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Luca Finocchiaro Mazzarino
APPUN TI DI ALCHIMIA Per una corretta impostazione teorica e una buona pratica
BastogiLibri
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in quel momento sarai Cavaliere, Pari del Regno, stimato e protetto dai tuoi Pari, i quali ti daranno il benvenuto tra la stirpe eletta, li sentirai e li vedrai con te ed intorno a te, oltre lo spazio e il tempo". "E
(Luca Finocchiaro Mazzarino)
"Il Verbo li santificò, lo Spirito li rese saldi, l 'uomo vecchio venne sepolto nel/ 'acqua, e fo generato l 'uomo nuovo, che fiorì nella grazia". (Dalle "Omelie" di sant' Astèrio di Amasea, vescovo - Om. 1 3 ; PG 40, 355-358. 362 Imitiamo l'esempio del buon Pastore)
"Ma ciò che awiene da più di un secolo, è disumano. (...) Maritain giustamente incolpa Cartesio di avere sdoppiato in due sostanze, e ciascuna completa, l 'essere umano: spirito puro e estensione geometrica. A poco a poco lo spirito sfuma e rimane l 'uomo-macchina, cioè una civiltà esclusivamente indirizzata alla produzione. E questo mondo borghese, questa macchina spropositata, per illu dersi ogni tanto che, comunque, l 'assoluto della libertà umana ancora abita l 'uomo, ricorre alle sue, ormai decrepite, 'società di pensiero ', e cerca d'offrirsi, ogni tanto, e di offrire agli al locchi, un nuovo rivolgimento d 'opinione; ma ormai non le rie scono più che finti rivolgimenti; non crede più, è visibile, e non ha torto, sia pure chiamata pomposamente 'uomo ', che la sua macchina possa amare e pensare". (Giuseppe Ungaretti, 1 93 1 - da VITA DI UN UOMO, Saggi e interventi, Milano 1 974)
SOMMARIO
PREFAZIONE CONSIDERAZIONI IN LIMINE
CENNI SULLA TEORIA CENNI SULLA PRATICA l. Sul nero 2. Sul bianco 3. Sul rosso
BIBLIOGRAFIA essenziale
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PREFAZIONE
Con questo libro offro un'esposizione delle tre principali fasi dell'Opera alchemica: quella al nero, quella al bianco e quella al rosso. Ho fatto precedere tale esposizione da tredici considerazioni e da ampi cenni sulla teoria che presiede allo svolgimento delle tre fasi. A mio avviso, infatti, non è possibile procedere nell'O pera senza un solido inquadramento teorico; come non è dato usare bene - ed appieno - qualsivoglia strumento se non se ne conoscono le strutture, le origini ed i possibili scopi, così non è dato maneggiare correttamente la materia prima e portarla allo stadio di prima materia senza sapienza teorica. Deve dirsi, sul punto, che poiché l'Alchimia, se ben praticata, coinvolge - oltre alla materia utilizzata - anche l'intero essere umano che la lavora, la conoscenza teorica di cui parlo riguar da - di necessità - l'uomo nel suo complesso: riguarda cioè la sua origine, la sua natura (e, quindi, i concetti di corpo, anima e spirito), il suo fine (se vi è) ed il suo rapporto con il Creato, con il divino, con la libertà, con il bene e con il male. Considerato poi che sia il Dio chiesastico teista, che quel lo "laico" deista, non rispondono più adeguatamente ai predetti temi, mi sono rivolto - per dare un serio ed attuale impianto teorico - tanto alla più rigorosa Tradizione (cioè ad autori e testi che in essa davvero si inseriscono a pieno titolo, sia antichi che moderni) quanto alla mia personale speculazione. Ho rifiutato, in altri termini, comodi ma a mio avviso infon dati precetti religiosi per dare un ordine teorico a quei temi, e ho preferito, invece, portare alla luce la Ihigliore Tradizione e darvi un mio contributo. Resta vero, tuttavia, che il cristianesimo - se ben inteso - rimane un faro maestro sulla via dell'Alchimia. 9
Valga infine non tacerlo: senza certo aver inteso rifondare la teologia o l'etica, in quest'opera di recupero e disvelamento del la_ Tradizione, e di personale contributo alla stessa, ho ·cercato di offrire - anche nelle note a piè di pagina - un nuovo binario per la sopravvivenza di Dio e per un rinnovato umanesimo. Quanto alla pratica, ho cercato di illustrare come l'Opera al nero porti al mercurio comune, al primo re, al mercurio rettifi cato. L'Opera al nero, valga qui anticiparlo, si condensa nel dire no. Nel sapere dire di no. Al suo esito il sale è controllato dal mercurio; o meglio: il mercurio - grazie al proprio esercizio con il sale e sul sale (preziosissima e divina palestra) - controlla se stesso. Ho quindi tentato di chiarire come sia possibile giungere all'esito dell'Opera al bianco - al mercurio filosofico, allo zolfo quale nuovo re. Il sale ed il mercurio, infatti, nel corretto opera re alchemico al bianco tendono verso una nuova e consapevole unione con lo zolfo; e - nel caso di felice esito dell'Opera al bianco - vi è una costituzione tale per cui lo zolfo agisce este riormente per mezzo del sale e del mercurio: l'influenza spiri tuale dello zolfo diventa talmente agente, comandante e manife stante da venire anche dispensata. Infine ho offerto cenni sull'Opera al rosso, la quale comporta la grazia di un pieno incontro con lo Zolfo, cioè con lo Spirito. In quest'ultimo tratto di strada è possibile pervenire all'unione intima con Dio: ad una trasfigurante conoscenza sovrarazionale. Posso concludere dicendo che senza la sapienza teorica - che ne è fondamento - ogni attività alchemica sarebbe da incoscienti o da apprendisti stregoni. Milano, 9 dicembre 2020 Luca Finocchiaro Mazzarino
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CONSIDERAZIONI IN LIMINE
(i) Ritengo che esista una Tradizione unica ed in grado di illuminare. In questa Tradizione si inserisce l'Opera alchemica. Di illuminazione, di aiuto, oggi, forse più che in altre fasi della storia, abbiamo bisogno, perché le cause di degradamento generale si manifestano e sono attive con molta forza.
(ii) "Amore e verità, armonia e bellezza, ecco i quattro so stantivi che potrebbero servire da divisa all'antica Alchimia, nel suo unico scopo di pace totale e di misericordia infinita" (Eugèn Canseliet, L 'alchimia - simbolismo ermetico e pratica filosofale, pag. 1 6, Edizioni Mediterranee, Roma, ristampa 1 996).
(iii) È forse necessario mirare all'accordo di coloro che sem brano (almeno apparentemente) contrari; mirare cioè ali'«indi viduazione)). In questa opera di «individuazione)) è opportuno prendere le mosse (forse anche solamente in modo concettuale) dalla deter minazione che ci circonda; la determinazione che ci circonda è da me intesa come la manifestazione che ci circonda (il nostro corpo, gli altri enti di natura, il pianeta e l'universo). Un cenno, quindi, a questa determinazione, a questa manife stazione. Il determinato - rifacendoci solo parzialmente a René Guén on - potrebbe definirsi come tutto ciò che costituisce la manife stazione. Il non determinato - ma determinabile per cause indipenden ti da sé, per cause predefinite - potrebbe definirsi come tutto ciò che costituisce potenzialmente la manifestazione (e cioè le nascite potenziali) e che è già in nuce, in embrione, nella mani11
festazione. Un neonato, per esempio, è il meraviglioso frutto di cause che non dipendono da lui. . Il non determinabile - se non per cause dipendenti da sé e non predefinite - è la presunta origine della manifestazione. Origine, cioè, sia del determinato (di ciò che alcuni chiamano cosmo), sia del non determinato ma determinabile per cause indipendenti da sé e predefinite, del manifesto in potenza (di ciò che alcuni chia mano caos). Il non determinabile (se non per cause dipendenti da sé e non predefinite) è, in buona sostanza, ciò che usa definirsi Dio: Dio non dipende, almeno secondo alcuni, se non da Sé. Il non determinabile tout court non è. Questo cenno sulla determinazione/manifestazione è stato ri tenuto necessario per sottolineare come, ad avviso di chi scrive, per procedere in Alchimia, nell'Opera di «individuazione», sia indispensabile (al di là della propria convinzione sull'esistenza o meno di Dio) prendere le mosse dallo studio della natura visibile e di quella non ancora visibile: dalla creazione cioè (indipenden temente dal fatto che la si creda creata da Dio); e dallo studio delle peculiarità divine del presunto creatore. Dallo studio, dun que, sia del determinato e del non ancora determinato (creazione e creazione in potenza), sia del non determinabile (Dio). È pertanto prioritario riflettere e studiare senza posa sul Cre ato e sull'origine del Creato; sulla natura e su Dio'. � È quindi necessario - sia consentito ribadirlo in questa nota - partire dali' osservazione della natura. La natura è meravigliosa. Tuttavia, nell' osser vare le meraviglie della natura non si devono dimenticare due precetti. Il primo: l'assioma greco: "Ev TO 7tav" =Uno il tutto, per cui vi è identità tra materia-densa, materia-sottile e non-materia; tra sale, mercurio e zolfo; tra corpo, anima e spirito. Per cui, inoltre, è possibile dire che l 'Opera è fatta con una sola cosa, che: " . . . uccide sé stessa, . . . da sé stessa riprende vita; sposa sé stessa, sé stessa ingravida, nasce da sé stessa, sé stessa scioglie nel proprio sangue; con lui di nuovo si coagula e prende una consistenza dura; si fa bian ca, si fa da sé stessa, rossa . . . " (come appunto ci ricorda Alexandre Toussaint
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"La verità è semplice . . . si trova unicamente nella Natura" (Eugèn Canseliet, L 'alchimia - spiegata sui suoi testi classici, pag. 24, Edizioni Mediterranee, Roma, 1 985). ·
È necessario, in ultima analisi, porsi tanto in armonia con la natura da essere consapevolmente nella natura. Conoscere se stessi, essere, dunque, e non sembrare. La co noscenza di se stessi permette di possedere la scienza, come ci ricorda Fulcanelli (cfr. Le dimorefilosofa/i, Vol. II, pag. 1 7, Edizioni Me diterranee, Roma, ristampa 2002).
(iv) Quando lavorare maggiormente? Il cosmo - come si ac cennava poc'anzi richiamando René Guénon - sembra pertanto costantemente in attesa, in gestazione, di nuove nascite; ha in sé nascite potenziali così come ha in sé il concime per dette nascite. Anche l'Opera alchemica, in qualche modo, nasce. Ciò detto, valga ricordare che molto propizi, per l'operare (per la nascita dell'Opera), sono i tre mesi primaverili, allor quando in questo angolo del Creato (e cioè nell'area mediterra nea) si registra un forte impulso alla rinascita in natura. (v) Per procedere nell'Opera non è sufficiente il pensiero logico-razionale: esso è necessario ma non sufficiente; è infatde Limojon de Saint Didier, Le Trionphe Hermetique, pag. 1 30, E.P. Denoel 1 97 1 - Edizione italiana: Il trionfo ermetico, Edizioni Mediterranee, Roma 1 974; a sua volta richiamato da Eugèn Canseliet ne: L 'alchimia - spiegata sui suoi testi classici, pag. 52, Edizioni Mediterranee, Roma, 1 985). Ed il secon do: il suggerimento di Socrate, "fvo:rn crw1n6v" =Conosci te stesso, il quale (unitamente al predetto assioma Ev -r6 1t> del Princi pio nel dominio della manifestazione. 44 Una conclusione, a questo punto, si impone; ma prima di evidenziarla è necessario ripercorrere alcuni passi. Abbiamo detto che sembra essere accaduto che Dio si è frazionato; e che il fine di tale frazionamento sembra consistere nel riconoscimento - al termine di un cammino . . . di un'Opera - della propria natura divina da parte di quella frazione di Dio che è l'uomo. Si tratta dell'Opera che abbiamo descritto in questi Appunti di Alchimia, per mezzo della quale quella parte di Dio frazio nata (e libera di scegliere), si porta alla consapevole scoperta della propria sostanza divina. Tale camm ino - se ben realizzato - consente alla frazione di evitare la confusione e di mantenere un'individualità; in altre parole, quella specifica ed individuale parte di Dio frazionata che ha ben realizzato l'Opera si eterna, e si pone in comunione con Dio (l'Alchimia non è certo l 'unica via; ma è una possibile e valida via, tradizionale, ermetica ed iniziatica). Ma se così è, allora Dio è anche un insieme di Dii: in esso, con esso e per esso si trovano infatti - in comunione dei santi - coloro che hanno mostrato di essere all 'altezza di sSe sStessi e che hanno mostrato a Dio di essere Dio. Con la conclusione - adesso possiamo porla in luce - che la nostra fede è politeistica; vi sono infatti Dii in Dio. Dio è come un cielo stellato dove vi è una stella primaria e una serie di stelle che si sono mostrate ali ' altezza di sSe sStesse, che hanno mostrato a Dio di essere Dio e che si sono individualmente eternate e deificate.
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