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Italian Pages 66 [69] Year 1975
COLLECflON LATOMUS VOLUME 140
Stefano PRIULI
Ascyltus Note di onomastica petroniana
LATOMUS REVUE D'ÉTUDES LATINES 60, rue Colone! Chaltin I I 80 BRUXELLES 1975
Alla memoria di mio padre.
D/ 1975/0415/57
Droits de traduction. de reproduction et d'adaptation réservés pour tous pays. Toute reproduction d'un extrait quelamque, par quelque procédé que ce soit et
notamment par photocopie ou microfilm, est strictement interdite.
PREMESSA
Le note seguenti costituiscono il risultato di ricerche che mi furono suggerite dall'apparire del nome Ascyltus, non altrove attestato. se non nel Satyricon di Petronio, anche in un'iscrizione sepolcrale latina di Roma.
databile verosimilmente intorno alla metà del
II
secolo d.C.
Al di là del significato e del valore che a tale testimonianza epigrafica (in sé, bisogna ammetterlo, piuttosto modesta) si è tentato di attribuire nella conclusione. è sembrata cosa comunque utile compiere ai preliminàri dell'indagine una ricognizione ed una verifica delle non poche cose che già
erano state dette intorno all'onomastica dei personaggi di Petronio. Passando al vaglio tesi vecchie e nuove intorno al significatoe alla funzione artistica dei più importanti nomi del Satyricon, si è cercato di offrire di volta in volta ai problemi connessi soluzioni, si spera, valide, oltre che. in qualche caso. originali. 11 presente lavoro fin dalla sua nascita non ha mai avuto la pretesa di costituire un trattato esauriente e completo intorno all'onomastica del Satyricon. Come il titolo suggerisce. esso è niente altro che una raccolta di note. con le quali si affrontano, è vero, alcuni problemi. ma soprattutto. at• traverso la riconsiderazione di tutta. o quasi tutta. la critica aotecedente. si intende orientare l'attenzione di altri studiosi verso questo aspetto. non soltanto esteriore. dell'arte e della cultura di Petronio. Ritengo doveroso ricordare che questo studio è stato svolto nell'ambito delle ricerche per un supplemento al volume VI del Corpus Jnscriplionum Lallnarum, finanziate dal C.N.R. e dirette dal Prof. Silvio Panciera. Esprimo la mia sincera gratitudine a coloro che con la loro dottrina mi hanno assistito e validamente aiutato nella s1esura e nella revisione del presente lavoro: al Prof. Silvio Panciera. mio maestro. al Prof. Michele Coccia e al Prof. Heikki Solin. Un ringraziamento particolare rivolgo al Prof. Marcel Renard e al Prof. Jean Préaux, che hanno voluto benignamente accogliere questo mio scritto nell'autorevole «Collection Latomus».
Roma, 15 dicembre 1971
S. P.
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PREMESSA
A causa di difficoltà e di contrattempi editoriali queste note escono con notevole ritardo rispetto alla data del loro compimento. Mi scuso con i lettori per non aver potuto, salvo pochissime eccezioni, considerare la bibliografia più recente.
Roma, 25 dicembre 1973.
S.P.
L'ISCRIZIONE
DI ASCYLTUS
In un"iscrizione latina. venuta alla luce non molti anni or sono a Roma. si legge. per la prima volta al di fuori del Satyricon di Petronio. il nome personale Ascyltus. Questo fatto. per quanto mi risulta. non è stato finora notato. sebbene tale documento epigrafico sia stato pubblicato nel 1966 da Padre Antonio
Ferrua (' ). Si tratta di una stele funeraria Ctav. I. fig. I) di modeste dimensioni (cm.
22.S x S6), che termina superiormentecon una lunetta figurata. Essa è conservata a Roma. murata nel chiostro dell'Abbazia delle Tre Fontane, sulla via Laurentina A lettere poco regolari per forma e dimensioni (alteua : lin. 1-6. cm. 2 : lin. 7 e 8. cm. 1,5; lin. 9, cm. 1,3) vi è inciso il seguente testo:
D(/s) M(anlbus). I A.ebutiae Urb/anae, A.ebutla I Nebrls. mater et I' M(arcus) P(. - -) A.scyltus, I coniugi suae I dulciss/mae, fecru,g, I quae v/x(lt) an(nls) XX, m(enslbus) liii, d(/ebus) XX. I et slbl et su/s. Un'abrasione in alto. sul lato destro della stele, riguarda esclusivamente la cornice e non giunge a ledere alcun elemento del testo. che è perfettamente leggibile. In basso manca. distaccato secondo un taglio regolare, lo spigolo sinistro('): tale frattura è comunque collocata molto al di sotto dello spazio iscritto. Le lettere attualmente appaiono rubricate. Dalle scarse ed insicure informazioni che mi è stato possibile ottenere risulta che la stele sarebbe venuta alla luce. del tutto fortuitamente ed
(I) A. Fu.RUA. Antld~ Iscrizioni iMditt di Roma, in Eplgrophlca. 28, 1966, p. 24-2S. n. IO. (2) Si 05servi la cirrosianza. invero singolare. rappresen1a1.adal fauo che in quesia stele il foro per il palo d'equilibrio è decis;wnente decentrato e si trova 5PQ:5tatoYCOOdcslra. Ciò induce a credere che la lastra, da cui fu ricavato il monumento. f05se o-iginariamente mancante delrangolo inferiore sinistro e che nondimeno si \Olle utilizzarla. facendo in modo che la parie difettosa andaMe a C05liluire la porzione di slek deslinalil. .ad essere intenala Evidentemente il foro fu praticato piU a destra, rispetto al centro, appunto per rendere piU sicura la stabili là e rintegrilà di:lla stele. una w,lta inierrata con il palo d'equilibrio.
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I. -
L'ISCRIZIONE
DI ASCYLTUS
isolatamente. intorno all'anno 1954 in un terreno non lontano dall'Abbazia delle Tre Fontane. proprietà dei Frati, durante lavori per la fondazione di nuovi edifici ; ma, a mio giudizio. per l'inceneu.a delle testimonianze raccolte non si può escludere un diverso luogo di ritrovamento. L'iscrizione appare evidentemente opera di un lapicida non molto abile. C'è infatti. come si è detto. sproporzione nelle dimensioni delle lettere tra le prime sei righe di scrittura e le ultime tre. La ?a e la 8a riga invadono la cornice sulla destra (1 ). la 9a e ultima riga è incisa completamente fuori dello specchio epigrafico. A tali irregolarità di grafia e di impaginazìone si può aggiungere l'uso della sola iniziale P per il nomen (') di uno dei dedicanti. Inelegante appare anche la legatura lv con aJi termina la la. riga Nel complesso decisamente migliori. e per caratteri e per allineamento. appaiono le prime sei righe di scrittura. mentre evidentemente alle ultime tre nuoce lo sforzo del lapicida di contenere l'iscrizione entro lo specchio epigrafico; sforzo peraltro vano, dato che essa fuoriesce in ognuna. Si noti ancora la spazieggiatura tra le parole. pressoché inesistente ; difeuo al quale si è cercato di rimediare con l'inserire tra parola e parola punti troppo piocoli. quasi invisibili. La scarsa abilità del lapicida si rivela ancora in errori ed imprecisioni. Alla sa riga in un primo tempo era stato scritto Ascyrtus al posto di Asc:yltus('). L'errore è stato poi rozzamente corretto con la semplice sovrapposizione di una lettera L alla R. la quale ultima però è rimasta perO) In entr.tmbe queste righe di scrillura si san:bbe potuto evilare con q11alche accorgimento il f110riusciredelle leltere. Alla fin. 7, ad esempio. ciò si sarebbe facilmen1e 01tenu10 mediante l'uso di una abbreviazione del tipo FEC. o FECR. o FF. o FCR.. le più usuali per la parola /«mml. Alla lin. 8 non sarebbe staio certamente impossibile. semplicemen1e incidendo tenere piu strette. risparmiare il pochissimo spazio llet m,J/m.n. (SI Errore QUC!ilO.a mio giudizio. interessante. Circa la sua probabile spiegazione si veda oltre, alle p. 62-6]. nel presente serino.
-n.
I. -
0
L JSCRIZIONE
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DI ASCYL TUS
feuamente vìsibile. Alla 7a nga è stato scritto
Jec.ru'lJal posto di
fecerunt ('). Il testo sostanzialmente appartiene al normale formulario in uso per le epigrafi sepolcrali di età imperiale. Unica singolarità è semmai rappresentata dall'uso asimmetrico che si fa delle due apposizioni mater e coniugi. che hanno la funzione di chiarire sinteticamente quali rapporti di parentela intercorrano tra i tre personaggi di cui è fatta menzione. La frase avrebbe avuto maggiore armonia. se al posto di mater si fosse scritto fìliae (accompagnato da un attributo di quelli usuali. ad esempio: pientlssimae). ovvero se al posto di coniugi si fosse scritto coniunx. Però in entrambi questi casi il testo. per conseguire uguale chiarezza e fornire le stesse nolizie circa i pregi e l'età della defunta. sarebbe probabilmente risultato più lungo ; in fin dei conti ciò che il periodo. così com'è, perde in ordine e simmetria. guadagna in efficacia e brevità. Attenta considerazione merita anche la raffigurazione contenuta nella piccola lunetta sovrastante l'iscrizione (dimensioni: cm. 17 x 7; tav. Il, fig. 2). nella quale è simboleggiata. piuttosto che ritratta, la defunta· (1). sdraiata su un letto. al cui guanciale ella si appoggia con il gomito sinistro, mentre l'avambraccio destro è disteso lungo la gamba destra. che. ripiegata. è sollevata in alto. Nella mano destra sorregge un oggetto, che identificherei con una melagrana. piuttosto che con una patera o una corona (1 ). La figuretta femminile. date le piccole dimensioni della lunetta. è eseguita in modo alquanto sommario, anche se non manca in essa la notazione di alcuni dettagli. come il panneggio leggerissimo della vesle. attraverso la
(6) Piut10S10che un errore FECRv!T si può considerare un·inelegante abbreviazione (come sembra irxlicare rinlerpunzionc) non molto lontana da FECR. ( =-=/tttrunt). Bisogna però dire che l'omissione della vocale •t· 1Bvan1i alla consooante liquida-,- è un fenomtno che si verifica con una certa frequenza in epigrafia latina, ~«rama per ~t~ronus (Cll. VIII, 2557 = DE1'1AU, llS. 2354), socroper !lOCtm(Cll. VIII. 2885 DEss,.u. llS, 8167). i,r/rlons per i,Utriorn (Cll. VI. 28598 DEss,.u. /LS. 79051: altri esempi del medesimo fenomeno sono in DEsv.u. ILS. lii, 2, p. 812. Caso molto vicino a quello in esame di /ttrunt è rappresentato dalla forma dtdr111t( =-=dtdffll'ltJ. testimoniala in una dedica alla For,_ di Palestrina, edita da A. DEGuss1, Eplgrophlm IV. D«ilr:a oraileo alla Fortuna di Palr1trlna, in MAL. s. 8•, 14. 1969, p. 127-129. (71 Data la modestia del rnomnnento. è verosimile che si traiti di una s1ele rana in serie.di qudle cioè che si acquistavano nella botlep del lapicidacon la partt scullOlea gii compiuta o almeno abbozzata. 18) Secondo l'editore (art dt. p. 24) il gesto della donna sarebbe quello di porgere qualcosa al cane. Però noto che la figura femminile appare perfe11amente suuiat. rappresentata nella simbolica solennità del banchetto funebre; inoltre la mano destra ~ innegabilmen1e appoggiata sulla gamba destra. e non protesa in avanti. In rilievi sepolcrali con scene di ques10 geni:re il cane ha solitamente una funzione marginale. simbolico o realistico che sia il significato da auribuire alla sua prl:!iienz.a.
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IO
I. -
L'ISCRIZIONE
DI ASCYLTUS
quale traspare l'anatomia (l'ombelico e i seni), l'acconciatura dei capelli. tratti essenziali del volto. Ai piedi della defunta é un cane, il cui atteggiamento vivace e dinamico crea un felice contrasto con la staticità convenzionale della figura umana. L'editore attribuisce l'iscrizione al principio del III secolo('). Però bisogna dire che nel testo non è presente alcun elemento su cui possa fondarsi solidamente una datazione del monumento e neppure viene in soccorso la paleografia. il cui ausilio del resto, come è noto, é assai malsicuro nel caso di iscrizioni funerarie di modesta fattura. Risulta comunque chiaro a prima vista che si tratta di un'epigrafe di età imperiale. La sussistenza del prenome, e quindi della fonnula completa dei tria nomina, nell'onomastica del personaggio maschile induce semmai a ritenere probabile che il documento in esame non sia posteriore agli inizi del III secolo. Un'ulteriore precisazione cronologica è, a mio parere, possibile ricavare appunto dall'esame della raffigurazione della stele ed in particolare della figuretta femminile. In essa infatti mi sembra chiaramente riconoscibile la pettinatura nota dalla iconografia di Faustina Maggiore. moglie dell'imperatore Antonino Pio. Questa acconciatura è caratteriu.ata da una scriminatura centrale, che divide le chiome in due bande ricadenti ai lati della fronte. e da una costruzione circolare di trecce avvolte alla sommità del capo. Essa fu di moda negli anni che vanno dal 135 al 150 circa ( 10 ). appunto durante il regno di Antonino Pio. Non poche sculture (I 1 ), tutte di tale ep()('a, raffiguranti l'imperatrice Faustina Maggiore (tav. III. fig. 3) o altre dame dell'alta società romana. testimoniano dell'eccezionale diffusione di questo tipo di acconciatura. che non risulta attestato in altri periodi della storia romana ( 11 ). Si tratta però 19) Ved. A. FEII.RUA.. art ci/., p. 24. ( IO) Vcd. Raissa CA.1.ZA., in Scavi di Ostio, V. I. Ritratti grtc:i tf romani /ìm al /60 cirw d.C. Roma. 1964. p. 92. n. 148. ( 11) A titolo e5Clllplificaiivo,a parie i numerosi ritraiti di Faustina Masgiore. Ira i quali noievoli sono quelli del Museo di Ostia Ctav.lii. fig. )) e del Museo Nazionale di Napoli (ved. R. PA.Rl ■ENI. Il ritratlO ,wl/'arttf antica. Milano, 1934. tav. 256 e 257) nonché quello del Musco Nazionale: Romano ('led. B. M. FE1J.un M4J. MustfO Natlonaitf Romono: i rllralli. Roma. 1953. n. 211). ricorderò i due ritraiti di Domizia Lucilla. uno del Museo di Os1ia. l'aluo dei Musei Vaticani (ved. Raissa CA.I.ZA.. op. cii .. tav. LXXXVIII, n. 148 e 149). una tesla femminik: del Museo Pusckin di Mosca (ved. Raissa CuzA., op. dt. tav. XCIII. n. 158). una statua femminile dei M~i Vaticani (ved. Raissa CA.tZA., op. cit, tav. XCIV, n. op. cii .. taY. 259). un ritratto di 159), una sacerdotessa di lsitòv TIKEain,rot;1rapà1111µ1JV '"711 rrfK)(11'f"ffl(}i 6.r.aT~· Altre fonti intorno alla stessa QUestione sono rioorda1e da E. PARATORE.La nanutil'tl lqtina c:it.. p. 183-184. (7J) l" ed. 1891. p. 199. in nota. 174) et,. c:it.. !oc. cit .. s.v. Trimalthio. Tale accostamento è staio proposto anche da A.. ERNOUT. ed. cil. k>c. ciL. !>.V.Trimalchio. (751 1° td .. 1891. p. 199. in nota, cfr. A. Eumur. e/. dt. loc. cit. ~-"· Trillftllchio; ed anche P. VEYNE, t,L ,;it. p. 1618. (761 Della stessa opinione è A. M.uzuu.o (t,t. cit .. p. 179). del QUalemi è sembrata validissima rarfermazione che « Petronio più che imitare riesce a padroneggiare e a far sua tutta una lunga tradizione ICI• teraria comica,. {lbltkm. p. 175. nota D. (77) Rispettivamente 556. 557-561. 562-563 (cd. Bucheler).
DEL SA TYRICON
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significato sottile e dall'aspetto complicato, appare caratteristico di Varrone. anche se evidentemente suggerito da modelli greci ( 71 ). Oo:orre adesso chiarire in tutte le sue possibili implicazioni il significato del nome Trima/chio, poiché-anche per ques.ta via è possibile valutare le intenzioni di Petronio ed il suo atteggiamento spirituale verso quel microcosmo pittoresco ed esotico che è il banchetto del ricco liberto. Ma per prima cosa è opportuno sgombrare il campo da alcune interpretazioni del nome Trimalchio. evidentemente errate. le quali hanno tuttavia trovato non pochi sostenitori. La prima di queste errate interpretazioni riguarda l'etimologia·; ed è precisamente quella secondo cui Malchio deriverebbe dall'aggettivo greco µalax6ç ( = molle. effeminato) ( 79 ). A confutare ogni possibilità di stabilire la relazione Malchio < Malchus < µa,laxbç sono sufficienti elementari ed evidentissime considerazioni di natura ortografica. E' ben nota infatti la precisa risposta del latino con -eh- a -x- del greco. Vano è obiettare che dei nomi Malchio e Malchus si conoscono anche le grafie epigrafiche Malcio
(78) Mi sembra utile ricordare che «varroniano», in quanto già titolo di una Satura Moùppta fod. Buchckr. 247-268) potrebbe essere considerato anche il vocabolo MtJJrius,allinente in qualche modo alronomastica. usato da Petronio (4S. 7: /am Mat1im aliquot habet ... I. la cui interpretazione non sicura. Una sintesi delle molte spiegazioni proposte da vari studiosi cd un'originale ed acrenabik teoria si trovano presso L PEPE. Manius e MtJJriaciL. p. 109- I 18 ( =S1udi pelrr.>11Ìlllli cii.. p. 23-41 ). (79) Secondo V. LlN('ETTI (op. cli., p. XXIX), che accolse tale etimologia greca. ess.a sarebbe stata proposta dal Bourdclot. il quale «nella bella edizione da lui fatta (nel IS77J di Petronio assicura in una sua nota cwre stata coniata in onor di Nerone una medaglia colla iscrizione C: NmJ Augusl. /mp. e sul rovescio Trlmaidrlo». Il Lancetti conclude quindi: «Ciò mi indi.la! a credere che questo nome. che YUole signilicare te,- molli$. fosse a quel principe prcwerbialmente anribuito dalla plebe di Napoli. che dcwev-d cono5cere la di lui vita delizosa e lasciva». Non ho potuto vedere l'edizione del Bourdelot. perché l:!il>il irreperibile a Rana ; ma della moneta suddetta. come era da aspettarsi. non esiste traçcia. 0:1 reslo della reale esistenza di raie coniazione neroniana dubilÒ già J. A. G. DE SA1 ..u. (presso P. BuRMANN. hl. 11. 1743. rom.Il. p. 81-82). sostenitore anch"egli dell'etimologia greca del nome Trimalchio. e più reccn• temente Q. flC'ARI. la figura di Trfma/rimle 11el Satyricon di Pttrot1ioArbitro. lucera. 1910. p. 40. nota I. M. A. WEIC'HERT (op. cil, p. 439) lrddusse il nome Trima/diio, quasi homiflffll rpi,IUÌ..laimv. la derivazione di mo/r:hlodal greco µa:Aax~ fu sos1enuta. a proposito dell'appellativo usato da Marziale nel celebre epigramma In Zollum (3. 82. 32). anche da P. MAGENTA. Gli epigrammi di Marco Va/trio Marzia/e con lmduzklM e mie, Venezia. 1842. col. 300, n. 39; dr. G. Srnou. arl r:il.• p. 69- 70. W. K. KE1.1.Y(t.f). Cii.. p. 219. nota I) scrive: «a name ofGreck el)rfflology. signifying lrebly voluptuosus». W. D. lowe I«/. r:IL. p. 3. in nota) traduce il nome Trima/d,io, ttr ,rv//is e « very effeminate». ma non trascura l'altra etimologia semitica. Analogamente W. B. SE0GW1o; (ed. cit.. p. 87. in nota) non tmlascia di fare menzione accanto all'etimologia semnica anche di quc-lla greca. E. PARATORE (UJ narratfwt /atillll cit. p. 183-192). dopo aver rinforzato con arp:;,men1i logici e li111uistici(più whdi in verità appaiono i primi dei secondi) la tesi di una derivazione del nome in questime da µa.l.a.-dç.abbandona la \lessa come eff'cttivamerue insostenibile. Incerto si dimostra M. HESEUINE. ed. rit.. p. 45. nota 2, «Thrio: lud;y» o « Thricc sol't».
e
e
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V. -OSSERVAZIONI
INTORNO
AD ALCUNI
NOMI
e Malcus (..,), dato che la deaspirazione delle consonati è un fenomeno diffusissimo e tipico proprio dell'onomastica greca nelle iscrizioni latine. Resterebbe inoltre in ogni caso del tutto inspiegata. ed inspiegabile. la
scomparsadella vocale -a- nelle fonne Malchus/Malcus rispettoa µa.,laxoç. Infine mi sembra decisivo il fatto che nel lessico latino è attestata tutta una serie di vocaboli, tra i quali lo stesso ma/acus, trascrizione di µa,laxQi, che traggono origine dalla medesima radice greca e si presentano ortograficamente regolari : ma/acia (gr. µalaxia). malacissare (gr. µa,laxiCm,), malactlcus (gr. µaÀ.axnx6ç). ma/axare (gr. µaÀ.tlaaav), da cui malaxatio (11 ). Ancora, se non bastasse, c'è l'esplicita testimonianz.a di Varrone: ...quod il/i µaÀ..In ogni caso piuucr;to fl"C(luenlisono pte5,SOgli autOl"i latini d"cta imperiale le frecciate contro gli ebrei (vc:d. A. N. SHERWIN-WHITE.Racial hrjudic.e in Imperia/ Rome. CllfTlbridgc:. 1967 , particolarmente: 'led. p. 86-10 I). di cui è spesso derisa e dispreu.ata la pr,l.lica della drroncisione. Questo anegiamenlo. presente anche: nel SQtyriCVfl.è stato studiato a proposito di Pecronio da E. FwRES (art c.it.• p. 61-62). del quale oondivido pienamente l"idca che i nomi Habi11nare Massa(per qucsl'ultimo si veda anche p. 24, 001a 38. nel presente scritto) siano entrambi di e1imol-Ogiasemi1ica. ma non l'alua che anche HriJlru,,r;,oome il suo servitore. sia circonciso e quindi quasi certamente ebreo. E' ll()(o infatti. ma sembra stranamente non essere staio considerato dal F\ores. che la circoncisiooe è pratica che non riguarda tutti. senza eccezioni. i popoli semitici. anche se la maggior parie di essi segue questa usanza. Inoltre occorre notare che dell'origine di Habf,..,s sappiamo di sicuro una sola cosa da Petronio, che egli è nativo della Cappadocia (69, 2: ... adcognosco... O.,· padoc.em...... Quanto poi alla sua appartenenza ad una nazione semitica (non necessariamente qudla ebraica però), si può dire che ciò è reso probabile dal nane che porla, ma non per questo sicuro. come è appunlo il caso.già esaminato. di Trima/c.hlo.Ricordo infin: che alrorigine semitica di Trlma/drio crede G. BAGNANI(art c.it., p. 79), il qu:,le si fonda su consideraziooi di H. THn.ANDER (Étude SIIT l'lpl~hie latine. LLSJd. 1952. p. 16JJ. s.econdo cui i noni sc:milici sarebbero. più di quelli d'altra origine straniera. significativi circa la nazionalità dei portatori nel mondo romano. Però ved H. SouN, Bei tra~ ZII Xmntnis der griechisc.hen PerSOllfflnllmenIn Rcm, voi. I, Helsinki, 1971, p. 10 I. (89) Da quel che si è detto riMilta abbastanza chiaro che chi scrive non condivide minimamente l'idea di G. 8AONANI(art. cit.. p. 80) che Pttrooio diffkilrnente intendesse il significalo del nome Trlma/chio. lnnanzitullo mi sembra che una simile affermazione sia in aperta contradizione con il fatto che questo noffll! è un composto creato dall'autore mediante un prefi~ intensivo: un prefisso tale cioè che. dillo il suo preciso valore:. prc:5~nc: necc:ssariamc-ntc:la conoscenza del significato del YOCaboloa cui viene~plicalO. Vi è ancora un probabile indizio del fatto che Petronio avesse piena cognizione del vreabolo semitico che costituisce la base del oome da lui conialo in 77. 6 , Sic. milc.us Yester. qui /uit rona.11unc est rex. Allusiooe ~sta colta anche da E. Dono1u. Une/e prcbleme e.IL. p. 169_ Inaccettabile mi scmbnl pure l'idea di G. Sc-HMEIJN(l(art. e.li., p. 9-10; dr. M. HESEI.T!NE,ed. c.it.. p. 4S, nota 2; però con qualche incerlelza quest'ultimo) che Trimalrhio sia un «lucky-name». cui farebbero riscontro quelli di Fortunata,la nqlic. Croesus, il suo pupillo, CertkJ.Fetido e luc.rio, i suoi ire singolari UUe$. Il nome FortU110ta infaui. oltre ad essere ass;ii usuale, è tes1imonia10 in molti casi nell'onomastica di schiave e
DEL SATYRICON
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padrone», che comunemente gli si attribuisce. bensi vale «ma/eh/o d'eccezione» ovvero «il più grande dei ma/chiones», cioè dei sla di Fau,111w Maggiore G.ibincllo Fo1ogrartu1 Nanonakl.
TAVOLA
IV
SOMMARIO
PllEMBS!IA
I-
L'iscrizione di A.scyltus
5 7
Il -
Gli studi di onomasticapetroniana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
13
lii -
L•onomasticapetronianae il genere letterariodel Satyrlcon
21
IV -
L'onomasticapetronianae la cronologiadel Satyrlcon . . . .
29
V - Osservazioniintorno ad alcuni nomi del Satyrfcon
35
VI - La testimonianmepigraficadel nomeA.scyltuse la sua possibile interpretazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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