Filarmonica nel 1838; dell’Accademia musicale nel 1843; scrisse per la «Neue Zeitschrift fiir Musik» (con lo pseudonimo di “J. Feski”); direttore dell’orchestra del Teatro di Brema dal 1854 al 1858; emigrò negli Stati Uniti nel 1859. Sontag (Sontag-Rossi), contessa Henriette. Nata il 3 gennaio 1806 a Koblenz, morì il 17 giugno 1854 a Città del Messico. Soprano; debuttò a Praga nel 1821; si esibì a Vienna, Berlino, Parigi; nel 1821 a Londra sposò il segretario di legazione, conte Rossi; dal 1830 visse a Berlino; fino al 1849 tenne esclusivamente concerti da solista, poi tornò all’opera con ingaggi a Londra, Parigi e in Germania. Soubre Etienne Joseph. Nato il 30 dicembre 1813 a Liegi, morì 1’8 settembre 1871. Direttore d’orchestra e compositore belga; direttore della Società Filarmonica di Bruxelles nel 1844; direttore del conservatorio di Liegi dal 1862.

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Casa Schumann und zu Pickelsheim Karl Emil barone von. Nato nel 1783, morto nel 1849. Maresciallo di Corte a Weimar dal 1815; per qualche tempo fu direttore del Teatro di Corte; visse in quella che ora è la Marstallstrasse. Stage Johann Adolph Gottlob. Nato il 31 agosto 1791 a Copenhagen dove morì il 3 ottobre 1845. Attore e direttore danese; prima studiò legge; debuttò il 16 novembre 1815 al Teatro reale di Copenhagen; sposò Ulriche Augusta Koefoed nel 1836. Stahlknecht Adolph. Nato il 18 giugno 1813 a Varsavia, morto il 25 giugno 1887 a Berlino. Violinista e compositore; musicista da camera nella Kònigliche Kapelle di Berlino; primo violino dal 1840. Stahlknecht Julius. Nato il 17 marzo 1817 a Posna, morto il 14 gennaio 1892 a Berlino. Violoncellista e compositore; solista con la Kònigliche Kapelle di Berlino dal 1835; dal 1844 fece concerti e serate con il fratello Adolph Stahlknecht a Berlino. Stern Julius. Nato 1’8 agosto 1829 a Breslavia, morto il 27 febbraio 1883 a Berlino. Violinista, insegnante di canto e direttore d’orchestra; studiò a Berlino, Dresda e Parigi; tornò a Berlino nel 1846. Lì fondò lo Stern Choir nel 1847; con Kullake A.B. Marx fondò nel 1850 il conservatorio che più tardi portò il suo nome. Nel 1849 divenne direttore della musica reale e dal 1867 al 1875 fu direttore dell’allora Liebiger Kapelle di Berlino. Stieglitz barone Alexander von. Morto il 24 ottobre 1884 a Pietroburgo. Proprie­ tario di una ditta di commercio fondata dal padre Ludwig von Stieglitz (17781843); la ditta chiuse nel 1863. StOckhardt Heinrich Robert. Nato 1’11 agosto 1802 a Glauchau, morto il 10 ottobre 1848 a Pietroburgo. Giurista, professore di diritto romano all’istituto Pedagogico di Pietroburgo. Streicher Johann Baptist. Nato il 3 gennaio 1796 a Vienna dove morì il 28 marzo 1871. Fabbricante di pianoforti austriaco; nel 1812 entrò nella ditta della madre, Nanette, nata Stein (1769-1833); nel 1823 divenne socio e dal 1833 fu unico proprietario della ditta J.A. Streicher.

Spiegel

Taubert Karl Gottfried Wilhelm. Nato il 23 marzo 1811 a Berlino dove morì il 7

gennaio 1891. Pianista, direttore d’orchestra, compositore e insegnante; nel 1831 direttore dei concerti di Corte a Berlino; dal 1842 al 1869 direttore musicale dell’Opera di Corte; fondatore delle serate musicali della Cappella reale di Berlino. Teschner Gustav Wilhelm. Nato il 26 novembre 1800 a Magdeburg, morto il 7 maggio 1883 a Dresda. Insegnante di canto e compositore, allievo di Zelter e B. Klein; fu in Italia nel 1829; poi insegnante di canto a Berlino e dal 1873 professore. Thalberg Sigismund. Nato il 7 gennaio 1812 a Ginevra, morto il 27 aprile 1871 a Napoli. Pianista e compositore, allievo di Sechter e Hummel; visse a Vienna dal 1822; negli anni tra il 1837 e il 1848 tenne molti concerti; nel 1844 sposò la figlia del cantante Lablache; nel 1855 andò negli Stati Uniti; fondò una scuola di pianoforte a New York; dal 1858 visse a Napoli. Thun Leontine. Pianista di Dorpat; allieva di Clara Schumann. Tischatschek Joseph Alois. Nato 1’11 luglio 1807 a Oberweckelsdorf (Boemia), morì il 18 gennaio 1886 a Blasewitz, vicino a Dresda. Tenore austriaco; studiò medicina a Vienna dal 1827; nel 1830 divenne tenore al Kàrtnertor-Theater; fu poi a Graz e infine dal 1838 al 1872 fu all’Opera di Corte di Dresda.

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Indice biografico Tischendorf Lobegott Friedrich Constantin von. Nato il 18 gennaio del 1815 a

Legenfeld (Vogtland), morto il 7 dicembre 1874 a Lipsia. Teologo e scrittore; dal 1834 al 1838 studiò teologia e filologia a Lipsia; viaggiò in Palestina, Siria, nel Sinai (dove scoprì il manoscritto quattrocentesco della Bibbia Codex Sinaiticus nel 1859) e in altri paesi; nel 1845 divenne professore associato, poi ordinario (1859) di teologia a Lipsia. Tòpken Albert Theodor. Nato 1’8 marzo 1808 a Brema dove morì il 29 giugno 1880. Studiò legge; amico di Robert Schumann aH’università di Heidelberg; avvocato a Brema; membro del comitato direttivo della stagione concertistica locale dal 1834 al 1877. Truhn Friedrich Hieronymus. Nato il 14 novembre 1811a Elbing, morto il 30 aprile 1886 a Berlino. Compositore, direttore d’orchestra e saggista; scrisse per la «Neue Zeitschrift fiir Musik»; allievo di Ries, Zelter, Klein, Dehn e Mendelssohn; direttore musicale a Danzig dal 1835; a Berlino dal 1837 al 1845 (pubblicò diversi saggi e fece tournée concertistiche); insegnante di musica e direttore a Elbing nel 1848; a Berlino nel 1852 e di nuovo dal 1858; a Riga dal 1854 al 1858. Tutein nata Siboni, Josepha Moisa Franciska Romalia Anna Maria (detta Peppina). Nata il 6 febbraio 1806 a Milano, morta il 25 dicembre 1866 a Copenhagen. Pianista, figlia del cantante e pedagogo Giuseppe Siboni (1780-1839), che venne chiamato a Copenhagen dal re Cristiano Vili come direttore della scuola di canto del Teatro reale nel 1818. Sposò Ferdinand Tutein nel 1824. Figli: Frederik, Louise, William Axel (1829-1901), Fernanda Sophie Marie (1832-1913), Sophie Emma Marie (1833-1848) e Josepha Anna Marie (1842-1906). Tuyn J.A. Nato il 25 marzo 1816 ad Amsterdam dove morì il 29 dicembre 1855. Tenore olandese; studiò con LG. Bertelman e Bandorali a Parigi; solista dei concerti del Gewandhaus a Lipsia negli anni tra il 1841 e il 1842. Uhlmann nata Lorenz, vedova Schumann, Emilie. Nata il 1° giugno 1810 a

Wittenberg, morta il 29 settembre 1860 a Schneeberg. Figlia del sovrintendente Gottlieb Lorenz (1768-1836) a Zwickau; nel 1828 sposò il fratello di Robert Schumann Julius; nel 1835 sposò Johann Friedrich Uhlmann in seconde nozze. Uhlrich Karl Wilhelm. Nato il 10 aprile 1815 a Lipsia, morto il 26 novembre 1874 a Stendal. Violinista; allievo di Matthai; nell’estate del 1841 fu membro dell’orche­ stra del Gewandhaus; divenne poi primo violino a Magdeburg e Sondershausen. Ulex Wilhelm. Morto ad Amburgo nel 1858. Insegnante di musica a Lipsia e poi ad Amburgo. Unger Caroline (in Italia Carlotta Ungher). Nata il 28 ottobre 1803 a Vienna, morta il 23 marzo 1877 vicino a Firenze. Soprano; interprete in concerti e opere so­ prattutto a Vienna (la prima esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven e la Missa Solemn is} e in Italia; nel 1841 sposò a Firenze Francois Sabatier; nel 1843 si ritirò dalle scene e visse a Dresda. Verhulst Johann Joseph Hermann. Nato il 19 marzo 1816 a L’Aja dove morì il 17

gennaio 1891. Compositore e direttore d’orchestra olandese; allievo di Men­ delssohn e amico di Robert Schumann; direttore dei concerti Euterpe di Lipsia dal 1838 al 1843; poi direttore musicale di Corte a L’Aja; direttore di vari cori e associazioni musicali.

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Casa Schumann Viardot Louis. Nato nel 1800 a Dijon, morto il 5 maggio 1883. Scrittore e traduttore;

studiò legge a Parigi; si dedicò allo studio della letteratura dopo un viaggio in Spagna nel 1823; dal 1838 al 1841 direttore del Teatro Italiano a Parigi; nel 1840 sposò Pauline Garcìa-Viardot, e fu il suo impresario. Viardot nata Garcia, Michelle Ferdinande Pauline. Nata il 18 luglio 1821 a Parigi dove morì il 18 maggio 1910. Mezzosoprano e insegnante di canto. Studiò il pianoforte con Liszt e composizione con Anton Reicha; debuttò a Bruxelles nel 1837; e nell’opera a Londra nel 1839. Amica di Clara Schumann, dal 1849 cantò al Grand Opera di Parigi e fu ospite in molti teatri; nel 1862 si trasferì a BadenBaden; nel 1864 si ritirò dalle scene; dal 1871 diede lezioni di canto a Parigi e Burgival. Vieuxtemps Henri. Nato il 20 febbraio 1820 a Verviers (Belgio), morto il 6 giugno 1881 a Mustaapha (Algeria). Violinista e compositore belga; allievo di Sechter e Reicha; dal 1830 tenne concerti in Europa e Stati Uniti; dal 1846 al 1851 solista dell’orchestra imperiale di Pietroburgo; poi a Parigi; professore al conservatorio di Bruxelles dal 1871 al 1873; dovette poi rinunciare alla carriera a causa di una paralisi. V1LLO1NG Alexander Ivanovic. Nato nel 1808 a Pietroburgo dove morì nel settembre 1878. Insegnante di pianoforte a Mosca; maestro di Nikolaj e Anton Rubinstein dal 1837, accompagnò quest’ultimo nei suoi concerti in Europa dal 1840 al 1843. Voigt Cari Friedrich Eduard. Nato il 26 novembre 1805 a Naumburg, morto il 15 giugno 1881 a Lipsia. Commerciante a Lipsia, socio nella ditta tessile Berger & Voigt; amante di musica. Voigt nata Kuntze, Henriette. Nata il 24 novembre 1808 a Lipsia dove morì il 15 ottobre 1838. Pianista, allieva di L. Berger a Berlino; prima moglie di Carl Voigt; amica di Rochlitz, Mendelssohn, Schunke, e Robert Schumann che le dedicò la sua Sonata in sol minore op. 22. Voss Cari (Charles). Nato il 20 settembre 1815 a Schmarsow, vicino a Demmin; morto il 29 agosto 1882 a Verona. Pianista e compositore formatosi a Berlino; dal 1846 diede lezioni di pianoforte a Parigi; si impegnò anche nel perfezionamento della meccanica pianistica. Waagepetersen Christian. Nato nel 1787, morto nel 1840. Grossista di vini e

mecenate a Copenhagen; ebbe uno dei più rinomati salotti musicali della città. Sposò Albertine Emmerentse, nata Schmidt (1793-1864); ebbe sei figli. Wartel nata Adrien, Atala Thérèse Annette. Nata il 2 luglio 1814a Parigi dove morì il 6 novembre 1865. Pianista e insegnante al conservatorio di Parigi; pubblicò un’analisi delle sonate di Beethoven. Sposò Pierre-Fran^ois Wartel. Wartel Pierre Francois. Nato il 3 aprile 1806 a Versailles, morto nell’agosto 1882 a Parigi. Tenore al Teatro del Grand Opera a Parigi nel 1831; successivamente fece molte tournée in Europa e diede lezioni di canto. Wenzel Ernst Ferdinand. Nato il 25 gennaio 1808 a Walddorf, vicino a Lòbau, morto il 16 agosto a Baden Kòsen. Pianista e insegnante di pianoforte; studente di filosofìa e filologia a Lipsia, poi allievo di Friedrich Wieck. Insegnante del conservatorio di Lipsia dal 1843; amico di Robert Schumann; collaborò alla «Neue Zeitschrift fiir Musik».

266

Indice biografico Weyse Christoph Ernst Friedrich. Nato il 5 marzo 1774 ad Altona, morto 1’8 di

ottobre 1842 a Copenhagen. Compositore, allievo di J.A.P. Schulz a Copenhagen; maestro di Gade e J.P.E. Hartmann; professore dal 1816. Wieck Càcilie. Battezzata il 25 luglio 1834, morta il 1893. Figlia del secondo matrimonio di Friedrich Wieck; malata di mente dall’età di sedici anni. Wieck Friedrich Alwin Feodor. Nato il 27 agosto 1821 a Lipsia dove morì il 21 ottobre 1885. Figlio del primo matrimonio di Friedrich Wieck; violinista; allievo di David; si trasferì a Revai nel 1843; più tardi divenne insegnante di pianoforte a Dresda. Wieck Gustav Robert Anton. Nato il 31 gennaio 1823 a Lipsia, morto nel 1884 a Vienna. Figlio del primo matrimonio di Friedrich Wieck; operaio costruttore di pianoforti; andò a Vienna il 22 aprile 1838; a Weimar nel 1845 e infine si stabilì a Vienna. Wieck Johann Gottlob Friedrich. Nato il 18 agosto 1785 a Pretzsch, vicino a Torgau; morto il 6 ottobre 1873 a Loschwitz, vicino a Dresda. Pedagogo e saggista; studiò teologia a Wittenberg; divenne poi tutore. Nel 1817 fondò una ditta che fabbricava pianoforti e affittava strumenti, ditta che poi divenne proprietà di F. Whistling nel 1835. Diede lezioni di piano e dal 1840 a Dresda anche lezioni di canto; suc­ cessivamente si trasferì a Loschwitz. Wielhorsky conte Mathieu. Nato il 26 aprile 1794 a Pietroburgo, morto il 5 marzo 1866 a Nizza. Violoncellista russo; organizzatore e finanziatore di manifestazioni musicali; allievo di C. Romberg, fondatore a Pietroburgo della Società dei Concerti nel 1850 e nel 1854 della Società Musicale Imperiale Russa di cui fu il direttore. Wielhorsky conte Michel. Nato ITI novembre 1788 a Pietroburgo, morto il 9 settembre 1856 a Mosca. Compositore e mecenate russo; studiò con Cherubini a Parigi dal 1808 al 1810; poi a Pietroburgo e dal 1823 al 1826 a Mosca, infine ancora a Pietroburgo dove il suo palazzo era al centro della vita musicale, artistica e intellettuale. Willmers Heinrich Rudolph. Nato il 31 ottobre 1821 a Berlino (o Copenhagen), morto il 24 agosto 1878 a Vienna. Compositore e pianista; fece il suo debutto a Copenhagen nel 1834 e dal 1840 diede regolarmente dei concerti. Fu allievo di Hummel e F. Schneider; dal 1835 visse a Vienna; negli anni 1864-66 fu professore al conservatorio Stern a Berlino; successivamente fece ritorno a Vienna. Wirth. Fabbricante di pianoforti di Augsburg; visse a Pietroburgo fino al 1844. Wittmann Franz Cari. Battezzato il 23 ottobre 1814 a Vienna, morto il 17 ottobre 1860 a Lipsia. Violoncellista; dal 1836 al 1860 fu membro dell’orchestra del Gewandhaus di Lipsia. Wóhler Gotthold (o Gotthard). Nato nel 1818 a Riigen, data di morte sconosciuta. Pianista, direttore d’orchestra e compositore; studiò inizialmente teologia, dal 1840 si dedicò alla musica. Allievo di Mendelssohn e altri, dal 1842 fece tournée; dal 1847 fu direttore dell’università di Greifswald. Zedtwitz nata von Fricken, Christiane Ernestine Franziska von. Nata il 7 settembre

1816 a Neuberg vicino ad Asch, località dove morì il 13 novembre dell’anno 1844.

267

Casa Schumann Zuccalmaglio Anton Wilhelm Florentin von. Nato il 13 aprile 1803 a Waldbròl

(Siegerland), morto il 23 marzo 1869 a Nachrodt, vicino ad Al rena (Westphalia). Scrittore, compositore e studioso dei canti popolari di cui pubblicò delle raccolte. Visse in Russia dal 1832 al 1840, poi a Berlino, dal 1847 al 1854 a Francoforte sul Meno e Freiburg, successivamente a Eberfeld, Wehringhausen e Nachrodt. Colla­ boratore della «Neue Zeitschrifc fiir Musik» (pseudonimi Wilhelm von Waldbriihl, Gottschalk Wedel, Dorfkiister Wedel).

268

Indice dei nomi

Abendroth Amandus Augustus, 98 Abrahams, signorina, 108 Adam, dottor, 180 Adam Johann Theophil, 151 Adelsohn, console, 165-8 Albrecht Karl, 220 Aleksej Michailovic, zar, 201 Alessandra, granduchessa, 192-3 Alessandro I, zar, 181, 213, 221,

236 Alessandro II, zar, 199 Alt Karl, 172 Alvensleben Johann Ludwig Gebhard

von, 142, 151 Amatov, 207, 214 Anacker August Ferdinand, 75, 154 Andersen Hans Christian, 73, 103-4, 106, 108, HO Anger Louis, 75, 101, 154 Augusto III, principe di Sassonia, 210 Avé-Lallemant Louise, 98-100, 144 Avé-Lallemant Johann Theodor Friedrich, 97-100

Bargiel Ernst Amadeus Theodor

Eugen, 119 Bargiel Marianne, 7, 80, 129, 150,

225 Bargiel Woldemar, 119 Bariatinskij, principessa, 214 Barth Gustav, 109 Barth Johann Ambrosius, 80 Bartholdy Anna, 58 Baudissin, contessa Philippine von, 54 Baudissin, contessa Sophie von, v.

Kaskel Sophie Baudissin, conte Wolf Heinrich

Friedrich Karl von, 57 Bauernfeld, 138 Bazzini Antonio, 148, 151 BEAULIEU-MARCONNAYKarl Oliver von,

96

Becker Cari Ferdinand, 114, 140 Becker Constantin Julius, 7, 13, 30,

37, 83, 87, 92, 105, 119, 121 Becker Ernst Adolph, 7, 70, 77-8, 122-3 Becker Lorenz, 7 Becker Nikolaus, 23, 26, 34 Beer, 188

Bach Johann Sebastian, 7-9, 11-2, 18-20,

Beer, madame, 185 Beethoven Ludwig van, 12-5, 17, 20,

43, 54, 56-8, 70, 74, 83, 98, 103, 119, 147, 192 Bach Wilhelm Friedmann, 95 Banck Cari Ludwig Albert, 123 Bargiel August Adolph Anastasius, 46, 119, 225

26-7, 32, 35, 37, 39, 42-5, 48, 51-2, 61, 74-5, 77, 79, 84, 86, 91, 96, 101, 103, 113, 118, 138-9, 147, 152, 156, 167, 173-4, 177, 182-3, 186, 192, 196, 205, 213

269

Casa Schumann Brockhaus Heinrich, 54, 91, 94, 113,

Behling, 196 Behrens, signora, 170 Behrens Julius, 170, 172, 175 Belgioioso, principessa di, 89 Bellini Vincenzo, 89, 105, 181 Bendemann Eduard Julius Friedrich,

138 Broeker, signora, 176 Broeker Erdmann Gustav von, 176-7,

179 Bulgakov Alexander, 204 Bulgarin Faddej Venediktovic, 182 Bull, madame, 32 Bull Ole Bornemann, 31-3, 35, 41-3,

147 Benkendorff, contessa, 144 Bennett William Sterndale, 26, 84, 93,

97-8

157

Bulow, signora von, 95 Bunsen, 104, 106

Béranger Pierre Jean de, 13 Berge Caroline von, 35, 58 Berger Ludwig, 128 Bériot Charles-Auguste de, 39, 167 Berlioz Hector, 38, 142, 144, 151,

Bùrck August, 18, 87, 151 Burkhardt, madame, 59 Burns Robert, 13 Buroschi, cavaliere, 178 Busch Friedrich Wilhelm, 75, 98 Byron, lord George Gordon, 49, 92

181 Bernard Moritz, 219 Berndt Minna, 174 Bernhard Lilli, 98-9 Bernini Gian Lorenzo, 181 Berry Caroline, duchessa de, 123 Berwald Franz, 106 Bielcizsky, 158 Bien-Aimé, v. Bienaimé Bienaimé Luigi, 197 BlaEmann Adolf Joseph Maria, 123 Bloomfield, lord John Arthur Douglas,

Calderón de la Barca Pedro, 74, 76 Cambridge, duchessa di, 157 Carl Emilie, 7, 9, 14, 28, 45, 85, 118,

148, 155, 226 Carl Emma, 28, 43, 45, 158 Carl Julius Eduard, 7, 9, 13, 17, 28,

45, 155, 226 Carlo XII, re di Svezia, 213 Caroline Amalie, regina di Danimarca,

183, 185, 191

154

BlOcher-Altona Gustav von, 104 Bobrinskij, contessa Sofia, 208, 213 Boccherini Luigi, 181 Bogenhardt Gustav Franz, 115

Carstensen Georg, 110 Catalani Angelica, 212 Caterina Alexejevna, imperatrice, 194,

212

BOHM Franz, 181, 185, 187 Bohrer Max, 114-5 Bolkovskoj, generale, 184-5, 187 Borges di Castro, 223 BOttger Adolf, 44, 49, 84, 92-3 Bouillon, 30 Bournonville Auguste, 106 Breitkopf & Hàrtel, 116, 141, 154 Bremer Friederike, 107 Brenner Friedrich, 176 Breùel Elwine, 226 Breuel Friedrich Wilhelm, 226 Brockhaus Friedrich, 94

Cavalieri, 167 Cellini Benvenuto, 194, 213 Cerkov, 204, 207-8, 217 CerniSev, ministro, 194 Chambeau, signora, 191, 193, 223 Chambeau, signorina, 191, 193, 223 Chambeau Ivan, 191-3 Chamisso Adalbert von, 13, 154 Chélard Hippolyte, 87-8 Cherubini Luigi, 11, 56, 88 Chopin Fryderyk, 10, 12-3, 15, 28-9,

69, 75, 89, 104-5, 167, 178, 186, 195

270

Indice dei nomi Chorely Henry Fothergill, 38 Christern Karl, 98 Christner, pastore, 67 Christner, signora, 67 Clementi Muzio, 128 Colloredo-Wallsee, conte Franz de

Paula von, 181-2 Constantin Bertha Carolina, 10, 31,

45, 85 Copernico Niccolò, 165 Costa, conte da, 57

COURLÀNDER Bernhard, 104-5 Cranach Lucas, 128 Cranz, madame, 100 Cranz August Heinrich, 61, 97-8, 100, 112 Czerny Cari, 89 Dahl Johann Christian Clausen, 121 Dannecker Johann Heinrich von, 221 David Ferdinand, 7, 9, 13-4, 18, 21,

35, 41, 43, 52, 75, 77-9, 84, 89, 91, 93, 114, 119-20, 130, 136, 138, 140, 145, 149, 155, 157, 169, 176 David Sophie, 9, 46 Decker Konstantin, 75 Dessoir Therese, 138 Devrient Gustav Emil, 118, 144 Devrient Johanne Christiane, 7, 9, 22, 80, 129 Dibowski F.W., 165, 167 Dóhler Theodor, 139 DOLGORUKIJ, principessa, 208 Donizetti Gaetano, 105, 127, 167 DOrffel Alfred, 30 DOring Theodor, 138 Dorn Heinrich Ludwig Edmund (o Egmont), 79, 155 Doubelt Leontij, 183-4 Dreyschock Alexander, 173 Duflot-Maillard, madame, 51 Dunio, 172, 174 DOtsch Otto, 83 Duvigneau David, 11

Eckermann, 76 Eckert Carl Anton Florian, 8 Eggers, 95-7 Eichendorff Joseph von, 22, 25 Eike, 31 Eisner Karl, 220 Elena, granduchessa, 220-1 Ellend Johann Ernst, 167 Elsner, 60 Engelhardt, 165-7 Engelhardt, signora, 166 Engelken Friedrich, 97 Enghien, duca Louis-Antoine-Henri de,

232 Ernst Heinrich Wilhelm, 113, 143 EwerlOf Franz Anton, 103, 106

Faaborg Rasmus Christian, 106 Federico Augusto II, re di Sassonia,

35, 93 Felsche Karl Heinrich Wilhelm, 59,

165 Fétis Francois-Joseph, 118 Field, madame, 217 Field John, 182, 203,216-7 Fink-Lohr, madame, 187 Fischer von Waldheim Gotthelf, 152 Fischhof Joseph, 124-5, 155 Fittinghof, signora von, 177-8 Flechsig Emil, 75 Fleischer Eleonore Josephine Agnes,

118, 142 Fleischer Georg Friedrich, 19, 57, 118,

148 FleischerTherese Marie, 19,28-9, 32-3,

37, 39, 44, 73, 93, 142, 146 Franchetti-Walzel, 51 Frank Eduard, 81, 124 Franz Robert, 142, 151-2, 154 Frege Richard Woldemar, 50, 89 Frege Victor, 82, 157 Frege Virginie Livia, 20, 26-7, 32, 41,

44, 66, 89, 118, 120, 151, 156-8 Friedrich Eduard Ferdinand, 203, 209,

215,218

Eberwein Karl, 88

271

Casa Schumann Grimm August Theodor von, 187, 190,

Friese August Robert, TI, 30, 34-5,

148

192-3

Friese Auguste Sophie, 7, 20, 24, 27,

Groebe, signora, 158 GroE Johann Benjamin, 180, 182, 187,

30, 60

192, 219-20, 222

FOchs Ferdinand, 119 Fuchs J. Leopold, 186

Grosser, 203 GrOnbaum, 167 Grund Friedrich Wilhelm, 75, 95, 97-9,

Gade Niels Wilhelm, 104, 106, 144-5,

185

157, 163, 213

Guicciardini Francesco, 181 Gutzkow Karl, 93

Garcia Pauline, v. Viardot-Garcia

Pauline Garlichs Marie, 99-100, 112 Gasser, 185, 190, 195 Gaudy F.F., 13 Gedeonov, generale, 182 Gehling, signor, 184, 219 Gehling, signora, 219-20 Genast Edward, 88 Genista Joseph, 207-8, 213 Gerke, madame, 185

Haase, signorina, 79 Haase August, 79 Hafner Carl Magnus, 97 Hagemeister, signora von, 153 Hagen, signorina von, 121-2 Hager, 187, 192 Hahn Ida, 107 Haindl Joseph, 39 Haller, 166-7 Halm Friedrich, 118 Hammer Julius, 123 Hàndel George F., 7, 11, 43 Hardouin-Mansart Jules, 234 Harkort, madame, 46, 137 Harkort Auguste, 41 Harkort Gustav, 62 Harkort Henriette, 24, 62 Harkort Karl Friedrich, 28, 41 Hàrtel Hermann, 61-2, 93, 153, 155,

Gerke Anton Augustovic, 47, 184 Glaser Franz, 151 Glinka Mikhail, 196, 215 GlOcksburg, principe von, 109 Goethe Johann Wolfgang, 40, 52, 73,

76, 118, 127, 138, 178 Goetze, 74 Goldschmidt, madame, 142 Goldschmidt Sigismund, 148, 151 Golicyn Nicolaj Borisovic, 205 Golicyn Sergej Pavlovic, 205 GOthe, signora von, 88

157 Hàrtel Raimund, 7, 60-1, 80, 89, 93,

GOTHE Walther von, 131 Gotze Franz, 87-8 Goulomy Jéróme Louis, 48 Grabau Henriette, 6 Graedner, signora, 101, 111-2 Graedner Carl, 101, 111-2 Graf Conrad, 28 Grenser Friedrich Wilhelm, 8 Grétry André Ernst Modeste, 109 Griebel Julius, 26 Griepenkerl Friedrich Konrad, 95 Griepenkerl Wolfgang Robert, 95 Grimm, signora, 190, 193

96, 129, 136, 145, 153, 157-8 Hartenstein Gustav, 57 Hartmann Emma Sophie Amalia, 102,

106-8, 111 Hartmann Jens Peter Emilius, 106-8,

111 Haslinger Tobias, 37 Hasselt-Barth Wilhelmina, 109 Hauff Wilhelm, 104 Haugk August, barone von, 151 Haumann Theodor, 219 Hauptmann Moritz, 75, 131, 136, 140,

155

272

Indice dei nomi Hauschild Johann Gottfried, 31 Haydn Joseph, 11, 45, 56, 84, 103,

Immermann Karl Leberecht, 119 Ivan III, detto il Grande, zar, 202, 213,

228

107,115 Heine Heinrich, 87, 114, 154 Heinefetter Sabine, 88, 147, 151 Hejberg Johan Ludvig, 103-4, 106 Hejberg Johanne Luise, 103-4, 111 Helsted Eduard, 37, 49, 51, 141 Hensel Fanny, v. Mendelssohn-

Bartholdy Fanny

Ivan III Antonovic, zar, 202

Jacobi Constanze, 155 Jacobi Johann, 167 Jahn Otto, 113 Jean Paul, 22, 57, 87 Johannes, 210

Henselt Adolph, 12, 51, 122-3, 130-1,

167, 173, 175, 180-2, 184, 186-7, 190-7, 214, 218-22 Henselt Rosalie, 130-1, 180, 183-5, 187, 190-2, 196,219-22 Herjng, 42 Hering Karl Eduard, 30, 75 Hermes, 60, 223 Herrmann Friedrich August, 7, 65 Herrmann Gottfried, 90, 94, 158 Herz Henri, 89 Hesse Adolph Friedrich, 28, 140-1 Hessen-Kassel, principe Friedrich von, 109 Heygendorff Caroline von, 88 Heyne, 165 Hilf Christoph Wolfgang, 26-7, 39 Hiller Ferdinand, 8, 54, 155, 157 Hirsch Rudolph, 53 Hirschbach Hermann, 81, 84-5, 87,142 Hoffmann, signora, 174-5 Hoffmann Johann, 171, 175 Hofmeister Johann Friedrich Karl, 29, 51,60, 74 Hollander, 173 Homeyer L. Joseph Maria, 119 Homilius Friedrich, 190 Horak, 121 Horlbeck Emilie, 113 Hornemann Johan Ole Emil, 108 Horseley Sophie, 52, 55 Horseley William, 42 Hoymar, signora von, 211-2 Hugo Victor, 50 Hummel Johann Nepomuk, 14, 84, 91 Huth Louis, 151

Kahle Carl Hermann Traugott, 166 Kahlert Karl August Timotheus, 7-8,

136 Kaiserlin, conte, 173-4 Kalliwoda Johann Wenzel, 78 Kant Immanuel, 166 Karl, v. Cari Kaskel Sophie, 24, 28-9, 54 Kasten, 128 Kaull, dottor, 170-2, 175 Keferstein Gustav Adolph, 88 Kellner Gustav, 13-4 Kerner Justinus, 30, 34, 40 Kienitz, signor von, 174 Kietz Auguste, 9 Kjndermann August, 157 Kirchner Theodor Furchtegott, 123»

137, 155 Kiryev, madame de, 207-8 Kistner Amalie Friederike Clementine,

19 Kistner Cari Friedrich, 7, 10, 24 Kjttl Johann Friedrich, 7, 142 Klengel August Alexander, 8, 11, 58,

128 Klengel Moritz Gotthold, 128 Klopstock Friedrich Gottlieb, 98 KloE Cari Johann Christian, 147, 151 Klugkist Julius, 95, 97 Knecht F., 185, 188 Knorring, signora von, 177 Koberwein, 184, 222 Korner Julius, 128 Kossmaly Cari, 120 Kotzebue, 138

273

Casa Schumann Lewy Eduard Constantin, 144 Lewy Richard, 144 Lichnowski, principe Felix Maria

KrafftstróM, barone von, 176 Kràgen, madame, 61, 122 Kràgen Philipp Heinrich Cari, 58-9,

Vincenz Andreas von, 88-9, 115

77-8, 130

Lichtenstein Marie, 136, 164 Lichtenstein Martin Heinrich Karl, 136 Lichtenthal, 184 Lilienfeld, signorina von, 177 Limberger Jacob Bernhard, 8-9 Lindenau Leopold, 97 Lipinsky Karol Józef, 31, 96 Lipphardt Carl von, 176-7 Lipphardt Carl Eduard von, 75, List Caroline (Lin[n]a), 9, 15 List, nata Seybold, Caroline, 8, 15 List Elise, 7-8, 10, 12-4, 16-8, 21-6,

Krause Wilhelm Ernst, 28-9, 53, 70 Krausse Theodor, 93 Krebs Karl August, 97 Kresslowski, 168 Kretschmann, 214 Kreutzer Konradin, 30, 62 Kreutzer Maria, 62 Kriete Henriette, 158 KrOdener, baronessa von, 183 Kruger Eduard, 151 Kroger Wilhelm, 94 Kudelski Karl Mathias, 210, 213-4 Kufferath Hubert Ferdinand, 26, 32 KOhnapfel, 165 KOhne, signora, 137 KOhne Ferdinand Gustav, 24, 28, 93,

29, 141 List Emilie, 7-10, 12, 16, 23, 26, 29 List Friedrich, 10, 12, 23, 26 Liszt Franz, 23, 25, 27, 31, 35, 38, 47,

137 Kummer Friedrich August, 143, 156 Kunze Gustav, 34

Labitzky Joseph, 124 Lablache Luigi, 183 Laidlow, 166 Lampadius, signora, 119 Lampadius Wilhelm Adolph, 43, 49,

119-20, 129, 137 Lampe, signor, 62 Lampe, signora, 62 Landsberg Ludwig, 18, 155 Lang Pauline, 88 Laskovskij, generale, 196 Latrobe (de La Trobe), Johann Friedrich

Bonneval, 178 Lehnhold, dottor, 206, 212-3 Lemoch Vinzenz, 212, 217-8 Lenz Wilhelm von, 196 Leppoc Albert, 146 Leuchtenberg, granduchessa Maria von,

181, 186, 189, 192-3, 197 Levetzau Joachim Godsche von, 104 Lewy Carl, 144

65, 77, 88-92, 122, 164, 166-7, 173, 177, 186, 192, 207 Lobe Johann Christian, 87-8 Lobeck, signora, 165-7 Lobeck Christian August, 165-7 LObmann Franz, 170, 173, 175 Lorck, 165 Lorenz Johanne Caroline, 226 Lorenz Oswald, 23, 92, 158 Lose Arnoldine, 103-4, 109 Lotz, 170 LOvenskiold, barone Hermann Severin von, 36-7, 43, 104 LOwe Johann Carl, 150 LOders Conrad, 106 Luigi XIV, re di Francia, 234 Luigi XVIII, re di Francia, 172 Luigi Filippo, re di Francia, 234 LOttichau, barone Wolf Adolf August von, 158 Lutzau, signor von, 79, 169-71, 175 L’vov Alexej Fjodorovic, 23,25-6,181-3, 186, 188, 190, 193, 196 Lyser Johann Peter, 26 Maczewsky Alexander, 172-4

274

Indice dei nomi Mahlmann Siegfried Augusr, 12 Mainberger, 30 Mandt Ludowike von, 187, 190 Mandt Martin Wilhelm von, 187, 190 Marcou Charles, 203, 207, 210, 213,

218 Marggraf, 94 Maria Fedorovna, zarina, 221 Marschner Heinrich August, 21, 74,

78, 118 Marthy, 166-8 Martinov, 181-2, 185, 188 Marx Adolf Bernard, 114, 155 Marxen Eduard, 98 Maurer Ludwig (Louis) Wilhelm, 180,

Michelson, 220 Mieksch Johann Aloys, 121 Miller Julius, 155 Mitterwurzer Anton, 158 Mohammed AlI, pascià d’Egitto, 15, 128 Molique Bernhard Wilhelm, 97, 182-3,

189-90, 193 Montag Carl, 13, 23, 30, 34, 87 Montez Lola, 173 Montferrand Auguste, 230 Moody Marie, 14, 25, 37 Moore Thomas, 76, 154, 164 Moriani Napoleone, 73-4 Moscheles Charlotte, 136 Moscheles Ignaz, 9, 17-20, 38, 138,

156

182, 187, 192 Maurer Vsevolod Vasil’evic, 187, 192 Mayer Carl, 81, 85, 182, 185 Mazersky, v. Maczewsky Mazewsky, v. Maczewsky Mecerskij, principe, 223 Mechetti Pietro, 60-1 Meerti Elisa, 83-6, 93 Méhul Etienne Nicolas, 97 MeiBner, 199 Mendelssohn-Bartholdy Cecilie, 7,

46, 54, 163-4 Mendelssohn-Bartholdy Fanny, 151 Mendelssohn-Bartholdy Felix, 7, 11,

13-4, 17, 19-20, 24, 27, 32-3, 35-6, 41-7, 51-2, 54-6, 59, 62, 64-6, 75, 77, 80, 83-4, 86-8, 93, 97, 103, 105, 108, 113, 119, 122, 136, 138-40, 142, 145, 147, 149, 152, 154-6, 1634, 167, 170, 173-4, 177, 182, 185-7, 189, 192, 196, 220 Mendelssohn-Bartholdy Paul, 56 Menzenkampf, signora von, 177 Methfessel Ernst, 115 Metternich-Winneburg, principe, 126-7, 182 Meyendorff, barone von, 205,207-9,212 Meyer, consigliere, 183-5, 187, 196 Meyer Emma, 9-11, 28, 37, 146 Meyerbeer Giacomo, 44 Michele, granduca, 180, 220

Mosengeil Friedrich, 138 Mozart Wolfgang Amadeus, 21, 32,

39, 46, 52, 54, 74,81,91,93, 103, 105, 107, 115-6, 139, 146, 167 Moller, signora, 187 MOller Carl Friedrich, 112 Moller Elise, 97 MOller Friedrich, 86, 95 Moller Johann Heinrich, 112 MOnch Bellinghausen, conte Eligius Franz Joseph Freiherr von, v. Halm Friedrich Musorgskij Modest Petrovic, 204 Napoleone I Bonaparte, imperatore

dei Francesi, 13, 68, 190, 201, 203, 205, 221, 232, 234, 236-7 Nathan Adolph, 10 NathusiusT.E., 13 Nauenburg Gustav, 142 Naumann Johann Gottlieb, 69 Nebolsyn Nikolaj Andreevic, 203-4 Nernst, 168 Nesselrode, conte Karl Vasil’evic, 189, 196 Netzer Joseph, 151 Nicola I, zar, 184, 213, 230 Nottebohm Martin Gustav, 75 Nov. [?], 203 Novakovsky Józef, 75

275

Casa Schumann Petersilie Wilhelm, 88 Petitpierre Jacques, 54 Petschke Hermann, 118 Pfundt Ernst Gotthold Benjamin, 8, 48 Philippstahl, principessa Juliane

Oesterlei, dottor, 7 Oldecop Evstafij Ivanovic, 193 Oldenburg, principe Peter Georgijevic

von, 186, 189-90, 194-7, 205 Olga Nicolaevna, granduchessa, 181,

186, 189, 192-3

Sophie, 108

Olsen Peter Wilhelm, 101, 103, 108,

Pielsticker, signor, 124 Pietro I, detto il Grande, zar, 186, 188,

110-1, 113-4 Oppenheimer, 165 Orléans Fran^ois-Ferdinand-Philippe-

192, 194, 204,213 Pietro III, zar, 179

Louis-Maria de, principe Joinville di, 234 Ostwald Peter, 14 Otten Georg Dietrich, 98, 112 Otto, dottor, 226 Ozeev, principe, 221 Ozorov, signor, 216 Ozorov, signorina, 214

PlXiS Peter,

89

Pogwisch Henriette von, 88 POGWISCH

Ulrike von, 88

Pohlenz Christian August, 56, 123,

138, 140, 145 Pohlenz Emilie, 146 Pomarovska, contessa, 174 Pott Aloyse, 96 Pott August, 96, 136 Prechtler Otto, 119 Preusser Gustav Louis, 157 Prévost Eugene Prosper, 206 Probst Heinrich Albert, 45 PuSkin Aleksandr Sergeevic, 192

Paganini Niccolò, 181 Pahlen, signora von, 170 Pahlen Magnus Freiherr von, 170 Pahlen, conte Peter von, 221 Pahlen Peter Ludwig von, 221 Paolo I, zar, 172, 179, 194, 221, 236 Paolo III, zar, v. Pierro III Parish Charles, 65, 98 Parish Harriet, 65, 98, 125, 137, 141 Parish Richard, 98 Parish Susanne, 98, 125, 137, 141 Parish-Alvars Elias, 94, 144 Partenev, signora, 191 Pascià d’Egitto, v. Mohammed All Pasta Giuditta, 80 Pauer, 155 Paul, signora, 61, .121 Paul Wilhelm, 61, 121-3 Paul Friedrich, duca di Mecklenburg-

Queiser Karl Trangott, 88 Quenstàdt Caroline, 96 Radicati

di

Marmorito, conte Vittorio,

225

Schwerin, 100 Paulli August Wilhelm, 105 Paulli Charlotte Emilie Friederikke, 103 Pavlowski, 178 Pechlin, contessa Elise von, 104 Pesavorius, generale, 190 Petersen Jens Peter, 106

276

Rakemann Ernst, 97 Rakemann Louis Christian, 14 Rascher Eduard Moritz, 128 Raupach Ernst, 73 Recio Maria, 142 Reichmann Henriette, 37 Reichwaldt, madame, 186 Reichwaldt, signorina, 187 Reissiger Carl Gottlieb, 78, 121-3 Rembrandt Harmenszoon van Rijn, 194 Remmers Johann, 94 Rettich Julie, 118 Rettich Karl, 118 Reuss-KOstritz, conte Heinrich II, 18-9,

93

Indice dei nomi Reuter Moritz Emil, 7, 9, 27, 37, 39,

43, 45, 49, 53,61,65,73, 83, 87, 92, 105, 158 Rheinhardt, madame, 203, 218 Rheinhardt Ivan, 202-3, 205, 208-11, 213-5, 217-8 Ribeaupierre, marchese Alexandre de, 193-4, 196-7 Richter, signora, 171 Rieffel Amalie, 7, 10-1, 13, 20, 24, 2630, 35, 40, 42, 51, 60, 63, 75-6, 79, 85-7 Rieffel Wilhelm Heinrich, 75-6 Riefstahl Cari, 97-8, 100, 115 Riem Friedrich Wilhelm, 95-7 Rietz Julius, 58, 85, 151 Róckel August, 88 RùCKEL Eduard, 84, 88 Roda Ferdinand von, 99 Roller Agnes, 7, 26, 35, 45 Roller Eduard Hermann, 128 Roller, professor, 75 Romberg Cyprian Friedrich, 182,196,222 Romberg Heinrich Maria, 182, 185, 187, 189, 193, 196-7, 220, 222 RONNE, barone, 174 ROnne, generalessa, 184 Ropp, barone von der, 174 Rossini Gioachino, 10, 127, 173, 181 RostopSin Fèdor Vasil’evic, 236 Rubini Giovanni Battista, 180-1 Rubinstein Anton, 187, 203 Rubinstein Nicolaj, 187 ROCKERT Friedrich, 41-2, 64-5, 80-1, 116-7, 154, 164 RUSSO Michel Angelo, 149, 151

Schadow Friedrich Wilhelm von, 151 Schàffer Heinrich, 97 Schiller, 187 Schiller Friedrich, 114, 118, 221 Schindelmeisser Wilhelm Balthasar, 165 Schladebach Julius, 142 Schlegel Louise, 23 Schleinitz Heinrich Conrad, 11, 145 Schlesinger, 128 Schlesinger Heinrich, 79 Schletter Heinrich, 90, 145, 155 Schloezer, signora von, 223-4 SchloE Sophie, 13-4, 19, 21, 24-6, 28,

32, 37, 39, 42, 50, 58, 62, 137 SchloBbauer (anche Schlosbauer)

Adele, 101, 111-2 Schmidt, 45, 95, 210 Schmidt, madame, 21, 37, 48, 56, 95,

97 Schmidt Friedrich Christian, 88 Schmidt Maria (Christian) Heinrich, 38,

52, 63, 95, 97, 104, 157 Schmitt Aloys, 54 Schnabel, signora von, 198-200 Schnabel Carl (junior) von, 198-201 Schnabel Cari (senior) von, 184, 198-9,

218 Schneider Johann Christian Friedrich,

75 Schober, cavaliere Franz von, 92 Schoberlechner, madame, 186 Schróder Anna Sophie, 107, 139 Schrùder-Devrient Wilhelmine, 48,

53, 121-2, 138-9, 164 Schubert, madame, 92 Schubert Franz, 27, 53, 85, 92, 97,

148, 173, 177, 192 Sabatier Francois, 92 Sabbarth Franz Ludwig, 166-7 Sachs Marie, 157 Sack Johann Christian Theodor, 97, 99 SàMANN Cari Heinrich, 165 Sàuberlich, 170

SAUERWEID von, signor, 184 SAUERWEID von, signora, 182 Scarlatti Domenico, 167, 175, 186

Schubert Theodor von, 184,187-8,193 Schuberth, signora, 98 Schuberth Carl Eduard, 185 Schuberth Julius, 61, 98, 185 Schulhoff Julius, 142 Schultz, dottor, 219 Schulz, barone, 172 Schulz (Schulze) Johann Philipp

Christian, 145

277

Casa Schumann Schulze Heinrich Benjamin, 135 Schumann Carl (junior), 128 Schumann Carl (senior), 61, 80, 113,

Simonsen, consigliere di stato, 220 Sinyavin, madame von, 204, 208, 214,

128, 159, 226 Schumann Elise, 147-51, 153, 155, 158, 164, 209, 225 Schumann Emil, 225 Schumann Eugenie, 225 Schumann Felix, 225 Schumann Ferdinand, 225 Schumann Julie, 225 Schumann Ludwig, 225 Schumann Marie, 80-2, 85-6, 92-5, 97, 108, 113, 115-6, 128-30, 137, 141, 144, 149-51, 155, 158-9, 164, 225-6 Schumann Pauline, 123, 158-9, 226 Schumann Therese, v. Fleischer Therese Marie Schunche Carl, 167 Schunke Christian Ludwig, 116 Schunke Julius, 167 Schuster, 167 SchOtt, capitano, 223 Scott Walter, 33 Seebach, barone, 181-2, 184, 191 SeidendOrffer, 43 Semmel Agnes, v. Fleischer Agnes Semmel Carl Moritz, 118, 142 Semper Gottfried, 73 Sengstake, signora, 95 Senkovskij Ossip Ivanovic, 182 Serbatov, principe, 203, 206-7 Seremetiev, conte, 190 Serre Friederike, 58, 66, 77, 121, 125, 128 Serre Friedrich Anton, 35, 49-50, 53, 59, 66, 74, 77, 121, 130 Seydelmann Eugen, 63 Shakespeare William, 18, 22 Shaw Mary, 93 Shmidt, console, 38, 56 Shmidt, madame, 38, 56 Sievers, contessa von, 178 Simon Christian Friedrich, 43 Simonsen, madame, 151

Sivori Ernesto Camillo, 83, 85 Skraup Franz, 155 Smith, 35 Smithson Harriet, 142 Sobieski Jan III, re di Polonia, 127 Sobolewski Friedrich Eduard, 165, 167 Sodofsky, dottor, 170 Sofocle, 101 Sohn Carl Ferdinand, 121 Sommerhoff Louis, 209 Soubre Etienne Joseph, 118 Spiegel und zu Pickelsheim Karl Emil,

216

278

barone von, 88 Spohr, signora, 119 Spohr Louis, 11, 21, 41, 85, 119, 182 Stage Johann Adolph Gottlob, 103-4,

106 Stahl Fanny, 98 Stahlknecht Adolph, 91 Stahlknecht Julius, 91 Stegmayer, signora, 60, 157, 164 Stegmayer Ferdinand, 60 Stein, 188, 195 Stein Carl, 188-9 Stengel Wilhelm Ferdinand, 57 Stern Julius, 75 Stieglitz, barone Alexander von, 182,

186, 193, 196-7, 219, 222 Stockfleth Daniel, 98, 137 StOckhardt Heinrich Robert, 182,

185-6, 190-1, 196, 219, 221 Storch, 167 Streicher Johann Baptist, 83, 155 Strohmeyer Karl, 88 Stryk, signor von (prop. Strick), 208,

211-2,214-7 Stryk, signora von (propr. Strick), 214,

216 Talarnov, 209 Taubert Karl Gottfried Wilhelm, 164 Teschner Gustav Wilhelm, 158 Thal James, 181, 184

Indice dei nomi Thal Robert, 196 Thalberg Sigismund, 27, 47, 49,

51, 77, 88-9, 167, 173, 186, 192, 216-7 Thorwaldsen Bertel, 66, 104, 109 Thun, signora, 187 Thun Leontine, 60-1, 64, 66, 187 Tilly Julius Theodor von, 165 TiLLYS v. Tilly Julius Theodor von Tischatschek Joseph Alois, 122-3, 139, 144, 158 Tischendorf Lobegott Friedrich Constantin von, 20, 23 Tiziano, 128 Tolstoy, contessa von, 190 Tomaschek Eduard Freiherr von, 129 TOpken Albert Theodor, 95-7 Truhn Friedrich Hieronymus, 104, 115 Tutein Johann Friedrich, 108, 111 Tutein Josepha (Peppina), 101-2,104-7, 111 TuynJ. A., 79-80, 83-6, 93, 137 Uhlmann Emilie, 226 Uhlmann Johann Friedrich, 14, 226 Uhlmann, 172 Uhlrjch Karl Wilhelm, 14 Ulex Wilhelm, 98-9 Unger Caroline, 73-4, 91 Uxkjll, baronessa von, 178

VoiGT Berrha v. Constantin Bertha Voigt Carl Friedrich Eduard, 7-8, 31, 37, 45, 52, 62, 85-7, 90, 93, 107, 119, 142, 148 Voigt Henriette, 10 Volkonskij, principe, 184, 194 Voronzov-DaSkov, contessa, 182 Voss Carl, 131, 141 Waagepetersen Christian, 107 Waagepetersen Mozart, 107 Wagner Richard, 111, 139, 143, 164 Wahl, signora von, 176-8 Wahl, signorina von, 177-8 Waltersdorff Wilhelmine von, 104 Walther, professor, 178-9 Wartel Atala Thérèse, 148, 151 Wartel Pierre Francois, 148, 151, 188 Weber Carl Maria von, 32, 35, 44, 84,

98, 143-4, 167, 175, 181 Wedderkopp, signor von, 96 Wedel Gottschalk, v. Zuccalmaglio

Anton Wilhelm Florentin von Wenzel Ernst Ferdinand, 7, 9, 37, 43,

48-9, 60, 84, 87, 92, 105, 158 Weyse Christoph Ernst Friedrich, 103-4,

110 Wieck Cacilie, 143 Wieck Clementine, 143 Wieck Friedrich Alwin Feodor, 121,

123, 137, 143, 149-50, 152 Wieck Gustav Robert Anton, 137, 142

Veit Wenzel Heinrich, 60 Velikij Ivan, 202, 205, 214 Verhulst Johann Joseph Hermann, 19,

30, 35, 44, 58, 60, 65, 73, 79, 83, 86-7, 93, 109, 136, 138 Versing Wilhelm, 186, 193, 195-6 Verstovskij Alexej Nicolaevic, 203 Viardot Louis, 151-2, 180 Viardot-GarcIa Pauline, 11, 22, 42, 92, 151-2, 180, 182-3, 185 VlASEMSKJj Peter Andreevic, 191, 196 Vieuxtemps Henri, 31, 39, 167 Villers Alexander Heinrich von, 151 VlLLOlNG Alexander Ivanovic, 203, 217

WlECK Johann Gottlob Friedrich, 121, 123, 142, 148, 225 Wieck Marianne, 163-4 Wieck Marie, 143, 149, 152, 156 Wielhorsky, conte Mathieu, 180, 1825, 187, 190, 197, 219-20, 222 Wielhorsky, conte Michel, 180-2, 184-7, 189-93, 196-7, 202, 21920, 222 Wilken, 168 Willkomm Ernst Adolph, 94 Willmers Henrich Rudolph, 104 Winter Amalie, 88 Winter Peter von, 167

279

Casa Schumann Zahrtmann Christian Christopher,

Wirth, 181-2, 184,219, 221 Wittmann Franz Carl, 86-7, 130 Wohler Gotthold, 35, 83 WOhrmann, console generale, 170 Wolfahrt, signorina, 107 Wolff, baronessa von, 177 Wouwermans Philips, 194 Wurst Bertha, 167

106 Zahrtmann Sophie, 103-4, 109 Zander Friedrich, 166 Zedtwitz Christiane Ernestine Franziska

von, 124 Zinov’ev famiglia, 190, 208 Zoller, barone von, 193 ZUCCALMAGLIO Anton

von, 18, 154

Xaveri us, principe, 210

280

Wilhelm Florentin

Finito di stampare presso Stampaire - Torino

Ristampa

123456789 IO II

Anno

2001 02 03 04 05 06 07 08 09

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«Mia amatissima giovane sposa, lascia che ti dia il più tenero dei baci in questo giorno, il primo della tua vita di sposa, il primo del tuo ventiduesimo compleanno. Questo piccolo quaderno che oggi inauguro è destinato ad avere un significato molto profondo: diventerà il resoconto quotidiano di tutto quanto concerne la nostra casa e la nostra vita coniugale. Qui troveranno spazio i nostri desideri e le nostre speranze, ma dovrà anche essere il quaderno delle nostre preghiere, quelle che ciascuno di noi vorrà rivolgere all’altro, quando la parola detta si sarà rivelata inefficace». Così si apre questo diario, scritto a due mani da Robert Schumann e Clara Wieck nel corso di un quadriennio, viva e palpitante testimonianza della realizzazione di un sogno, che non è solo un’unione sentimentale ma il luogo in cui convergono le aspirazioni comuni del compositore e della grande pianista.

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Prezzo di vendita al pubblico

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